RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 132 - Testo della trasmissione di martedì 11 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Aiutando chi soffre nei Paesi poveri del mondo, i missionari aiutano il proprio popolo a vincere l’egoismo e il soffocamento dell’abbondanza: è quanto ha detto Giovanni Paolo II nel discorso ai direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, ricevuti stamani in Vaticano.

 

Il dolore del Papa per l’attentato di domenica scorsa allo stadio di Grozny: Giovanni Paolo II prega perché la Cecenia possa trovare la strada del dialogo e della riconciliazione.

 

Domenica prossima il Papa proclamerà 6 nuovi santi: oggi parliamo di padre Annibale Maria di Francia, che ha dedicato la sua vita ai poveri, in particolare i bambini, e alla preghiera per le vocazioni: intervista con padre Riccardo Pignatelli e Luigi Bobba

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ennesima giornata di sangue oggi in Iraq, mentre infuriano le polemiche per lo scandalo delle torture inflitte dai soldati anglo-americani ai detenuti del carcere iracheno di Abu Ghraib: intervista con Lorenzo Cremonesi

 

Dopo il voto di ieri nelle Filippine si profila la vittoria della presidente uscente Arroyo: con noi mons. Felix Anthony Machado

 

100 anni fa nasceva il pittore spagnolo Salvador Dalì: ce ne parla Paolo Iacchetti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ad un’Associazione interreligiosa ugandese, presieduta dall’arcivescovo cattolico di Gulu, mons. Odama, il Premio Niwano per la Pace 2004

 

Seconda giornata, a Firenze, del Congresso Mondiale dei Bambini contro il lavoro minorile. circa 300 ragazzi di 50 Paesi dibattono con imprenditori, sindacati, governi e associazioni che tutelano l’infanzia

 

‘Il popolo dei lettori esiste ed è in buona salute’: il messaggio che esce dalla Fiera internazionale del Libro conclusa ieri a Torino con grande successo di visitatori

 

Ricorre oggi l’anniversario della morte del missionario gesuita padre Matteo Ricci.

 

Digiuno di tv e computer per i bambini di una piccola cittadina toscana: una settimana lontani dal video per valutare effetti e conseguenze di tanti schermi accesi sull’infanzia

 

24 ORE NEL MONDO:

Sei soldati israeliani e quattro palestinesi morti a Gaza. Scempio sui cadaveri dei militari israeliani

 

Un altro bambino è morto oggi in seguito alle ferite causate dall’attentato di domenica allo stadio di Grozny esplosione: ai nostri microfoni l’ambasciatore Sergio Romano

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 maggio 2004

 

 

AIUTANDO CHI SOFFRE NEI PAESI POVERI DEL MONDO, I MISSIONARI AIUTANO IL PROPRIO POPOLO A VINCERE L’EGOISMO E IL SOFFOCAMENTO DELL’ABBONDANZA:

COSI’, IL PAPA NEL DISCORSO AI DIRETTORI NAZIONALI DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE, RICEVUTI STAMANI IN VATICANO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Nei “tempi tumultuosi che l’umanità sta vivendo”, il servizio missionario svolto nelle Chiese di tutto il mondo rappresenta un “riferimento sicuro per quanti sono alla ricerca della verità che salva”. E’ la riflessione offerta, stamani, da Giovanni Paolo II ai Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, ricevuti in Vaticano, in occasione dell’assemblea generale. Con loro in udienza, anche il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Il Papa ha messo l’accento sul messaggio di amore e speranza offerto dai missionari che collaborano a portare la “Buona novella” fino ai confini del mondo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“La speranza, di cui siete araldi, è quella che nasce dalla morte e risurrezione di Cristo. Per questo dovete avere una speciale considerazione per quei popoli del mondo dove il dolore è più grande e la necessità più acuta”. E’ l’esortazione di Giovanni Paolo II ai direttori nazionali delle Pontificie opere missionarie. Il vostro impegno, ha detto il Papa, è al fianco dei missionari che “predicano la solidarietà e l’amore e si sacrificano per la pace, giungendo a volte fino al dono della vita per l’amore di Cristo”. Voi, ha proseguito, siete “autentici missionari in un mondo ormai globalizzato, in cui la sofferenza per la Verità e la Giustizia oltrepassa ogni confine nazionale”. Parole seguite da un vivo incoraggiamento:

 

“Sono certo che ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono’ sono anche vostre”.

 

Quando “vi angustiate per le sofferenze di altri popoli e operate per alleviare il loro grande bisogno di soccorso – ha detto ancora – voi state pure operando per aiutare i vostri stessi popoli ad uscire dalle strettezze dell’egoismo, dal soffocamento dell’abbondanza e dalla vacuità e comportamenti, alle volte indegni di esseri umani”. Come già evidenziato da Pio XII, ha spiegato il Santo Padre, non si tratta “di fare elemosine, ma di adempiere ad un dovere insito nella nostra identità cristiana, quello di aiutare chi è nel bisogno”. Il Papa si è, quindi, detto compiaciuto per la decisione dei vertici delle opere missionarie di aggiornare i propri statuti. Segno che manifesta la volontà di continuare a compiere la missione di “misericordia e di pace sempre più e sempre meglio”. L’animazione e la cooperazione missionaria, ha concluso, “sono in definitiva la ragione d’essere della vostra esistenza e l’unico scopo della vostra infaticabile preoccupazione per tutte le Chiese, in vista della salvezza del mondo”.

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IL DOLORE DEL PAPA PER L’ATTENTATO DI DOMENICA SCORSA ALLO STADIO DI GROZNY. GIOVANNI PAOLO II PREGA PERCHE’ LA CECENIA

POSSA TROVARE LA STRADA DELLA RICONCILIAZIONE

 

Il Papa si è detto “profondamente addolorato” per il grave attentato compiuto domenica scorsa in Cecenia, nello stadio di Grozny. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano esprime sentimenti di vivo cordoglio ai familiari delle vittime. Giovanni Paolo II, nell'affidare alla misericordia divina le anime di quanti sono morti come pure tutte le vittime della violenza, assicura la sua preghiera “perché anche la Cecenia con il contributo di tutti possa trovare la strada del dialogo e della riconciliazione”.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto i seguenti vescovi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America (Regione XI), in visita “ad Limina”:

mons. William Joseph Levada, arcivescovo di San Francisco, con l'arcivescovo emerito mons. John Raphael Quinn e con i vescovi ausiliari mons. John Charles Wester e mons. Ignatius C. Wang;

mons. Tod David Brown, vescovo di Orange in California con l'ausiliare mons. Dominic Mai Luong;

mons. Gerald Richard Barnes, vescovo di San Bernardino.

 

 

DOMENICA PROSSIMA GIOVANNI PAOLO II CANONIZZERA’ INSIEME AD ALTRI 5 BEATI ANCHE ANNIBALE MARIA DI FRANCIA: HA DEDICATO TUTTA LA SUA VITA AI POVERI,

AGLI ORFANI E ALLA PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

- Intervista con padre Riccardo Pignatelli e con Luigi Bobba -

 

Domenica prossima Giovanni Paolo II proclamerà 6 nuovi santi: tra questi ricordiamo don Luigi Orione, Gianna Beretta Molla e padre Annibale Maria di Francia. Oggi parliamo proprio di questo religioso, fondatore dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo. Nato a Messina nel 1851 e morto a 75 anni nel 1927, ha dedicato tutta la sua vita ai poveri, agli orfani e alla preghiera per le vocazioni. Ma sulla figura di Annibale Maria di Francia ascoltiamo il postulatore della causa di canonizzazione, padre Riccardo Pignatelli, al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – Era una persona innamorata dell’Eucaristia e della Chiesa; era un cristiano che concepì la sua vita come un dono per gli altri; era un nobile, che si fece tanto povero da andare a vivere non solo con i poveri ma come i poveri; era un sacerdote secondo il cuore di Dio. La vita del Di Francia, insomma, è stata una concreta e generosa risposta alla sua vocazione di essere tutto di Dio e tutto per il prossimo.

 

D. – La parola rogazionisti deriva da rogate: Annibale Di Francia ha obbedito all’invito di Gesù di pregare per le vocazioni…

 

R. – La parola latina “rogate”, cioè “pregate”, si riferisce ai Vangeli di Luca e particolarmente di Matteo, là dove Gesù, vedendo le folle stanche e sfinite come pecore senza pastore, ne ebbe compassione e disse: “Pregate (rogate) dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. Questo comando di Cristo per invocare il dono di vocazioni fu il chiodo fisso di padre Annibale e caratterizzò la sua vita al punto che Giovanni Paolo II ha riconosciuto che egli “spese tutte le sue energie per questa mobilissima causa”.

 

D. – Annibale Di Francia si è preso cura anche degli orfani…    

 

R. – Orfano di padre a soli quindici mesi di vita, Annibale fu preparato così dal Signore ad essere poi a sua volta vero Padre degli orfani. Per essi ebbe una tenerezza quasi materna. Oggi, i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo, nel suo nome, davanti al proliferare di una orfanità nuova e diffusa, perché causata non soltanto dalla morte dei genitori, ma soprattutto dalla loro separazione, dal divorzio, dall’abbandono, continuano anche questa sua opera nei cinque continenti.

 

D. – Quale eredità lascia oggi?

 

R. – L’eredità di padre Annibale non riguarda soltanto i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo, ma tutti i cristiani, perché il suo è un carisma ed un messaggio universale e sempre attuale. Precorrendo i tempi, il Di Francia sostenne che tutti sono in vocazione; pertanto, scrisse che operai della messe del Signore sono non soltanto i sacerdoti ed i consacrati, ma sono da considerarsi anche i laici, a partire dai genitori, dagli educatori, dagli insegnanti, e debbono esserlo perfino i governanti. La preghiera per le vocazioni deve estendersi quindi anche a tutte queste categorie di persone.

 

D. – Cosa vorrebbe dire ai giovani che sentono nel cuore la vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa?

 

R. – Vorrei suggerire loro che quando essi prendono atto che urge migliorare questo mondo; quando si lamentano delle ingiustizie e dei soprusi ai quali è soggetta tanta parte dell’umanità; quando guardano con compassione, come fece Gesù, alle immense folle sbandate come pecore senza pastore, essi fanno bene ad implorare il Padrone della messe affinché mandi i suoi operai nella sua messe; ma, non devono limitarsi al solo chiedere che Dio mandi altri. I giovani, piuttosto devono domandarsi, come appunto fece padre Annibale, cosa essi stessi per primi possono o devono fare. Si tratta di saper dire, con generosità: “Eccomi, Signore, se vuoi manda me”.

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Due progetti a sostegno dei bambini e dei minori in difficoltà in Moldavia e  Romania: così i padri rogazionisti hanno deciso di festeggiare la canonizzazione del loro fondatore, Annibale Maria di Francia. L’annuncio dell’iniziativa è stato fatto, stamani, durante una conferenza stampa – tenutasi nella Sala Marconi della nostra emittente - dedicata all’esperienza di padre Annibale di Francia e al problema, purtroppo quanto mai attuale, del lavoro minorile. Un evento al quale hanno partecipato, tra gli altri, il leader della Cisl, Savino Pezzotta, il presidente delle Acli, Luigi Bobba e il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, mons. Giampaolo Crepaldi. Sulla piaga del lavoro minorile e i possibili strumenti per combatterla, ecco la riflessione di Luigi Bobba, raccolta da Emanuela Campanile:

 

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R. – E’ una realtà che non va assolutamente dimenticata, perché quando le stime ci dicono che 145-150 mila minori sono coinvolti nelle attività lavorative, non possiamo certo considerarlo un fenomeno in via di estinzione. Va invece affrontato, a mio avviso, attraverso tre strumenti. Il primo: occorre che le istituzioni pubbliche abbiano politiche familiari degne di questo nome. Secondo: occorre affrontare il problema dal punto di vista della scuola, i minori che lavorano sono, infatti, anche quelli che abbandonano precocemente la scuola e il minore di classe sociale medio-bassa ha molte più probabilità di essere escluso dal percorso scolastico che non un minore di ceto medio-alto. Terzo: occorrono anche delle politiche sociali di territorio che facciano sì che, insieme alla scuola e insieme alla famiglia, ci sia quella tenuta che eviti che dal lavoro minorile e dal disagio si passi poi a fenomeni come la devianza minorile, che rischia di essere una conseguenza dell’impossibilità di accedere ad un normale percorso di vita e di sviluppo per una persona.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti all’assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie. Il Papa richiama l’urgenza di nuove vie di cooperazione missionaria per portare verità, giustizia e pace agli uomini del nostro tempo.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alle lettere pastorali dei vescovi italiani.

 

Nelle estere, in evidenza l’Iraq con un articolo sulle ulteriori rivelazioni sui gravi abusi ai danni dei detenuti.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi dal titolo “A proposito dell’apologetica e della teologia fondamentale”.

Nell’“Osservatore libri” un articolo d Danilo Venerso sull’“attualità storiografica” di Alcide De Gasperi: negli ultimi due anni la memoria storica dello statista si è ravvivata con notevoli contributi.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema del fisco.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 maggio 2004

 

ENNESIMA GIORNATA DI SANGUE IN IRAQ

MENTRE DIVAMPANO LE POLEMICHE SULLA VICENDA DELLE TORTURE

AI DETENUTI IRACHENI

- Intervista con Lorenzo Cremonesi -

 

Sempre più drammatica la situazione in Iraq. Nuovi fatti di sangue hanno registrato stamani numerose vittime in diverse regioni del Paese del Golfo, mentre infuria la polemica e l’indignazione al livello internazionale sul caso delle sevizie inflitte ai detenuti del carcere iracheno di Abu Ghraib. Il servizio di Barbara Castelli.

 

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A sei mesi dalle elezioni, il presidente statunitense Bush si trova a gestire un scandalo dai contorni raccapriccianti. Mentre le foto dell’orrore continuano a fare il giro del mondo, il Senato americano ha approvato all’unanimità una risoluzione di ferma condanna contro le torture perpetrate dai soldati anglo-americani ai detenuti iracheni a Baghdad, con la quale, inoltre, vengono formulate formali scuse alle vittime. Sconcerto tra i commentatori arabi è stato, invece, espresso per il forte sostegno di Bush al segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, verso il quale, secondo il presidente, l’America ha “un debito di gratitudine”.

 

Dall’altra parte dell’Oceano il governo di Tony Blair si trova a fare i conti anche con le dichiarazioni di Amnesty International, l’organizzazione per la difesa dei diritti umani, che in un rapporto accusa i soldati britannici di aver ucciso civili iracheni che non costituivano per loro una minaccia. Tra questi figurerebbe anche una bambina di otto anni. Sul caso delle torture è intervenuto anche il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. “Auspichiamo e confidiamo - ha detto - che sia fatta piena luce su tutte le responsabilità e che sia fatta giustizia per questi disgustosi comportamenti, intollerabili per una democrazia”.

 

 L’Iraq, intanto, resta stretto nella morsa della violenza. Il ministero degli Esteri russo ha confermato stamani la morte di un proprio cittadino e il rapimento di altri due. Il corpo di un occidentale, con ogni probabilità un americano, è stato trovato a Baghdad, mentre l’Olanda piange la morte di un proprio soldato a Samawa, nel sud del Paese. In un affollato mercato del quartiere curdo della città settentrionale di Kirkuk, invece, una bomba ha causato la morte di quattro persone e il ferimento di altre 25. Il bilancio delle vittime delle ultime ore si allunga poi con l’uccisione nella notte a Kufa, di 13 presunti miliziani di Moqtada Al Sadr. Il nuovo governatore di Najaf, nominato dalla coalizione, intanto, ha riferito oggi che le imputazioni nei confronti del leader radicale sciita saranno sospese fino al 30 giugno, quando la sovranità del Paese sarà trasferita agli iracheni, se quest’ultimo scioglierà le proprie milizie.

 

 Le autorità della coalizione guidata dagli Stati Uniti, infine, hanno affidato stamani la guida del ministero dell’Industria e miniere all’iracheno Mohammed Tawfik Rahim.

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In primo piano, quindi, ancora le torture commesse dai soldati americani sugli iracheni. Ma quali sono le, dunque, condizioni di detenzione oggi nel carcere di Abu Ghraib? Giada Aquilino lo ha chiesto all’inviato del ‘Corriere della Sera’ a Baghdad, Lorenzo Cremonesi, che ha appena visitato il centro di detenzione della capitale irachena:

 

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R. - Le condizioni di oggi non sono le stesse di quelle che vigevano ad Abu Ghraib fino a gennaio-febbraio scorsi, cioè nel periodo delle terribili torture e umiliazioni nei confronti dei prigionieri. Tra l’altro, i comandanti e l’unità che operano in questo momento nel carcere sono diversi da quelli di allora. I prigionieri in questo momento sono: 3200, sistemati all’interno di tende; una ventina - più pericolosa - invece è in strutture fisse; circa 1400 sono i prigionieri comuni; più altri 500 a metà tra i meno e i più pericolosi. Certamente nelle tende non stanno bene: ho visto persone molto magre e affaticate. Qui ormai fa già caldo e quindi si formano lunghe code alle canne dell’acqua. I soldati hanno costruito un ospedale con una cinquantina di letti: prima non c’era. Ovviamente c’è poi il grande tentativo da parte dei comandi americani di dimostrare che ci si muove secondo le Convenzioni di Ginevra e che le cose sono state messe a posto.

 

D. – Da chi e come vengono svolti gli interrogatori?

 

R. – Ancora vengono utilizzati i cosiddetti contractors - civili o ex militari che adesso sono stati assunti da ditte perlopiù americane - incaricati di “preparare” i prigionieri all’interrogatorio. Per il comandante americano, il generale Miller, che è responsabile della prigione, questa è una cosa normale negli Stati Uniti. I soldati assicurano poi che non vengono usati cani e che non c’è pressione fisica, ma solo psicologica.

 

D. – Ma nel carcere cosa si dice delle torture inflitte dagli americani agli iracheni?

 

R. – C’è grande condanna e orrore. I militari ritengono che chi ha sbagliato e chi ha commesso questi abusi dovrà essere punito. C’è da dire che noi giornalisti non abbiamo potuto parlare con i prigionieri. Ho visto solo gente che - nei recinti di filo spinato - è corsa nella nostra direzione, pronunciando il proprio nome e mostrando cartelli scritti a mano e in un inglese poco corretto, in cui c’era scritto: “C’è ancora tanto da scoprire”, “Dove sono le nostre famiglie”, “Aiuto”. Tutto questo è stato gridato anche dall’area di massima sicurezza.

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IL DIALOGO TRA LE RELIGIONI E LA LOTTA ALLA POVERTÀ,

SFIDE PRIORITARIE PER IL PROSSIMO GOVERNO INDIANO

- Con noi mons. Felix Anthony Machado -

 

Saranno i partiti minori a decidere il destino del prossimo governo indiano. Questo, a scrutinio ancora in corso, sembra l’unico verdetto certo delle elezioni legislative che si sono concluse ieri, dopo cinque fasi di voto distribuite in tre settimane. Gli exit poll ipotizzano un calo del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito nazionalista indù guidato dall’attuale premier, Vajpayee, che avrebbe perso la maggioranza assoluta. In crescita, invece, il Partito del Congresso, di Sonia Gandhi, il cui programma prevede la lotta alla povertà nelle campagne ed una maggiore laicità dello Stato. Proprio la questione religiosa è stata tra i fattori di divisione, in campagna elettorale. Philippa Hitchen ne ha parlato con mons. Felix Anthony Machado, sottosegretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso:

 

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R. – UNFORTUNATELY, AND IT IS SAD…

Sfortunatamente, ed è triste, la religione è sempre strumentalizzata. Penso che i veri credenti non farebbero mai quello che viene fatto da queste persone nel nome di Dio. Nel Gujarat, per esempio, penso che la religione non c’entri per niente. C’entrano invece l’odio e la vendetta, che non sono predicati da nessuna fede. I politici strumentalizzano la religione, perché in India l’appartenenza ad un credo è ancora una questione di vita e di morte per le persone. Perciò penso che le persone religiose debbano riunirsi e dialogare e vivere quei valori che ogni confessione insegna.

 

D. – Pensa che l’attuale leadership del Bjp, i leader indù se preferisce, sia intenzionata ad impegnarsi in questo tipo di dialogo?

 

R. – THEY SEEM TO PRETEND TO WANT THIS DIALOGUE…

Sembrerebbe che vogliano questo dialogo. Ed io sto aspettando il giorno in cui saranno veramente pronti per questo. Ma voglio dire che la maggior parte degli indù sta davvero scegliendo il dialogo e che la Chiesa cattolica è felice di dirigere molti progetti volti proprio alla conoscenza reciproca. Se pensiamo al lavoro di Madre Teresa, da sola non credo sarebbe stata capace di fare quello che ha fatto: questo è stato possibile grazie a Dio e alla generosità delle persone di differenti religioni, della loro collaborazione con Madre Teresa. Quindi, voglio ribadire che la maggior parte degli indù è favorevole al dialogo, ha scelto il dialogo e collabora con la Chiesa cattolica. Penso che questo dovrebbe essere ricordato.

 

D. - Tra gli obiettivi che il governo di Vajpayee sostiene di avere raggiunto, c’è quello della crescita economica del Paese. L’India sta davvero sconfiggendo la povertà?

 

R. - THE OUTSIDE WORLD MEASURES ...

Il mondo esterno all’India valuta lo stato di una economia attraverso il reddito pro capite, ma ignora quanto accade veramente alle singole persone. Il fatto è che la situazione reale della popolazione indiana non è buona. Miseria e povertà continuano ad affliggere il Paese e c’è molto da fare in tutti i campi. Ad esempio, per quanto riguarda l’educazione, è una vergogna che gli analfabeti siano ancora tanto numerosi. Pertanto, non possiamo affermare che l’India si stia avviando ad essere un Paese ricco. Penso che da una parte dobbiamo fare dell’India un luminoso esempio - come afferma il BJP - dall’altra, però, si deve promuovere una maggiore giustizia sociale, soprattutto nei confronti dei più poveri e dimenticati.

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100 ANNI FA NASCEVA IL PITTORE SPAGNOLO SALVADOR DALI’

- Intervista con Paolo Iacchetti -

 

La Spagna celebra oggi i 100 anni dalla nascita di Salvador Dalí. Oltre 300 gli eventi in programma per celebrare l’opera poliedrica dell’artista nato nell’ambito delle avanguardie artistiche del primo Novecento e approdato ad una visione del mondo inedita, in dialogo con Freud e la scoperta dell’inconscio. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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(musica)

 

E’ la Catalogna l’ambito geografico che vede nascere la vocazione artistica di Salvator Dalí. Partendo da un’iniziale formazione classica Dalí scopre con un entusiasmo i nuovi codici espressivi di fauvismo, surrealismo e delle avanguardie artistiche. Aderisce al movimento surrealista e in collaborazione con Luis Buñuel si sperimenta il linguaggio cinematografico. Il grande amore per Gala, che conosce nel 29 e a cui si unirà in matrimonio, sarà motivo di ispirazione nell’arco di tutta la longeva attività artistica. La rivalutazione della componente irrazionale della creatività umana e la libertà espressiva dell’inconscio costituiscono i caratteri che forse rendono Dalí tanto attuale ai nostri giorni. E’ di questo parere Paolo Iacchetti, docente di Psicologia dell’arte all’università cattolica di Brescia:

 

R. –    Salvador Dalí realizza una pittura eminentemente letteraria, cioè che in qualche modo si può raccontare. All’interno di questa letterarietà porta avanti il messaggio più importante del Novecento: il momento di verità dell’individuo nell’incontro con il mondo. Non esiste una verità assoluta, esiste un momento di verità per ciascuno in un dato momento, legato all’esperienza, al tempo, quindi al tempo della vita.

 

D. – Quanto riesce a comunicare un’arte così soggettiva?

 

R. – Io direi che non è un’arte soggettiva. Il Novecento ci consegna un mondo che è per tutti soggettivo, e in questo Dalí ci porta con il metodo, appunto, in cui le associazioni di quello che noi percepiamo del mondo reale ci danno la chiave per poter riflettere su noi stessi, sul nostro rapporto con il mondo, per ritrovare poi i valori generali.

 

In Dalí non esiste limite o misura: la sua sbrigliata fantasia, unita ad un notevole virtuosismo tecnico, ne fecero il più intenso ed eccessivo dei surrealisti, al punto che nel 1934 fu espulso dal gruppo dallo stesso fondatore, Andrè Breton. Celebre per i suoi orologi morbidi, per le rappresentazioni oniriche in rotta con l’arte convenzionale, Dalí sperimentò il suo talento nei più diversi canali espressivi che la sua epoca gli offriva.

 

Ricordiamo la collaborazione cinematografica con Alfred Hitchcock e quella rimasta solo un progetto con Walt Disney. Folgorato dall’incontro con Picasso, ammise la superiorità del pittore cubista commentando però che “il mondo era troppo piccolo per contenerli entrambi”.

 

Dalí fu ricevuto due volte in udienza dal Papa, prima da Pio XII e poi da Giovanni XXIII. Volle inoltre consacrare il proprio amore a Gala con una cerimonia cattolica a dimostrazione del suo interesse nei confronti della religione e del misticismo chiaramente tangibile nelle pitture e negli scritti in particolare degli anni Cinquanta: si pensi, ad esempio, al “manifesto mistico”. Personalità eccentrica manifestò interesse per la scienza, la storia, gli effetti ottici e visivi indagati dapprima con calligrafica attenzione poi, in vecchiaia, semplificati in tecnica e forme. Dopo la morte, sopraggiunta nel 1989, il mondo dell’arte ha continuato a tributargli omaggio e a sviluppare le sue geniali intuizioni.

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CHIESA E SOCIETA’

11 maggio 2004

 

AD UN’ASSOCIAZIONE INTERRELIGIOSA UGANDESE,

PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO CATTOLICO DI GULU, MONS. ODAMA,

IL PREMIO NIWANO PER LA PACE

- A cura di Chiaretta Zucconi -

 

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TOKYO. = Il Premio Niwano per la pace 2004 è stato consegnato oggi nel corso di una solenne cerimonia nella capitale giapponese all’iniziativa per la pace dei capi religiosi Acholi, un’organizzazione ugandese impegnata a porre fine in modo non violento ai conflitti armati e a favore della promozione del dialogo tra religioni. L’organismo, che riunisce responsabili religiosi cattolici, ortodossi, anglicani e musulmani, è presieduto dall’arcivescovo cattolico di Gulu mons. John Baptist Odama e punta a ristabilire la pace nell’Uganda del Nord, dove imperversano i guerriglieri dell’Esercito di resistenza del signore, seminando morte e terrore tra la popolazione. Durante la guerra civile, l’organizzazione ugandese ha tentato di promuovere il dialogo tra le autorità politiche e i guerriglieri. Il Premio viene conferito ogni anno dalla Fondazione Niwano, istituita nel 1978, a persone e associazioni che promuovano la pace e il dialogo interreligioso scelte tra un migliaio di segnalazioni provenienti da 125 Paesi, e da un Comitato ristretto composto da dieci leader religiosi. La Fondazione deve il suo nome allo scomparso Nikkyo Niwano, personalità di rilievo del Buddismo nipponico e fondatore, nel 1938, della Rissho Kosei Kai, organizzazione laica buddista che punta al rinnovamento dell’insegnamento del buddismo ed è impegnata sul fronte del dialogo tra religioni, dell’impegno sociale, della promozione della pace. Tra le personalità che hanno ricevuto il Premio, tra gli altri, anche il Congresso mondiale musulmano, la Comunità di Sant’Egidio e Kang Won Yong, leader presbiteriano della Corea del Sud. Alla Organizzazione ugandese, la prima africana a ricevere il Premio, è andata anche una medaglia e 20 milioni di yen, circa 145 mila euro.

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SECONDA GIORNATA, A FIRENZE, DEL CONGRESSO MONDIALE DEI BAMBINI

CONTRO IL LAVORO MINORILE. CIRCA 300 RAGAZZI DI 50 PAESI DIBATTONO

CON IMPRENDITORI, SINDACATI, GOVERNI E ASSOCIAZIONI CHE TUTELANO L’INFANZIA

- A cura di Laura Sposato -

 

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FIRENZE. = Si è appena conclusa la sessione della mattina, dove rappresentanti delle organizzazioni non governative hanno presentato le drammatiche situazioni in Asia, Africa, America, ma anche in Europa, denunciando le peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile: dagli abusi sessuali ai bambini soldato, dall’uso della pornografia ai piccoli corrieri della droga, fino al sommerso del lavoro domestico o informale che sottrae alla scuola il 6,5 per cento dei bambini lavoratori di tutto il mondo. 19.110 i bambini impiegati come domestici solo in alcune zone dello Sri Lanka, addirittura con meno di 5 anni. A Firenze, per il primo Congresso mondiale dei bambini contro il lavoro minorile, sono arrivate le delegazioni dei ragazzi, circa 300, fra i 13 e i 17 anni, in rappresentanza di 50 Paesi del mondo. Per la prima volta, grazie all’alleanza di Global March, Mani Tese, Sindacati, Cigl, Cisl e Uil, si trovano a dibattere insieme i bambini lavoratori e vittime con imprenditori, sindacati, rappresentanti dei governi e delle associazioni che li difendono. Quello che chiedono è poco e tantissimo. Basti pensare che per far sparire la piaga del lavoro minorile attraverso l’istruzione, sarebbero sufficienti, per i 246 milioni di bambini in tutto il mondo, 11 miliardi di dollari, pari a soli 3 giorni di spesa militare mondiale.

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‘IL POPOLO DEI LETTORI ESISTE ED E’ IN BUONA SALUTE’:

IL MESSAGGIO CHE ESCE DALLA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO

CONCLUSA IERI A TORINO CON GRANDE SUCCESSO DI VISITATORI

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

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TORINO. = E’ stata un’edizione-boom: la Fiera internazionale del Libro 2004 ha superato se stessa e rispetto all’anno scorso ha totalizzato nei primi quattro giorni più 195 mila presenze, contro le 170 mila dell’edizione scorsa, con oltre 25 mila visitatori in più. Il programma ha visto 750 convegni-incontri che hanno coinvolto fautori, esperti, moderatori: ben 1500 ospiti. La media di pubblico è stata di circa 200 spettatori per incontro. Sono numeri notevoli, che dimostrano ancora una volta che il popolo dei lettori esiste ed è in salute. La formula vincente è stata la varietà che ha consentito al visitatore di scegliersi il proprio percorso preferito. Grande successo hanno ottenuto gli autori della Nazione-ospite, la Grecia. Su tutti, Vassilis Vassilikos, l’autore di “Z, l’orgia del potere”. Per quanto riguarda la televisione, dieci incontri hanno ripercorso i suoi 50 anni di storia, da “Lascia o raddoppia” al “Grande Fratello”. A parlare di tubo catodico e dintorni sono accorsi un gran numero di specialisti: i critici Aldo Grasso e Alessandra Comazzi, i conduttori Piero Angela, Giancarlo Magalli, Maurizio Costanzo, Sergio Zavoli, Michele Mirabella e in collegamento telefonico, Simona Ventura e Pippo Baudo. C’è stato spazio anche per la riflessione e l’impegno civile nel convegno “Le religioni e lo Stato”, organizzato dal World Political Forum, prestigiosa assise internazionale creata da Mikhail Gorbaciov con l’obiettivo di creare nuove regole di governance da suggerire a chi oggi è alla guida della politica e dell’economia internazionali. Il tema della risata, lanciato dallo slogan “leggi che ti passa”, ha poi dato un tocco leggero che ha giovato alla manifestazione.

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RICORRE OGGI L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL MISSIONARIO GESUITA

PADRE MATTEO RICCI. UOMO RELIGIOSO E DI CULTURA IMPORTÒ IN CINA

LA SCIENZA OCCIDENTALE. A LUI SI DEVE IL RICONOSCIMENTO UFFICIALE

DEL CRISTIANESIMO DA PARTE DELL’IMPERATORE CINESE WAN LI

 

PECHINO. = Ricorre oggi, l’anniversario della morte di padre Matteo Ricci, conosciuto in Cina come il “Saggio d’Occidente”. Nato nel 1552 da una famiglia nobile di Macerata, gesuita per scelta e missionario per vocazione, partì da Genova nel 1577 alla volta dell’Estremo Oriente e raggiunse Macao nel 1582. Qui imparò perfettamente la lingua cinese, il mandarino, traducendo numerose opere scientifiche tra cui i primi sei libri degli Elementi di Euclide, fondamentali per la rinascita della matematica cinese. Primo grande sinologo della storia e primo ad introdurre teologia, filosofia, letteratura, arti e scienze nel grande Paese asiatico, padre Ricci si guadagnò in Cina il rispetto di molti. Ma la sua fama ed importanza non è pari, soprattutto in Italia, all’effettivo suo duplice spessore, intellettuale e religioso. Nonostante i suoi insegnamenti subissero un duro colpo con la condanna dell’Inquisizione nel 1704 dovuta a dispute teologiche, fu riabilitato nel 1939 da Papa Pio XII e pienamente rivalutato dopo il Concilio Vaticano II. L’approccio interculturale alla storia, il legame fra le tradizioni culturali e lo sviluppo, l’incontro fra queste tradizioni e mondo moderno sono certamente alcune delle geniali intuizioni del missionario gesuita che ha lasciato nel Paese asiatico una traccia indelebile. Padre Ricci morì l’11 maggio del 1610 e per l’occasione l’imperatore cinese, Wan Li, proclamò lutto nazionale e riconobbe ufficialmente la religione cristiana facendo costruire una stele sulla sua tomba. In un presente di guerre diffuse nel mondo, che fa apparire come infausta meteora lo scontro fra civiltà, il grande missionario invita chiunque a gettare ponti fra le diverse culture. (G.L.)

 

 

DIGIUNO DI TV E COMPUTER PER I BAMBINI DI UNA PICCOLA CITTADINA TOSCANA :  UNA SETTIMANA  LONTANI DAL VIDEO PER VALUTARE

EFFETTI E CONSEGUENZE DI TANTI SCHERMI ACCESI SULL’INFANZIA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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CAVRIGLIA. = Si tratta di capire se la televisione, ma anche personal computer, play station, game boy, compagni di vita di ogni bambino, possono influire sullo sviluppo sessuale precoce: è lo scopo di questo esperimento unico al mondo condotto dall’Università di Firenze insieme all’Ospedale pediatrico fiorentino Meyer. Da ieri e per una settimana a Cavriglia cittadina toscana in provincia di Arezzo 74 piccoli alunni tra i 6 e i 12 anni, vivono senza Tv e altri schermi, che restano spenti nelle loro case, complici i genitori che partecipano all’iniziativa, aderendo al digiuno catodico e non solo e compilando un questionario quotidiano con orari, reazioni e alternative individuate nelle famiglie per sostituire il tempo trascorso altrimenti davanti ad uno schermo. Ma come si sviluppa l’esperimento: nei giorni precedenti lo sciopero televisivo ai bambini è stato permesso di vedere la tv e giocare con i computer senza limiti e all’inizio della settimana è stata raccolta la loro urina e lo stesso sarà fatto alla fine della settimana per comparare le due analisi, misurando in particolare la quantità della melatonina, detta l’ormone del buio, che si abbassa quando il soggetto è sovraesposto alla luce e che potrebbe incentivare l’inizio dello sviluppo puberale. Che dire ben venga la scienza medica a scoraggiare un uso dissennato dei nuovi media, che già il buon senso dovrebbe suggerire agli adulti di tutelare l’infanzia, soprattutto davanti alla Tv, dai tanti rischi che già molte ricerche di psichiatri, pediatri, psicologi e sociologi hanno dimostrato, da decenni ormai, senza che alcuno si sia finora preoccupato realmente di porvi riparo. 

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24 ORE NEL MONDO

11 maggio 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Sei soldati israeliani e almeno quattro palestinesi sono stati uccisi nel corso di una pesante incursione dell'esercito nel quartiere densamente abitato di Zeitun a Gaza City. E nello scoppio di un razzo sparato da un elicottero israeliano una persona è morta e cinque sono state ferite. Non sembra sia una personalità di spicco e si suppone, dunque, che l’auto sia stata colpita per errore. E ci sono anche particolari agghiaccianti: resti dei corpi dei militari israeliani sono stati trionfalmente esibiti da palestinesi per le strade di Gaza.

 

Rilanciare i tentativi per una soluzione mediorientale ma anche tentare di ricucire i rapporti con il mondo arabo, dopo lo scandalo delle torture ai prigionieri iracheni, sono gli obiettivi del viaggio del segretario di Stato, Colin Powell, in programma il 15 e 16 maggio in Giordania, che prevede la possibilità di incontrare esponenti palestinesi di alto livello, anche se non il premier Abu Ala. Quest’ultimo incontrerà, però, il 17 maggio a Berlino il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleeza Rice.

 

Un altro bambino è morto in ospedale in seguito alle ferite riportate durante l'attentato di domenica a Grozny, dove oggi ha fatto una visita lampo il presidente russo Putin annunciando l’invio di rinforzi. Sono due, dunque, i minori rimasti uccisi. In tutto sette i morti e 62 i feriti di cui tre in gravi condizioni. Mentre proseguono le indagini nonostante le misure di sicurezza “senza precedenti”, in particolare lungo il tratto Grozny-Gudermess della superstrada intercaucasica, i ribelli ceceni islamico-indipendentisti sono tornati in azione a sud-est della capitale, dove hanno ucciso due soldati russi e ne hanno feriti altri nove nella zona di Shali. A Basaiev, capo militare dei ribelli, è stata subito attribuita la responsabilità dell'attentato. Ieri alcune migliaia di persone sono giunte nel villaggio di Tsentoroi, roccaforte del clan dei Kadyrov, per partecipare alle esequie del presidente ucciso, nel primo dei tre giorni di cerimonie funebri previsti dalla tradizione islamica. Si discute dell’emergenza terrorismo nel Caucaso e nell’Asia centrale. Un problema con implicazioni e risvolti che non interessano solo la Russia, come spiega, nell’intervista di Fabio Colagrande, l’ambasciatore Sergio Romano:

 

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R. – Il regime talebano è stato eliminato dagli afghani. Però, la situazione afghana non si è ancora normalizzata e in Afghanistan ci sono indubbiamente ancora nuclei talebani e probabilmente militanti di al Qaeda. La presenza americana e russa è percepita come una presenza intrusiva, come una prevaricazione. Gli americani sono presenti oggi in Uzbekistan e Tagikistan ed in Uzbekistan, guarda caso, proprio nel corso degli ultimi mesi abbiamo assistito ad una forma rinnovata di terrorismo.

 

D. – Questo fa sì che le due situazioni, quella dell’Iraq e quella della Cecenia, abbiano delle forti analogie, non crede?

 

R. – C’è una forte analogia, perchè sia Bush che Putin speravano di fare un piccolo passo indietro, un passo indietro che avrebbe comportato non la perdita del controllo politico del territorio conquistato, ma una minore esposizione delle loro truppe alla guerriglia, agli attentati quotidiani. Sappiamo come Putin abbia cercato di farlo, dando per l’appunto a Kadyrov  la presidenza del Paese, ed in Iraq Bush, per certi aspetti, ha fatto più tardi la stessa cosa, immaginando il trasferimento dei poteri ad un governo iracheno, che si sarebbe costituito il 30 giugno. Tutto questo, però, con una fondamentale differenza, cioè che la Cecenia è infinitamente più importante per Putin di quanto l’Iraq non sia per gli Stati Uniti.

 

D. – C’è da notare infine che entrambi i territori, sia l’Iraq che la Cecenia, sono molto importanti dal punto di vista dello sfruttamento del petrolio…

 

R. – Assolutamente. Nel caso della Cecenia forse l’importanza, per Putin, è ancor maggiore di quanto non sia l’importanza petrolifera dell’Iraq per Bush. Conta il fatto che la Cecenia è un crocevia del petrolio. E’ il luogo attraverso il quale dovrebbero passare quegli oleodotti di cui si sta discutendo da molti anni, che dovrebbero portare il petrolio del Caspio ai mercati occidentali.

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Tre membri afghani di una commissione elettorale che sta preparando la  consultazione di settembre in Afghanistan sono stati feriti ieri  da un’esplosione, mentre erano su un'auto diretta a un villaggio presso Asadabad, nell’est. La commissione è impegnata nel lavoro di registrazione degli  aventi diritto al voto. I taleban, che vogliono boicottare le elezioni sponsorizzate dall'Onu, hanno più volte minacciato di morte tutti coloro che hanno intenzione di votare. 

 

Clima arroventato nelle Filippine, dove ieri sono stati chiamati al voto 43 milioni di elettori per la scelta del nuovo presidente ed il rinnovo di gran parte della classe politica. Secondo i sondaggi di fine voto, il capo di Stato uscente, Gloria Macapagal Arroyo, è in testa con circa il 40% dei consensi sul rappresentante dell’opposizione, Fernando Poe, accreditato del 32%. Abbandonata la possibilità di votare col sistema elettronico per evitare brogli, i risultati ufficiali si conosceranno tra circa un mese. Il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, mons. Fernando Capalla, ha espresso ieri la speranza che l’esito del voto sia “trasparente e credibile”. Ma quali i motivi dell’attuale clima di estrema tensione che ha caratterizzato la campagna elettorale, provocando circa 100 morti? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asia News:

 

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R. – Nelle Filippine, di fatto, la popolazione è molto divisa, nelle isole. E’  soprattutto divisa tra vari signori locali. E ogni signore locale ha gruppi e gruppetti di armati che appoggiano, naturalmente, un candidato o un altro. Per questo avviene sempre una lotta in ogni isola tra questi gruppi. L’altra questione è che ci sono diverse zone delle Filippine dove ci sono gruppi di guerriglia armati, sia di tipo comunista sia di tipo musulmano. E talvolta, più che in modo ideologico, lavorano per motivi economici, cioè rapiscono, uccidono per ricevere riscatti. Tutto questo crea una situazione molto infuocata e molto insicura.

 

D. – Un clima di tensione che, secondo lei, potrà condizionare il prossimo presidente? Quali difficoltà dovrà affrontare?

 

R. – Il prossimo presidente dovrà senz’altro affrontare il problema della povertà. Le Filippine, pur essendo un Paese ricchissimo dal punto di vista del commercio, dell’agricoltura, della pesca, del commercio internazionale e del turismo, sono un posto insicuro e un luogo dove il 63 per cento della popolazione è molto povera. Questo significa che bisogna attuare delle politiche sociali e queste politiche sociali, però, saranno possibili soltanto se il presidente raccoglie attorno a sé anche il consenso e l’impegno di tutti questi signori locali.

 

D. – C’è poi il problema terrorismo, che anche nelle Filippine viene avvertito in maniera drammatica ...

 

R. – Sì, c’è il problema del terrorismo, soprattutto il terrorismo islamico. Direi, però, che sia dal punto di vista dell’Islam sia dal punto di vista della guerriglia marxista, in questi ultimi tempi si stanno facendo dei passi significativi. Ho speranza che, da questo punto di vista, ci possa essere una soluzione a breve termine.

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Scetticismo accompagna il via domani a Pechino dei colloqui a sei sul programma nucleare della Corea del Nord, ai quali partecipano rappresentanti delle due Coree e di Usa, Cina, Giappone e Russia. Sarà la prima riunione del Gruppo di Lavoro creato nell'ultima tornata di negoziati che si è tenuta in febbraio. Una precedente riunione, nell’agosto del 2003 sempre a Pechino, si era conclusa con un nulla di fatto. I protagonisti della crisi sono Pyongyang e Washington, che non sembrano disposti alle concessioni necessarie per arrivare ad un compromesso. Fonti americane hanno parlato nei giorni scorsi della possibilità di incontri a due tra le delegazioni della Corea del Nord e degli Usa, chiesti insistentemente da Pyongyang, ma finora non c’è alcuna conferma. 

 

La Commissione europea ''continuerà a monitorare la situazione di bilancio dell'Italia e giudicherà le misure quando saranno adottate''. Lo afferma una dichiarazione dell'esecutivo di Bruxelles, a proposito della decisione presa oggi dall'Ecofin di rinviare la decisione sull'early warning all'Italia al 5 luglio prossimo, sulla base di un impegno preso dall'Italia di tenere il deficit sotto la soglia del 3% del Pil, anche con eventuali nuove misure. I ministri delle finanze dei 25, inoltre, hanno abrogato la procedura per deficit eccessivo contro il Portogallo. La procedura era stata lanciata due anni fa a causa di un deficit superiore al 3% ma nel 2003 il Portogallo ha chiuso con un disavanzo al 2,9%.

 

 

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