RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 137 - Testo della trasmissione di domenica 16 maggio 2004

 

Sommario

                                                                 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel nome di Gesù hanno speso la loro vita per i poveri e i piccoli del mondo portando la vera pace. E’ quello che hanno fatto i sei nuovi santi proclamati da Giovanni Paolo II questa mattina in Piazza San Pietro: don Luigi Orione, Annibale Maria Di Francia, Paola Elisabetta Cerioli, Gianna Beretta Molla, Giuseppe Manyanet y Vives e Nimatullah Kassab Al-Hardini : ai nostri microfoni la sorella di Gianna Beretta Molla.

 

Ieri in Vaticano la festa del Papa con gli orionini.

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sulla situazione in Medio Oriente nostra intervista al Patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah, che afferma: non c’è uno scontro di civiltà, ma di ignoranze. La religione è strumentalizzata

 

La crisi in Nigeria: ce ne parla Domenico Quirico

 

Appello della Comunita’ di Sant’Egidio ai governi di tutto il mondo a lottare contro l’aids, in particolare  in Africa. Interviste con il cardinale Lozano Barragan, Mario Marazziti e Alberto Michelini

 

Dimenticato per quasi un secolo torna restaurato in Dvd il film dal titolo “Inferno”, ispirato alla prima cantica del poema dantesco

 

CHIESA E SOCIETA’:

“I figli non sono un affare dei genitori ma un bene ed un interesse per l’intera societa’”: cosi’ il cardinale Ruini durante un convegno a Roma.

 

In memoria di Vieira de Mello, il rappresentante ONU ucciso in un attentato a Baghdad, si e’ aperto a Nantes il primo Forum mondiale dei diritti umani

 

A Roma oggi il Glocal forum.

 

L’Abbazia di Monte Cassino mette in mostra i suoi tesori.

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: non si fermano gli scontri. Il presidente Bush: resteremo finchè non sarà garantita la sicurezza.

 

Ferma condanna statunitense per le demolizioni delle case palestinesi nella Striscia di Gaza. Nuovi episodi di sangue nei Territori.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 maggio 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

 

 

NEL NOME DI GESÙ HANNO SPESO LA LORO VITA PER I POVERI E I PICCOLI DEL MONDO PORTANDO LA VERA PACE.  E’ QUELLO CHE HANNO FATTO I SEI NUOVI SANTI PROCLAMATI DA GIOVANNI PAOLO II QUESTA MATTINA IN PIAZZA SAN PIETRO: DON ORIONE, ANNIBALE DI FRANCIA, PAOLA ELISABETTA CERIOLI, GIANNA BERETTA MOLLA, GIUSEPPE MANYANET Y VIVES, NIMATULLAH AL-HARDINI

 

 

Hanno speso e dato la loro vita per i più poveri, per i più piccoli,  senza fare calcoli, nel nome di Gesù. E’ la caratteristica che accomuna i sei nuovi santi proclamati questa mattina in Piazza San Pietro da Giovanni Paolo II: quattro italiani, di cui tre religiosi, don Luigi Orione, Annibale Maria Di Francia, Paola Elisabetta Cerioli, e una mamma, Gianna Beretta Molla; un religioso spagnolo, Giuseppe Manyanet y Vives, e il monaco libanese maronita, Nimatullah Kassab Al-Hardini. Uomini e donne controcorrente, che di fronte al male presente nel mondo hanno risposto con l’amore di Cristo, portando la sua luce e la sua pace, dove c’erano tenebre e violenza.

 

Circa 50 mila i pellegrini giunti per la cerimonia, premiati da una splendida giornata di sole: tra questi oltre 5 mila libanesi. Tra le numerose autorità presenti ricordiamo il presidente libanese Emile Lahoud, esponenti governativi di Spagna e  Andorra e per l’Italia il presidente della Camera Pierferdinando Casini. Alla cerimonia hanno partecipato anche Pietro Molla, marito di Gianna, con i  figli e la sorella della santa.

 

Suggestivo lo scenario di Piazza san Pietro, con oltre 8 mila fiori di tutti i colori,  posti su un enorme prato disteso sul sagrato della Basilica. Con le canonizzazioni di oggi salgono a 483 i santi proclamati da Giovanni Paolo II che proprio oggi raggiunge  25 anni e sette mesi di Pontificato. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“La pace vera è frutto della vittoria di Cristo sul potere del male, del peccato e della morte. Quanti lo seguono fedelmente  diventano testimoni e costruttori della sua pace”.

 

Il Papa ha parlato dei sei nuovi santi in questa luce: la fede cristiana diffonde solo la pace.

 

Don Luigi Orione, è stato un “uomo totalmente donato alla causa di Cristo”:  “sofferenze fisiche e morali, fatiche, difficoltà, incomprensioni e ostacoli di ogni tipo hanno segnato il suo ministero apostolico. ‘Cristo, la Chiesa, le anime - egli diceva - si amano e si servono in croce e crocifissi o non si amano e non si servono affatto’ .  Il cuore di questo “stratega della carità” – ha spiegato il Papa – è stato “senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo”.  La passione per Cristo è stata “la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza”.

 

“Quest’umile figlio di un selciatore proclama che ‘solo la carità salverà il mondo’  e a tutti ripete che la perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini’ ” .

 

Annibale Maria di Francia ha avvertito  soprattutto l’urgenza di  realizzare il comando di Gesù: “Rogate ergo… - Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”. Si è così adoperato con tutte le forze perché la preghiera per le vocazioni fosse incessante e universale.

 

“Questo stesso invito Padre Annibale Maria Di Francia rivolge ai giovani del nostro tempo, sintetizzandolo nella sua abituale esortazione: ‘Innamoratevi di Gesù Cristo’”.

 

Il religioso catalano Giuseppe Manyanet y Vives  è stato un “vero apostolo della famiglia”, ispirandosi alla scuola di Nazareth.

 

E su questa scia Paola Elisabetta Cerioli ha intuito “che le comunità familiari restano solide quando i legami di parentela sono sostenuti e cementati dalla condivisione dei valori della fede e della cultura cristiana”. 

 

“Era infatti convinta che i figli, per crescere sicuri e forti, hanno bisogno di una famiglia sana e unita, generosa e stabile” .

 

Il monaco libanese maronita Nimatullah Kassab Al-Hardini, ha ricordato Giovanni Paolo II -  è stato un “uomo di preghiera, innamorato dell’Eucaristia che amava adorare lungamente”.  Ha mostrato “che l’amore di Dio è la sola vera fonte di gioia e di felicità per l’uomo” e in una terra afflitta dalle violenze e dalle divisioni anche al suo tempo, nel 1800, ha accolto tutti come fratelli curando le ferite nei cuori e testimoniando così la misericordia di Dio. Il nuovo santo – ha detto il Pontefice – interceda presso Dio perché i libanesi “progrediscano sulla via della pace e della fraternità”.

 

Infine il Papa ha parlato di Gianna Beretta Molla, mamma di 4 figli e dottoressa milanese, morta nel 1962 a 39 anni: ha preferito salvare la bambina che portava in grembo, rinunciando a curarsi per un fibroma all'utero. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito scrisse: “L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini”.

“Sull’esempio di Cristo, che ‘avendo amato i suoi… li amò sino alla fine’  - ha detto il Papa -  questa santa madre di famiglia si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio”. 

 

Il sacrificio estremo che  suggellò  la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso”.

 

“Possa la nostra epoca – ha affermato Giovanni Paolo II - riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!”

 

Toccante il saluto alla fine della messa tra il Papa e il marito 91enne e i figli della santa.

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Una mamma dunque, Gianna Beretta Molla,  è santa. Sulla figura di questa donna, madre e medico, ascoltiamo la sorella, suor Virginia Beretta, che ci spiega in quale clima familiare sia cresciuta Gianna. L’intervista è di Gabriella Ceraso.

 

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R. – Avevamo due genitori splendidi, pieni di pietà, ma quella pietà vera, di fede, di fiducia nella provvidenza di Dio. Ci hanno insegnato ad amare tanto il Signore. Papà e mamma ogni giorno andavano a ricevere la comunione e alla sera dicevamo tutti il rosario dopo cena. Abbiamo imparato ad amare i genitori e anche ad amare quelli al di fuori della famiglia, specialmente le persone più bisognose.

 

D. – Lei ha raccolto gli ideali, i sogni di sua sorella?

 

R. – Sì. Io sono sempre stata vicina a Gianna. Ero più piccola di lei di tre anni, quindi Gianna per me è stata una guida, un’amica. Ci comunicavamo tutto e soprattutto quando Gianna, durante un corso di esercizi spirituali, capì la bellezza di vivere in grazia di Dio, mi disse di aver sentito tanta gioia ed ha fatto dei propositi che poi ha mantenuto. Mi disse: piuttosto morire, che offendere il Signore. Mostrami, Signore, la tua volontà perché la possa compiere nel miglior modo possibile.

 

D. – Qual è il messaggio che questa figura femminile può lasciare?

 

R. – Soprattutto il rispetto alla vita nascente. Ogni figlio per lei era un dono grandissimo e ci faceva pregare per potere avere i figli. Può essere di esempio anche ai giovani, perché nella sua gioventù ha sempre lavorato ad aiutare gli altri, ad amare di più il Signore e poi anche come fidanzata e sposa ha lasciato delle lettere che sono un poema di amore. Potrebbe insegnare come si deve amare.

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GRANDE FESTA, IERI NELL’AULA PAOLO VI IN VATICANO, PER LA CANONIZZAZIONE DI DON LUIGI ORIONE. OTTOMILA FEDELI, PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO, SI SONO STRETTI INTORNO AL PAPA, AL QUALE HANNO ANCHE AUGURATO “BUON COMPLEANNO”

 

Grande festa ieri nell’aula Paolo VI in Vaticano, dove circa ottomila orionini si sono stretti intorno al Pontefice in occasione della canonizzazione del loro protettore, Luigi Orione. Alla manifestazione, dal titolo “Tanti cuori attorno al Papa, cuore della Chiesa”, promossa dall’Opera Don Orione, hanno partecipato anche numerose personalità, tra le quali il Segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, il senatore a vita, Giulio Andreotti, e la signora Franca Ciampi. Ce ne parla Dorotea Gambardella.

 

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Musica

 

In un pomeriggio gioioso consumatosi tra canti e danze, Giovanni Paolo II ha ricordato così la figura di Don Luigi Orione, il sacerdote piemontese morto nel 1940 e fondatore di 120 istituti per l’assistenza dei più sfortunati:

 

“Umile e ardimentoso, in tutta la sua vita fu sempre pronto e chino sui bisogni dei poveri, tanto da onorarsi dell’epiteto di “facchino della Divina Provvidenza”.

 

Osservando come Don Orione abbia intuito “con chiarezza che la prima opera di giustizia è dare Cristo ai popoli perché è la carità che tutti unifica in Cristo e nella sua Chiesa”, il Papa ha posto l’accento sull’umiltà e sul coraggio di questo religioso, il quale definiva coloro di cui si prendeva cura “le sue perle preziose”. Quindi ha invocato la sua intercessione “per la pace in Terra santa, in Iraq e nelle altre regioni del globo sconvolte da sanguinosi conflitti”.

 

(Voce registrata di Don Orione)

“Fare del bene a tutti, fare del bene sempre, del male a nessuno”

 

Una profonda commozione ha avvolto l’aula vaticana quando è risuonata la voce di Luigi Orione. Una voce – ha commentato il Santo Padre – che ha consolato e consigliato tanti cuori, indicando a tutti la via del bene. Ascoltiamo in proposito le testimonianze di alcuni pellegrini giunti da Pontecurone, in provincia di Alessandria, paese natale del Santo:

 

R. - Siamo cresciuti con lui

 

D. – Che uomo era?

 

R.– Dicono che avesse uno sguardo molto vivace, però anche schivo contemporaneamente, però si vedeva dagli occhi che aveva qualcosa di particolare.

 

“L’ho conosciuto perché suo fratello abitava vicino a casa mia, quindi ogni tanto veniva a trovarlo. Noi eravamo bambini, ci accarezzava, ci voleva bene”.

 

“Per noi è sempre stato il nostro protettore”.

 

Ad animare la manifestazione, a cui hanno partecipato i fedeli orionini provenienti da tutto il mondo, anche preghiere e riflessioni. Il cardinale Angelo Sodano ha raccontato di aver conosciuto da seminarista colui che avrebbe fondato la Piccola Opera della Divina Provvidenza e la Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità:

 

“Durante gli studi alla Gregoriana frequentavo alcuni corsi di un altro grande religioso di Tortona, padre Vaccari, e sempre lui mi parlava di don Orione e lo colpiva oltre alla carità il suo grande amore alla Madonna”.

 

Ma l’evento è stato anche l’occasione per festeggiare, con tre giorni di anticipo, l’84esimo compleanno del Papa, il quale, prima dell’atto di consacrazione alla Madonna degli istituti di Don Orione, parlando a braccio, ha voluto ricordare la figura dell’Arcivescovo Bronislaw Dabrowski, per lunghi anni segretario della Conferenza dell’Episcopato Polacco:

 

“Figloe di Don Orione, che io ho conosciuto in Polonia, ci ha insegnato in questi difficili tempi ad essere coraggiosi ed umili”.

 

Musica

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Domani Giovanni Paolo incontrerà in Piazza San Pietro alle 11,30 i pellegrini convenuti per l’odierna cerimonia di canonizzazione. La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca dell’evento con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz  sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e sull’onda corta di 5.890 kHz.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 maggio 2004

 

 

INTERVISTA AL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME MICHEL SABBAH:

OGGI NON C’È UNO SCONTRO DI CIVILTÀ, MA DI IGNORANZE.

LA RELIGIONE È SOLO STRUMENTALIZZATA.

 

Incoraggiare il dialogo tra le religioni per promuovere la pace  nel mondo.

E’ quanto ha detto ieri Giovanni Paolo II ai partecipanti all’assemblea generale del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, in corso fino a mercoledì prossimo nel 40° anniversario della fondazione del dicastero. Ai lavori partecipa anche il Patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah. Giovanni Peduto gli ha chiesto quale dialogo interreligioso è possibile nell’attuale clima internazionale, percorso da violenze di ogni genere:

 

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R. – E’ vero che viviamo una situazione di grande violenza nel mondo e particolarmente nella Terra Santa. Ma la religione viene strumentalizzata e in nome dei diritti dei popoli o della libertà si pretende di poter ricorrere alla violenza.

 

D. – Quale via per la pace?

 

R. – Le vie per la pace sono le vie di Dio. Dio solo può donare la vera pace e dunque bisogna conoscere le sue vie e seguirle. Le sue vie non sono quelle della morte, non sono quelle dell’odio, non sono quelle che portano alla distruzione del prossimo, chiunque sia e qualunque siano le sue convinzioni, che sia avversario o no. Perciò bisogna rispettare la persona umana. Se si parla del conflitto in Terra Santa, si tratta di rispettare la persona umana, sia israeliana che palestinese. Gli israeliani hanno i loro diritti, i palestinesi hanno i loro. Tutti li hanno come persone umane.

 

D. – Come aiutare in questo momento il dialogo tra le religioni?

 

R. – Tutti i capi religiosi devono prendere coscienza del loro dovere nell’attuale situazione, che va peggiorando. Il capo religioso, che crede, che insegna la fede in Dio bisogna che si assuma la responsabilità di insegnare alle persone, di cui è responsabile, che credere in Dio vuol dire considerare tutti figli e figlie di Dio, e amarli come Dio li ama. Bisogna, dunque, alla luce dell’amore di Dio per tutte le sue creature, di qualunque religione o nazionalità, vincere il male della morte e della distruzione che c’è nelle anime dei capi politici e anche delle persone umane che eseguono gli ordini dei capi politici.

 

D. – A suo avviso c’è, come dicono alcuni, il pericolo di uno scontro di civiltà?

 

R. – Lo scontro esiste. Perché gli uomini si uccidono, si distruggono? Perché si ignorano. E’ dunque uno scontro di ignoranze e non di civiltà. Si ignora la civiltà dell’altro e perciò si prende l’altro per nemico. Chi favorisce questo scontro di ignoranze sono i forti di questo mondo, che vogliono dominare il mondo e non prendono in vera considerazione i diritti e la dignità degli altri, assoggettandoli ai propri interessi.

 

D. – Arriverà mai la pace nella Terra di Gesù?

 

R. – Deve arrivare un giorno. Per il momento, umanamente parlando, una prospettiva di pace non c’è. Intanto, viviamo portando la nostra croce, ma con la croce portiamo anche tutta la speranza della resurrezione nei nostri cuori.

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SCONTRI ETNICI E MANIFESTAZIONI ANTIGOVERNATIVE IN

NIGERIA:VACILLA IL PAESE PIU’ POPOLOSO DELL’AFRICA

 

- Intervista con Domenico Quirico -

 

Clima di grande tensione in Nigeria: il Paese più popoloso dell’Africa con i suoi  120 milioni di abitanti, sta vacillando.  Ieri, durante una manifestazione antigovernativa e per la democrazia a Lagos, il premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka è stato fermato e poco dopo rilasciato dalla polizia. Intanto nel nord del Paese i cristiani della città di Kano continuano a fuggire di fronte agli attacchi di bande armate di giovani musulmani: nei giorni scorsi ci sarebbero stati decine di morti: alcuni parlano addirittura di centinaia di vittime. La Chiesa nigeriana ha ribadito che non si tratta di scontri religiosi ma  a sfondo etnico-economico, che hanno interessato anche le regioni centrali del Paese. Sulle caratteristiche di questo conflitto Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Domenico Quirico, esperto di questioni africane del quotidiano La Stampa:

 

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R. – L’elemento, su cui è stata maggiormente posta l’attenzione anche se ad un’analisi forse un po’ troppo frettolosa e condizionata da accadimenti che avvengono in altre parti del mondo, è stato quello religioso. Ad un’analisi forse più attenta ed articolata, è uno scontro tra popolazioni, tribù dedite all’agricoltura ed altre che invece sono tradizionalmente legate all’allevamento e al nomadismo. Probabilmente dalla connessione di questi elementi è nato questo scontro sanguinoso che ha nel panorama molto frastagliato di etnie e religioni della Nigeria una lunga tradizione.

 

D. – Il governo del presidente Obasanjo non riesce a fare molto: questa è almeno l’accusa da parte di alcuni osservatori ...

 

R.– Certamente il governo, che pure si era insediato con segnali di cambiamento, di svolta, di volontà di modificare un po’ la situazione drammatica di questo gigante dell’Africa, è molto condizionato dalle sue debolezze interne, dalla necessità di accontentare i propri sostenitori che hanno tradizioni ideologiche e religiose molto diverse. Certamente è in una situazione di totale stallo. Non riesce a intervenire e questa è la grande tragedia della Nigeria.

 

D. – Questa del nord della Nigeria non rischia di diventare una delle tante altre guerre dimenticate con l’attenzione della comunità internazionale chiaramente puntata su Iraq e Medio Oriente?

 

R. – Questo assolutamente sì. Se pensiamo a quello che sta succedendo nel Darfur, dove si sta verificando silenziosamente una replica tragica dell’Uganda, questa ipotesi non è più un’ipotesi ma è purtroppo una realtà concreta e questo avviene nel momento in cui l’Africa, come continente, sta cercando di darsi una connotazione politica totalmente diversa, cioè copiare – se vogliamo – per certi aspetti il processo di unificazione che è stato fatto dall’Europa. Ma più nei proclami retorici dei presidenti africani si riafferma la volontà del cambiamento e più nella realtà concreta il continente precipita nel gorgo delle sue tragedie tradizionali: il tribalismo, lo scontro a sfondo religioso, la miseria, l’Aids.

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APPELLO DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO AI GOVERNI DI TUTTO IL MONDO

A LOTTARE CONTRO L’AIDS, IN PARTICOLARE  IN AFRICA

 

- Interviste con il cardinale Lozano Barragan, Mario Marazziti e Alberto Michelini -

 

A poco più di due anni dall’inizio della sperimentazione è tempo di primi bilanci per il progetto Dream, voluto dalla Comunità di Sant’Egidio per combattere Aids e malnutrizione in Africa. Alla presenza, tra gli altri, del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale Sanitaria, responsabili del progetto, medici ed esperti si sono ritrovati  a Roma per analizzare i primi dati. E i numeri sembrano dar ragione a chi ha voluto tentare una sfida da molti giudicata utopistica, quella di voler curare i malati sieropositivi anziché limitarsi a prevenire il diffondersi dell’Hiv. La Comunità di Sant’Egidio ha lanciato anche  un appello alla comunità internazionale e alle case farmaceutiche  a lottare contro l’Aids in Africa e ad abbassare i prezzi delle medicine. Il servizio di Lucas Dùran:

 

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“Coniugare prevenzione e terapia per combattere l’Aids in Africa”: questa, riassunta in uno slogan, la sfida di Dream, il progetto fortemente voluto dalla Comunità di Sant’Egidio in nome di un approccio diverso ad un male che miete milioni di vittime. Una falcidia che non riguarda solamente l’Africa e che, anzi, ha avuto origine nel ricco occidente, come ha tenuto a precisare il cardinale Lozano Barragán:

 

“Non riguarda solo i poveri, no! Anche i ricchi: gli Stati Uniti hanno più di un milione e mezzo di casi di Aids di casi già dichiarati, è una malattia che si presenta con una grande forza. Non possiamo vincerla ma almeno controllarla il più possibile”.

 

Tuttavia, è nel continente africano che l’Aids ha trovato finora il terreno più propizio per una propagazione esponenziale, colpendo in particolar modo le donne. Dream ha individuato proprio nelle madri sieropositive la prima categoria da difendere e a cui ridare una legittima speranza di vita. Fin qui, le strade percorse si riducevano nel tentativo di salvare i loro figli; ad oggi, grazie alla tri-terapia e alla somministrazione di una miscela di tre farmaci retrovirali, non solo il 97 per cento dei bambini nati da mamme infette nasce sano, ma nove mamme – e adulti in generale – su 10 hanno dato segni di miglioramento. Il tutto, formando personale locale specializzato nell’ottica di una rete di centri sparsi sul territorio dei Paesi oggetto della sperimentazione, che sostituisca il concentramento in un unico e spesso malfunzionante mega-ospedale centrale.

 

Naturale, dunque, la soddisfazione di chi, in questo progetto ha creduto fin dall’inizio. Il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti:

 

“Siamo straordinariamente soddisfatti perché in appena due anni, Dream è già dal punto di vista dei numeri, uno dei tre – forse il più grande programma di terapia dell’Aids in Africa; Dream è diventato un modello operativo per la terapia completa a livelli di eccellenza, cioè ai nostri livelli europei, occidentali. Si diceva: ‘E’ impossibile curare l’Aids in Africa perché costa troppo, perché gli africani non sono in grado, perché non ci sono infrastrutture ... Oggi il modello c’è: è possibile, è compatibile. Ma la battaglia è tutta da vincere, siamo agli inizi”.

 

Il costo della terapia completa, inclusi i test di laboratorio e assistenza, si aggira intorno agli 800 dollari annui per paziente: una cifra più che sopportabile per i Paesi che si dichiarano disposti a voler partecipare attivamente alla lotta contro l’Aids. Fra questi, l’Italia, come ribadisce Alberto Michelini, rappresentante del presidente del Consiglio per l’Africa:

 

“L’Italia è presente in Africa con un impegno molto forte nei punti del piano d’azione che partono dalla pace e la sicurezza al buon governo, alla lotta alla corruzione, al settore economico, la sanità, l’agricoltura e l’acqua. Ci sono molte presenze di imprenditori che noi sollecitiamo perché quello che chiedono i capi di Stato africani è l’investimento privato in Africa perché condizione dell’autentico sviluppo”.

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DIMENTICATO PER QUASI UN SECOLO TORNA RESTAURATO IN DVD IL FILM DAL TITOLO “INFERNO”, ISPIRATO ALLA PRIMA CANTICA DEL POEMA DANTESCO

 

A pochi anni dall’invenzione del cinema veniva realizzato nel 1911 dalla casa di produzione Helios Film di Velletri, la pellicola dal titolo “Inferno”, tratto dal poema dantesco. Dimenticato per oltre 90 anni, oggi, questo film torna restaurato in DVD e sarà distribuito gratuitamente alle scuole medie superiori italiane e alle Conferenze Episcopali di tutto il mondo, testimonianza di un’epoca d’oro vissuta dal nostro cinema. Ce ne parla Luca Pellegrini.

 

 

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Nascosto negli archivi della Filmoteca Vaticana, nel fondo lasciato dal Padre gesuita svizzero Abbè Joye, e tornato finalmente alla luce, il film si ispira, in 25 quadri e 18 didascalie, alla prima Cantica del Poema dantesco. “All’inizio del 1908 – racconta il curatore del progetto, Ettore Pasculli, nel presentare il lavoro insieme a Luciana Della Fornace, Presidente di Agiscuola nazionale – lo strumento tecnico del cinema dava segni di stanchezza, stava cercando nuove formule per suscitare interesse. Furono trovate intuitivamente nella felice simbiosi tra la ricchezza della componente letteraria e la forza figurativa dell’arte”.

 

Grazie ai progressi tecnologici ed alle capacità narrative dei due registi, Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo, facevano la loro comparsa i primi, rudimentali effetti speciali (Lucifero che dilania il corpo di Giuda, il gigante Anteo e le varie pene dei dannati), si assisteva alle prime tecniche di montaggio, si percepiva l’attenzione alla recitazione, alla cura per la spazialità dei corpi nell’insieme delle scene, con prospettive innovative in una visione michelangiolesca, ed alla logica del racconto, con l’uso, forse per la prima volta, della tecnica del flash back, negli episodi di Paolo e Francesca e del Conte Ugolino.

 

Certo suscitano uno stupore assai diverso da quello del secolo scorso le immagini delle bolgie infernali: allora era la meraviglia della nuova arte, oggi quella per un+ gioiello del passato che ci interroga ancora sulle potenzialità espressive del cinema quando attingono al grande patrimonio culturale e letterario cristiano. Una nota curiosa: i produttori italiani dell’epoca furono i primi ad inserire il cinema in una visione propriamente industriale ed in una logica anche commerciale: tempi di lavorazione e cura nella distribuzione (il film fu distribuito, infatti, con grande successo in Francia, Spagna, Gran Bretagna, Ungheria e Stati Uniti) divennero fattori che fecero, appunto, del cinema non solo uno strumento di puro divertimento e un’arte propriamente liberale, ma un fattore di crescita economica ed un prodotto anche industriale.

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CHIESA E SOCIETA’

16 maggio 2004

 

 

 

 

“I FIGLI NON SONO UN AFFARE DEI GENITORI MA UN BENE ED UN INTERESSE PER L’INTERA SOCIETA’” COSI’ IL CARDINALE CAMILLO RUINI, A CONCLUSIONE DEI LAVORI DEL CONVEGNO: “LAVORO E PROGETTI DI VITA:

UNA SCELTA FAMILIARE TRA CONDIZIONAMENTI E OPPORTUNITA’”.

 

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ROMA.= L’allarme sul calo demografico e l’importanza di una politica familiare sono stati i temi affrontati dal cardinale Camillo Ruini, vicario della Diocesi di Roma, durante il suo intervento conclusivo del convegno : “Lavoro e progetti di vita: una scelta familiare tra condizionamenti e opportunità”. L’incontro, organizzato nella capitale dal Forum delle Associazioni Familiari e dalla diocesi di Roma, ha prodotto un manifesto dal titolo: “Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”, in cui si indicano 9 punti che evidenziano le problematiche più importanti riguardanti la famiglia, in particolare la diminuzione delle nascite e la difficoltà di conciliare il lavoro con gli impegni familiari. Gli stessi temi sono stati al centro dell’intervento del cardinale Ruini, che chiudendo il congresso ha chiesto alle istituzioni un maggiore impegno nella salvaguardia della famiglia. “E’ in corso a livello globale il tentativo di svuotare di significato la famiglia fondata sul matrimonio. E su questo si apre lo spazio di una grande battaglia culturale” ha dichiarato il porporato. Il cardinale Ruini ha indicato tre priorità soprattutto per frenare il calo demografico in Italia da lui definito come “il primo problema nazionale italiano”: una politica fiscale basata sul “quoziente familiare” cioè una ripartizione delle tasse che tiene conto del numero dei figli; una politica della casa; un incremento degli asili anche nei condomini e nei posti di lavoro. Puntare dunque sulla famiglia è l’invito del cardinale Ruini che ha sottolineato come i figli siano “non solo un diritto ma un dovere di solidarietà sociale” e pertanto ha invitato a combattere la falsa mentalità che vede nei figli una scelta penalizzante per la coppia. Un’organica politica familiare - ha dichiarato - urge soprattutto per superare“la tragica alternativa tra i figli e il lavoro femminile” e in questa direzione il porporato ha chiesto disponibilità sul posto di lavoro affinché la donna possa conciliare sia la vocazione alla maternità che al lavoro stesso. Appoggio infine alla proposta del Ministero del Welfare sul quoziente famigliare, senza tralasciare gli interventi in materia di politica della casa che consentirebbero alle coppie di avere spazi adatti ad accogliere i figli, che non sono “un affare dei genitori” ha detto il cardinale Ruini, ma un bene dell’intera società che deve farsene carico.  (B.C.)

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IN MEMORIA DI SERGIO VIERA DE MELLO, IL RAPPRESENTANTE ONU UCCISO IN UN ATTENTATO A BAGHDAD, SI E’ APERTO A NANTES

IL PRIMO FORUM MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

 

NANTES.= Diritti umani, terrorismo, globalizzazione e povertà sono i temi in agenda nel forum sui diritti umani che si è aperto a Nantes. Nell’ambito dell’Anno Internazionale di commemorazione della lotta contro la schiavitù e della sua abolizione, l’incontro, che terminerà il prossimo 19 maggio, ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e rafforzare la cooperazione tra le organizzazioni che si occupano di diritti umani. Creare una rete di solidarietà, condividere le informazioni acquisite dai vari dossier condotti, sono alcuni degli obiettivi dell’incontro di Nantes. Ogni giornata sarà articolata dalla presentazione di un documento di analisi su un tema seguito da una discussione ed infine sottoposto al pubblico. (B.C.)

 

 

A ROMA OGGI IL GLOCAL FORUM, LA CONFERENZA SULLA GLOBALIZZAZIONE. IL CONCERTO  AL CIRCO MASSIMO LANCIA IL PROGETTO “WE ARE THE FUTURE” IN FAVORE DEI BAMBINI DELLE ZONE DI GUERRA

 

-          A cura di Concita De Simone-

 

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ROMA. - Si è aperta stamattina con una tavola rotonda la terza edizione del Glocal Forum la conferenza sulla Globalizzazione cui partecipano 55 sindaci da tutto il mondo, oltre a rappresentanze istituzionali e ai 120 delegati del Parlamento dei giovani, che presenteranno il progetto vision 2020, sulle prospettive del loro futuro. Presenti tra gli altri, anche i 6 sindaci i cui paesi, Addis Abeba, Asmara, Free town, Kabul e Nablus, beneficeranno dei fondi raccolti dal progetto We are the future. Salute e nutrizione i temi al centro della tavola rotonda che si è tenuta in un hotel di Roma, prima di dare il via al concerto in favore dei bambini delle zone di guerra, che si terrà questo pomeriggio a partite dalle ore 18, al Circo Massimo, organizzato dal produttore musicale Quincy Jones. Sul palco si esibiranno artisti internazionali come Alicia Keys, Andrea Bocelli, Carmen Consoli, Herbie Hancock, Khaled, Noa, Youssou N'Dour, Zucchero e Carlos Santana. L'evento è gratuito e i proventi ricavati dalla trasmissione del concerto e dalle vendite del merchandising collegato saranno devoluti ai centri per bambini We are the future.Questo progetto nasce dal desiderio collettivo della Fondazione Listen Up di Quincy Jones, del Glocal Forum, l’organizzazione no profit fondata dal capo della delegazione degli Accordi di Pace di Oslo Ambasciatore Uri Savir, del Sindaco di Roma Walter Veltroni e del leader per la pace Hani Masri. Tutti insieme in partnership strategica con la Banca Mondiale e decine di ONG e Istituzioni internazionali, stanno lavorando per concretizzare le loro proposte. Proprio il presidente della Banca Mondiale, James D. Wolfenshon poco fa ha presenziato a una colazione di lavoro con i sindaci del Global Forum per condividere le proprie idee sulla decentralizzazione e la cooperazione tra le varie città. Negli ultimi dieci anni, a causa di conflitti a livello regionale, 2 milioni di bambini sono stati uccisi, 6 milioni feriti e 12 milioni sono stati costretti a lasciare la loro casa. Quincy Jones, l’ideatore del concerto, ha detto: “Questo evento è un richiamo per il mondo intero, affinché prenda coscienza della condizione dei bambini ovunque. Noi crediamo che “We are the future” sia un importante primo passo sull’allarmante incremento dei tassi di mortalità dei bambini nelle aree colpite dalla guerra”.

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L’ABBAZIA DI MONTE CASSINO METTE IN MOSTRA I SUOI TESORI. APERTA UN’ESPOSIZIONE CHE PROPONE 80 PEZZI SALVATI DURANTE

 IL BOMBARDAMENTO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

CASSINO.= “I tesori salvati di Monte Cassino, antichi tessuti e paramenti sacri” è il titolo della mostra aperta ieri nel salone di San Benedetto presso l’Abbazia di Monte Cassino. L’esposizione,che conta 80 pezzi composti da tessuto d’oro e d’argento, ricami impreziositi da gemme, sete policrome, miniature ed anche codici manoscritti, ripercorre 600 anni di storia. Particolarmente interessante è la sezione dedicata ai paramenti sacri, veri capolavori dell’arte tessile, alcuni restaurati di recente. Le preziose vesti liturgiche vengono mostrate per la prima volta al pubblico, sono pezzi molto particolari spesso doni di personaggi illustri che in segno di ringraziamento regalavano all’Abbazia i paramenti sacri. Tra i temi più ricorrenti nel disegno delle vesti ci sono quelli legati ovviamente alla simbologia cristiana: grappoli d’uva, uccelli, alberi. Nell’esposizione, si segnalano due paliotti in sete policrome e fili d’oro restaurati di recente, di grande esecuzione tecnica e ricamo. La mostra, che durerà fino al 30 settembre, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per l’anniversario dei 60 anni dal bombardamento dell’Abbazia, durante la seconda guerra mondiale, che venne distrutta in larga parte.

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 maggio 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli-

 

 

● Altra giornata ad alta tensione in Iraq. A 48 ore dall’inizio della Jihad decretata dagli uomini fedeli al leader sciita radicale Moqtada Al Sadr, la città di Nassiriya è teatro di scontri che stanno mettendo a dura prova i militari italiani. Fatti di sangue si registrano, comunque in tutto il Paese, mentre la Comunità Internazionale attende con ansia il 30 giugno, data in cui ci sarà il passaggio delle consegne alle autorità irachene. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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“Le truppe statunitensi rimarranno in Iraq anche dopo il 30 giugno per garantire la sicurezza nel Paese”. Così ieri il presidente statunitense, George W. Bush, nel tradizionale messaggio radiofonico del sabato alla nazione, assicurando, comunque, che in quella stessa data il nuovo governo provvisorio assumerà l’autorità sovrana del Paese del Golfo. Le dichiarazioni del capo della Casa Bianca arrivano dopo quelle del segretario di Stato americano, Colin Powell, e del capo dell’Autorità civile statunitense in Iraq, Paul Bremer, che, invece, hanno precisato come l’ultima parola spetti al nuovo esecutivo iracheno.

 

E mentre i sondaggi danno in caduta libera la popolarità di Bush in vista delle elezioni presidenziali di novembre, la situazione in Iraq resta drammaticamente tesa. Da questa mattina i miliziani dell’Esercito Mehdi, fedeli al leader radicale sciita Moqtada al Sadr, sono penetrati nell’ospedale di Nassiriya e hanno aperto il fuoco contro l’adiacente sede dell’Autorità provvisoria della coalizione. Scontri poi si sono verificati praticamente in tutta la città, anche nella notte, con un bilancio di quattro soldati italiani lievemente feriti. Una bomba esplosa in un mercato ne ha causato, invece, altri 20 tra i civili. Una breve incursione è stata effettuata a Kerbala, nel centro del Paese, da alcuni carri armati della coalizione, che sono arrivati fino ai mausolei dell’imam Hussein e dell’imam Abbas. Tre morti si segnalano a Bassora, città controllata dalle truppe britanniche, che sembrano dovere affrontare crescenti difficoltà. Gli scontri tra miliziani sciiti e le forze inglesi ad Amara, infatti, hanno registrato nelle ultime 24 ore almeno 20 vittime tra le file dei ribelli. Due forti esplosioni hanno fatto tremare anche oggi l’area di Baghdad in cui si trova il quartier generale americano. Sul piano diplomatico, intanto, una indiscrezione filtrata da Londra ipotizza che il premier britannico Blair e il presidente americano Bush si recheranno insieme in Iraq nel tentativo di domare la crescente rabbia scaturita dal trattamento dei prigionieri iracheni subito per mano delle forze alleate. Secondo il settimanale “New Yorker”, infine, le torture nel carcere di Abu Ghraib sarebbero frutto di una decisione approvata segretamente nell’autunno 2003 dal segretario alla Difesa statunitense, Donald Rumsfeld.

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●Si moltiplicano in Gran Bretagna le voci che vorrebbero Tony Blair dimissionario subito dopo l’estate, per essere sostituito dal Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown. Tale eventualità, tuttavia, non sembra rientrare nelle intenzioni del primo ministro britannico, che, secondo quanto riferisce stamani il quotidiano “Guardian”, rimarrà al proprio posto almeno fino alle elezioni in Iraq del gennaio 2005.

 

●Nuovi episodi di violenza anche in Afghanistan. Un soldato americano è stato ucciso e altri due suoi commilitoni sono rimasti feriti ieri in un agguato a un convoglio presso Girishk, nella provincia meridionale dell’Helmand. Non ha fortunatamente causato vittime, invece, l’esplosione di un ordigno vicino i locali di un’agenzia dell’Onu a Maimana, nel nord-ovest del Paese.

 

●Sempre più tesa la situazione anche in Medio Oriente. La demolizione delle case palestinesi nella Striscia di Gaza, ha detto stamani Yasser Arafat, rappresenta “una crudele aggressione di Israele contro il nostro popolo”. Dal Forum economico in Giordania, anche il segretario di Stato americano, Colin Powell, si è detto contrario alle distruzioni, definite dalla Lega Araba “crimini di guerra”. Nei Territori, intanto, si registrano nuovi episodi di violenza. Ci riferisce Graziano Motta:

 

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Il programma israeliano di demolizione di case palestinesi nella striscia di Gaza, per allargare l’asse stradale cosiddetto ‘Filadelfia’ lungo il confine con l’Egitto, è condizionato da una sentenza odierna dell’alta Corte di giustizia, a cui avevano fatto appello 13 abitanti. Potrà, cioè, essere attuato solo per esigenze militari immediate e se la vita dei soldati è in pericolo. Diversamente, gli interessati dovranno ricevere un preavviso scritto perché possano appellarsi alla magistratura. La questione è divenuta di grande attualità dopo le recenti operazioni israeliane nel campo di Rafah, in cui 7 soldati sono stati uccisi e alcuni feriti da guerriglieri.

 

         Il segretario di Stato americano, Colin Powell, dopo essersi dichiarato contrario alle demolizioni, pur riconoscendo il diritto di Israele alla legittima difesa, ha accusato Arafat di sabotare gli sforzi per far avanzare il processo di pace. Powell ha fatto esplicito riferimento al discorso in cui Arafat ha chiamato i palestinesi a proseguire la lotta e, citando il Corano, ad avere “la forza di terrorizzare i nemici”.

 

                  Per invocare il ritiro di coloni e soldati da Gaza ieri sera 100 mila israeliani pacifisti e aderenti ai partiti di sinistra hanno manifestato nella piazza centrale di Tel Aviv. A Gaza città elicotteri israeliani hanno compiuto incursioni contro due uffici delle Brigate dei martiri di Al Aqsa e contro la sede di un giornale di informazione.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta

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●“Il mandato popolare conferisce una grande responsabilità”. Così ieri Sonia Gandhi, vedova del defunto primo ministro Rajiv Gandhi, dopo la designazione a leader del gruppo parlamentare del Congresso, partito vincitore a sorpresa delle elezioni svoltesi in India, in più tappe, dal 20 aprile al 10 maggio. Questo rappresenta il primo passo verso la premiership, che, con ogni probabilità, le sarà conferita dal presidente Kalam nei prossimi giorni, dopo le trattative con i partiti che daranno vita alla coalizione. 

 

●La Coalizione dei filippini uniti (Knp) ha accusato ieri la presidente uscente Gloria Macapagal Arroyo di brogli elettorali, mentre i primi risultati parziali danno in testa la figlia dell’ex-capo di Stato, Diosdado Macapagal. A cinque giorni dalle elezioni è di appena il 12 per cento la quantità dei voti scrutinati, in una procedura che probabilmente impiegherà settimane. La tornata elettorale, infatti, non stabilirà solo il nome del presidente, del suo vice e dei membri dell’assemblea nazionale, ma anche la scelta di 17.000 amministratori locali.

 

●In un Paese scosso dalla più grave crisi economica degli ultimi dieci anni, oltre cinque milioni di dominicani sono chiamati oggi alle urne per eleggere il nuovo presidente. I candidati in lizza sono una decina, ma la partita si gioca tra l’attuale capo dello Stato, Hipolito Mejia, del socialdemocratico Partito rivoluzionario dominicano (Prd), e l’ex presidente Leonel Fernandez, del Partito della liberazione dominicana (Pld). Secondo alcuni sondaggi, proprio quest’ultimo dovrebbe imporsi superando di poco il 50% dei suffragi, quota necessaria per evitare il ballottaggio.

 

●La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha chiesto ieri al capo della magistratura di rivedere il “più rapidamente possibile” il dossier dell’intellettuale dissidente Hashem Aghajari. Quest’ultimo è stato condannato a morte per apostasia nel 2002, per aver messo in discussione in pubblico alcuni precetti della religione e della Repubblica islamica.     

 

●In Serbia si è arreso ieri alla polizia un nuovo ricercato eccellente. Dopo il latitante numero uno, l’ex capo delle forze speciali dei servizi segreti Milorad ‘Legija’ Lukovic, si è costituito Dejan Milenkovic detto ‘Bugsy’. Quest’ultimo è stato coinvolto nel febbraio del 2003 in un fallito attentato contro il premier serbo Zoran Djindjic, che appena un mese dopo sarebbe caduto sotto i colpi dei killer. Lo hanno riferito fonti del ministero della Giustizia.

 

●Sono tutti morti i 33 passeggeri dell’aereo scomparso giovedì sera in Brasile. Per cause ancora non precisate, il Brasil-120 è precipitato in piena selva amazzonica, a circa 16 chilometri dalla città di Manaus, nell’estremo nord del Paese.

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