RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 140 - Testo della trasmissione di mercoledì 19 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
E’
morto ieri in Francia il cardinale senegalese Hyacinthe Thiandoum, aveva 83
anni
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’allarme
terra sollevato dal vescovo angolano di Lubango
In un raid israeliano a Rafah morti 10
palestinesi, 30 i feriti
I
vertici del Partito del Congresso in India si dimettono dopo la rinuncia di
Sonia Gandhi
19 maggio 2004
LA
COSCIENZA DEL PECCATO SPESSO OFFUSCATA AI NOSTRI GIORNI
E LA
GIOIA DEL PERDONO DOPO LA CONVERSIONE,
AL
CENTRO STAMANE DELLA CATECHESI DEL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE
“Dio non è indifferente al male perpetrato dalla sua
creatura”, ma la coscienza del peccato è spesso “offuscata ai nostri giorni”:
così il Papa stamane, all’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata al Salmo
31 di ringraziamento per il perdono dei peccati. Servizio di Roberta Gisotti:
**********
“Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il
peccato!”.
Giovanni Paolo II ha ripercorso il cammino del peccatore convertito.
Anzitutto “la sua penosissima situazione di coscienza quando ‘taceva’” e pure
“avendo commesso gravi colpe”, “non aveva il coraggio di confessare a Dio i
suoi peccati”. “Era un tormento interiore terribile”, che viene descritto nel
Salmo “con immagini impressionanti.” “Il peccatore sentiva pesare su di sé la
mano di Dio”, “custode della giustizia e della verità”. Poi non potendo più
resistere, il peccatore si apre con una “dichiarazione coraggiosa”.
“’Confesserò al Signore le mie colpe’. Sono poche parole, ma che nascono
dalla coscienza; Dio vi risponde subito con un generoso perdono”
“Si schiude così davanti ad ‘ogni fedele’ pentito e
perdonato un orizzonte di sicurezza, di fiducia, di pace – ha spiegato il Papa
- nonostante le prove della vita. Può
giungere ancora il tempo dell’angoscia ma la marea avanzante della paura non
prevarrà, perché il Signore condurrà il suo fedele in un luogo sicuro”. Ma “non
basta… essere stati purificati; bisogna poi camminare sulla via giusta”,
“lasciando alle spalle il vizio e il suo oscuro potere di attrazione” e
arrivare “al godimento di quella pace che scaturisce dall’essere liberati e
perdonati.”
Al binomio ‘delitto-castigo’ si sostituisce il binomio
‘delitto-perdono’”, perché Dio “perdona la colpa, la trasgressione e il
peccato”. Si sperimenta “la coscienza del peccato, spesso offuscata ai nostri
giorni e insieme la gioia del perdono”.
In una piazza affollata, sotto un sole
caldo di primavera, Giovanni Paolo II si è rivolto nelle loro lingue ai fedeli
di ogni parte del mondo, in particolare a suoi connazionali, nel 60.mo
anniversario della battaglia di Montecassino. Ha chiesto ai governanti del suo
Paese e a tutti i polacchi di tornare con la memoria a quell’eroico episodio
per imparare come l’amore per la Patria possa dare “il coraggio e le forze” per
coltivare generosamente “lo spazio della libertà”. Ha rivolto poi un saluto a
quanti parteciperanno al Pellegrinaggio dei popoli al Santuario di Mariazeel,
in Austria, dove è inviato a suo nome il cardinale Angelo Sodano. Infine si è
rivolto ai giovani alla vigilia della festa dell’Ascensione, chiedendo loro di
“vivere sempre protesi verso il Cielo, ponendo al primo posto le ‘cose di
lassù’”
**********
UNA RACCOLTA DI RICORDI E RIFLESSIONI PER ESORTARE
L’UMANITA’
A VIVERE IL MESSAGGIO DEL VANGELO NEL TERZO MILLENNIO:
PRESENTATO IERI ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE IN ROMA,
“ALZATEVI, ANDIAMO”, IL NUOVO LIBRO DI GIOVANNI PAOLO II
- Servizio di Alessandro Gisotti -
E’ da ieri in libreria la nuova opera letteraria di
Giovanni Paolo II, “Alzatevi, andiamo”, pubblicato in occasione dell’84.mo
compleanno di Papa Wojtyla. Dopo “Dono
e mistero”, in cui ripercorreva la sua esperienza di sacerdote, il Pontefice si
dedica ora a rievocare tra ricordi e riflessioni i suoi vent’anni di
episcopato a Cracovia. “Alzatevi, andiamo”, edito da Mondadori, è stato
presentato, ieri sera, alle Scuderie del Quirinale a Roma. All’evento hanno
preso parte il cardinale Giovanni Battista Re, il presidente del Senato,
Marcello Pera, il direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls e
il senatore Giuliano Amato. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Un’esortazione
a vivere senza paura il messaggio del Vangelo nel Terzo Millennio: è questo il significato
profondo di “Alzatevi, andiamo”. Pagina dopo pagina, il Papa descrive, con
stile diretto e quasi colloquiale, la sua attività pastorale portata avanti
nello spirito del Concilio Vaticano II. E non mancano le parti del volume
dedicate alla rievocazione della lotta contro le autorità comuniste polacche.
Nel libro sono numerosi i cenni autobiografici, ma il direttore della Sala
Stampa vaticana, Navarro-Valls, ha sottolineato come questi rappresentino in
realtà, l’occasione per una riflessione, per una ricerca interiore. Anzi - ha
aggiunto - si coglie proprio un intreccio tra ricordi e riflessioni, come
quando il Papa rivela che l’idea delle Giornate mondiali della Gioventù nasce
dall’esperienza con i giovani nel periodo di episcopato a Cracovia. Dal canto
suo, il cardinale Giovanni Battista Re ha messo l’accento sull’utilità di
“Alzatevi, andiamo” per tutti i fedeli:
“Per me, questo libro è
interessantissimo per i vescovi. Giovanni Paolo II insegna loro come fare il
vescovo e lo insegna con la sua esperienza, mostra la strada da seguire con il
suo stile evangelico, umano, trasparente. Ma anche per i laici questo libro è
avvincente. Mi sembra, infatti, che possa interessare tutti capire qualche cosa
di quello che passa nel cuore di un vescovo... Una domanda, mi pare, venga
spontanea: dove ha attinto tanto coraggio, questo Papa?’. Il suo ragionamento
può essere così riassunto: la fortezza nella fede e il senso di responsabilità
che animano un vescovo devono portarlo a non avere paura quando si tratta di
proclamare la verità o di difendere i valori o le persone”.
Il cardinale Re si è così soffermato sul
coraggio di Giovanni Paolo II, sottolineando che nemmeno l’attentato in Piazza
San Pietro lo ha fermato o intimidito. Nel suo intervento, il presidente del
Senato, Pera, ha detto che “Alzatevi, andiamo” non è propriamente
un’autobiografia, ma piuttosto una pedagogia evangelica, illustrata con alcuni
episodi della vita che hanno come termine di paragone le Sacre Scritture.
Infine, il senatore Amato ha parlato della straordinaria capacità di Papa
Wojtyla di rivolgersi direttamente a ciascuno di noi, intessendo un legame
particolare con il mondo dei giovani.
**********
CRESCE
L’EMOZIONE TRA I GIOVANI SVIZZERI NELL’ATTESA
DELL’INCONTRO CON GIOVANNI PAOLO II A BERNA,
IL 5 E 6 GIUGNO PROSSIMI
-
Intervista con Cristina Vonzun -
I
vescovi della Svizzera hanno presentato stamani a Berna il programma del Primo
Incontro nazionale dei giovani cattolici elvetici, previsto nella capitale
federale il 5-6 giugno prossimi. Un evento, caratterizzato dalla presenza di
Giovanni Paolo II, che tornerà per la terza volta in terra svizzera dopo i
viaggi del 1982 e del 1984. Sullo spirito con il quale i giovani svizzeri si
stanno preparando alla visita del Papa, Alessandro Gisotti ha raccolto la
testimonianza di Cristina Vonzun, responsabile del Comitato pastorale per la
Svizzera Italiana. Ascoltiamo l’intervista, accompagnata dalle note dell’Inno
composto dai giovani svizzeri per celebrare l’incontro con Giovanni Paolo II:
**********
(musica)
R. – C’è uno spirito di grande attesa, uno spirito di
gioia, che però si potrebbe leggere anche un po’ differenziato: i giovani che
sono stati alle Giornate mondiali della gioventù sono particolarmente
entusiasti, molti di questi sono già coinvolti da mesi nella diffusione
dell’annuncio di questo incontro, nella sensibilizzazione dei loro coetanei.
Questi sono i ragazzi che trascinano gli altri cioè tutti quei giovani magari
un po’ più lontani dalle esperienze delle Giornate mondiali della gioventù, che
però, appunto invitati da questi loro compagni, si stanno lentamente e
gradatamente mettendo in movimento.
D. – Quanto è radicata oggi la fede nei giovani svizzeri e
quali sono le sfide più urgenti per i ragazzi che accoglieranno il Papa?
R. – E’ radicato, soprattutto, il senso religioso nei
giovani svizzeri. C’è una grande dimensione di ricerca spirituale. Poi ci sono
i ragazzi che vivono l’esperienza dei movimenti ecclesiali, delle associazioni,
anche delle parrocchie. La nostra è una realtà molto variegata: c’è quella di
lingua italiana, di lingua francese, dove vi è una forte fede anche ecclesiale.
Poi, abbiamo la realtà della Svizzera tedesca dove questa aggregazione
ecclesiale è più sfumata, ci sono più difficoltà. Però, i giovani vivono la
fede dentro una grande ricerca spirituale e dentro una risposta che trovano,
soprattutto a livello di movimenti, di associazioni, di gruppi e parrocchie in
alcune aree del Paese, non dappertutto.
**********
E’ MORTO
IERI IN FRANCIA IL CARDINALE SENEGALESE HYACINTHE THIANDOUM,
AVEVA
83 ANNI. FU UNO DEI PADRI CONCILIARI CHE SI ADOPERO’
PER LA
RIFORMA LITURGICA IN FAVORE DEI RITI CATTOLICI IN AFRICA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Un padre conciliare e un pastore molto sensibile alle
difficoltà dell’evangelizzazione nei Paesi in via di sviluppo: queste alcune
delle caratteristiche che segnarono il ministero del cardinale Hyacinthe
Thiandoum, spentosi ieri pomeriggio all’età di 83 anni all’ospedale geriatrico
Saint Thomas de Villeneuve di Aix-en-Provence in Francia. In precedenza, il
porporato aveva già trascorso un periodo di degenza alla clinica Brévié di
Dakar, dove era stato ricoverato in seguito ad un ictus sopraggiunto la sera
dello scorso Giovedì santo, 8 aprile.
Ha vissuto come cittadino e poi come pastore in Senegal.
Nato a Poponguine, nell’arcidiocesi di Dakar, il 2 febbraio 1921, il cardinale
Thiandoum venne ordinato sacerdote nel 1949 e due anni più tardi si spostò a
Roma per frequentare la Pontificia Università Gregoriana, dove conseguì la
licenza in filosofia e sociologia. Dopo il ritorno in Africa nel ‘53, fu
Giovanni XXIII a eleggerlo alla sede arcivescovile di Dakar nel ‘62, come
successore dell'arcivescovo Marcel Lefèbvre, nei cui confronti si adoperò,
negli anni successivi, in un’attiva opera di mediazione durante il doloroso
contrasto con la Santa Sede. Come arcivescovo, fu a Roma durante i lavori del
Concilio Vaticano II. Sono suoi alcuni importanti interventi sulla riforma
liturgica con speciale riguardo ai
riti particolari dei cattolici africani ed alla opportunità dell'introduzione
delle lingue locali, sulla questione
ecumenica e sulle comunicazioni sociali.
Identica attenzione caratterizzò la sua partecipazione
alle assemblee del sinodo dei vescovi. In veste di rappresentante della
conferenza episcopale del Senegal-Mauritania, della quale fu presidente fino
all’87, pronunziò interventi sul pluralismo nella Chiesa, sul sacerdozio
ministeriale, sul diritto dei popoli all'autodeterminazione e sulle difficoltà
dell'evangelizzazione nei Paesi in via di sviluppo. Paolo VI lo creò e pubblicò
cardinale nel Concistoro del 24 maggio 1976. Con la scomparsa del cardinale
Thiandoum, il collegio cardinalizio risulta ora composto di 190 cardinali, dei
quali 125 elettori.
LA NUOVA EUROPA HA BISOGNO DI RICORDARE IL
PATRIMONIO CULTURALE E SPIRITUALE, FONDATO SUL CRISTIANESIMO, PER LA CUI DIFESA
MOLTI COMBATTERONO E MORIRONO. COSI’ IL PAPA NEL SALUTO AL PRESIDENTE POLACCO
KWASNIEWSKI,
RICEVUTO
NEL 60.MO ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI MONTE CASSINO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
L’Europa, che sta costruendo le sue nuove fondamenta
istituzionali, ha la necessità di ricordare il contributo dato dal
cristianesimo all’edificazione della sua identità, un patrimonio “difeso
perfino a costo della vita da coloro che confessarono Cristo e da coloro che
nel loro credo religioso si richiamano ad Abramo”. Con un discorso dai toni
elevati, Giovanni Paolo II ha salutato ieri sera il presidente polacco Aleksander
Kwasniewski, ricevuto ieri pomeriggio in Vaticano insieme ad un piccolo
seguito.
Giovanni Paolo II ha preso spunto dal sessantesimo
anniversario della battaglia di Monte Cassino, nella quale persero la vita
anche molti polacchi, per ricordare gli “eroi caduti, uniti dall’ideale di
lottare per la libertà”. “La libertà comprende in sé – ha detto – non soltanto
l’amore per la propria Patria, ma anche la sollecitudine per l’indipendenza
politica e spirituale delle altre nazioni”. Nel rammentare le tombe del cimitero
militare che sorge a Monte Cassino, dove i simboli delle croci latine e greche
sono accanto alle lapidi con la stella di Davide, il Papa ha riaffermato che la
difesa del patrimonio culturale e spirituale dell’Europa dal predominio
nazista, così come il sangue di chi morì in quello scontro, sono “oggi un forte
argomento nella discussione su quale forma spirituale dare all’Europa”. E la
Polonia, da poco inserita nel consesso comunitario, “non può dimenticarlo – ha
affermato il Pontefice – e non può fare a meno di ricordare ciò a coloro che
nel nome della laicità delle società democratiche, sembrano dimenticare il
contributo del cristianesimo nell’edificazione della loro propria identità”.
Oltre ad esprimere apprezzamento per gli sforzi compiuti
dalla Polonia, nel “difendere i valori cristiani nella Costituzione Europea”,
Giovanni Paolo II ha concluso il suo discorso soffermandosi per qualche istante
sulle attuali “difficoltà politiche” del suo Paese d’origine. “Spero che
vengano superate con tempestività”, è stato il suo incoraggiamento, con un
pensiero speciale rivolto ai più poveri, alle famiglie numerose, ai
disoccupati, ai malati e agli anziani perché possano sentirsi al sicuro in
Patria”.
DIVENTARE
FAUTORI DEL DIALOGO: E’ L’INVITO DEL PAPA NEL MESSAGGIO
PER IL
CONCERTO DI IERI SERA IN AULA PAOLO VI.
L’OCCASIONE:
IL COMPLEANNO DI GIOVANNI PAOLO II
ED I
40 ANNI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
Un’Aula Paolo VI gremita e un’atmosfera familiare e festosa
hanno accolto ieri sera il Concerto per il dialogo tra i popoli dal titolo
“Voglio svegliare l’aurora”. Un evento voluto per commemorare i 40 anni del
Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religioso, promotore della serata,
per festeggiare il recente allargamento dell’Unione Europea, ma soprattutto per
fare un regalo di compleanno al Papa, infaticabile promotore di pace e di
unità. Prodotto dal Gen Rosso, gruppo musicale legato al Movimento dei
Focolari, lo spettacolo ha portato in scena il libro dei Salmi, riletto non
solo per la sua valenza religiosa, ma anche per il suo altissimo contenuto
sociale, esistenziale e artistico. C’era per noi Gabriella Ceraso:
**********
(musica)
“Auguro che ciascuno di voi sappia diventare convinto
fautore di dialogo per allargare sempre più gli spazi di libertà, civiltà e
intesa nella società contemporanea”. Così il Papa nel messaggio rivolto ai
partecipanti al concerto di ieri sera, letto da Mons. Fitzgerald, Presidente
del Pontificio Consiglio per il dialogo Inter-religioso. “Voglia il Signore -
ha scritto il Papa - che la nuova Europa conservi e approfondisca i valori che
l’hanno resa grande, riconoscendone la sorgente principale nella linfa vitale
del Vangelo”.
(musica)
E così, sulle note di una preghiera ebraica cantata in
lingua originale da Miriam Meghnagi, prende il via la serata e una dopo l’altra
si alternano canzoni dell’album del Gen Rosso introdotte dalla recitazione dei
Salmi che le hanno ispirate, per le voci di Claudia Koll e Giovanni Scifoni. Essenziali
le coreografie di Pierluigi Grison che accompagnano gli artisti sul palco,
poche le luci e poche le scenografie, mentre presenza costante è quella
dell’Orchestra filarmonica di Milano diretta da Emanuele Chirco. Ogni canzone
ha il suo contenuto autonomo, ma a collegarle c’è un percorso narrativo che ha
per protagonista l’uomo, specchio dell’umanità di ogni tempo, in costante
dialogo con Dio cui chiede riparo contro il nemico, forza nelle difficoltà,
misericordia.
È L’uomo angosciato del salmo 144, consapevole del proprio
limite “Cos’è l’uomo perché te ne curi”. L’uomo che lotta ma si trova su una
strada sbagliata, nel salmo 13: “Fino a quando mi nasconderai il tuo volto”.
L’uomo peccatore del Salmo 31: “ Si consuma nel dolore la mia vita”.Ma anche l’uomo
felice perché ha trovato Dio: “Hai mutato il mio lamento in danza …, “l’anima
mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora”. E le canzoni dilatano i
contenuti alternando stili pop, rock, etno, fino al culmine nel coro “Voglio
svegliare l’aurora”. Il pubblico l’accompagna con un battito di mani quasi a
dire che arriverà l’aurora di un nuovo giorno in cui le differenze saranno
fonte di arricchimento tra popoli e non pretesto di nuove guerre.
(musica)
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Il sangue dei polacchi versato a Montecassino è oggi un forte argomento
nella discussione sulla forma spirituale da dare all'Europa":
Giovanni Paolo II al Presidente della Polonia, nel sessantesimo anniversario
della storica battaglia.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
La dettagliata biografia
del compianto cardinale Thiandoum.
L'intervento del cardinale
Giovanni Battista Re in occasione della presentazione del libro del Papa:
"Alzatevi, andiamo!"
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq: un gruppo terrorista guidato dal giordano al-Zarqawi rivendica
l'assassinio del Presidente del Consiglio del Governo provvisorio iracheno.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Oggi", una riflessione di Umberto Santarelli dal titolo
"La pace vera".
Un articolo di Cecilia Narducci
a vent'anni dalla morte del padre Angelo, Direttore di "Avvenire" in
"anni difficili", figura di spicco del cattolicesimo europeo.
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'articolo dal titolo "Il mesto e commosso omaggio al caporale
dei Lagunari Matteo Vanzan": l'arrivo a Ciampino; la camera ardente
al Celio; giovedì mattina i funerali di Stato a Camponogara.
=======ooo=======
19
maggio 2004
ANCORA
DRAMMATICA LA SITUAZIONE IN IRAQ,
MENTRE
LA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE PREME
PER
UNA NUOVA RISOLUZIONE DELLE NAZIONI UNITE.
PROSEGUE OGGI A WASHINGTON IL VIAGGIO DIPLOMATICO
DEL PREMIER ITALIANO BERLUSCONI.
DOMANI A CAMPONOGARA I FUNERALI PER IL LAGUNARE ITALIANO MORTO A
NASSIRIYA
La diplomazia internazionale all’opera per
trovare una via d’uscita alla drammatica situazione in Iraq. “Credo che ormai
sia certa l’approvazione di una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu”: lo ha assicurato il capo del Governo italiano, Silvio Berlusconi,
dopo un colloquio al Palazzo di Vetro con il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan. Quest’ultimo ha espresso il proprio “ringraziamento” per
l’impegno dell’Italia nell’Onu, in particolare in Iraq, e si è augurato che la
vicenda degli ostaggi possa concludersi in modo positivo. In serata il premier
italiano incontrerà il presidente statunitense, George W. Bush, alla Casa
Bianca.
Diversi esponenti della politica italiana, intanto, e
centinaia di cittadini comuni hanno reso omaggio alla salma di Matteo Vanzan,
il militare morto a Nassiriya a causa delle schegge di un colpo di mortaio.
Questa mattina è stata aperta una camera ardente all’ospedale romano del Celio,
mentre i funerali del soldato si svolgeranno domani a Camponogara, in provincia
di Venezia, suo paese natale. In Iraq, intanto, la
tensione resta alta. Per una cronaca delle ultime ore, il servizio di Barbara
Castelli:
**********
In Iraq nuove pagine di drammatica violenza. A
Kerbala, città santa sciita a 110 chilometri a sud di Baghdad, truppe americane
e seguaci del leader radicale Moqtada Al Sadr si sono scontrati vicino alla
moschea dell’imam Hussein, con un bilancio di quattro iracheni uccisi e nove
feriti. Nella battaglia sono intervenuti aerei statunitensi, che hanno
bombardato vari obiettivi alla periferia. Nella città sunnita di Mossul, nel
nord del Paese, un agente delle forze dell’ordine è morto e un altro è rimasto
gravemente ferito in un attentato contro un responsabile dell’amministrazione
locale. Un soldato americano poi ha perso la vita ieri nella provincia sunnita
di Al Anbar, a ovest di Baghdad.
L’attenzione, intanto, è rivolta anche allo
scandalo delle torture perpetrate dai soldati statunitensi ai danni dei
prigionieri del carcere iracheno di Abu Ghraib. Il soldato americano Jeremy
Sivits, comparso stamani davanti alla corte marziale Usa nel quartier generale
della coalizione a Baghdad, è stato riconosciuto colpevole di tre dei quattro
capi di imputazione. Per il quarto non è stato ancora raggiunto un verdetto.
Sivits aveva precedentemente riconosciuto le proprie responsabilità. Rinviata,
invece, al 21 giugno prossimo l’udienza preliminare per altri tre i militari
americani sotto accusa. Questi ultimi si sono rifiutati di dichiararsi
innocenti o colpevoli, chiedendo più tempo per la loro difesa e per un esame
delle prove a loro carico.
E mentre il Parlamento ucraino ha bocciato
oggi, in una seduta a porte chiuse, una mozione presentata dall’opposizione per
il ritiro dall’Iraq del contingente di Kiev di 1.600 uomini, il gruppo del
giordano Abu Musab al-Zarqawi, legato alla rete terroristica di Al-Qaida, ha
rivendicato su un sito internet islamico l’attentato di lunedì nella capitale.
Nell’atto terroristico, lo ricordiamo, ha perso la vita il capo del governo
provvisorio iracheno, Ezzedine Salim.
**********
Ma con
una situazione sul terreno che si aggrava di giorno in giorno, ci sono spazi
per un intervento dell’Onu in Iraq? Roberto Piermarini lo ha chiesto ad Alberto
Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore:
**********
R. - Io credo che l’intervento dell’Onu doveva esserci già molti mesi fa,
quando l’inviato di Kofi Annan, Brahimi, aveva contattato ripetutamente gli
esponenti sciiti più moderati, tra i quali il grande ayatollah Ali Sistani, che
aveva espresso più di una volta la necessità di convocare quanto prima le
elezioni. Purtroppo si è perso molto tempo e adesso anche l’intervento
dell’Onu, come strategia di uscita dall’Iraq, appare alquanto difficile.
D. – L’aumento improvviso del greggio, quanto è collegato
alla guerra in Iraq?
R. - Il collegamento, indubbiamente, c’è. L’aumento del
greggio è dovuto a diversi fattori. Prima di tutto, ad una crescita della
domanda mondiale e poi ad un accumulo delle riserve strategiche americane. Gli
americani stanno accumulando petrolio, come in una situazione di guerra, ormai
da un anno. E poi, anche dalla crescente insicurezza dei pozzi di petrolio del
Golfo Persico. Questo, alla fine, è il motivo fondamentale per cui gli
americani dal Golfo del petrolio non se ne potranno andare.
**********
In tutto il dibattito che accompagna la crisi in Iraq,
torna sui media l’espressione “guerra tra civiltà” o l’identificazione di un
occidente contrapposto all’Islam. In molti rifiutano questa semplificazione,
che non tiene conto della complessità della situazione e del vissuto dei
popoli. E’ quanto sembra sottolineare, nell’intervista di Fabio Colagrande,
padre Justo Lacunza, direttore del Pontificio Istituto di Studi Arabi e
Islamistica:
**********
R. - Il punto principale non è discutere della guerra di
civiltà, ma prendere atto che noi non riusciamo ad affrontare i problemi dei
conflitti, i problemi delle guerre in modo diretto, perché sbagliamo sui
principi. La seconda osservazione è quella dell’Occidente. Io ho molti dubbi su
questa parola “Occidente”, perché non so a cosa corrisponda questa parola. E’
una questione geografica, è una questione di valori, una questione economica,
religiosa, culturale? Cosa è? Ci hanno venduto, per così dire, l’idea che
spodestando Saddam Hussein noi arriveremo a risistemare il Medio Oriente e in
modo tale il conflitto. E questo non è vero per niente, perché abbiamo
complicato le cose. Continuiamo ancora a mantenere salda la convinzione che la
guerra sia lo strumento per risolvere i problemi, quando la guerra non lo è. E’
la parola, la buona dialettica che serve per ricostruire e per risolvere i
problemi. Una parte dell’economia del cosiddetto “Occidente” è fondata sulla
produzione di armamenti. Evidentemente conviene riattivare e conviene
incentivare i “principi” della guerra nel nome della risoluzione dei grandi
problemi del mondo, perché questo serve all’economia. Basta vedere negli ultimi
mesi dove sono andate a finire, in borsa, le azioni per la produzione di
armamenti.
**********
DISSAPORI FRA IL PATRIARCATO ECUMENICO DI
COSTANTINOPOLI
E LA CHIESA ORTODOSSA DI GRECIA
-
Intervista con padre Dimitri Salakas -
Agenzie di stampa hanno riferito in merito a dei contrasti
sorti fra il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa di
Grecia. Giovanni Peduto ha approfondito l’argomento con padre Dimitri Salakas,
prof. alla Pontificia Università Gregoriana:
**********
D. – Quali sono i motivi alla base dei contrasti tra la
Chiesa ortodossa di Grecia e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli?
R. – La questione è sorta un anno fa, dopo la morte del metropolita di
Tessalonica e la elezione del suo successore. La Chiesa di Grecia, proclamata autocefala
nel 1850 dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, cioè amministrativamente
autonoma, rivendica il diritto di eleggere i vescovi entro i confini geografici
dello Stato della Repubblica Ellenica e precisamente in territori del nord
della Grecia (Epiro, Macedonia, Tracia, Isole del Mar Egeo). E’ da ricordare
che questi territori negli anni 20 sono stati integrati politicamente nello
Stato ellenico, ma fino ad allora ecclesiasticamente dipendevano dal
Patriarcato di Costantinopoli. Il Patriarcato Ecumenico con un Atto patriarcale
e sinodale del 1928, affidava vicariamente alla Chiesa di Grecia i suddetti
territori, chiamati proprio “nuovi territori”, riservandosi il diritto di
intervenire nell’elezione dei vescovi in quei luoghi. Il Patriarca Bartolomeo,
pur riconoscendo il diritto della Chiesa di Grecia di eleggere i vescovi dei
territori del nord della Grecia, rivendica, in base a quell’Atto del 1928, il
diritto di aggiungere o cancellare dei nomi nell’elenco dei candidati
presentato e inviatogli dal Sinodo di Atene. La Chiesa di Grecia sostiene che
l’invio dell’elenco a Costantinopoli è solo per conoscenza e non per
approvazione, modifica o cancellazione di nomi.
D. – Come vive il mondo ortodosso questi contrasti?
R. – Essendo una questione nei rapporti tra due Chiese
ortodosse, tra il Patriarcato Ecumenico e la Chiesa di Grecia, finora gli altri
Patriarcati o Chiese ortodosse autocefale non si sono pronunciati in merito,
tranne l’uno o l’altro che presero la parte dell’arcivescovo Cristodoulos, come
il patriarca di Georgia Elias, in visita ufficiale in questi giorni in Grecia,
come anche il Patriarca di Mosca, il quale contesta un primato di potestà di
Costantinopoli, riconoscendogli solo una precedenza puramente onorifica.
D. – Ci sono speranze di un miglioramento di questi
rapporti?
R. – Il governo di Atene è preoccupato per questa
situazione e offre i suoi buoni servizi per la soluzione di questa vertenza,
che è a danno del popolo di Dio e delle due Chiese agli occhi del mondo. Le
speranze per il momento sono modeste. Si nota una certa intransigenza nelle
posizioni di ambedue le parti. Lo Stato greco sostiene sia il Patriarcato
Ecumenico, centro religioso ed etnico dell’Ellenismo, che la Chiesa di Grecia,
ente giuridico di diritto pubblico che fa parte dello stesso ordinamento dello
Stato.
**********
=======ooo=======
19 maggio 2004
IL VESCOVO KAIGAMA, A CAPO DELLA
DIOCESI NIGERIANA DI JOS
TEATRO DI RECENTI VIOLENZE, HA CRITICATO L’ADOZIONE
DELLO STATO DI EMERGENZA IMPOSTA DALLE AUTORITA’ DEL PAESE.
SECONDO IL PRESULE, LA SITUAZIONE
E’ IN VIA DI SOLUZIONE
ABUJA.
= “Non si può pensare di scalare un albero partendo dalla cima. La
dichiarazione di Stato d'emergenza e la rimozione dei vertici dello Stato del
Plateau non serviranno a risolvere una situazione che affonda le sue radici nel
malgoverno, nella povertà e nel sottosviluppo di alcune zone di questo Paese”.
Si esprime senza giri di parole l’arcivescovo di Jos, Ignatius Ayau Kaigama, a
capo della diocesi situata proprio nella zona dello Stato nigeriano interessata
ieri dal provvedimento del presidente Olegun Obasanjo. “Siamo stati colti di
sorpresa dalle decisioni del governo federale - ha affermato mons. Kaigama,
secondo quanto riferito dalla Misna - perché dopo le violenze di due settimane
fa, le cose si stavano lentamente ricomponendo e con questa novità si da
l'impressione che il Plateau sia nuovamente in fiamme, invece non è così”. Il
presule ha detto di non conoscere le ragioni che hanno indotto il presidente
Obsanjo a dichiarare lo stato di emergenza. Tuttavia - ha osservato - “i
problemi del Plateau e di altre zone della Nigeria sono strutturali, il governo
centrale e quello locale hanno le stesse responsabilità in una situazione che si
è aggravata dal 2001 e, dunque, perché si corre ai ripari solo adesso?”.
Nonostante le violenze tra gli agricoltori stanziali di religione
prevalentemente cristiana (Tarok) e pastori nomadi in prevalenza musulmani
(Fulani), il vescovo di Jos ha riferito di aver tenuto un incontro, due giorni
fa, con i leader religiosi locali cattolici, protestanti e musulmani. “Abbiamo
deciso di lavorare insieme – ha annunciato - per cercare di sistemare le cose,
ma soprattutto per far arrivare la nostra voce all'unisono a tutti, in Nigeria
e fuori”. (A.D.C.)
IN BRASILE, UN RAPPORTO DELLA
COMMISSIONE PARLAMENTARE PER I DIRITTI
DEI BAMBINI HA DENUNCIATO GLI
ABUSI SESSUALI CHE OGNI ANNO, NEL PAESE,
VEDONO VITTIME 60 MILA MINORI.
RINVIATE A GIUDIZIO DALLA COMMISSIONE
ALCUNE PERSONALITA’ PUBBLICHE,
ACCUSATE DELLE VIOLENZE
SAN PAOLO. = In Brasile ogni anno oltre 60 mila minorenni
subiscono abusi sessuali di vario tipo da parte di parenti e vicini, ma anche
di professionisti e di autorità pubbliche. Il dato è stato presentato dalla
senatrice Patricia Saboya, che guida la Commissione parlamentare d'inchiesta
sugli abusi a minorenni. Il Fronte parlamentare per i diritti dei bambini e
degli adolescenti ha organizzato ieri a
Brasilia una protesta pubblica perché sia “messo termine all'impunità” di cui
godono molti personaggi di rilievo “che usano i propri privilegi per compiere
atti illegali su minorenni, senza poi pagarne le conseguenze”. La commissione
d'inchiesta rinvierà a giudizio, entro il 15 giugno e dopo mesi di indagini, oltre
cento importanti personalità in tutto il Brasile. Tra questi, un deputato dello
Stato amazzonico del Maranhao, Camilo Figueiredo, il giudice di un tribunale di
protezione dei minorennni dello Stato del Parnaiba, il sindaco di una cittadina
dello Stato di Goias e altri due sindaci di città del Maranhao. Le pressioni
della commissione d'inchiesta avevano già permesso la condanna di dieci persone
definite “al di sopra di ogni sospetto”, tra cui il sindaco, sei consiglieri
comunali e alcuni imprenditori, nella cittadina di Porto Ferreira, nello Stato
di San Paolo, per corruzione di minorenni, sfruttamento della prostituzione e
associazione per delinquere. (A.D.C.)
“L’ALLARME
TERRA” SOLLEVATO DAL VESCOVO ANGOLANO DI LUBANGO:
CENTINAIA
DI FAMIGLIE DI CONTADINI PERDONO TERRE DI LORO PROPRIETA’
CONFISCATE
DAL GOVERNO E RIDISTRIBUITE AI GRANDI PROPRIETARI LOCALI
LUANDA. = Terre di proprietà dei contadini confiscate
sistematicamente a vantaggio dei grandi produttori. E’ una delle principali
piaghe sociali dell’Angola, denunciata dall’arcivescovo di Lubango, Zacarias
Kamwenho, in un’intervista rilasciata a Radio Ecclesia, la radio della Chiesa
angolana. Il presule, riferisce l’agenzia Fides, ha parlato di violazioni dei
diritti umani nei confronti dei contadini della sua arcidiocesi, i quali gli
hanno ripetutamente riferito della confisca delle terre comuni, che
appartengono agli abitanti dei villaggi, che vengono destinate ai grandi
produttori appoggiati dal governo. “Il problema della terra - ha affermato mons.
Kamwenho - continua a essere una questione centrale per gran parte del nostro
popolo, perché da un lato, concerne il diritto tradizionale e, dall’altro,
riguarda il diritto positivo, ma entrambi i diritti sono ignorati”. Alla base
c’è l’ignoranza dei contadini che non conoscano i propri diritti, in
particolare le procedure previste dal codice civile per registrare la terra a
proprio nome. Un rapporto del Coordinamento degli Affari umanitari in Angola
(OCHA) riporta come esempio che, nel periodo dal 19 aprile al 2 maggio di
quest’anno, una fattoria privata di 5 mila ettari di superficie ha accresciuto
le dimensioni fino a raggiungere i 20 mila ettari totali. La fattoria è situata
nel parco nazionale di Bikuar nel comune di Matala. Di recente, nelle regioni di
Gambos e di Huila, vi sono stati incidenti tra la popolazione e i nuovi grandi
proprietari terrieri che si sono impossessati con la forza delle terre
riducendo le proprietà degli allevatori tradizionali. (A.D.C.)
VERIFICARE I PROGRAMMI D’INSEGNAMENTO
RELIGIOSO DELLE SCUOLE INDONESIANE
PER EVITARE L’INSORGERE
DELL’ESTREMISMO TRA GLI STUDENTI.
LO HA CHIESTO IL PRESIDENTE
INDONESIANO, SUKARNOPUTRI
GIAKARTA.
= La presidente indonesiana Megawati Sukarnoputri ha ordinato al ministero
degli Affari religiosi di riesaminare i programmi d’insegnamento della
religione nelle scuole, sostenendo che in alcuni casi incoraggerebbe
l’estremismo tra gli studenti. Parlando alla recente cerimonia di apertura
della riunione nazionale del ministero degli Affari religiosi, la presidente,
sconfitta alle elezioni parlamentari dello scorso 5 aprile e candidata alle
presidenziali del prossimo luglio, ha rimarcato la necessità di verificare che
gli insegnamenti “non producano nuovi credenti pronti a tutto pur di difendere
la loro religione". Il capo di Stato del Paese musulmano più popoloso del
mondo, di solito restia ad affrontare argomenti di questo genere, ha proseguito
affermando: “La militanza estremista scaturisce dalla convinzione che tutti
quelli con punti di vista diversi dai nostri debbano essere distrutti e che si
tratti di un compito sacro”. Nel suo discorso, riferisce la Misna, il capo
dello Stato indonesiano non ha indicato alcuna specifica istituzione
scolastica, ma gli stessi capi religiosi musulmani ammettono che diversi
terroristi oggi in carcere provengono dalle pesantren o scuole
islamiche. (A.D.C.)
IN PROGRAMMA PER DOMENICA 13
GIUGNO, IN TUTTE LE CHIESE ARGENTINE,
L’ANNUALE RACCOLTA DI OFFERTE
DELLA CARITAS LOCALE, DESTINATE AD OPERE
IN FAVORE DELLE FAMIGLIE PIU’
COLPITE DALLA GRAVE RECESSIONE ECONOMICA
BUENOS
AIRES. = Si svolgerà in tutte le chiese argentine, domenica 13 giugno, la Colecta
anual (Colletta annuale) della Caritas argentina. Lo slogan di quest’anno è
“La tua solidarietà è un impegno per il bene comune. In tutte le chiese,
saranno raccolte le offerte dei fedeli da destinare a opere in favore di coloro
che più hanno risentito della grave crisi economica che tra la fine degli anni
Novanta e l’inizio dell’attuale secolo ha colpito il Paese, lasciando in
condizioni di povertà, in molti casi estrema, circa la metà della popolazione
di quella che fino a pochi anni fa era indicata come una delle economie più
fiorenti tra tutti i Paesi in via di sviluppo. “Oggi nel nostro Paese esiste
una realtà di povertà e di esclusione - si legge in un comunicato diffuso dalla
Caritas di San Isidro, che si è assunta il compito di organizzare la grande
raccolta di solidarietà e tra noi dobbiamo continuare a trasformare le
strutture del peccato che ci mettono in questa situazione”. (A.D.C.)
=======ooo=======
19 maggio 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Sempre più delicata la
situazione in Medio Oriente. E’ salito a dieci morti e 30 feriti il bilancio
del raid aereo israeliano compiuto oggi a Rafah. A questi si aggiungono due
militanti uccisi la scorsa notte in scontri con soldati a Nablus e Jenin. La
situazione nei Territori, quindi, già critica per le conseguenze della
costruzione del muro di separazione in corso tra Israele e Cisgiordania, è
aggravata in questi giorni dalle operazioni dello Stato ebraico nella Striscia
di Gaza e dalla demolizione delle case di palestinesi. In questo quadro, cresce
l’allarme per tutta la popolazione. Ce ne parla padre Marco Malagola, delegato
della commissione Giustizia e Pace della Custodia di Terra Santa, raggiunto
telefonicamente a Gerusalemme da Giada Aquilino:
**********
R. - La situazione è ormai
generalizzata: se si va a Hebron, ogni giorno c’è una casa che salta e a Jenin
è la stessa cosa. Adesso nella Striscia di Gaza si verifica qualcosa di molto
più serio. Ci sono centinaia di case demolite, abitazioni di gente che già vive
al di sotto della soglia di povertà e che ora deve scappare perché non ha più
dove stare.
D. - Quindi, l’operazione
israeliana non va a colpire soltanto gli estremisti?
R. - Quando il palestinese in
questione è sospettato di terrorismo, gli israeliani demoliscono la sua casa ma
anche quella dei familiari e degli amici. In particolare, ora l’operazione israeliana
punta ad avere una maggiore sicurezza soprattutto al confine con l’Egitto.
Dicono che ci siano dei tunnel attraverso i quali passavano armi e munizioni.
D. - Contemporaneamente è in
corso la costruzione del muro al confine tra Israele e i Territori. Quali
conseguenze ne derivano?
R. - Quella dietro il muro non
è vita. I palestinesi si sentono prigionieri in casa propria. La realtà è che
il muro non rispetta le frontiere. E succede che molti palestinesi siano
separati dai loro cari, dalle loro proprietà e la gente non può muoversi, non
può neppure andare da un villaggio all’altro.
D. - In questo quadro, qual è
l’auspicio della Custodia di Terra Santa?
R. - Di fronte a tanta gente
che soffre, sia palestinesi, sia israeliani, l’auspicio è quello delle persone
che vogliono la pace: non si deve perdere la speranza, assolutamente!
**********
E’ ancora incerto
il futuro del governo indiano. Oggi si dovrebbe conoscere il nome del nuovo
premier. Il Partito del Congresso, vincitore delle elezioni, è tornato a
insistere sulla leader Sonia Gandhi, ma il suo rifiuto, ufficializzato stamani,
sembra irrevocabile. Sentiamo Giancarlo La Vella:
**********
Una settimana fa, la sorprendente vittoria alle elezioni.
Oggi, la dimissione in blocco di tutti i suoi vertici. Il Partito del Congresso
gioca la carta del paradosso, per convincere Sonia Gandhi a ripensarci. Ma
soprattutto, per far capire agli investitori internazionali, che avevano fatto
crollare la Borsa, per bloccare la nomina della vedova di Rajiv, nuora di
Indira, che non può essere l’economia a segnare i destini di un popolo. Così,
quando ormai sembrava decisa la scelta di Manmohan Singh, ex ministro delle
Finanze, artefice della crescita economica indiana a partire dal 1991, il
Comitato centrale del Partito ha fatto parziale retromarcia e ha sposato la
causa della base, che sta manifestando in tutta l’India in favore della Gandhi.
Ma nonostante le continue pressioni del suo partito, Sonia rimane ferma sul suo
rifiuto e proprio poco fa, secondo il segretario generale del partito del
Congresso, Oscar Fernandes, ha confermato la sua intenzione. E al presidente
Abdul Kalam riproporrà la scelta Singh, un passo che, a questo punto, si
impone. In caso contrario, c’è il rischio per il Congresso di trasformare una
netta vittoria popolare in un tracollo politico, pericoloso anche per la
stabilità del Paese e per i delicati equilibri internazionale della zona
indo-pakistana.
**********
Trasferiamoci in
Gran Bretagna. Sospesa stamani la seduta settimanale del ‘Question Time’ a
Westminster ed evacuata la Camera dei Comuni. La decisione è stata presa poiché
durante il dibattito una polvere viola è stata lanciata verso il premier, Tony
Blair. Autori della clamorosa protesta due militanti di “Padri per la
giustizia”, un’organizzazione che si batte per i diritti dei padri.
Ciascuno dei detenuti di Guantanamo potrà sottoporre ogni
anno il proprio caso a una speciale commissione di riesame, composta da tre
militari, per cercare di ottenere la liberazione. A stabilirlo è una direttiva
del Pentagono, firmata ieri. Il documento definisce le modalità operative del
processo di revisione per i circa 600 prigionieri che si trovano nella base
militare americana a Cuba.
Ennesima fiammata di violenza in
Uganda. Almeno 54 ribelli dell’esercito di resistenza del Signore (Lra), tra i
quali due capi militari del movimento, sono stati uccisi ieri dall’esercito.
Nel nord del Paese africano è in corso da circa 18 anni una sanguinosa
ribellione, che ha causato oltre 50 mila morti tra i civili, 100 mila secondo
alcune fonti. Il movimento di resistenza, Lra, si batte per la creazione di uno
Stato teocratico.
La procura di Kigali ha chiesto ieri
l’ergastolo per l’ex presidente rwandese, Pasteur Bizimungu, e altri sette
coimputati, per attentato alla sicurezza dello Stato. Gli otto, inoltre, sono
accusati di “partecipazione a riunioni politiche illegali e implicazione nella
creazione di milizie”. Bizimungu fu presidente tra il 1994 e il marzo del 2000
e fu incarcerato nell’ottobre del 2002 per aver dato vita ad una formazione, il
Partito Democratico per il Rinnovamento, che intendeva muoversi su base etnica
e non politica.
Il presidente statunitense, George
W. Bush, ha invitato ieri sei Paesi africani al prossimo vertice del G8, in
programma dall’8 al 10 giugno prossimi a Sea Island, un’isola al largo dello
Stato della Georgia. Si tratta di Algeria, Ghana, Nigeria, Senegal, Sudafrica e
Uganda. Il capo della Casa Bianca si legge in un comunicato “avrà piacere di
discutere con loro un’ampia gamma di argomenti, tra cui questioni legate alla
fame, alla sicurezza alimentare, al mantenimento della pace, allo sviluppo,
alla lotta contro l’Aids e alla corruzione”.
Il senatore John Kerry, che ha già la
sicurezza della nomination democratica alla Casa Bianca, ha vinto anche le
primarie nell’Arkansas, in Kentucky e nell’Oregon. Secondo risultati non
definitivi, ma già indicativi, Kerry ha ottenuto l’87% dei voti nell’Arkansas,
l’82% nell’Oregon e il 60% nel Kentucky.
Ancora tesa la situazione in Cecenia. Undici militari russi
sono stati uccisi ieri e uno è stato fatto prigioniero in una delle più gravi
imboscate degli ultimi mesi. L’attacco a Urus Martan avviene ad una decina di
giorni dal clamoroso attentato a Grozny, costato la vita al presidente ceceno
filorusso, Akhmad Kadyrov.
Oltre 20 mila tartari di Crimea hanno manifestato ieri nel
60.esimo anniversario della loro deportazione da parte di Josef Stalin a
Simferopol, capitale della Repubblica autonoma ucraina di Crimea. La Crimea, annessa dalla Russia alla
fine del ‘700, ceduta all’Ucraina sovietica nel 1954 e ancora parte
dell’Ucraina indipendente, ha una costituzione autonoma. Popolata in
maggioranza da russi, ha al suo interno una forte spinta secessionistica
mentre, viceversa, alcuni gruppi estremisti russi contestano tuttora
l’appartenenza della Crimea all'Ucraina.
Italia. Il prossimo 21 maggio, per l’intera
giornata, sciopererà il mondo dell’istruzione, dalla scuola, all’università,
agli enti di ricerca. La protesta si inserisce nello sciopero generale del
pubblico impiego proclamato da Cgil-Cisl-Uil per il rinnovo dei contratti. In
particolare, la scuola manifesta per il rinnovo del contratto biennale dei
docenti e del personale Ata (ausiliario, tecnico e amministrativo), scaduto da
4 mesi.
========ooo========