RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 141 - Testo della trasmissione di giovedì 20 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Iraq,
Medio Oriente e ruolo dell’ONU: il commento del cardinale Roberto Tucci
CHIESA E SOCIETA’:
Il presidente pakistano ha
annunciato una possibile revisione della discussa legge sulla blasfemia
Un battello carico di profughi
liberiani è bloccato in avaria nelle acque dell’Oceano Atlantico
Inaugurata su
internet una “parrocchia” virtuale
E’ morto il filosofo polacco
Stefan Swiezawski, amico di Giovanni Paolo II
Dopo un eccezionale
restauro, torna alla sua originaria bellezza “Il martirio di Sant’Orsola”
Ancora scontri con
vittime a Najaf e Kerbala e morti anche a Baghdad e Mossul. Senza conseguenze,
i razzi contro la base italiana di Tallil
Nella città veneta
di Camponogara sentita partecipazione
ai funerali di Stato per Matteo Vanzan
Sette i palestinesi
morti nei raid israeliani che proseguono nella Striscia di Gaza.
20 maggio 2004
IL PAPA, RICEVENDO IN VATICANO I
VESCOVI ITALIANI, ESPRIME LA PROPRIA ANGOSCIA PER IL TERRORISMO E GLI ATTI DI
GUERRA E PREGA ANCORA UNA VOLTA
PER GLI OSTAGGI IN IRAQ E PER QUANTI
RISCHIANO LA VITA
E LA
PERDONO NELL’ADEMPIMENTO DEL LORO DOVERE
Preoccupazione per il fenomeno del terrorismo e gli atti
di guerra, la preghiera per gli ostaggi in Iraq, la solidarietà con i cristiani
di Terra Santa. Questi i principali temi dell’attualità internazionale al
centro del discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi italiani ricevuti stamane
in Vaticano, in occasione della loro assemblea generale. Il Papa si è soffermato
sulla situazione dell’Italia ripetendo l’invito alle famiglie a non avere paura
di generare figli. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa esprime la propria angoscia per “il terrorismo,
gli atti di guerra, le violazioni dei diritti umani che rendono tanto difficile
e pericolosa la situazione internazionale”. Fatti – dice – che “pesano
grandemente … sui nostri cuori”. Giovanni Paolo II eleva ancora una volta la
sua preghiera:
“Per coloro che sono trattenuti in ostaggio in Iraq, per
quanti rischiano la vita e per quanti la perdono nell’adempimento del loro
dovere”.
Quindi elogia e incoraggia l’iniziativa che da più di un
anno i vescovi italiani hanno assunto facendosi “promotori di pellegrinaggi di
pace in Terra Santa”. “E’ questo – ha detto il Papa – un forte segno di
vicinanza e di solidarietà per le comunità cristiane che vivono” nella Terra di
Gesù “e che hanno grande bisogno del nostro aiuto”. Il Pontefice guarda poi
alla situazione politica italiana:
“Occorre
… che sui motivi di contrasto e contrapposizione prevalga la ricerca sincera
del bene comune affinché il cammino dell'Italia possa farsi più spedito e abbia
inizio una nuova fase di sviluppo, con la creazione di più numerosi posti di lavoro,
tanto necessari specialmente in alcune regioni meridionali”.
“Un tema decisivo, sul quale vanno moltiplicati gli sforzi
rileva Giovanni Paolo II - rimane quello della famiglia fondata sul matrimonio,
della tutela e dell'accoglienza della
vita e della responsabilità primaria dei genitori nell'educazione”. Il Papa
auspica in questo campo uno sforzo convergente delle politiche sociali e della
pastorale della Chiesa perché - ripete - “senza figli non c'è futuro!”:
“Le
giovani coppie riscoprano la gioia di generare e di educare figli, partecipando
in modo singolare all'opera del Creatore”.
Sul fronte ecclesiale il Pontefice ricorda “il necessario
rinnovamento” della parrocchia “nella prospettiva della nuova evangelizzazione,
di questa fondamentale realtà” della Chiesa. “Specialmente in Italia – ha sottolineato
– la parrocchia assicura la costante e premurosa vicinanza della Chiesa a tutta
la popolazione, dei cui bisogni spirituali si fa carico, non mancando di
interessarsi spesso anche di tante altre necessità”. E parlando di vocazioni al
sacerdozio e alla vita consacrata ha rivolto “un caldo invito ai giovani e alle
ragazze d'Italia, affinché prendano in attenta e serena considerazione ed
eventualmente accolgano, non con timore ma con gioia, la chiamata che il
Signore rivolgesse loro”. Si tratta infatti di “un dono straordinario, che apre
nuovi orizzonti di vita”. Lo stesso invito alla disponibilità e alla fiducia il
Papa lo rivolge “alle famiglie delle persone chiamate, oggi tante volte
preoccupate per il futuro dei propri figli”. E dice loro: “Non fermatevi a considerazioni
di corto respiro. Sappiate che il Signore non si lascia vincere in generosità e
che ogni sua chiamata è una grande benedizione anche per la
famiglia di colui che è chiamato”. Altro importante argomento trattato dal Pontefice
è quello dei mass media di cui – ha affermato – “conosciamo bene l'influsso
penetrante… sui modi di pensare e sui comportamenti, personali e collettivi,
orientando ad una visione della vita che, purtroppo, tende spesso a corrodere fondamentali
valori etici, in particolare quelli che riguardano la famiglia”.
Il Papa plaude all’impegno dei vescovi italiani nel campo
dei mezzi di comunicazione “contribuendo in notevole misura all'affermazione di
positivi modelli di vita e alla stessa diffusione del Vangelo”. E appoggia la
promozione del “quotidiano cattolico”, dei settimanali diocesani e il più recente impegno della Chiesa in ambito radio-televisivo. “Auspico
vivamente - ha aggiunto - che tutti i cattolici italiani comprendano e
condividano l'importanza di questo impegno, contribuendo così a rendere più
positivo e più sereno il clima culturale in cui tutti viviamo”. Infine Giovanni
Paolo II ha assicurato la sua quotidiana preghiera per l'intera
comunità Nazionale, “affinché il popolo italiano possa mantenere sempre viva, e
mettere al servizio dell'Europa unita, che si va costruendo, la sua grande
eredità di fede e di cultura”.
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“UNA VOCE ILLUMINATA DELL’AFRICA”:
COSI’
IL PAPA RICORDA IL CARDINALE SENEGALESE THIANDOUM
SCOMPARSO
MARTEDI’ SCORSO
“Una voce
illuminata dell’Africa”: così Giovanni Paolo II ha ricordato il cardinale senegalese Hyacinthe Thiandoum,
arcivescovo emerito di Dakar, morto martedì scorso all’età di 83 anni. In un
telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano
all’attuale arcivescovo di Dakar Theodore-Adrien Sarr, il Papa esprime ai
familiari e a tutti i cattolici del Senegal la sua profonda commozione per la
scomparsa del cardinale Thiandoum e assicura la sua preghiera fervente per il
riposo dell’anima di “questo nobile figlio della nazione senegalese che si è
speso generosamente per i suoi fratelli servendo Cristo e la sua Chiesa”.
ALTRE UDIENZE
Nel
corso della mattina il Papa ha ricevuto un gruppo di presuli della Conferenza
Episcopale degli Stati Uniti d’America della Regione X, in visita “ad Limina”.
L’INCONTRO
CON I MIGRANTI DIVENTI STRUMENTO PER IL DIALOGO
TRA LE RELIGIONI: E’ IL MESSAGGIO EMERSO
ALL’ASSEMBLEA PLENARIA
DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI
E GLI ITINERANTI, CONCLUSASI IERI
-
Intervista con mons. Aldo Giordano -
Il confronto con la realtà delle migrazioni rende urgente,
da parte della Chiesa un rinnovato annuncio evangelico all’insegna
dell’accoglienza e del dialogo. E’ l’avvertimento che il Papa ha rivolto ai
partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale
per i migranti e gli itineranti, ricevuti martedì scorso in Vaticano. L’assemblea
plenaria - conclusasi ieri - ha avuto per tema centrale: “Il dialogo
interculturale, interreligioso ed ecumenico nel contesto delle odierne
migrazioni”. Tema che sottolinea l’attualità e l’importanza del servizio svolto
dal Pontificio Consiglio in questo momento storico. Per una riflessione sulla
conclusione dei lavori, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Aldo Giordano,
segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee e membro del dicastero per i Migranti e gli Itineranti:
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R. – Sta crescendo la consapevolezza che il fenomeno
migratorio stia cambiando il volto delle società di tutto il mondo. Riguardo a
questa realtà, che sta segnando la storia, ci siamo concentrati su due realtà
speciali. Uno è il dialogo ecumenico: la mobilità, infatti, porta a convivere
cristiani di differenti confessioni e quindi porta al tema ecumenico anche
nazioni che tradizionalmente non erano abituate a questa realtà. Dall’altro, il
grosso tema dell’incontro delle religioni che è un tema particolarmente urgente
nella storia anche alla luce dei fatti recenti, che vanno dalla crisi dell’Iraq
al terrorismo, e così via. Abbiamo visto che la realtà dell’incontro con i
migranti e la mobilità umana può diventare un laboratorio per approfondire la
realtà dell’incontro tra le religioni. Noi intravediamo che le diversità non
necessariamente devono diventare motivo di conflitto.
D. – I flussi migratori andranno sempre più aumentando in
futuro…
R. – La presenza dell’Islam in questi anni è molto
aumentata in Europa. Poco più di 10 anni fa erano circa 12 milioni i musulmani
in Europa ed oggi sono circa 34 milioni. Guardando però il mondo intero ci
rendiamo conto che l’andamento demografico mondiale ci fa concentrare
sull’Asia, perché è in Asia che abita più della metà della popolazione mondiale.
Noi ci domandiamo come la mobilità umana metterà a confronto sempre di più
queste enormi culture. Pensiamo alla grande cultura che è stata animata dal
cristianesimo, come quella europea, dell’America Latina ecc. Pensiamo alle
culture, come quella dell’Asia, segnate dal buddismo, dall’induismo, dallo
scintoismo. D’altra parte siamo preoccupati dalla realtà africana. Abbiamo
paura che l’Africa rimanga sempre di più ai margini di questo gioco mondiale.
Quindi, come Chiese siamo preoccupati di dare spazio a tutti i continenti e tra
i continenti scegliere quelli più deboli e più poveri e in questo momento più
feriti. Vorrei sognare un momento in cui l’umanità si fermi e dica: “C’è
un’altra strada e quest’altra strada è possibile”. Questa strada credo sia
dentro al cuore del cristianesimo. Il cristianesimo crede in un Dio che è
venuto per insegnarci l’amore, per insegnarci la fratellanza universale e dare
la vita per questo. Questa è la verità di cui noi viviamo come cristiani. E noi
pensiamo e vediamo che è possibile. In questi giorni abbiamo sentito molte
esperienze che ci dicono che le persone impegnate seriamente, volontariamente,
liberamente per creare questa società di accoglienza esistono già. Si tratta
solo di sviluppare tutto questo e di diffonderlo attraverso i mass media,
perché spesso infatti queste notizie non arrivano ai grandi media.
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IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL
DIALOGO INTERRELIGIOSO HA CELEBRATO IERI
I SUOI
40 ANNI CON UNA CERIMONIA SVOLTASI
NELLA
SEDE DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
**********
L’impegno
per il dialogo interreligioso e la promozione di una mutua collaborazione tra
cattolici e seguaci di altre religioni. Sono queste le principali finalità del
Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, istituito da Papa Paolo VI
il 19 maggio 1964 (allora si chiamava Segretariato per i non cristian), che
ieri ha celebrato il suo 40.mo anniversario con una seduta pubblica svoltasi
nella sede della Pontificia Università Urbaniana. L’incontro è stato aperto dal
presidente del dicastero, arcivescovo Michael Fitzgerald, al quale abbiamo
chiesto di tracciare un bilancio sul percorso storico del Pontificio Consiglio:
“I primi anni sono stati dedicati allo studio del
messaggio del Concilio Vaticano II. Poi c’è stato un periodo di incontri con
diversi leader religiosi e, successivamente, è stato posto l’accento sulla
Chiesa locale. In questi ultimi tempi, con il cardinale Arinze, che è stato
presidente di questo Consiglio fino al 2002, c’è stato un approfondimento del
bisogno della formazione per il dialogo, una insistenza sulla capacità di
conservare la nostra identità cristiana”.
L’incontro
è proseguito con l’intervento del prefetto della Congregazione per il culto divino
e la disciplina dei sacramenti, cardinale Francis Arinze. Il porporato ha
sottolineato l’importanza di una solida teologia del dialogo affinché il confronto
interreligioso possa dare frutti concreti.
“I contatti con gli altri credenti devono continuare
sempre. Il fatto che in questa celebrazione ci siano rappresentanti dei
cristiani, dei musulmani, degli indù e altri ancora, è segno che questi
contatti sono da incoraggiare”.
La seduta si è conclusa con le testimonianze di un
musulmano, di un buddista, di una induista e di un pastore luterano svedese.
Ascoltiamo quella del musulmano Ahmed Mechergui, docente di storia delle
religioni all’Università Al-Zeitouna di Tunisi.
“Io ho ottenuto
una borsa di studio dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e ho
studiato alla Gregoriana con gli amici cristiani. E’ stata una esperienza molto
ricca e importante per me, perché ho vissuto con loro, ho visto la loro fede.
Secondo me la condizione prioritaria del dialogo è la conoscenza. L’ignoranza è
il vero ostacolo al dialogo interreligioso”.
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Alla
cerimonia hanno assistito, tra gli altri, i cardinali Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli affari
economici della Santa Sede, Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per
l’evangelizzazione dei popoli e Paul Poupard, presidente del Pontificio consiglio
per la cultura.
I DATI RELATIVI ALLE ULTIME TENDENZE MA ANCHE I
PROBLEMI LEGATI
ALL’APPLICAZIONE DEL CODICE ETICO MONDIALE DEL
TURISMO:
AL CENTRO DELLA 42.MA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE
REGIONALE
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL TURISMO, IN CORSO
A SAN MARINO E RIMINI
- Intervista con mons. Piero Monni -
I dati relativi alle tendenze turistiche dell’anno appena trascorso e dei
prossimi mesi, ma anche i problemi legati all’applicazione del Codice Etico Mondiale
del Turismo: sono i temi centrali della 42.ma Riunione della Commissione Regionale
dell’Organizzazione Mondiale del Turismo per l’Europa, che si tiene da ieri
fino a domani a San Marino e a Rimini, in Italia. Nel dibattito di oggi è
intervenuto mons. Piero Monni, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Omt.
Fausta Speranza gli ha chiesto quanto pesi la situazione internazionale con le
crisi in atto:
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R. – Il terrorismo diffuso e
questa tensione internazionale certamente non suggeriscono di affrontare mete
lontane da casa. Infatti, vediamo un aumento nel turismo nazionale e nel
turismo europeo, che sembra tranquillo come viabilità e come traffico.
D. – Mons. Monni, proprio in un
momento in cui a livello globale si soffrono tensioni e crisi si pensa ad un
viaggio turistico come ad un modo di creare un ponte tra popoli…
R. - A livello ideale sarebbe
sempre molto importante prendere contatto con nazioni e civiltà locali e
conoscere situazioni sociali e politiche.
D. – L’ambito del turismo
abbraccia cultura e interiorità delle persone, dunque il legame con valori
morali e spirituali è fortissimo. Come non dimenticarlo?
R. – Non possiamo assolutamente
dimenticare, noi che siamo cristiani, le nostre radici cristiane. Quando si
entra in contatto con popoli di altre civiltà, ognuno porta il suo patrimonio
morale, storico-culturale e scopre che anche gli altri popoli conservano e coltivano
i valori che noi occidentali e cristiani abbiamo coltivato nel corso dei
secoli. Nel turismo bisogna anzitutto prevedere questo contatto, che serve a
far sviluppare in tutta la comunità turistica questo senso di conoscenza del
prossimo e a portare quindi il rispetto per le altrui culture e soprattutto il
rispetto per quelle che sono le ideologie e i diritti fondamentali di quelle
persone. Andare in certe regioni solo con il concetto di essere superiori, di
poter dominare, di poter sfruttare le situazioni, perché si dispone di un certo
vantaggio economico, non è certamente positivo nella costruzione di un turismo
che deve essere delineato a misura d’uomo e quindi a misura di una sua dignità
umana.
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20 maggio 2004
MEDIO
ORIENTE, IRAQ, RUOLO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
- Intervista con il cardinale Roberto Tucci -
Iraq, Medio Oriente, ruolo della comunità internazionale
in queste crisi: il dibattito continua. Ne ha parlato oggi alla nostra
emittente anche il cardinale Roberto Tucci. Luca Collodi gli ha chiesto
innanzitutto cosa ne pensa di un eventuale ritiro delle truppe della Coalizione
dall’Iraq:
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R. – Credo che sarebbe del tutto irragionevole e sarebbe
anche una forma di disinteresse per i diritti delle popolazioni in Iraq abbandonarle in questo momento per la situazione
così difficile e per il pericolo di una guerra civile.
D. – Cosa può fare l’Onu in Iraq?
R. –
Adesso bisogna aspettare la risoluzione dell’Onu. Speriamo che ci sia un appoggio
per esempio anche dai Paesi islamici importanti e che hanno dimostrato, tutto
sommato, una moderazione maggiore, come l’Egitto con Mubarak, o la Giordania
con il re Abdallah. Io credo sia molto
importante che l’Onu riesca ad approvare una
risoluzione che dia abbastanza potere a chi rappresenterà le Nazioni
Unite in Iraq, in modo che egli abbia anche qualcosa da dire sulla conduzione
delle operazioni militari.
D. – Il Medio Oriente ha vissuto un’altra giornata
drammatica: come risolvere questa crisi?
R. –
Bisogna che effettivamente finisca questa attività militare israeliana così spietata:
omicidi mirati, distruzioni di case, ecc. Questo non è neppure un vantaggio per
Israele perché tutto ciò fa certamente aumentare l’anti-sionismo o il sentimento
anti-israeliano. Poi è facile passare da questo sentimento all’anti-sionismo e
dall’antisionismo all’antisemitismo e questo bisogna evitarlo assolutamente.
Più Israele si mostra spietato nei suoi metodi per risolvere il problema giusto
della sua sicurezza, più c’è il pericolo che ancora peggiori la situazioni in
Iraq e in tutto il mondo arabo, perché queste azioni militari israeliane stanno
compattando ancora di più l’Islam popolare con l’Islam fondamentalista e
terrorista.
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DOMANI AD ASSISI IL MUSICAL “CHIARA DI DIO”
-
Interviste con Carlo Tedeschi, Marco Bartoli e fra Giuseppe -
“Riscoprire
la figura di Santa Chiara, il suo coraggio, la sua vocazione affinché sia da esempio
alle donne di oggi, il cui ruolo è ed è sempre stato fondamentale nella società”.
Così il regista Carlo Tedeschi ha spiegato il motivo che lo ha spinto ad
allestire il musical dal titolo “Chiara di Dio”. Debutto nazionale dello
spettacolo, il cui ricavato andrà devoluto al primo convento delle Clarisse
appena edificato in Rwanda, sarà domani al Lyrick Theatre di Assisi. Il
servizio è di Dorotea Gambardella:
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(musica)
Chiara sta per morire circondata dalle consorelle piangenti, quando inaspettatamente
chiede una ciliegia. Inizia così il musical “Chiara di Dio”: mostrando
l’aspetto più umano di una donna abituata a una vita di penitenza ma che, in
punto di morte, esprime un desiderio per se stessa. Suor Agnese manda, quindi,
di corsa una consorella nel chiostro
alla ricerca del frutto. E, nei minuti che intercorrono tra la richiesta di
Chiara e il ritorno della suora la quale riuscirà miracolosamente a trovare una
ciliegia pur essendo in agosto, scorrono i due tempi dello spettacolo, che
ripercorre gli avvenimenti più significativi della vita della santa.
Dall’incontro con Francesco, alla fuga da casa, al taglio dei capelli, simbolo
della sua consacrazione a Dio, alla cacciata dei Saraceni. Ma che cosa ha da
dire oggi la figura di Chiara? Ci risponde Marco Bartoli, suo biografo:
“Chiara è la prima donna nella storia della Chiesa ad aver
composto una regola per delle donne e a farsela approvare dal Papa. E’ una
donna che ha dovuto vivere tanti anni dopo la morte di Francesco, l’uomo che
l’aveva avviata sulla scelta del Vangelo, in condizioni piuttosto difficili.
Quindi, è una donna molto combattiva. Questa forza ancora ci interroga oggi. Il
segreto della forza di Chiara è proprio nella scelta del Vangelo”.
(musica)
Nel musical si sottolinea il legame particolare tra
Francesco e Chiara, che amava definirsi la “Pianticella” dell’uomo che l’aveva
iniziata al Cristianesimo. Sentiamo in proposito Fra Giuseppe del convento di
San Damiano, ad Assisi, dove Chiara visse per 42 anni.
R. - Lei è la pianta, “plantula”,
di Francesco. Forse si ama definire così perché è umile, ma io penso che non
sia la pianta, ma piuttosto la madre dell’Ordine, la parte femminile, la
complementarietà, che ha portato avanti la storia della Chiesa.
D. – Perché attrae tanto la figura di Santa Chiara?
R. – Perché è una donna vera, è una donna che ha incarnato
il Vangelo, e ha soprattutto messo in pratica il suo Battesimo e come Maria ha
creduto.
(musica)
Ma quale il messaggio che si vuole diffondere con questo
spettacolo? Lo abbiamo chiesto al regista, Carlo Tedeschi:
“Il messaggio lo dà la vita di Chiara, di questa donna che
è andata controcorrente, che dalla clausura di un monastero dove sembrava
dovesse fermarsi tutto il suo ardore, tutto il suo coraggio, lei, invece, ha
fatto parlare di sé in tutto il mondo. E come una voce nel cuore della madre di
Chiara pronunciò quando rimase incinta: ‘Tu partorirai una donna che farà chiarore
in tutto il mondo’, così è stato”.
(musica)
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20 maggio 2004
LA
CHIESA INDIANA ESPRIME IL PROPRIO CONSENSO
PER
L’ANNUNCIO DATO DAL PRIMO MINISTRO DELLO STATO DEL TAMIL NADU
DI
VOLER REVOCARE LA CONTROVERSA LEGGE SULLE “CONVERSIONI FORZATE”
NEW
DELHI. = E’ un segnale positivo che infonde nuova speranza nella comunità
cristiana e in tutte le minoranze religiose. Con queste parole padre Babu
Joseph, portavoce della Conferenza
episcopale indiana, commenta in un’intervista rilasciata all’agenzia Fides,
l’annuncio dato dal primo ministro dello Stato indiano del Tamil Nadu di voler
revocare la controversa legge sulle “conversioni forzate”. La legge, in vigore
nello Stato dall’ottobre 2002, prevede che ogni conversione venga sottoposta al
vaglio di un magistrato e dispone pene severe per chi spinga qualcuno ad
abbracciare un nuovo credo usando la forza o il denaro. L’annuncio è stato
accolto con favore dalla Chiesa indiana, che da tempo chiedeva la revoca del
provvedimento, perché ritenuto “discriminatorio e ingiustificato”. “Ora speriamo
e chiediamo con forza - dice padre Joseph - che venga ritirata anche in altri
quattro Stati della Federazione in cui è in vigore una normativa simile: Gujarat,
Madhya Pradesh, Arunachal Pradesh, Orissa. “Confidiamo nell’appoggio di larghi
settori della società indiana ma anche degli indù progressisti e liberali, che
sin dall’inizio si sono opposti a questo genere di provvedimenti”, aggiunge
padre Joseph. Il primo ministro del Tamil Nadu ha inoltre puntualizzato,
martedì scorso, che il provvedimento intendeva “promuovere l’armonia tra tutte
le religioni”, e non essere usato “contro le minoranze”. La legge
anti-conversioni era stata presentata dopo che da varie località del Tamil Nadu
erano giunte notizie di conversioni di massa di appartenenti alla casta dei
dahlit. (L.Z.)
IL
PRESIDENTE PAKISTANO, PARVEZ MUSHARRAF, HA ANNUNCIATO
UNA
POSSIBILE REVISIONE DELLA CONTROVERSA LEGGE SULLA BLASFEMIA.
L’ANNUNCIO
E’ STATO ACCOLTO CON CAUTA SODDISFAZIONE DAI VESCOVI DEL PAESE
MULTAN.
= In Pakistan, ha suscitato reazioni contrastanti l’annuncio del presidente, Parvez
Musharraf, di una possibile revisione della famigerata legge sulla blasfemia
che prevede la condanna a morte per chi attenta alla religione islamica. L’annuncio è stato dato, lo scorso 15
maggio, in occasione di un convegno tenutosi a Islamabad nel corso del quale il
capo di Stato pakistano ha accennato alla possibilità di correggere anche
alcune norme del codice penale islamico. Le dichiarazioni di Musharraf sono
state accolte con cauta soddisfazione dai vescovi pakistani che da tempo
chiedono l’abolizione della legge sulla blasfemia, indicata dalle minoranze e dalle organizzazioni per i diritti umani
come una delle cause, in Pakistan, dell’odio tra i fedeli di diverse religioni.
In una dichiarazione, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Lawrence
Saldanha, ha recentemente espresso “la speranza e la preghiera che il presidente proceda in modo risoluto
in questa direzione eliminando questa perdurante anomalia dell’ordinamento pakistano”.
“Pieno sostegno all’annuncio” di Musharraf è stato espresso anche dal segretario
della Commissione episcopale della giustizia e della pace, Peter Jacob, che ha
comunque invitato alla prudenza, perché - ha detto - “occorre prima vedere i
fatti”. Di segno opposto le reazioni di diversi leader religiosi musulmani,
contrari a qualsiasi modifica della legislazione attualmente vigente. (A.L.)
UN
BATTELLO CARICO DI PROFUGHI LIBERIANI, CERCATO DALL’AEREONAUTICA
FRANCESE
E DALLA MARINA IVORIANA, È BLOCCATO IN AVARIA NELLE ACQUE DELL’OCEANO ATLANTICO.
LO HA RESO NOTO OGGI
L’ALTO
COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI
MONROVIA.
= Un battello, con almeno 430 profughi liberiani a bordo, è bloccato in avaria
nelle acque dell’Atlantico, a largo dal porto di San Pedro, nella Costa
d’Avorio. Lo ha comunicato l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati, precisando che ieri mattina è stato intercettato un messaggio di
“Sos” lanciato dal comandate dell’imbarcazione. Il motore della nave aveva
smesso di funzionare due settimane fa e ormai a bordo erano finiti i viveri e
soprattutto l’acqua. I profughi liberiani, in maggioranza donne e bambini,
cercavano di rientrare in patria dalla Nigeria e dal Ghana dove erano fuggiti
durante la lunga guerra civile. L’Alto commissariato riferisce che
l’aeronautica francese e la marina ivoriana si sono messe in cerca del battello
alla deriva. Si stima che nei 14 anni del drammatico conflitto liberiano,
costato la vita ad almeno 200.000 persone, oltre 300.000 cittadini abbiamo
cercato rifugio nei confinanti Paesi dell’Africa Occidentale. Lo scorso gennaio
una nave olandese ha tratto in salvo 213 rifugiati, rimasti per giorni in
avaria nell’oceano e provenienti da un campo profughi dislocato in Ghana. (G.L)
INAUGURATA SU INTERNET LA PRIMA PARROCCHIA
VIRTUALE ITALIANA.
L’INDIRIZZO
DI QUESTA NUOVA PROPOSTA MEDIATICA E’ WWW.CATTOLICI.NET
ROMA. =
Una parrocchia virtuale, dove trovano spazio il gruppo catechistico, quello
liturgico, la pastorale della famiglia, ed anche una sorta di “confessionale”,
che chiaramente non dà l’assoluzione, ma solo consigli. E’ la proposta
lanciata, alla vigilia della giornata di domenica prossima dedicata alle
comunicazioni sociali, dal sito internet http://www.cattolici.net/
per offrire un nuovo strumento per la comunicazione religiosa. Il portale, che
non si propone certo di sostituire le attuali parrocchie – spiega il direttore
del sito – inaugura un modo nuovo per vivere la propria fede ma soprattutto il
dialogo con quanti sono alla ricerca della verità. Per vivere questa nuova
esperienza occorre solo registrarsi: ai parrocchiani virtuali è affidato il
compito di animare la nuova realtà mediatica, attraverso interventi scritti e
confronti tramite la chat. Nella nuova parrocchia virtuale sarà inoltre
possibile dialogare on line con il teologo moralista, padre Antonio
Rungi, che risponderà alle domande ed alle richieste dei parrocchiani internauti.
(A.L.)
E’
MORTO IL FILOSOFO POLACCO STEFAN SWIEZAWSKI, AMICO DI GIOVANNI PAOLO II
MENZIONATO DAL PAPA NEL SUO RECENTE LIBRO “ALZATEVI, ANDIAMO”
VARSAVIA.
= Si è spento martedì scorso all’età di 97 anni a Konstancin, nei pressi di
Varsavia, il professor Stefan Swiezawski, grande esperto di filosofia medievale
e moderna, Auditore al Concilio Vaticano II e amico di vecchia data di Giovanni
Paolo II, che lo ricorda anche nel suo libro ‘Alzatevi, andiamo’. Dall’autunno
del 1954 – scrive infatti il Papa nella sua opera, pubblicata martedì scorso – ho
potuto insegnare all’Università Cattolica di Lublino grazie al mio amico,
professor Swiezawski. Dal 1925 al 1932, Swiezawski ha studiato filosofia a
Leopoli e poi per quasi 30 anni ha insegnato all’Università di Lublino. Tra le
sue opere, oltre 30 libri, si deve segnalare la monumentale ‘Storia della
filosofia europea del XV secolo’. Due anni fa sono inoltre state pubblicate le
lettere scambiate dal professore con Karol Wojtyla, dalle quali emerge il
rapporto molto cordiale che lo legava a Giovanni Paolo II. (A.L.)
IL
MARTIRIO DI SANT’ORSOLA, ULTIMO CAPOLAVORO DI CARAVAGGIO,
TORNA
ALLA SUA ORIGINARIA BELLEZZA, DOPO UN ECCEZIONALE RESTAURO.
STAMANI,
LA PRESENTAZIONE A ROMA,
NELLA
SPLENDIDA CORNICE DELLA GALLERIA BORGHESE
- A cura
di Alessandro Gisotti -
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ROMA. = Presentato stamani a Roma il restauro del Martirio
di Sant’Orsola, l’ultimo capolavoro del Caravaggio. Dopo la tappa romana, dove - sino al 20 giugno - l’opera sarà a
diretto contatto con il nucleo di dipinti del Michelangelo Merisi esposti in
via permanente alla Galleria Borghese, il dipinto sarà poi in mostra a Milano e
Vicenza.
Un dipinto che emoziona, un quadro che da solo vale un museo. Dopo un complesso
restauro, l’ultima opera eseguita da Caravaggio prima della morte, è tornata
alla straordinaria cromia originaria. Il soggetto del capolavoro dipinto a
Napoli nel 1610 è la principessa cristiana martirizzata a Colonia, durante il
viaggio di ritorno da un pellegrinaggio a Roma. Sant’Orsola è raffigurata nel
drammatico momento che precede la morte, mentre volge lo sguardo al suo petto
trafitto dalla freccia scoccata dal re degli Unni, che secondo la tradizione la
uccise per vendicarsi del rifiuto della giovane di diventare sua sposa. Il
restauro ha confermato l’autografia del quadro, restituendone la dimensione
originale, modificate da un ampliamento avvenuto probabilmente fra il 600 e il
700. Ha inoltre rivelato uno straordinario particolare finora nascosto, una
mano proiettata verso lo spettatore, che conferisce alla raffigurazione una
drammaticità di sorprendente modernità. Il restauro del martirio di Sant’Orsola
offre quindi la testimonianza ultima della poetica e della sperimentazione
artistica di Michelangelo Merisi, un testamento spirituale in cui è possibile
scorgere l’autoritratto dell’artista a pochi giorni dalla morte.
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20
maggio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Non si placa la violenza in Iraq. Almeno 17 civili sono
rimasti uccisi negli scontri tra miliziani sciiti e forze della coalizione a
Najaf e a Kerbala. A proposito della strage di martedì scorso vicino alla
frontiera siriana costata la vita a 40 iracheni, il Comitato internazionale
della Croce Rossa ha denunciato, oggi, l’esercito statunitense per “uso
eccessivo della forza”. Sul piano politico, in Italia, sempre più acceso il
dibattito parlamentare dopo le ultime dichiarazioni del premier Berlusconi
sulla permanenza delle truppe italiane in Iraq. Intanto, a Camponogara, in
provincia di Venezia, grande partecipazione per i funerali di Stato di Matteo
Vanzan, il caporal maggiore dei Lagunari, caduto a Nassiriya. Il servizio è di
Dorotea Gambardella.
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Nel centro di Kerbala, un missile lanciato da un
elicottero americano contro un gruppo di miliziani fedeli al leader radicale
sciita, Moqtada al Sadr, ha ucciso 9 civili. Altri tre iracheni sono morti in
scontri avvenuti nella parte settentrionale della città. A Mossul, un attacco
dinamitardo è costato la vita a tre civili, tra cui una donna. A Najaf, i combattenti
sciiti hanno attaccato un’unità delle truppe statunitensi. Cinque gli iracheni
caduti nell’assalto. Nel pieno centro di Baghdad, un soldato americano è morto
e altri tre sono stati feriti nel lancio di una bomba contro di loro. E un
altro è rimasto ucciso in un attacco a Samarra. Infine, un assalto contro un
convoglio militare spagnolo diretto in Kuwait, è costato la vita ad un soldato
iracheno. Mentre l’esplosione di due razzi all’interno della base italiana di
Tallil, nei pressi di Nassiriya, non ha provocato alcun ferito. Sul piano politico,
si registra piena sintonia tra il presidente americano, Bush, e il premier
italiano, Berlusconi, il quale ieri, al termine del loro incontro a Washington,
ha ribadito la presenza della coalizione in Iraq, fino a quando non verrà
instaurato un governo democratico nel Paese. L’annuncio ha infiammato il
dibattito politico in Italia. Nel pomeriggio, Berlusconi riferirà in Parlamento
sulla questione irachena e l’opposizione presenterà nell’Aula di Montecitorio
una mozione unitaria per il ritiro immediato del contingente italiano
dall’Iraq.
Intanto, nella cittadina veneta di Camponogara, una folla
commossa ha salutato il feretro del lagunare Matteo Vanzan. “Davanti ad una
giovane vita stroncata dalla violenza – ha detto nell’omelia il vescovo di
Padova, mons. Antonio Mattiazzo – ancora più forte l’anelito alla pace sgorga
dai nostri cuori”. Alle esequie, hanno partecipato numerose autorità politiche,
tra cui il vicepremier, Fini, il ministro della Difesa, Martino, e il leader
dei Ds, Fassino. Per quanto riguarda la vicenda delle torture, gli inquirenti
del Pentagono hanno trovato un altro cd rom con 24 fotografie, tra cui 11 inedite,
raffiguranti “abusi perpetrati dalle forze statunitensi” ai danni dei prigionieri
iracheni. Infine, a Baghdad, l’esercito americano ha fatto irruzione nel
quartier generale di uno dei membri più in vista del Consiglio provvisorio
iracheno, Ahmed Chalabi, sequestrando i suoi documenti.
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Oltre a sei adulti, un bambino di tre anni vittima stamane
della guerra tra israeliani e palestinesi, mentre prosegue l’offensiva
dell’Esercito israeliano nella striscia di Gaza, iniziata lunedì scorso allo
scopo di scoprire e distruggere gallerie sotterranee usate per contrabbandare
armi da guerra dall’Egitto e per catturare contrabbandieri e gruppi armati palestinesi,
che operano nell’area sud di Rafah. Circa 40 le perdite finora tra i palestinesi,
tra cui donne e minori, e un centinaio le case demolite. Ma dal Palazzo
dell’Onu, e non solo, si levano nella comunità internazionale voci di severa
condanna. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Il bimbo palestinese spirato nell’ospedale di Rafah,
sarebbe morto per il forte spavento di una cannonata esplosagli vicino. 12 sono
invece le vittime dell’attacco sferrato ieri dall’Esercito israeliano nella
stessa città, quando intorno alle 14.30, senza apparente motivo, elicotteri e
carri armati hanno aperto il fuoco su centinaia di palestinesi che manifestavano
in strada, soprattutto contro le demolizioni delle loro case. Questa strage è
un “atroce crimine di guerra” ha denunciato l’Autorità nazionale palestinese,
mentre il governo di Israele ha espresso rammarico e annunciato un’inchiesta. Intanto è arrivata la ferma
condanna del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan e del Consiglio di
Sicurezza, con la sola astensione degli Stati Uniti: Israele deve rispettare le
leggi internazionali e cessare le violenze nei Territori. La Casa Bianca, che
non ha posto il veto, si è dissociata: Israele ha il diritto di difendersi, ma
queste operazioni a Gaza non servono la causa della pace e della sicurezza.
Stop immediato alle operazioni lo chiede pure il presidente egiziano Mubarak,
che invoca l’intervento immediato di Usa, Unione Europea, Russia e Onu; anche
Giappone e Francia deprecano l’aggressione di Israele. Ma oggi ancora scontri
violenti nella zona: 6 palestinesi uccisi e 15 case abbattute per il sospetto
della presenza di terroristi. Ed un altro morto, un adolescente palestinese ad
Hebron. In mattinata anche la notizia della condanna di Marwan Barghuti, leader
di al-Fatah in Cisgiordania, riconosciuto colpevole dal Tribunale di Tel Aviv
dell’uccisione di 5 civili israeliani, in un attentato. La pubblica accusa ha
chiesto 5 ergastoli, ma la pena si conoscerà il 6 giugno. E’ stato invece
scagionato, per insufficienza di prove, dall’aver ispirato una lunga serie di
altri attentati.
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Il
governo iraniano ha deciso l'espulsione del corrispondente del quotidiano The
Guardian da Teheran, Dan De Luce, per un reportage non autorizzato da Bam
dopo il terremoto. Il ministero degli esteri britannico ha detto di essere
“deluso” per la decisione perché “manda un messaggio sbagliato sulla libertà di
stampa e sul desiderio dell'Iran di impegnarsi all'interno della comunità internazionale”.
Il Congresso, Camera bassa del
Parlamento spagnolo, ha deciso all’unanimità la creazione di una commissione di
inchiesta sugli attentati ai treni dello scorso 11 marzo a Madrid. L'obiettivo
sarà chiarire, entro due mesi, i fatti legati agli attentati, commessi tre
giorni prima delle elezioni politiche, così come il modo in cui i poteri
pubblici li hanno affrontati. Il Partito popolare, Pp, al governo al momento
degli attacchi, ha accettato che si faccia luce su possibili carenze nelle
politiche di prevenzione, mentre il Partito socialista, Psoe, ha concesso che
la commissione si occupi anche dei fatti avvenuti fra l'11 e il 14 marzo, data
delle elezioni, e in particolare anche di eventuali violazioni della legge
elettorale.
“Gli obiettivi previsti dalla
Carta provvisoria della rete degli organi autonomi di autogoverno della
magistratura dei Paesi membri rispondono perfettamente all'esigenza di cooperazione
che caratterizza la giustizia europea”. E' quanto scrive il presidente della
Commissione dell’Ue, Romano Prodi, nel messaggio rivolto all’assemblea che,
oggi a Roma, vede la nascita di un Csm europeo. Lo scambio di informazioni ed
esperienze professionali - sostiene Prodi - è indispensabile per una visione
europea, in cui si mantengano le caratteristiche di autonomia proprie degli
organi indipendenti.
Seggi aperti in Malawi, dove si
svolgono oggi le terze elezioni generali del Paese dalla transizione
democratica del 1994. Elevata l’affluenza al voto tra i 5 milioni e 700 mila elettori
che sono chiamati a rinnovare il Parlamento e ad eleggere il nuovo presidente.
La Costituzione impedisce, infatti, a Bakili Muluzi di candidarsi per un terzo
mandato. È stato lo stesso Muluzi ad indicare come suo successore il 70.enne
Bingu wa Mutharika, sostenuto dal Fronte democratico unito. Lo sfidante più
accreditato, tra i quattro candidati dell’opposizione, è Gwanda Chakuamba, alla
guida di una coalizione di 7 partiti.
Dopo la rinuncia di Sonia Gandhi
a formare il nuovo governo dell’India, il Partito del Congresso, vincitore alle
ultime elezioni, ha affidato l’incarico all’economista Anmohan Singh.
L’insediamento del nuovo esecutivo è atteso per il fine settimana. Oggi il
premier incaricato ha promesso l’attuazione di “un piano di riforme dal volto
umano”. Ma quali differenze potranno esserci con il precedente governo di Atal
Bihari Vajpayee? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Roberto Scarfone,
dell’Ansa di New Delhi:
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R. –
Il vecchio governo non aveva fatto male privilegiando le infrastrutture, l’informatica,
le tecnologie dedicate alle informazioni e così via. Bisogna riconoscere che
negli ultimi anni l’India ha fatto passi da gigante, integrandosi nell’economia
mondiale. Per cui una persona accorta e avveduta come Singh sicuramente non si
discosterà molto dalla strada tracciata dal suo predecessore, ma avrà
certamente un occhio di riguardo per gli agricoltori, i contadini, i braccianti
e i disoccupati, che sono davvero tanti per un Paese come questo.
D. – Le prime parole pronunciate
da Singh riguardano la risoluzione del confronto con il Pakistan sulla
questione del Kashmir. Secondo te, sono parole di circostanza o ci sarà un
impegno reale?
R. – Secondo me è un impegno
reale, perché questo è sicuramente il più vecchio conflitto all’attenzione dell’Onu.
Bisogna ricordare che è scoppiato nel 1947, con la partizione decisa dalla Gran
Bretagna.
D. – La comunità internazionale
ha gradito questo passaggio di potere dai Nazionalisti indù al partito del
Congresso di Sonia Gandhi?
R. –
Certo ci sono in India cambiamenti colossali, riguardanti le nuove tecnologie.
Sono cambiamenti cui sono fortemente interessati sia gli americani che gli
europei e gli stessi russi, i quali sono alleati e sostenitori dell’India.
Quindi, io vedo una situazione estremamente fluida, senza però i timori che può
suscitare un governo come quello che ha preceduto Singh, con il sostegno dei
due principali Partiti comunisti del Paese.
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La
camera dei deputati giapponese ha approvato oggi sette nuovi disegni di legge
in tema di politica militare. I disegni di legge, preparati dalla maggioranza
di governo dei liberaldemocratici (Ldp) del primo ministro Koizumi e del Komei
di ispirazione buddhista, hanno avuto il voto favorevole anche del Partito
democratico, il maggiore dell'opposizione. Le norme, che ora passano all'esame
del Senato per l'approvazione definitiva prevista entro giugno, aggirano di
fatto, senza formalmente toccarle, molte restrizioni imposte dalla costituzione
pacifista in vigore dal 1946. Consentono, infatti, in caso di diretta minaccia
alla sicurezza nazionale, una piena cooperazione operativa tra le forze armate
giapponesi e quelle americane, con la possibilità di attacchi, anche fuori
delle acque territoriali nipponiche, contro navi militari e civili di un Paese
'nemico' sospettate di trasportare armi di distruzione di massa. L'approvazione
dei disegni di legge avviene mentre il Paese è impegnato nella controversa
missione di un suo contingente militare in Iraq. E' la prima volta dal 1945 che
soldati nipponici sono inviati all'estero in un Paese a rischio di
combattimenti. Il governo sostiene che la zona dove agisce il contingente, la
città meridionale di Samawa, a metà strada tra Najaf e Nassiriya, continua ad
essere in soddisfacenti condizioni di sicurezza.
Un gruppo di 67 intellettuali
cinesi, alcuni dei quali vivono nella Repubblica Popolare, ha chiesto
con una lettera al governo di Pechino di presentare le proprie scuse per il
massacro di piazza Tiananmen a due settimane dal 15esimo anniversario della tragedia.
Nella “lettera aperta” diffusa dal Centro d'informazione sui diritti umani di
Hong Kong, gli intellettuali sostengono che il movimento studentesco e le
dimostrazioni di cittadini del 1989 sono stati “legali e giusti” e che la
repressione è stata un “grave errore politico”. Nella notte tra il 3 ed il 4
giugno 1989 centinaia forse migliaia di persone furono uccise quando l’Esercito
Popolare di Liberazione sgombrò con la forza la piazza, che da due mesi era occupata
da studenti e cittadini che chiedevano la democrazia. Tra gli altri hanno firmato
la lettera l'economista Mao Yushi e il sociologo Liu Xiaobo, oltre a 33 dissidenti
che vivono all'estero, in gran parte negli Usa.
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