RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 141 - Testo della trasmissione di giovedì 20 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa, ricevendo in Vaticano i vescovi italiani, esprime la propria angoscia per il terrorismo e gli atti di guerra e prega ancora una volta per gli ostaggi in Iraq e per quanti rischiano la vita e la perdono nell’adempimento del loro dovere. Sulla situazione politica italiana Giovanni Paolo II auspica che sui motivi di contrapposizione prevalga la ricerca del bene comune: e ai giovani italiani chiede due cose: non abbiate paura di fare figli e non temete di rispondere alla chiamata del Signore

 

“Una voce illuminata dell’Africa”: così il Papa ricorda il cardinale senegalese Thiandoum, scomparso martedì scorso

 

Conclusa ieri l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti: ci riferisce mons. Aldo Giordano

 

Ieri pomeriggio l’atto commemorativo per i 40 anni del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso: con noi mons. Fitzgerald, il card. Arinze e Ahmed Mechergui

 

In corso da ieri a San Marino e Rimini la 42.ma riunione della Commissione regionale dell’Organizzazione mondiale del turismo: all’ordine del giorno, i problemi legati all’applicazione del Codice etico mondiale del turismo: ai nostri microfoni, mons. Piero Monni

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Iraq, Medio Oriente e ruolo dell’ONU: il commento del cardinale Roberto Tucci

 

Domani ad assisi il musical “Chiara di Dio”: interviste con Carlo Tedeschi, Marco Batoli e Fra Giuseppe.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Soddisfazione della Chiesa indiana espressa al primo ministro del Tamil Nadu, che vuole revocare la controversa legge sulle “conversioni forzate”

 

Il presidente pakistano ha annunciato una possibile revisione della discussa legge sulla blasfemia

 

Un battello carico di profughi liberiani è bloccato in avaria nelle acque dell’Oceano Atlantico

 

Inaugurata su internet una “parrocchia” virtuale

 

E’ morto il filosofo polacco Stefan Swiezawski, amico di Giovanni Paolo II

 

Dopo un eccezionale restauro, torna alla sua originaria bellezza “Il martirio di Sant’Orsola”

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora scontri con vittime a Najaf e Kerbala e morti anche a Baghdad e Mossul. Senza conseguenze, i razzi contro la base italiana di Tallil

 

Nella città veneta di  Camponogara sentita partecipazione ai funerali  di Stato per Matteo Vanzan

 

Sette i palestinesi morti nei raid israeliani che proseguono nella Striscia di Gaza.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 maggio 2004

 

IL PAPA, RICEVENDO IN VATICANO I VESCOVI ITALIANI, ESPRIME LA PROPRIA ANGOSCIA PER IL TERRORISMO E GLI ATTI DI GUERRA E PREGA ANCORA UNA VOLTA

 PER GLI OSTAGGI IN IRAQ E PER QUANTI RISCHIANO LA VITA

E LA PERDONO NELL’ADEMPIMENTO DEL LORO DOVERE

 

Preoccupazione per il fenomeno del terrorismo e gli atti di guerra, la preghiera per gli ostaggi in Iraq, la solidarietà con i cristiani di Terra Santa. Questi i principali temi dell’attualità internazionale al centro del discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi italiani ricevuti stamane in Vaticano, in occasione della loro assemblea generale. Il Papa si è soffermato sulla situazione dell’Italia ripetendo l’invito alle famiglie a non avere paura di generare figli. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa esprime la propria angoscia per “il terrorismo, gli atti di guerra, le violazioni dei diritti umani che rendono tanto difficile e pericolosa la situazione internazionale”. Fatti – dice – che “pesano grandemente … sui nostri cuori”. Giovanni Paolo II eleva ancora una volta la sua preghiera:

 

“Per coloro che sono trattenuti in ostaggio in Iraq, per quanti rischiano la vita e per quanti la perdono nell’adempimento del loro dovere”.

 

Quindi elogia e incoraggia l’iniziativa che da più di un anno i vescovi italiani hanno assunto facendosi “promotori di pellegrinaggi di pace in Terra Santa”. “E’ questo – ha detto il Papa – un forte segno di vicinanza e di solidarietà per le comunità cristiane che vivono” nella Terra di Gesù “e che hanno grande bisogno del nostro aiuto”. Il Pontefice guarda poi alla situazione politica italiana:

 

“Occorre … che sui motivi di contrasto e contrapposizione prevalga la ricerca sincera del bene comune affinché il cammino dell'Italia possa farsi più spedito e abbia inizio una nuova fase di sviluppo, con la creazione di più numerosi posti di lavoro, tanto necessari specialmente in alcune regioni meridionali”.

 

“Un tema decisivo, sul quale vanno moltiplicati gli sforzi rileva Giovanni Paolo II - rimane quello della famiglia fondata sul matrimonio, della tutela e dell'accoglienza  della vita e della responsabilità primaria dei genitori nell'educazione”. Il Papa auspica in questo campo uno sforzo convergente delle politiche sociali e della pastorale della Chiesa perché - ripete - “senza figli non c'è futuro!”:

 

“Le giovani coppie riscoprano la gioia di generare e di educare figli, partecipando in modo singolare all'opera del Creatore”.

 

Sul fronte ecclesiale il Pontefice ricorda “il necessario rinnovamento” della parrocchia “nella prospettiva della nuova evangelizzazione, di questa fondamentale realtà” della Chiesa. “Specialmente in Italia – ha sottolineato – la parrocchia assicura la costante e premurosa vicinanza della Chiesa a tutta la popolazione, dei cui bisogni spirituali si fa carico, non mancando di interessarsi spesso anche di tante altre necessità”. E parlando di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ha rivolto “un caldo invito ai giovani e alle ragazze d'Italia, affinché prendano in attenta e serena considerazione ed eventualmente accolgano, non con timore ma con gioia, la chiamata che il Signore rivolgesse loro”. Si tratta infatti di “un dono straordinario, che apre nuovi orizzonti di vita”. Lo stesso invito alla disponibilità e alla fiducia il Papa lo rivolge “alle famiglie delle persone chiamate, oggi tante volte preoccupate per il futuro dei propri figli”. E dice loro: “Non fermatevi a considerazioni di corto respiro. Sappiate che il Signore non si lascia vincere in generosità e che ogni sua chiamata è una grande benedizione anche per la famiglia di colui che è chiamato”. Altro importante argomento trattato dal Pontefice è quello dei mass media di cui – ha affermato – “conosciamo bene l'influsso penetrante… sui modi di pensare e sui comportamenti, personali e collettivi, orientando ad una visione della vita che, purtroppo, tende spesso a corrodere fondamentali valori etici, in particolare quelli che riguardano la famiglia”.

 

Il Papa plaude all’impegno dei vescovi italiani nel campo dei mezzi di comunicazione “contribuendo in notevole misura all'affermazione di positivi modelli di vita e alla stessa diffusione del Vangelo”. E appoggia la promozione del “quotidiano cattolico”, dei settimanali diocesani e il più  recente impegno della Chiesa  in ambito radio-televisivo. “Auspico vivamente - ha aggiunto - che tutti i cattolici italiani comprendano e condividano l'importanza di questo impegno, contribuendo così a rendere più positivo e più sereno il clima culturale in cui tutti viviamo”. Infine Giovanni Paolo II ha assicurato la sua quotidiana preghiera per l'intera comunità Nazionale, “affinché il popolo italiano possa mantenere sempre viva, e mettere al servizio dell'Europa unita, che si va costruendo, la sua grande eredità di fede e di cultura”.

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“UNA VOCE ILLUMINATA DELL’AFRICA”:

COSI’ IL PAPA RICORDA IL CARDINALE SENEGALESE THIANDOUM

SCOMPARSO MARTEDI’ SCORSO

 

“Una voce illuminata dell’Africa”: così Giovanni Paolo II ha ricordato  il cardinale senegalese Hyacinthe Thiandoum, arcivescovo emerito di Dakar, morto martedì scorso all’età di 83 anni. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano all’attuale arcivescovo di Dakar Theodore-Adrien Sarr, il Papa esprime ai familiari e a tutti i cattolici del Senegal la sua profonda commozione per la scomparsa del cardinale Thiandoum e assicura la sua preghiera fervente per il riposo dell’anima di “questo nobile figlio della nazione senegalese che si è speso generosamente per i suoi fratelli servendo Cristo e la sua Chiesa”.

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America della Regione X, in visita “ad Limina”.

 

 

L’INCONTRO CON I MIGRANTI DIVENTI STRUMENTO PER IL DIALOGO

 TRA LE RELIGIONI: E’ IL MESSAGGIO EMERSO ALL’ASSEMBLEA PLENARIA

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI

 E GLI ITINERANTI, CONCLUSASI IERI

- Intervista con mons. Aldo Giordano -

 

Il confronto con la realtà delle migrazioni rende urgente, da parte della Chiesa un rinnovato annuncio evangelico all’insegna dell’accoglienza e del dialogo. E’ l’avvertimento che il Papa ha rivolto ai partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, ricevuti martedì scorso in Vaticano. L’assemblea plenaria - conclusasi ieri - ha avuto per tema centrale: “Il dialogo interculturale, interreligioso ed ecumenico nel contesto delle odierne migrazioni”. Tema che sottolinea l’attualità e l’importanza del servizio svolto dal Pontificio Consiglio in questo momento storico. Per una riflessione sulla conclusione dei lavori, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e membro del dicastero per i Migranti e gli Itineranti:

 

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R. – Sta crescendo la consapevolezza che il fenomeno migratorio stia cambiando il volto delle società di tutto il mondo. Riguardo a questa realtà, che sta segnando la storia, ci siamo concentrati su due realtà speciali. Uno è il dialogo ecumenico: la mobilità, infatti, porta a convivere cristiani di differenti confessioni e quindi porta al tema ecumenico anche nazioni che tradizionalmente non erano abituate a questa realtà. Dall’altro, il grosso tema dell’incontro delle religioni che è un tema particolarmente urgente nella storia anche alla luce dei fatti recenti, che vanno dalla crisi dell’Iraq al terrorismo, e così via. Abbiamo visto che la realtà dell’incontro con i migranti e la mobilità umana può diventare un laboratorio per approfondire la realtà dell’incontro tra le religioni. Noi intravediamo che le diversità non necessariamente devono diventare motivo di conflitto.

 

D. – I flussi migratori andranno sempre più aumentando in futuro…

 

R. – La presenza dell’Islam in questi anni è molto aumentata in Europa. Poco più di 10 anni fa erano circa 12 milioni i musulmani in Europa ed oggi sono circa 34 milioni. Guardando però il mondo intero ci rendiamo conto che l’andamento demografico mondiale ci fa concentrare sull’Asia, perché è in Asia che abita più della metà della popolazione mondiale. Noi ci domandiamo come la mobilità umana metterà a confronto sempre di più queste enormi culture. Pensiamo alla grande cultura che è stata animata dal cristianesimo, come quella europea, dell’America Latina ecc. Pensiamo alle culture, come quella dell’Asia, segnate dal buddismo, dall’induismo, dallo scintoismo. D’altra parte siamo preoccupati dalla realtà africana. Abbiamo paura che l’Africa rimanga sempre di più ai margini di questo gioco mondiale. Quindi, come Chiese siamo preoccupati di dare spazio a tutti i continenti e tra i continenti scegliere quelli più deboli e più poveri e in questo momento più feriti. Vorrei sognare un momento in cui l’umanità si fermi e dica: “C’è un’altra strada e quest’altra strada è possibile”. Questa strada credo sia dentro al cuore del cristianesimo. Il cristianesimo crede in un Dio che è venuto per insegnarci l’amore, per insegnarci la fratellanza universale e dare la vita per questo. Questa è la verità di cui noi viviamo come cristiani. E noi pensiamo e vediamo che è possibile. In questi giorni abbiamo sentito molte esperienze che ci dicono che le persone impegnate seriamente, volontariamente, liberamente per creare questa società di accoglienza esistono già. Si tratta solo di sviluppare tutto questo e di diffonderlo attraverso i mass media, perché spesso infatti queste notizie non arrivano ai grandi media.

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IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO HA CELEBRATO IERI

I SUOI 40 ANNI CON UNA CERIMONIA SVOLTASI

NELLA SEDE DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

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L’impegno per il dialogo interreligioso e la promozione di una mutua collaborazione tra cattolici e seguaci di altre religioni. Sono queste le principali finalità del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, istituito da Papa Paolo VI il 19 maggio 1964 (allora si chiamava Segretariato per i non cristian), che ieri ha celebrato il suo 40.mo anniversario con una seduta pubblica svoltasi nella sede della Pontificia Università Urbaniana. L’incontro è stato aperto dal presidente del dicastero, arcivescovo Michael Fitzgerald, al quale abbiamo chiesto di tracciare un bilancio sul percorso storico del Pontificio Consiglio:

 

“I primi anni sono stati dedicati allo studio del messaggio del Concilio Vaticano II. Poi c’è stato un periodo di incontri con diversi leader religiosi e, successivamente, è stato posto l’accento sulla Chiesa locale. In questi ultimi tempi, con il cardinale Arinze, che è stato presidente di questo Consiglio fino al 2002, c’è stato un approfondimento del bisogno della formazione per il dialogo, una insistenza sulla capacità di conservare la nostra identità cristiana”.

 

L’incontro è proseguito con l’intervento del prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, cardinale Francis Arinze. Il porporato ha sottolineato l’importanza di una solida teologia del dialogo affinché il confronto interreligioso possa dare frutti concreti.

 

“I contatti con gli altri credenti devono continuare sempre. Il fatto che in questa celebrazione ci siano rappresentanti dei cristiani, dei musulmani, degli indù e altri ancora, è segno che questi contatti sono da incoraggiare”.

 

La seduta si è conclusa con le testimonianze di un musulmano, di un buddista, di una induista e di un pastore luterano svedese. Ascoltiamo quella del musulmano Ahmed Mechergui, docente di storia delle religioni all’Università Al-Zeitouna di Tunisi.

 

“Io ho ottenuto una borsa di studio dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e ho studiato alla Gregoriana con gli amici cristiani. E’ stata una esperienza molto ricca e importante per me, perché ho vissuto con loro, ho visto la loro fede. Secondo me la condizione prioritaria del dialogo è la conoscenza. L’ignoranza è il vero ostacolo al dialogo interreligioso”.

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Alla cerimonia hanno assistito, tra gli altri, i cardinali Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Paul Poupard, presidente del Pontificio consiglio per la cultura.

 

 

I DATI RELATIVI ALLE ULTIME TENDENZE MA ANCHE I PROBLEMI LEGATI

ALL’APPLICAZIONE DEL CODICE ETICO MONDIALE DEL TURISMO:

AL CENTRO DELLA 42.MA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE REGIONALE

DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL TURISMO, IN CORSO A SAN MARINO E RIMINI

- Intervista con mons. Piero Monni -

 

I dati relativi alle tendenze turistiche dell’anno appena trascorso e dei prossimi mesi, ma anche i problemi legati all’applicazione del Codice Etico Mondiale del Turismo: sono i temi centrali della 42.ma Riunione della Commissione Regionale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo per l’Europa, che si tiene da ieri fino a domani a San Marino e a Rimini, in Italia. Nel dibattito di oggi è intervenuto mons. Piero Monni, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Omt. Fausta Speranza gli ha chiesto quanto pesi la situazione internazionale con le crisi in atto:

 

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R. – Il terrorismo diffuso e questa tensione internazionale certamente non suggeriscono di affrontare mete lontane da casa. Infatti, vediamo un aumento nel turismo nazionale e nel turismo europeo, che sembra tranquillo come viabilità e come traffico.

 

D. – Mons. Monni, proprio in un momento in cui a livello globale si soffrono tensioni e crisi si pensa ad un viaggio turistico come ad un modo di creare un ponte tra popoli…

 

R. - A livello ideale sarebbe sempre molto importante prendere contatto con nazioni e civiltà locali e conoscere situazioni sociali e politiche.

 

D. – L’ambito del turismo abbraccia cultura e interiorità delle persone, dunque il legame con valori morali e spirituali è fortissimo. Come non dimenticarlo?

 

R. – Non possiamo assolutamente dimenticare, noi che siamo cristiani, le nostre radici cristiane. Quando si entra in contatto con popoli di altre civiltà, ognuno porta il suo patrimonio morale, storico-culturale e scopre che anche gli altri popoli conservano e coltivano i valori che noi occidentali e cristiani abbiamo coltivato nel corso dei secoli. Nel turismo bisogna anzitutto prevedere questo contatto, che serve a far sviluppare in tutta la comunità turistica questo senso di conoscenza del prossimo e a portare quindi il rispetto per le altrui culture e soprattutto il rispetto per quelle che sono le ideologie e i diritti fondamentali di quelle persone. Andare in certe regioni solo con il concetto di essere superiori, di poter dominare, di poter sfruttare le situazioni, perché si dispone di un certo vantaggio economico, non è certamente positivo nella costruzione di un turismo che deve essere delineato a misura d’uomo e quindi a misura di una sua dignità umana.

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 maggio 2004

 

MEDIO ORIENTE, IRAQ, RUOLO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

 - Intervista con il cardinale Roberto Tucci -

 

Iraq, Medio Oriente, ruolo della comunità internazionale in queste crisi: il dibattito continua. Ne ha parlato oggi alla nostra emittente anche il cardinale Roberto Tucci. Luca Collodi gli ha chiesto innanzitutto cosa ne pensa di un eventuale ritiro delle truppe della Coalizione dall’Iraq:

 

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R. – Credo che sarebbe del tutto irragionevole e sarebbe anche una forma di disinteresse per i diritti delle popolazioni in Iraq  abbandonarle in questo momento per la situazione così difficile e per il pericolo di una guerra civile.

 

D. – Cosa può fare l’Onu in Iraq?

 

R. – Adesso bisogna aspettare la risoluzione dell’Onu. Speriamo che ci sia un appoggio per esempio anche dai Paesi islamici importanti e che hanno dimostrato, tutto sommato, una moderazione maggiore, come l’Egitto con Mubarak, o la Giordania con il  re Abdallah. Io credo sia molto importante che l’Onu riesca ad approvare una  risoluzione che dia abbastanza potere a chi rappresenterà le Nazioni Unite in Iraq, in modo che egli abbia anche qualcosa da dire sulla conduzione delle operazioni militari.

 

D. – Il Medio Oriente ha vissuto un’altra giornata drammatica: come risolvere questa crisi?

 

R. – Bisogna che effettivamente finisca questa attività militare israeliana così spietata: omicidi mirati, distruzioni di case, ecc. Questo non è neppure un vantaggio per Israele perché tutto ciò fa certamente aumentare l’anti-sionismo o il sentimento anti-israeliano. Poi è facile passare da questo sentimento all’anti-sionismo e dall’antisionismo all’antisemitismo e questo bisogna evitarlo assolutamente. Più Israele si mostra spietato nei suoi metodi per risolvere il problema giusto della sua sicurezza, più c’è il pericolo che ancora peggiori la situazioni in Iraq e in tutto il mondo arabo, perché queste azioni militari israeliane stanno compattando ancora di più l’Islam popolare con l’Islam fondamentalista e terrorista.

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DOMANI AD ASSISI IL MUSICAL “CHIARA DI DIO”

- Interviste con Carlo Tedeschi, Marco Bartoli e fra Giuseppe -

 

                                           

“Riscoprire la figura di Santa Chiara, il suo coraggio, la sua vocazione affinché sia da esempio alle donne di oggi, il cui ruolo è ed è sempre stato fondamentale nella società”. Così il regista Carlo Tedeschi ha spiegato il motivo che lo ha spinto ad allestire il musical dal titolo “Chiara di Dio”. Debutto nazionale dello spettacolo, il cui ricavato andrà devoluto al primo convento delle Clarisse appena edificato in Rwanda, sarà domani al Lyrick Theatre di Assisi. Il servizio è di Dorotea Gambardella:

 

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(musica)

 

Chiara sta per morire circondata dalle consorelle piangenti, quando inaspettatamente chiede una ciliegia. Inizia così il musical “Chiara di Dio”: mostrando l’aspetto più umano di una donna abituata a una vita di penitenza ma che, in punto di morte, esprime un desiderio per se stessa. Suor Agnese manda, quindi, di corsa una consorella  nel chiostro alla ricerca del frutto. E, nei minuti che intercorrono tra la richiesta di Chiara e il ritorno della suora la quale riuscirà miracolosamente a trovare una ciliegia pur essendo in agosto, scorrono i due tempi dello spettacolo, che ripercorre gli avvenimenti più significativi della vita della santa. Dall’incontro con Francesco, alla fuga da casa, al taglio dei capelli, simbolo della sua consacrazione a Dio, alla cacciata dei Saraceni. Ma che cosa ha da dire oggi la figura di Chiara? Ci risponde Marco Bartoli, suo biografo:

 

“Chiara è la prima donna nella storia della Chiesa ad aver composto una regola per delle donne e a farsela approvare dal Papa. E’ una donna che ha dovuto vivere tanti anni dopo la morte di Francesco, l’uomo che l’aveva avviata sulla scelta del Vangelo, in condizioni piuttosto difficili. Quindi, è una donna molto combattiva. Questa forza ancora ci interroga oggi. Il segreto della forza di Chiara è proprio nella scelta del Vangelo”.

 

(musica)

 

Nel musical si sottolinea il legame particolare tra Francesco e Chiara, che amava definirsi la “Pianticella” dell’uomo che l’aveva iniziata al Cristianesimo. Sentiamo in proposito Fra Giuseppe del convento di San Damiano, ad Assisi, dove Chiara visse per 42 anni.

 

R. - Lei è la pianta, “plantula”, di Francesco. Forse si ama definire così perché è umile, ma io penso che non sia la pianta, ma piuttosto la madre dell’Ordine, la parte femminile, la complementarietà, che ha portato avanti la storia della Chiesa.

 

D. – Perché attrae tanto la figura di Santa Chiara?

 

R. – Perché è una donna vera, è una donna che ha incarnato il Vangelo, e ha soprattutto messo in pratica il suo Battesimo e come Maria ha creduto.

 

(musica)

 

Ma quale il messaggio che si vuole diffondere con questo spettacolo? Lo abbiamo chiesto al regista, Carlo Tedeschi:

 

“Il messaggio lo dà la vita di Chiara, di questa donna che è andata controcorrente, che dalla clausura di un monastero dove sembrava dovesse fermarsi tutto il suo ardore, tutto il suo coraggio, lei, invece, ha fatto parlare di sé in tutto il mondo. E come una voce nel cuore della madre di Chiara pronunciò quando rimase incinta: ‘Tu partorirai una donna che farà chiarore in tutto il mondo’, così è stato”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

20 maggio 2004

 

 

LA CHIESA INDIANA ESPRIME IL PROPRIO CONSENSO

PER L’ANNUNCIO DATO DAL PRIMO MINISTRO DELLO STATO DEL TAMIL NADU

DI VOLER REVOCARE LA CONTROVERSA LEGGE SULLE “CONVERSIONI FORZATE”

 

NEW DELHI. = E’ un segnale positivo che infonde nuova speranza nella comunità cristiana e in tutte le minoranze religiose. Con queste parole padre Babu Joseph,  portavoce della Conferenza episcopale indiana, commenta in un’intervista rilasciata all’agenzia Fides, l’annuncio dato dal primo ministro dello Stato indiano del Tamil Nadu di voler revocare la controversa legge sulle “conversioni forzate”. La legge, in vigore nello Stato dall’ottobre 2002, prevede che ogni conversione venga sottoposta al vaglio di un magistrato e dispone pene severe per chi spinga qualcuno ad abbracciare un nuovo credo usando la forza o il denaro. L’annuncio è stato accolto con favore dalla Chiesa indiana, che da tempo chiedeva la revoca del provvedimento, perché ritenuto “discriminatorio e ingiustificato”. “Ora speriamo e chiediamo con forza - dice padre Joseph - che venga ritirata anche in altri quattro Stati della Federazione in cui è in vigore una normativa simile: Gujarat, Madhya Pradesh, Arunachal Pradesh, Orissa. “Confidiamo nell’appoggio di larghi settori della società indiana ma anche degli indù progressisti e liberali, che sin dall’inizio si sono opposti a questo genere di provvedimenti”, aggiunge padre Joseph. Il primo ministro del Tamil Nadu ha inoltre puntualizzato, martedì scorso, che il provvedimento intendeva “promuovere l’armonia tra tutte le religioni”, e non essere usato “contro le minoranze”. La legge anti-conversioni era stata presentata dopo che da varie località del Tamil Nadu erano giunte notizie di conversioni di massa di appartenenti alla casta dei dahlit. (L.Z.)

 

 

IL PRESIDENTE PAKISTANO, PARVEZ MUSHARRAF, HA ANNUNCIATO

UNA POSSIBILE REVISIONE DELLA CONTROVERSA LEGGE SULLA BLASFEMIA.

L’ANNUNCIO E’ STATO ACCOLTO CON CAUTA SODDISFAZIONE DAI VESCOVI DEL PAESE

 

MULTAN. = In Pakistan, ha suscitato reazioni contrastanti l’annuncio del presidente, Parvez Musharraf, di una possibile revisione della famigerata legge sulla blasfemia che prevede la condanna a morte per chi attenta alla religione islamica.  L’annuncio è stato dato, lo scorso 15 maggio, in occasione di un convegno tenutosi a Islamabad nel corso del quale il capo di Stato pakistano ha accennato alla possibilità di correggere anche alcune norme del codice penale islamico. Le dichiarazioni di Musharraf sono state accolte con cauta soddisfazione dai vescovi pakistani che da tempo chiedono l’abolizione della legge sulla blasfemia, indicata dalle minoranze e dalle organizzazioni per i diritti umani come una delle cause, in Pakistan, dell’odio tra i fedeli di diverse religioni. In una dichiarazione, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Lawrence Saldanha, ha recentemente espresso “la speranza e la preghiera  che il presidente proceda in modo risoluto in questa direzione eliminando questa perdurante anomalia dell’ordinamento pakistano”. “Pieno sostegno all’annuncio” di Musharraf è stato espresso anche dal segretario della Commissione episcopale della giustizia e della pace, Peter Jacob, che ha comunque invitato alla prudenza, perché - ha detto - “occorre prima vedere i fatti”. Di segno opposto le reazioni di diversi leader religiosi musulmani, contrari a qualsiasi modifica della legislazione attualmente vigente. (A.L.)

 

 

UN BATTELLO CARICO DI PROFUGHI LIBERIANI, CERCATO DALL’AEREONAUTICA

FRANCESE E DALLA MARINA IVORIANA, È BLOCCATO IN AVARIA NELLE ACQUE DELL’OCEANO ATLANTICO. LO HA RESO NOTO OGGI

L’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI

 

MONROVIA. = Un battello, con almeno 430 profughi liberiani a bordo, è bloccato in avaria nelle acque dell’Atlantico, a largo dal porto di San Pedro, nella Costa d’Avorio. Lo ha comunicato l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, precisando che ieri mattina è stato intercettato un messaggio di “Sos” lanciato dal comandate dell’imbarcazione. Il motore della nave aveva smesso di funzionare due settimane fa e ormai a bordo erano finiti i viveri e soprattutto l’acqua. I profughi liberiani, in maggioranza donne e bambini, cercavano di rientrare in patria dalla Nigeria e dal Ghana dove erano fuggiti durante la lunga guerra civile. L’Alto commissariato riferisce che l’aeronautica francese e la marina ivoriana si sono messe in cerca del battello alla deriva. Si stima che nei 14 anni del drammatico conflitto liberiano, costato la vita ad almeno 200.000 persone, oltre 300.000 cittadini abbiamo cercato rifugio nei confinanti Paesi dell’Africa Occidentale. Lo scorso gennaio una nave olandese ha tratto in salvo 213 rifugiati, rimasti per giorni in avaria nell’oceano e provenienti da un campo profughi dislocato in Ghana. (G.L)

 

 

INAUGURATA SU INTERNET LA PRIMA PARROCCHIA VIRTUALE ITALIANA.

L’INDIRIZZO DI QUESTA NUOVA PROPOSTA MEDIATICA E’ WWW.CATTOLICI.NET

 

ROMA. = Una parrocchia virtuale, dove trovano spazio il gruppo catechistico, quello liturgico, la pastorale della famiglia, ed anche una sorta di “confessionale”, che chiaramente non dà l’assoluzione, ma solo consigli. E’ la proposta lanciata, alla vigilia della giornata di domenica prossima dedicata alle comunicazioni sociali, dal sito internet http://www.cattolici.net/ per offrire un nuovo strumento per la comunicazione religiosa. Il portale, che non si propone certo di sostituire le attuali parrocchie – spiega il direttore del sito – inaugura un modo nuovo per vivere la propria fede ma soprattutto il dialogo con quanti sono alla ricerca della verità. Per vivere questa nuova esperienza occorre solo registrarsi: ai parrocchiani virtuali è affidato il compito di animare la nuova realtà mediatica, attraverso interventi scritti e confronti tramite la chat. Nella nuova parrocchia virtuale sarà inoltre possibile dialogare on line con il teologo moralista, padre Antonio Rungi, che risponderà alle domande ed alle richieste dei parrocchiani internauti. (A.L.)

 

 

E’ MORTO IL FILOSOFO POLACCO STEFAN SWIEZAWSKI, AMICO DI GIOVANNI PAOLO II MENZIONATO DAL PAPA NEL SUO RECENTE LIBRO “ALZATEVI, ANDIAMO”

 

VARSAVIA. = Si è spento martedì scorso all’età di 97 anni a Konstancin, nei pressi di Varsavia, il professor Stefan Swiezawski, grande esperto di filosofia medievale e moderna, Auditore al Concilio Vaticano II e amico di vecchia data di Giovanni Paolo II, che lo ricorda anche nel suo libro ‘Alzatevi, andiamo’. Dall’autunno del 1954 – scrive infatti il Papa nella sua opera, pubblicata martedì scorso – ho potuto insegnare all’Università Cattolica di Lublino grazie al mio amico, professor Swiezawski. Dal 1925 al 1932, Swiezawski ha studiato filosofia a Leopoli e poi per quasi 30 anni ha insegnato all’Università di Lublino. Tra le sue opere, oltre 30 libri, si deve segnalare la monumentale ‘Storia della filosofia europea del XV secolo’. Due anni fa sono inoltre state pubblicate le lettere scambiate dal professore con Karol Wojtyla, dalle quali emerge il rapporto molto cordiale che lo legava a Giovanni Paolo II. (A.L.)

 

 

IL MARTIRIO DI SANT’ORSOLA, ULTIMO CAPOLAVORO DI CARAVAGGIO,

TORNA ALLA SUA ORIGINARIA BELLEZZA, DOPO UN ECCEZIONALE RESTAURO.

STAMANI, LA PRESENTAZIONE A ROMA,

NELLA SPLENDIDA CORNICE DELLA GALLERIA BORGHESE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

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ROMA. = Presentato stamani a Roma il restauro del Martirio di Sant’Orsola, l’ultimo capolavoro del Caravaggio. Dopo la tappa romana, dove - sino al 20 giugno - l’opera sarà a diretto contatto con il nucleo di dipinti del Michelangelo Merisi esposti in via permanente alla Galleria Borghese, il dipinto sarà poi in mostra a Milano e Vicenza. Un dipinto che emoziona, un quadro che da solo vale un museo. Dopo un complesso restauro, l’ultima opera eseguita da Caravaggio prima della morte, è tornata alla straordinaria cromia originaria. Il soggetto del capolavoro dipinto a Napoli nel 1610 è la principessa cristiana martirizzata a Colonia, durante il viaggio di ritorno da un pellegrinaggio a Roma. Sant’Orsola è raffigurata nel drammatico momento che precede la morte, mentre volge lo sguardo al suo petto trafitto dalla freccia scoccata dal re degli Unni, che secondo la tradizione la uccise per vendicarsi del rifiuto della giovane di diventare sua sposa. Il restauro ha confermato l’autografia del quadro, restituendone la dimensione originale, modificate da un ampliamento avvenuto probabilmente fra il 600 e il 700. Ha inoltre rivelato uno straordinario particolare finora nascosto, una mano proiettata verso lo spettatore, che conferisce alla raffigurazione una drammaticità di sorprendente modernità. Il restauro del martirio di Sant’Orsola offre quindi la testimonianza ultima della poetica e della sperimentazione artistica di Michelangelo Merisi, un testamento spirituale in cui è possibile scorgere l’autoritratto dell’artista a pochi giorni dalla morte.

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24 ORE NEL MONDO

20 maggio 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

Non si placa la violenza in Iraq. Almeno 17 civili sono rimasti uccisi negli scontri tra miliziani sciiti e forze della coalizione a Najaf e a Kerbala. A proposito della strage di martedì scorso vicino alla frontiera siriana costata la vita a 40 iracheni, il Comitato internazionale della Croce Rossa ha denunciato, oggi, l’esercito statunitense per “uso eccessivo della forza”. Sul piano politico, in Italia, sempre più acceso il dibattito parlamentare dopo le ultime dichiarazioni del premier Berlusconi sulla permanenza delle truppe italiane in Iraq. Intanto, a Camponogara, in provincia di Venezia, grande partecipazione per i funerali di Stato di Matteo Vanzan, il caporal maggiore dei Lagunari, caduto a Nassiriya. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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Nel centro di Kerbala, un missile lanciato da un elicottero americano contro un gruppo di miliziani fedeli al leader radicale sciita, Moqtada al Sadr, ha ucciso 9 civili. Altri tre iracheni sono morti in scontri avvenuti nella parte settentrionale della città. A Mossul, un attacco dinamitardo è costato la vita a tre civili, tra cui una donna. A Najaf, i combattenti sciiti hanno attaccato un’unità delle truppe statunitensi. Cinque gli iracheni caduti nell’assalto. Nel pieno centro di Baghdad, un soldato americano è morto e altri tre sono stati feriti nel lancio di una bomba contro di loro. E un altro è rimasto ucciso in un attacco a Samarra. Infine, un assalto contro un convoglio militare spagnolo diretto in Kuwait, è costato la vita ad un soldato iracheno. Mentre l’esplosione di due razzi all’interno della base italiana di Tallil, nei pressi di Nassiriya, non ha provocato alcun ferito. Sul piano politico, si registra piena sintonia tra il presidente americano, Bush, e il premier italiano, Berlusconi, il quale ieri, al termine del loro incontro a Washington, ha ribadito la presenza della coalizione in Iraq, fino a quando non verrà instaurato un governo democratico nel Paese. L’annuncio ha infiammato il dibattito politico in Italia. Nel pomeriggio, Berlusconi riferirà in Parlamento sulla questione irachena e l’opposizione presenterà nell’Aula di Montecitorio una mozione unitaria per il ritiro immediato del contingente italiano dall’Iraq.

 

Intanto, nella cittadina veneta di Camponogara, una folla commossa ha salutato il feretro del lagunare Matteo Vanzan. “Davanti ad una giovane vita stroncata dalla violenza – ha detto nell’omelia il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo – ancora più forte l’anelito alla pace sgorga dai nostri cuori”. Alle esequie, hanno partecipato numerose autorità politiche, tra cui il vicepremier, Fini, il ministro della Difesa, Martino, e il leader dei Ds, Fassino. Per quanto riguarda la vicenda delle torture, gli inquirenti del Pentagono hanno trovato un altro cd rom con 24 fotografie, tra cui 11 inedite, raffiguranti “abusi perpetrati dalle forze statunitensi” ai danni dei prigionieri iracheni. Infine, a Baghdad, l’esercito americano ha fatto irruzione nel quartier generale di uno dei membri più in vista del Consiglio provvisorio iracheno, Ahmed Chalabi, sequestrando i suoi documenti.    

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Oltre a sei adulti, un bambino di tre anni vittima stamane della guerra tra israeliani e palestinesi, mentre prosegue l’offensiva dell’Esercito israeliano nella striscia di Gaza, iniziata lunedì scorso allo scopo di scoprire e distruggere gallerie sotterranee usate per contrabbandare armi da guerra dall’Egitto e per catturare contrabbandieri e gruppi armati palestinesi, che operano nell’area sud di Rafah. Circa 40 le perdite finora tra i palestinesi, tra cui donne e minori, e un centinaio le case demolite. Ma dal Palazzo dell’Onu, e non solo, si levano nella comunità internazionale voci di severa condanna. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Il bimbo palestinese spirato nell’ospedale di Rafah, sarebbe morto per il forte spavento di una cannonata esplosagli vicino. 12 sono invece le vittime dell’attacco sferrato ieri dall’Esercito israeliano nella stessa città, quando intorno alle 14.30, senza apparente motivo, elicotteri e carri armati hanno aperto il fuoco su centinaia di palestinesi che manifestavano in strada, soprattutto contro le demolizioni delle loro case. Questa strage è un “atroce crimine di guerra” ha denunciato l’Autorità nazionale palestinese, mentre il governo di Israele ha espresso rammarico e annunciato  un’inchiesta. Intanto è arrivata la ferma condanna del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan e del Consiglio di Sicurezza, con la sola astensione degli Stati Uniti: Israele deve rispettare le leggi internazionali e cessare le violenze nei Territori. La Casa Bianca, che non ha posto il veto, si è dissociata: Israele ha il diritto di difendersi, ma queste operazioni a Gaza non servono la causa della pace e della sicurezza. Stop immediato alle operazioni lo chiede pure il presidente egiziano Mubarak, che invoca l’intervento immediato di Usa, Unione Europea, Russia e Onu; anche Giappone e Francia deprecano l’aggressione di Israele. Ma oggi ancora scontri violenti nella zona: 6 palestinesi uccisi e 15 case abbattute per il sospetto della presenza di terroristi. Ed un altro morto, un adolescente palestinese ad Hebron. In mattinata anche la notizia della condanna di Marwan Barghuti, leader di al-Fatah in Cisgiordania, riconosciuto colpevole dal Tribunale di Tel Aviv dell’uccisione di 5 civili israeliani, in un attentato. La pubblica accusa ha chiesto 5 ergastoli, ma la pena si conoscerà il 6 giugno. E’ stato invece scagionato, per insufficienza di prove, dall’aver ispirato una lunga serie di altri attentati.

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Il governo iraniano ha deciso l'espulsione del corrispondente del quotidiano The Guardian da Teheran, Dan De Luce, per un reportage non autorizzato da Bam dopo il terremoto. Il ministero degli esteri britannico ha detto di essere “deluso” per la decisione perché “manda un messaggio sbagliato sulla libertà di stampa e sul desiderio dell'Iran di impegnarsi all'interno della comunità internazionale”.

Il Congresso, Camera bassa del Parlamento spagnolo, ha deciso all’unanimità la creazione di una commissione di inchiesta sugli attentati ai treni dello scorso 11 marzo a Madrid. L'obiettivo sarà chiarire, entro due mesi, i fatti legati agli attentati, commessi tre giorni prima delle elezioni politiche, così come il modo in cui i poteri pubblici li hanno affrontati. Il Partito popolare, Pp, al governo al momento degli attacchi, ha accettato che si faccia luce su possibili carenze nelle politiche di prevenzione, mentre il Partito socialista, Psoe, ha concesso che la commissione si occupi anche dei fatti avvenuti fra l'11 e il 14 marzo, data delle elezioni, e in particolare anche di eventuali violazioni della legge elettorale.

 

“Gli obiettivi previsti dalla Carta provvisoria della rete degli organi autonomi di autogoverno della magistratura dei Paesi membri rispondono perfettamente all'esigenza di cooperazione che caratterizza la giustizia europea”. E' quanto scrive il presidente della Commissione dell’Ue, Romano Prodi, nel messaggio rivolto all’assemblea che, oggi a Roma, vede la nascita di un Csm europeo. Lo scambio di informazioni ed esperienze professionali - sostiene Prodi - è indispensabile per una visione europea, in cui si mantengano le caratteristiche di autonomia proprie degli organi indipendenti.

Seggi aperti in Malawi, dove si svolgono oggi le terze elezioni generali del Paese dalla transizione democratica del 1994. Elevata l’affluenza al voto tra i 5 milioni e 700 mila elettori che sono chiamati a rinnovare il Parlamento e ad eleggere il nuovo presidente. La Costituzione impedisce, infatti, a Bakili Muluzi di candidarsi per un terzo mandato. È stato lo stesso Muluzi ad indicare come suo successore il 70.enne Bingu wa Mutharika, sostenuto dal Fronte democratico unito. Lo sfidante più accreditato, tra i quattro candidati dell’opposizione, è Gwanda Chakuamba, alla guida di una coalizione di 7 partiti.

 

Dopo la rinuncia di Sonia Gandhi a formare il nuovo governo dell’India, il Partito del Congresso, vincitore alle ultime elezioni, ha affidato l’incarico all’economista Anmohan Singh. L’insediamento del nuovo esecutivo è atteso per il fine settimana. Oggi il premier incaricato ha promesso l’attuazione di “un piano di riforme dal volto umano”. Ma quali differenze potranno esserci con il precedente governo di Atal Bihari Vajpayee? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Roberto Scarfone, dell’Ansa di New Delhi:

 

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R. – Il vecchio governo non aveva fatto male privilegiando le infrastrutture, l’informatica, le tecnologie dedicate alle informazioni e così via. Bisogna riconoscere che negli ultimi anni l’India ha fatto passi da gigante, integrandosi nell’economia mondiale. Per cui una persona accorta e avveduta come Singh sicuramente non si discosterà molto dalla strada tracciata dal suo predecessore, ma avrà certamente un occhio di riguardo per gli agricoltori, i contadini, i braccianti e i disoccupati, che sono davvero tanti per un Paese come questo.

 

D. – Le prime parole pronunciate da Singh riguardano la risoluzione del confronto con il Pakistan sulla questione del Kashmir. Secondo te, sono parole di circostanza o ci sarà un impegno reale?

 

R. – Secondo me è un impegno reale, perché questo è sicuramente il più vecchio conflitto all’attenzione dell’Onu. Bisogna ricordare che è scoppiato nel 1947, con la partizione decisa dalla Gran Bretagna.

 

D. – La comunità internazionale ha gradito questo passaggio di potere dai Nazionalisti indù al partito del Congresso di Sonia Gandhi?

 

R. – Certo ci sono in India cambiamenti colossali, riguardanti le nuove tecnologie. Sono cambiamenti cui sono fortemente interessati sia gli americani che gli europei e gli stessi russi, i quali sono alleati e sostenitori dell’India. Quindi, io vedo una situazione estremamente fluida, senza però i timori che può suscitare un governo come quello che ha preceduto Singh, con il sostegno dei due principali Partiti comunisti del Paese.

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La camera dei deputati giapponese ha approvato oggi sette nuovi disegni di legge in tema di politica militare. I disegni di legge, preparati dalla maggioranza di governo dei liberaldemocratici (Ldp) del primo ministro Koizumi e del Komei di ispirazione buddhista, hanno avuto il voto favorevole anche del Partito democratico, il maggiore dell'opposizione. Le norme, che ora passano all'esame del Senato per l'approvazione definitiva prevista entro giugno, aggirano di fatto, senza formalmente toccarle, molte restrizioni imposte dalla costituzione pacifista in vigore dal 1946. Consentono, infatti, in caso di diretta minaccia alla sicurezza nazionale, una piena cooperazione operativa tra le forze armate giapponesi e quelle americane, con la possibilità di attacchi, anche fuori delle acque territoriali nipponiche, contro navi militari e civili di un Paese 'nemico' sospettate di trasportare armi di distruzione di massa. L'approvazione dei disegni di legge avviene mentre il Paese è impegnato nella controversa missione di un suo contingente militare in Iraq. E' la prima volta dal 1945 che soldati nipponici sono inviati all'estero in un Paese a rischio di combattimenti. Il governo sostiene che la zona dove agisce il contingente, la città meridionale di Samawa, a metà strada tra Najaf e Nassiriya, continua ad essere in soddisfacenti condizioni di sicurezza.     

 

Un gruppo di 67 intellettuali  cinesi, alcuni dei quali vivono nella Repubblica Popolare, ha chiesto con una lettera al governo di Pechino di presentare le proprie scuse per il massacro di piazza Tiananmen a due settimane dal 15esimo anniversario della tragedia. Nella “lettera aperta” diffusa dal Centro d'informazione sui diritti umani di Hong Kong, gli intellettuali sostengono che il movimento studentesco e le dimostrazioni di cittadini del 1989 sono stati “legali e giusti” e che la repressione è stata un “grave errore politico”. Nella notte tra il 3 ed il 4 giugno 1989 centinaia forse migliaia di persone furono uccise quando l’Esercito Popolare di Liberazione sgombrò con la forza la piazza, che da due mesi era occupata da studenti e cittadini che chiedevano la democrazia. Tra gli altri hanno firmato la lettera l'economista Mao Yushi e il sociologo Liu Xiaobo, oltre a 33 dissidenti che vivono all'estero, in gran parte negli Usa. 

 

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