RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 145 - Testo della trasmissione di lunedì 24 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Ultimo Rapporto Caritas sull’immigrazione in Italia
In Etiopia, 1000 nuovi casi di aids al giorno: lo denuncia
l’Onu.
Si
apre oggi a Civitavecchia il XVI Colloquio internazionale di mariologia
In Iraq 25 persone
uccise nelle ultime ore. All’aeroporto di Ciampino, l’attesa dei familiari per
la salma di Fabrizio Quattrocchi, l’ostaggio ucciso il 14 aprile
Due palestinesi uccisi
in Cisgiordania
Scende a 4 il bilancio
delle vittime ma aumentano le polemiche in Francia dopo il crollo all'aeroporto
parigino di Charles de Gaulle
24 maggio 2004
LA
BULGARIA E LA MACEDONIA OFFRANO IL PROPRIO CONTRIBUTO
ALLA
COSTRUZIONE DELLA NUOVA EUROPA, GRAZIE ALLE LORO
ANTICHE RICCHEZZE CULTURALI E SPIRITUALI.
L’INCORAGGIAMENTO
DEL PAPA ALLE DELEGAZIONI DEI DUE PAESI,
RICEVUTE IN UDIENZA IN OCCASIONE DELLA FESTA
ORTODOSSA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Macedonia e Bulgaria, due Stati dell’Europa centro
orientale che guardano ai nuovi orizzonti comunitari del continente, forti del
loro impegno democratico, orientato alla pace, e della loro eredità cristiana.
La festa odierna dei Santi Cirillo e Metodio, secondo il calendario ortodosso,
ha portato a Roma due delegazioni di alto profilo delle due nazioni, entrambe
ricevute questa mattina in Vaticano da Giovanni Paolo II. Al nuovo presidente
macedone, Branko Crvenkovski, succeduto a Boris Trajkovski – morto in un
incidente aereo lo scorso 26 febbraio – il Papa ha riconosciuto l’impegno del
Paese balcanico nel voler seguire un “percorso di pace e di riconciliazione”.
“Il dialogo e la ricerca dell’armonia vi permetteranno di dedicare ogni risorsa
umana e spirituale al progresso materiale e morale del vostro popolo, in uno
spirito di collaborazione con i Paesi vicini”.
Anche con il presidente del
Parlamento bulgaro, Oghnjan Gerdjikov, il Pontefice ha sottolineato il “cammino
di libertà e democrazia” compiuto dalla Bulgaria, che ha permesso al Paese di
ritrovare il “suo posto sulla scena internazionale”. Giovanni Paolo II ha
voluto rivolgere anche un saluto particolare al Patriarca Massimo e ai membri
del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara. “Che l’esempio dei Santi
fratelli di Tessalonica – ha detto – sostenga gli sforzi di tutti per
riaffermare i valori spirituali che donano all’amato popolo bulgaro la sua identità
e la sua forza”.
Ai due Stati, che guardano
legittimamente verso l’Unione Europea, Giovanni Paolo II ha augurato di poter
vedere riconosciute le rispettive aspirazioni, di vedere un giorno i propri
cittadini divenire “membri di diritto dell’Unione Europea”. Ma ha anche
invitato entrambi ad essere “apportatori, grazie alle proprie ricchezze
culturali e spirituali” di un “contributo alla costruzione europea”.
**********
IL
MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II, LETTO DAL SUO VICARIO
CARDINALE
CAMILLO RUINI, PER I 100 ANNI DELLA SINAGOGA DI ROMA:
VOI
SIETE I “NOSTRI FRATELLI PREDILETTI NELLA FEDE DI ABRAMO”.
“L’INIMICIZIA
NON TRAVOLGA PIÙ NELL’ODIO … EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI”.
AI
NOSTRI MICROFONI IL RABBINO CAPO DI ROMA, RICCARDO DI SEGNI
“La pace per questa comunità è per tutti”. E’ con
commozione che il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni ha espresso la sua
gioia nella cerimonia-culmine delle celebrazioni per il centenario della
Sinagoga, che si è svolta ieri nella capitale. Esponenti politici,
rappresentanti della Chiesa cattolica, delle altre Chiese cristiane,
dell’Islam, si sono stretti, per l’anniversario, attorno alla comunità ebraica
romana, la più antica d’Europa. Sono intervenuti anche i due rabbini capo di
Israele. Il Papa, che non ha potuto essere presente personalmente, ha mandato
un messaggio letto dal cardinale vicario Camillo Ruini in cui esorta a
continuare a collaborare senza esitazioni sulle strade della pace. Tra i
presenti anche il cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione per i
rapporti con l’ebraismo. Il servizio di Debora Donnini.
*********
(musica)
Fra luci e canti di lode, l’entrata dei sette sefarim, i rotoli della Legge - avvolti
e adornati con preziose stoffe e argenti, e portati sulle spalle da sette giovani
- ha aperto la cerimonia commemorativa in un clima di grande partecipazione
come ci conferma il rabbino di capo di Roma, Riccardo Di Segni.
“Sono 100 anni di un percorso
molto difficile. Ma alla fine di questi 100 anni difficili siamo ancora qui,
vitali quanto mai. Questa è per noi una una grande soddisfazione e lo deve
essere per tutti quanti”.
Inaugurata il 28 luglio 1904, la Sinagoga non significò
solo la costruzione fisica di un Tempio, ma anche il risultato più evidente
dell’emancipazione degli ebrei romani dopo l’abolizione del ghetto nel 1870. Il
sodalizio con la società italiana e il contributo degli ebrei sono stati
sottolineati da Leone Paserman, presidente della comunità ebraica di Roma, che
ha anche ricordato il coraggio di tanti concittadini e l’intervento degli angloamericani, nel salvare dallo sterminio
gli ebrei. L’importanza della comunità ebraica di Roma per la storia
occidentale è stata richiamata dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, in un messaggio. Auguri anche dal sindaco Walter Veltroni.
(musica)
Nel messaggio letto dal cardinale Ruini, anche Giovanni
Paolo II ha espresso la sua “intima gioia” per l’anniversario che - scrive -
“non può non avere una risonanza del tutto speciale nel cuore del Papa”.
E i passi scritti in ebraico del suo discorso sembrano proprio confermare
questo sentimento. Un saluto particolare lo ha rivolto al rabbino emerito, Elio
Toaff, un saluto che ha fatto risuonare di applausi la sinagoga che, per la
prima volta nella storia, il Papa visitò nel 1986. Evento spesso ricordato con
gioia negli interventi, specialmente da uno dei due rabbini capo di Israele,
Yona Metzger, che lo definisce “simbolo della condanna dell’antisemitismo”, che
ha posto l’accento sul principio che ogni uomo viva la propria fede e sul
rispetto dell’uomo per l’immagine divina che porta tra di noi.
“Voi continuate ad essere il popolo primogenito
dell’alleanza”, “nostri fratelli prediletti”, scrive ancora il Pontefice,
sottolineando il legame fra la Sinagoga e la Chiesa e ricordando ancora che
“Gesù è ebreo, e lo è per sempre”. Quindi Giovanni Paolo II ha ripercorso la
strada compiuta: il Concilio Vaticano II, con la dichiarazione Nostra Aetate e la condanna
dell’antisemitismo in tutte le sue espressioni, la sua visita alla Sinagoga e
in Terra Santa, la richiesta di perdono della Chiesa per le responsabilità dei
suoi figli “in qualsiasi modo collegate con le piaghe dell’antigiudaismo”, così
come ha voluto ricordare i cristiani e i pronunciamenti ufficiali accanto
all’azione spesso nascosta della Sede Apostolica, in aiuto degli ebrei
perseguitati nel tempo della deportazione. Insieme si può fare molto, anche qui
a Roma e non solo in Israele, scrive, esprimendo preoccupazione per la Terra
Santa, “per il troppo sangue innocente versato da israeliani e palestinesi”. E
chiede a Dio che l’inimicizia non travolga più ebrei, cristiani e musulmani.
Sulla molta strada ancora da
percorrere, scrive: Dio “ci chiama a
collaborare senza esitazioni nel nostro mondo contemporaneo, lacerato da
scontri e inimicizie”. Poi ha proseguito, come sentiamo nel testo letto – lo
ricordiamo - dal cardinale Ruini:
“Se sapremo unire i nostri cuori e le nostre mani
per rispondere alla divina chiamata, la luce dell’Eterno si avvicinerà per
illuminare tutti i popoli mostrandoci le vie della pace, dello Shalom. Vorremmo
percorrerle con un solo cuore”
(musica)
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UN’OPERA
SOLIDALE PER AIUTARE LA ROMANIA, USCITA DAL GIOGO COMUNISTA,
A
RIORGANIZZARE LA SUA VITA SOCIALE ED ECONOMICA:
COSI’,
IL PAPA NEL MESSAGGIO AL CARDINALE FIORENZO ANGELINI,
IN
OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE
DI UN
NUOVO CENTRO SOCIO-SANITARIO NELLA CITTA’ ROMENA DI BACĂU
- A
cura di Alessandro Gisotti -
I cristiani rinnovino i “propositi
di solidarietà e generosa cooperazione” in Romania, nazione “ponte fra
l’Occidente e l’Oriente”. E’ l’esortazione di Giovanni Paolo II contenuta nel
messaggio al cardinale Fiorenzo Angelini, che oggi inaugura il Centro
socio-sanitario “Casa S. Volto di Gesù”, realizzato dalla Congregazione delle
Suore Benedettine Riparatrici del S. Volto di Nostro Signore Gesù Cristo nella
città romena di Bacău. Il Papa non manca di ricordare la sua visita in Romania,
nel 1999, sottolineando la calorosa accoglienza del Patriarca Teoctist e
l’abbraccio fraterno delle comunità cattoliche di rito bizantino e latino.
Quindi, si sofferma sull’importanza della nuova struttura assistenziale,
destinata ad accogliere persone anziani e inabili a cominciare dai sacerdoti.
L’iniziativa, rileva il Santo
Padre, costituisce “una concreta risposta al comandamento divino di amare Dio e
il prossimo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. Al
tempo stesso, aggiunge, il nuovo centro socio-sanitario “reca un solidale
apporto alle necessità del Paese, che uscito dal giogo comunista, sta
riorganizzando la sua vita economica e sociale”. Esprime, dunque, vivo
apprezzamento per questo significativo aiuto ai poveri, ai malati e agli anziani.
Un impegno, constata il Pontefice, che testimonia in maniera fattiva quella
“fantasia della carità” a cui ha invitato la Chiesa nella Lettera apostolica Novo
millennio ineunte.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattina il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza
Episcopale degli Stati Uniti d'America (Regione VII), in visita "ad
Limina".
Sempre oggi il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Dunedin, in Nuova Zelanda, presentata da mons.
Leonard Anthony Boyle, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto
Canonico. Gli succede il rev.do Colin Campbell, rettore del Seminario Nazionale
a Auckland. Il rev.do Colin Campbell, è nato il 22 settembre 1941 nella
diocesi di Dunedin ed è stato ordinato
sacerdote il 27 giugno 1966.
Infine il Papa, sempre per la Nuova
Zelanda, ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Wellington,
mons. John Atcherley Dew, finora vescovo titolare di Privata e ausiliare della
medesima arcidiocesi.
AL VIA
OGGI LA VISITA DEL CARDINALE WALTER KASPER A GERUSALEMME.
AL
CENTRO DEGLI INCONTRI CON LE AUTORITA’
POLITICHE
E RELIGIOSE DELLA REGIONE,
LA
SITUAZIONE DELLA COMUNITA’ CATTOLICA IN TERRA SANTA
-
Intervista con il porporato -
Prende il via oggi la visita a Gerusalemme del cardinale
Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità
dei Cristiani e della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo. Una
visita che durerà fino a venerdì 28 maggio e durante la quale il porporato
incontrerà varie autorità politiche e religiose. Al centro degli incontri tante
questioni, tra cui le crescenti difficoltà per la comunità cattolica di Terra
Santa, che costringono molti, soprattutto giovani, ad emigrare. C’è poi il
delicato problema del rilascio dei visti ai religiosi cattolici da parte delle
autorità israeliane. Ma quali sono in questo momento i rapporti tra cattolici
ed ebrei in Terra Santa? Philippa Hitchen lo ha chiesto allo stesso cardinale
Kasper:
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R. - La mia visita deve
incoraggiare questi rapporti. Abbiamo una buona commissione mista composta da
ebrei e cattolici in Israele. Vorrei riuscire a visitare ed incontrare i Grandi
Rabbini, il capo di Stato israeliano. Ci sono problemi politici, che riguardano
i visti e le proprietà cristiane. I giovani cristiani non hanno ancora una
grande speranza, e questo provoca una notevole emigrazione. Questo è un grande
danno, perché per molti secoli è stata presente una grande comunità di
cristiani in Terra Santa e se noi andiamo in Terra Santa non vorremmo essere
considerate soltanto pietre morte, ma vorremo essere delle pietre vive. Tutto
questo deve essere affrontato e discusso. Incontrerò anche i capi delle Chiese
e, in particolare, il Patriarca ortodosso ed il Patriarca ecumenico, perché in
questa difficile situazione è necessario che le Chiese collaborino per la pace
e per il bene del popolo ebraico ma anche del popolo palestinese. Soffrono molto
e noi siamo solidali con loro. Incontrerò, chiaramente anche la comunità
cattolica che si trova in una situazione difficile e ha bisogno di un forte
incoraggiamento e di un messaggio di speranza.
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ERRATA CORRIGE
Nell’edizione
del Radiogiornale di ieri domenica 23 maggio leggere correttamente a pag. 5:
“abbiamo riscoperto le radici ebraiche dei cristiani”.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo "Vorremmo percorrere con un solo cuore le vie della
pace": Giovanni Paolo II, in un Messaggio al Rabbino Capo di Roma, si
unisce "con intima gioia" alla Comunità ebraica in festa per celebrare
i cento anni del Tempio Maggiore.
Nelle
vaticane, al Regina Coeli, nella Giornata delle Comunicazioni Sociali, il Papa
ha sottolineato che i mezzi di comunicazione sociale devono essere sempre rispettosi
della verità e del bene comune.
Il
Messaggio del Santo Padre al Cardinale Fiorenzo Angelini per l'inaugurazione di
un Centro di assistenza sociale a Bacau, in Romania. I discorsi del Papa alla Delegazione
della Repubblica di Bulgaria e alla Delegazione della Repubblica di Macedonia.
Nelle
estere, in rilievo l'Iraq, dove non si fermano combattimenti ed attacchi suicidi.
L'intervento
della Santa Sede alla XXVII sessione della Conferenza Regionale della Fao per
l'Asia e il Pacifico:"Promuovere nuove forme di solidarietà nell'azione
contro la fame, il sottosviluppo e la povertà".
Nella
pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti in merito ad una mostra
- a Milano - dedicata al pittore fiammingo Van Dick.
Nelle pagine italiane, in primo
piano un articolo sul rimpatrio della salma di Fabrizio Quattrocchi.
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24 maggio 2004
LA
MARCIA DELLA PACE PER L’IRAQ AL SANTUARIO DELLA VERNA:
IL
COMUNE IMPEGNO DI CRISTIANI, EBREI E MUSULMANI ALLA SOLUZIONE DELLA CRISI,
PER
RESTITUIRE DIGNITA’ AL POPOLO IRACHENO
-
Intervista con l’arcivescovo Fernando Filoni -
Un
auspicio di pace per l’Iraq dal cuore della contemplazione francescana. Questa
sera, la piazza antistante il Santuario della Verna, in provincia di Arezzo,
sarà animata dalla folla di pellegrini – cristiani, ebrei e musulmani – che
avrà partecipato alla marcia della pace per l’Iraq, organizzata
dall’Associazione Rondine-Cittadella della Pace in collaborazione con i
francescani e i monaci camaldolesi.
La
marcia, che partirà alle 20 davanti al palazzo comunale di Chiusi della Verna,
sarà preceduta da un ponte radio con Ur dei Caldei, Baghdad e Gerusalemme –
curato tecnicamente dalla Radio Vaticana – che permetterà ai partecipanti alla
marcia di ascoltare le parole del cardinale Walter Kasper e del nunzio
apostolico in Iraq, l’arcivescovo Fernando Filoni.
L’iniziativa
è stata benedetta da Giovanni Paolo II e fa parte di un più ampio piano di pace
che prevede, tra l’altro, la sottoscrizione di un “impegno politico comune” da
parte di personalità di rilievo italiane ed europee. Ai nostri microfoni, il
nunzio mons. Filoni, ha voluto anticipare le parole che questa sera rivolgerà
ai pellegrini radunati alla Verna:
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R. – La mia vuole
essere solo una breve riflessione da Baghdad, proprio per associarmi a questa
iniziativa di pace che viene celebrata alla Verna. E vorrei partire con un
piccolo aneddoto. Questa mattina, mentre parlavo con alcuni visitatori, una
violenta esplosione interrompeva il nostro discorso. Il primo commento
dell’interlocutore, una persona semplice che chiedeva dove trovare medicine per
il figlio epilettico, è stato: “Ecco ora qualcun altro è morto!”. Ancora morti,
dunque. Ogni giorno morti. Ancora feriti, tutti i giorni. Quasi come una
malattia senza rimedio. Le violenze squassano quotidianamente questo corpo
infelice della società irachena. E a voi che siete riuniti alla Verna - luogo
caro a Francesco e al mistero della sofferenza di Cristo, riflessa nella sua
umanità - mi unisco con questa breve riflessione, con queste parole, ricordando
il testo biblico di Tobia: “Chi è amico di Dio ama la pace. Beati coloro che
gioiscono per la pace”. Il popolo iracheno ha bisogno di questa pace. Da troppi
anni conosce violenze e guerre, violazioni di diritti umani e violazioni. E
sappiamo che la pace non è solamente assenza di guerra: la pace è anche restituire
dignità ad ogni popolo, ricostruire rapporti di rispetto e di fiducia tra i
popoli, nutrire stima verso le altre culture, senza presunzione di superiorità.
Posso assicurare che la Chiesa irachena, anche se numericamente piccola,
desidera essere qui fermento di bene, tramite la sua testimonianza di
condivisione delle sofferenze e il suo operare senza distinzioni. A voi chiediamo
il sostegno morale e quello spirituale.
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RIUNIONE
OGGI AD ATENE PER METTERE
A
PUNTO LE STRATEGIE ANTITERRORISMO PER LE OLIMPIADI 2004
-
Intervista con Antonio Ferrari -
A
meno di tre mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Atene 2004, il prossimo 13
agosto, cresce l’impegno per garantire la sicurezza dei Giochi. Oggi nella
capitale greca sono riuniti i capi delle polizie e dei servizi d’informazione
dei 40 Paesi della Nato per mettere a punto opportune strategie antiterrorismo.
Ma c’è veramente il rischio che questo evento passi alla storia più per
l’emergenza attentati che per motivi agonistici? Risponde Antonio Ferrari,
inviato speciale e analista del Corriere della Sera, raggiunto telefonicamente
ad Atene da Giancarlo La Vella:
**********
R. – Purtroppo sì.
E’ chiaro che dopo l’11 settembre il rischio diventa sempre più alto. Dobbiamo
dire che la Grecia è un Paese anche abbastanza particolare in quanto ha ottimi
rapporti con tutti ma si sa che per il terrorismo non contano queste cose.
Un’azione clamorosa, tra l’altro, non sarebbe rivolta verso la Grecia ma contro
gli atleti dei Paesi che saranno ospiti. Atene non poteva immaginare, quando ha
vinto i Giochi sette anni fa, che si sarebbe trovata in questa situazione. Però
il terrorismo è oggi un’emergenza ed è quindi evidente che il primo problema
che hanno dovuto affrontare gli organizzatori, ancor più del completamento dei
siti che si stanno preparando – credo che non ci saranno alla fine quei ritardi
che si erano temuto – è il problema della sicurezza. La sicurezza è l’emergenza
numero uno.
D. - Già da tempo la
Grecia ha chiesto aiuto alla Nato?
R. – Ci sono due livelli
di richiesta di aiuto. La Grecia ha anzitutto chiesto la collaborazione ai
Paesi più esperti in materia di terrorismo, ai Paesi che avevano già ospitato
un’Olimpiade. Ovviamente ha chiesto poi aiuto e consigli tecnici sia ad
Israele, sia alla Russia. In una seconda fase, la Grecia proprio per prevenire
qualsiasi tipo di attacco ha poi chiesto l’aiuto della Nato. La Grecia ha
sempre detto di essere in grado di garantirsi da sola, ma l’emergenza è tale
che si è accettata la collaborazione di chi è più esperto o ha un’esperienza
più specifica in questo settore.
D. – Lo sport,
questa è la speranza di tutti, riuscirà come spesso è riuscito a far dialogare
laddove invece la politica non riesce?
R. – La Grecia punta
proprio su questo. Queste sono Olimpiadi molto particolari, perché tornano nel
luogo dove sono nate e visto che l’appello principale è proprio quello della
pace e della fratellanza fra i popoli, la Grecia punto su questo anche per
prevenire eventuali minacce terroristiche. La dichiarazione che ha aperto ufficialmente
la stagione dei Giochi con l’accensione della fiaccola era proprio questa.
Credo che in questo momento il mondo abbia bisogno soprattutto di un messaggio
di pace. Messaggio, questo, che la Grecia vuole lanciare.
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IL TE
DEUM DI DOMENICO BARTOLUCCI:
PRIMA
ESECUZIONE ASSOLUTA IERI SERA A ROMA NELLA CHIESA DEL GESU’
- Con
noi l’illustre compositore di musica sacra e il cardinale Sergio Sebastiani -
Trionfale accoglienza ieri sera
nella Chiesa del Gesù a Roma per il “Te Deum” di Domenico Bartolucci, a 87 anni
uno dei più illustri compositori di musica sacra oggi in Italia, prosecutore
dell’opera di Lorenzo Perosi e suo successore alla direzione della Cappella
Sistina. L’Orchestra e il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretti da
Christopher Franklin (solisti Rima Tawil, Robert Lee e Armando Ariostini) hanno
reso con possente solennità la grandiosa partitura, affiancata alla più lieve
Messa giovanile di Schubert in sol maggiore. Il concerto è stato ripreso dalla
Radio Vaticana, che lo metterà in onda prossimamente nella trasmissione
“Scrigno musicale”, per lo spazio domenicale delle 19.00 dedicato alla musica
sacra. Servizio di A.V..
**********
(musica)
Un Te Deum sinfonico
corale, fresco di scrittura, una prima esecuzione assoluta, eppure al
compimento dei suoi 50 anni. Domenico Bartolucci ne concepì infatti la prima
versione nel 1954, per l’Anno Santo mariano indetto da Papa Pio XII.
R. - Volle un Te
Deum grandioso, e si cantò in Santa Maria Maggiore con l’organo naturalmente,
alternato al popolo. Poi, cambiando i tempi, non si è cantato più in maniera
così grandiosa. E’ più semplice. Quindi ho deciso di usare la grande orchestra
per fare il concerto.
D. - Cosa
rappresenta questo Te Deum per il compositore e per il credente Bartolucci?
R. – Questo inno a Dio di
ringraziamento della Chiesa, idealmente, questo grido di lode a Dio, allestito
con questa grande orchestra, certo prende un aspetto più monumentale.
La musica è vocazione e
professione di fede per il maestro, che negli anni del Concilio Vaticano II si
è battuto affinché la riforma liturgica non prendesse un indirizzo ostile nei
confronti della musica sacra di estrazione colta: la tradizione polifonica
palestriniana e il canto gregoriano in latino.
R. – La musica ormai
in Chiesa, a meno che non ci sia un ripensamento, è finita. Dispiace, perché di
fatto l’arte a cui è legata la Chiesa, è la musica. La musica è nata in Chiesa,
è cresciuta in Chiesa, si è fatta adulta in Chiesa ed è poi diventata quello
che è in Occidente: la grande musica sinfonica e operistica. Ma è stata
abbandonata. Chissà perché. Si è perso molto in densità, in religiosità. Prima
il popolo che ascoltava era imbevuto di questo, tornava a casa pieno di anima,
pieno di sentimento.
Propugna un ritorno alla musica
sacra in Chiesa anche il cardinale Sebastiani, presidente onorario della
Fondazione Bartolucci.
R. – Oggi, nella liturgia moderna,
la musica sacra non c’è più. Questa è la mia opinione, umilissima, ma
fermissima. Ora, bisogna essere artisti per fare della buona musica, ma bisogna
sentire il sacro, e nella musica del maestro Bartolucci io sento che c’è
veramente il sacro. Questo maestro sente molto la musica, è un artista, ma è un
artista della musica sacra.
Poi un ricordo personale del maestro,
il primo commovente incontro attraverso le sue note alte e ispirate.
R. – Io ho conosciuto il maestro
Bartolucci quando ero seminarista. Accanto alla mia cameretta, infatti, c’era
il maestro Bartolucci. Spesso, di notte, mi svegliavo e come sentivo della
musica celestiale, era il maestro che stava componendo i suoi oratori.
(musica)
**********
Un’ulteriore occasione di incontro
con la musica sacra di Domenico Bartolucci avrà luogo il 1° giugno prossimo,
sempre presso la Chiesa del Gesù, con l’Oratorio “La Passione. Le sette parole
di Cristo”, eseguito dall’Orchestra sinfonica di Pesaro, diretta dallo stesso
autore.
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24 maggio 2004
CRISTIANI E MUSULMANI INSIEME CONTRO IL
TERRORISMO.
E’ L’APPELLO LANCIATO DAL
PATRIARCA ARMENO, ARAM I KESHICHIAN ,
NEL CORSO DEL SECONDO CONGRESSO
SUL “DIALOGO INTERNAZIONALE IRANO-ARMENO”
TENUTOSI A BEIRUT
BEIRUT.= Combattere la violenza ed il terrorismo sono le priorità
assolute per qualsiasi cooperazione tra cristianesimo e islam. Lo ha affermato
il Patriarca armeno, Aram I Keshichian, in occasione del secondo Congresso sul
“Dialogo internazionale irano-armeno”, conclusosi sabato scorso a Beirut, in
Libano. Il Patriarca, sottolineando come la religione costituisca “la via verso la
cooperazione e la fiducia reciproca fra i popoli”, ha inoltre lodato il ruolo
della comunità cristiana in Iran e i rapporti di convivenza, ormai storici, fra
armeni cristiani e iraniani musulmani. Non bisogna sfruttare la religione
per fini diversi dalla teologia, ha poi aggiunto il Patriarca rimarcando che
“le necessità del mondo contemporaneo impongono alle religioni di superare le
differenze teologiche concentrandosi sui valori spirituali, etici e sociali”.
Al congresso hanno partecipato, tra gli altri, universitari ed accademici di
Teheran, membri dell’organo per il dialogo religioso in Iran, e diversi
esponenti religiosi e laici. (A.L.)
DALL’ULTIMO RAPPORTO CARITAS SULL’IMMIGRAZIONE IN
ITALIA,
EMERGONO DUE LINEE DI
TENDENZA: LA PROGRESSIVA CRESCITA DEI CRISTIANI,
E IN PARTICOLARE DEGLI
ORTODOSSI,
E L’ARRIVO DI MUSULMANI DI
ANTICO INSEDIAMENTO EUROPEO
ROMA. = Dei due milioni e
mezzo di immigrati in Italia con regolare permesso di soggiorno i cristiani
sono oltre 1.281.000 e raggiungono per la prima volta la metà del totale. I
musulmani sono circa 824.000 e i fedeli di religioni orientali quasi 110.000.
Sono alcuni dei dati emersi dal dossier statistico sull’Immigrazione curato
dalla Caritas italiana, dalla Fondazione Migrantes e dalla Caritas diocesana di
Roma. Questi riferimenti statistici – ha affermato mons. Vittorio Nozza,
direttore di Caritas Italiana – costituiscono un invito a valorizzare la
dimensione religiosa e il retroterra spirituale del proprio continente per poter
essere meglio preparati al dialogo interreligioso e ad accogliere la freschezza dell’esperienza di
fede delle giovani Chiese. Per mons. Guerino Di Tora, direttore della
Caritas diocesana di Roma “bisogna superare un’accoglienza superficiale degli
immigrati cristiani e tenere conto sia dei cattolici che provengono dall’Est
Europa che degli ortodossi”. La medesima insistenza sulla necessità del dialogo
è espressa anche da padre Bruno Mioli della Fondazione Migrantes, che invita a
non sottovalutare differenze e difficoltà. Sul complesso fenomeno
dell’immigrazione, parlando ai partecipanti all’Assemblea plenaria del
Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il Papa
ha recentemente sottolineato come “i processi di mondializzazione non solo
chiamano la Chiesa al dialogo interculturale, ma anche a quello interreligioso”.
“Infatti – ha affermato Giovanni Paolo II - l’umanità del terzo millennio ha
urgente bisogno di ritrovare comuni valori spirituali, su cui fondare il
progetto di una società degna dell’uomo”. (A.L.)
SULLA DRAMMATICA DIFFUSIONE
DELLA MALATTIA NEL PAESE AFRICANO
ADDIS
ABEBA. = “Se continuano gli attuali ritmi esponenziali di crescita della diffusione
dell’Aids, l’Etiopia rischia di precipitare sempre più velocemente verso il
baratro”. E’ quanto ha dichiarato Stephen Lewis, rappresentante speciale del segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, nel corso di un incontro con i giornalisti
avvenuto ieri sera ad Addis Abeba. Nel Paese africano si registrano, ogni
giorno, almeno 1.000 nuovi casi di Aids e circa il 6,6 per cento della
popolazione, quasi tre milioni di persone, risulta sieropositiva. Questi
drammatici dati pongono l’Etiopia tra gli Stati con il più alto numero di contagiati
al mondo, dopo Sudafrica, India e Nigeria. La malattia è, inoltre, fortemente
concentrata soprattutto nella capitale, Addis Abeba, dove sono moltissimi gli
adolescenti sieropositivi. Delineando questo tragico scenario, Lewis ha anche
evidenziato la cattiva gestione, da parte delle autorità locali, dei fondi
erogati dagli organismi internazionali per combattere l’emergenza. (A.L.)
RICORDATA IERI CON DIVERSE
MANIFESTAZIONI COMMEMORATIVE,
LA FIGURA DEL
MAGISTRATO GIOVANNI FALCONE, RIMASTO UCCISO DODICI ANNI FA
A CAPACI IN
UN AGGUATO DI MAFIA INSIEME ALLA MOGLIE E A TRE AGENTI DI SCORTA
- A cura di Alessandra
Zaffiro -
**********
PALERMO. = Dodici anni dopo la strage di Capaci in cui
persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e
gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montanari, sul
luogo in cui i boss di Cosa Nostra fecero esplodere il tritolo, ora sorge una
coppia di stele alte 20 metri, scoperte ieri mattina dal presidente del Senato
italiano, Marcello Pera. La cerimonia sull’autostrada Mazara-Palermo ,che si è
svolta alla presenza dei familiari delle vittime e delle maggiori autorità
civili e militari del Paese, è stata simbolicamente la più rappresentativa fra
le tante manifestazioni promosse per ricordare le vittime del 23 maggio del
‘92. “Questi monumenti - ha detto Maria Falcone, sorella del giudice
assassinato dalla mafia – sono un segno dello Stato, e ogni volta che passo da
qui prego per Giovanni. Anche questo è un modo per ricordare le vittime”. La
giornata commemorativa ha avuto inizio ieri mattina all’aula bunker del carcere
dell’Ucciardone di Palermo, dove gli studenti delle scuole siciliane hanno
raccontato la storia di Giovanni Falcone. Un’occasione in cui i più piccini
hanno potuto avvicinare gli amministratori della giustizia locale. Un bambino
ha consegnato al procuratore capo di Palermo, Pietro Grasso, un bigliettino colorato
in cui era scritto: “Lavorate ancora, perché in Sicilia vogliamo la legalità e
la pace, e non la mafia”.
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SENSIBILIZZARE L’OPINIONE
PUBBLICA SUL FENOMENO DEI MINORI SCOMPARSI.
E’
L’OBIETTIVO DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI BAMBINI SCOMPARSI,
CHE
PER LA PRIMA VOLTA SI CELEBRA DOMANI IN ITALIA
BOLOGNA.
= Il dramma della pedofilia e della prostituzione, l’orrore della guerra e il
mercato degli organi. Sono alcune delle tragiche realtà, di cui sono vittime
molti bambini africani, denunciate da padre Benito Fusco, del segretariato missioni,
giustizia e pace dei Servi di Maria. Il sacerdote ha anche sottolineato come
alcune case farmaceutiche e cliniche mediche abbiano promesso di distribuire
gratuitamente, in diversi Stati africani, medicinali non ancora sperimentati e
autorizzati in Occidente. In Africa – ha aggiunto padre Fusco – è inoltre
consentita la sperimentazione farmacologia sugli uomini e questo potrebbe avere
qualche legame con la sparizione dei minori. L’accorata denuncia avviene alla
vigilia della Giornata internazionale dei bambini scomparsi, che per la prima
volta verrà celebrata, domani, in Italia. L’obiettivo della Giornata – ha detto
il presidente dell’Associazione bolognese ‘Aurora’, organizzazione che dovrebbe
prossimamente gestire il Centro nazionale per i minori scomparsi - è quello di
sensibilizzare l’opinione pubblica su questo drammatico fenomeno dando un sostegno,
a livello internazionale, a quanti bambini hanno vissuto tali terribili
esperienze. Il problema della scomparsa dei minori è una triste realtà non solo
in diversi Paesi del Sud del mondo, ma anche in Stati ricchi come l’Italia dove
ogni anno spariscono oltre 3000 bambini. (A.L.)
SULLA BEATA VERGINE MARIA E L’EUCARISTIA SI APRE
OGGI A CIVITAVECCHIA
IL XVI COLLOQUIO INTERNAZIONALE DI MARIOLOGIA
CIVITAVECCHIA. = La beata Vergine Maria e l’Eucaristia. E’
questo il tema del XVI colloquio
internazionale di Mariologia che si tiene a partire da oggi pomeriggio, fino a
mercoledì prossimo, a Civitavecchia e a Tarquinia. L’incontro, che si svolge
alla fine dell’anno eucaristico-mariano della diocesi laziale, è stato organizzato
in occasione del 30.mo anniversario dell’esortazione apostolica “Marialis
cultus”, nella quale Papa Paolo VI ha sintetizzato la teologia sulla
Vergine Maria ponendo le basi per l’enciclica “Redemptoris Mater” di
Giovanni Paolo II. A questa iniziativa partecipano, tra gli altri, diversi
teologi appartenenti a varie confessioni cristiane e il vescovo di Tarquinia –
Civitavecchia, mons. Girolamo Grillo, di cui quest’anno ricorre il 25.mo
anniversario di ordinazione episcopale. (A.L.)
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24 maggio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
In Iraq tre persone, tra cui un
bambino, sono state uccise da una bomba esplosa nella parte orientale di
Baghdad, mentre altre 4 sono rimaste uccise da un'autobomba a 500 metri
dall'ingresso della cosiddetta 'zona
verde', fuori la capitale, dove si
trovano l'amministrazione provvisoria irachena e il quartier generale della
coalizione. Si aggiungono alle vittime
della notte: diciotto iracheni uccisi e ed altri 12 feriti negli scontri tra
miliziani e truppe americane nel quartiere sciita Sadr city. Inoltre, è giunta
notizia della morte di due stranieri, uccisi nel centro di Baghdad e di un
altro rimasto ferito. L’auto su cui viaggiavano è stata distrutta da una
granata.
Il
ministero della sanità iracheno fa sapere che dall'inizio degli scontri tra i
miliziani sciiti e le forze della coalizione, il 5 aprile, oltre mille iracheni
sono stati uccisi. Mentre un’inchiesta dell’agenzia Ap, relativa al primo anno
dalla fine della guerra, sono oltre 5.500 gli iracheni uccisi a Baghdad e in tre province limitrofe.
Intanto all’aeroporto di Ciampino i familiari di Fabrizio Quattrocchi
attendono la salma del giovane ucciso
il 14 aprile scorso. E il pensiero va
agli altri tre presi in ostaggio con lui e alla speranza di ottenerne la
liberazione. A questo proposito
ascoltiamo quanto riferisce da Baghdad Barbara Schiavulli dopo aver parlato con
un portavoce degli Ulema sunniti:
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Tramite un portavoce gli Ulema
di Baghad lanciano un messaggio tra le righe: via il governo italiano dalle
trattative, vorremmo avere a che fare con il Vaticano per quanto riguarda gli
ostaggi italiani.Dicono di non saper nulla e affermano di lanciare appelli attraverso
la televisione araba Al Jazeera, sperando nella loro liberazione. E’ quanto
riferisce uno dei portavoce del Consiglio degli Ulema che si chiama Musannna
Aref Suleyman. Il Consiglio ha avuto una parte importante nelle trattative per
la restituzione del corpo di Fabrizio Quattrocchi, ucciso il 14 aprile scorso.
Non hanno voglia di parlare ma un messaggio arriva chiaramente: il problema
degli ostaggi italiani è che sono stati trovati armati; tutti gli altri
giornalisti ed appartenenti ad associazioni umanitari sono stati liberati.
“Siamo lieti di aver a che fare con la Croce Rossa, che ringraziamo per l’aiuto
che offre alla nostra gente - spiega Suleyman - ma non ci piace il vostro
governo che fa parte della coalizione. Preferiamo avere a che fare con gente di
fede, il Vaticano sappia che apprezziamo i loro sforzi per la pace”.
Barbara Schiavulli, da Baghdad,
per la Radio Vaticana.
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Nelle prossime ore gli Stati
Uniti e la Gran Bretagna presenteranno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu un
progetto di risoluzione sul trasferimento dei poteri in Iraq. La presentazione del documento al Palazzo di vetro, in
vista del trasferimento il 30 giugno del potere ad un governo iracheno
provvisorio, che dovrà gestire l'organizzazione delle elezioni, precederà di
alcune ore un discorso del presidente americano, Bush, dedicato alle prossime
iniziative sulla situazione in Iraq. Il cancelliere tedesco Schroeder ha
sottolineato l'interesse della Germania a partecipare alla stesura di una nuova
risoluzione dell'Onu sull'Iraq, sottolineando, però, l'importanza di un trasferimento
effettivo di poteri e sovranità agli iracheni.
Due palestinesi sono stati uccisi oggi in scontri a fuoco con soldati
israeliani a Nablus, in Cisgiordania. Per quanto riguarda, invece, la striscia
di Gaza, un portavoce militare israeliano
ha confermato che le truppe hanno cessato l'assedio del quartiere di Tel
Sultan, a Rafah, ma al tempo stesso ha precisato che si tratta solo di un ''diverso spiegamento'' delle
truppe. In un altro quartiere, denominato Brasil, continuano le operazioni militari e, secondo fonti locali,
le demolizioni di case. L'operazione denominata Arcobaleno è stata
lanciata dall'esercito la scorsa
settimana.
Il presidente egiziano,
Hosni Mubarak, ha anticipato ieri il
suo rientro al Cairo e non ha atteso le
conclusioni formali del vertice della Lega Araba a Tunisi per protestare contro
il rifiuto degli altri Paesi arabi a includere nel documento finale l'idea di
un meccanismo strutturato di dialogo
con l'Occidente sul problema delle
riforme democratiche nel mondo arabo. Secondo la stampa, Mubarak ha
cercato di convincere i suoi colleghi sull'importanza di definire un quadro di
dialogo con gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali sulla questione delle
riforme. Nonostante che molti condividessero il suo punto di vista, il presidente tunisino del vertice ha deciso
di stralciare dal documento finale la
formula proposta dall'Egitto.
È stato eletto ieri al primo
turno, con 604 voti, il nono presidente della Germania, Horst Koehler. Nato in
Polonia, 61 anni, sposato e con due figli, Koehler è stato vice ministro delle
Finanze nel governo del cancelliere Helmut Kohl, ed ha ricoperto l’incarico di
presidente del Fondo monetario internazionale. Il 1 luglio si insedierà al
Castello di Bellevue, sede della presidenza della Repubblica, per assumere il
suo mandato quinquennale.
Il nuovo
presidente del Malawi, Bingu wa Mathurika, ha prestato giuramento oggi il
giorno dopo l’annuncio della sua rielezione che però viene contestata. La gente è scesa in piazza denunciando poca
trasparenza nelle consultazioni che si sono svolte il 20 maggio. In numerosi
quartieri della città di Blantyre, gli oppositori hanno bloccato strade principali
di accesso e incendiato alcune sedi governative.
Scende il bilancio delle
vittime, aumenta il livello delle polemiche in Francia dopo il tragico crollo
di una volta del terminal 2E dell'aeroporto parigino di Charles de Gaulle. I
morti, secondo il presidente della società Aeroports de Paris, sono quattro e
non sei o cinque, come detto ieri. Sul cantiere hanno lavorato negli ultimi
tempi 400 persone, per un costo di 750 milioni di euro. A ufficializzare il numero dei morti,
inferiore a quanto annunciato ieri, è stato Frederic Monard, il comandante
delle operazioni di soccorso dei pompieri, che stamane ha ricevuto il primo
ministro Jean-Pierre Raffarin. Questi si è fermato una ventina di minuti sul
luogo del disastro al terminal 2E.
L'Opec, che produce oltre un
terzo del greggio mondiale, ha rinviato al 3 giugno una decisione sulla
proposta dell'Arabia Saudita per un
aumento delle quote di produzione di 2 milioni di barili. Da parte sua, il presidente dell'Opec ha sottolineato che
vorrebbe un aumento di produzione di greggio abbastanza per ottenere un
“impatto reale'' sui prezzi petroliferi.
E’ quanto è emerso ad Amsterdam, dove si conclude oggi un forum di tre
giorni che riunisce Paesi produttori e
consumatori di greggio.
Portare avanti il dialogo per risolvere tutte le
questioni ancora in sospeso tra India e Pakistan, compreso il problema del
Kashmir. Questo il contenuto della telefonata tra il presidente pakistano
Musharraf e il neo premier indiano Singh, avvenuta ieri subito dopo un
attentato che in Kashmir ha provocato almeno 30 morti. Il servizio di Maria
Grazia Coggiola:
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In una telefonata di venti
minuti il presidente pakistano, Pervez Musharraf, si è congratulato con il neo
primo ministro indiano, Manmohan Singh, a capo di una coalizione guidata dal
Congresso che si è insediata sabato scorso. E’ stata un’occasione anche per parlare
del nodo principale che separa i due Paesi: la questione del Kashmir. Ieri,
primo giorno del governo, un bus che trasportava soldati indiani da Srinagar a
Jammu è esploso su una mina piazzata probabilmente dai separatisti kashmiri:
oltre trenta i morti. E’ l’attentato più grave da quando, l’anno scorso, è
iniziato il disgelo con Islamabad. L’India continua ad accusare il Pakistan di
favorire l’infiltrazione di militanti islamici in territorio kashmiro, ma a
differenza del passato la strage non ha provocato un irrigidimento dei
rapporti. Secondo un portavoce di Islamabad, Singh e Musharraf hanno reiterato
il loro impegno per riappacificare la regione e favorire lo sviluppo delle
relazioni economiche e commerciali tra i loro Paesi. Domani, tra l’altro, era
previsto a New Delhi un round di colloqui ministeriali sulla distensione
nucleare ma il nuovo governo ha preferito far slittare l’argomento a nuova
data.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Un atto di ''una violenza
assurda''. Così il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha
definito l'attacco subito ieri in Afghanistan dai soldati della Forza internazionale
di assistenza per la sicurezza (Isaf) nel corso del quale è stato ucciso un
soldato norvegese. Esprimendo le
condoglianze alla famiglia delle vittima e alle autorità norvegesi, il
segretario della Nato ha ricordato che la presenza dei soldati della Nato in
Afghanistan fa parte del contributo della comunità internazionale per
ristabilire la pace nel paese dopo un lungo periodo di conflitto e di brutale regime
dei Talebani.
Il primo ministro sudcoreano Goh
Kun, che aveva sostituito come capo di stato provvisorio il presidente Roh Moo
Hyun dalla sua messa in stato di accus approvata dal parlamento il 12 marzo
scorso fino al reinsediamento sancito dalla corte suprema il 14 maggio, ha
presentato oggi le dimissioni. Protagonista di una lunga carriera prima
burocratica poi politica, Goh, 66 anni, aveva da tempo preannunciato le
dimissioni dall'incarico. Nominato premier subito dopo l'ascesa al potere di
Roh nel febbraio 2003, Goh ha guadagnato il plauso dei partiti di governo e di
opposizione e dell' opinione pubblica per l'equilibrio e l'efficienza
dimostrata nel difficile periodo di impeachment del capo dello stato e nella gestione
delle elezioni politiche tenutesi il 15 aprile scorso.
Nella Romania sudorientale
almeno 17 persone, tra cui soccorritori
e giornalisti, sono morte e numerose altre
sono rimaste ferite nell'esplosione di un camion carico di prodotti a base di ammoniaca. Il camion si è
rovesciato ed incendiato a Mihailesti, 70
chilometri da Bucarest. Mentre i vigili del fuoco stavano cercando di spegnere le fiamme e una troupe
televisiva filmava le operazioni, il
camion è esploso. La deflagrazione ha aperto un cratere di 10 metri di profondità ed ha danneggiato una ventina di
case.
La maggioranza dei russi,
degli ucraini e dei bielorussi è
favorevole a rapporti sempre più
stretti tra i loro tre Paesi, convinta di poterne ricavare solo benefici. E' quanto emerge da un sondaggio
reso noto oggi all'apertura a Yalta del vertice sullo 'spazio economico comune'
(Ces) tra i presidenti di Russia,
Ucraina, Bielorussia e Khazakstan.
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