RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 130 - Testo della trasmissione di domenica 9 maggio 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE

 

La rinuncia all’odio e alla violenza, il rispetto senza riserve della dignita’ di ogni persona: e’ l’appello emerso dalla riflessione del Papa al Regina Coeli. Ricordando il prossimo anniversario dell’apparizione a Fatima nella giornata della festa della mamma, Giovanni Paolo II ha chiesto alla Madonna di sostenere tutte le madri

 

 Alla presenza dell’inviato del Papa, cardinale Achille Silvestrini, solenni festeggiamenti in Lituania in onore di San Casimiro: intervista con l’ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede, Casimiro Lozoraitis.
 
OGGI IN PRIMO PIANO

 

I valori cristiani per la nuova Europa: il messaggio a conclusione ieri della manifestazione “Insieme per l’Europa”. Ai nostri microfoni Chiara Lubich

 

 Da domani iniziative a Firenze contro lo sfruttamento minorile: ce ne parla Andrea Bertonasco

 

 La riconciliazione al centro della plenaria dell’Unione Internazionale Superiore Generali. Con noi suor Victoria Gonzalz de Castejon.

 

 

CHIESA E SOCIETA’

Il presidente della conferenza episcopale nigeriana sostiene che i recenti combattimenti non sono scontri religiosi ma una guerra tra poveri

 

Dal rapporto annuale Unicef, l’allarmante dato della mortalità infantile nel mondo.

 

La Santa Sede confida nell’intervento della comunità internazionale per l’annullamento del debito estero

 

Aperto a Efeso il Simposio su San Giovanni

 

Emergenza alimentare in Kenya dopo le recenti alluvioni

 

Stasera a Roma festa per l’allargamento dell’Europa
 

24 ORE NEL MONDO

Esplosione a Grozny: muore con circa 30 persone il presidente ceceno Kadyrov. Dura condanna del presidente Putin

 

Ancora vivo nel mondo lo sconcerto per le violenze nella carceri irachene. A Baghdad esplode una bomba in un mercato: almeno 7 morti.

 

Vigilia di elezioni presidenziali nelle Filippine tra rischio attentati e brogli. Secondo i sondaggi sempre più favorita la presidente Arroyo.

 
 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 maggio 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

 

 

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LA RINUNCIA ALL’ODIO E ALLA VIOLENZA, IL RISPETTO SENZA RISERVE DELLA DIGNITA’ DI OGNI PERSONA: E’ L’APPELLO EMERSO DALLA RIFLESSIONE DEL PAPA AL

REGINA COELI. RICORDANDO IL PROSSIMO ANNIVERSARIO DELL’APPARIZIONE A FATIMA, NELLA GIORNATA DELLA FESTA DELLA MAMMA, GIOVANNI PAOLO II HA CHIESTO

 ALLA MADONNA DI SOSTENERE TUTTE LE MADRI

 

 

La rinuncia all’odio e alla violenza, il rispetto senza riserve della dignità di ogni persona: è quanto il Papa ha raccomandato oggi al Regina Coeli, sottolineando che è quanto gli esseri umani sperimenterebbero se avvertissero il dono straordinario dell’essere fratelli, figli di Maria. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Lanciando il suo appello ad aprire il cuore all’amore, Giovanni Paolo II ha ricordato che la Madre di Dio è “sostegno per i cristiani e per il mondo” perché la sua maternità si esprime proprio “nella sua singolare vicinanza all’uomo e a tutte le sue vicende”. 

 

Oh se gli esseri umani avvertissero questo dono straordinario ! Quanto più facilmente si sentirebbero fratelli.

 

Sentendosi fratelli – spiega il Papa – potrebbero rinunciare all’odio e alla violenza per aprire il cuore al perdono delle offese ricevute e al rispetto senza riserve della dignità di ogni persona.

 

Giovanni Paolo II ricorda che il 13 maggio prossimo ricorre l’anniversario dell’apparizione della vergine di Fatima e del suo appello alla conversione, esprimendo la preghiera che anche gli uomini del nostro tempo “accolgano il pressante invito di Colei che con amore veglia sulla Chiesa e sul mondo”. Il Popolo di Dio – sottolinea – in particolare nel mese di maggio “sente il bisogno di intensificare la propria devozione verso Maria”. Da quando Cristo sulla croce, affidando a Maria il discepolo prediletto, ha esteso la sua spirituale maternità a tutti, generazioni e generazioni di credenti – sottolinea il Papa –invocano la Madonna e a Lei ricorrono  con amore e speranza.  E proprio a Maria Giovanni Paolo II chiede di proteggere e sostenere tutte le madri del mondo nel giorno della Festa della mamma.  

 

         A conclusione della preghiera mariana, ha salutato quanti hanno partecipato alle iniziative della “Festa della scuola” promosse dagli istituti cattolici in varie diocesi italiane e, in particolare, gli insegnanti, alunni e familiari che hanno preso parte alla maratona di primavera organizzata a Roma e in partenza proprio da Piazza San Pietro.    

 

Poi il Papa, facendo riferimento al Convegno mondiale contro lo sfruttamento dei minori che si svolgerà nei prossimi giorni a Firenze, ha espresso l’auspicio che contribuisca a promuovere il fattivo riconoscimento dei diritti dell’infanzia, ricordando che “purtroppo, tanti bambini nel mondo sono privi dell’istruzione primaria e finiscono per essere sfruttati come manodopera”

   

Rivolgendosi ai pellegrini polacchi, si è unito alla preghiera di quanti partecipano alla processione in onore di San Stanislao, Patrono della Polonia.

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SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN LITUANIA IN ONORE

DEL SANTO PATRONO SAN CASIMIRO

- Intervista con l’ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede,

Casimiro Lozoraitis -

 

 

Si concludono oggi a Vilnius le celebrazioni del IV centenario dell’arrivo in Lituania del Breve di Clemente VIII “Quae ad sanctorum” che autorizzava la celebrazione della festa di San Casimiro in Polonia e in Lituania. Inviato speciale del Papa è stato il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali. Sottolinea il significato dell’avvenimento, nell’intervista di Giovanni Peduto, l’ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede, Casimiro Lozoraitis, che – vogliamo ricordare - negli anni passati è stato responsabile del programma lituano della nostra emittente:

 

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R. – La cerimonia si colloca nel quadro dell’Anno giubilare di San Casimiro, proclamato nel 2004, in occasione dell’inizio del culto di San Casimiro in Lituania. La principale celebrazione ha avuto luogo a Vilnius, capitale della Lituania, con la partecipazione del cardinale Silvestrini, del cardinale lituano Backis, del clero e di molti fedeli provenienti anche dai Paesi confinanti, particolarmente dalla Polonia, dove è assai diffuso il culto. San Casimiro era figlio del Granduca di Lituania, re di Polonia, Casimiro IV. Sua madre proveniva dalla famiglia Asburgo e, dunque, il Santo è ben conosciuto e venerato in Polonia, ma anche in Austria, Boemia ed Ungheria. Il significato delle celebrazioni è tanto più grande in quanto San Casimiro è ritenuto il Santo Patrono della Lituania e protettore della gioventù lituana, in quanto morto a soli 26 anni.

 

D. – Quale era il contesto storico lituano di 400 anni fa?

 

R. – Nel XV secolo la Lituania era uno Stato grande e potente, legato da un’unione dinastica con la Polonia. All’epoca di San Casimiro, nella seconda metà del XV secolo, lo Stato era una delle potenze europee con un territorio molto esteso all’est degli attuali confini. La famiglia regnante era legata, attraverso i matrimoni, con le grandi famiglie regnanti europee. Purtroppo, anche quell’epoca era piuttosto irrequieta, i nemici non mancavano ed era necessario difendere i confini dello Stato, in particolare quelli orientali.

 

D. – Qual è il messaggio di San Casimiro per noi cristiani oggi?

 

R.-  Insegna ai cristiani di oggi, e particolarmente ai giovani, che anche vivendo in un ambiente cosiddetto mondano, secolarizzato, tutt’altro che favorevole ad una vita interiore, ci si può aprire e rimanere fedeli ai valori spirituali. Si può intraprendere una vita consona al cristiano, impegnare, come ha fatto San Casimiro, al servizio dei diseredati. In una parola, San Casimiro ci insegna ad incamminarci sulla via della santità senza per questo assentarci dal mondo che ci circonda.

 

D. – Eccellenza, queste celebrazioni in onore di San Casimiro, hanno un significato particolare pochi giorni dopo l’ingresso della Lituania nell’Unione Europea?

 

R. – Direi che è molto significativo che il giubileo di San Casimiro coincida con l’ingresso della Lituania nell’Unione Europea. Direi che coincide con il ritorno della Lituania in Europa, alla quale è sempre appartenuta. Il Santo è testimone dei secolari, storici legami della Lituania con l’Europa. Egli rispecchia la cultura europea, le tradizioni cristiane, la fede religiosa che evidenziano l’appartenenza della Lituania all’Europa. E questo non soltanto per evidenti motivi geografici ma anche perché la Lituania condivide con l’Europa gli stessi valori e gli stessi ideali. Oggi, fedele alla sua vocazione europea, la Lituania confida di poter svolgere il ruolo che le spetta nella famiglia allargata dei popoli europei conservando tuttavia la ricchezza della sua identità.

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 maggio 2004

 

 

PROMUOVERE I VALORI CRISTIANI IN UN’EUROPA UNITA, RICCA DI SPIRITUALITA’ E

APERTA ALLA DIVERSITA’: IL MESSAGGIO CONCLUSIVO DELLA MANIFESTAZIONE

“INSIEME PER L’EUROPA” CONCLUSASI  IERI A STOCCARDA

- Intervista con Chiara Lubich -

        

 

Arrichire la società con i valori cristiani per dare vita ad un’Europa più unita ed aperta ai problemi del mondo: con questo impegno si è conclusa ieri a Stoccarda, in Germania, la manifestazione internazionale “Insieme per l’Europa”. Ha visto riuniti per tre giorni nella capitale del Baden Wuertenberg i rappresentanti di 175 gruppi, movimenti, comunità cattoliche, anglicane, evangeliche e ortodosse.

 

E’ stata una nuova importante tappa nel cammino ecumenico, avviato dai movimenti nel 1999, che punta alla nascita di una spiritualità europea al servizio dell’unità e della pace. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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         ‘Uniti nella diversità’: con questo slogan oltre 10mila aderenti ai movimenti e comunità cristiane d’Europa hanno concluso la manifestazione internazionale “Insieme per l’Europa”. Dopo tre giorni di convegni e testimonianze, incentrate sulla affermazione delle radici cristiane dell’Europa e sul futuro del Continente, i movimenti hanno rafforzato la convinzione che l’Unione Europea, dotata di unità di mercato e geografica, debba essere ora cementata anche da un’unità spirituale tesa all’affermazione dei valori del Vangelo al suo interno come all’esterno. Di fronte ai rappresentanti dell’Unione Europa, del mondo politico e dei vertici delle diverse confessioni cristiane i movimenti si sono impegnati, nel messaggio conclusivo della manifestazione, ad un ulteriore passo avanti nel cammino ecumenico che li vede protagonisti. Il documento finale contiene, infatti, l’impegno a lavorare per una migliore ripartizione delle risorse, per l’affermazione dei valori giudeo-cristiani, per un’Europa della fraternità cosciente delle sue responsabilità e aperta al mondo. Un intento che si riflette pienamente nel messaggio sul ruolo dei movimenti cristiani nella società inviato da Giovanni Paolo II ai partecipanti alla manifestazione di Stoccarda. Il Papa ha sottolineato come, tramite il Vangelo, i cristiani europei abbiano saputo superare nazionalismi egoistici per vedere l’Europa come una famiglia di popoli ricca di varietà culturale e di esperienze storiche, ma accumunata dallo stesso destino. Un’Europa unita – sottolinea il Pontefice – che è chiamata a servire il mondo e in particolare le sue regioni più povere. Un richiamo ai valori che rappresentano il fondamento delle radici cristiani dell’Europa è giunto anche dal messaggio inviato dal Patriarca ecumenico Bartolomeo, il quale ha precisato come ciò non significhi che i popoli non cristiani non abbiano un loro posto nella nascita della casa europea. 

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Tra i principali promotori dell’incontro di Stoccarda, vi è indubbiamente Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei focolari, che da decenni è impegnato sul fronte del dialogo tra i cristiani di varie confessioni e con le altre religioni. Jurgen Erbacher le ha chiesto se l’incontro di Stoccarda possa significare il superamento anche di un certo tipo di “concorrenza” tra i movimenti stessi:

 

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R. – No, è un’ispirazione che viene dallo Spirito Santo. Già da quando ci siamo conosciuti, con i movimenti evangelici, noi abbiamo detto che non conosciamo il futuro, aspettiamo che Dio ci mandi le sue ispirazioni. Dapprima, lui ha ispirato i movimenti evangelici, dal ’69, poi, dal ’98, si sono messi insieme anche i movimenti cattolici. Ad un certo punto, abbiamo capito che Dio voleva che facessimo anche qualcosa insieme e la prima realizzazione insieme è stata questa Giornata e questo Congresso, a Stoccarda.

 

D. – Lei è uno dei più importanti promotori di questo incontro: perché è così importante per lei?

 

R. – Perché il mio ideale, quello che mi ha suggerito il carisma, è l’unità. Riuscire a rinforzare, a rendere più coesi gli Stati europei, anche attraverso lo spirito, è importantissimo: insomma, si incide già su un Continente. Penso che sia un esempio che si dà per portare avanti il Testamento di Gesù che dice che tutti siano una sola cosa.

 

D. – Il Papa ha detto che per la Chiesa sono importanti sia i movimenti sia la gerarchia tradizionale. Cosa possono imparare gli uni dagli altri?

 

R. – L’uno è necessario all’altro. Per esempio, tutti i movimenti non sono bene impostati se non sono soggetti al discernimento dell’aspetto istituzionale della Chiesa. Quindi, per noi è essenziale l’unità con l’aspetto istituzionale. D’altra parte, l’aspetto istituzionale qualche volta è un po’ rigido nelle sue regole, mentre l’aspetto carismatico è più dinamico, più vitale, più familiare. Sarebbe quello che noi chiamiamo il profilo petrino e il profilo mariano.

 

D. – Lei pensa che per il Papa siano importanti i movimenti e che lui dia il suo contributo per rafforzarli?

 

R. – Il contributo principale è stato quello che li ha lanciati nel 1998 in una maniera straordinaria in piazza San Pietro. Lui ha invocato lo Spirito Santo che scendesse come la Pentecoste. I movimenti sono importantissimi per la Chiesa. Lo Spirito Santo di tempo in tempo suscita dei movimenti che rimet-

 

 

tono in moto l’autenticità e la radicalità del Vangelo: così è stato nei primi secoli e così è anche nei tempi moderni. I nostri movimenti possono rappresentare l’aspetto carismatico della Chiesa.

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I BAMBINI DENUNCIANO LO SFRUTTAMENTO:

DA DOMANI, A FIRENZE, IL CONGRESSO

MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE

- Intervista con Andrea Bertonasco -

 

Un convegno di tre giorni, seguito da una grande marcia per le strade di Firenze, per denunciare il lavoro forzato di milioni di bambini nel mondo. L’appuntamento, al via domani, è organizzato da Mani Tese, dall’associazione Global march against child labour e dai principali sindacati italiani. Andrea Bertonasco di Mani Tese spiega, al microfono di Andrea Sarubbi, la scelta di far precedere la marcia di quest’anno dal primo Congresso mondiale dei bambini contro lo sfruttamento del lavoro minorile:

 

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R. – La Global March nasce come marcia che vuole promuovere una presa di coscienza dei problemi e che, per questo, arriva in villaggi, in cittadine. E’ successo in Europa ed anche in Italia. Quest’anno, volevamo avere un momento di elaborazione e di riflessione facendo emergere le esperienze fatte dai ragazzi. Volevamo che fossero loro a fare una dichiarazione a tutto il mondo e, per questo, abbiamo invitato esponenti delle istituzioni europee e delle organizzazioni internazionali.

 

D. – Quando parliamo di lavoro minorile ci riferiamo ad un fenomeno di quale portata?

 

R. – Ci riferiamo ad un fenomeno di portata amplissima. Parliamo di circa 260 milioni di bambini coinvolti. E’ una delle più grandi tragedie del nostro tempo. Tante volte si pensa che la schiavitù sia stata eliminata ed invece la schiavitù esiste ed esiste su persone che hanno meno possibilità di difendersi, perché hanno più difficoltà ad organizzarsi, perché sono soggetti a più facili vessazioni. E’ un fenomeno che coinvolge drammaticamente i Paesi del sud del mondo, l’India, il Pakistan, l’Africa ed anche l’America Latina, ma che  coinvolge fortemente anche le nostre aree. Coinvolge l’Europa. Ricordiamoci che in Italia abbiamo un numero molto alto di bambini impiegati, per esempio, nella manovalanza della malavita, oppure molti bambini extracomunitari che vengono impiegati per un numero di ore esagerato e per lavori assolutamente inadatti alla loro età, con danni gravissimi.

 

D. – E la Global March, finora, quali risultati ha portato in questo campo?

 

R. – Il primo risultato è quello di aver reso consapevoli di questi temi circa 200 comuni italiani, con i relativi Consigli comunali, che hanno fatto delle delibere in questo senso, hanno anche approvato dei progetti contro lo sfruttamento infantile. Questo è molto importante ribadirlo, perché tante volte si pensa che questi movimenti siano utopistici. Al contrario, la marcia del ’98, che è stata la prima marcia mondiale, che è partita da San Paolo del Brasile, da Città del Capo e dalle Filippine e che è arrivata a Ginevra, alla Conferenza dell’Organizzazione internazionale del lavoro, ha portato alla risoluzione 182 dell’Oil. Si tratta della  dichiarazione sulle forme peggiori di sfruttamento infantile che è stata approvata da 140 Paesi di tutto il mondo.

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“DONNE DISCEPOLE DI CRISTO, PORTATRICI DI RICONCILIAZIONE NEL MONDO”: E’ IL TEMA DELLA PLENARIA DELL’UNIONE INTERNAZIONALE SUPERIORE GENERALI,

CHE SI SVOLGE A  ROMA DA OGGI FINO A GIOVEDI’ PROSSIMO

-intervista con Suor Victoria Gonzalz de Castejon-

 

 

 “Donne, discepole di Cristo, portatrici di riconciliazione nel mondo”: è il tema scelto per l’Assemblea Plenaria dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali che si apre oggi a Roma e che proseguirà fino a giovedì prossimo. Conosciuta come Uisg, l’Unione riunisce 900 Superiore in rappresentanza di 800mila religiose. A Suor Victoria Gonzalz de Castejon, segretaria generale dell’Uisg, Fabio Colagrande ha chiesto di ricordare qualcosa della storia:

 

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R. – La Uisg è nata nel 1965, dopo il Concilio Vaticano, per rispondere ad un bisogno della Chiesa e della vita religiosa femminile. La Uisg costituisce un forum internazionale, dove le Superiore generali trovano un punto di incontro nell’ambito ecclesiale, per affrontare l’identità carismatica della vita religiosa apostolica femminile e favorire il suo sviluppo nella Chiesa e nel mondo; per condividere esperienze e scambiare informazioni; per promuovere la comunicazione sociale e religiosa, ma anche per riflettere insieme sulle sfide del momento e cercare le risposte adeguate. Questo è per noi molto importante. Sempre, comunque, nel rispetto dell’autonomia di ogni Congregazione e dell’indole dello spirito di ogni Istituto. Tanto più che oggi risulta essere molto importante esprimere la solidarietà, collaborare in progetti di interesse generale e rafforzare i vincoli di comunione. Non possiamo dimenticare di sottolineare che è tutto indirizzato ad incrementare la relazione con la Sede Apostolica.

 

D. – Perché si tengono queste Plenarie?

 

R. – Ogni tre anni teniamo quest’Assemblea Plenaria per vivere e condividere queste realtà, appena citate. Partecipano 800 Superiore generali, più o meno, provenienti dal mondo intero. Questa volta abbiamo una rappresentanza molto ampia dell’Africa: sono, infatti, presenti 89 Superiore generali. Ce ne sono poi 120 di lingua spagnola, 270 di lingua inglese, circa 70 di lingua italiana. Siamo più o meno 800. 

 

D – Il tema scelto della riconciliazione è di grande attualità, se si pensa ai tanti religiosi e alle religiose che operano in situazioni di grave conflitto. Quale realtà vivono le suore che si fanno portatrici di riconciliazione?

 

R. – Molte realtà in tutto il mondo, e non soltanto a livello politico. Anche all’interno di ogni congregazione, ifatti, abbiamo bisogno di riconciliazione, per diversi motivi. Nella storia non sempre abbiamo fatto bene tra di noi. Dopo la conferenza principale, tre superiore parleranno della loro esperienza di riconciliazione: una nel mondo, una all’interno della congregazione ed una nella realtà.

 

D. – I dati dell’annuario statistico della Chiesa del 2000 dicevano che il 75 per cento dei missionari sono donne. Cosa riescono a portare proprio per la riconciliazione secondo lei?

 

R. – Non è facile parlare di frutti concreti, perché non è una cosa che si vede. Nel tempo, nella storia, si vedono i piccoli passi. Io però non posso chiedere a nessuno la riconciliazione. E’ qualcosa che viene vissuta all’interno di ogni persona.   

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CHIESA E SOCIETA’

9 maggio 2004

 

 

 

I RECENTI COMBATTIMENTI CHE HANNO COLPITO LA NIGERIA NON SONO SCONTRI

 RELIGIOSI MA UNA GUERRA TRA POVERI. LO SOSTIENE IL PRESIDENTE DELLA

CONFERENZA EPISCOPALE NIGERIANA, MONS. JOHN OLORUNFEMI ONAIYEKAN

 

ABUJA. = “Il vero problema è trovare il modo di favorire il dialogo e la riconciliazione in Nigeria”. Lo afferma l’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, dopo le violenze che nei giorni scorsi hanno provocato un numero elevato ma ancora imprecisato di vittime a Yelwa, nello Stato del Plateau. Dove uomini armati dei Tarok, un gruppo etnico prevalentemente cristiano, hanno preso d’assalto la comunità dei Fulani, in gran parte musulmani. “È troppo semplicistico definire questo scontro come conflitto di religione”, spiega il presule all’Agenzia missionaria Misna precisando che si tratta di “una guerra tra poveri”. Il vero problema – aggiunge - non è religioso, ma politico-economico. Secondo la Croce Rossa, le vittime sarebbero centinaia, addirittura 600, ma per il vescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, si tratta di un’esagerazione. “È difficile fornire cifre esatte, ma la situazione sarebbe comunque grave anche se a Yelwa ci fossero stati dieci morti”, insiste l’arcivescovo. Mons. Onaiyekan ricorda che nel complesso scenario etnico-sociale della Nigeria, che con oltre 120 milioni di abitanti è il Paese più popoloso dell’Africa, bisogna anche tener conto della classica e antica rivalità tra coltivatori stanziali e allevatori nomadi. “Posso solo dire – conclude il presule - che non ho prova dell’esistenza di gruppi armati cristiani”. (A.L.)

 

 

MORIRE OGNI ANNO, PRIMA DEL QUINTO ANNO DI VITA, A CAUSA DI MALATTIE

FACILMENTE CURABILI NEL RESTO DEL MONDO. E’ LA TRISTE REALTÀ DI UN MILIONE

 E CINQUECENTO MILA BAMBINI DEI PAESI POVERI EMERSA

DAL RAPPORTO ANNUALE PER IL 2004 DELL’UNICEF

 

BERLINO. = Nei dieci Paesi più poveri ogni anno muoiono un milione e cinquecento mila bambini prima del quinto anno di età a causa di malattie, povertà ed esplosione di mine. L’allarmante dato è contenuto nel rapporto annuale per il 2004 che l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha presentato ieri a Berlino. Sempre secondo i dati forniti dall’organizzazione umanitaria, il 31 per cento dei bambini tra i 5 e i 14 anni è coinvolto nelle forme peggiori di sfruttamento, quali la schiavitù, il reclutamento forzato nei conflitti armati, la prostituzione e la pornografia, ed il 9 per cento è impiegato in lavori pericolosi per la loro salute. Solo nella Repubblica Democratica del Congo – si legge ancora nel rapporto – sono almeno 530 mila i bambini che muoiono ogni anno prima di compiere 5 anni di età. Le cause più frequenti dei decessi nei Paesi poveri sono legate al morbillo, alla malaria, a disturbi respiratori e ad altre malattie che nel resto del mondo vengono curate o prevenute attraverso la vaccinazione. L’Unicef ha lanciato inoltre un appello ai governi e all’opinione pubblica affinché vengano messi a disposizione più mezzi per aiutare i bambini degli Stati del Terzo Mondo. Nonostante le numerose prese di posizione da parte delle organizzazioni umanitarie, molti degli Stati bisognosi restano, infatti, esclusi dagli aiuti internazionali. L’importanza politica e strategica di un Paese e la sua presenza sui mezzi di comunicazione di massa – ha osservato il responsabile dell’Unicef in Germania, Dietrich Garlichs – non possono costituire un fattore decisivo per l’eventuale aiuto ai bambini bisognosi. (A.L.)

 

 

LA SANTA SEDE CONFIDA NELL’INTERVENTO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE PER L’ANNULLAMENTO DEL DEBITO ESTERO DI HAITI. E’ QUANTO HA AFFERMATO

IL NUNZIO APOSTOLICO A CUBA, MONSIGNOR LUIGI BONAZZI

 

PORT-AU–PRINCE. = “La Santa Sede ha auspicato che le autorità competenti della comunità internazionale prendano in considerazione la possibilità di annullare il debito estero di Haiti”. E’ questa la speranza espressa a Port-au-Prince dal Nunzio apostolico a Cuba, monsignor Luigi Bonazzi, in un discorso pronunciato mercoledì scorso davanti a più di duecento persone, tra le quali rappresentanti governativi, della società civile e delle delegazioni diplomatiche. Nel suo discorso monsignor Bonazzi ha denunciato “la scandalosa povertà in cui vive la maggioranza di uomini, donne e bambini del Paese caraibico”. Il nunzio, che dopo quattro anni di servizio ad Haiti è stato nominato rappresentante della Santa Sede a Cuba, ha anche affermato che l’ultima crisi politica, conclusasi il 29 febbraio con la caduta dell’ex-presidente, Jaen-Bertrand Aristide, ha dimostrato chiaramente - l’inevitabile fallimento di un modo governare unicamente teso a sfruttare le risorse di una nazione.Il tutto proprio nell’anno del bicentenario dell’indipendenza dello Stato centroamericano. Il debito estero di Haiti ammonta a 1,3 miliardi di dollari in prestiti contratti in particolare con la Banca Mondiale e la Banca interamericana per lo sviluppo. (A.L.)

 

 

SULLA FIGURA DI SAN GIOVANNI APOSTOLO SI E’ APERTO QUESTA MATTINA, AD EFESO, IL DECIMO SIMPOSIO PROMOSSO DALL’ISTITUTO FRANCESCANO

DI SPIRITUALITÀ DEL PONTIFICIO ATENEO ANTONIANUM DI ROMA

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

EFESO. = “La mia presenza al decimo Simposio su Giovanni, ad Efeso, vuole confermare tutta la considerazione che meritano iniziative come questa, volte a creare scambi culturali e religiosi, a sostenere rapporti di amicizia e di collaborazione tra studiosi cristiani e musulmani in una terra cosi cara a Dio e ad ogni cristiano per le meraviglie insigni di cui è custode”. Sono parole del prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale Daoud Moussa I, all’apertura questa mattina ad Efeso del decimo Simposio sull’apostolo Giovanni, organizzato dall’Istituto di spiritualità dell’Antonianum di Roma, che si concluderà mercoledì prossimo. Quest’anno la preparazione immediata al Simposio è stata affidata ad un gruppo di 50 pellegrini che hanno organizzato una fiaccolata presso il vicino santuario di Meryem Ana dove secondo un’antichissima tradizione si conserva la casa della Madonna. Grande partecipazione anche all’ormai tradizionale concelebrazione sulla tomba dell’apostolo Giovanni, cui hanno preso parte cattolici tedeschi, inglesi, sloveni e italiani. Questa mattina, inoltre, si sono tenute le prime relazioni che trattano del “Logos” giovanneo in relazione, tra l’altro, alla tradizione giudaica, alle note originali al Vangelo di Giovanni e alle 7 Chiese e a commento all’Apocalisse di Vittorino di Petrolio. Molto attese, infine, le relazioni di alcuni professori turchi dell’Università di Istanbul, sempre presenti ai Simposi e garanti di quel dialogo islamo-cristiano che i Simposi hanno iniziato e che proseguono con scambievole fiducia.

 

 

DOPO LE ALLUVIONI CHE HANNO RECENTEMENTE COLPITO IL KENYA, IL PAESE RISCHIA UNA GRAVE EMERGENZA ALIMENTARE. E’ LA DENUNCIA DELLE AUTORITÀ LOCALI

 

NIROBI. = Le persistenti piogge torrenziali che da settimane si stanno abbattendo sul Kenya rischiano ora di provocare gravi emergenze alimentari. A lanciare l’allarme sono i responsabili distrettuali delle zone occidentali del Paese africano, dove almeno diecimila persone rischiano di rimanere senza cibo. Fiumi in piena ed alluvioni hanno distrutto interi raccolti e devastato fattorie, creando seri problemi per l’approvvigionamento alimentare della popolazione nei distretti di Nyando, Rachuonyo e Homa Bay, sul Lago Vittoria. Il commissario distrettuale di Nyando, nel timore di un’ulteriore crescita del numero di persone che rischiano di rimanere senza scorte di cibo, ha chiesto all’ufficio della presidenza della repubblica di aumentare gli aiuti alimentari destinati alle zone colpite dal disastro. Il bilancio, ancora provvisorio, è di almeno 20 vittime e migliaia di sfollati. Secondo la Croce rossa del Kenya i senza-tetto degli ultimi giorni sono oltre cinquemila, soprattutto nelle province dell’ovest del Paese. (A.L.)

 

 

FESTA DELL’EUROPA CHE DIVENTA PIÙ GRANDE. E’ IL TITOLO DELLA

CERIMONIA CHE SI SVOLGERÀ QUESTA SERA A ROMA PER

CELEBRARE LO STORICO ALLARGAMENTO DELL’UNIONE

 

ROMA. = Per celebrare lo storico, recente ingresso di altri dieci Paesi nell’Unione Europea, si svolgerà questa sera a Roma la “Festa dell’Europa che diventa più grande”. La cerimonia, promossa dalla rappresentanza in Italia della Commissione europea, dall’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo e dal Comune di Roma, avrà inizio con una cena di gala alla quale prenderanno parte gli ambasciatori dei 25 Stati membri. I festeggiamenti avverranno nell’ambito del ‘Telecom Italia Masters Roma 2004’ di tennis per sottolineare che il 2004 è stato dichiarato Anno europeo dell’educazione attraverso lo sport. Tra i principali eventi della serata si devono segnalare la premiazione di alcuni atleti dei nuovi Paesi, tra i quali l’ex calciatore polacco Zbigniew Boniek, ed il concerto dell’ex campione di tennis, il francese Yannick Noah, oggi apprezzato cantante. (A.L.)

 

 

 

        

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24 ORE NEL MONDO

9 maggio 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

 

 Si riaccende la miccia cecena. Una forte esplosione a Grozny, questa mattina, ha causato la morte di 14 persone ed il ferimento di almeno altre 45. Tra le vittime, il presidente filo-russo della Repubblica caucasica, Akhmad Kadyrov, ed il Presidente del Consiglio di Stato ceceno, Khussein Issayev. La deflagrazione ha devastato gli spalti dello stadio Dynamo, dov’era in corso un concerto nell'ambito delle manifestazioni per festeggiare l'odierna ricorrenza del trionfo dell'Unione Sovietica sulle potenze dell'Asse nella II Guerra Mondiale. Durissima la condanna del presidente russo, Vladimir Putin. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:

 

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Un ordigno è esploso sotto il palco degli ospiti dove si trovavano autorità civili e militari cecene e russe. Le immagini televisive provenienti da Grozny mostrano un grande polverone e tantissimi morti e feriti. Il presidente ceceno, Kadyrov, con il viso sanguinante appare privo di conoscenza e dopo alcune ore di giallo sulla sua sorte e su quella del Comandante delle truppe federali nel Caucaso, generale Baranov, è arrivata la conferma ufficiale della morte.

 

Lo stadio è stato immediatamente isolato dopo l’attentato, una mina è stata trovata dalla polizia. Secondo gli inquirenti l’ordigno esploso era stato collocato durante i lavori di rifacimento all’interno delle strutture portanti dello stadio. Ieri ed oggi l’impianto era stato attentamente controllato. Responsabili dell’attacco sarebbero i separatisti ceceni. “Prenderemo gli autori dell’attentato” – ha promesso il presidente russo Putin. “Kadyrov - ha poi spiegato il capo del Cremlino - per 4 anni ha difeso la Cecenia e i ceceni ed è morto senza essere stato sconfitto”. Proprio sull’ex muftì Mosca aveva puntato per riportare ordine in Cecenia.

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Non si placa l’ondata di indignazione seguita alla pubblicazione delle immagini di sevizie perpetrate dai soldati statunitensi e britannici su alcuni detenuti iracheni. Il presidente statunitense, George Bush, ieri è tornato sull’argomento, mentre sul campo proseguono le violenze. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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E’ il momento dell’indignazione per il mondo; quello del “mea culpa” e delle scuse per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Le torture perpetrate da alcuni soldati della coalizione sui detenuti nelle carceri irachene, continuano a pesare come macigni sull’intera operazione militare in Iraq. Il presidente statunitense, George Bush, nel consueto discorso radiofonico del sabato, è tornato sulla triste vicenda, sottolineando che “l'errore di pochi” è “una macchia per tutti, sull'onore e la reputazione dell’intero Paese''. Parole che prendono le distanze da quanto accaduto, che giungono a 24 ore dalla testimonianza fiume in Congresso del segretario alla difesa Donald Rumsfeld; ma anche parole che sgombrano il campo dai dubbi sul futuro della presenza americana in Iraq. Lo scandalo, le foto, la “macchia”, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, non dissuaderanno gli Stati Uniti dal rispettare l'impegno di portare libertà, pace e democrazia nel Paese: “Non abbiamo nessuna intenzione di lasciare l’Iraq alla mercé di banditi e assassini”. Resta, però, da gestire lo sconcerto degli States, che scopre i nemici nei propri ranghi, oltre che la pressione dell'opposizione che insiste sulla richiesta di dimissioni del capo del Pentagono. Richiesta non condivisa, però, dal vice presidente statunitense Dick Cheney, sceso direttamente in campo per difenderlo. A tenere alta la tensione, inoltre, c’è la consapevolezza che il peggio potrebbe ancora venire, con video e migliaia di altre foto in agguato su  internet, pronte ad essere pubblicate sui media di tutto il mondo. E con il passare delle ore lo scandalo si allarga a macchia d’olio.

 

Intanto si è appreso che lo scorso anno funzionari del Pentagono bocciarono un piano dell'esercito americano che prevedeva l'invio in Iraq di un avvocato che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di controllore proprio nella prigione di Abu Ghraib. Un nuovo tassello che aumenta le distanze con gli altri Paesi occidentali; il presidente della commissione Europea, Romano Prodi, ha definito le torture “un passo indietro” per l’intera umanità. Di immagini ''orrende e repellenti'' ha parlato invece il ministro degli Esteri tedesco, Joshka Fischer, atteso domani a Washington. La conferma, poi, che l’esecutivo britannico aveva ricevuto nel febbraio scorso informazioni sulle violenze dal Comitato internazionale della Croce rossa è giunta nella notte dal portavoce ufficiale di Downing Street. Sempre da Londra arriva la notizia che tre militari del reggimento dei fucilieri sono indagati dalla polizia militare per abusi sessuali nei confronti di prigionieri iracheni. Sul campo, intanto, proseguono le violenze: questa mattina una fortissima esplosione in un mercato di Baghdad ha causato la morte di 7 iracheni ed il ferimento di altri 13. A Bassora, invece, 4 civili iracheni sono rimasti uccisi e tre soldati britannici sono rimasti feriti nella deflagrazione di una potente bomba lasciata sul ciglio di una strada.

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Ci trasferiamo in Afghanistan. Due stranieri, di cui uno di nazionalità svizzera, sono stati assassinati oggi a Kabul: lo ha denunciato un portavoce del ministero dell'Interno afghano ad interim, secondo il quale le vittime sono state assalite e lapidate a morte da ignoti. Del secondo uomo ucciso non è stato ancora possibile stabilire né la nazionalità, né l'identità. 

        

Vigilia di elezioni presidenziali nelle Filippine. A campagna elettorale conclusa, si allarga il divario tra i due favoriti: stando ai sondaggi più recenti, infatti,  l'attuale presidente Gloria Macapagal Arroyo raccoglierebbe il 37% dei consensi, quasi 2 punti in più rispetto a dati precedenti. Il suo diretto rivale, il popolare attore Fernando Poe  Jr, perde invece quasi un punto e scende al 30%. E c’è il concreto rischio di brogli a pesare sulla consultazione, evocato anche dalla Chiesa cattolica: una messa in guardia in tal senso è venuta dal  primate delle Filippine, l'arcivescovo di Manila Gaudencio Rosales, dopo che un gruppo di membri della polizia e dell'esercito si erano presentati dicendo che era stato ordinato loro di manipolare i risultati. Si vota anche per il vicepresidente, 12 senatori, 200 deputati e 17.000 consiglieri. Il margine di vantaggio alla presidente attuale, viene confermato anche da padre Gianni Re, missionario del Pime, raggiunto telefonicamente a Manila da Roberto Piermarini:

 

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R. – Ultimamente dicono che la Arroyo sia avvantaggiata perché ha avuto il sostegno di due grossi gruppi di ispirazione religiosa. Quindi, è previsto che l’Arroyo dovrebbe vincere.

 

D. – C’è rischio di brogli, come è stato detto alla vigilia anche dallo stesso arcivescovo di Manila?

 

R. – Il rischio dei brogli è sempre presente qui nelle Filippine. Quanto poi possa incidere sul risultato finale, questo è sempre un punto di domanda. Non si riesce mai a capire, anche quando tutto è finito, quanto le elezioni siano state oneste e quanto, invece, ci siano state manipolazioni, soprattutto nel conteggio dei voti.

 

D. – Quanto può influire in questa consultazione il peso dei militari?

 

R. – Non sembra che questa volta i militari abbiano un grosso peso sulle elezioni. Non ci sono state significative dichiarazioni da parte di gruppi militari. Per il momento sembra tutto sotto controllo.

 

D. – La capitale Manila è blindata per il timore di attentati dei gruppi islamici?

 

R. – Recentemente, negli ultimi due o tre giorni, hanno detto che alcuni avrebbero venuti da Mindanao qui a Manila per fare degli attentati. Però non ci sono grosse prove al riguardo.

 

D. – In questo voto, quanto potrà pesare la questione dell’Iraq, visto che le Filippine sono presenti in Iraq con un contingente di 51 soldati e 3 mila civili che lavorano nelle imprese?

 

R. – Per la verità non è stato un punto della campagna elettorale. Nessuno ha parlato di questo problema, del problema dell’Iraq o dei soldati filippini impegnati in Iraq. I punti della campagna elettorale sono, più o meno, sempre i soliti: la corruzione del governo, la lotta alla povertà e il lavoro assicurato a tutti. Questi sono i punti fondamentali. E poi il cosiddetto “Peace and order”, il controllo della malavita, dei grossi spacciatori di droga, dei sequestratori.

 

D. – Qual è stata la posizione della Chiesa cattolica in queste elezioni, oltre alle dichiarazioni del cardinale Rosales sul rischio di brogli?

 

R. – La Chiesa cattolica ha puntato soprattutto a ricordare alla gente di scegliere persone qualificate, possibilmente dalla moralità solida, non corrotte, non coinvolte in brogli o soprattutto in casi di corruzione, che si verificano anche a livello di governo. Per il resto, non ci sono state dichiarazioni di parte, nel senso di prendere una posizione a favore di un candidato o dell’altro.

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 I conservatori iraniani hanno confermato il loro controllo nel nuovo Parlamento dopo il ballottaggio delle elezioni, svoltosi venerdì, per l'assegnazione di altri 57 seggi, oltre ai 232 già aggiudicati nel primo turno del 20 febbraio scorso. Gli osservatori ritengono che almeno la metà dei seggi in palio sia andata appunto ai conservatori. Il resto è distribuito tra riformisti e cosiddetti “indipendenti”, che poi potrebbero decidere di unirsi all'uno o all'altro schieramento. 

 

 Il governo israeliano esamina oggi la politica di disimpegno dai palestinesi, una settimana dopo che il Likud ha bocciato il piano del premier Sharon per un ritiro unilaterale da Gaza. Intanto la radio militare ha confermato questa mattina che Sharon ha rinunciato a compiere una visita negli Stati Uniti, prevista per la settimana prossima. E resta alta la tensione in tutta l’area: l'esercito israeliano ha scoperto nei pressi di Rafah, nel sud della striscia di Gaza, un tunnel in costruzione che avrebbe dovuto collegare Gaza all'Egitto ed essere usato tra l'altro per contrabbandare armi. Sempre a Gaza un'automobile è stata investita da un'esplosione che non ha però provocato vittime.

 

 Si è concluso con una visita privata alla comunità musulmana di origine turca della Tracia, il viaggio del primo ministro turco, Recep Erdogan, in Grecia. Una tre giorni piena di appuntamenti istituzionali, tesa a confermare i buoni rapporti tra i due Paesi, nonostante il blocco alla riunificazione di Cipro. Negli ultimi 16 anni Erdogan è stato il primo premier turco a visitare il Paese ellenico.

 

 

 

 

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