RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 146 - Testo della trasmissione di martedì 25 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il giudizio di Dio, sovrano della storia e la lotta tra il bene e il male: ne ha parlato stamane il Papa all’udienza generale

 

Giovanni Paolo II, nell’odierna memoria liturgica di san Filippo Neri, invita i fedeli a servire Dio, come lui, nella gioia

 

Oltre 500 morti per le alluvioni che hanno colpito la Repubblica Dominicana e Haiti. Il Papa esprime il suo profondo cordoglio e lancia un appello alla solidarietà

 

Ieri a Berlino lo scambio degli strumenti di ratifica dell’accordo fra la Santa Sede e il Brandeburgo per regolare i rapporti tra Chiesa cattolica e land.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Pubblicato il Rapporto 2004 di Amnesty International: calpestati i diritti umani  di un miliardo di persone, intrappolate tra povertà estrema, ingiustizia sociale e violenza: ai nostri microfoni Marco Bertotto

 

Presentati ieri a Roma gli atti del Convegno “La Chiesa e l’Ordine Internazionale”: ce ne parla il cardinale Renato Raffaele Martino

 

Il Martirio di Sant’Orsola, ultimo capolavoro di Caravaggio, in mostra a Roma, alla Galleria Borghese, dopo un eccezionale restauro, che lo ha riportato alla sua originaria bellezza: con noi, la prof.ssa Mina Gregori.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperto in Cina il Vertice della Banca Mondiale sulla riduzione della povertà

 

I vescovi della Corea del Sud hanno inviato un messaggio augurale ai buddisti del Paese, che oggi festeggiano il giorno della nascita di Buddha

 

Si organizza la macchina umanitaria nel Darfur: domani un aereo italiano atterrerà nella regione sudanese, teatro di un genocidio, per portare aiuti ai profughi

 

Nel Sudan meridionale, il virus di Ebola ha ucciso cinque persone in due settimane e contagiato altre venti

 

Al via domani a Roma una Conferenza sulle vittime della tratta di schiavi

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Attacco Usa al cimitero di Najaf: morti 9 iracheni e arrestato il cognato di Moqtada Sadr . In  un agguato uccisi due tecnici russi.  Kofi Annan annuncia: il nuovo esecutivo iracheno forse già lunedì prossimo

 

E’ stata rimandata la firma dell’accordo di pace in Sudan, prevista stamane

 

Impegni per l’economia ma anche fedeltà alla democrazia: Putin traccia il so programma davanti al Parlamento

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 maggio 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

 

 

 

IL GIUDIZIO DI DIO, SOVRANO DEL MONDO E DELLA STORIA E LA LOTTA

TRA IL BENE ED IL MALE: NE HA PARLATO STAMANE IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE

 

 

         “Il giudizio di Dio”, sovrano del mondo e della storia”: al centro della catechesi del Papa, all’udienza generale, stamane, in Piazza San Pietro, affollata da migliaia di pellegrini, oltre 15 mila, di ogni parte del mondo, allietati da una bellissima giornata primaverile. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

**********

 “Un libro di lotta e speranza”, quello dell’Apocalisse, da cui ha preso le mosse la riflessione di Giovanni Paolo II, soffermandosi in particolare sulla scena simbolica che vede i ventiquattro anziani della corte celeste intonare un inno di lode a Dio, “pronto ormai ad instaurare il suo regno di giustizia, di amore e di verità”. I vegliardi “rappresentano – ha spiegato il Santo Padre – tutti i giusti della Antica e della Nuova Alleanza”. E “in questa preghiera – ha aggiunto - si sente pulsare il cuore dei giusti che attendono nella speranza la venuta del Signore:

 

“Egli renderà più luminosa la vicenda dell’umanità, spesso immersa nelle tenebre del peccato, dell’ingiustizia, della menzogna e della violenza.”

 

Si vuole perciò esaltare “il giudizio giusto e risolutivo che il Signore sta per eseguire sull’intera storia umana”. Egli è giudice sì, ma anche salvatore: condanna il male, ma ricompensa la fedeltà; è giustizia, ma soprattutto amore.”  Ma chi sono i giusti salvati ora nel regno di Dio? Sono “i profeti, i santi e coloro che temono il suo nome”, “secondo i doni ricevuti nel battesimo e fatti fiorire nella vita di fede e di amore”.

 

Vi è poi un’altra scena simbolica – cui il Papa si è riferito nella catechesi – quella del “serpente antico”, “il drago della violenza e della malvagità”, che lotta contro la donna che ha partorito il Messia. E’ il “duello tra il bene e il male, tra la Chiesa e Satana”, che termina con la definitiva felicità degli eletti che “hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla loro testimonianza”. La vittoria dell’Agnello-Messia sul peccato e sul male, dunque, fonte anche della nostra gioia e incoraggiamento a perseverare nelle prove che segnano la nostra esistenza terrena.

 

Conclusa la catechesi, Giovanni Paolo II, si è rivolto a tutti i fedeli nelle loro lingue, ricordando in particolare la solennità, domenica prossima, della Pentecoste, e la figura di San Filippo Neri, di cui oggi ricorre la festa, esortando i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli a seguire il suo esempio:

 

“Sforzatevi, come lui, di servire Dio nella gioia e di amare il prossimo con semplicità evangelica.”

**********

 

E sulla scorta dell’invito del Papa parliamo della figura di questo santo, fiorentino di nascita e romano di adozione, conosciuto come il Patrono della gioia. San Filippo Neri, vissuto dal 1515 al 1595, fondatore della Congregazione dei Fratelli dell’Oratorio, si trasferì infatti a Roma a 20 anni e qui rimase per il resto della sua vita. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

************

“State buoni se potete!”: è la più nota delle esortazioni di “Pippo buono”, come lo chiamavano i suoi ragazzi, piuttosto vivaci, raccolti nelle borgate di Roma. Ragazzi poveri, abbandonati a se stessi: San Filippo Neri li cerca uno per uno, li fa giocare, cantare, e li educa alla preghiera , all’ascolto della Parola di Dio e alle opere di carità: nasceva così l’Oratorio. Obiettivo principale: annunciare il Vangelo ai più piccoli in modo simpatico e piacevole e, piuttosto che denunciando il male, puntando lo sguardo sul bene, con proposte coinvolgenti. “Figlioli – diceva – state allegramente: non voglio né scrupoli, né malinconie: mi basta che non facciate peccati”. Parla al cuore dei giovani, sta dalla loro parte ma non è un santo “buonista”: “Nel confessarvi – diceva ai ragazzi – dite prima i peccati più gravi, perché il demonio non vi tenti di occultarli alla fine”. La gioia di San Filippo non nasce da semplicioneria. Ha la sua radice profonda nella fede in Gesù morto in Croce: ma che alla fine risorge. E’ la speranza della vittoria finale del bene che gli fa affrontare con fiducia anche le tribolazioni della sua vita, che non sono state poche. Tra l’altro viene anche denunciato al tribunale dell’Inquisizione come turbatore della quiete pubblica: ma Papa Paolo IV lo difende da ogni accusa. Santo allegro, sì, ma anche austero, amava l’ascesi e un impegno forte nel seguire il Vangelo di Gesù come diceva ai ragazzi: “Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto per i poltroni”.

*********

 

 

IL CORDOGLIO DI GIOVANNI PAOLO II PER LE OLTRE 500 VITTIME DELLE ALLUVIONI

 CHE HANNO COLPITO LA REPUBBLICA DOMINICANA ED HAITI

 

Si fa di ora in ora più tragico il bilancio delle alluvioni e frane che hanno colpito l'isola caraibica di Hispaniola, divisa tra Haiti e la Repubblica Dominicana. Le piogge torrenziali degli ultimi 10 giorni hanno provocato lo straripamento di diversi fiumi, con un bilancio di oltre 500 morti. In due telegrammi indirizzati all’arcivescovo di Santo Domingo, cardinal Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, e all’arcivescovo di Port au Prince, Francois Wolff Ligondè, Giovanni Paolo II ha espresso il suo profondo cordoglio per le vittime ed ha invitato alla solidarietà cristiana. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

**********

Il Papa eleva la sua preghiera al Signore affinché sia concessa la consolazione a coloro che sono rimasti colpiti dalle inondazioni e auspica che Dio possa ispirare sentimenti di solidarietà cristiana in quanti possano collaborare per porre rimedio ai tragici effetti della catastrofe naturale. In due telegrammi indirizzati agli arcivescovi di Santo Domingo e Port au Prince, a firma del Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Angelo Sodano, Giovanni Paolo II si è detto vivamente colpito dalla dolorosa notizia delle gravi inondazioni che hanno interessato un’estesa zona della Repubblica Dominicana e di Haiti, esprimendo il suo profondo cordoglio per le numerose vittime e per le tante persone rimaste senzatetto. Ed è una vera e propria tragedia, quella che ha devastato l’isola di Hispanola, divisa tra la Repubblica Dominicana ed Haiti, in cui sono oltre 500 le vittime causate dall’alluvione. La notizia è stata confermata da fonti istituzionali dei due Paesi, che parlano di un bilancio destinato ancora a salire. La situazione più grave si registra nella città di Fond Verettes, in territorio haitiano, invasa dalle acque del fiume Soleil; qui i morti accertati sono 158. Migliaia i senzatetto. Le autorità dominicane segnalano, invece, 135 vittime e 200 dispersi solo a Jimani, una cittadina di 40 mila abitanti vicina al  confine con Haiti. L'aeronautica militare ha inviato sul posto alcuni elicotteri per trarre in salvo decine di persone salite sugli alberi e sui tetti delle case nel tentativo di sfuggire alla furia delle acque. Truppe canadesi e statunitensi del contingente di pace ad Haiti stanno invece trasportando con gli elicotteri cibo ed acqua potabile alle popolazioni nelle zone maggiormente colpite. E la situazione non migliorerà nei prossimi giorni. Il Servizio meteorologico dominicano ha infatti annunciato che le piogge proseguiranno su tutta l'isola.

**********

 

 

IERI A BERLINO LO SCAMBIO DEGLI STRUMENTI DI RATIFICA

 DELL’ACCORDO FRA LA SANTA SEDE E IL BRANDEBURGO

PER REGOLARE I RAPPORTI TRA CHIESA CATTOLICA E LAND

 

Ieri nella sede della Nunziatura apostolica a Berlino, il nunzio apostolico in Germania, mons. Erwin Josef Ender, ed il ministro-presidente del Land Brandeburgo,  Matthias Platzeck, hanno proceduto allo scambio degli Strumenti di ratifica dell'Accordo fra la Santa Sede e il Brandeburgo, che era stato firmato a Potsdam il 12 novembre 2003 per regolare i rapporti fra la Chiesa cattolica e il Land.

 

L'Accordo, che è entrato in vigore oggi, è costituito da 25 articoli e regola vari aspetti tra cui la libertà religiosa e la condizione giuridica della Chiesa cattolica nella società civile, e ancora la sua libertà di azione nei campi cultuale, educativo, pastorale e caritativo. Vengono inoltre regolati l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e la gestione ecclesiastica di scuole ed istituti di formazione di ogni grado.

 

 

NOMINE

 

         Il Santo Padre ha nominato vescovo di Araçatuba in Brasile padre  Sérgio Krzywy, del Clero della diocesi di Assis, finora direttore spirituale dell’Istituto Teologico di Marília. Mons. Krzywy è nato a Palmeira, nello Stato brasiliano di Paraná, il 30 giugno 1952, da una famiglia di origine slava. E’ stato ordinato sacerdote il 28 febbraio 1983. 

 

======ooo=======

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In Prima Pagina l’Udienza Generale in Piazza San Pietro. Il cordoglio del Papa per le vittime delle alluvioni a Santo Domingo e Haiti in due telegrammi a firma del cardinale Angelo Sodano. Iraq: Francia e Germania chiedono “miglioramenti” alla bozza di risoluzione presentata dall’Onu. Sudan: c’è l’intesa per la pace nel Sud dopo un ventennale conflitto che ha causato due milioni di morti; si fanno di ora in ora più gravi le conseguenze della crisi nel Darfur. Russia: per Putin rimarrà fedele ai valori democratici.

 

Nelle pagine vaticane, il convegno interreligioso in Qatar tra Cristiani e Musulmani promosso dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

 

Nelle pagine estere, sale a 500 il numero delle vittime delle devastanti alluvioni ad Haiti e Santo Domingo; Medio Oriente: cauto ottimismo dopo la mediazione egiziana; Terrorismo: pronte ad agire anche in Europa 18.000 reclute di “Al Queda”; Germania: accordo tra Governo e opposizione sulla nuova legge per l’immigrazione.

 

Nella pagina culturale, raccolti nel volume  “La nazione cattolica” i lavori del convegno di Assisi del 2003.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano le speranze di Ciampi affinchè la bozza di risoluzione per l’Iraq sancisca il ruolo decisivo dell’Onu ed i temi della Giustizia e del doping.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

26 maggio 2004

 

PUBBLICATO IL RAPPORTO 2004 DI AMNESTY INTERNATIONAL:

CALPESTATI I DIRITTI UMANI DI UN MILIARDO DI PERSONE,

INTRAPPOLATE TRA POVERTÀ ESTREMA, INGIUSTIZIA SOCIALE E VIOLENZA

- Intervista con Marco Bertotto -

 

Oltre un miliardo di persone intrappolate tra povertà estrema e ingiustizia sociale. E’ la denuncia di Amnesty International che oggi in 50 capitali, inclusa Roma, ha presentato il rapporto annuale 2004. Il documento evidenzia la situazione dei diritti umani in 155 Paesi e territori e fornisce un quadro esaustivo anche sullo stato dei diritti economici sociali, la protezione dei rifugiati e la violenza sulle donne. Per noi c’era Massimiliano Menichetti.

 

**********

La violenza dei gruppi armati e l'escalation di violazioni ad opera dei Governi si sono miscelate per dare vita al più grande attacco ai diritti umani degli ultimi 50 anni. Così Amnesty International, nel rapporto 2004, scopre un quadro a tinte scure che ritrae un mondo dominato da crescente sfiducia, paura e divisione.

 

A fomentare un tale clima secondo Amnesty gli attacchi criminali dei gruppi terroristici come Al Qaida, l’Eta in Spagna o Hamas in Medio Oriente che costituiscono una minaccia concreta alla sicurezza in ogni parte del mondo; sotto accusa anche l’atteggiamento ambiguo di molti governi e l'agenda della sicurezza globale promossa dall'Amministrazione statunitense definita un fallimento. “Violando i diritti umani all'interno, - si legge nel rapporto - chiudendo gli occhi sugli abusi all'estero e usando la forza militare preventiva dove e quando vogliono, gli Usa hanno recato un danno alla giustizia e alla libertà e hanno reso il mondo un luogo più pericoloso”. Per l'organizzazione internazionale la “guerra al terrore” e la guerra in Iraq hanno favorito una nuova ondata di abusi.

 

 Denunciati molti conflitti interni, spesso nascosti agli occhi del mondo, come in Cecenia, Colombia, Nepal, Repubblica Democratica del Congo e Sudan, rilevato l’aumento della violenza in Medio Oriente: Israele e Territori Occupati. In crescente e silenzioso incremento la discriminazione, il traffico incontrollato di armi leggere, la tortura praticata in 132 Paesi, le condanne a morte eseguite tra l’altro in Cina, negli Stati Uniti e Cuba, gli abusi sui bambini e la violenza contro le donne, tema questo su cui Amnesty ha presentato oggi una nuova campagna informativa. Comunque se da una parte l’organizzazione internazionale denuncia gravi abusi, dall'altra sottolinea il potere crescente della società civile in favore dei diritti umani rimarcando che ci sono segnali inequivocabili di un movimento per la giustizia globale che i Governi devono ascoltare. Marco Bertotto, presidente di Amnesty International Italia:

 

R. – I governi devono rispettare gli obblighi che a livello internazionale esistono e gli obblighi che hanno assunto. C’è un meccanismo di tutela dei diritti umani composto da una serie di organi, non ultimo il Tribunale Penale Internazionale permanente, che va sostenuto ed è invece al centro di una crociata, guidata dagli Stati Uniti che stanno appunto osteggiando l’idea di giustizia senza confini. Stare a fianco dei difensori dei diritti umani in tutto il mondo è un modo concreto per garantire un futuro diverso.

 

D. – E’ nata da poco l’Europa a 25. Che cosa ci si aspetta da questo nuovo soggetto politico?

 

R. – Che sappia esercitare una leadership diversa nel campo dei diritti umani. L’Unione Europea ha tutte le carte in regola per essere il guardiano del mondo nel campo della protezione dei diritti umani, però per esserlo deve istituire dei meccanismi funzionali a garantire il rispetto dei diritti umani nei propri Paesi, all’interno dei propri confini.

 

D. – E per quanto riguarda la sfida da lanciare all’Italia?

 

R. – Entro un mese, il 26 giugno, sarà la Giornata internazionale per la tutela delle vittime di tortura. Chiediamo al Parlamento italiano di adottare una seria legge contro la tortura, che introduca finalmente nel nostro codice penale un reato di tortura pienamente conforme al diritto internazionale. E al governo italiano rivolgiamo un invito altrettanto importante: presenti in aula un disegno di legge per ratificare un protocollo alla convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che introduca anche nel nostro Paese un sistema obbligatorio di visite ispettive nei luoghi di detenzione.

**********

 

 

PRESENTATI IERI A ROMA GLI ATTI DEL CONVEGNO

“LA CHIESA E L’ORDINE INTERNAZIONALE”

- Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino -

 

         Alla presenza del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, è stato presentato ieri, presso l’Università Gregoriana, il volume sugli atti del Convegno “Lla Chiesa e l’Ordine Internazionale”, tenutosi un anno fa in occasione del 40.mo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica “Pacem in terris” del Beato Giovanni XXIII. Ascoltiamo in proposito il servizio di Lucas Dùran:

 

**********

         “Cammino obbligato della civiltà moderna”: con questa definizione Paolo VI si riferiva all’organizzazione delle Nazioni Unite e con le stesse parole il cardinale Martino ha inteso ribadire l’importanza dell’Onu e delle sue varie emanazioni, pur confermando la necessità di un suo adeguamento alla realtà globale in continua modificazione. Adeguamento, questo, che non potrà prescindere dal concetto di etica. Non a caso, un anno fa, per iniziativa del professore e senatore Giuseppe Vedovato vennero istituiti nel prestigioso Ateneo pontificio la cattedra e il seminario permanente sull’etica nelle relazioni internazionali.

 

Durante la presentazione del volume, l’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Pierre Morelle, richiamando il pensiero del filosofo Jacques Maritain, ha affermato che di fronte alla moltiplicazione dei centri decisionali e all’indebolimento delle democrazie, l’ordine internazionale dovrà sempre più intendersi come sistema di contrappesi e di garanzia dei diritti e sempre meno come governo mondiale, formula semplificatrice e poca concreta.

 

In questo sistema la Chiesa potrà contribuire in modo importante grazie alla sua funzione di autorità morale. Citando la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la prof.ssa Maria Rita Saulle, nota autorità nell’ambito del diritto internazionale, ha ricordato come ciascuno abbia diritto ad un ordine e ad una pace internazionale che gli permetta di esprimere la propria personalità. Ma come dovrà essere la nuova Onu? Quali sono gli auspici della Santa Sede in questo senso? Ecco in proposito il pensiero del cardinale Renato Raffaele Martino:

 

R. – La Santa Sede certo non dirà come riformare il Consiglio di sicurezza, quanti nuovi membri sarà necessario accogliere. Questi sono aspetti tecnici che stanno studiando alcuni eminenti personalità che fanno parte di un gruppo che ha costituito il segretario generale, Kofi Annan, e che presenterà le proprie conclusioni alla prossima sessione dell’Assemblea generale. La Santa Sede rileva la necessità che devono poter dire la propria parola non solo i governi ma anche tutti gli altri componenti della società e della comunità internazionale. La ragione fondamentale del vivere umano è quella del bene comune universale. E il bene comune universale non si può raggiungere se non con l’aiuto di una struttura universale che aiuti tutti i membri a perseguire questo scopo.

**********

 

 

IL MARTIRIO DI SANT’ORSOLA, ULTIMO CAPOLAVORO DI CARAVAGGIO,

IN MOSTRA A ROMA, ALLA GALLERIA BORGHESE, DOPO UN ECCEZIONALE

RESTAURO, CHE LO HA RIPORTATO ALLA SUA ORIGINARIA BELLEZZA

- Con noi, la prof.ssa Mina Gregori -

 

Il “Martirio di Sant’Orsola”, l'ultima opera dipinta da Caravaggio prima della morte, è tornato alla straordinaria bellezza originaria, dopo un complesso restauro. Capace di suscitare viva emozione nello spettatore, il capolavoro potrà essere ammirato alla Galleria Borghese in Roma, fino al prossimo 20 giugno, e successivamente a Milano e Vicenza. Il soggetto del dipinto, eseguito da Michelangelo Merisi nel 1610 a Napoli, è la principessa cristiana uccisa dal re degli unni, mentre tornava a Colonia da un pellegrinaggio a Roma. Sulle caratteristiche che rendono unico questo quadro, Alessandro Gisotti ha intervistato la prof.ssa Mina Gregori, emerita dell’Università di Firenze, che trent’anni fa propose per prima l’inserimento del “Martirio di Sant’Orsola” nel catalogo caravaggesco:

 

**********

(musica)

 

R. – Corrisponde all’ultimo periodo di Caravaggio. Si capisce proprio nelle luci spezzate, nella velocità, nella violenza con cui queste figure emergono dall’oscurità: per esempio, il soldato sulla destra di cui si vedono appena i bagliori dell’armatura, il profilo... Poi c’è il fatto che dietro a Sant’Orsola c’è una persona che si affaccia, una figura che ritroviamo anche in un altro quadro del Caravaggio, probabilmente il suo autoritratto. Cioè, la potenza del re unno che sta uccidendo, a distanza ravvicinata, la Santa. Anche questo è un fatto assolutamente teatrale. Ci sono infiniti elementi di interesse per un quadro come questo che rappresenta Caravaggio proprio al suo ultimo momento, prima di partire per Porto Ercole, dove troverà la morte.

 

D. – Che cosa possiamo leggere della personalità di Michelangelo Merisi attraverso questo quadro?

 

R. – Caravaggio era interessato a trattare queste scene violente in cui c’è sempre il grande conflitto tra la vittima e il carnefice. Questa grande lotta della vita, per così dire, è un tema fondamentale per Caravaggio, insieme con quello della presenza della morte.

 

D. – Grande importanza anche del soggetto raffigurato da Caravaggio …

 

R. – Ci dev’essere stata una richiesta precisa del committente, ma naturalmente il Caravaggio l’ha trattato a modo suo. Ha trattato proprio l’uccisione della Santa in modo ravvicinato, come dicevo, veramente teatrale, come in un proscenio.

 

D. – Quindi, anche una sorprendente modernità ...

 

R. – Diciamo agli antipodi di quella che era la visione classicistica che dominava in Italia e questo quadro, appunto, è stato dipinto a Napoli. C’erano gli echi anche lì di questa tendenza che era quella di idealizzare. Qui invece c’è proprio la violenza dell’effetto bruto. Per esempio, la testa del re unno è una testa che quasi ha una smorfia. C’è, poi, guardando da vicino, una sorta di sberleffo sul naso dato dal colpo della luce, dipinto con una velocità e un’impazienza che era quella dei suoi ultimi anni ...

 

(musica)

**********

 

=======ooo=======

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

26 MAGGIO 2004

 

 

APERTO IN CINA IL VERTICE DELLA BANCA MONDIALE SULLA RIDUZIONE

 DELLA POVERTA’: IL PRESIDENTE DEL BRASILE, LULA DA SILVA,

HA DEFINITO LA MISERIA CHE ATTANAGLIA ALMENO UN MILIARDO DI PERSONE

“LA PEGGIORE TRA LE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA”

 

SHANGHAI. = “Non possiamo accettare che in alcuni Paesi ricchi siano destinati alle mucche sussidi quotidiani di due dollari mentre metà della popolazione del pianeta sopravvive con meno di un dollaro al giorno”. E’ una delle affermazioni ad effetto dell’intervento di denuncia rilasciato dal presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, alla conferenza organizzata della Banca Mondiale sulla riduzione della povertà, inaugurata oggi a Shangai, in Cina. Una selva di applausi ha salutato anche un altro passaggio del discorso, quando il capo di Stato brasiliano ha definito la povertà “la peggiore tra le armi di distruzione di massa”. La comunità internazionale, ha proseguito Lula da Silva, è troppo focalizzata sulla questioni della sicurezza e tralascia invece i gravi squilibri che ancora attanagliano milioni di persone nel mondo. Secondo dati della Banca Mondiale, degli oltre sei miliardi di abitanti del globo, il 20 per cento possiede l’ottanta per cento delle risorse, mentre un miliardo di persone affronta la battaglia quotidiana per la sopravvivenza con meno di un dollaro al giorno. Anche il premier cinese, Wen Jiabao, non ha esitato a dichiarare che i Paesi sviluppati dovrebbero eliminare il debito che rischia di “asfissiare le economie delle nazioni più povere” e accelerare il trasferimento di tecnologie per promuovere lo sviluppo. Il presidente della World Bank, James Wolfensohn ha spezzato una lancia in favore del governo di Pechino, spiegando che la decisione di organizzare in Cina il vertice è stata presa grazie ai risultati ottenuti dal grande Stato asiatico, che negli ultimi vent’anni –grazie al contributo internazionale - è riuscito strappare dalla povertà circa 400 milioni di persone. (A.D.C.)

 

 

I VESCOVI DELLA COREA DEL SUD HANNO INVIATO UN MESSAGGIO AUGURALE

AI BUDDISTI DEL PAESE, CHE OGGI FESTEGGIANO IL GIORNO DELLA NASCITA

 DI BUDDHA. LE DUE RELIGIONI, SCRIVONO I PRESULI, POSSONO DIALOGARE

PER IL PROGRESSO SPIRITUALE DELL’UOMO E PER IL BENE COMUNE DEL PAESE

 

SEUL. = Cristianesimo e Buddismo sono due religioni che aiutano il cammino spirituale dell’uomo, che possono dialogare e trovare un terreno di azione comune. E’ intessuto di queste considerazioni e di questi auspici il messaggio di auguri inviato dai vescovi coreani ai leader buddisti, in occasione della festa di Vesakh, ovvero l’anniversario della nascita di Buddha che cade il 26 maggio. L’arcivescovo di Seul, Nicholas Cheong, e il vescovo di Incheon, Boniface Choi Ki-san, nonché presidente della Commissione episcopale per l’Unità dei Cristiani e il Dialogo Interreligioso, hanno espresso l’auspicio, riferito dall’agenzia Fides, che i “fedeli cristiani e buddisti si comprendano e si amino gli uni gli altri”. “I credenti di tutte le religioni in Corea - ha scritto mons. Cheong - devono praticare con fede l’insegnamento della loro religione. Se noi credenti ci rispettiamo e ci amiamo gli uni gli altri, il mondo diverrà più luminoso e potremo dare speranza e consolazioni a tutte le genti”. Ma i presuli coreani non si sono limitati alla dimensione spirituale del rapporto cristiani-buddisti. Da questo dialogo, hanno sottolineato, può giovarsi il bene comune della nazione. “E’ naturale per noi vivere insieme in questa Terra, adoperandoci per lo sviluppo e la prosperità di tutto il popolo coreano, nel rispetto e nella comprensione reciproca”, ha scritto mons. Boniface, chiedendo ai buddisti coreani “di condurre la gente ai valori eterni e di aprire insieme un luminoso futuro del popolo coreano”. In occasione del Vesahk il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha diffuso un messaggio inviato ai leader buddisti in tutto il mondo. (A.D.C.)

 

 

SI ORGANIZZA LA MACCHINA UMANITARIA NEL DARFUR: DOMANI UN AEREO ITALIANO ATTERRERA’ NELLA REGIONE SUDANESE, TEATRO DI UN GENOCIDIO, PER PORTARE AIUTI AI PROFUGHI. ANCHE IL PAM E L’AGENZIA USA PER LO SVILUPPO PORTERANNO

14 TONNELLATE DI VIVERI E TENDE PER UN MILIONE DI DOLLARI

 

NAIROBI. = La solidarietà sembra finalmente trovare spazi e libertà d’azione nel Darfur. Un aereo con aiuti inviati dal governo italiano per un valore di 200 mila euro atterrerà domani a Nyala, capitale meridionale della regione sudanese, che dal febbraio del 2003 sta vivendo una sanguinosissima guerra civile – da molti definita un vero e proprio genocidio - che ha causato finora circa 20 mila morti e oltre un milione di profughi. E' il primo aereo di aiuti italiani che atterra nell'area, ed uno dei primi in assoluto, in un’area di difficile accesso anche per gli operatori umanitari e gli osservatori internazionali. L’aereo italiano scaricherà aiuti non alimentari ma connessi alle esigenze degli sfollati, come pompe d'acqua o tende. Il tutto sarà consegnato ai funzionari Onu che operano in zona. Non è il primo intervento italiano a favore delle disastrate popolazioni del Darfur. In precedenza, erano stati stanziati e consegnati all’Unicef ed all’Organizzazione mondiale della sanità circa un milione e mezzo di euro mentre, a livello bilaterale, la Cooperazione italiana ha stanziato 620 mila euro destinati ad aiuti sanitari. Ieri il Pam, il Programma alimentare mondiale, aveva reso nota la decisione operativa - favorita dalla circostanza che il governo di Khartoum proprio da ieri ha facilitato molto l'accesso nella regione, prima quasi impossibile - di inviare ai profughi del Darfur 14 tonnellate e mezzo di viveri entro fine mese. Anche l'Usaid, l'agenzia statunitense per gli aiuti allo sviluppo, ha annunciato l'invio di tende per un valore di un milione di dollari: intervento preceduto già da numerosi altri in favore delle popolazioni di quella regione. (A.D.C.)

 

NEL SUDAN MERIDIONALE, IL VIRUS DI EBOLA HA UCCISO CINQUE PERSONE

 IN DUE SETTIMANE E CONTAGIATO ALTRE VENTI. L’EPIDEMIA CONFERMATA

DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

 

GINEVRA. = L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato oggi a Ginevra un’epidemia di febbre emorragica di Ebola nella regione di Yambio, nel sud del Sudan: dal 9 maggio scorso ha colpito 19 persone di cui 5 sono morte. L'Oms ha inviato sul posto una squadra di esperti che, insieme al personale di Medici senza frontiere, sono all'opera per arginare l'epidemia, in particolare isolando i malati. La malattia, una delle infezioni virali più aggressive finora note, è stata identificata per la prima volta nel 1976 nell'Africa occidentale, in particolare nel Sudan e nello Zaire (l'attuale Repubblica democratica del Congo). Le prime, violentissime, epidemie colpirono i centri di Yambuku, nello Zaire settentrionale, e di Nzara, nel Sudan meridionale. Quello di Ebola è un virus che provoca la morte dal 50 al 90% delle persone colpite. Ha probabilmente origine in un serbatoio animale, ancora non identificato con sicurezza. Del virus – che provoca forti emorragie interne ed esterne - sono finora stati identificati alcuni ceppi, i piu' noti dei quali sono quelli isolati nelle epidemie che hanno colpito Zaire, Sudan e Costa d'Avorio; un quarto ceppo, chiamato Ebola-Reston, e' stato isolato nei primati ma non nell'uomo. Il virus si trasmette per contatto diretto con sangue, fluidi corporei e tessuti di persone infette ed ha un periodo di incubazione che varia da 2 a 21 giorni. Al momento non esistono ne' terapie ne' vaccini in grado di sconfiggere la malattia. (A.D.C.)

 

 

AL VIA DOMANI A ROMA UNA CONFERENZA SULLE VITTIME DELLA TRATTA DI SCHIAVI. L’EVENTO HA L’OBIETTIVO DI COMPRENDERE SU QUALI BASI VENGONO STILATE

LE STATISTICHE SUL FENOMENO

 

ROMA. = “Potenziamento delle attività di ricerca e raccolta dati”. Questo il titolo della conferenza dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sulla tratta degli schiavi, in programma domani e dopodomani a Roma. L’evento – al quale presenzieranno in qualità di relatori, tra gli altri, anche Laura Langberg, specialista sulla tratta delle persone della Commissione inter-Americana delle donne, e padre Graziano Battistella, presidente dell’Istituto di migrazioni internazionali degli Scalabriniani – ha come finalità quella di comprendere su quali basi vengano stilate le statistiche sulla tratta e quale sia l’attendibilità dei dati diffusi. Il “traffico” di esseri umani, infatti, continua a essere un fenomeno estremamente complesso, sul quale dati precisi ed affidabili sono difficilmente disponibili. Sono stimati tra i 700 mila e i 2 milioni di persone le donne e i bambini “trafficati” ogni anno attraverso le frontiere internazionali: di costoro, 500 mila sono vittime del traffico verso i Paesi dell’Europa occidentale e 120 mila nell’Unione Europea. (S.S.)

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

26 maggio 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Sono in “condizioni critiche” alcuni dei sei tecnici russi feriti stamani in un agguato in Iraq in cui due loro colleghi sono stati invece uccisi. Da Mosca, il ministro della protezione civile ha annunciato che un aereo per evacuare gli altri tecnici della stessa impresa ancora in Iraq, cioè più di 200, è pronto a partire ''nelle prossime ore''. Ma ci sono altri episodi di sangue di cui riferire insieme con la notizia dell’arresto del cognato di Moqtada Sadr.  Il nostro servizio:

 

*********

Carri armati Usa e elicotteri da combattimento hanno attaccato le milizie radicali sciite asserragliate nel cimitero della città santa di Najaf. Sono almeno nove gli iracheni morti e 33 i feriti. Il cimitero è il secondo al mondo per estensione ed è vicino al mausoleo dell'imam Alì, danneggiato nei combattimenti di ieri. E proprio a Najaf questa mattina è stato arrestato da soldati americani il cognato del leader radicale sciita Moqtada Sadr, tra i suoi principali collaboratori.  C’è notizia, poi del ferimento di 5 civili per una bomba fuori Baghdad.

 

Intanto, in primo piano resta la discussione sul passaggio di potere agli iracheni. Brahimi, inviato dell'Onu in Iraq, potrebbe farcela  per lunedì a definire il nuovo governo ad interim. Dunque ci sarebbero presto un presidente, due vice, un premier e 26 ministri. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni unite, Annan, dopo la consultazione del Consiglio di Sicurezza durante la quale la bozza di risoluzione sull'Iraq presentata ieri da Stati Uniti e Gran Bretagna ha suscitato reazioni generalmente positive. Fra le questioni da definire bene c’è la  sovranità del nuovo esecutivo iracheno. Lo sottolinea Pachachi, dato per probabile prossimo presidente della Repubblica in Iraq, che puntualizza: rispetto all’intervento della forza multinazionale, il governo non deve essere solo consultato – come si legge nella proposta di risoluzione – ma dovrà dare un parere necessario e vincolante.

 

         E non sembra trascurabile, dunque, la differente posizione emersa tra Gran Bretagna e Stati Uniti sul controllo del futuro governo iracheno a proposito di operazioni militari. Mentre Blair ieri giurava su un diritto di veto da riconoscere agli iracheni, il segretario di Stato americano, Powell, aveva detto di non ritenere le truppe Usa vincolate a decisioni delle autorità locali. Ma oggi Blair parlando ai Comuni ha smentito contrasti  precisando che il governo iracheno avrà la parola finale sulle decisioni strategiche ma che  le  operazioni militari resteranno sotto la responsabilità  dei singoli comandi.

********

 

 Nella Base italiana a Nassiriya ha fatto visita oggi il ministro della difesa, Martino. Parlando con gli uomini del contingente Antica Babilonia a Nassiriya, Martino ha sottolineato che i militari italiani in Iraq ''si sono  coperti d'onore, con la loro professionalità, ma soprattutto con l'umanità e la capacità nei rapporti che è orgogliosamente una loro caratteristica''.

 

 L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha seccamente smentito le accuse di Israele, circa palestinesi armati che avrebbero fatto uso delle sue ambulanze a Gaza per far sparire i resti di sei soldati israeliani uccisi durante un'incursione dell'esercito a  Gaza City. In un comunicato il commissario generale dell'Unrwa, Peter Hansen, ha chiesto al ministro della difesa israeliano, Mofaz, di scusarsi per aver proferito ''accuse dannose e infondate''.

 

 L'ambasciatore turco a Tel Aviv è stato richiamato ad Ankara ''per consultazioni sui recenti  sviluppi in Medio Oriente''. La notizia arriva poco dopo l'annuncio fatto dal premier turco, Erdogan, in una riunione del suo partito, Akp, ieri sera che la Turchia aprirà un'ambasciata presso l'Autorità  nazionale palestinese di Yasser Arafat. Bisogna anche ricordare le recenti dichiarazioni insolitamente aspre del premier turco sia dopo l'uccisione del leader dell'organizzazione terrorista Hamas, il 22 marzo scorso, sia  dopo il  bombardamento di un campo profughi di Gaza, la scorsa settimana. In entrambe le dichiarazioni Erdogan aveva condannato Israele  parlando di ''terrorismo'', come fanno, i Paesi arabi ma come non aveva mai fatto prima la Turchia.

 

 Gli Stati Uniti destineranno 450 milioni di dollari a un programma mondiale per la lotta contro la proliferazione nucleare. Lo ha annunciato stamani a Vienna il segretario americano all'energia, Spencer Abraham, intervenendo alla riunione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Abraham ha specificato che l'iniziativa di Washington, in collaborazione con la Russia, è destinata a rimuovere e mettere al sicuro materiali nucleari ad alto rischio per evitare che finiscano nelle mani di terroristi.

 

 Eliminare la povertà, completare il processo di privatizzazione degli ex monopoli industriali e sostenere la già avviata crescita economica. Sono gli obiettivi del secondo mandato di Vladimir Putin, che oggi ha illustrato al Parlamento di Mosca il suo piano di governo per i prossimi anni. Nel suo discorso non sono mancati i riferimenti politici, come spiega Andrea Sarubbi:

 

*********

“Rimanere fedeli ai valori della democrazia” e “rafforzare la coalizione internazionale contro il terrorismo”. Putin ha confermato la fedeltà alla scelta occidentale, ma senza rinunciare all’autonomia del suo Paese. Il mondo “ha paura di una Russia forte” – spiega- e per questo confonde il rafforzamento dello Stato con l’autoritarismo. Solo con l’aiuto dell’Onu - ha proseguito -  si possono risolvere i conflitti regionali, sconfiggendo i tentativi di destabilizzazione. Chiaro il riferimento alla Cecenia, dove nelle ultime 24 ore l’esercito russo ha perso 9 militari ed ucciso 18 guerriglieri. Un esercito – ha rimarcato il presidente – che va modernizzato, così come le forze nucleari strategiche, al momento prive di armamenti moderni. Per il resto, il discorso alla Duma si è rivelato un elenco di obiettivi economici da non fallire, se si vuole – come il capo dello Stato ha promesso stamattina – che la ricchezza prodotta nel Paese raddoppi entro il 2010. “Il reddito reale della popolazione è aumentato del 50 per cento negli ultimi 4 anni”, ha detto il presidente, rivendicando anche il merito di una diminuzione dei poveri: secondo il Cremlino sarebbero scesi al 30 per cento della popolazione, ma l’opposizione ritiene siano molti di più.

*********

 

 Prevista in mattinata la firma dell’accordo di pace in Sudan, la cerimonia è stata rimandata ad oggi pomeriggio o domani per questioni ancora da definire. Ieri è stato annunciato l’accordo tra governo del Sudan e ribelli dell’Esercito popolare di liberazione, guidato da John Garang e attivo nel sud del Paese. Dopo 21 anni di guerra civile, i protagonisti sono riuniti a Naivasha, in Kenya, che è stata sede dei colloqui di pace ma hanno ancora dei nodi da sciogliere. In ogni caso, l'intesa non riguarda la regione del Darfur, nella parte occidentale del Sudan al confine con il Ciad, dove le milizie arabe filo-governative stanno compiendo un massacro ai danni delle popolazioni locali. E sul piano di pace non mancano perplessità a Khartoum, come spiega, nell’intervista di Roberto Piermarini,  il missionario salesiano Vincenzo Donati:

 

**********

R. – La realtà è che le due parti non sono riuscite a mettersi d’accordo su quasi nessun punto. Sono arrivati a questo accordo usando questa strategia: adesso facciamo la pace e dopo discuteremo i singoli punti. Non è stato ancora deciso, ad esempio, qual è il Nord e qual è il Sud; non è stato ancora deciso se la legge islamica va applicata in tutto il Nord o soltanto in alcune parti; non è stato ancora deciso se il presidente sarà quello islamico e poi due del Sud. Quindi hanno lasciato in sospeso proprio i punti principali.

 

D. – Padre Donati, quindi, questo non è un vero e proprio accordo per dare la sospirata pace alla popolazione del Sud Sudan?

 

R. – Praticamente non porterà la pace. La gente anzitutto non sente questo accordo; non è stato sbandierato neanche dai giornali locali. C’è la notizia, ma nessuno ci fa caso. Questo è più che certo. E’ stata fatta adesso una organizzazione per la propaganda islamica nel Sud, che sarà finanziata da alcuni Paesi arabi con la chiara volontà di islamizzare tutto il Sud. Questo vecchio progetto cercano ora di farlo seguendo strade democratiche, ma non c’è unione di cuori e di spiriti... questo è certo!

 

D. – Come sta vivendo questa realtà la Chiesa cattolica sudanese?

 

R. – La Chiesa cattolica si trova al margine di tutto questo. E’ una Chiesa composta da “poveracci”, da gente che è scappata via dal proprio Paese. Non li tocca. Forse ci sarà un ritorno di parecchie persone nel sud, ma anche questo è da vedere.

**********

 

 Per il presidente della Repubblica italiano, Carlo Azeglio Ciampi, la “Giornata dell'Africa”, celebrata ieri,  è l'occasione per tornare a riflettere sul “vincolo profondo che lega l'Italia a questo grande continente, unito all'Europa, attraverso il Mediterraneo, da un rapporto millenario”. Il capo dello Stato, intervenendo oggi all'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente a Roma, ha descritto le potenzialità per un'affermazione della democrazia e della pace. ''Numerosi'' sono i Paesi che si sono messi su questa strada”, ha detto Ciampi e, tra gli altri, ha ricordato l'Algeria, il Sudafrica, il Mozambico, pur evidenziando che “troppe regioni sono ancora teatro di sanguinosi conflitti”. Il Presidente italiano ha poi ricordato che “il nemico principale della pace è il terrorismo, spiegando che lo generano, lo alimentano, in un mortale circolo vizioso, le guerre, le violenze, la barbarie”.

 

  “Nessuna guerra in nome di Cristo”, dialogo tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, piena intesa sulla necessità di un richiamo alle radici cristiane nella Costituzione europea. Questi, in sintesi, i temi al centro dell’incontro ieri tra il presidente della Camera italiana, Pier Ferdinando Casini, e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. Nel corso del colloquio, Casini ha definito “fondamentale”, soprattutto in questo momento, “il dialogo interreligioso” tra Oriente e Occidente, ricordando i richiami insistenti di Giovanni Paolo II ed esprimendo, comunque, “fiducia sulla volontà” di “sanare certe ferite”.

 

 

=======ooo=======