RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 134 - Testo della trasmissione di giovedì 13 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In corso a Roma il
capitolo generale dei padri Bianchi
Concluso
a Firenze il Congresso mondiale della Global March
Partita
a Cannes la 57.ma edizione del Festival del cinema
Ancora
una giornata di combattimenti in Iraq, dove arriva – a sorpresa – il segretario
alla Difesa statunitense Donald Rumsfeld. Polemiche a Washington sulle violenze
nelle carceri irachene
Dura
risposta di Israele all’uccisione dei 5 soldati israeliani uccisi ieri a Gaza.
Incursioni aeree a Rafah: perdono la vita 12 palestinesi
Scontri
in Nigeria: almeno 400 i cristiani uccisi nella città settentrionale di Kano.
13
maggio 2004
IL
RISPETTO DEI VALORI E DELLE TRADIZIONI RELIGIOSE ALLA BASE DI
UNA
SOCIETA’ FONDATA SULLA PACE E IL DIALOGO: COSI’ IL PAPA AL
PRESIDENTE
DEL SENEGAL,
ABDOULAYE WADE, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Giovanni
Paolo II ha ricevuto stamani in udienza il presidente senegalese, Abdoulaye
Wade, con la moglie e il seguito. Nel discorso per l’occasione, il Papa ha
ricordato il suo viaggio apostolico in Senegal, nel 1992, ed ha espresso
l’auspicio che si possa finalmente costruire una società fondata sul dialogo e
la pace. Il servizio di Alessandro Gisotti:
*********
“JE DEMANDE AU TRES-HAUT DE SOUTENIR LES EFFORTS…“.
Parlando al presidente del Senegal, il Papa ha invocato il
sostegno di Dio per quanti sono impegnati nell’edificazione di una società
fondata sulla giustizia e sulla pace. Una società costruita “nel rispetto dei
valori e delle tradizioni religiose proprie ad ognuno”.
Rispetto, ha detto, che “contribuisce all’unità nazionale,
ma al tempo stesso mantiene la concordia e la promozione del fraternità fra
tutti i membri della società”. Quindi, il Pontefice ha impartito la sua
benedizione al popolo del Senegal ed ha auspicato che il presidente possa
attuare al meglio il suo impegnativo compito.
*********
“SIATE UOMINI DI PREGHIERA E GIOIOSI TESTIMONI DI
CRISTO
NEL CAMPO DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI”:
È L’INVITO
RIVOLTO STAMANE DAL PAPA AL CAPITOLO GENERALE DEI PAOLINI
“Essere San Paolo oggi vivente. Una Congregazione che si
protende in avanti”: in queste parole – ha detto il Papa - c’è tutto don
Giacomo Alberione, fondatore dei Paolini, beatificato un anno fa. E’ questo il tema del Capitolo generale
della Società San Paolo, riunito in questo mese di Maggio ad Ariccia, vicino
Roma. In quest’occasione il Santo Padre ha accolto oggi in Vaticano, i Paolini,
accompagnati dal nuovo Superiore generale don Silvio Sassi. Il servizio di
Roberta Gisotti:
**********
Ripartire
da Cristo e da san Paolo: questo suggerisce la testimonianza di don Alberione.
“Da questa fedeltà al carisma dipende il futuro della vostra Congregazione”, ha
detto Giovanni Paolo II ai Paolini. “Impegnatevi ad unire sempre, alla
necessaria competenza professionale, una costante ricerca della santità. Siate
anzitutto uomini di preghiera e gioiosi testimoni” di Cristo, nel campo delle
comunicazioni sociali “assai importante per la nuova evangelizzazione.” “Ogni
nuova generazione di Paolini deve in un certo senso riscoprire San Paolo”
“Domandatevi sempre”: che cosa farebbe lui
“se si trovasse a vivere ai nostri tempi? E’ lo stesso Don Alberione –
ha suggerito il Papa - a rispondervi: ‘Se San Paolo vivesse, continuerebbe ad
ardere di quella duplice fiamma … lo zelo per Dio ed il suo Cristo, e per gli
uomini d’ogni paese. E per farsi sentire salirebbe sui pulpiti più elevati e
moltiplicherebbe la sua parola con i mezzi del progresso attuale”
Un programma apostolico “impegnativo” per offrire “un prezioso
contributo alla missione della Chiesa nel terzo millennio.” Poi il saluto
finale:
“Vi guidi e vi
accompagni Maria Santissima, Regina degli Apostoli. Io vi assicuro un ricordo
particolare nella preghiera e di cuore benedico voi e tutti i vostri Confratelli”.
Fondata nel
1914 la Società di san Paolo, è composta da religiosi, sacerdoti e laici
consacrati, in tutto 1060 membri, sparsi in 111 Case, ed opera oggi in 28 Paesi
di tutti i Continenti, per diffondere il messaggio cristiano attraverso ogni mezzo
di comunicazione. Molteplici sono dunque le attività della Congregazione:
editoria libraria, giornalistica, cinematografica, musicale, televisiva,
radiofonica, audiovisiva, multimediale, telematica, oltre a Centri di studio e
ricerca, formazione ed animazione.
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GIOVANNI
PAOLO II AUGURA PRONTA GUARIGIONE
AL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CARLO AZEGLIO CIAMPI,
INFORTUNATOSI
ALLA CLAVICOLA IN UN INCIDENTE DOMESTICO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Giovanni
Paolo II ha telefonato, stamani, al presidente della Repubblica Italiana, Carlo
Azeglio Ciampi, per augurargli un “pronto ristabilimento” dopo un incidente
domestico, che ha procurato al Capo dello Stato una leggera frattura alla
clavicola destra. E’ quanto ha reso noto il direttore della Sala Stampa della
Santa Sede, Joaquin Navarro-Valls, aggiungendo che il Papa ha “trovato molto
bene” il presidente Ciampi. La telefonata, molto cordiale, si è chiusa con un
tipico augurio polacco: “Lunga vita”.
Il presidente della Repubblica si è
infortunato in un incidente domestico, la notte scorsa, al ritorno da una
visita a Pavia. Le radiografie praticategli all’ospedale del Celio hanno
evidenziato una frattura della clavicola destra, che è stata immobilizzata
assieme alla spalla e al braccio, ma non ingessata. Ciampi - che a dicembre ha
compiuto 83 anni e proprio oggi festeggia il quinto anniversario dell’elezione
a Capo dello Stato - è apparso di buon umore ai collaboratori, che stamani sono
andati a visitarlo. Da tutto il mondo politico e istituzionale stanno
giungendo, in queste ore, al presidente Ciampi calorosi auguri di pronta
guarigione.
Le
udienze al Quirinale sono state sospese per i prossimi 2-3 giorni. I medici
hanno disposto un breve periodo di riposo. E’ quasi certo che Ciampi non potrà
partecipare - domenica prossima - in Spagna ai festeggiamenti per il matrimonio
del figlio del re di Spagna Juan Carlos. Sono, invece, confermati al momento il
viaggio in Romania, a fine mese, per il vertice dei capi di Stato del Centro
Europa; gli impegni per le celebrazioni del 2 giugno (Festa della Repubblica) e
il viaggio in Cina dal 5 al 10 giugno prossimi.
OGGI
13 MAGGIO LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DI
FATIMA.
23 ANNI FA
L’ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II IN PIAZZA SAN PIETRO
-
Intervista con don Clemente Dotti -
La Chiesa oggi fa memoria della Madonna di Fatima. Il 13
maggio del 1917 la Vergine appariva a tre pastorelli nella Cova da Iria a
Fatima: Lucia, Francesco e Giacinta. E sempre il 13 maggio, ma di 23 anni fa, nel
1981, Giovanni Paolo II era vittima dell’attentato a Piazza San Pietro. Ieri,
durante l’udienza generale, il Papa, ricordando l’odierna ricorrenza della
Vergine di Fatima, ha invitato i fedeli a rivolgersi incessantemente e con
fiducia alla Madonna, affidando a Lei ogni necessità. Ma quale messaggio viene
da Fatima? Giovanni Peduto lo ha chiesto a don Clemente Dotti, responsabile del
settore delle confessioni nel santuario di Fatima.
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R. – Il messaggio è prima di tutto quello della pace. La Madonna ha chiesto qui a Fatima, anzitutto la pace
durante la prima Guerra Mondiale e ha chiesto di pregare perché il conflitto
finisse. Voglio ricordare che è presente qui a Fatima un pezzo del muro di
Berlino, una barriera che si è elevata per odio contro la gente, contro la
Chiesa, buttato poi giù dalla fede del popolo. Qui a Fatima è presente questo
pezzo di muro per testimoniare che la Madonna è riuscita ad entrare e vincere,
anche lì dove pareva fosse insormontabile la cortina dell’ateismo. Oggi c’è ancora
bisogno di pace, c’è bisogno di pregare. La Madonna ha detto appunto che la
preghiera è l’unico mezzo che ci porta ad ottenere la pace, perché la pace è un
dono di Dio.
D. – Dei tre veggenti di Fatima oggi è ancora vivente suor
Lucia. Ci può dire qualcosa di lei?
R. – Lei è nel Carmelo. Ha chiesto la clausura per stare
in comunione con Dio, nella preghiera. Anche se ha 97 anni è ancora lucidissima
di mente. Alla domanda di un cardinale “Che cosa ha provato lei quando ha visto
la Madonna?”, l’ha guardato con gli occhietti vispi e ha detto: “Eminenza, i
nostri vocabolari non contengono queste parole”. Ecco la vivacità di questa
donna che ha 97 anni.
D. – La memoria liturgica della Madonna di Fatima è legata
all’attentato subito dal Papa proprio il 13 maggio del 1981, 23 anni fa…
R. – Effettivamente da quel giorno il Papa ha conosciuto più profondamente il messaggio
di Fatima, tant’è vero che è venuto tre volte. Il legame, dunque, del Papa con
Fatima è certamente molto profondo. Sicuramente è però aumentato molto dopo
l’attentato, perché ha riconosciuto che una mano materna ha deviato il
proiettile che sarebbe stato per lui fatale. Il 13 maggio 1981, giorno
dell’attentato, non solo per il Papa è stato un momento di crescita nella
devozione alla Madonna, ma anche per i fedeli che hanno riconosciuto in questo
segno della Madonna, misterioso, una protezione materna, perché questo Papa,
anche se malato, continuasse a diffondere il messaggio al mondo intero e nella
sua malattia desse segni di una vitalità, di una forza interiore non posseduta
da tutti. Lui, nella sua età e nella sua malattia, continua ad essere in prima
linea e a proclamare con voce forte le verità.
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FIRMATO
A BRATISLAVA L’ACCORDO TRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA
SLOVACCA
SULL’EDUCAZIONE
E SULL’ISTRUZIONE CATTOLICA
Oggi è
stato sottoscritto a Bratislava l’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica
Slovacca sull’educazione e sull’istruzione cattolica.
Hanno firmato l’Accordo il presidente slovacco Rudolf
Schuster e l’arcivescovo Henryk Józef Nowacki, nunzio apostolico nella
Repubblica Slovacca.
Con riferimento all’Accordo Base tra la Santa Sede e la
Repubblica Slovacca, firmato nel 2000, il presente Accordo riconosce il diritto
della Chiesa Cattolica all’educazione. Regola poi l’insegnamento della
religione nelle scuole pubbliche, l’Università Cattolica e la pastorale
universitaria. L’Accordo entrerà in vigore dopo lo scambio degli strumenti di
ratifica.
DOMENICA
16 MAGGIO LA CANONIZZAZIONE
DEL
MONACO LIBANESE NIMATULLAH KASSAB AL-HARDINI:
ERA INSEGNANTE, SARTO E RILEGATORE DI LIBRI,
UOMO DEL DIALOGO
E
DELLA SPERANZA, AMATO ANCHE DA MUSULMANI E DRUSI
-
Intervista con il postulatore, padre Paolo Azzi -
Tra i sei nuovi santi che Giovanni Paolo II proclamerà domenica
prossima 16 maggio c’è anche il monaco libanese maronita Nimatullah Kassab
Al-Hardini. Un religioso vissuto nella prima metà del 1800, che sarà il terzo
santo del Libano. Nimatullah, questo nome vuol dire “Dono di Dio”, non fu solo
un monaco: svolse anche il lavoro di insegnante, sarto e rilegatore di libri.
Sulla sua figura ci parla il postulatore della causa di canonizzazione, padre
Paolo Azzi, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – Il monaco Nimatullah non aveva tempo libero. E’ stato
un vero monaco che ha applicato in modo totale la regola monastica, ora et
labora. Un uomo di grande spiritualità e di una grande visione scientifica
per se stesso ma anche per gli altri. Apriva scuole gratuite per i ragazzi.
Rilegava libri e manoscritti tradotti anche da lingue straniere. Ma la sua
scienza non era una chiusura su di sé, era una apertura missionaria verso
quelli che avevano bisogno della sua carità o della sua scienza. Molto attento
al mosaico della comunità Libanese, non faceva distinzione tra musulmani, drusi
o cristiani nella sua missione. L’essenziale per lui era di salvare gli altri
come cercava di salvare la sua anima. Il suo celebre slogan era “beato quello
che riesce a salvare la sua anima”.
D. – Ci può raccontare un episodio significativo della sua
vita?
R. – Ha giocato un ruolo eccezionale nelle opere
caritative durante il massacro dei cristiani nel 1845. Era presso ogni famiglia
e ogni orfano, aiutava, insegnava e pregava. Tutta la sua attività e
spiritualità era concentrata in un amore infinito per il Signore e una
devozione straordinaria per la sua Madre. Davanti alla porta della sua cella
c’era l’icona della Madonna chiamata da tutti “la Madonna di Hardini”.
D. – Cos’è la santità per Al-Hardini?
R. - La santità di Hardini è una valorizzazione delle
virtù teologali e cardinali. Un uomo dello Spirito Santo che ha lavorato su se
stesso per essere un piatto di carità nel refettorio degli altri. Pregava in
abbondanza, meditava davanti al Santissimo ore e ore, e pregava il Rosario ogni
giorno, e dormiva poco e lavorava molto. La santità per lui non era una teoria
ma una pratica di ogni giorno, ogni tempo e ogni momento.
D. – Quale messaggio porta questo nuovo santo al Libano di
oggi?
R. – Il messaggio del Beato Nimatullah è un messaggio di
amore, pace e speranza. Il popolo di Nimatullah è un popolo che ha vissuto
sempre nella sua storia una Settimana Santa continua. E per vincere la
disperazione, ha seguito la strada della speranza. La sua canonizzazione è una
lettera aperta indirizzata al Libano che ha sofferto molto e ai libanesi che
hanno bisogno di pace e per la terra martirizzata del Medio Oriente.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, Giovanni
Paolo II ha ricevuto un gruppo di vescovi degli Stati Uniti in visita ad
Limina.
In Guatemala, il Santo Padre ha nominato vescovo di Zacapa
y Santo Cristo de Esquipulas, mons. José Aníbal Casasola Sosa, amministratore diocesano
della medesima circoscrizione ecclesiastica e parroco di Gualán. Nato il 4
novembre del 1949 nel municipio di La Unión, nella diocesi di Zacapa, ha
ricevuto l'Ordinazione sacerdotale nel 1977. E’ stato direttore della Scuola
diocesana per i Laici, assessore diocesano e nazionale dei “Cursillos de
Cristiandad” e presidente della Commissione diocesana di Zacapa per il Giubileo
2000.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Iraq con
un articolo dal titolo "Nell'abisso della disumanità", in riferimento
all'imperversare delle brutalità ed alle nuove foto che documentano gli abusi
sui detenuti iracheni.
Nelle vaticane, il discorso di
Giovanni Paolo II ai partecipanti al Capitolo Generale della Società San Paolo:
"Dalla fedeltà al carisma - ha detto il Papa - dipende il futuro della
Congregazione".
Le solenni Celebrazioni
presiedute dal Cardinale Renato Raffaele Martino in occasione della memoria
liturgica della Beata Vergine di Fatima, nella cittadina portoghese.
Nelle estere, la notifica
dell'Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Slovacca sull'educazione e
sull'istruzione cattolica.
Medio Oriente: la battaglia si
sposta a Rafah, mentre l'esercito israeliano si ritira da Gaza dopo la
riconsegna dei resti dei sei soldati uccisi.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Oggi", una riflessione di Roberto Bernabei dal titolo
"L'affetto è un elisir di lunga vita": la geriatria è soprattutto una
prospettiva assistenziale che considera tutte le varie dimensioni della
persona.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la crisi irachena. Il pm militare indaga sul carcere di Nassiriya. Il
Governo: non sapevamo degli abusi.
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13 maggio 2004
CRISI MEDIORIENTALE E TIMORI DI UNO SCONTRO DI
CIVILTA’:
NE
PARLA AI NOSTRI MICROFONI IL CARDINALE ROBERTO TUCCI
La crisi in Iraq e nel Medio Oriente, il ruolo della
comunità internazionale, i timori che i conflitti attuali possano trasformarsi
in uno scontro di civiltà, il prossimo incontro ai primi di giugno in Vaticano
tra Giovanni Paolo II e il presidente degli Stati Uniti Gorge Bush: questi i
temi al centro del commento odierno del cardinale Roberto Tucci, raccolto da
Luca Collodi.
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Io ho letto questa mattina una bella intervista con il
cardinale Laghi – ricordiamo che il cardinal Laghi fu inviato dal Papa presso
Bush per convincerlo a non scatenare questa disastrosa guerra, disastrosa come
si sta rivelando oggi: credo che sia molto importante che ci sia questo
incontro. D’altra parte ho letto il libro di Huntington, “The Clash of
Civilizations”, lo scontro tra le culture. Non credo che l’autore intendesse
dire che fosse inevitabile, ma che ci fosse il pericolo. Naturalmente, temo che
stiamo facendo il possibile per farlo diventare una realtà. Io non credo alla
ineluttabilità degli eventi storici.
C’è sempre l’uomo, e l’uomo nel male e nel bene, e nel
bene l’uomo può impedire che certi processi, che sembrano inevitabili, non
siano più inevitabili. E se c’è qualcuno che ha fatto ed ha operato in questa
direzione, è stato il Papa. Il Papa è stato quello che si è battuto perché non
si arrivasse ad uno scontro di civiltà e ad uno scontro tra religioni.
E’ molto
importante, questo fatto: aver paura dello scontro, aver paura nel senso di
aver paura che avvenga, e cercare di far sì che non avvenga. E credo che una
delle cose principali sia, per esempio, quello che il Papa ieri ha detto,
quando il Papa ha chiesto di pregare per la pace nel mondo, specialmente in
Iraq e in Medio Oriente – quindi il Papa mette sempre in collegamento Iraq e
Medio Oriente: non basta far qualcosa in Iraq, bisogna far qualcosa
contemporaneamente in Israele, e lì la responsabilità degli Stati Uniti è
altrettanto grande.
Il Papa ha parlato del sostengo della comunità
internazionale: ecco, questo è un altro punto importante sul quale il Papa è
sempre ritornato, sia quando si cercava di scongiurare la guerra, sia adesso
che la guerra è avvenuta e che la pacificazione non si riesce a realizzare.
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ALLE ELEZIONI IN INDIA VITTORIA A SORPRESA DEL
PARTITO DEL CONGRESSO.
STASERA LE DIMISSIONI DEL
PREMIER VAJPAYEE
- Intervista con Padre Carlo Torriani -
Risultato a sorpresa nelle elezioni legislative che si sono
tenute in India dal 20 aprile al 10 maggio scorsi. A spoglio delle schede quasi
ultimato il Partito del Congresso, finora all’opposizione, risulta nettamente
in testa, con 145 seggi su 119 dei nazionalisti indù del Bharatiya Janata Party
(Bjp). In progresso anche i partiti di sinistra, tradizionalmente alleati del
Congresso. Il Bjp del premier Vajpayee ha ammesso la sconfitta e stasera stessa
il capo del governo dovrebbe rassegnare le dimissioni. Tra le prime
dichiarazioni del partito di Sonia Gandhi, che si propone come futuro premier,
l’intenzione di favorire pienamente il dialogo con il Pakistan, per risolvere
la decennale ostilità che divide le due confinanti potenze nucleari. Il
servizio da New Delhi:
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E’ stata una secca bocciatura per il governo indù
nazionalista di Vaj-payee e per la sua campagna elettorale basata sull’idea di
“India Shining” – India splendente. L’India ha svoltato a sinistra ed ha
premiato il Congresso di Sonia Gandhi, che da otto anni era all’opposizione.
L’alleanza di governo, che ha voluto queste elezioni anticipate per sfruttare
un momento economico favorevole, ha perso quasi il 15 per cento dei seggi
rispetto alle elezioni del ’99. E’ stato un travaso di voti verso il partito
del Congresso ed altri partiti laici che hanno ampiamente oltrepassato la
soglia dei 200 seggi. Il magico numero per raggiungere la maggioranza assoluta
di 272 seggi, nessuno dei due schieramenti è in grado di raggiungerlo. Come
hanno previsto gli exit-polls, da queste elezioni non emerge nessun chiaro
vincitore. I risultati non sono ancora definitivi, ma è probabile che il
presidente Abdul Kalam darà l’incarico al Congresso per formare un governo. E
qui sorgono molti interrogativi su chi sarà il futuro premier. Alcuni alleati
del Congresso avrebbero posto il veto sulla candidatura di Sonia Gandhi a primo
ministro in quanto di origini straniere.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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Ma
quali sono le motivazioni di questo risultato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
a Padre Carlo Torriani, missionario del Pime da 35 anni in India:
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R. – In India, influisce molto la regola dell’alternanza,
cioè chi è al governo si logora perché non riesce a soddisfare tutte le
promesse che generalmente si fanno durante le campagne elettorali. Questa può
essere una interpretazione. L’altra è che il Bharatiya Janata Party ha fatto
tutta una politica per cui ha favorito la classe media, la borghesia, le classi
urbane, mentre tradizionalmente il partito del Congresso si è sempre basato
sull’elettorato più povero delle campagne, quindi probabilmente anche questo
potrebbe avere influito in queste elezioni.
D. – A questo punto, quali sono le difficoltà che il
partito di Sonia Gandhi dovrà affrontare per creare il nuovo governo?
R. – La scelta del premier sarà molto contestata perché la
battaglia s’è sempre fatta contro le origini straniere di Sonia Gandhi e questo
ha influito molto sull’opinione pubblica.
D. – Come la Chiesa cattolica in India guarda all’esito di
queste consultazioni?
R. – Penso che la Chiesa cattolica sia soddisfatta perché
il Bharatiya Janata Party non è stato capace di controllare le frange
estremiste che l’hanno portato al governo e non è stato capace di spegnere
questa campagna anti-cristiana che è stata condotta in questi ultimi anni. La
Chiesa s’è sempre rivolta a quelli che soffrono di più nella struttura sociale
attuale, e quindi è auspicabile che il partito del Congresso che si è sempre
basato sull’elettorato dei tribali e dei fuori-casta, oltre che anche dell’alta
casta dei brahmini, possa agire in favore di questi settori della popolazione.
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13
maggio 2004
APPELLO
POST-ELETTORALE DEL FORUM NAZIONALE DEI CRISTIANI DELL’INDIA
AI POLITICI
VINCITORI DELLE ELEZIONI, PERCHE’ ESERCITINO IL LORO MANDATO
CON
SENSO DI RESPONSABILITÀ
DELHI. = Le Chiese cristiane dell’India,
all’indomani delle chiusura delle urne nel Paese asiatico, si appellano ai
politici affinché rispondano con senso di responsabilità al mandato loro
affidato dai cittadini attraverso il voto. L’arcivescovo di Delhi, Vincent
Concessao, presidente del Forum nazionale dei cristiani uniti - che riunisce la
Conferenza episcopale dei vescovi indiani, il Consiglio nazionale delle Chiese
dell’India e la Fratellanza evangelica dell’India - si è detto soddisfatto per
il regolare svolgimento delle elezioni. Il Forum ha comunque espresso il suo
rammarico per gli episodi di violenza e le morti in alcune parti della nazione
e manifestato la sua preoccupazione per le discrepanze segnalate tra le liste
dei votanti e gli elettori, che hanno impedito a migliaia di persone di
esercitare il loro fondamentale diritto di voto. I leader cristiani ricordano
che la popolazione si affida ai suoi rappresentanti eletti perché sia formato
un governo che agisca nello spirito della costituzione indiana: “Un atto di
fiducia sacro che non può essere tradito”. Il Forum ha inoltre ribadito
l’impegno della Chiesa cristiana per la democrazia secolare e per costruire la
pace e l’armonia tra tutte le diverse componenti della popolazione per il bene
dell’intera nazione. (G.L.)
ALLARME
CARESTIA IN MONGOLIA. L’ORGANIZZAZIONE “AZIONE CONTRO LA FAME”
CHIEDE
AIUTO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE: 70 MILA FAMIGLIE A RISCHIO
MISERIA
IN UN PAESE COLPITO DA GRAVI PROBLEMI CLIMATICI ED ECONOMICI
- A
cura di Francesca Pierantozzi -
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PARIGI. = La miseria
dimenticata, bambini che vivono in cunicoli sotterranei, la fame, la carestia:
anche questo è la Mongolia, un Paese citato di frequente negli itinerari
turistici ma dimenticato quando si tratta di aiuti umanitari. Per portare
l’attenzione della comunità internazionale su una crisi che potrebbe
trasformarsi in tragedia nazionale, l’organizzazione “Action contre la faim”
– Azione contro la fame (Acf) – ha indetto una conferenza stampa a Parigi. Di
ritorno da un viaggio in Mongolia, il presidente di Acf, Jean-Christophe
Ruffin, ha parlato di una fortissima insicurezza alimentare nel Paese dovuta ad
una serie senza precedenti di catastrofi climatiche che hanno decimato il
bestiame. Secondo Ruffin, è in gioco la sopravvivenza di circa 70 mila famiglie
in un Paese completamente perturbato – così ha detto – dal passaggio ad un
liberalismo selvaggio. Action contre la faim fa appello alla
mobilitazione in vista dell’inverno, quando le temperature raggiungono anche 40
gradi sotto lo zero.
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IN CORSO A ROMA IL CAPITOLO GENERALE DEI PADRI
BIANCHI
CHE
DOVRA’ ELEGGERE IL NUOVO SUPERIORE GENERALE E STUDIARE
I
NUOVI OBIETTIVI MISSIONARI DELL’ISTITUTO FINO AL 2010
ROMA. = Un bilancio della vita interna e lo studio
di nuove piste missionarie. Sono di due obiettivi principali del 26.mo Capitolo
generale della Società dei Missionari d’Africa, familiarmente conosciuti come
Padri Bianchi, in corso nella Casa generalizia dell’Istituto, a Roma. Nella
solenne concelebrazione eucaristica d’apertura – riferisce la Fides - il
superiore generale, p. Francois Richard, aveva sottolineato all’omelia che la
Società dei Padri Bianchi, “a 136 anni dalla sua fondazione, deve ancora
lasciarsi stupire dal roveto ardente”, allo stesso modo in cui un uomo anziano
come Mosè lo fu davanti alla chiamata di Dio. Tra i primi interventi,
l’animatore spirituale del Capitolo, Hans Schrenk, ha proposto tre modelli per
rispondere alle domande sul chi e il perché della missione: Nelson Mandela,
l’Apostolo Pietro e Giovanni, il discepolo prediletto da Gesù. Il Capitolo è
chiamato ad esaminare l’attività dell’istituto negli ultimi sei anni, studiare
i diversi aspetti della vita dell’istituto, indicare le vie della missione dei
Padri Bianchi per il prossimo mandato che arriverà al 2010 ed eleggere il nuovo
governo della Congregazione. Al Capitolo generale, che dovrebbe durare circa 6
settimane, partecipano 60 membri di 18 nazioni, che arrivano a 24 se si
includono quanti lavorano o studiano presso la Casa Generalizia. Fondati nel
1868 dal Card. Charles Lavigerie per l’evangelizzazione dell’Africa, i Padri
Bianchi sono attualmente 1.770. (A.D.C.)
PRESENTATO
OGGI A ROMA, IL CONCERTO IN VATICANO DEL GRUPPO MUSICALE
GEN
ROSSO, IN OCCASIONE DEL 40.MO ANNIVERSARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO. L’EVENTO SI
TERRA’ IL PROSSIMO 18 MAGGIO,
IN AULA PAOLO VI ALLE ORE 20.30, NEL GIORNO
DEL COMPLEANNO DEL PAPA
ROMA. = “Questo concerto sarà un modo per
celebrare lo spirito del Dialogo, inteso come armonia, rispetto, assenza di
barriere”. Sono le parole con le quali l’arcivescovo Michael Fitzgerald,
presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, ha
presentato oggi il concerto del Gen Rosso, un gruppo musicale legato al
Movimento dei Focolari che da anni gira il mondo con il suo messaggio artistico
di pace e di dialogo tra i popoli. Organizzato dal dicastero vaticano in
occasione del quarantennale della sua fondazione, il concerto si terrà
nell’Aula Paolo VI martedì 18 maggio, giorno dell’84.mo compleanno di Giovanni
Paolo II. Il titolo del concerto riecheggia i Salmi: “Voglio svegliare
l’aurora. Questa scelta che ispira le canzoni del Gen Rosso, ha osservato mons.
Fitzgerald, “è emblematica, perché pur avendo radici ebraiche queste preghiere
valicano le frontiere religiose e sono riconosciuti quale testo sacro e
sapienziale da Cristianesimo, Ebraismo e Islam”. Una griglia tematica
collegherà le canzoni: giustizia, diritti umani, ricerca trascendente,
globalizzazione, malattia, ponendo l’accento sui valori della pace e della
fraternità, e con un occhio di riguardo alle comuni radici dei popoli europei.
L’ossatura portante sarà l’orchestra di 40 elementi della Filarmonica di
Milano, che affiancherà il Gen Rosso in un concerto di canzoni che non vuole
essere né musical né recital, con scenografie essenziali, qualche coreografia e
la lettura teatrale degli antichi Salmi. Per questo,sul palco salirà un cast
internazionale con la partecipazione straordinaria della cantante israeliana
Noa, e gli attori Claudia Koll, Vincenzo Bocciarelli e Giovanni Scifoni.
CONCLUSO
A FIRENZE IL CONGRESSO MONDIALE DELLA GLOBAL MARCH:
AL
CENTRO DELL’INTERESSE, LO SFRUTTAMENTO MINORILE
CHE
VEDE VITTIME CIRCA 250 MILIONI DI BAMBINI
- A
cura di Laura Sposato -
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FIRENZE. = Oggi giorno della
festa, ma senza dimenticare il dramma di 246 milioni di bambini schiavi e
sfruttati nel mondo; oggi, il giorno dell’euforia, tutti insieme, delegati,
bambini, relatori, partecipanti e sostenitori del Congresso mondiale della
Global March, e fiorentini, amici dei bambini, in strada per la chiusura, per
la piccola marcia da Piazza Signoria attraverso il centro fino a Santissima
Annunziata, Piazza dell’Ospedale degli Innocenti, storico simbolo dei bambini
fiorentini e oggi di quelli di tutto il mondo. Il Congresso è stato un
successo: così lo hanno esaltato gli interventi istituzionali di stamattina, a
cominciare da quello del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, e
anche rappresentanti dei bambini hanno espresso la loro soddisfazione. Ma nel
duro documento finale hanno chiesto che il lavoro minorile sia eliminato. Si
sono definiti contenti di aver partecipato a questo importante evento ma anche
delusi perché il governo italiano non ha consentito il visto ad alcuni
delegati, anche loro bambini, ex-schiavi, selezionati dalla rete della Global
March per partecipare al Congresso mondiale di Firenze. Delusi anche di tutti i
governi del mondo perché sono a conoscenza dei drammi dei minori che però
vengono ignorati e nascosti. I governi hanno fatto molte promesse, dicono i
ragazzi. Mentre i governi investono enormi quantità di risorse per la guerra,
ci sono ancora bambini che non sanno né leggere né scrivere. E di nuovo, in
questa occasione, la richiesta più forte è stata quella della pace, il diritto
umano più basilare, anche per i bambini del Congresso.
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PARTITA
A CANNES LA 57.MA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA:
DICIANNOVE
LE OPERE CHE SI SFIDERANNO PER LA PALMA D’ORO,
CHE
VERRA’ ASSEGNATA IL PROSSIMO 22 MAGGIO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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CANNES. = Un film dalla tematica
difficile per un momento, l’inaugurazione, e un luogo, la Croisette,
istintivamente associati all’allegria patinata dello star system. “La mala
educación”, film del regista spagnolo Pedro Almodóvar, ha tenuto a battesimo
ieri sera la 57.ma edizione del Festival di Cannes, presentando fuori concorso
la drammatica storia di un bambino vittima di abusi sessuali da parte di un
sacerdote. Ma la rassegna cinematografica francese – la cui giuria quest’anno è
presieduta dal regista americano Quentin Tarantino – è come sempre un
condensato di stili, culture idee e provocazioni su scala mondiale. Diciannove
le pellicole in concorso, un terzo delle quali di provenienza asiatica: due
film giapponesi – uno dei quali è un “manga”, ovvero un film d’animazione - due
coreani, uno cinese e addirittura uno tailandese. Polemiche annunciate, tra le
pellicole in gara, per il documentario di Michael Moore, “Fahrenheit 911”, con
il quale il regista canadese intende alzare il velo sui rapporti segreti tra
Bush e Bin Laden dopo il crollo delle Twin Towers. Tra politica e amore, da
segnalare il film “La vie est un miracle” del due volte Palma d’Oro Emil
Kusturica: questa volta, il regista jugoslavo mette davanti alla macchina da
presa la difficile storia d’amore tra un ragazzo serbo e una ragazza bosniaca
durante la guerra dei Balcani. Rappresentati anche Argentina e Brasile, a
Cannes l’edizione 2004 registra il ritorno in grande stile del cinema
statunitense con quattro opere, una delle quali, “Shrek 2”, riproporrà i
virtuali e simpatici personaggi nel sequel del lungometraggio che anni fa
spopolò in tutto il mondo. E poi, fuori concorso – tra gli altri – gli
spettatori potranno scegliere tra una riedizione degli zombie, un kolossal
cinese di cappa, spada e kung fu, una rilettura cilena della vita di Salvador
Allende, e la stracitata e stracostosa rivisitazione della guerra di Troia,
nell’omonimo film “Troy” di Wolfgang Petersen. Appuntamento allora per questa
sera sulla Croisette quando, risorti dalle carneficine del set, Achille-Pitt e
Ettore-Bloom sfileranno in smoking sul tappeto rosso, amici come prima.
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INAUGURATA
AL MUSEO EBRAICO DI ROMA LA MOSTRA DEDICATA ALLA COSTRUZIONE
DELLA
SINAGOGA, NEL CENTENARIO DELLA SUA EDIFICAZIONE
- A
cura di Stefano Leszczynski -
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ROMA. = La Sinagoga,
inaugurata il 28 luglio 1904, espressione della libertà, rappresenta il simbolo
della definitiva emancipazione degli ebrei romani. Il tempio, infatti, non è
solo il monumento rappresentativo e simbolico di una rinnovata presenza nella
città, ma anche il luogo che racchiude la storia, la vita e la cultura ebraica.
La mostra “Il Tempio Maggiore di Roma – 1904-2004” ripercorre l’articolato
processo che portò alla costruzione del Tempio Maggiore attraverso oltre 100
documenti, molti dei quali originali, esposti al pubblico per la prima volta, e
altrettante fotografie per la maggior parte inedite, provenienti soprattutto
dall’archivio storico della Comunità ebraica romana e dal Centro di cultura
ebraica. Contestualmente, è stato presentato anche il volume “Il Tempio
Maggiore di Roma – 1904-2004”, considerato un po’ la pubblicazione ufficiale di
questo importante centenario. Il libro è stato presentato dall’editore
Allemandi e rappresenta la prima monografia dedicata esclusivamente al Tempio
Maggiore. Il libro, a cura di Gianni Ascarelli, Daniela Di Castro, Bice Migliau
e Mario Toscano, splendidamente illustrato dalle fotografie di Massimo Listri.
Al suo interno, numerosi saggi prendono in esame il Tempio Maggiore dal punto
di vista storico, architettonico e urbanistico.
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13
maggio 2004
- A cura di Salvatore Sabatino -
Visita a sorpresa in Iraq del segretario alla difesa statunitense,
Donald Rumsfeld ed il capo degli Stati maggiori, Richard Myers. I due sono
arrivati in mattinata all'aeroporto internazionale di Baghdad. Ma la prima
parte della giornata è stata caratterizzata anche da aspri combattimenti. La
cronaca di Salvatore Sabatino:
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Nel
pieno dello scandalo suscitato dal trattamento dei detenuti nelle carceri
irachene, sono arrivati a Baghdad il segretario alla difesa statunitense,
Donald Rumsfeld e del capo degli Stati maggiori, Richard Myers. Una visita inaspettata,
annunciata da Al Jazeera, che si sta svolgendo sotto strettissime misure di
sicurezza. Sui luoghi e sulla durata della missione regna uno strettissimo
riserbo.
E sul campo
proseguono le violenze. Nella città santa sciita di Kerbala sono ripresi questa
mattina i combattimenti tra truppe americane e miliziani iracheni del leader
radicale sciita Moqtada Sadr. La battaglia, secondo fonti locali, si starebbe
sviluppando intorno alle principali moschee sciite. Durante la notte, invece,
si è combattuto duramente nell’altra città santa sciita, Najaf. Anche in questo
caso a contendersi la scena sono stati i militari statunitensi ed i sostenitori
di Al Sadr. Almeno due iracheni uccisi e sei feriti costituiscono il bilancio
di questi scontri. Fonti sanitarie riferiscono che “la maggior parte delle
persone colpite sono civili”. Ma anche il contingente americano ha dovuto oggi
registrare una perdita. Alle prime luci dell’alba, infatti, a Baghdad un
marines ha perso la vita a causa dell’esplosione di un ordigno rudimentale
lanciato contro un convoglio. La deflagrazione ha investito anche un suo
commilitone, ferendolo.
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Ci volgiamo, ora, al fronte
interno statunitense. Violenze efferate, aggressioni con cani, prigionieri
lasciati morire. Il contenuto delle immagini di violenza perpetrate dai soldati
statunitensi nelle carceri irachene continua a scavare il solco
dell’indignazione nell’opinione pubblica americana. Ieri il Pentagono ha
mostrato altre foto ad un gruppo di senatori e deputati in una stanza blindata,
tra misure di sicurezza eccezionali. “Sono immagini spaventose” ha affermato
Bill Frist, leader della maggioranza repubblicana mentre per il democratico
Wyden sono “decisamente peggiori di quelle pubblicate finora”. Da New York,
Paolo Mastrolilli:
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“Guardare quelle foto è stato come scendere in un girone
dell’Inferno”: così il senatore Durbin ha descritto le immagini delle torture
contro i prigionieri iracheni di Abu Ghraib, ancora non pubblicate, che ieri il
Pentagono ha mostrato ad un gruppo di senatori e deputati. Le indiscrezioni
parlano di atti sessuali tra i soldati americani, prigionieri sodomizzati e
forzati a rapporti omosessuali, donne obbligate a spogliarsi e molestate; e il
senatore Jeffors ha parlato anche di diversi cadaveri. Il Pentagono non ha
ancora deciso se pubblicare anche queste immagini che riaccenderebbero la
polemica, mentre la televisione Cbs ieri ha mandato in onda la confessione di guardie
che sostengono di avere maltrattato i detenuti anche in altre carceri, come
quella di Camp Bukka.
La soldatessa Lindie England,
incriminata per le torture di Abu Ghraib, ha detto in un’intervista che lei
eseguiva solo gli ordini di superiori ed era stata elogiata per le sevizie.
Secondo la England, le foto in cui tiene un prigioniero al guinzaglio e
commette altri abusi erano state preparate per usarle poi come arma psicologica
negli interrogatori. Il Pentagono ha aperto un’inchiesta anche su nuove violenze
denunciate stavolta nelle carceri dell’Afghanistan e ha annunciato che altri
due soldati – Gerald Davis ed Evan Federic – finiranno presto davanti alla
Corte marziale. Lo sdegno per le nuove foto si è aggiunto all’orrore per la
decapitazione di Nick Berg in Iraq. Il presidente Bush ha cercato di separare
le due questioni, dicendo che non esistono giustificazioni per simili atrocità.
Il padre di Berg, però, ha detto che gli americani hanno contribuito a creare
le condizioni per la morte del figlio, perché lo avevano arrestato in
circostanze ancora poco chiare alla fine di marzo impedendogli di partire.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E della difficile situazione
irachena, ma anche della futura costituzione europea si è parlato oggi a Roma,
dove il premier spagnolo Zapatero ha incontrato il suo omologo italiano Silvio
Berlusconi. Il capo del governo di Roma oggi vedrà anche i colleghi lituano
Algirdas Brazauskas e irlandese, Bertie Ahern. A Palazzo Chigi c’era per noi
Giada Aquilino:
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Le posizioni di Italia e Spagna
sull’Iraq restano differenti ma Roma e Madrid non sono poi così lontane: il
rispetto è reciproco. Lo hanno chiarito poco fa a Palazzo Chigi, a Roma, il
premier italiano Silvio Berlusconi e quello spagnolo Jose' Luis Rodriguez
Zapatero. Quest’ultimo subito dopo la vittoria socialista alle legislative
spagnole del 14 marzo scorso - a soli 3 giorni dai tragici attentati di Madrid
- ha deciso di ritirare le truppe spagnole dall’Iraq. L’Italia invece rimane
nel Paese del Golfo, a fianco di Stati Uniti e Gran Bretagna. Ma non per questo
l’obiettivo dell’incontro tra Berlusconi e Zapatero - cioè una franca
discussione sulla Costituzione europea ancora da varare - è stato mancato.
Tutt’altro. L’Italia si è detta disponibile ad un dibattito sul cosiddetto voto
a doppia maggioranza nei Consigli Ue e la Spagna ha riconosciuto Roma come sede
per la firma del trattato costituzionale, nonostante i leader europei si
fossero detti favorevoli a siglare l’intesa a Madrid, in omaggio alle vittime
dell’11 marzo. Sentiamo il premier Zapatero:
“El terrorismo no puede
modificar…
Il terrorismo non può
modificare i piani, le condizioni, l’agenda di un progetto importante come
quello della firma della Costituzione europea. Ciò che mi premeva ribadire a
Roma era che qui si potrà siglare il trattato costituzionale”.
Da Palazzo Chigi, Giada
Aquilino, Radio Vaticana.
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Passiamo ad un altro scenario di tensione, quello israelo-palestinese.
La mediazione dell’Egitto ha consentito la restituzione alle famiglie dei resti
dei soldati israeliani uccisi nei giorni scorsi a Gaza da attivisti palestinesi
di Hamas. Il mondo aveva guardato inorridito le immagini dei corpi portati come
trofeo nelle strade. Ed anche in questo caso la giornata è stata macchiata dal
sangue. In due attacchi aerei israeliani 12 palestinesi sono stati uccisi e una
ventina circa feriti a Rafah, nella striscia di Gaza, al confine con l'Egitto.
Tutto è iniziato quando nell’area sono affluiti molti soldati alla ricerca dei
resti dei cinque compagni uccisi nell'esplosione di una mina. Secondo quanto
hanno riferito fonti locali, sette palestinesi sono stati uccisi poco dopo la
mezzanotte da due razzi sparati da un elicottero nel campo profughi di Rafah,
non lontano dal punto in cui hanno trovato la morte i 5 militari di Tel Aviv.
Fonti militari hanno comunicato che i razzi sono stati sparati contro un gruppo
di persone che stavano piantando una mina. Altri cinque palestinesi sono invece
stati uccisi da almeno un razzo sparato questa mattina da un elicottero. E
proprio in questi minuti è giunta una esplosione che ha devastato un check
point israeliano in Cisgiordania. Non sono chiare al momento le cause della deflagrazione.
Notizie drammatiche stanno giungendo proprio in questi
minuti dalla Nigeria: bande radicali islamiche stanno sconvolgendo la città
settentrionale di Kano. Secondo un’associazione cristiana locale sarebbero
circa 400 i cristiani uccisi dai fondamentalisti. Si tratterebbe di una
rappresaglia per una strage compiuta la settimana scorsa in una regione
centrale del Paese contro l’etnia dei fulani, che sono in gran parte musulmani.
La Chiesa cattolica nigeriana nei giorni scorsi ha detto che si tratta di
scontri inter-etnici e che la religione viene strumentalizzata a fini politici.
Si terranno il 26 maggio
prossimo i colloqui militari a livello di generali tra le due Coree. Un
incontro teso a ridurre le tensioni
nella penisola. Sarà il primo faccia a faccia tra militari a così alto
livello dalla fine del sanguinoso conflitto fratricida tra il Nord e il Sud nel
1953. La notizia è stata confermata ieri da fonti ufficiali sudcoreane.
Condanna a cinque anni di
prigione per il dissidente cinese Yang Jianli, accusato di spionaggio. L’uomo
era stato arrestato l'anno scorso in aprile dopo essere entrato in Cina col
passaporto di un suo amico e con l'intenzione di raccogliere testimonianze
sulle proteste dei lavoratori licenziati nel nordest del Paese.
Ancora un attentato in Grecia.
Due bombolette di gas per campeggio sono esplose la notte scorsa davanti ad una
banca greca che sponsorizza gli imminenti giochi olimpici. Il fatto è avvenuto
a Vula, un sobborgo a 25 chilometri dal centro di Atene. Non si registrano
danni di rilievo.
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