RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 137 - Testo della trasmissione di domenica 16 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Ieri in Vaticano la festa del Papa con gli orionini.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
La crisi in Nigeria: ce ne parla Domenico Quirico
CHIESA E SOCIETA’:
L’Abbazia di Monte Cassino mette in mostra i suoi tesori.
Iraq: non si
fermano gli scontri. Il presidente Bush: resteremo finchè non sarà garantita la
sicurezza.
Ferma condanna statunitense per le demolizioni
delle case palestinesi nella Striscia di Gaza. Nuovi episodi di sangue nei
Territori.
16 maggio 2004
NEL NOME DI GESÙ HANNO SPESO LA LORO
VITA PER I POVERI E I PICCOLI DEL MONDO PORTANDO LA VERA PACE. E’ QUELLO CHE HANNO FATTO I SEI NUOVI SANTI
PROCLAMATI DA GIOVANNI PAOLO II QUESTA MATTINA IN PIAZZA SAN PIETRO: DON
ORIONE, ANNIBALE DI FRANCIA, PAOLA ELISABETTA CERIOLI, GIANNA BERETTA MOLLA,
GIUSEPPE MANYANET Y VIVES, NIMATULLAH AL-HARDINI
Hanno speso e dato la loro vita
per i più poveri, per i più piccoli,
senza fare calcoli, nel nome di Gesù. E’ la caratteristica che accomuna
i sei nuovi santi proclamati questa mattina in Piazza San Pietro da Giovanni
Paolo II: quattro italiani, di cui tre religiosi, don Luigi Orione, Annibale
Maria Di Francia, Paola Elisabetta Cerioli, e una mamma, Gianna Beretta Molla;
un religioso spagnolo, Giuseppe Manyanet y Vives, e il monaco libanese
maronita, Nimatullah Kassab Al-Hardini. Uomini e donne controcorrente, che di
fronte al male presente nel mondo hanno risposto con l’amore di Cristo,
portando la sua luce e la sua pace, dove c’erano tenebre e violenza.
Circa 50 mila i pellegrini giunti per la cerimonia,
premiati da una splendida giornata di sole: tra questi oltre 5 mila libanesi.
Tra le numerose autorità presenti ricordiamo il presidente libanese Emile
Lahoud, esponenti governativi di Spagna e
Andorra e per l’Italia il presidente della Camera Pierferdinando Casini.
Alla cerimonia hanno partecipato anche Pietro Molla, marito di Gianna, con
i figli e la sorella della santa.
Suggestivo lo scenario di Piazza
san Pietro, con oltre 8 mila fiori di tutti i colori, posti su un enorme prato disteso sul sagrato della Basilica. Con
le canonizzazioni di oggi salgono a 483 i santi proclamati da Giovanni Paolo II
che proprio oggi raggiunge 25 anni e
sette mesi di Pontificato. Il servizio di Sergio Centofanti.
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“La pace vera è frutto della vittoria di Cristo sul
potere del male, del peccato e della morte. Quanti lo seguono fedelmente diventano testimoni e costruttori della sua
pace”.
Il Papa ha parlato dei sei nuovi
santi in questa luce: la fede cristiana diffonde solo la pace.
Don Luigi Orione, è stato un “uomo totalmente donato alla
causa di Cristo”: “sofferenze fisiche e
morali, fatiche, difficoltà, incomprensioni e ostacoli di ogni tipo hanno
segnato il suo ministero apostolico. ‘Cristo, la Chiesa, le anime - egli diceva
- si amano e si servono in croce e crocifissi o non si amano e non si servono
affatto’ . Il cuore di questo “stratega
della carità” – ha spiegato il Papa – è stato “senza confini perché dilatato
dalla carità di Cristo”. La passione
per Cristo è stata “la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la
sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza”.
“Quest’umile figlio di un selciatore proclama che
‘solo la carità salverà il mondo’ e a
tutti ripete che la perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione
di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini’ ” .
Annibale Maria di Francia ha
avvertito soprattutto l’urgenza di realizzare il comando di Gesù: “Rogate ergo…
- Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”. Si
è così adoperato con tutte le forze perché la preghiera per le vocazioni fosse
incessante e universale.
“Questo stesso invito Padre
Annibale Maria Di Francia rivolge ai giovani del nostro tempo, sintetizzandolo
nella sua abituale esortazione: ‘Innamoratevi di Gesù Cristo’”.
Il religioso catalano Giuseppe
Manyanet y Vives è stato un “vero
apostolo della famiglia”, ispirandosi alla scuola di Nazareth.
E su questa scia Paola Elisabetta Cerioli ha intuito “che
le comunità familiari restano solide quando i legami di parentela sono
sostenuti e cementati dalla condivisione dei valori della fede e della cultura
cristiana”.
“Era infatti convinta che i figli, per crescere
sicuri e forti, hanno bisogno di una famiglia sana e unita, generosa e stabile”
.
Il monaco libanese maronita Nimatullah Kassab Al-Hardini, ha
ricordato Giovanni Paolo II - è stato
un “uomo di preghiera, innamorato dell’Eucaristia che amava adorare
lungamente”. Ha mostrato “che l’amore
di Dio è la sola vera fonte di gioia e di felicità per l’uomo” e in una terra
afflitta dalle violenze e dalle divisioni anche al suo tempo, nel 1800, ha
accolto tutti come fratelli curando le ferite nei cuori e testimoniando così la
misericordia di Dio. Il nuovo santo – ha detto il Pontefice – interceda presso
Dio perché i libanesi “progrediscano sulla via della pace e della fraternità”.
Infine il Papa ha parlato di
Gianna Beretta Molla, mamma di 4 figli e dottoressa milanese, morta nel 1962 a
39 anni: ha preferito salvare la bambina che portava in grembo, rinunciando a
curarsi per un fibroma all'utero. Pochi giorni prima del matrimonio, in una
lettera al futuro marito scrisse: “L’amore è il sentimento più bello che il
Signore ha posto nell’animo degli uomini”.
“Sull’esempio di Cristo, che ‘avendo amato i suoi… li amò sino
alla fine’ - ha detto il Papa - questa santa madre di famiglia si mantenne
eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio”.
“Il sacrificio estremo che suggellò
la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente
a Dio e ai fratelli realizzi se stesso”.
“Possa la nostra epoca – ha
affermato Giovanni Paolo II - riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna
Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto
come risposta alla chiamata divina!”
Toccante il saluto alla fine della
messa tra il Papa e il marito 91enne e i figli della santa.
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Una mamma dunque, Gianna Beretta Molla, è santa. Sulla figura di questa donna, madre
e medico, ascoltiamo la sorella, suor Virginia Beretta, che ci spiega in quale
clima familiare sia cresciuta Gianna. L’intervista è di Gabriella Ceraso.
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R. – Avevamo due genitori
splendidi, pieni di pietà, ma quella pietà vera, di fede, di fiducia nella
provvidenza di Dio. Ci hanno insegnato ad amare tanto il Signore. Papà e mamma
ogni giorno andavano a ricevere la comunione e alla sera dicevamo tutti il
rosario dopo cena. Abbiamo imparato ad amare i genitori e anche ad amare quelli
al di fuori della famiglia, specialmente le persone più bisognose.
D. – Lei ha raccolto gli ideali, i sogni di sua sorella?
R. – Sì. Io sono sempre stata
vicina a Gianna. Ero più piccola di lei di tre anni, quindi Gianna per me è
stata una guida, un’amica. Ci comunicavamo tutto e soprattutto quando Gianna,
durante un corso di esercizi spirituali, capì la bellezza di vivere in grazia
di Dio, mi disse di aver sentito tanta gioia ed ha fatto dei propositi che poi
ha mantenuto. Mi disse: piuttosto morire, che offendere il Signore. Mostrami,
Signore, la tua volontà perché la possa compiere nel miglior modo possibile.
D. – Qual è il messaggio che questa figura femminile può
lasciare?
R. – Soprattutto il
rispetto alla vita nascente. Ogni figlio per lei era un dono grandissimo e ci
faceva pregare per potere avere i figli. Può essere di esempio anche ai
giovani, perché nella sua gioventù ha sempre lavorato ad aiutare gli altri, ad
amare di più il Signore e poi anche come fidanzata e sposa ha lasciato delle
lettere che sono un poema di amore. Potrebbe insegnare come si deve amare.
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GRANDE
FESTA, IERI NELL’AULA PAOLO VI IN VATICANO, PER LA CANONIZZAZIONE DI DON LUIGI
ORIONE. OTTOMILA FEDELI, PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO, SI SONO STRETTI INTORNO
AL PAPA, AL QUALE HANNO ANCHE AUGURATO “BUON COMPLEANNO”
Grande festa ieri nell’aula Paolo VI in Vaticano, dove
circa ottomila orionini si sono stretti intorno al Pontefice in occasione della
canonizzazione del loro protettore, Luigi Orione. Alla manifestazione, dal
titolo “Tanti cuori attorno al Papa, cuore della Chiesa”, promossa dall’Opera
Don Orione, hanno partecipato anche numerose personalità, tra le quali il
Segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, il senatore a vita, Giulio
Andreotti, e la signora Franca Ciampi. Ce ne parla Dorotea Gambardella.
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Musica
In un pomeriggio gioioso consumatosi tra canti e danze,
Giovanni Paolo II ha ricordato così la figura di Don Luigi Orione, il sacerdote
piemontese morto nel 1940 e fondatore di 120 istituti per l’assistenza dei più
sfortunati:
“Umile e ardimentoso, in tutta la sua vita fu
sempre pronto e chino sui bisogni dei poveri, tanto da onorarsi dell’epiteto di
“facchino della Divina Provvidenza”.
Osservando come Don Orione abbia intuito “con chiarezza
che la prima opera di giustizia è dare Cristo ai popoli perché è la carità che
tutti unifica in Cristo e nella sua Chiesa”, il Papa ha posto l’accento
sull’umiltà e sul coraggio di questo religioso, il quale definiva coloro di cui
si prendeva cura “le sue perle preziose”. Quindi ha invocato la sua
intercessione “per la pace in Terra santa, in Iraq e nelle altre regioni del
globo sconvolte da sanguinosi conflitti”.
(Voce registrata di Don Orione)
“Fare del bene a tutti, fare del bene sempre, del male a
nessuno”
Una profonda commozione ha avvolto l’aula vaticana quando
è risuonata la voce di Luigi Orione. Una voce – ha commentato il Santo Padre –
che ha consolato e consigliato tanti cuori, indicando a tutti la via del bene.
Ascoltiamo in proposito le testimonianze di alcuni pellegrini giunti da
Pontecurone, in provincia di Alessandria, paese natale del Santo:
R. -
Siamo cresciuti con lui
D. –
Che uomo era?
R.– Dicono che avesse uno sguardo
molto vivace, però anche schivo contemporaneamente, però si vedeva dagli occhi
che aveva qualcosa di particolare.
“L’ho conosciuto perché suo fratello abitava vicino a casa
mia, quindi ogni tanto veniva a trovarlo. Noi eravamo bambini, ci accarezzava,
ci voleva bene”.
“Per noi è sempre stato il nostro protettore”.
Ad animare la manifestazione, a cui hanno partecipato i
fedeli orionini provenienti da tutto il mondo, anche preghiere e riflessioni.
Il cardinale Angelo Sodano ha raccontato di aver conosciuto da seminarista
colui che avrebbe fondato la Piccola Opera della Divina Provvidenza e la
Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità:
“Durante gli studi alla Gregoriana frequentavo alcuni
corsi di un altro grande religioso di Tortona, padre Vaccari, e sempre lui mi
parlava di don Orione e lo colpiva oltre alla carità il suo grande amore alla
Madonna”.
Ma l’evento è stato anche l’occasione per festeggiare, con
tre giorni di anticipo, l’84esimo compleanno del Papa, il quale, prima
dell’atto di consacrazione alla Madonna degli istituti di Don Orione, parlando
a braccio, ha voluto ricordare la figura dell’Arcivescovo Bronislaw Dabrowski, per lunghi anni segretario della
Conferenza dell’Episcopato Polacco:
“Figloe di Don Orione,
che io ho conosciuto in Polonia, ci ha insegnato in questi difficili tempi ad
essere coraggiosi ed umili”.
Musica
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Domani Giovanni Paolo incontrerà
in Piazza San Pietro alle 11,30 i pellegrini convenuti per l’odierna cerimonia
di canonizzazione. La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca dell’evento
con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e sull’onda corta di
5.890 kHz.
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16 maggio 2004
INTERVISTA AL PATRIARCA LATINO DI
GERUSALEMME MICHEL SABBAH:
OGGI NON C’È UNO SCONTRO DI
CIVILTÀ, MA DI IGNORANZE.
LA RELIGIONE È SOLO
STRUMENTALIZZATA.
Incoraggiare il dialogo tra le
religioni per promuovere la pace nel
mondo.
E’
quanto ha detto ieri Giovanni Paolo II ai partecipanti all’assemblea generale
del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in corso fino a
mercoledì prossimo nel 40° anniversario della fondazione del dicastero. Ai
lavori partecipa anche il Patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah.
Giovanni Peduto gli ha chiesto quale dialogo interreligioso è possibile
nell’attuale clima internazionale, percorso da violenze di ogni genere:
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R. – E’ vero che viviamo una
situazione di grande violenza nel mondo e particolarmente nella Terra Santa. Ma
la religione viene strumentalizzata e in nome dei diritti dei popoli o della
libertà si pretende di poter ricorrere alla violenza.
D. – Quale via per la pace?
R. – Le vie per la pace sono le vie di Dio. Dio solo può donare la vera
pace e dunque bisogna conoscere le sue vie e seguirle. Le sue vie non sono
quelle della morte, non sono quelle dell’odio, non sono quelle che portano alla
distruzione del prossimo, chiunque sia e qualunque siano le sue convinzioni,
che sia avversario o no. Perciò bisogna rispettare la persona umana. Se si
parla del conflitto in Terra Santa, si tratta di rispettare la persona umana,
sia israeliana che palestinese. Gli israeliani hanno i loro diritti, i palestinesi
hanno i loro. Tutti li hanno come persone umane.
D. – Come aiutare in questo momento il dialogo tra le
religioni?
R. – Tutti i capi religiosi devono prendere coscienza del loro dovere
nell’attuale situazione, che va peggiorando. Il capo religioso, che crede, che
insegna la fede in Dio bisogna che si assuma la responsabilità di insegnare
alle persone, di cui è responsabile, che credere in Dio vuol dire considerare
tutti figli e figlie di Dio, e amarli come Dio li ama. Bisogna, dunque, alla
luce dell’amore di Dio per tutte le sue creature, di qualunque religione o
nazionalità, vincere il male della morte e della distruzione che c’è nelle
anime dei capi politici e anche delle persone umane che eseguono gli ordini dei
capi politici.
D. – A suo avviso c’è, come dicono alcuni, il pericolo di
uno scontro di civiltà?
R. – Lo scontro esiste. Perché gli uomini si uccidono, si distruggono?
Perché si ignorano. E’ dunque uno scontro di ignoranze e non di civiltà. Si
ignora la civiltà dell’altro e perciò si prende l’altro per nemico. Chi
favorisce questo scontro di ignoranze sono i forti di questo mondo, che
vogliono dominare il mondo e non prendono in vera considerazione i diritti e la
dignità degli altri, assoggettandoli ai propri interessi.
D. – Arriverà mai la pace nella Terra di Gesù?
R. – Deve arrivare
un giorno. Per il momento, umanamente parlando, una prospettiva di pace non
c’è. Intanto, viviamo portando la nostra croce, ma con la croce portiamo anche
tutta la speranza della resurrezione nei nostri cuori.
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SCONTRI
ETNICI E MANIFESTAZIONI ANTIGOVERNATIVE IN
NIGERIA:VACILLA
IL PAESE PIU’ POPOLOSO DELL’AFRICA
-
Intervista con Domenico Quirico -
Clima di grande tensione in
Nigeria: il Paese più popoloso dell’Africa con i suoi 120 milioni di abitanti, sta vacillando. Ieri, durante una manifestazione antigovernativa
e per la democrazia a Lagos, il premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka è
stato fermato e poco dopo rilasciato dalla polizia. Intanto nel nord del Paese
i cristiani della città di Kano continuano a fuggire di fronte agli attacchi di
bande armate di giovani musulmani: nei giorni scorsi ci sarebbero stati decine
di morti: alcuni parlano addirittura di centinaia di vittime. La Chiesa
nigeriana ha ribadito che non si tratta di scontri religiosi ma a sfondo etnico-economico, che hanno
interessato anche le regioni centrali del Paese. Sulle caratteristiche di questo
conflitto Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Domenico Quirico, esperto
di questioni africane del quotidiano La Stampa:
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R. – L’elemento, su cui è stata
maggiormente posta l’attenzione anche se ad un’analisi forse un po’ troppo
frettolosa e condizionata da accadimenti che avvengono in altre parti del mondo,
è stato quello religioso. Ad un’analisi forse più attenta ed articolata, è uno
scontro tra popolazioni, tribù dedite all’agricoltura ed altre che invece sono
tradizionalmente legate all’allevamento e al nomadismo. Probabilmente dalla
connessione di questi elementi è nato questo scontro sanguinoso che ha nel
panorama molto frastagliato di etnie e religioni della Nigeria una lunga
tradizione.
D. – Il governo del presidente
Obasanjo non riesce a fare molto: questa è almeno l’accusa da parte di alcuni
osservatori ...
R.– Certamente il governo, che pure si era insediato con segnali di
cambiamento, di svolta, di volontà di modificare un po’ la situazione
drammatica di questo gigante dell’Africa, è molto condizionato dalle sue
debolezze interne, dalla necessità di accontentare i propri sostenitori che
hanno tradizioni ideologiche e religiose molto diverse. Certamente è in una
situazione di totale stallo. Non riesce a intervenire e questa è la grande
tragedia della Nigeria.
D. – Questa del nord della Nigeria non rischia di diventare una delle
tante altre guerre dimenticate con l’attenzione della comunità internazionale
chiaramente puntata su Iraq e Medio Oriente?
R. – Questo
assolutamente sì. Se pensiamo a quello che sta succedendo nel Darfur, dove si
sta verificando silenziosamente una replica tragica dell’Uganda, questa ipotesi
non è più un’ipotesi ma è purtroppo una realtà concreta e questo avviene nel momento
in cui l’Africa, come continente, sta cercando di darsi una connotazione
politica totalmente diversa, cioè copiare – se vogliamo – per certi aspetti il
processo di unificazione che è stato fatto dall’Europa. Ma più nei proclami
retorici dei presidenti africani si riafferma la volontà del cambiamento e più
nella realtà concreta il continente precipita nel gorgo delle sue tragedie
tradizionali: il tribalismo, lo scontro a sfondo religioso, la miseria, l’Aids.
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APPELLO
DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO AI GOVERNI DI TUTTO IL MONDO
A LOTTARE
CONTRO L’AIDS, IN PARTICOLARE IN AFRICA
-
Interviste con il cardinale Lozano Barragan, Mario Marazziti e Alberto
Michelini -
A poco più di due anni dall’inizio
della sperimentazione è tempo di primi bilanci per il progetto Dream, voluto
dalla Comunità di Sant’Egidio per combattere Aids e malnutrizione in Africa.
Alla presenza, tra gli altri, del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente
del Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria, responsabili del progetto,
medici ed esperti si sono ritrovati a
Roma per analizzare i primi dati. E i numeri sembrano dar ragione a chi ha
voluto tentare una sfida da molti giudicata utopistica, quella di voler curare
i malati sieropositivi anziché limitarsi a prevenire il diffondersi dell’Hiv.
La Comunità di Sant’Egidio ha lanciato anche
un appello alla comunità internazionale e alle case farmaceutiche a lottare contro l’Aids in Africa e ad
abbassare i prezzi delle medicine. Il servizio di Lucas Dùran:
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“Coniugare prevenzione e terapia
per combattere l’Aids in Africa”: questa, riassunta in uno slogan, la sfida di
Dream, il progetto fortemente voluto dalla Comunità di Sant’Egidio in nome di
un approccio diverso ad un male che miete milioni di vittime. Una falcidia che
non riguarda solamente l’Africa e che, anzi, ha avuto origine nel ricco
occidente, come ha tenuto a precisare il cardinale Lozano Barragán:
“Non riguarda solo i poveri, no! Anche i ricchi:
gli Stati Uniti hanno più di un milione e mezzo di casi di Aids di casi già
dichiarati, è una malattia che si presenta con una grande forza. Non possiamo
vincerla ma almeno controllarla il più possibile”.
Tuttavia, è nel continente
africano che l’Aids ha trovato finora il terreno più propizio per una
propagazione esponenziale, colpendo in particolar modo le donne. Dream ha
individuato proprio nelle madri sieropositive la prima categoria da difendere e
a cui ridare una legittima speranza di vita. Fin qui, le strade percorse si
riducevano nel tentativo di salvare i loro figli; ad oggi, grazie alla
tri-terapia e alla somministrazione di una miscela di tre farmaci retrovirali,
non solo il 97 per cento dei bambini nati da mamme infette nasce sano, ma nove
mamme – e adulti in generale – su 10 hanno dato segni di miglioramento. Il
tutto, formando personale locale specializzato nell’ottica di una rete di
centri sparsi sul territorio dei Paesi oggetto della sperimentazione, che
sostituisca il concentramento in un unico e spesso malfunzionante mega-ospedale
centrale.
Naturale, dunque, la soddisfazione
di chi, in questo progetto ha creduto fin dall’inizio. Il portavoce della
Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti:
“Siamo straordinariamente soddisfatti perché in
appena due anni, Dream è già dal punto di vista dei numeri, uno dei tre – forse
il più grande programma di terapia dell’Aids in Africa; Dream è diventato un
modello operativo per la terapia completa a livelli di eccellenza, cioè ai
nostri livelli europei, occidentali. Si diceva: ‘E’ impossibile curare l’Aids
in Africa perché costa troppo, perché gli africani non sono in grado, perché
non ci sono infrastrutture ... Oggi il modello c’è: è possibile, è compatibile.
Ma la battaglia è tutta da vincere, siamo agli inizi”.
Il costo della terapia completa,
inclusi i test di laboratorio e assistenza, si aggira intorno agli 800 dollari
annui per paziente: una cifra più che sopportabile per i Paesi che si
dichiarano disposti a voler partecipare attivamente alla lotta contro l’Aids.
Fra questi, l’Italia, come ribadisce Alberto Michelini, rappresentante del
presidente del Consiglio per l’Africa:
“L’Italia è presente in Africa con un impegno molto
forte nei punti del piano d’azione che partono dalla pace e la sicurezza al
buon governo, alla lotta alla corruzione, al settore economico, la sanità,
l’agricoltura e l’acqua. Ci sono molte presenze di imprenditori che noi
sollecitiamo perché quello che chiedono i capi di Stato africani è
l’investimento privato in Africa perché condizione dell’autentico sviluppo”.
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DIMENTICATO PER QUASI UN SECOLO TORNA RESTAURATO
IN DVD IL FILM DAL TITOLO “INFERNO”, ISPIRATO ALLA PRIMA CANTICA DEL POEMA DANTESCO
A pochi
anni dall’invenzione del cinema veniva realizzato nel 1911 dalla casa di
produzione Helios Film di Velletri, la pellicola dal titolo “Inferno”, tratto
dal poema dantesco. Dimenticato per oltre 90 anni, oggi, questo film torna
restaurato in DVD e sarà distribuito gratuitamente alle scuole medie superiori
italiane e alle Conferenze Episcopali di tutto il mondo, testimonianza di
un’epoca d’oro vissuta dal nostro cinema. Ce ne parla Luca Pellegrini.
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Nascosto
negli archivi della Filmoteca Vaticana, nel fondo lasciato dal Padre gesuita
svizzero Abbè Joye, e tornato finalmente alla luce, il film si ispira, in 25
quadri e 18 didascalie, alla prima Cantica del Poema dantesco. “All’inizio del
1908 – racconta il curatore del progetto, Ettore Pasculli, nel presentare il
lavoro insieme a Luciana Della Fornace, Presidente di Agiscuola nazionale – lo
strumento tecnico del cinema dava segni di stanchezza, stava cercando nuove
formule per suscitare interesse. Furono trovate intuitivamente nella felice
simbiosi tra la ricchezza della componente letteraria e la forza figurativa
dell’arte”.
Grazie
ai progressi tecnologici ed alle capacità narrative dei due registi, Giuseppe
Berardi e Arturo Busnengo, facevano la loro comparsa i primi, rudimentali
effetti speciali (Lucifero che dilania il corpo di Giuda, il gigante Anteo e le
varie pene dei dannati), si assisteva alle prime tecniche di montaggio, si
percepiva l’attenzione alla recitazione, alla cura per la spazialità dei corpi
nell’insieme delle scene, con prospettive innovative in una visione
michelangiolesca, ed alla logica del racconto, con l’uso, forse per la prima
volta, della tecnica del flash back, negli episodi di Paolo e Francesca e del
Conte Ugolino.
Certo
suscitano uno stupore assai diverso da quello del secolo scorso le immagini
delle bolgie infernali: allora era la meraviglia della nuova arte, oggi quella
per un+ gioiello del passato che ci interroga ancora sulle potenzialità espressive
del cinema quando attingono al grande patrimonio culturale e letterario
cristiano. Una nota curiosa: i produttori italiani dell’epoca furono i primi ad
inserire il cinema in una visione propriamente industriale ed in una logica
anche commerciale: tempi di lavorazione e cura nella distribuzione (il film fu
distribuito, infatti, con grande successo in Francia, Spagna, Gran Bretagna,
Ungheria e Stati Uniti) divennero fattori che fecero, appunto, del cinema non
solo uno strumento di puro divertimento e un’arte propriamente liberale, ma un
fattore di crescita economica ed un prodotto anche industriale.
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16 maggio 2004
“I
FIGLI NON SONO UN AFFARE DEI GENITORI MA UN BENE ED UN INTERESSE PER L’INTERA
SOCIETA’” COSI’ IL CARDINALE CAMILLO RUINI, A CONCLUSIONE DEI LAVORI DEL
CONVEGNO: “LAVORO E PROGETTI DI VITA:
UNA
SCELTA FAMILIARE TRA CONDIZIONAMENTI E OPPORTUNITA’”.
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ROMA.= L’allarme sul calo
demografico e l’importanza di una politica familiare sono stati i temi
affrontati dal cardinale Camillo Ruini, vicario della Diocesi di Roma, durante
il suo intervento conclusivo del convegno : “Lavoro e progetti di vita: una
scelta familiare tra condizionamenti e opportunità”. L’incontro, organizzato
nella capitale dal Forum delle Associazioni Familiari e dalla diocesi di Roma,
ha prodotto un manifesto dal titolo: “Il futuro dell’Europa passa per la
famiglia”, in cui si indicano 9 punti che evidenziano le problematiche più
importanti riguardanti la famiglia, in particolare la diminuzione delle nascite
e la difficoltà di conciliare il lavoro con gli impegni familiari. Gli stessi
temi sono stati al centro dell’intervento del cardinale Ruini, che chiudendo il
congresso ha chiesto alle istituzioni un maggiore impegno nella salvaguardia
della famiglia. “E’ in corso a livello globale il tentativo di svuotare di
significato la famiglia fondata sul matrimonio. E su questo si apre lo spazio
di una grande battaglia culturale” ha dichiarato il porporato. Il cardinale
Ruini ha indicato tre priorità soprattutto per frenare il calo demografico in
Italia da lui definito come “il primo problema nazionale italiano”: una
politica fiscale basata sul “quoziente familiare” cioè una ripartizione delle
tasse che tiene conto del numero dei figli; una politica della casa; un incremento
degli asili anche nei condomini e nei posti di lavoro. Puntare dunque sulla
famiglia è l’invito del cardinale Ruini che ha sottolineato come i figli siano
“non solo un diritto ma un dovere di solidarietà sociale” e pertanto ha
invitato a combattere la falsa mentalità che vede nei figli una scelta
penalizzante per la coppia. Un’organica politica familiare - ha dichiarato -
urge soprattutto per superare“la tragica alternativa tra i figli e il lavoro
femminile” e in questa direzione il porporato ha chiesto disponibilità sul
posto di lavoro affinché la donna possa conciliare sia la vocazione alla
maternità che al lavoro stesso. Appoggio infine alla proposta del Ministero del
Welfare sul quoziente famigliare, senza tralasciare gli interventi in materia di
politica della casa che consentirebbero alle coppie di avere spazi adatti ad
accogliere i figli, che non sono “un affare dei genitori” ha detto il cardinale
Ruini, ma un bene dell’intera società che deve farsene carico. (B.C.)
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IN MEMORIA DI SERGIO VIERA DE
MELLO, IL RAPPRESENTANTE ONU UCCISO IN UN ATTENTATO A BAGHDAD, SI E’ APERTO A
NANTES
IL PRIMO FORUM MONDIALE DEI
DIRITTI UMANI
NANTES.= Diritti umani,
terrorismo, globalizzazione e povertà sono i temi in agenda nel forum sui
diritti umani che si è aperto a Nantes. Nell’ambito dell’Anno Internazionale di
commemorazione della lotta contro la schiavitù e della sua abolizione,
l’incontro, che terminerà il prossimo 19 maggio, ha lo scopo di sensibilizzare
l’opinione pubblica e rafforzare la cooperazione tra le organizzazioni che si
occupano di diritti umani. Creare una rete di solidarietà, condividere le
informazioni acquisite dai vari dossier condotti, sono alcuni degli obiettivi
dell’incontro di Nantes. Ogni giornata sarà articolata dalla presentazione di
un documento di analisi su un tema seguito da una discussione ed infine
sottoposto al pubblico. (B.C.)
A ROMA OGGI IL GLOCAL FORUM, LA
CONFERENZA SULLA GLOBALIZZAZIONE. IL CONCERTO
AL CIRCO MASSIMO LANCIA IL PROGETTO “WE ARE THE FUTURE” IN FAVORE DEI
BAMBINI DELLE ZONE DI GUERRA
-
A
cura di Concita De Simone-
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ROMA. -
Si è aperta stamattina con una tavola rotonda la terza edizione del Glocal
Forum la conferenza sulla Globalizzazione cui partecipano 55 sindaci da tutto
il mondo, oltre a rappresentanze istituzionali e ai 120 delegati del Parlamento
dei giovani, che presenteranno il progetto vision 2020, sulle prospettive del
loro futuro. Presenti tra gli altri, anche i 6 sindaci i cui paesi, Addis
Abeba, Asmara, Free town, Kabul e Nablus, beneficeranno dei fondi raccolti dal progetto
We are the future. Salute e nutrizione i temi al centro della tavola
rotonda che si è tenuta in un hotel di Roma, prima di dare il via al concerto
in favore dei bambini delle zone di guerra, che si terrà questo pomeriggio a
partite dalle ore 18, al Circo Massimo, organizzato dal produttore musicale
Quincy Jones. Sul palco si esibiranno artisti internazionali come Alicia Keys,
Andrea Bocelli, Carmen Consoli, Herbie Hancock, Khaled, Noa, Youssou N'Dour,
Zucchero e Carlos Santana. L'evento è gratuito e i proventi ricavati dalla
trasmissione del concerto e dalle vendite del merchandising collegato saranno
devoluti ai centri per bambini We are the future.Questo progetto nasce
dal desiderio collettivo della Fondazione Listen Up di Quincy Jones, del
Glocal Forum, l’organizzazione no profit fondata dal capo della
delegazione degli Accordi di Pace di Oslo Ambasciatore Uri Savir, del Sindaco
di Roma Walter Veltroni e del leader per la pace Hani Masri. Tutti insieme in partnership
strategica con la Banca Mondiale e decine di ONG e Istituzioni internazionali,
stanno lavorando per concretizzare le loro proposte. Proprio il presidente
della Banca Mondiale, James D. Wolfenshon poco fa ha presenziato a una
colazione di lavoro con i sindaci del Global Forum per condividere le proprie
idee sulla decentralizzazione e la cooperazione tra le varie città. Negli
ultimi dieci anni, a causa di conflitti a livello regionale, 2 milioni di
bambini sono stati uccisi, 6 milioni feriti e 12 milioni sono stati costretti a
lasciare la loro casa. Quincy Jones, l’ideatore del
concerto, ha detto: “Questo evento è un richiamo per il mondo intero, affinché
prenda coscienza della condizione dei bambini ovunque. Noi crediamo che “We are the future” sia un importante
primo passo sull’allarmante incremento dei tassi di mortalità dei bambini nelle
aree colpite dalla guerra”.
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L’ABBAZIA
DI MONTE CASSINO METTE IN MOSTRA I SUOI TESORI. APERTA UN’ESPOSIZIONE CHE
PROPONE 80 PEZZI SALVATI DURANTE
IL BOMBARDAMENTO DELLA SECONDA GUERRA
MONDIALE
CASSINO.= “I tesori salvati di
Monte Cassino, antichi tessuti e paramenti sacri” è il titolo della mostra
aperta ieri nel salone di San Benedetto presso l’Abbazia di Monte Cassino.
L’esposizione,che conta 80 pezzi composti da tessuto d’oro e d’argento, ricami
impreziositi da gemme, sete policrome, miniature ed anche codici manoscritti,
ripercorre 600 anni di storia. Particolarmente interessante è la sezione
dedicata ai paramenti sacri, veri capolavori dell’arte tessile, alcuni restaurati
di recente. Le preziose vesti liturgiche vengono mostrate per la prima volta al
pubblico, sono pezzi molto particolari spesso doni di personaggi illustri che
in segno di ringraziamento regalavano all’Abbazia i paramenti sacri. Tra i temi
più ricorrenti nel disegno delle vesti ci sono quelli legati ovviamente alla simbologia
cristiana: grappoli d’uva, uccelli, alberi. Nell’esposizione, si segnalano due
paliotti in sete policrome e fili d’oro restaurati di recente, di grande esecuzione
tecnica e ricamo. La mostra, che durerà fino al 30 settembre, si inserisce
nell’ambito delle celebrazioni per l’anniversario dei 60 anni dal bombardamento
dell’Abbazia, durante la seconda guerra mondiale, che venne distrutta in larga
parte.
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16 maggio 2004
- A cura di Barbara Castelli-
● Altra giornata ad alta
tensione in Iraq. A 48 ore dall’inizio della Jihad decretata dagli uomini
fedeli al leader sciita radicale Moqtada Al Sadr, la città di Nassiriya è teatro
di scontri che stanno mettendo a dura prova i militari italiani. Fatti di
sangue si registrano, comunque in tutto il Paese, mentre la Comunità Internazionale
attende con ansia il 30 giugno, data in cui ci sarà il passaggio delle consegne
alle autorità irachene. Il servizio di Barbara Castelli:
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“Le
truppe statunitensi rimarranno in Iraq anche dopo il 30 giugno per garantire la
sicurezza nel Paese”. Così ieri il presidente statunitense, George W. Bush, nel
tradizionale messaggio radiofonico del sabato alla nazione, assicurando,
comunque, che in quella stessa data il nuovo governo provvisorio assumerà
l’autorità sovrana del Paese del Golfo. Le dichiarazioni del capo della Casa
Bianca arrivano dopo quelle del segretario di Stato americano, Colin Powell, e
del capo dell’Autorità civile statunitense in Iraq, Paul Bremer, che, invece,
hanno precisato come l’ultima parola spetti al nuovo esecutivo iracheno.
E
mentre i sondaggi danno in caduta libera la popolarità di Bush in vista delle
elezioni presidenziali di novembre, la situazione in Iraq resta drammaticamente
tesa. Da questa mattina i miliziani dell’Esercito Mehdi, fedeli al leader
radicale sciita Moqtada al Sadr, sono penetrati nell’ospedale di Nassiriya e
hanno aperto il fuoco contro l’adiacente sede dell’Autorità provvisoria della
coalizione. Scontri poi si sono verificati praticamente in tutta la città,
anche nella notte, con un bilancio di quattro soldati italiani lievemente
feriti. Una bomba esplosa in un mercato ne ha causato, invece, altri 20 tra i
civili. Una breve incursione è stata effettuata a Kerbala, nel centro del
Paese, da alcuni carri armati della coalizione, che sono arrivati fino ai
mausolei dell’imam Hussein e dell’imam Abbas. Tre morti si segnalano a Bassora,
città controllata dalle truppe britanniche, che sembrano dovere affrontare
crescenti difficoltà. Gli scontri tra miliziani sciiti e le forze inglesi ad
Amara, infatti, hanno registrato nelle ultime 24 ore almeno 20 vittime tra le
file dei ribelli. Due forti esplosioni hanno fatto tremare anche oggi l’area di
Baghdad in cui si trova il quartier generale americano. Sul piano diplomatico,
intanto, una indiscrezione filtrata da Londra ipotizza che il premier
britannico Blair e il presidente americano Bush si recheranno insieme in Iraq
nel tentativo di domare la crescente rabbia scaturita dal trattamento dei
prigionieri iracheni subito per mano delle forze alleate. Secondo il
settimanale “New Yorker”, infine, le torture nel carcere di Abu Ghraib
sarebbero frutto di una decisione approvata segretamente nell’autunno 2003 dal
segretario alla Difesa statunitense, Donald Rumsfeld.
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●Si moltiplicano in Gran
Bretagna le voci che vorrebbero Tony Blair dimissionario subito dopo l’estate,
per essere sostituito dal Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown. Tale
eventualità, tuttavia, non sembra rientrare nelle intenzioni del primo ministro
britannico, che, secondo quanto riferisce stamani il quotidiano “Guardian”,
rimarrà al proprio posto almeno fino alle elezioni in Iraq del gennaio 2005.
●Nuovi episodi di violenza
anche in Afghanistan. Un soldato americano è stato ucciso e altri due suoi
commilitoni sono rimasti feriti ieri in un agguato a un convoglio presso
Girishk, nella provincia meridionale dell’Helmand. Non ha fortunatamente
causato vittime, invece, l’esplosione di un ordigno vicino i locali di
un’agenzia dell’Onu a Maimana, nel nord-ovest del Paese.
●Sempre più tesa la
situazione anche in Medio Oriente. La demolizione delle case palestinesi nella
Striscia di Gaza, ha detto stamani Yasser Arafat, rappresenta “una crudele
aggressione di Israele contro il nostro popolo”. Dal Forum economico in
Giordania, anche il segretario di Stato americano, Colin Powell, si è detto
contrario alle distruzioni, definite dalla Lega Araba “crimini di guerra”. Nei
Territori, intanto, si registrano nuovi episodi di violenza. Ci riferisce
Graziano Motta:
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Il
programma israeliano di demolizione di case palestinesi nella striscia di Gaza,
per allargare l’asse stradale cosiddetto ‘Filadelfia’ lungo il confine con
l’Egitto, è condizionato da una sentenza odierna dell’alta Corte di giustizia,
a cui avevano fatto appello 13 abitanti. Potrà, cioè, essere attuato solo per
esigenze militari immediate e se la vita dei soldati è in pericolo.
Diversamente, gli interessati dovranno ricevere un preavviso scritto perché
possano appellarsi alla magistratura. La questione è divenuta di grande
attualità dopo le recenti operazioni israeliane nel campo di Rafah, in cui 7
soldati sono stati uccisi e alcuni feriti da guerriglieri.
Il
segretario di Stato americano, Colin Powell, dopo essersi dichiarato contrario
alle demolizioni, pur riconoscendo il diritto di Israele alla legittima difesa,
ha accusato Arafat di sabotare gli sforzi per far avanzare il processo di pace.
Powell ha fatto esplicito riferimento al discorso in cui Arafat ha chiamato i
palestinesi a proseguire la lotta e, citando il Corano, ad avere “la forza di
terrorizzare i nemici”.
Per invocare il ritiro di coloni e
soldati da Gaza ieri sera 100 mila israeliani pacifisti e aderenti ai partiti
di sinistra hanno manifestato nella piazza centrale di Tel Aviv. A Gaza città
elicotteri israeliani hanno compiuto incursioni contro due uffici delle Brigate
dei martiri di Al Aqsa e contro la sede di un giornale di informazione.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta
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●“Il mandato popolare conferisce una grande
responsabilità”. Così ieri Sonia Gandhi, vedova del defunto primo ministro
Rajiv Gandhi, dopo la designazione a leader del gruppo parlamentare del
Congresso, partito vincitore a sorpresa delle elezioni svoltesi in India, in
più tappe, dal 20 aprile al 10 maggio. Questo rappresenta il primo passo verso
la premiership, che, con ogni probabilità, le sarà conferita dal presidente
Kalam nei prossimi giorni, dopo le trattative con i partiti che daranno vita
alla coalizione.
●La Coalizione dei filippini uniti (Knp) ha accusato
ieri la presidente uscente Gloria Macapagal Arroyo di brogli elettorali, mentre
i primi risultati parziali danno in testa la figlia dell’ex-capo di Stato,
Diosdado Macapagal. A cinque giorni dalle elezioni è di appena il 12 per cento
la quantità dei voti scrutinati, in una procedura che probabilmente impiegherà
settimane. La tornata elettorale, infatti, non stabilirà solo il nome del
presidente, del suo vice e dei membri dell’assemblea nazionale, ma anche la
scelta di 17.000 amministratori locali.
●In un Paese scosso dalla più grave crisi economica
degli ultimi dieci anni, oltre cinque milioni di dominicani sono chiamati oggi
alle urne per eleggere il nuovo presidente. I candidati in lizza sono una
decina, ma la partita si gioca tra l’attuale capo dello Stato, Hipolito Mejia,
del socialdemocratico Partito rivoluzionario dominicano (Prd), e l’ex
presidente Leonel Fernandez, del Partito della liberazione dominicana (Pld).
Secondo alcuni sondaggi, proprio quest’ultimo dovrebbe imporsi superando di
poco il 50% dei suffragi, quota necessaria per evitare il ballottaggio.
●La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali
Khamenei, ha chiesto ieri al capo della magistratura di rivedere il “più
rapidamente possibile” il dossier dell’intellettuale dissidente Hashem
Aghajari. Quest’ultimo è stato condannato a morte per apostasia nel 2002, per
aver messo in discussione in pubblico alcuni precetti della religione e della
Repubblica islamica.
●In Serbia si è arreso ieri alla polizia un nuovo
ricercato eccellente. Dopo il latitante numero uno, l’ex capo delle forze
speciali dei servizi segreti Milorad ‘Legija’ Lukovic, si è costituito Dejan
Milenkovic detto ‘Bugsy’. Quest’ultimo è stato coinvolto nel febbraio del 2003
in un fallito attentato contro il premier serbo Zoran Djindjic, che appena un
mese dopo sarebbe caduto sotto i colpi dei killer. Lo hanno riferito fonti del
ministero della Giustizia.
●Sono tutti morti i 33 passeggeri dell’aereo
scomparso giovedì sera in Brasile. Per cause ancora non precisate, il
Brasil-120 è precipitato in piena selva amazzonica, a circa 16 chilometri dalla
città di Manaus, nell’estremo nord del Paese.
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