RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 144 - Testo della trasmissione di domenica 23 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Stamane nel Santuario di Mariazell, in Austria, si è concluso
il Pellegrinaggio dei Popoli
CHIESA E SOCIETA’:
Promossa
dal 6 al 13 giugno prossimo dell’arcidiocesi di Lima, in Perù, la settimana
eucaristica.
Uno
speciale sulla pentecoste on line
In Iraq oltre 30 le vittime per i recenti scontri,
a Kufa e a Najaf, tra i miliziani e le truppe americane
In India, dove ieri ha giurato il nuovo premier, un
sanguinoso attentato ha devastato oggi il Kashmir, causando la morte di almeno
26 soldati indiani.
23
maggio 2004
I
MEDIA IN FAMIGLIA: USARLI CON SAPIENZA E PRUDENZA.
L’AMMONIMENTO DI GIOVANNI PAOLO II AL
REGINA COELI,
NELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLE
COMUNICAZIONI SOCIALI
“I media in famiglia: un rischio e una ricchezza”: ne ha
parlato oggi il Papa al Regina Coeli, in occasione dell’odierna Giornata
mondiale delle comunicazioni sociali, dedicata proprio a questo tema di grande
attualità, che interpella la coscienza degli adulti e richiama la
responsabilità delle istituzioni. La pioggia battente di questa domenica
primaverile non ha scoraggiato decine di
migliaia di fedeli, che hanno affollato la piazza San Pietro per
ascoltare la parola del Santo Padre. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Bisogna
“imparare ad usarli con sapienza e prudenza”, i media in famiglia - ha
raccomandato Giovanni Paolo II – che sono “un rischio e una ricchezza”. Sì
perché grazie alla moderne tecnologie “molti nuclei familiari possono accedere direttamente alle vaste
risorse della comunicazione e dell’informazione, e trarne occasione di
educazione, di arricchimento culturale e di crescita spirituale.” Ma attenzione
– ha aggiunto il Santo Padre - perché “i mezzi di comunicazione possono….
arrecare grave danno alla famiglia, quando presentano una visione inadeguata o
persino distorta della vita, della famiglia stessa, della religione e della
morale.”. Da qui il severo richiamo del Papa a servirsi dei media con
intelligenza e coscienza.
“E’ un dovere
che concerne anzitutto i genitori, responsabili di un’educazione sana ed
equilibrata dei figli. E’ compito che investe, altresì, le istituzioni
pubbliche, chiamate ad attuare procedure di regolamentazione atte ad assicurare
che i mezzi di comunicazione sociale siano sempre rispettosi della verità e del
bene comune.”
Poi l’incoraggiamento di Giovanni Paolo II a chi lavora
nei media, per sollecitarne “l’impegno a favore dell’autentico progresso
dell’umanità.”
“Agli operatori di questo vasto settore la Chiesa guarda
con attenzione e simpatia e desidera instaurare con loro un dialogo franco e
aperto”
Giovanni Paolo II ha reso quindi omaggio all’odierna festa
dell’Ascensione del Signore, che ricorre oggi in Italia e in altri Paesi, e
“che rivela – ha spiegato - come l’umanità, assunta e redenta da Cristo, sia
stata… elevata alla piena comunione con Dio.” Poi dopo la preghiera del Regina
Caeli, il pensiero del Papa è andato ad Assisi dove stamane si è svolta la
celebrazione conclusiva del 750mo anniversario della consacrazione della
Basilica di San Francesco.
“Mi unisco alla comune preghiera
per invocare l’intercessione del Santo Patrono d’Italia sull’intera Nazione,
affinché possa guardare avanti a un futuro di speranza, aperto alla concordia e
alla solidarietà.
Infine un invito, rivolto a tutti i fedeli, in particolare
agli aderenti ai Movimenti di Rinnovamento dello Spirito, a partecipare sabato
prossimo, vigilia della grande solennità della Pentecoste, alla solenne
celebrazione dei Vespri, che il Papa presiederà alle ore 18 nella Basilica di
San Pietro.
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OGGI
LA 38.MA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI:
IL
PAPA ALLE FAMIGLIE:
FATE
SENTIRE LA VOSTRA VOCE SUI PROGRAMMI, LA POSTA IN
GIOCO E’ ALTA
-
Intervista con mons. Renato Boccardo -
I mass media devono sempre “ispirarsi al criterio etico
del rispetto della verità e della dignità della persona”. E’ quanto afferma il
Papa nel suo messaggio per l’odierna Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali che si celebra sul tema “I media in famiglia: un rischio e una
ricchezza”. “La posta in gioco è alta – scrive Giovanni Paolo II – perché ogni
attacco al valore fondamentale della famiglia è un attacco al bene autentico
dell’umanità”. Il Papa chiede quindi ai genitori di formare i figli “sull’uso
moderato, critico, vigile e prudente” dei mass media e alle famiglie di far
sentire la loro voce su “ciò che a loro piace e ciò che non gradiscono”.
Ma dunque, qual è il rischio e quale la ricchezza dei
media? Giovanni Peduto lo ha chiesto al vescovo Renato Boccardo, segretario del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.
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R. – Il rischio è la superficialità. I media possono
togliere la profondità nella comunicazione all’interno della famiglia. La
ricchezza è riposta nella facilità e immediatezza della stessa comunicazione,
quando è bene usata.
D. – Qual è il cuore del messaggio del Papa per questa
Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali?
R. – La famiglia. E’ posta al centro e verso la famiglia
converge l’attenzione della società civile e della società ecclesiale. La
famiglia come luogo e artefice della comunicazione.
D. – In tanti denunciano i mali dei mass media e la Tv
spazzatura, eppure cambia poco. Ma le famiglie sono davvero inermi?
R. – Inermi, forse, no. Direi però che potrebbero far
sentire di più la loro voce a livello
dei contenuti, sul piano dell’intensità, della verità e della bellezza dei
programmi.
D. – Se lei potesse fare qualcosa, per esempio per la TV,
che cosa cambierebbe subito?
R. – Io cambierei i programmi di varietà e i talk show che
conducono sempre di più alla superficialità. Poco a poco non dico che
impediscono ma rendono difficile la riflessione e l’approfondimento.
D. – Vuole lanciare un appello agli operatori delle
comunicazioni sociali?
R. – Lavoriamo insieme! Io credo che tutti possiamo essere
al servizio della società, dell’uomo e della donna del nostro tempo, per
rendere la vita più bella. Possiamo fare insieme qualche cosa per la gente del
nostro tempo.
D. – La Chiesa non le sembra un po’ in ritardo nel campo
dei media?
R. – Talvolta si può avere questa impressione. Mi sembra, però,
che non possiamo dimenticare il grande sforzo che è stato fatto in questi
decenni per essere presenti in questo mondo che corre sempre di più. Certo, si
può fare di più e la Giornata mondiale delle comunicazioni è un’occasione non
solo per la riflessione ma anche per nuove iniziative.
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OGGI AD ASSISI CHIUSURA DELLE CELEBRAZIONI
PER IL 750.MO ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE
DELLA BASILICA
DI SAN FRANCESCO, PATRONO
D’ITALIA
- Intervista con padre Enzo Fortunato -
Da sempre un faro spirituale per
l’umanità: così i frati francescani di Assisi definiscono la Basilica di san
Francesco che in questi giorni festeggia il 750.mo anniversario della sua consacrazione, avvenuta nel maggio 1253
sotto Papa Innocenzo IV. Per l’occasione dopo il concerto di ieri,
“L'infinitamente piccolo” di Angelo Branduardi, oggi, a conclusione dei
festeggiamenti, la Santa Messa presieduta dall’inviato speciale del Santo
Padre, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i
Vescovi. Il porporato nella sua omelia ha sottolineato l’attualità del
messaggio di San Francesco, che “continua ad irradiarci in una società come
quella odierna aggredita da terrorismo, guerra e violazione dei diritti umani”.
Nella Basilica, gremita di
fedeli e di numerose autorità politiche ed istituzionali, il cardinale Re ha
ribadito che “l’ideale d’amore vissuto da Francesco ripropone alle singole
persone e ai popoli la necessità di un genuino dialogo nella verità e nella
giustizia”. Intanto, è all’esame del Parlamento italiano, il riconoscimento del
4 ottobre, San Francesco, quale giorno festivo. Ma sul significato di questo
anniversario, Paolo Ondarza ha intervistato padre Enzo Fortunato, portavoce del
Sacro Convento d'Assisi:
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R. – Il significato di questa
celebrazione è ancora dato dall’universalità della Basilica di San Francesco.
Qui vengono giovani provenienti da diverse nazioni, qui vengono pellegrini da
tutto le parti del mondo. Francesco è stata la persona che si è accostato ad
ogni uomo; non ha mai escluso nessuno dal suo giro di amicizie, anzi si è
addirittura avvicinato agli ultimi, ai peccatori, a coloro che la società
rifiutava come i lebbrosi. La gente si avvicina a Francesco perché si sente
accolta.
D. – La Basilica di San
Francesco è stata scelta, per ben due volte, per l’incontro…
R. – Sì, ci sono stati questi due incontri, che dicono
come le altre religioni guardano ad Assisi con simpatia. Il motivo per il quale
il Santo Padre ha scelto Assisi è dato dall’aspetto che abbiamo sottolineato.
Vorrei, inoltre, ricordare che Giovanni Paolo II non è venuto solo due volte.
Assisi è stata la città che il Papa ha visitato più di ogni altra città nel suo
lungo Pontificato. E’ stato infatti ad Assisi per ben sei volte. Ricorderemo
tutti quella visita lampo, a pochi giorni dalla sua elezione; poi con i vescovi
italiani per l’800.mo della morte di San Francesco; è poi venuto per pregare
per la pace in Bosnia-Erzegovina; nell’86, quando imperversava la guerra fredda
tra le due superpotenze; poi ancora dopo i tragici eventi dell’11 settembre; ed
infine subito dopo il terremoto per venire a consolare e a lenire il dolore non
soltanto della nostra comunità ma delle popolazioni delle Marche e dell’Umbria.
E tutto questo esprimendo sempre a chiare note i contenuti dello spirito di
Assisi, di dialogo e di incontro.
D. – Potremmo anche ricordare la
Basilica di San Francesco come l’esempio di rinascita. Ricordiamo il terremoto
che ne danneggiò un così grande tesoro, da un punto di vista artistico, ma che
soprattutto costò la vita ad alcuni uomini?
R. – Sì, due frati e due
tecnici. Può significare che non dobbiamo mai perdere di vista la speranza; ma
ci dice anche che per ogni momento di dolore c’è sempre, coltivando la
speranza, una via di uscita.
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CERIMONIA
PUBBLICA, NEL POMERIGGIO A ROMA,
PER I
100 ANNI DEL TEMPIO MAGGIORE EBRAICO, CUI PARTERCIPERA’
IN
RAPPRESENTANZA DEL PAPA IL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI
- Con
noi il cardinale Walter Kasper -
Nel Centenario della Sinagoga di
Roma, una cerimonia commemorativa si svolgerà nel pomeriggio presso il Tempio
Maggiore della capitale, alla presenza del presidente della Repubblica
italiana, Carlo Azeglio Ciampi. Prenderà parte alla cerimonia quale
rappresentante personale del Papa il cardinale Camillo Ruini, vicario per la
città di Roma e presidente della Cei, che sarà accompagnato dal cardinale
Walter Kasper.
Per riflettere sul significato
che assume la ricorrenza, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Kasper:
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R. – Dopo la guerra e dopo il Concilio Vaticano II abbiamo
voltato pagina nei nostri rapporti con gli ebrei. Abbiamo riscoperto le radici ebraiche
dei cristiani e siamo contro ogni forma di antisemitismo, essendo
l’antisemitismo contro i diritti umani. Questo vogliamo assicurarlo di nuovo
agli ebrei presenti a Roma. Si deve sapere che gli ebrei erano a Roma prima dei
cristiani. E’ la più antica comunità ebrea dell’Europa occidentale. Quindi, non
vengono celebrati soltanto i cento anni del Tempio, ma si celebra la loro presenza,
proprio oggi che abbiamo bisogno di una convivenza amichevole e di una
collaborazione.
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23
maggio 2004
STAMANE
NEL SANTUARIO DI MARIAZELL, IN AUSTRIA,
SI E’
CONCLUSO IL PELLEGRINAGGIO DEI POPOLI
Si conclude oggi il
“Pellegrinaggio dei Popoli” al santuario austriaco di Mariazell: luogo simbolo
dei cristiani dell’Europa dell’est. L’evento, al quale hanno partecipato oltre
50mila fedeli, rientra nel “Katholikentag Mitteleuropeo”, un’iniziativa congiunta
dei vescovi di Austria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria,
Polonia, Slovacchia e Slovenia, avviata il 31 maggio scorso a Zagabria, per
lanciare un messaggio di unità, di riconciliazione e di solidarietà. Ma sulle
conclusioni del pellegrinaggio, ascoltiamo il servizio della collega ungherese,
Agnes Gedö, inviata della nostra emittente a Mariazell:
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Le
Conferenze episcopali degli otto Paesi partecipanti pubblicheranno una Lettera
pastorale comune che verrà letta la prossima domenica, Domenica di Pentecoste,
nelle Chiese dei Paesi del centro Europa. La preparazione spirituale dei
giovani comunque va avanti. C’è una iniziativa che si chiama “Preghiera senza
confini”, che riprenderà l’attività dal prossimo 30 maggio fino all’8 ottobre.
Tutti i pellegrini e tutti i giovani che vogliono partecipare possono trovare
informazioni sulla pagina web. C’è poi un’altra iniziativa molto interessante,
collegata direttamente a questo pellegrinaggio di Mariazell: tutti i giovani,
al loro arrivo, hanno ricevuto un “biglietto di preghiera” sul quale hanno
potuto scrivere i loro messaggi, gli auguri ed anche i loro indirizzi e.mail.
Questi biglietti sono stati raccolti e quindi ridistribuiti dopo la messa
domenicale, per favorire – anche in questo modo – la nascita di nuove
conoscenze e rapporti internazionali.
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LA
PREOCCUPAZIONE DEI VESCOVI DEL CIAD PER LA CRISI SOCIOPOLITICA
DEL PAESE AFRICANO, CHE VIVE
LE CONSEGUENZE DEL CONFLITTO
NELLA CONFINANTE REGIONE SUDANESE DEL DARFUR
- Intervista
con mons. Edmond Jitaangar -
Ancora tensione in Ciad. Il Paese africano, alle prese con
una crisi socio-politica preoccupante, vive in modo diretto i riflessi del
conflitto nel Darfur, in Sudan. In un loro recente documento i vescovi del Ciad
hanno espresso profonda preoccupazione per la volontà espressa dal presidente
Déby di voler modificare la Costituzione. Ai nostri microfoni la testimonianza
di mons. Edmond Jitaangar, vescovo della diocesi di Sahr. Il servizio di Lucas
Duran.
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Se del
conflitto nel Darfur, la regione desertica del sud-ovest del Sudan, si parla
poco, ancor meno si sa dell’instabilità socio-politica ed economica che
colpisce il Ciad, che con il Sudan confina. I due Paesi condividono proprio la
regione del Darfur e tutte le conseguenze degli scontri fra i ribelli sudanesi
e le milizie arabe Janjaweed, supportate dal governo di Kartum. Sono oltre 100
mila, secondo l’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu, i profughi che,
giunti in Ciad, hanno complicato la situazione già complessa e preoccupante del
Paese, come ci conferma il vescovo della diocesi di Sahr, mons. Edmond
Jitaangar:
“Coloro che dovrebbero prendere le decisioni non lo fanno.
E’ questa forma di lassismo, di silenzio che potrebbe spingere alcuni a scegliere
la via dell’estremismo. I conflitti qui da noi sono spesso risolti in modo
fazioso, con il ricorso a tangenti, senza che nulla sia fatto per giungere ad
una soluzione equa. Non c’è da sorprendersi, dunque, se si giunge ad episodi di
sangue, cosa già accaduta ed estremamente grave”.
Il presidente Idris Déby è accusato di dirigere il Paese
in modo autoritario e poco trasparente. Il suo mandato scadrà nel 2006 e
secondo l’attuale Costituzione non potrebbe ricandidarsi un’altra volta.
Proprio per questo Déby ha espresso la volontà di modificare la relativa norma,
secondo un’abitudine diffusa in non pochi Stati africani. I vescovi del Ciad
hanno recentemente pubblicato un documento in cui invitano le autorità a
riflettere sull’opportunità di una tale modifica, pensata proprio ora che il
Paese ha ben altre priorità da risolvere. Basti pensare al problema profughi e
alla gravissima crisi energetica, una crisi paradossale se si considera che
ultimamente il Ciad è entrato a far parte dei Paesi produttori di petrolio,
grazie al nuovo oleodotto Doba-Kribi, lungo oltre 1000 km, posto proprio sotto
il controllo di Camerun e Ciad:
“Se si considera che l’attuale Costituzione deve essere
ancora interamente applicata, non si comprende la necessità di modificarla. Viene
da pensare che dietro a questo proposito vi siano altri motivi. Abbiamo di
fronte le prime elezioni comunali e la prevista istituzione del Senato. A
questo punto il governo deve spiegare perché ha cambiato idea, perché non
ritiene più questi obiettivi come prioritari e perché vuole modificare la
Costituzione. Non può, infatti, pretendere di chiamare la popolazione al voto
di una nuova Costituzione, senza chiarire quali siano i limiti di quella
precedente”.
Nella loro dichiarazione, i vescovi si mostrano
preoccupati per il clima sociale, definito malsano. Corruzione dilagante e
un’attitudine faziosa da parte di chi detiene il potere avrebbero portato il
Paese sull’orlo del collasso, specialmente per quanto concerne i giovani.
“I giovani appaiono confusi, non sanno più a chi far
riferimento. Non hanno modelli, né esempi morali. Tutto ciò li rende facili
prede dell’estremismo”.
I
vescovi si rivolgono anche alla comunità internazionale, perché non rimanga in
silenzio di fronte a quello che potrebbe trasformarsi nell’ennesimo dramma
prevedibile e non arginato.
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NUOVE
ELEZIONI TRA I VERTICI DELL’ORDINE
OSPEDALIERO FATEBENEFRATELLI DI ROMA,
SEMPRE
PIÙ IMPEGNATO A RISCOPRIRE I NUOVI BISOGNI DEL MALATO
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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Ospitalità,
creatività e speranza per l’uomo del terzo millennio. Sono stati i temi
conduttori dei recenti Capitoli dell’Ordine ospedaliero Fatebenefratelli per il
rinnovo delle cariche consiliari. Per la provincia romana è stato eletto
superiore provinciale fra Anselmo Petrillo e alla guida di quella lombardo –
veneta è stato nominato fra Sergio Schiavon, giunto al secondo mandato.
Entrambi
hanno sottolineato come nella società di oggi sia necessario condividere la
missione con i collaboratori laici, rendendo attuale il messaggio di San
Giovanni di Dio, fondatore dell’Ordine e precursore dell’ospedale moderno.
Durante i Capitoli si è discusso del futuro impegno dell’Ordine diffuso in 51
Paesi e dei vari cambiamenti del panorama sanitario. Ascoltiamo al proposito il
priore generale dei Fatebenefratelli, padre Pasquale Piles.
R. – La chiave della nostra missione è che il malato sia
al centro della nostra assistenza. Questo significa che dobbiamo offrire tutta
la tecnica a disposizione e dobbiamo farlo con un approccio umano e cercando,
quando la malattia è grave, di accompagnarlo fino alla fine della vita.
D. – Oggi abbiamo, purtroppo e per varie ragioni, una
medicina disumanizzata. Una lenta trasformazione, infatti, ha portato a
svuotare la professione medica ed infermieristica degli ideali filantropici che
erano alla base della medicina di Ippocrate. Come ridare all’assistenza
sanitaria, incentrata spesso solo sulla cura, un carattere più umano,
rispondendo a bisogni profondi del malato?
R. – Questo per noi è l’obiettivo principale. Padre
Marchesi, nostro padre generale negli anni Settanta-Ottanta, morto due anni fa,
è stato un vero missionario e ci ha dato dei principi, fondati proprio
sull’umanizzazione della medicina, che non possiamo lasciare in disparte
nell’offrire la nostra assistenza ai malati.
D. – La cura del corpo è mezzo per la salvezza dell’anima.
Come rendere attuali queste parole di San Giovanni di Dio che riassumono il
compito originario dell’Ordine ospedaliero?
R. – Quando una persona soffre, emergono le domande
fondamentali della nostra vita, come “Perché io? Qual è il senso della vita?
Cosa ci sarà dopo questa vita?”. Cercando di rispondere a queste domande,
cerchiamo un approccio che doni alle persone sofferenti l’opportunità di trovare
Gesù Cristo.
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IERI SERA A CANNES LA PALMA D’ORO DEL FESTIVAL DEL
CINEMA
AL DOCUMENTARIO FAHRENEIT 9/11, DELL’AMERICANO MICHAEL MOORE.
IL RICONOSCIMENTO DELLA GIURIA ECUMENICA
AL FILM “I DIARI DELLA MOTOCICLETTA, FIRMATO
WALTER SALLES
-
Servizio di Luca Pellegrini –
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L’ormai mitizzato viaggio
sudamericano su una sgangherata motocicletta - siamo nel 1952 - di due allegri
amici argentini, Ernesto Che Guevara, e Alberto Granado, raccontato dal regista
brasiliano Walter Salles ne I diari della
motocicletta, ha vinto la 30ma edizione del Premio della Giuria ecumenica
presente al Festival di Cannes, che ha dato la seguente motivazione: “Il film
presenta attenzione a problemi sociali e politici che non sono stati ancora del
tutto risolti”. Durato oltre quattro mesi, con migliaia di chilometri e nessuna
traccia profetica di ciò che sarebbero poi diventati per la storia
contemporanea i due giovani, il film-viaggio racconta la loro sincera presa di
coscienza delle terribili situazioni sociali che pesano ancora oggi, perché
irrisolte, sulla realtà di molti Paesi del continente latino-americano.
La Giuria ha anche voluto
meritoriamente segnalare un altro dramma sociale vissuto questa volta
dall’Africa, ossia la pratica terribile dell’infibulazione, così come descritto
attraverso la ribellione di alcune donne nel film dell’81enne regista
senegalese Ousmane Sembene dal titolo Moolaade,
che si è aggiudicato anche il premio “Un certaine regard”.
Naturalmente applausi e standing
ovation interminabili hanno salutato l’americano Michael Moore, inaspettato
vincitore della Palma d’Oro di Cannes 75 con l’ormai già famosissimo Fahreneit 9/11, che il regista ha voluto
dedicare “a mia figlia e a tutti i bambini in Usa e in Iraq che soffrono a
causa della guerra e degli americani”. Sguardo estremamente coraggioso
sull’attuale situazione del mondo, il pamphlet cinematografico di Moore
risponde ad un’esigenza insopprimibile di verità proclamata dall’autore: “Un
grande presidente – ha commentato ricevendo l’ambito premio – repubblicano
d’altro genere, ha detto: “Se dite la verità il Paese sarà salvo”. Era Abraham
Lincoln”.
Significativo ciò che ha
sussurrato Quentin Tarantino, Presidente della Giuria, all’orecchio del
connazionale Moore durante la premiazione: “Non c’entra la politica: hai vinto
perché hai fatto un gran bel film. Te lo dico da regista a regista”. Abbiamo
chiesto un parere critico a Paolo Aleotti, unico giornalista italiano che è
riuscito nei giorni scorsi ad avvicinare Michael Moore sulla Croisette:
R. - La Palma d’Oro a Fahreneit 9/11 direi che premia
la doppia vocazione annunciata da Michael Moore: contribuire a rendere
l’audience cinematografica mondiale più informata sull’incapacità – secondo
Moore – di Bush a governare l’America, la guerra e il mondo; e divertire con un
prodotto veloce, centrato, pieno di ritmo e di senso. E’ soprattutto la prima
ora del film che rende giustizia in pieno alle intenzioni del regista,
implacabile ed esilarante costruzione del teorema, dove l’unico protagonista,
“marionetta involontaria”, è proprio Geroge W. Bush, colto in atteggiamenti
davvero imbarazzanti. In un Festival accompagnato dalla protesta dei precari e
ricco di film e documentari di impegno la Palma a Fahreneit 9/11 sembra davvero la
conclusione più logica e il fatto che a presiedere la giuria, che ha premiato
Moore, fosse un amante non della politica ma anzi uno sfegatato del cinema
tutto come è Tarantino, non può che aggiungere gloria per la Palma d’Oro ad un
film dedicato alle tragedie del terrorismo e della guerra e ad un regista
controverso e coraggioso proprio come è Michael Moore.
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Radiogiornale
23
maggio 2004
LIMA. = Dal 6 al 13 giugno
prossimo, è stata promossa dall’arcidiocesi di Lima la Settimana eucaristica.
Obiettivo dell’iniziativa: consentire ai fedeli della capitale peruviana di
rinnovare la loro devozione al Santissimo Sacramento. Si tratta di un
appuntamento che va ad inserirsi nella più ampia missione Duc in altum:
un intenso programma triennale che ha l’ambizione di portare in ogni quartiere
di Lima la Parola di Dio. La Settimana Eucaristica prevede in ciascuna
parrocchia catechesi speciali, una Messa quotidiana con una particolare
intenzione, l’adorazione e l’esposizione del Santissimo Sacramento. E ancora,
le chiese saranno sempre aperte per le confessioni, verrà portata la Comunione
agli infermi e, nel giorno del Corpus Christi, si terrà una celebrazione
eucaristica nella cattedrale di Lima con una processione che prenderà il via da
Plaza de Armas. (D.D.)
UNO SPECIALE SULLA PENTECOSTE ON LINE.
L’INIZIATIVA E’ DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
CILENA CHE,
SUL PROPRIO SITO
INTERNET, HA PUBBLICATO NOTIZIE SULLO SPIRITO SANTO
CON UN LINGUAGGIO
ELEMENTARE PER FAR COMPRENDERE SOPRATTUTTO
AI PIU’ PICCOLI IL
SIGNIFICATO DI TALE FESTIVITA’
SANTIAGO. = Uno speciale sulla
Pentecoste on line. L’iniziativa è della Conferenza episcopale cilena che, sul
portale ufficiale, ha pubblicato materiale di approfondimento sullo Spirito
Santo, destinato soprattutto ai più piccoli. “L’obiettivo è quello di far
comprendere il significato di tale festività e presentare la Terza Persona
della Trinità in modo didattico, utilizzando tutti gli strumenti che fornisce
la Rete”, spiega il comunicato dell’Ufficio stampa dei vescovi cileni La
sezione presenta, con un linguaggio elementare e diretto, giochi per imparare,
figure da colorare, suggerimenti per i catechisti e i docenti di religione. Il
contenuto non è esclusivamente destinato ai minori, anche perché è corredato da
interessanti articoli che ricostruiscono l’origine della festa pentecostale. A
questo si aggiungono letture bibliche sullo Spirito Santo, testi e musiche,
catechesi e documenti della Chiesa sul sacramento della Confermazione. (D.D.)
FRA CUI MOLTE DONNE E BAMBINI, E SONO STATE
INCENDIATE CIRCA 200 CAPANNE
KAMPALA.
= Sarebbero almeno 2000 gli sfollati bisognosi di aiuti immediati a causa
dell’ultimo massacro, giovedì scorso, nel nord dell’Uganda, ad opera del
sedicente “Esercito di Liberazione del Signore” (Lra). Essendo stato compiuto
in una zona isolata, a Lukode, una delle cinque “sotto-contee” in cui si divide
la contea di Aswa nel distretto di Gulu, le informazioni relative all’accaduto
non sono precise. Sul numero di oggi del quotidiano “Monitor” di Kampala è
stata comunque pubblicata una lista di oltre 30 nomi di vittime accertate. Il
giornale precisa che si tratta di almeno 23 uomini e di 14 donne. Ciò che è
certo, è che un folto gruppo di ribelli dello Lra ha compiuto un’incursione
nella zona, giovedì sera, uccidendo anche donne e bambini a colpi di machete e
bruciando circa 200 capanne. Lukode, che si trova a nord di Gulu, in base alle
notizie raccolte dall’agenzia Misna, sarebbe un insediamento spontaneo di
dimore sparse. Al “Monitor”, le autorità locali, anche nel tentativo di
giustificare la mancata difesa della popolazione da parte dell’esercito, hanno
detto che “Lukode è un campo illegale di cui non si conosceva neppure
l’esistenza”. Inoltre, hanno garantito ai 2000 sfollati, aiuti immediati,
chiedendo loro o di tornare a Lukode, dove sarebbe stato allestito uno
specifico presidio militare, o di raggiungere il nuovo campo di Chope. Già nel
luglio 2002, nella sottocontea di Bungatira, i guerriglieri dello Lra avevano
non solo fatto vittime e bruciato decine di capanne, ma si erano serviti perfino
di mine per colpire e spaventare la popolazione. L’attacco a Lukode segue di
pochi giorni quello di domenica scorsa al campo di Pagak, nella sottocontea di
Lamogi, costato la vita ad oltre 40 persone. (D.G.)
RESTITUITA DAL GOVERNO DE L’AVANA LA CITTADINANZA
CUBANA
A SETTE DISSIDENTI CHE, NEL 1961 ALLA BAIA
DEI PORCI,
COMBATTERONO CONTRO I
RIVOLUZIONARI DI FIDEL CASTRO,
NELL’ATTACCO
ORGANIZZATO DALLA CIA E CONCLUSOSI IN UNA SANGUINOSA DISFATTA
L’AVANA.
= A sette dissidenti cubani è stata restituita la cittadinanza del Paese
caraibico dal governo dell’Avana. “Un atto di riconciliazione verso la comunità
che vive in esilio” – come ha detto il ministro degli Esteri cubano, Felipe
Pérez Roque – che avviene 43 anni dopo il fallito attacco organizzato dalla Cia
contro i rivoluzionari castristi. In esso persero la vita circa 300 dei 1.200
dissidenti cubani protagonisti della tentata invasione conclusasi in una
sanguinosa disfatta. I sette veterani furono catturati dall’esercito di Fidel
Castro e passarono circa due anni in prigione, prima dell’esilio a Miami.
Privati della cittadinanza e del passaporto, i veterani hanno riavuto i loro
documenti nel corso di un convegno, organizzato nei giorni scorsi a L’Avana, al
quale hanno partecipato 450 cubani residenti all’estero. Nel suo discorso alla
platea, Roque ha rinnovato il risentimento e la preoccupazione del suo governo
per la decisione dell’Amministrazione americana sull’embargo contro l’isola
caraibica. “Il blocco economico è oggi il più grande ostacolo nella
normalizzazione dei rapporti tra i cubani che vivono a Cuba e quelli negli
Stati Uniti”, ha dichiarato, accusando Whashington di non aver rispettato gli
accordi in materia d’immigrazione, rifiutando di concedere i visti promessi ai
cittadini cubani che ne facevano richiesta. Per l’Amministrazione americana era
presente all’incontro il capo della Sezione di interessi statunitense
nell’isola, James Cason, secondo cui “la politica degli Stati Uniti è stata
sempre in favore di una emigrazione sicura, legale e ordinata, nonostante le
false accuse del governo cubano, che afferma il contrario”. L’Avana sostiene,
infatti, che Washington concede i visti solo a quei cittadini cubani che
giungono in territorio americano privi di documenti, favorendo in tal modo
l’emigrazione illegale e il commercio di esseri umani. I rappresentanti della
dissidenza cubana hanno espresso soddisfazione per l’iniziativa del governo di
Castro. (D.G.)
SI ASPETTA DAI MONDIALI
DI CALCIO CHE, NEL 2010, SI SVOLGERANNO IN SUDAFRICA
JOHANNESBURG.=
150.000 nuovi posti di lavoro e un’immagine positiva dell’Africa: sono questi i
primi risultati che il governo di Johannesburg si aspetta dalla Coppa del Mondo
di calcio che, nel 2010, si svolgerà in Sudafrica. Stando alla stampa locale,
l’esecutivo del presidente Thabo Mbeki avrebbe già iniziato ad investire su
alcuni progetti, affidandone la gestione al Ministero dello Sport e
all’Associazione calcio sudafricana, al fine di coinvolgere sin dall'inizio le
più grandi aziende private del settore. “Adotteremo un approccio
decentralizzato in modo da attrarre il più possibile il settore privato”, ha
dichiarato un funzionario sudafricano alla stampa. L’obiettivo è quello di
attirare investitori. “Questa competizione ha - infatti, aggiunto - può
promuovere lo sviluppo in Africa e soprattutto può servire a cambiare
l’immagine del continente nel mondo”. L’economia sudafricana stima i ricavi dei
Mondiali di calcio in 541 milioni di dollari, contro una spesa preventivata di
476 milioni. Con 44 milioni di abitanti, oggi, il Sudafrica è il “faro” nella
guida politica ed economica dell’Unione Africana, l’organismo che riunisce i 53
Paesi del continente, grazie soprattutto al suo presidente, rieletto poche
settimane fa con una maggioranza travolgente, che ha sfiorato il 70 per cento
dei consensi. (D.G.)
IN OCCASIONE DEL CENTANARIO
DELLA NASCITA DI ASTRID LINDGREN,
FAMOSA AUTRICE SVEDESE
DI “PIPPI CALZELUNGHE”, NEL 2007, A VIMMERBY,
SUO PAESE NATALE,
VERRANNO CREATI DUE MONUMENTI ED UN CENTRO STUDI
STOCCOLMA. = Due monumenti per
la scrittrice svedese Astrid Lindgren, famosa autrice di “Pippi Calzelunghe”,
morta due anni fa, saranno eretti nella sua città natale entro il 2007, in
occasione delle manifestazioni per il centenario della sua nascita. Lo ha
stabilito il Consiglio municipale di Vimmerby, nel sud della Svezia, Paese
natale della signora Lindgren. Inizialmente le autorità comunali avevano
progettato un solo monumento: un gruppo di statue intitolato “La fontana di
Astrid”, da installare nella piazza principale. Ma nessuna delle statue
assomiglia alla Lindgren. Nonostante ciò, l’opera verrà comunque realizzata, in
seguito alla richiesta di oltre 8mila cittadini di Vimmerby. Tuttavia, in
accordo con la famiglia della scrittrice, il Consiglio municipale ha deciso di innalzare
un secondo monumento e di creare, inoltre, un Centro Astrid Lindgren dove
saranno raccolti manoscritti, lettere ed edizioni di libri della romanziera. (D.G.)
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23
maggio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Una mappa dell’orrore anche oggi segnata dal tragico
alternarsi di odio e violenze. E’ questa, ormai, la drammatica e purtroppo
consueta situazione dell’Iraq su cui ci riferisce Amedeo Lomonaco:
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Almeno 20 persone sono rimaste uccise ed altre 54 ferite
nel corso di intensi combattimenti avvenuti questa mattina, presso la moschea
di Kufa, tra truppe americane e miliziani sciiti di Moqtada al-Sadr. E violenti
scontri si sono verificati, la scorsa notte, anche nella città di Najaf dove
dopo diversi raid aerei americani sono decedute 14 persone, in gran parte
civili. In questo drammatico scenario bisogna aggiungere anche la morte di una
donna in seguito al lancio di un proiettile di mortaio caduto ieri sulla sua
casa alla periferia di Bassora, nel sud del Paese. Una situazione di
progressivo ritorno alla normalità sembra invece caratterizzare la città sciita
di Kerbala, dove i poliziotti iracheni hanno ripreso il controllo del centro
urbano, dal quale, nelle scorse ore, si sono ritirati sia i soldati statunitensi
sia i miliziani fedeli al leader radicale, al-Sadr. Assume intanto contorni
sempre più agghiaccianti la vicenda sulle violenze perpetrate dai soldati della
coalizione ai prigionieri iracheni. Il quotidiano britannico “The Indipendent”
rivela, oggi, che saranno presentate all’Alta Corte di Londra le dichiarazioni
di cinque iracheni nelle quali soldati inglesi sono accusati di aver compiuto
torture sistematiche sotto gli ordini di un ufficiale. Le testimonianze,
quindi, contraddicono la tesi secondo cui gli abusi siano stati opera di
singoli militari senza la supervisione dei loro superiori. In Italia, infine, il test del Dna ha confermato che sono di Fabrizio
Quattrocchi, l’ostaggio italiano ucciso lo scorso 14 aprile, i resti umani
consegnati, a Baghdad, alla Croce Rossa. La riconsegna della salma di
Quattrocchi – ha detto Antonella Agliana, la sorella di uno dei sequestrati
ancora in mano ai guerriglieri iracheni – è un segnale di speranza per me e per
i nostri ragazzi rimasti laggiù.
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E di Iraq si è parlato anche alla Convention della Lista
Unitaria conclusasi ieri alla Fiera di Milano, dove il presidente della
commissione europea, Romano Prodi, ha spiegato che la richiesta dei partiti del
centrosinistra per il ritiro delle truppe italiane dal Paese arabo è una
decisione “giusta, responsabile e doverosa”. Ma quanto accaduto - ha aggiunto -
costituisce “una sconfitta sia per l’Onu che per l’Europa”. Commentando le
dichiarazioni di Prodi il vicepremier italiano, Gianfranco Fini, ha inoltre affermato
che sulla complessa vicenda irachena, “il presidente della commissione europea
è prigioniero di una logica interna dettata, nel centrosinistra, dalla
componente più estrema rappresentata dall’onorevole Fausto Bertinotti”.
In Medio Oriente, l’Autorità nazionale palestinese (Anp)
ha rifiutato l’offerta che Israele ha avanzato per risarcire le famiglie del
danno provocato dalla demolizione delle loro case a Rafah, nel sud della
Striscia di Gaza. A Tunisi, intanto, si sta per concludere il Vertice della
Lega araba incentrato sull’intricata situazione mediorientale. Ce ne parla
Graziano Motta:
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Il Vertice della Lega Araba è alle
ultime battute. Già il re di Giordania e il presidente d’Algeria hanno lasciato
Tunisi. In preparazione il comunicato finale che dovrebbe ribadire – per quanto
riguarda il conflitto israelo-palestinese – l’impegno dei Paesi arabi a
sostenere l’iniziativa di pace saudita ed un appello al Consiglio di sicurezza
dell’Onu per l’invio di una forza internazionale. Intanto, il presidente
egiziano Moubarak, nel contesto degli sforzi per riattivare un processo di
pace, invia domani il capo dei servizi di informazione in Israele e a Ramallah
da Arafat. L’obiettivo immediato è di promuovere un coordinamento per il ritiro
di coloni e soldati israeliani da Gaza, per il quale oggi il primo ministro
Sharon ha esaminato, con i capi dei Servizi di sicurezza e il ministro della
Difesa, un nuovo progetto, che si caratterizza per un diverso calendario di
attuazione. Ma proprio su questo ritiro si sta accentuando l’opposizione dei
ministri e dei deputati del suo partito, con la prospettiva di una crisi di
governo. E’ stata tempestosa la riunione odierna del Consiglio dei ministri per
le critiche del ministro della Giustizia all’operazione militare in corso a
Rafah a causa dei suoi risvolti umanitari. Oggi, infatti, con l’obiettivo di
distruggere i tunnel clandestini sono state demolite altre case, lasciando sul
lastrico tante famiglie. Il ministro della Giustizia ha detto che l’immagine di
una vecchia palestinese alla ricerca di medicinali, gli ha fatto ricordare sua
nonna ebrea ai tempi nazisti dell’Olocausto. Questa sua evocazione ha provocato
un’accesa polemiche.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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In India il partito del Congresso è di nuovo al governo
dopo 8 anni di opposizione. Ma all’indomani dell’insediamento del nuovo primo
ministro indiano, Manmohan Singh, un sanguinoso attentato, rivendicato da un
gruppo separatista islamico, ha devastato oggi il Kashmir, causando la morte di
almeno 26 soldati indiani. Manmohan Singh è il primo capo di governo non indù:
appartiene, infatti, alla religione sikh, nata nel Paese asiatico agli inizi
del XVI secolo con il guru Nanak Devji, che intendeva unire indù e musulmani
della regione del Punjab in un’unica fede monoteista. Sulla cerimonia di ieri
per il giuramento del nuovo capo di governo indiano, ci riferisce Maria Grazia
Coggiola:
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In una cerimonia tenutasi al Palazzo presidenziale di New
Delhi, il primo ministro, Manmohan Singh, ha giurato nel nome di Dio fedeltà e
rispetto alla Costituzione. Con lui sono stati ufficialmente nominati 67
ministri, di cui solo 28 sono i più importanti, perché fanno parte del
Consiglio di Gabinetto. Il Congresso, il partito uscito vittorioso dalle
elezioni, mantiene i principali dicasteri: le Finanze, gli Interni, la Difesa e
gli Esteri. L’assegnazione dei ministeri è stata abbastanza laboriosa perché
gli alleati del Congresso, una dozzina di partiti regionali socialisti e di
sinistra, avevano avanzato numerose richieste per alcuni posti chiave. Del
governo fanno parte anche Laloo Prasad Yadav, leader dello Stato del Bihar;
Sharad Pawar, un ex politico del Congresso che in passato si era opposto a
Sonia Gandhi per via delle sue origini italiane. Con il giuramento
termina una settimana ricca di colpi di scena per la politica indiana: prima la
sorprendente vittoria del Congresso sul governo nazionalista indù, che era dato
per favorito; poi la rinuncia clamorosa di Sonia Gandhi; ed infine il passaggio
del testimone al suo collaboratore più fedele, l’ex ministro delle Finanze,
Manmohan Singh, di fede sick. Singh inizierà a lavorare per realizzare quella
che sembra sempre di più una quadratura del cerchio, ovvero favorire i ceti più
bassi e la classe contadina, mantenendo nello stesso tempo le riforme
economiche necessarie per far diventare l’India una nuova potenza
economica.
Da New
Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In Bangladesh un traghetto che
trasportava circa 250 persone è naufragato nelle acque del fiume Meghna, nella
zona orientale del Paese asiatico. Il bilancio dell’incidente, ancora
provvisorio, è di 8 morti e di almeno 200 dispersi. La nave è affondata a 65
chilometri dalla capitale Dacca, lo stesso distretto dove il naufragio di
un’altra imbarcazione ha causato, lo scorso mese di luglio, la morte di oltre
400 persone.
In Germania si riunisce oggi al
Parlamento la 12.ma assemblea federale per eleggere il nono presidente tedesco.
Come favorito è indicato il candidato dell’opposizione cristiano democratica,
Horst Koehler, ex direttore generale del Fondo monetario internazionale.
Sei persone morte e almeno dodici
feriti. E’ il drammatico bilancio di un incidente avvenuto questa mattina
all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, quando una parte
della volta di copertura di un terminal è crollata su una passerella di
imbarco.
Il presidente americano, George
Bush, si è procurato ieri pomeriggio leggere contusioni ed escoriazioni cadendo
dalla mountain-bike durante una passeggiata nel suo ranch di Crawford, in
Texas.
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