RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 145 - Testo della trasmissione di lunedì 24 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Bulgaria e la Macedonia offrano il proprio contributo alla costruzione della nuova Europa, grazie alle loro antiche ricchezze culturali e spirituali. L’incoraggiamento del Papa alle delegazioni dei due Paesi, ricevute in udienza in occasione della festa ortodossa dei Santi Cirillo e Metodio

 

Il messaggio di Giovanni Paolo II, letto dal suo vicario cardinale Camillo Ruini, per i 100 anni della Sinagoga di Roma: voi siete i “nostri fratelli prediletti nella fede di Abramo”. “L’inimicizia non travolga più nell’odio … ebrei, cristiani e musulmani”. Ai nostri microfoni il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni

 

Un’opera solidale per aiutare la Romania a riorganizzare la sua vita sociale ed economica: così il Papa nel messaggio al cardinale Fiorenzo Angelini, in occasione dell’inaugurazione di un nuovo centro socio-sanitario nella città romena di Bacău

 

Al via oggi la visita del cardinale Walter Kasper a Gerusalemme: la testimonianza del porporato ai nostri microfoni

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi la marcia della pace per l’Iraq al Santuario della Verna: ai nostri microfoni il saluto ai partecipanti dell’arcivescovo Fernando Filoni, nunzio apostolico a Baghdad

 

Riunione oggi ad Atene per mettere a punto le strategie antiterrorismo per le Olimpiadi 2004: ce ne parla Antonio Ferrari

 

Il Te Deum di Domenico Bartolucci: prima esecuzione assoluta ieri sera a Roma nella Chiesa del Gesù. Con noi Domenico Bartolucci e il cardinale Sergio Sebastiani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello del Patriarca armeno nel corso del secondo Congresso sul dialogo internazionale irano-armeno a Beirut: cristiani e musulmani insieme contro il terrorismo

 

            Ultimo Rapporto Caritas sull’immigrazione in Italia

 

            In Etiopia, 1000 nuovi casi di aids al giorno: lo denuncia l’Onu.

 

Ricordata ieri con diverse manifestazioni commemorative la figura del magistrato Giovanni Falcone ucciso 12 anni fa dalla mafia

 

Sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno dei minori scomparsi: obiettivo della Giornata internazionale dei bambini scomparsi, che si celebra domani in Italia

 

Si apre oggi a Civitavecchia il XVI Colloquio internazionale di mariologia

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq 25 persone uccise nelle ultime ore. All’aeroporto di Ciampino, l’attesa dei familiari per la salma di Fabrizio Quattrocchi, l’ostaggio ucciso il 14 aprile

 

Due palestinesi uccisi in Cisgiordania

 

Scende a 4 il bilancio delle vittime ma aumentano le polemiche in Francia dopo il crollo all'aeroporto parigino di Charles de Gaulle

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 maggio 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

 

 

LA BULGARIA E LA MACEDONIA OFFRANO IL PROPRIO CONTRIBUTO

ALLA COSTRUZIONE DELLA NUOVA EUROPA, GRAZIE ALLE LORO

 ANTICHE RICCHEZZE CULTURALI E SPIRITUALI.

L’INCORAGGIAMENTO DEL PAPA ALLE DELEGAZIONI DEI DUE PAESI,

 RICEVUTE IN UDIENZA IN OCCASIONE DELLA FESTA ORTODOSSA

DEI SANTI CIRILLO E METODIO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Macedonia e Bulgaria, due Stati dell’Europa centro orientale che guardano ai nuovi orizzonti comunitari del continente, forti del loro impegno democratico, orientato alla pace, e della loro eredità cristiana. La festa odierna dei Santi Cirillo e Metodio, secondo il calendario ortodosso, ha portato a Roma due delegazioni di alto profilo delle due nazioni, entrambe ricevute questa mattina in Vaticano da Giovanni Paolo II. Al nuovo presidente macedone, Branko Crvenkovski, succeduto a Boris Trajkovski – morto in un incidente aereo lo scorso 26 febbraio – il Papa ha riconosciuto l’impegno del Paese balcanico nel voler seguire un “percorso di pace e di riconciliazione”. “Il dialogo e la ricerca dell’armonia vi permetteranno di dedicare ogni risorsa umana e spirituale al progresso materiale e morale del vostro popolo, in uno spirito di collaborazione con i Paesi vicini”.

 

Anche con il presidente del Parlamento bulgaro, Oghnjan Gerdjikov, il Pontefice ha sottolineato il “cammino di libertà e democrazia” compiuto dalla Bulgaria, che ha permesso al Paese di ritrovare il “suo posto sulla scena internazionale”. Giovanni Paolo II ha voluto rivolgere anche un saluto particolare al Patriarca Massimo e ai membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara. “Che l’esempio dei Santi fratelli di Tessalonica – ha detto – sostenga gli sforzi di tutti per riaffermare i valori spirituali che donano all’amato popolo bulgaro la sua identità e la sua forza”.

 

Ai due Stati, che guardano legittimamente verso l’Unione Europea, Giovanni Paolo II ha augurato di poter vedere riconosciute le rispettive aspirazioni, di vedere un giorno i propri cittadini divenire “membri di diritto dell’Unione Europea”. Ma ha anche invitato entrambi ad essere “apportatori, grazie alle proprie ricchezze culturali e spirituali” di un “contributo alla costruzione europea”.

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IL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II, LETTO DAL SUO VICARIO

CARDINALE CAMILLO RUINI, PER I 100 ANNI DELLA SINAGOGA DI ROMA:

VOI SIETE I “NOSTRI FRATELLI PREDILETTI NELLA FEDE DI ABRAMO”.

“L’INIMICIZIA NON TRAVOLGA PIÙ NELL’ODIO … EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI”.

AI NOSTRI MICROFONI IL RABBINO CAPO DI ROMA, RICCARDO DI SEGNI

 

“La pace per questa comunità è per tutti”. E’ con commozione che il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni ha espresso la sua gioia nella cerimonia-culmine delle celebrazioni per il centenario della Sinagoga, che si è svolta ieri nella capitale. Esponenti politici, rappresentanti della Chiesa cattolica, delle altre Chiese cristiane, dell’Islam, si sono stretti, per l’anniversario, attorno alla comunità ebraica romana, la più antica d’Europa. Sono intervenuti anche i due rabbini capo di Israele. Il Papa, che non ha potuto essere presente personalmente, ha mandato un messaggio letto dal cardinale vicario Camillo Ruini in cui esorta a continuare a collaborare senza esitazioni sulle strade della pace. Tra i presenti anche il cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione per i rapporti con l’ebraismo. Il servizio di Debora Donnini.

 

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(musica)

 

Fra luci e canti di lode, l’entrata dei sette sefarim, i rotoli della Legge - avvolti e adornati con preziose stoffe e argenti, e portati sulle spalle da sette giovani - ha aperto la cerimonia commemorativa in un clima di grande partecipazione come ci conferma il rabbino di capo di Roma, Riccardo Di Segni.

 

“Sono 100 anni di un percorso molto difficile. Ma alla fine di questi 100 anni difficili siamo ancora qui, vitali quanto mai. Questa è per noi una una grande soddisfazione e lo deve essere per tutti quanti”.

 

Inaugurata il 28 luglio 1904, la Sinagoga non significò solo la costruzione fisica di un Tempio, ma anche il risultato più evidente dell’emancipazione degli ebrei romani dopo l’abolizione del ghetto nel 1870. Il sodalizio con la società italiana e il contributo degli ebrei sono stati sottolineati da Leone Paserman, presidente della comunità ebraica di Roma, che ha anche ricordato il coraggio di tanti concittadini  e l’intervento degli angloamericani, nel salvare dallo sterminio gli ebrei. L’importanza della comunità ebraica di Roma per la storia occidentale è stata richiamata dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in un messaggio. Auguri anche dal sindaco Walter Veltroni.

 

(musica)

 

Nel messaggio letto dal cardinale Ruini, anche Giovanni Paolo II ha espresso la sua “intima gioia” per l’anniversario che  - scrive -  “non può non avere una risonanza del tutto speciale nel cuore del Papa”. E i passi scritti in ebraico del suo discorso sembrano proprio confermare questo sentimento. Un saluto particolare lo ha rivolto al rabbino emerito, Elio Toaff, un saluto che ha fatto risuonare di applausi la sinagoga che, per la prima volta nella storia, il Papa visitò nel 1986. Evento spesso ricordato con gioia negli interventi, specialmente da uno dei due rabbini capo di Israele, Yona Metzger, che lo definisce “simbolo della condanna dell’antisemitismo”, che ha posto l’accento sul principio che ogni uomo viva la propria fede e sul rispetto dell’uomo per l’immagine divina che porta tra di noi.

 

“Voi continuate ad essere il popolo primogenito dell’alleanza”, “nostri fratelli prediletti”, scrive ancora il Pontefice, sottolineando il legame fra la Sinagoga e la Chiesa e ricordando ancora che “Gesù è ebreo, e lo è per sempre”. Quindi Giovanni Paolo II ha ripercorso la strada compiuta: il Concilio Vaticano II, con la dichiarazione Nostra Aetate e la condanna dell’antisemitismo in tutte le sue espressioni, la sua visita alla Sinagoga e in Terra Santa, la richiesta di perdono della Chiesa per le responsabilità dei suoi figli “in qualsiasi modo collegate con le piaghe dell’antigiudaismo”, così come ha voluto ricordare i cristiani e i pronunciamenti ufficiali accanto all’azione spesso nascosta della Sede Apostolica, in aiuto degli ebrei perseguitati nel tempo della deportazione. Insieme si può fare molto, anche qui a Roma e non solo in Israele, scrive, esprimendo preoccupazione per la Terra Santa, “per il troppo sangue innocente versato da israeliani e palestinesi”. E chiede a Dio che l’inimicizia non travolga più ebrei, cristiani e musulmani. Sulla  molta strada ancora da percorrere, scrive:  Dio “ci chiama a collaborare senza esitazioni nel nostro mondo contemporaneo, lacerato da scontri e inimicizie”. Poi ha proseguito, come sentiamo nel testo letto – lo ricordiamo - dal cardinale Ruini:

 

“Se sapremo unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla divina chiamata, la luce dell’Eterno si avvicinerà per illuminare tutti i popoli mostrandoci le vie della pace, dello Shalom. Vorremmo percorrerle con un solo cuore”

 

(musica)

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UN’OPERA SOLIDALE PER AIUTARE LA ROMANIA, USCITA DAL GIOGO COMUNISTA,

A RIORGANIZZARE LA SUA VITA SOCIALE ED ECONOMICA:

COSI’, IL PAPA NEL MESSAGGIO AL CARDINALE FIORENZO ANGELINI,

IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE

DI UN NUOVO CENTRO SOCIO-SANITARIO NELLA CITTA’ ROMENA DI BACĂU

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

I cristiani rinnovino i “propositi di solidarietà e generosa cooperazione” in Romania, nazione “ponte fra l’Occidente e l’Oriente”. E’ l’esortazione di Giovanni Paolo II contenuta nel messaggio al cardinale Fiorenzo Angelini, che oggi inaugura il Centro socio-sanitario “Casa S. Volto di Gesù”, realizzato dalla Congregazione delle Suore Benedettine Riparatrici del S. Volto di Nostro Signore Gesù Cristo nella città romena di Bacău. Il Papa non manca di ricordare la sua visita in Romania, nel 1999, sottolineando la calorosa accoglienza del Patriarca Teoctist e l’abbraccio fraterno delle comunità cattoliche di rito bizantino e latino. Quindi, si sofferma sull’importanza della nuova struttura assistenziale, destinata ad accogliere persone anziani e inabili a cominciare dai sacerdoti.

 

L’iniziativa, rileva il Santo Padre, costituisce “una concreta risposta al comandamento divino di amare Dio e il prossimo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. Al tempo stesso, aggiunge, il nuovo centro socio-sanitario “reca un solidale apporto alle necessità del Paese, che uscito dal giogo comunista, sta riorganizzando la sua vita economica e sociale”. Esprime, dunque, vivo apprezzamento per questo significativo aiuto ai poveri, ai malati e agli anziani. Un impegno, constata il Pontefice, che testimonia in maniera fattiva quella “fantasia della carità” a cui ha invitato la Chiesa nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America (Regione VII), in visita "ad Limina".

 

Sempre oggi il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Dunedin, in Nuova Zelanda, presentata da mons. Leonard Anthony Boyle, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede il rev.do Colin Campbell, rettore del Seminario Nazionale a Auckland. Il rev.do Colin Campbell, è nato il 22 settembre 1941 nella diocesi di Dunedin ed è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1966.

 

         Infine il Papa, sempre per la Nuova Zelanda, ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Wellington, mons. John Atcherley Dew, finora vescovo titolare di Privata e ausiliare della medesima arcidiocesi. 

 

 

AL VIA OGGI LA VISITA DEL CARDINALE WALTER KASPER A GERUSALEMME.

AL CENTRO DEGLI INCONTRI CON LE AUTORITA’

POLITICHE E RELIGIOSE DELLA REGIONE,

LA SITUAZIONE DELLA COMUNITA’ CATTOLICA IN TERRA SANTA

- Intervista con il porporato -

 

Prende il via oggi la visita a Gerusalemme del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo. Una visita che durerà fino a venerdì 28 maggio e durante la quale il porporato incontrerà varie autorità politiche e religiose. Al centro degli incontri tante questioni, tra cui le crescenti difficoltà per la comunità cattolica di Terra Santa, che costringono molti, soprattutto giovani, ad emigrare. C’è poi il delicato problema del rilascio dei visti ai religiosi cattolici da parte delle autorità israeliane. Ma quali sono in questo momento i rapporti tra cattolici ed ebrei in Terra Santa? Philippa Hitchen lo ha chiesto allo stesso cardinale Kasper:

 

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R. - La mia visita deve incoraggiare questi rapporti. Abbiamo una buona commissione mista composta da ebrei e cattolici in Israele. Vorrei riuscire a visitare ed incontrare i Grandi Rabbini, il capo di Stato israeliano. Ci sono problemi politici, che riguardano i visti e le proprietà cristiane. I giovani cristiani non hanno ancora una grande speranza, e questo provoca una notevole emigrazione. Questo è un grande danno, perché per molti secoli è stata presente una grande comunità di cristiani in Terra Santa e se noi andiamo in Terra Santa non vorremmo essere considerate soltanto pietre morte, ma vorremo essere delle pietre vive. Tutto questo deve essere affrontato e discusso. Incontrerò anche i capi delle Chiese e, in particolare, il Patriarca ortodosso ed il Patriarca ecumenico, perché in questa difficile situazione è necessario che le Chiese collaborino per la pace e per il bene del popolo ebraico ma anche del popolo palestinese. Soffrono molto e noi siamo solidali con loro. Incontrerò, chiaramente anche la comunità cattolica che si trova in una situazione difficile e ha bisogno di un forte incoraggiamento e di un messaggio di speranza.

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ERRATA CORRIGE

 

Nell’edizione del Radiogiornale di ieri domenica 23 maggio leggere correttamente a pag. 5: “abbiamo riscoperto le radici ebraiche dei cristiani”.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Vorremmo percorrere con un solo cuore le vie della pace": Giovanni Paolo II, in un Messaggio al Rabbino Capo di Roma, si unisce "con intima gioia" alla Comunità ebraica in festa per celebrare i cento anni del Tempio Maggiore.

 

Nelle vaticane, al Regina Coeli, nella Giornata delle Comunicazioni Sociali, il Papa ha sottolineato che i mezzi di comunicazione sociale devono essere sempre rispettosi della verità e del bene comune.

Il Messaggio del Santo Padre al Cardinale Fiorenzo Angelini per l'inaugurazione di un Centro di assistenza sociale a Bacau, in Romania. I discorsi del Papa alla Delegazione della Repubblica di Bulgaria e alla Delegazione della Repubblica di Macedonia.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq, dove non si fermano combattimenti ed attacchi suicidi.

L'intervento della Santa Sede alla XXVII sessione della Conferenza Regionale della Fao per l'Asia e il Pacifico:"Promuovere nuove forme di solidarietà nell'azione contro la fame, il sottosviluppo e la povertà".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti in merito ad una mostra - a Milano - dedicata al pittore fiammingo Van Dick.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano un articolo sul rimpatrio della salma di Fabrizio Quattrocchi.  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 maggio 2004

 

 

LA MARCIA DELLA PACE PER L’IRAQ AL SANTUARIO DELLA VERNA:

IL COMUNE IMPEGNO DI CRISTIANI, EBREI E MUSULMANI ALLA SOLUZIONE DELLA CRISI,

PER RESTITUIRE DIGNITA’ AL POPOLO IRACHENO

- Intervista con l’arcivescovo Fernando Filoni -

 

 

         Un auspicio di pace per l’Iraq dal cuore della contemplazione francescana. Questa sera, la piazza antistante il Santuario della Verna, in provincia di Arezzo, sarà animata dalla folla di pellegrini – cristiani, ebrei e musulmani – che avrà partecipato alla marcia della pace per l’Iraq, organizzata dall’Associazione Rondine-Cittadella della Pace in collaborazione con i francescani e i monaci camaldolesi.

 

         La marcia, che partirà alle 20 davanti al palazzo comunale di Chiusi della Verna, sarà preceduta da un ponte radio con Ur dei Caldei, Baghdad e Gerusalemme – curato tecnicamente dalla Radio Vaticana – che permetterà ai partecipanti alla marcia di ascoltare le parole del cardinale Walter Kasper e del nunzio apostolico in Iraq, l’arcivescovo Fernando Filoni.

 

         L’iniziativa è stata benedetta da Giovanni Paolo II e fa parte di un più ampio piano di pace che prevede, tra l’altro, la sottoscrizione di un “impegno politico comune” da parte di personalità di rilievo italiane ed europee. Ai nostri microfoni, il nunzio mons. Filoni, ha voluto anticipare le parole che questa sera rivolgerà ai pellegrini radunati alla Verna:

 

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R. – La mia vuole essere solo una breve riflessione da Baghdad, proprio per associarmi a questa iniziativa di pace che viene celebrata alla Verna. E vorrei partire con un piccolo aneddoto. Questa mattina, mentre parlavo con alcuni visitatori, una violenta esplosione interrompeva il nostro discorso. Il primo commento dell’interlocutore, una persona semplice che chiedeva dove trovare medicine per il figlio epilettico, è stato: “Ecco ora qualcun altro è morto!”. Ancora morti, dunque. Ogni giorno morti. Ancora feriti, tutti i giorni. Quasi come una malattia senza rimedio. Le violenze squassano quotidianamente questo corpo infelice della società irachena. E a voi che siete riuniti alla Verna - luogo caro a Francesco e al mistero della sofferenza di Cristo, riflessa nella sua umanità - mi unisco con questa breve riflessione, con queste parole, ricordando il testo biblico di Tobia: “Chi è amico di Dio ama la pace. Beati coloro che gioiscono per la pace”. Il popolo iracheno ha bisogno di questa pace. Da troppi anni conosce violenze e guerre, violazioni di diritti umani e violazioni. E sappiamo che la pace non è solamente assenza di guerra: la pace è anche restituire dignità ad ogni popolo, ricostruire rapporti di rispetto e di fiducia tra i popoli, nutrire stima verso le altre culture, senza presunzione di superiorità. Posso assicurare che la Chiesa irachena, anche se numericamente piccola, desidera essere qui fermento di bene, tramite la sua testimonianza di condivisione delle sofferenze e il suo operare senza distinzioni. A voi chiediamo il sostegno morale e quello spirituale.

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RIUNIONE OGGI AD ATENE PER METTERE

A PUNTO LE STRATEGIE ANTITERRORISMO PER LE OLIMPIADI 2004

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

A meno di tre mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Atene 2004, il prossimo 13 agosto, cresce l’impegno per garantire la sicurezza dei Giochi. Oggi nella capitale greca sono riuniti i capi delle polizie e dei servizi d’informazione dei 40 Paesi della Nato per mettere a punto opportune strategie antiterrorismo. Ma c’è veramente il rischio che questo evento passi alla storia più per l’emergenza attentati che per motivi agonistici? Risponde Antonio Ferrari, inviato speciale e analista del Corriere della Sera, raggiunto telefonicamente ad Atene da Giancarlo La Vella:

 

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R. – Purtroppo sì. E’ chiaro che dopo l’11 settembre il rischio diventa sempre più alto. Dobbiamo dire che la Grecia è un Paese anche abbastanza particolare in quanto ha ottimi rapporti con tutti ma si sa che per il terrorismo non contano queste cose. Un’azione clamorosa, tra l’altro, non sarebbe rivolta verso la Grecia ma contro gli atleti dei Paesi che saranno ospiti. Atene non poteva immaginare, quando ha vinto i Giochi sette anni fa, che si sarebbe trovata in questa situazione. Però il terrorismo è oggi un’emergenza ed è quindi evidente che il primo problema che hanno dovuto affrontare gli organizzatori, ancor più del completamento dei siti che si stanno preparando – credo che non ci saranno alla fine quei ritardi che si erano temuto – è il problema della sicurezza. La sicurezza è l’emergenza numero uno.

 

D. - Già da tempo la Grecia ha chiesto aiuto alla Nato?

 

R. – Ci sono due livelli di richiesta di aiuto. La Grecia ha anzitutto chiesto la collaborazione ai Paesi più esperti in materia di terrorismo, ai Paesi che avevano già ospitato un’Olimpiade. Ovviamente ha chiesto poi aiuto e consigli tecnici sia ad Israele, sia alla Russia. In una seconda fase, la Grecia proprio per prevenire qualsiasi tipo di attacco ha poi chiesto l’aiuto della Nato. La Grecia ha sempre detto di essere in grado di garantirsi da sola, ma l’emergenza è tale che si è accettata la collaborazione di chi è più esperto o ha un’esperienza più specifica in questo settore.

 

D. – Lo sport, questa è la speranza di tutti, riuscirà come spesso è riuscito a far dialogare laddove invece la politica non riesce?

 

R. – La Grecia punta proprio su questo. Queste sono Olimpiadi molto particolari, perché tornano nel luogo dove sono nate e visto che l’appello principale è proprio quello della pace e della fratellanza fra i popoli, la Grecia punto su questo anche per prevenire eventuali minacce terroristiche. La dichiarazione che ha aperto ufficialmente la stagione dei Giochi con l’accensione della fiaccola era proprio questa. Credo che in questo momento il mondo abbia bisogno soprattutto di un messaggio di pace. Messaggio, questo, che la Grecia vuole lanciare.

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IL TE DEUM DI DOMENICO BARTOLUCCI:

PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA IERI SERA A ROMA NELLA CHIESA DEL GESU’

- Con noi l’illustre compositore di musica sacra e il cardinale Sergio Sebastiani -

 

Trionfale accoglienza ieri sera nella Chiesa del Gesù a Roma per il “Te Deum” di Domenico Bartolucci, a 87 anni uno dei più illustri compositori di musica sacra oggi in Italia, prosecutore dell’opera di Lorenzo Perosi e suo successore alla direzione della Cappella Sistina. L’Orchestra e il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretti da Christopher Franklin (solisti Rima Tawil, Robert Lee e Armando Ariostini) hanno reso con possente solennità la grandiosa partitura, affiancata alla più lieve Messa giovanile di Schubert in sol maggiore. Il concerto è stato ripreso dalla Radio Vaticana, che lo metterà in onda prossimamente nella trasmissione “Scrigno musicale”, per lo spazio domenicale delle 19.00 dedicato alla musica sacra. Servizio di A.V..

 

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(musica)

 

Un Te Deum sinfonico corale, fresco di scrittura, una prima esecuzione assoluta, eppure al compimento dei suoi 50 anni. Domenico Bartolucci ne concepì infatti la prima versione nel 1954, per l’Anno Santo mariano indetto da Papa Pio XII.

 

R. - Volle un Te Deum grandioso, e si cantò in Santa Maria Maggiore con l’organo naturalmente, alternato al popolo. Poi, cambiando i tempi, non si è cantato più in maniera così grandiosa. E’ più semplice. Quindi ho deciso di usare la grande orchestra per fare il concerto.

 

D. - Cosa rappresenta questo Te Deum per il compositore e per il credente Bartolucci?

 

R. – Questo inno a Dio di ringraziamento della Chiesa, idealmente, questo grido di lode a Dio, allestito con questa grande orchestra, certo prende un aspetto più monumentale.

 

La musica è vocazione e professione di fede per il maestro, che negli anni del Concilio Vaticano II si è battuto affinché la riforma liturgica non prendesse un indirizzo ostile nei confronti della musica sacra di estrazione colta: la tradizione polifonica palestriniana e il canto gregoriano in latino.

 

R. – La musica ormai in Chiesa, a meno che non ci sia un ripensamento, è finita. Dispiace, perché di fatto l’arte a cui è legata la Chiesa, è la musica. La musica è nata in Chiesa, è cresciuta in Chiesa, si è fatta adulta in Chiesa ed è poi diventata quello che è in Occidente: la grande musica sinfonica e operistica. Ma è stata abbandonata. Chissà perché. Si è perso molto in densità, in religiosità. Prima il popolo che ascoltava era imbevuto di questo, tornava a casa pieno di anima, pieno di sentimento.

 

Propugna un ritorno alla musica sacra in Chiesa anche il cardinale Sebastiani, presidente onorario della Fondazione Bartolucci.

 

R. – Oggi, nella liturgia moderna, la musica sacra non c’è più. Questa è la mia opinione, umilissima, ma fermissima. Ora, bisogna essere artisti per fare della buona musica, ma bisogna sentire il sacro, e nella musica del maestro Bartolucci io sento che c’è veramente il sacro. Questo maestro sente molto la musica, è un artista, ma è un artista della musica sacra.

 

Poi un ricordo personale del maestro, il primo commovente incontro attraverso le sue note alte e ispirate.

 

R. – Io ho conosciuto il maestro Bartolucci quando ero seminarista. Accanto alla mia cameretta, infatti, c’era il maestro Bartolucci. Spesso, di notte, mi svegliavo e come sentivo della musica celestiale, era il maestro che stava componendo i suoi oratori.

 

(musica)

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Un’ulteriore occasione di incontro con la musica sacra di Domenico Bartolucci avrà luogo il 1° giugno prossimo, sempre presso la Chiesa del Gesù, con l’Oratorio “La Passione. Le sette parole di Cristo”, eseguito dall’Orchestra sinfonica di Pesaro, diretta dallo stesso autore. 

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

24 maggio 2004

 

 

CRISTIANI E MUSULMANI INSIEME CONTRO IL TERRORISMO.

E’ L’APPELLO LANCIATO DAL PATRIARCA ARMENO, ARAM I KESHICHIAN ,

NEL CORSO DEL SECONDO CONGRESSO

SUL “DIALOGO INTERNAZIONALE IRANO-ARMENO” TENUTOSI A BEIRUT

 

BEIRUT.= Combattere la violenza ed il terrorismo sono le priorità assolute per qualsiasi cooperazione tra cristianesimo e islam. Lo ha affermato il Patriarca armeno, Aram I Keshichian, in occasione del secondo Congresso sul “Dialogo internazionale irano-armeno”, conclusosi sabato scorso a Beirut, in Libano. Il Patriarca, sottolineando come la religione costituisca “la via verso la cooperazione e la fiducia reciproca fra i popoli”, ha inoltre lodato il ruolo della comunità cristiana in Iran e i rapporti di convivenza, ormai storici, fra armeni cristiani e iraniani musulmani. Non bisogna sfruttare la  religione per fini diversi dalla teologia, ha poi aggiunto il Patriarca rimarcando che “le necessità del mondo contemporaneo impongono alle religioni di superare le differenze teologiche concentrandosi sui valori spirituali, etici e sociali”. Al congresso hanno partecipato, tra gli altri, universitari ed accademici di Teheran, membri dell’organo per il  dialogo religioso in Iran, e diversi esponenti religiosi e laici. (A.L.)

 

 

DALL’ULTIMO RAPPORTO CARITAS SULL’IMMIGRAZIONE IN ITALIA,

EMERGONO DUE LINEE DI TENDENZA: LA PROGRESSIVA CRESCITA DEI CRISTIANI,

E IN PARTICOLARE DEGLI ORTODOSSI,

E L’ARRIVO DI MUSULMANI DI ANTICO INSEDIAMENTO EUROPEO

 

ROMA. = Dei due milioni e mezzo di immigrati in Italia con regolare permesso di soggiorno i cristiani sono oltre 1.281.000 e raggiungono per la prima volta la metà del totale. I musulmani sono circa 824.000 e i fedeli di religioni orientali quasi 110.000. Sono alcuni dei dati emersi dal dossier statistico sull’Immigrazione curato dalla Caritas italiana, dalla Fondazione Migrantes e dalla Caritas diocesana di Roma. Questi riferimenti statistici – ha affermato mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana – costituiscono un invito a valorizzare la dimensione religiosa e il retroterra spirituale del proprio continente per poter essere meglio preparati al dialogo interreligioso e ad accogliere la freschezza dell’esperienza di fede delle giovani Chiese. Per mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas diocesana di Roma “bisogna superare un’accoglienza superficiale degli immigrati cristiani e tenere conto sia dei cattolici che provengono dall’Est Europa che degli ortodossi”. La medesima insistenza sulla necessità del dialogo è espressa anche da padre Bruno Mioli della Fondazione Migrantes, che invita a non sottovalutare differenze e difficoltà. Sul complesso fenomeno dell’immigrazione, parlando ai partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il Papa ha recentemente sottolineato come “i processi di mondializzazione non solo chiamano la Chiesa al dialogo interculturale, ma anche a quello interreligioso”. “Infatti – ha affermato Giovanni Paolo II - l’umanità del terzo millennio ha urgente bisogno di ritrovare comuni valori spirituali, su cui fondare il progetto di una società degna dell’uomo”. (A.L.)

 

 

ALMENO 1000 NUOVI CASI DI AIDS AL GIORNO STANNO CONDUCENDO L’ETIOPIA VERSO UNA CATASTROFE UMANITARIA. E’ LA DENUNCIA DELL’ONU

SULLA DRAMMATICA DIFFUSIONE DELLA MALATTIA NEL PAESE AFRICANO

 

ADDIS ABEBA. = “Se continuano gli attuali ritmi esponenziali di crescita della diffusione dell’Aids, l’Etiopia rischia di precipitare sempre più velocemente verso il baratro”. E’ quanto ha dichiarato Stephen Lewis, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, nel corso di un incontro con i giornalisti avvenuto ieri sera ad Addis Abeba. Nel Paese africano si registrano, ogni giorno, almeno 1.000 nuovi casi di Aids e circa il 6,6 per cento della popolazione, quasi tre milioni di persone, risulta sieropositiva. Questi drammatici dati pongono l’Etiopia tra gli Stati con il più alto numero di contagiati al mondo, dopo Sudafrica, India e Nigeria. La malattia è, inoltre, fortemente concentrata soprattutto nella capitale, Addis Abeba, dove sono moltissimi gli adolescenti sieropositivi. Delineando questo tragico scenario, Lewis ha anche evidenziato la cattiva gestione, da parte delle autorità locali, dei fondi erogati dagli organismi internazionali per combattere l’emergenza. (A.L.)

 

 

RICORDATA IERI CON DIVERSE MANIFESTAZIONI COMMEMORATIVE,

LA FIGURA DEL MAGISTRATO GIOVANNI FALCONE, RIMASTO UCCISO DODICI ANNI FA

A CAPACI IN UN AGGUATO DI MAFIA INSIEME ALLA MOGLIE E A TRE AGENTI DI SCORTA

- A cura di Alessandra Zaffiro -

 

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PALERMO. = Dodici anni dopo la strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montanari, sul luogo in cui i boss di Cosa Nostra fecero esplodere il tritolo, ora sorge una coppia di stele alte 20 metri, scoperte ieri mattina dal presidente del Senato italiano, Marcello Pera. La cerimonia sull’autostrada Mazara-Palermo ,che si è svolta alla presenza dei familiari delle vittime e delle maggiori autorità civili e militari del Paese, è stata simbolicamente la più rappresentativa fra le tante manifestazioni promosse per ricordare le vittime del 23 maggio del ‘92. “Questi monumenti - ha detto Maria Falcone, sorella del giudice assassinato dalla mafia – sono un segno dello Stato, e ogni volta che passo da qui prego per Giovanni. Anche questo è un modo per ricordare le vittime”. La giornata commemorativa ha avuto inizio ieri mattina all’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, dove gli studenti delle scuole siciliane hanno raccontato la storia di Giovanni Falcone. Un’occasione in cui i più piccini hanno potuto avvicinare gli amministratori della giustizia locale. Un bambino ha consegnato al procuratore capo di Palermo, Pietro Grasso, un bigliettino colorato in cui era scritto: “Lavorate ancora, perché in Sicilia vogliamo la legalità e la pace, e non la mafia”.

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SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SUL FENOMENO DEI MINORI SCOMPARSI.

E’ L’OBIETTIVO DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI BAMBINI SCOMPARSI,

CHE PER LA PRIMA VOLTA SI CELEBRA DOMANI IN ITALIA

 

BOLOGNA. = Il dramma della pedofilia e della prostituzione, l’orrore della guerra e il mercato degli organi. Sono alcune delle tragiche realtà, di cui sono vittime molti bambini africani, denunciate da padre Benito Fusco, del segretariato missioni, giustizia e pace dei Servi di Maria. Il sacerdote ha anche sottolineato come alcune case farmaceutiche e cliniche mediche abbiano promesso di distribuire gratuitamente, in diversi Stati africani, medicinali non ancora sperimentati e autorizzati in Occidente. In Africa – ha aggiunto padre Fusco – è inoltre consentita la sperimentazione farmacologia sugli uomini e questo potrebbe avere qualche legame con la sparizione dei minori. L’accorata denuncia avviene alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini scomparsi, che per la prima volta verrà celebrata, domani, in Italia. L’obiettivo della Giornata – ha detto il presidente dell’Associazione bolognese ‘Aurora’, organizzazione che dovrebbe prossimamente gestire il Centro nazionale per i minori scomparsi - è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo drammatico fenomeno dando un sostegno, a livello internazionale, a quanti bambini hanno vissuto tali terribili esperienze. Il problema della scomparsa dei minori è una triste realtà non solo in diversi Paesi del Sud del mondo, ma anche in Stati ricchi come l’Italia dove ogni anno spariscono oltre 3000 bambini. (A.L.)

 

 

SULLA BEATA VERGINE MARIA E L’EUCARISTIA SI APRE OGGI A CIVITAVECCHIA

 IL XVI COLLOQUIO INTERNAZIONALE DI MARIOLOGIA

 

CIVITAVECCHIA. = La beata Vergine Maria e l’Eucaristia. E’ questo il tema  del XVI colloquio internazionale di Mariologia che si tiene a partire da oggi pomeriggio, fino a mercoledì prossimo, a Civitavecchia e a Tarquinia. L’incontro, che si svolge alla fine dell’anno eucaristico-mariano della diocesi laziale, è stato organizzato in occasione del 30.mo anniversario dell’esortazione apostolica “Marialis cultus”, nella quale Papa Paolo VI ha sintetizzato la teologia sulla Vergine Maria ponendo le basi per l’enciclica “Redemptoris Mater” di Giovanni Paolo II. A questa iniziativa partecipano, tra gli altri, diversi teologi appartenenti a varie confessioni cristiane e il vescovo di Tarquinia – Civitavecchia, mons. Girolamo Grillo, di cui quest’anno ricorre il 25.mo anniversario di ordinazione episcopale. (A.L.)

 

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24 ORE NEL MONDO

24 maggio 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

In Iraq tre persone, tra cui un bambino, sono state uccise da una bomba esplosa nella parte orientale di Baghdad, mentre altre 4 sono rimaste uccise da un'autobomba a 500 metri dall'ingresso della cosiddetta  'zona verde', fuori la capitale,  dove si trovano l'amministrazione provvisoria irachena e il quartier generale della coalizione.  Si aggiungono alle vittime della notte: diciotto iracheni uccisi e ed altri 12 feriti negli scontri tra miliziani e truppe americane nel quartiere sciita Sadr city. Inoltre, è giunta notizia della morte di due stranieri, uccisi nel centro di Baghdad e di un altro rimasto ferito. L’auto su cui viaggiavano è stata distrutta da una granata.

 

Il ministero della sanità iracheno fa sapere che dall'inizio degli scontri tra i miliziani sciiti e le forze della coalizione, il 5 aprile, oltre mille iracheni sono stati uccisi. Mentre un’inchiesta dell’agenzia Ap, relativa al primo anno dalla fine della guerra, sono oltre 5.500 gli iracheni uccisi  a Baghdad e in tre province limitrofe.

 

Intanto all’aeroporto di  Ciampino i familiari di Fabrizio Quattrocchi attendono   la salma del giovane ucciso il 14 aprile scorso.  E il pensiero va agli altri tre presi in ostaggio con lui e alla speranza di ottenerne la liberazione.  A questo proposito ascoltiamo quanto riferisce da Baghdad Barbara Schiavulli dopo aver parlato con un portavoce degli Ulema sunniti:  

 

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Tramite un portavoce gli Ulema di Baghad lanciano un messaggio tra le righe: via il governo italiano dalle trattative, vorremmo avere a che fare con il Vaticano per quanto riguarda gli ostaggi italiani.Dicono di non saper nulla e affermano di lanciare appelli attraverso la televisione araba Al Jazeera, sperando nella loro liberazione. E’ quanto riferisce uno dei portavoce del Consiglio degli Ulema che si chiama Musannna Aref Suleyman. Il Consiglio ha avuto una parte importante nelle trattative per la restituzione del corpo di Fabrizio Quattrocchi, ucciso il 14 aprile scorso. Non hanno voglia di parlare ma un messaggio arriva chiaramente: il problema degli ostaggi italiani è che sono stati trovati armati; tutti gli altri giornalisti ed appartenenti ad associazioni umanitari sono stati liberati. “Siamo lieti di aver a che fare con la Croce Rossa, che ringraziamo per l’aiuto che offre alla nostra gente - spiega Suleyman - ma non ci piace il vostro governo che fa parte della coalizione. Preferiamo avere a che fare con gente di fede, il Vaticano sappia che apprezziamo i loro sforzi per la pace”.

 

Barbara Schiavulli, da Baghdad, per la Radio Vaticana.

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Nelle prossime ore gli Stati Uniti e la Gran Bretagna presenteranno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu un progetto di risoluzione sul trasferimento dei poteri  in Iraq. La presentazione del documento al Palazzo di vetro, in vista del trasferimento il 30 giugno del potere ad un governo iracheno provvisorio, che dovrà gestire l'organizzazione delle elezioni, precederà di alcune ore un discorso del presidente americano, Bush, dedicato alle prossime iniziative sulla situazione in Iraq. Il cancelliere tedesco Schroeder ha sottolineato l'interesse della Germania a partecipare alla stesura di una nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq, sottolineando, però, l'importanza di un trasferimento effettivo di poteri e sovranità agli iracheni.

Due palestinesi sono stati  uccisi oggi in scontri a fuoco con soldati israeliani a Nablus, in Cisgiordania. Per quanto riguarda, invece, la striscia di Gaza, un portavoce militare  israeliano ha confermato che le truppe hanno cessato l'assedio del quartiere di Tel Sultan, a Rafah, ma al tempo stesso ha precisato che si tratta  solo di un ''diverso spiegamento'' delle truppe. In un altro quartiere, denominato Brasil, continuano le  operazioni militari e, secondo fonti locali, le demolizioni di  case.  L'operazione denominata Arcobaleno è stata lanciata dall'esercito la scorsa  settimana.

 

Il presidente egiziano, Hosni  Mubarak, ha anticipato ieri il suo rientro al Cairo e non ha  atteso le conclusioni formali del vertice della Lega Araba a Tunisi per protestare contro il rifiuto degli altri Paesi arabi a includere nel documento finale l'idea di un meccanismo  strutturato di dialogo con l'Occidente sul problema delle  riforme democratiche nel mondo arabo. Secondo la stampa, Mubarak ha cercato di convincere i suoi colleghi sull'importanza di definire un quadro di dialogo con gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali sulla questione delle riforme. Nonostante che molti condividessero il suo  punto di vista, il presidente tunisino del vertice ha deciso di  stralciare dal documento finale la formula proposta dall'Egitto.

  

È stato eletto ieri al primo turno, con 604 voti, il nono presidente della Germania, Horst Koehler. Nato in Polonia, 61 anni, sposato e con due figli, Koehler è stato vice ministro delle Finanze nel governo del cancelliere Helmut Kohl, ed ha ricoperto l’incarico di presidente del Fondo monetario internazionale. Il 1 luglio si insedierà al Castello di Bellevue, sede della presidenza della Repubblica, per assumere il suo mandato quinquennale.

 

Il nuovo presidente del Malawi, Bingu wa Mathurika, ha prestato giuramento oggi il giorno dopo l’annuncio della sua rielezione che però viene contestata.  La gente è scesa in piazza denunciando poca trasparenza nelle consultazioni che si sono svolte il 20 maggio. In numerosi quartieri della città di Blantyre, gli oppositori hanno bloccato strade principali di accesso e incendiato alcune sedi governative.

 

Scende il bilancio delle vittime, aumenta il livello delle polemiche in Francia dopo il tragico crollo di una volta del terminal 2E dell'aeroporto parigino di Charles de Gaulle. I morti, secondo il presidente della società Aeroports de Paris, sono quattro e non sei o cinque, come detto ieri. Sul cantiere hanno lavorato negli ultimi tempi 400 persone, per un costo di 750 milioni di euro.   A ufficializzare il numero dei morti, inferiore a quanto annunciato ieri, è stato Frederic Monard, il comandante delle operazioni di soccorso dei pompieri, che stamane ha ricevuto il primo ministro Jean-Pierre Raffarin. Questi si è fermato una ventina di minuti sul luogo del disastro al terminal 2E.

 

L'Opec, che produce oltre un terzo del greggio mondiale, ha rinviato al 3 giugno una decisione sulla proposta dell'Arabia  Saudita per un aumento delle quote di produzione di 2 milioni di  barili. Da parte sua, il presidente dell'Opec ha sottolineato che vorrebbe un aumento di produzione di greggio abbastanza per ottenere un “impatto reale'' sui prezzi petroliferi.  E’ quanto è emerso ad Amsterdam, dove si conclude oggi un forum di tre giorni che riunisce Paesi produttori e  consumatori di greggio.

 

Portare avanti il dialogo per risolvere tutte le questioni ancora in sospeso tra India e Pakistan, compreso il problema del Kashmir. Questo il contenuto della telefonata tra il presidente pakistano Musharraf e il neo premier indiano Singh, avvenuta ieri subito dopo un attentato che in Kashmir ha provocato almeno 30 morti. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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In una telefonata di venti minuti il presidente pakistano, Pervez Musharraf, si è congratulato con il neo primo ministro indiano, Manmohan Singh, a capo di una coalizione guidata dal Congresso che si è insediata sabato scorso. E’ stata un’occasione anche per parlare del nodo principale che separa i due Paesi: la questione del Kashmir. Ieri, primo giorno del governo, un bus che trasportava soldati indiani da Srinagar a Jammu è esploso su una mina piazzata probabilmente dai separatisti kashmiri: oltre trenta i morti. E’ l’attentato più grave da quando, l’anno scorso, è iniziato il disgelo con Islamabad. L’India continua ad accusare il Pakistan di favorire l’infiltrazione di militanti islamici in territorio kashmiro, ma a differenza del passato la strage non ha provocato un irrigidimento dei rapporti. Secondo un portavoce di Islamabad, Singh e Musharraf hanno reiterato il loro impegno per riappacificare la regione e favorire lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i loro Paesi. Domani, tra l’altro, era previsto a New Delhi un round di colloqui ministeriali sulla distensione nucleare ma il nuovo governo ha preferito far slittare l’argomento a nuova data.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Un atto di ''una violenza assurda''. Così il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha definito l'attacco subito ieri in Afghanistan dai soldati della Forza internazionale di assistenza per la sicurezza (Isaf) nel corso del quale è stato ucciso un soldato norvegese.   Esprimendo le condoglianze alla famiglia delle vittima e alle autorità norvegesi, il segretario della Nato ha ricordato che la presenza dei soldati della Nato in Afghanistan fa parte del contributo della comunità internazionale per ristabilire la pace nel paese dopo un lungo periodo di conflitto e di brutale regime dei Talebani.

Il primo ministro sudcoreano Goh Kun, che aveva sostituito come capo di stato provvisorio il presidente Roh Moo Hyun dalla sua messa in stato di accus approvata dal parlamento il 12 marzo scorso fino al reinsediamento sancito dalla corte suprema il 14 maggio, ha presentato oggi le dimissioni. Protagonista di una lunga carriera prima burocratica poi politica, Goh, 66 anni, aveva da tempo preannunciato le dimissioni dall'incarico. Nominato premier subito dopo l'ascesa al potere di Roh nel febbraio 2003, Goh ha guadagnato il plauso dei partiti di governo e di opposizione e dell' opinione pubblica per l'equilibrio e l'efficienza dimostrata nel difficile periodo di impeachment del capo dello stato e nella gestione delle elezioni politiche tenutesi il 15 aprile scorso.

Nella Romania sudorientale almeno 17 persone,  tra cui soccorritori e giornalisti, sono morte e numerose altre  sono rimaste ferite nell'esplosione di un camion carico di  prodotti a base di ammoniaca. Il camion si è rovesciato ed incendiato a Mihailesti, 70  chilometri da Bucarest. Mentre i vigili del fuoco stavano  cercando di spegnere le fiamme e una troupe televisiva filmava  le operazioni, il camion è esploso. La deflagrazione ha aperto un cratere di 10 metri di  profondità ed ha danneggiato una ventina di case. 

 

La maggioranza dei russi, degli  ucraini e dei bielorussi è favorevole a rapporti sempre più  stretti tra i loro tre Paesi, convinta di poterne ricavare solo  benefici. E' quanto emerge da un sondaggio reso noto oggi all'apertura a Yalta del vertice sullo 'spazio economico comune' (Ces) tra i presidenti  di Russia, Ucraina, Bielorussia e Khazakstan.

 

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