RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 139 - Testo della trasmissione di martedì 18 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Firmato stamane in Vaticano
il nuovo Concordato tra la Santa Sede e il Portogallo
OGGI
IN PRIMO PIANO:
La prolusione del cardinale Ruini in apertura dell’Assemblea
generale della Cei
CHIESA E SOCIETA’:
Migliaia
di sfollati nelle Filippine per il tifone ‘Nida’ che ha travolto città e
villaggi
A Baghdad i funerali del
capo di governo iracheno ucciso ieri. Nuovi scontri a Najaf, calma a Nassiriya
Prosegue l’operazione israeliana nella
striscia di Gaza: uccisi 15 palestinesi. La condanna di Amnesty per la demolizione
delle case
In Nigeria è emergenza nello stato del Plateau,
dove dall’inizio del mese sono morte centinaia di persone
18
maggio 2004
AUGURI DA TUTTO IL MONDO PER IL
COMPLEANNO DI GIOVANNI PAOLO II
STAMANE UNA INTENSA GIORNATA DI
LAVORO:
IL PAPA RINGRAZIA DIO PER IL DONO
DELLA VITA
- Intervista con Joaquin Navarro
Valls -
Auguri da tutto il mondo sono giunti e stanno ancora
arrivando a Giovanni Paolo II che oggi compie 84 anni. Il presidente della
Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, in un affettuoso messaggio di auguri,
ricorda gli “inesausti appelli” alla pace del Papa. Il cardinale Camillo Ruini,
presidente dei vescovi italiani, guarda alla sua “testimonianza di fede e di
amore”. Ma su questa giornata ascoltiamo il direttore della Sala Stampa, al
microfono di Sergio Centofanti:
*********
R. – E’ una ordinaria giornata di lavoro,anche se poi
proprio ordinaria non è perché è una giornata molto intensa,piena di
appuntamenti. Come lei sa, il Papa non ha l’abitudine di festeggiare il suo
compleanno, ma piuttosto l’onomastico. Quindi è stata una giornata normale di
lavoro. Naturalmente si vede il Santo Padre con un maggior raccoglimento e con
un senso di ringraziamento a Dio per il dono della vita. In tutto il Vaticano
non è prevista nessuna celebrazione pubblica. Forse l’unica particolarità è che
il Santo Padre ha invitato a pranzo i suoi più stretti collaboratori di Curia.
D. – Sono tanti gli auguri che il Papa sta ricevendo?
R. – Sì, lo può immaginare. Sono moltissimi i messaggi
augurali che vengono da tutto il mondo, anche da non cattolici: sono di capi di
Stato, di governo, personaggi della politica, dell’arte, ma soprattutto direi
delle singole persone che vogliono testimoniare al Papa affetto e gratitudine.
A volte inviano un messaggio scritto, per lettera, oppure si recano – mi
dicevano questa mattina – al Portone di bronzo per lasciare un messaggio di
auguri per il Santo Padre. Quindi è un’enorme quantità di messaggi che il Papa
sta ricevendo.
*********
ANNUNCIARE
CRISTO, SERVIRE L’UMANITA’:
IL
CUORE DEL MINISTERO PETRINO DI GIOVANNI PAOLO II
Nel
giorno del suo 84° compleanno il Papa compie 25 anni, sette mesi e due giorni
di Pontificato, il terzo più lungo della storia bimillenaria della Chiesa, dopo
quelli di San Pietro e Pio IX. Un Pontificato vissuto senza risparmiare
fatiche. Al di là dei grandi temi proclamati ogni giorno da Giovanni Paolo II,
la pace, la giustizia, la libertà religiosa, la vita, la famiglia,
l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, il cuore del suo ministero pontificio
è stato chiaro sin dall’inizio: annunciare Cristo, servire l’umanità. Ce ne
parla Sergio Centofanti.
**********
La
fede di Karol Wojtyla – lo confessa lui stesso – è nata nella dura fatica del
lavoro, quando era tra gli operai in fabbrica e nelle cave di pietra, è
maturata in mezzo alle sofferenze della Polonia sotto il regime nazista. E’
nata sotto il segno della Croce: e continua su questa via. Il Papa vuole
“rendere ragione della fede” in Cristo: Gesù è l’unico che dà la risposta che
cerca l’uomo di fronte al mistero della sua vita. Un uomo - dice il Papa -
spesso “invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione”. Un uomo che “vive
sempre più nella paura”, “incerto del senso della sua vita su questa terra”. E
“il vero punto nodale che sfida ogni filosofia è la morte in Croce di Gesù
Cristo”. “L’uomo (infatti) non riesce a comprendere come la morte possa essere
fonte di vita e di amore, ma Dio ha scelto per rivelare il mistero del suo
disegno di salvezza proprio ciò che la ragione considera follia e scandalo”. Il
Papa implora: “permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo Lui ha parole di
vita, sì! Di vita eterna”. Per questo – dice – è sempre più necessario il
silenzio: occorre “fare spazio alla presenza di Dio” senza “moltiplicare le
parole”. “L’uomo di oggi che spesso non sa tacere per paura di incontrare se
stesso…di sentire il vuoto…si stordisce nel rumore. Tutti, credenti e non
credenti, hanno bisogno di imparare un silenzio che permette all’Altro di
parlare”: di dare un “messaggio di speranza, di salvezza, di liberazione totale”.
Dio è amore: per questo “anche quando l’uomo pecca, Dio lo cerca e lo ama”. La
fede cristiana per Giovanni Paolo II ha una “profonda umanità” ed è di una
“straordinaria semplicità”. Non è “troppo difficile” o “impossibile da praticare”:
“consiste in termini di semplicità evangelica, nel seguire Gesù Cristo,
nell’abbandonarsi a Lui, nel lasciarsi trasformare dalla sua grazia”.
E’ il grido di sempre del Papa: “Non abbiate paura!
Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”.
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DA
OGGI IN LIBRERIA, “ALZATEVI, ANDIAMO”,
IL
NUOVO LIBRO DI GIOVANNI PAOLO II, UNA RACCOLTA DI RICORDI E RIFLESSIONI SUI VENT’ANNI DI EPISCOPATO A CRACOVIA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
In occasione dell’84.mo compleanno di Giovanni Paolo II, è
da oggi nelle librerie italiane la nuova opera autobiografica del Santo Padre,
“Alzatevi, andiamo”. Poco meno di 200 pagine, il volume edito da Mondadori (dei
cui diritti è detentrice la Libreria Editrice Vaticana) è ricco di ricordi,
aneddoti e spunti di riflessione, che ripercorrono i vent’anni di episcopato a
Cracovia del Santo Padre. Il racconto inizia proprio con l’annuncio, che nel
luglio 1958 il primate di Polonia, il cardinale Stefan Wyszynski, fa al giovane
Karol Wojtyla della sua nomina a vescovo. Pagina dopo pagina, il Papa descrive
la sua attività pastorale portata avanti nello spirito del Concilio Vaticano II
e, non mancano parti del volume dedicate alla rievocazione della lotta del
giovane presule contro le autorità comuniste polacche. Rivolto in particolare
ai vescovi, “Alzatevi, andiamo” è, tuttavia, un’esortazione a tutta l’umanità a
vivere con coraggio la Buona Novella nel Terzo Millennio.
Oltre che in Italia - con 500 mila copie - il nuovo libro
di Giovanni Paolo II esce oggi in contemporanea anche in polacco – la lingua in
cui è stato scritto –francese, tedesco e spagnolo. “Alzatevi, andiamo” verrà
presentato stasera alle Scuderie del Quirinale in Roma. Un evento a cui prenderanno
parte il cardinale Giovanni Battista Re, il presidente del Senato, Marcello
Pera, il direttore della Sala stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls e l’on.
Giuliano Amato.
DI
FRONTE AL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI,
LA
CHIESA SI APRA ALL’ACCOGLIENZA E AL DIALOGO:
COSI’,
IL PAPA NEL DISCORSO
AI PARTECIPANTI
ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, RICEVUTI STAMANI IN VATICANO
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
“Il confronto con la realtà
delle migrazioni rende urgente, da parte delle comunità cristiane, un rinnovato
annuncio evangelico”, che richiede “l’impegno pastorale e la testimonianza
della vita di tutti: clero, religiosi e laici”. E’ la riflessione offerta da
Giovanni Paolo II ai partecipanti
all’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti, ricevuti stamani in Vaticano con il cardinale Stephen Fumio Hamao,
presidente del dicastero vaticano. Il Papa ha esortato le Chiese ad impegnarsi
contro il pregiudizio, soprattutto nei confronti di quegli immigrati, come i
credenti musulmani, con i quali è più difficile l’integrazione. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
*******
Se la globalizzazione caratterizza l’odierna evoluzione
storica, il dialogo deve formare l’atteggiamento che “tutti siamo chiamati ad
assumere in vista di un nuovo equilibrio mondiale”. E’ l’avvertimento di
Giovanni Paolo II, che ha evidenziato come “l’integrazione sul piano sociale e
l’interazione su quello culturale” sono il “presupposto necessario per una
convivenza pacifica tra le persone e le nazioni”. D’altro canto, l’umanità del
Terzo Millennio ha “urgente bisogno di ritrovare comuni valori spirituali, su
cui fondare il progetto di una società degna dell’uomo”.
Tuttavia, ha constatato il Pontefice, “l’integrazione tra
popolazioni appartenenti a culture e a religioni diverse non è mai priva di
incognite e di difficoltà”. E ciò, ha sottolineato, vale “in particolare per
l’immigrazione di credenti musulmani”, che “pongono problemi specifici”. E’
allora necessario che i pastori si assumano “precise responsabilità promuovendo
una sempre più generosa testimonianza evangelica dei cristiani stessi”. Le
Chiese particolari, ha aggiunto, devono aprirsi “all'accoglienza, anche con
iniziative pastorali d'incontro e di dialogo”, soprattutto “aiutando i fedeli a
superare i pregiudizi ed educandoli a diventare, anch’essi, missionari ad
gentes nelle nostre terre”. Quindi, ha messo l’accento sul ruolo positivo
dell’ecumenismo:
“L’impegno ecumenico costituisce un ulteriore
incentivo ad accogliere fraternamente persone, che hanno modi di vivere e di
pensare diversi da quelli che sono per noi abituali”.
In tale contesto, ha constatato
il Papa, “la presenza, sempre più numerosa, di immigrati cristiani non in piena
comunione con la Chiesa Cattolica” offre anche alle Chiese particolari “nuove
possibilità per la fraternità e il dialogo ecumenico, spingendo a realizzare,
lontano da facili irenismi e dal proselitismo, una maggiore comprensione reciproca
fra Chiese e Comunità ecclesiali”. Il dialogo fraterno e il
rispetto reciproco, ha avvertito, “non costituiranno mai un limite o un
impedimento all'annuncio del Vangelo”. L'amore e l'accoglienza, infatti,
“costituiscono, anzi, di per sé la prima e più efficace forma di evangelizzazione”.
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SI RINNOVA E MIGLIORA L’INTESA TRA
LA CHIESA CATTOLICA E LO STATO PORTOGHESE: FIRMATO OGGI
IN VATICANO
DOPO TRE ANNI DI PREPARAZIONE IL
NUOVO CONCORDATO
Firmato stamane in Vaticano il nuovo Concordato tra la
Santa Sede e la Repubblica portoghese per regolare le materie di comune
interesse. Testo che aggiorna il Concordato del 7 maggio del 1940, che nei
decenni trascorsi ha garantito – come informa una nota della Segreteria di
Stato - “lunghi e fruttuosi rapporti fra la Chiesa cattolica ed il Portogallo”.
A porre la firma sull’importante documento sono stati il cardinale Angelo Sodano,
segretario di Stato, e José Manuel Durao Barroso, primo ministro portoghese. Il
servizio di Roberta Gisotti
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Un atto che “conferma i sentimenti di considerazione
reciproca che animano le relazioni tra la Santa Sede e il Portogallo”: cosi
Giovanni Paolo II ha commentato la firma del nuovo Concordato tra la Chiesa e
lo Stato portoghese, ricevendo in mattinata la delegazione ufficiale di questo
Paese, guidata dal primo ministro José Manuel Durao Barroso, accompagnato dal
cardinale José Policarpo. “Profondo apprezzamento” - ha espresso il Papa – per
l’attenzione dimostrata dal Governo e dal Parlamento portoghese in rapporto
alla missione della Chiesa.
“Faço votos de que a nova Concordata favoreça um
entendimento sempre melhor….”
“Auspico – ha detto il Santo Padre – che il nuovo
Concordato favorisca un’intesa sempre migliore tra le Autorità dello Stato e i
Pastori della Chiesa a vantaggio del bene comune della Nazione”. Il testo
varato oggi, preparato in tre anni di lavoro dalle delegazioni ecclesiastica e
portoghese, arriva dopo 64 anni dal precedente Concordato, reso in parte
inapplicabile dai cambiamenti intervenuti con il passare degli anni. E veniamo
ai contenuti della nuova intesa. Lo Stato garantisce alla Chiesa pubblico e
libero esercizio delle sue attività:
culto, magistero, ministero e giurisdizione in materia ecclesiastica;
riconosce altresì la libertà religiosa, negli ambiti di coscienza, culto,
riunione, associazione, espressione pubblica, insegnamento e attività
caritativa. Rispetto al testo del 1940
il nuovo Concordato rivede ed aggiorna alcuni punti, tra cui la competenza
esclusiva della Santa Sede per la nomina dei vescovi; la verifica da parte del
tribunale competente delle sentenze di nullità matrimoniale; garanzie per
l’assistenza spirituale alle Forse armate e di sicurezza, ma anche negli
ospedali, nei centri di educazione e nelle carceri; possibilità d’insegnare la
religione cattolica nelle scuole pubbliche e libertà di erigere nuove istituti
cattolici; riconoscimento ufficiale dell’Università cattolica portoghese;
tutela, valorizzazione e fruizione dei beni mobili e immobili di proprietà
ecclesiale; destinazione di spazi a fini religiosi nella pianificazione
territoriale; possibilità nel settore fiscale di scegliere il sistema del 5 per
mille; il riconoscimento infine dei giorni festivi cattolici.
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LA SANTA SEDE INCORAGGIA LA
PRESENZA DELL’ONU IN IRAQ
PER LA PACIFICAZIONE DEL PAESE:
LO AFFERMA AI NOSTRI MICROFONI
L’ARCIVESCOVO LAJOLO,
SEGRETARIO VATICANO PER I RAPPORTI
CON GLI STATI
La
questione irachena e mediorientale, l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo: sono
stati questi i temi principali al centro dei colloqui che l’arcivescovo
Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha avuto con
esponenti del governo britannico durante la sua recente visita a Londra,
conclusa il 13 maggio scorso. Il presule ha incontrato anche, oltre alle
autorità della Chiesa Cattolica, l’arcivescovo di Canterbury, il dott. Rowan Williams,
primate della Comunione Anglicana. Su questa visita ascoltiamo lo stesso mons.
Lajolo, al microfono di Philippa Hitchen.
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R. – IN MY
CAPACITY AS SECRETARY FOR THE RELATIONS WITH STATES ...
Nella mia veste di segretario per i Rapporti con gli
Stati, è stato per me importantissimo ascoltare direttamente dal governo
britannico il suo resoconto sulla situazione in Iraq. Il governo britannico
conosce molto bene la posizione del Santo Padre in merito all’Iraq. Ho avuto
l’occasione di sottolineare che la Santa Sede vorrebbe vedere quanto prima una
risoluzione delle Nazioni Unite sul trasferimento dei poteri in Iraq, e di
assicurare che la Santa Sede incoraggia il ritorno delle Nazioni Unite in Iraq
nella speranza che riceva un mandato forte affinché possa svolgere un ruolo
vitale nella pacificazione del Paese e nella creazione delle istituzioni
democratiche della Nazione.
D. – Lei ha
parlato anche dell’importante aspetto dell’aiuto ai Paesi in via di sviluppo,
dell’azione in favore di questi Paesi. Il governo britannico ha fatto delle
proposte interessanti che avrebbero lo scopo di raggiungere queste ambiziose
mete di sviluppo poste per il nuovo millennio. Cosa ne pensa lei?
R. – THIS
WAS ONE OF THE MOST IMPORTANT ISSUES DISCUSSED IN SEVERAL ...
Questo è stato uno degli argomenti più importanti che ho
affrontato in più di uno dei miei colloqui; in particolare, ho ribadito al
Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle finanze britannico, n.d.t.) il
sostegno all’idea che è dietro all’iniziativa britannica: la International
Finance Facility (Iff). Altri Paesi ricchi potranno aderire a questa iniziativa
per il benessere dell’Africa e di altre regioni povere nel mondo. Le mete dello
sviluppo del millennio tra l’altro prevedono di dimezzare il numero delle persone
che vivono al di sotto della soglia della povertà entro il 2015. Al ritmo
attuale, questo ed altri scopi sicuramente non saranno raggiunti ed i Paesi
poveri potrebbero perdere del tutto la fiducia nelle nostre capacità e volontà
di aiutarli.
D. – Nel corso di questa visita lei ha avuto anche modo di
incontrare l’arcivescovo anglicano di Canterbury. Recentemente ancora i
rapporti con la Comunione anglicana hanno subìto un lieve contraccolpo sulla
questione dell’omosessualità nella gerarchia. Quale impressione ha ricavato
dall’incontro con l’arcivescovo? Quale valutazione può dare delle relazioni
ecumeniche, oggi?
R. – HIS
GRACE INVITED ME TO DINNER AT LAMBETH PALACE. ...
L’arcivescovo Rowan Williams mi ha invitato a cena a
Lambeth Palace. Ovviamente, non abbiamo affrontato questioni che sono di
competenza del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani,
ma anche incontri come questo possono dare un contributo all’avanzamento dei
rapporti ecumenici, nella fede e nell’amore. Il dottor e la signora Williams
sono stati ospiti squisiti, e sono loro molto grato.
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DOMANI LA
CHIUSURA DELLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO: I
RAPPORTI TRA CATTOLICI,
ORTODOSSI E MUSULMANI IN BOSNIA ERZEGOVINA
- Intervista con il cardinale
Vinko Puljic -
Si
conclude domani la plenaria del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
a 40 dall’istituzione del dicastero. In questa occasione si svolgerà domani
pomeriggio all’Università Urbaniana un solenne atto commemorativo. Sta
partecipando ai lavori anche il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, che ha
portato alla plenaria la sua intensa esperienza: la Bosnia Erzegovina, uscita
da una drammatica guerra, durata dal 1992 al 1995, con 200 mila morti e 800
mila tra sfollati e profughi, sta cercando di rialzarsi proprio a partire dal
dialogo interreligioso. Nel Paese sono infatti presenti musulmani, cattolici e ortodossi.
Ma qual è oggi la situazione in Bosnia? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo
stesso cardinale Puljic:
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R. – Ancora la situazione non è risolta, non si è
raggiunta una situazione stabile per quanto riguarda la sicurezza, i pari
diritti per tutti. Non è stata ristabilita la sicurezza, non l’uguaglianza per
i tre popoli che ci vivono. La stessa comunità internazionale non si attiva
affinché si concretizzi questa parità: e questo è il problema. Speriamo,
lavoriamo... Bisogna creare anche i presupposti per la convivenza, la tolleranza
e la speranza!
D. – Eminenza, oggi si parla molto poco del suo Paese: vi
sentite dimenticati?
R. – Sì, sembrerebbe che siamo stati dimenticati. Ma nel
nostro Paese non è tutto tranquillo, non è tutto risolto. Peccato che l’Europa
e l’America non si esprimano. Forse lo scopo è che questa situazione si
‘solidifichi’ come status quo, quindi come una Bosnia-Erzegovina divisa, e
questo è peccato!
D. – A che punto è la ricostruzione, lo sviluppo sociale,
economico in Bosnia?
R. – Ci sono difficoltà: perché tutti coloro che vogliono
tornare, vogliono restaurare la loro casa. Il grande problema è il lavoro,
soprattutto per i giovani che studiano, per i quali sembrano non esserci
prospettive. Ma grazie a Dio, ci sono dei giovani che fanno pressione sul
governo e perfino sulla comunità internazionale perché vogliono una prospettiva
di vita.
D. – Come vanno i rapporti con la maggioranza musulmana
del Paese?
R. – Non è facile rispondere in poche parole, perché i
nostri musulmani non sono musulmani arabi, sono musulmani slavi. C’è pure
qualche estremista, ma non sono la maggioranza, grazie a Dio. E’ necessario
costruire uno Stato all’interno del quale possiamo essere uguali come entità,
come etnie e come religione. C’è anche chi non vuole questa tolleranza;
speriamo, piano piano, di riuscire a costruire un dialogo e, con l’aiuto della
legge, la possibilità di una convivenza.
D. – Per quanto riguarda i rapporti con i serbi?
R. – Questo, politicamente, è un problema. Nella Republika
Serpska, dove la maggioranza di governo è serba, esiste il grande problema del
rientro dei profughi e quello della prospettiva per essi di trovare un lavoro,
di poter frequentare le scuole, di poter conservare la propria identità
culturale... è un problema. Ma, grazie a Dio, piano piano forse le cose stanno
cambiando...
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina, il
Papa ha ricevuto alcuni vescovi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti
(Regione X); il Santo Padre ha inoltre ricevuto in successive udienze due
presuli giunti dalla Polonia: mons. Marian Gołębiewski, arcivescovo
di Wrocław e mons. Ignacy Dec,
vescovo di Świdnica.
Questa sera alle 18.00 il Papa
riceverà il presidente della Polonia, Aleksander Kwaśniewski, con la
consorte e il seguito.
Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia
all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Washington, presentata da mons.
Leonard James Olivier, per sopraggiunti limiti di età. Come suo successore, il
Santo Padre ha nominato il reverendo Martin David Holley, del clero della
diocesi di Pensacola-Tallahassee, parroco della “Little Flower Parish”, assegnandogli
la sede titolare vescovile di Rusubisir. Nato il 31 dicembre 1954 a Pensacola,
in Florida, è stato ordinato sacerdote nel 1987.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con il
Medio Oriente: uccisi diciassette palestinesi nella Striscia di Gaza.
Nelle vaticane, nel discorso ai
partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale
per i Migranti e gli Itineranti Giovanni Paolo II ha sottolineato che l'amore e
l'accoglienza costituiscono la prima e più efficace forma di evangelizzazione.
Il saluto del Papa al Primo
Ministro del Portogallo.
L'omelia del Cardinale Dionigi
Tettamanzi nella Messa votiva di santa Gianna Beretta Molla.
Nelle estere, firmato in
Vaticano il Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica Portoghese.
Nella pagina culturale, un
articolo di Angelo Mundula dal titolo "Uno stupore metafisico che parte
dalle piccole cose": la poesia di Wislawa Szimborska nell'opera "Ogni
caso"
Nell' "Osservatore
libri" un articolo di Carmine Di Biase in merito ad una silloge poetica di
Giuseppe Bonaviri dal titolo "I cavalli lunari"
Nelle pagine italiane, in primo
piano la crisi irachena: l'Italia accoglie l'ultima vittima mentre crescono
angoscia e dubbi.
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18
maggio 2004
LA
PROLUSIONE DEL CARDINALE CAMILLO RUINI
IN
APERTURA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI
Apprezzamento per il comportamento dei soldati italiani in
Iraq, sdegno per le torture cui sono stati sottoposti i prigionieri iracheni e
per le ritorsioni contro gli ostaggi occidentali, sostegno all’azione delle
Nazioni Unite sono stati espressi dal cardinale Camillo Ruini, aprendo ieri
pomeriggio in Vaticano i lavori dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale
italiana. Il servizio di Ignazio Ingrao.
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Il nostro popolo, ha detto il cardinale Ruini, è vicino ai
militari italiani in Iraq che stanno reagendo con grande responsabilità e senso
della misura ai duri e persistenti attacchi ai quali sono sottoposti da giorni.
Mentre, ha proseguito il presidente della Cei, la rivelazione delle torture sui
prigionieri iracheni ha scosso drammaticamente le coscienze e reso ancora più
profondo il fossato degli odi e delle incomprensioni, a cui ha risposto la “raccapricciante”
ritorsione della decapitazione davanti alle telecamere di un ostaggio americano.
Secondo il cardinale si impone dunque in Iraq un cambiamento di rotta “netto ed
evidente” affinché la situazione non sfugga completamente di mano. A questo
riguardo il porporato auspica che trovi adeguato sostegno l’azione intrapresa
dall’Inviato speciale delle Nazioni Unite. Occorre fronteggiare il terrorismo
con coraggio e determinazione, ha aggiunto il presidente della Cei, ma con
uguale coraggio bisogna riconoscere gli errori compiuti per ritrovare la
necessaria solidarietà tra Europa e Stati Uniti e in seno alla stessa Unione
Europea. Non meno grave, ha ricordato il cardinale, è la situazione in Terra
Santa dove si deve riprendere la via del negoziato e del dialogo.
Riflettendo
sui problemi interni del Paese, il presidente dei vescovi italiani ha nuovamente
deplorato l’accesa conflittualità che caratterizza i rapporti tra maggioranza e
opposizione e persino tra le forze che compongono i due schieramenti. Non
trascurabili perplessità sono state poi espresse in merito allo sciopero dei
magistrati. Quanto al riassetto del sistema radiotelevisivo, ha invitato a prestare
attenzione ai compiti essenziali della Rai e dell’emittenza in generale, cercando
di rilanciarne la dimensione culturale unita alla sensibilità ai grandi valori
morali e civili. Preoccupazione è stata espressa inoltre riguardo alla situazione
economica italiana, in particolare per alcune emergenze come quella della Parmalat,
dell’Alitalia, della Fiat a Melfi e per l’incremento degli scioperi, soprattutto
nei pubblici servizi. Il cardinale ha ribadito quindi con forza l’invito
rivolto al governo affinché promuova una più organica politica a favore della
famiglia. Ruini
si è soffermato anche sull’Europa, auspicando che venga
perseguita l’effettiva unità del continente, non solo dal punto di vista
politico ed economico ma anche culturale e spirituale “senza nazionalismi
egoistici”.
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CONCERTO
DEL GEN ROSSO PER IL DIALOGO DEI POPOLI
QUESTA
SERA IN VATICANO IN OCCASIONE DEL COMPLEANNO DEL PAPA
- Interviste
con mons. Michael Fitzegerald e Mite
Balduzzi -
Segnare
un passo in avanti nel dialogo tra i popoli e sottolineare l’importanza delle
risorse spirituali e religiose nel patrimonio culturale europeo. Con questo
spirito si svolgerà questa sera nell’Aula Paolo VI alle 20.30 il Concerto dal
titolo “Voglio svegliare l’aurora”. Promosso dal Pontificio Consiglio
per il dialogo Interreligioso a 40 anni dalla sua istituzione e in occasione
del compleanno del Papa, lo spettacolo multietnico è prodotto dal Gen Rosso,
espressione artistica del Movimento dei Focolari. In scena, con coreografie e momenti
recitati, le 13 canzoni del loro ultimo album, che dà il titolo alla serata,
ispirate al libro dei Salmi riletto in chiave attuale. Il servizio di Gabriella
Ceraso.
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(musica)
E’ un
cross over di stili e culture tra oriente e occidente, passato e presente, la
musica con cui questa sera il Gen Rosso porterà in scena alcune pagine del
libro dei Salmi, ritenuto sacro da ebrei, cristiani e musulmani. Sarà questo dunque
il modo per celebrare lo spirito del dialogo che appartiene al dicastero vaticano
voluto 40 anni fa da Paolo VI e ribattezzato Pontificio Consiglio per il
dialogo interreligioso da Giovanni Paolo II. Come conferma il Presidente mons.
Michael Fitzgerald:
“Credo
che noi, nel Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, diamo un senso
molto aperto, molto largo a questa parola “dialogo”: dialogo di vita: vivere
insieme; dialogo di collaborazione: fare delle cose insieme; dialogo
dell’esperienza religiosa: essere arricchiti dalle ricchezze spirituali degli
altri. Mi sembra che in questo contesto potremmo porre questo concerto, che è
un concerto di musica, dunque si ascolta, musica ... ma musica anche può essere
dialogo, perché c’è un dialogo culturale e religioso. Sappiamo che questo
concerto è ispirato al Libro dei Salmi, che sono testi sacri che pure parlano
ad ogni tempo; scritti secoli or sono, sono ancora vivi oggi!”.
Un cast
internazionale di attori, ballerini, cantanti e l’orchestra della Filarmonica
di Milano affiancheranno il Gen Rosso impegnato da anni a diffondere la
mentalità di un mondo più unito anche attraverso la musica. Ma saranno i contenuti
dei Salmi, patrimonio dell’umanità, i veri protagonisti portatori di un messaggio
sempre attuale. Mite Balduzzi del Gen Rosso:
“Secondo
me viene fuori l’autobiografia dell’Adamo, che vive in ciascuno di noi. Per Adamo
intendo l’uomo, l’archetipo, insomma, e in questo senso, anche se molto che i
Salmi hanno 4 mila anni è come se parlassero di me, di noi... I testi hanno i
nostri stessi problemi, le nostre stesse angosce, la nostra stessa rabbia, la
nostra stessa frustrazione e così diventano le canzoni!”.
(musica)
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18
maggio 2004
LA NECESSITA’ DI UN PROFONDO RINNOVAMENTO E LA
CONDANNA DEL RELATIVISMO CULTURALE. E’ QUANTO EMERGE DAL
DOCUMENTO FINALE DELLA 87.MA ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI ARGENTINI,
RECENTEMENTE TENUTASI A SAN MIGUEL
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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SAN
MIGUEL. = Non lasciarsi andare né allo sconforto né all’entusiasmo. La strada
maestra passa per un profondo rinnovamento morale del Paese. Sono alcuni passi
del documento intitolato ‘Abbiamo bisogno di essere nazione’ e redatto per la
87.ma assemblea plenaria dei vescovi argentini, conclusasi sabato scorso a San
Miguel, nei pressi di Buenos Aires. I presuli puntano soprattutto sul rilancio
dei valori e dei principi morali in uno Stato che “ha dimenticato Dio e le sue
leggi”. Il relativismo culturale - sostengono i vescovi - colpisce la
concezione della persona, i vincoli fondamentali come il matrimonio e la
famiglia e pone anche in serio pericolo la vita nascente quando si dimentica
che l’aborto è un crimine contro il più indifeso degli esseri umani.
Commentando la situazione dell’economia argentina, i presuli invitano alla
prudenza perché le cause della crisi sono state tante e tali che il cammino si
presenta irto di ostacoli. Nel documento si evidenzia anche come siano
necessarie riforme radicali che consentano di stabilire un nuovo rapporto di
fiducia con i rappresentanti del popolo ed un consolidamento dei poteri dello
Stato. I vescovi osservano, inoltre, che se le divisioni e i conflitti lasciano
il posto alla riconciliazione, anche i trascorsi negativi possono trasformarsi
in una scuola dove poter promuovere l’integrazione. E per raggiungere questo
obiettivo - proseguono i presuli - “noi cattolici abbiamo un ruolo
determinante, perché forti di un Padre che ci ha perdonati attraverso la morte
e la risurrezione”.
**********
NEL
NORD UGANDA ALMENO 39 LE VITTIME IN SEGUITO
ALL’ATTACCO
COMPIUTO DOMENICA SCORSA DAI RIBELLI
GULU. =
Il Nord Uganda continua ad essere devastato dal dramma della violenza: almeno
39 persone sono morte, domenica scorsa, in seguito all’attacco perpetrato dai
miliziani del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) nel campo
profughi di Pagak, 18 chilometri a nord di Gulu. Nella notte è stato segnalato
anche un altro assalto dei miliziani vicino al seminario di Lachor e
nell’ospedale di ‘Saint Mary’ hanno trovato riparo almeno 10 mila persone. Il
villaggio di Pagak, che ospita circa 20 mila persone, era stato visitato lo
scorso 9 febbraio da una delegazione della commissione straordinaria per la
tutela e la promozione dei diritti umani del Senato italiano. In
quell’occasione, i senatori si erano detti estremamente preoccupati per la
gravissima emergenza umanitaria riscontrata nell’intera zona di Gulu. La
regione settentrionale del Paese africano è colpita, dal 1986, dalle
drammatiche azioni dei ribelli e si calcola che
finora le vittime di questo conflitto siano oltre cento 100 mila. (A.L.)
SGOMENTO
E COSTERNAZIONE IN HONDURAS PER L’INCENDIO CHE IERI HA PROVOCATO LA MORTE DI
OLTRE 100 PERSONE DETENUTE NEL CARCERE DI SAN PEDRO SULA
SAN
PEDRO SULA. = E’ una tragedia spaventosa, la più grave nella storia carceraria
dell’Honduras. Lo ha affermato mons. Ròmulo Emiliani, arcivescovo ausiliare di
San Pedro Sula riferendosi al drammatico incendio, divampato ieri nel penitenziario
della città honduregna, che ha causato la morte di oltre 100 detenuti. Il
presule ha anche chiesto di istituire una inchiesta approfondita sulle cause
che hanno determinato la disgrazia. La
tragedia - secondo quanto dichiarato dal portavoce della polizia locale -
sarebbe stata provocata da un corto circuito. Il conseguente incendio ha
interessato una sezione del carcere minorile che ospitava quasi 200 affiliati
alla Mara Salvatrucha, la più sanguinaria tra le bande giovanili del Paese
centroamericano. Alcuni sopravvissuti hanno affermato che le guardie carcerarie
avrebbero impedito ai detenuti di uscire dalle loro celle e anche sparato
contro alcuni reclusi che cercavano di mettersi al riparo dalle fiamme. Subito
dopo aver appreso la tragica notizia, il presidente dell’Honduras Ricardo
Maduro Joest, che ieri è stato ricevuto in Vaticano dal Papa, ha anticipato il
suo rientro a Tegucigalpa. Le carceri dell’Honduras ospitano circa 12 mila persone,
il doppio della loro capienza, e recentemente un altro incendio, scoppiato il 5
aprile del 2003 nel carcere minorile di Ceiba, ha causato la morte di 65
persone. (A.L.)
MIGLIAIA
DI SFOLLATI NELLE FILIPPINE PER IL TIFONE ‘NIDA’
CHE HA TRAVOLTO CITTÀ E VILLAGGI
MANILA. = Nelle Filippine oltre 11.000 persone sono
state costrette ad abbandonare le proprie case per l’arrivo del tifone Nida,
che si è abbattuto sul Paese spazzando via interi villaggi. Lo hanno detto oggi
fonti ufficiali spiegando che, a riportare i maggiori danni, è stata l’isola di
Catanduanes, nell’est dell’arcipelago filippino. In un’altra zona le pesanti
piogge, provocate dai venti del tifone che soffiavano a 170 chilometri orari,
hanno praticamente cancellato tre piccoli villaggi intorno alla città costiera
di Gigmoto, lasciando circa 700 famiglie senza tetto. Un pescatore di 68 anni
risulta inoltre disperso nelle acque al largo della cittadina di Mercedes,
lungo la costa sudorientale della grande isola di Luzon, mentre 14 persone sono
rimaste ferite in incidenti stradali causati dalla scarsa visibilità a Pamplona
e Cauayan. Anche l’isola centrale di Samar ha riportato danni ai raccolti, alle
infrastrutture e alle abitazioni. Adesso il tifone sembra dirigersi verso
Taiwan, con una velocità che arriva ai 205 chilometri orari. (A.L.)
IL
VESCOVO BOLIVIANO DI EL ALTO, MONS. JESÚS JUÁREZ PÁRRAGA,
CONDANNA
L’APPROVAZIONE DEL GOVERNO DI LA PAZ DEL TRATTATO BILATERALE
CHE
GARANTISCE L’IMMUNITÀ DEI CITTADINI STATUNITENSI ANCHE SE RESPONSABILI
DI
CRIMINI DI GUERRA E CONTRO L’UMANITÀ
LA PAZ. = “È una vergogna: la dignità, la sovranità
di un Paese non si possono vendere”. Lo ha detto mons. Jesús Juárez Párraga,
vescovo di El Alto e segretario generale della Conferenza episcopale boliviana,
commentando l’approvazione, da parte del Senato di La Paz, del trattato
bilaterale che garantisce l’immunità dei cittadini statunitensi, davanti alla
Corte penale internazionale, nel caso in cui si siano macchiati di crimini
contro l’umanità, di guerra e genocidio. “Non bisogna fare il gioco di certe
potenze - sostiene il presule - né tanto meno perdere in questo modo la nostra
dignità. Se qualcosa caratterizza l’essere umano è l’uguaglianza, l’equità”. Il
vescovo ha concluso esortando i parlamentari a occuparsi di questioni
prioritarie per la pacificazione del Paese, scosso da nuove proteste sociali.
Nel dicembre scorso, quando il Congresso di La Paz sembrava non intenzionato a
ratificare l’intesa pattuita con gli Usa, il responsabile del Comando sud degli
Stati Uniti affermò che, in caso di esito negativo, la Casa Bianca avrebbe
tagliato gli aiuti economici militari alla Bolivia. (A.L.)
POLEMICHE
IN GRECIA PER LA RATIFICA, DA PARTE DEL GOVERNO DI ATENE,
DELLA
NOMINA DI VESCOVI DELLA CHIESA ORTODOSSA
NEI NUOVI TERRITORI DIOCESANI
SETTENTRIONALI
ATENE.
= Il governo di Atene ha ratificato la
nomina di vescovi della Chiesa ortodossa di Grecia nei nuovi territori
diocesani settentrionali. La nomina e la ratifica successiva hanno riacceso la
polemica tra la Chiesa ortodossa di Grecia e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.
La giurisdizione su tali territori è infatti rivendicata sia dal Patriarcato Ecumenico
in quanto essi facevano parte dell’Impero ottomano, sia dalla Chiesa ortodossa
di Grecia in quanto questi territori sono stati incorporati nella nazione greca
nel 1912. In tale contesto, il patriarca Ecumenico Bartolomeo, aveva sospeso,
un mese fa, i contatti con l’arcivescovo greco-ortodosso Christodoulos. La
conseguenza è stata che numerosi metropoliti si sono dichiarati contrari alle
nomine nei territori delle metropolie settentrionali. (A.M.)
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18 maggio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Questa mattina a Baghdad i
funerali del presidente del Consiglio di governo iracheno, Ezzedine Salim,
ucciso ieri in un attentato con autobomba presso la sede della coalizione nella capitale. Sta tornando in Italia,
invece, la salma del giovane morto a Nassiriya. Non si è sparato durante la
notte o in mattinata a Nassiriya. Il
nostro servizio
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I militari italiani continuano a
pattugliare la città, dopo aver ripreso possesso della loro base Libeccio e di
tre ponti sull'Eufrate. Nuovi scontri, invece, si registrano tra truppe della
coalizione e miliziani fedeli al leader radicale Al Sadr alla periferia della
città santa di Najaf. Proprio dalle città sante di Najaf e Kerbala, il grande
Ayatollah Ali al Sistani torna a chiedere alle forze Usa e a miliziani di ritirarsi.
Nell'ultima settimana scontri ci sono stati anche in prossimità di moschee e
mausolei. A Mossul, una guardia di sicurezza straniera è stata uccisa, mentre a
nord-ovest di Baghdadhanno perso la vita due soldati americani.
E si discute con maggiore
preoccupazione del passaggio di poteri ad un governo transitorio iracheno
pensato per il 30 giugno, dopo l'assassinio ieri del capo di governo. Brahimi
ritiene che le Nazioni Unite possano svolgere solo un ruolo limitato: lo
sottolinea il quotidiano britannico The Indipendent, riportando alcune
dichiarazioni dell'inviato dell'Onu. Brahimi spiega che non si può parlare di
ruolo vitale ma piuttosto di un ruolo che la coalizione deve ancora definire,
così come dovrebbe dare alle Nazioni Unite gli strumenti per svolgerlo. Una
nuova risoluzione Onu e una svolta netta della situazione irachena è
l’obiettivo del premier italiano Berlusconi, espresso in partenza per
Washington dove incontrerà Bush. Assicura anche che chiederà punizioni
esemplari per i colpevoli delle torture. Un portavoce del premier britannico,
Blair, assicura che i preparativi per il passaggio dei poteri in Iraq procedono
''a tutto gas''.
Intanto, il ministro
degli Esteri britannico, Straw, ricorda che è difficile tenere il conto dei
morti iracheni ma che stima approssimativa, relativa a tre mesi fa, conferma circa 10.000 vittime dall'inizio
dell'invasione. E poi da Bassora una notizia di carattere molto diverso,
rispetto al tragico resoconto delle vittime, ma certamente di rilievo per le
implicazioni economiche: la conferma che l'oleodotto, che era stato sabotato il
10 maggio, è stato riparato e sono quindi ricominciate le esportazioni di
greggio iracheno.
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La massiccia operazione militare
avviata la scorsa notte dall'esercito israeliano a Rafah, nel sud della striscia di Gaza, continua ad oltranza e ha
finora causato la morte di 14 persone.
In Cisgiordania è stato ucciso uno dei capi locali delle Brigate di Al Aqsa, il
gruppo armato vicino al movimento al Fatah del presidente palestinese Yasser
Arafat. Intanto l'organizzazione Amnesty International ha accusato Israele di
aver demolito più di tremila case e di aver distrutto il 10 per cento dei campi
coltivati durante tre anni di conflitto nella striscia di Gaza, compiendo
''gravi violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra'' e ''crimini di guerra''.
Israele sottolinea di aver lanciato l'operazione in corso a Rafah dopo
l'uccisione di 13 soldati per impedire l'afflusso di nuove armi provenienti dal
confinante Egitto. Da parte sua, il premier palestinese Abu Ala, al termine
dell’incontro con Gerhard Schroeder ieri a Berlino, ha ringraziato il
cancelliere tedesco per l'appoggio manifestato e le critiche da lui espresse
alle demolizioni di case, affermando che negoziati seri sulla base della road
map sono la via per una soluzione duratura. Anche l'Alto rappresentante per la
politica estera e di sicurezza europea, Solana, è tornato a condannare
fortemente quanto sta succedendo in questo momento a Gaza perchè contrario alla
lettera e allo spirito della Road Map. Lo ha detto al termine di un colloquio
con il presidente di turno della Lega Araba e confermando che potrebbe
incontrare domani Abu Ala.
Il presidente della Nigeria,
Obasanjo, ha decretato oggi l'emergenza nel Plateau, lo stato federale in cui
all'inizio del mese centinaia di persone, in maggioranza musulmani, sono state
massacrate da gruppi identificati come cristiani. “Dobbiamo adottare misure decise
per fermare l'escalation di quello che sta diventando un genocidio reciproco'',
ha detto Obasanjo alla Tv. La rivalità tra le due comunità ha provocato in
questi ultimi tre anni centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati ma
in molti spiegano che non si può identificare solo come una questione religiosa
ma si devono mettere in luce anche le dispute territoriali.
Si stanno facendo ''progressi''
e l'atmosfera è ''molto buona''. Così il ministro degli Esteri irlandese e
presidente di turno dell'Unione Europea, Brian Cowen, ha commentato l'andamento
dei lavori sulla Costituzione europea al suo arrivo alla seconda giornata di
lavori del Consiglio dei ministri degli Esteri dei 25 a Bruxelles. Questa
mattina i lavori sono dedicati al testo costituzionale, che dovrebbe essere
approvato al prossimo Consiglio del 17-18 giugno. Da discutere ci sono le
questioni politiche più spinose quali il sistema di voto in Consiglio, la
composizione della Commissione e le materie da sottoporre a deliberazioni all'unanimità
o a maggioranza qualificata.
Per fare il punto sulla
ricostituzione della polizia afgana, alla luce anche delle conclusioni della
Conferenza dei Donatori svoltasi alla fine di marzo a Berlino, i ministri
dell'interno dei Paesi impegnati nella ricostruzione si incontrano oggi a Doha,
nel Qatar. Alla conferenza, oltre al Qatar ed all'Afghanistan, alla Germania,
all'Unama, la missione dell'Onu per l' Afghanistan, partecipano sia a livello
politico sia a livello di esperti, i sei Paesi direttamente confinanti con
l'Afghanistan, i cinque più impegnati nella ricostruzione, quelli del Golfo e
gli altri donatori, più Russia, Ue, Osce. E' prevista l'adozione di una dichiarazione
congiunta al termine dei lavori, domani sera.
India
ancora senza governo. La leader del partito del Congresso, Sonia Gandhi, potrebbe
rinunciare a chiedere domani al capo di Stato Abdul Kalam l’incarico per formare
il nuovo esecutivo, secondo quanto riferiscono fonti del Congresso. I due
politici si sono incontrati stamani e il presidente indiano ha chiesto maggiori
delucidazioni sui partiti che sostengono il Congresso. Ieri i due più grandi
partiti comunisti indiani hanno deciso l'appoggio esterno alla Gandhi.
Il servizio di Maria Grazia
Coggiola:
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L’annuncio è arrivato a metà pomeriggio ed è stato come
una doccia fredda per i sostenitori del Congresso, che a centinaia si sono
radunati davanti alla sede storica del partito. Dopo aver incontrato il
presidente indiano, Adul Kalam, per ragioni che chiarirà in
serata, Sonia Gandhi intende rinunciare alla candidatura a primo ministro. La
decisione non è ancora definitiva, ma ci sarebbe già un nome alternativo, quello
di Manmohan Singh, ex ministro delle Finanze, che
oltre 10 anni fa iniziò la transizione dell’India da economia socialista a
quella di libero mercato. E’ stato come un fulmine a ciel sereno. In questi
giorni su Sonia Gandhi era stato raggiunto un largo consenso per formare una
coalizione di sinistra, con l’appoggio esterno dei due partiti comunisti
indiani. L’Alleanza, battezzata United Progressive Alliance, gode di una
maggioranza di 320 parlamentari su 543. Dopo l’annuncio, la borsa di Bombay,
che ieri ha registrato un crollo record, è salita di 160 punti, ma già dal
mattino gli indici stavano recuperando. Secondo un leader del Congresso, Sonia
Gandhi avrebbe deciso di rinunciare dietro pressione dei suoi due figli, Rahul e Priyanka, che temono per la sua vita. Il disappunto tra i
sostenitori del Congresso è grande, anche perchè il rifiuto di Sonia Gandhi è
visto come una vittoria per l’ex partito di governo, il Bjp, che ha basato la
sua campagna elettorale sulla questione delle origini italiane della vedova di
Rajiv Gandhi.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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