RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 129 - Testo della trasmissione di sabato 8 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Al via questa sera il Forum
Barcellona 2004
Si conclude a Padova la quarta edizione di “Webbit”: ce ne parla
Francesco Diani
Da ieri sugli schermi italiani “In
my Country” del regista inglese John Boorman
CHIESA E SOCIETA’:
Simposio in Vaticano
sulle iniziative per abbassare i prezzi dei medicinali
In corso a Roma l’Assemblea
generale delle Pontificie Opere Missionarie
Firmata a Washington la Dichiarazione dal titolo “La
Chiesa come koinonìa della salvezza”.
Serio rischio di emergenza
umanitaria in Kenya, a causa delle persistenti alluvioni.
Audizione
al Congresso americano del segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, sulle
torture ai prigionieri iracheni
Il
presidente americano Bush non ritiene possibile la creazione dello Stato
palestinese entro il 2005. Di parere opposto il presidente palestinese, Yasser
Arafat
8
maggio 2004
IL
RUOLO ESSENZIALE DELL’UNESCO NEL PROMUOVERE
UN’AUTENTICA
CULTURA DI PACE E GIUSTIZIA: COSI’ IL PAPA
AGLI
AMBASCIATORI ACCREDITATI PRESSO L’AGENZIA DELL’ONU RICORDA
IL VALORE DI ARTI E SCIENZE IN TEMPI
DIFFICILI SEGNATI DAI MALI
DELLA
GUERRA E DELLA POVERTA’
Un’autentica cultura fondata su
pace e giustizia: è l’obiettivo al quale possono contribuire organizzazioni
internazionali come l’Unesco, in “tempi difficili” segnati dai mali della guerra
e della povertà. E’ quanto ha sottolineato il Papa incontrando gli ambasciatori
di diversi Paesi accreditati presso l’agenzia dell’Onu dedicata all’educazione,
la scienza, la cultura. A colloquio con Giovanni Paolo II questa mattina anche
mons. Francesco Follo, Osservatore Permanente presso la stessa organizzazione.
Il servizio di Fausta Speranza:
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“AUTHENTIC EDUCATIONAL, SCIENTIFIC AND CULTURAL
PROGRESS ...”
La società umana fa passi in
avanti in stretta relazione con i progressi della cultura. E’ la convinzione
espressa da Giovanni Paolo II, che spiega che la cultura è un modo di vivere e
di essere dell’uomo, che tocca il cuore dell’esistenza sociale. Importanti espressioni
sono le arti e le scienze che – sottolinea il Papa – “la Chiesa ha sempre
amato”, come un tesoro della creatività dell’uomo che partecipa al lavoro del
Creatore”.
La Chiesa “alle belle arti ha
sempre fatto appello per celebrare il dono della vita e anche per vivere in
modo degno i riti sacri”. Giovanni Paolo II lo ricorda sottolineando anche
l’impegno della Chiesa a sviluppare le scienze, nell’ottica di promuovere la
dignità e il valore della vita umana. E a questo proposito il Papa ricorda la
creazione della Pontificia Accademia delle Scienze, che ha celebrato recentemente
il quarto centenario, quella delle Scienze Sociali e quella per la Vita.
Ma su tutto grava l’ombra di
quelli che Giovanni Paolo II definisce “tempi difficili”, segnati dai mali
della guerra, della povertà, del razzismo, dello sfruttamento dell’altro.
“LES
MAUX DE LA GUERRE, DE LA PAUVRETE, DU RACISME ET DE ...”
Non solo pesano sulla nostra
esistenza ma possono minare anche la nostra capacità di costruire un mondo
migliore – afferma il Papa, che torna a ribadire il ruolo essenziale che
organizzazioni come l’Unesco possono giocare per costruire un’autentica cultura
che difenda pace e giustizia.
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OGGI A
STOCCARDA LA GRANDE MANIFESTAZIONE ECUMENICA “INSIEME PER L’EUROPA” PROMOSSA
DAI MOVIMENTI CRISTIANI DEL CONTINENTE.
GIOVANNI
PAOLO II RIBADISCE CHE L’EUROPA HA
BISOGNO DEI VALORI DEL VANGELO PER RENDERE PIÙ UMANA E SOLIDALE LA SOCIETÀ
- Interviste con Chiara Lubich e il cardinale Walter Kasper -
Oltre 10mila rappresentanti dei movimenti cattolici,
evangelici ed ortodossi si sono riuniti nella Schleyer Halle di Stoccarda per
la manifestazione internazionale “Insieme per l’Europa”. Molte le personalità
presenti all’incontro: oltre 50 vescovi del vecchio continente, le massime
autorità tedesche in rappresentanza del Land Baden Wuertenberg di cui Stoccarda
è la Capitale, i vertici dell’Unione Europea con il presidente della
Commissione Romano Prodi, il segretario del Consiglio europeo Walter Schwimmer,
la regina Fabiola del Belgio. Ma la grande partecipazione è quella della gente
dei movimenti. Il Papa in un messaggio ha ribadito che “la luce del Vangelo ha
illuminato la storia dell’Europa”: ma “non si tratta solo di una storia ormai
passata”. “Nell’impegno di realizzare una società più umana, aperta ad altri e
solidale nell’amore – ha affermato Giovanni Paolo II - non dobbiamo stancarci a
dischiudere il nostro cuore al Vangelo”. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
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Migliaia di persone gremiscono da questa mattina gli
spalti del Palasport Schleyer Halle di Stoccarda dove si è aperta la
manifestazione internazionale di oltre 170 movimenti e comunità cristiane
d’Europa. Un evento che si svolge in
collegamento via satellite con 158 città europee e altre 50 non europee. “La
fede cristiana rappresenta il presente ed il futuro dell’Europa”, - scrive
Giovanni Paolo II nel messaggio inviato ai partecipanti e letto da mons.
Stanislaw Riylko presidente del Pontificio Consiglio per i laici. Il Papa
ricorda inoltre “che la Santa Sede ha sempre sostenuto l’integrazione europea,
sottolineando che “la riuscita duratura di questa unione dovrebbe essere legata
al cristianesimo come suo fattore di identità e di unità”. E il comune
denominatore dei gruppi, comunità e movimenti cattolici, anglicani, evangelici
ed ortodossi riuniti oggi qui a Stoccarda è proprio quello di essere uniti
nell’affermazione dei valori del Vangelo in Europa. Sentiamo Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari.
R. – E’ che noi stiamo osservando insieme al Santo Padre,
il quale ha detto di avere un sogno a Madrid, di veder nascere l’Europa dello
Spirito. Abbiamo lo stesso sogno, cioè che accanto all’Europa politica,
all’Europa dell’euro, all’Europa economica, all’Europa geografica nasca
l’Europa dello Spirito, e meglio che questa Europa abbia un’anima. Se noi
riusciamo ad introdurre quest’anima in Europa anche la coesione fra gli Stati
sarà più facilitata, altrimenti la cosa è un po’ più difficile.
D. – Sarà più facile raggiungere insieme un accordo sulle
radici cristiane anche dell’Europa?
R. – Parlavamo proprio giorni fa di questo. Questi
movimenti, che sono tanti, hanno come effetto di produrre tanti frutti, che
servono alla famiglia per esempio, a rimettere insieme la famiglia o le
generazioni o per aiutare i poveri moderni, per la pace, per tanti motivi.
Questi frutti denotano che c’è un albero e se c’è un albero ci sono le radici.
Noi siamo la dimostrazione più palese dell’esistenza delle radici cristiane
nell’Europa, perché tutti possono vedere come stanno le cose.
Nel messaggio del Santo Padre anche un forte
riconoscimento del ruolo dei movimenti spirituali cristiani portati dal Vangelo
a superare nazionalismi egoistici e a vedere l’Europa come famiglia di popoli,
ricca di varietà culturale e di esperienze storiche, accomunata dallo stesso
destino.
Dare quindi un anima al continente e aiutare il continente
a non vivere per se stesso e nei limiti delle sue frontiere, con il pensiero rivolto
alle realtà che soffrono nei tanti sud del mondo, alla piaga del terrorismo e
all’orrore della guerra. Uno sforzo che è stato salutato da tutti i protagonisti
di questo grande evento con particolare emozione. Il commento del cardinale
Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani:
R. – Con grande gioia: ho aspettato per lungo tempo questa
riunione dei movimenti e la creazione di una rete ecumenica: questo è importantissimo
per il futuro dell’Europa. Non si può fare l’unificazione dell’Europa senza
l’unione e l’unità dei cristiani e delle Chiese. Ecco perché questa è
un’iniziativa molto importante.
D. – Quindi, un’Europa efficace se ci sarà uno spirito
nell’Europa?
R. – Sì. L’Europa ha bisogno di un’anima, non può essere
soltanto un’Europa economica: questo non colma i cuori degli uomini. Abbiamo
bisogno di valori, di uno spirito, e questo può essere soltanto lo Spirito
Santo.
Insieme per l’Europa significa
evitare nuovi fossati, ha detto il segretario generale del Consiglio europeo
Schwimmer, non dobbiamo emarginare coloro che sono pronti a portare insieme a
noi la stessa comunione di valori. Valori che rappresentano il fondamento del
richiamo alle radici cristiane dell’Europa - ha sottolineato nel suo messaggio
alla manifestazione il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I – il quale ha precisato
come ciò non significhi che i popoli non cristiani non abbiano un loro posto
nella nascita della Casa Europea.
Dalla Schleyer Halle di Stoccarda, in Germania, Stefano
Leszczynski.
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DIECI ANNI FA SI CHIUDEVA IL SINODO PER L’AFRICA
-
Intervista di Giovanni Peduto col cardinale Francis Arinze -
Dieci anni di un cammino, scaturito da
un avvenimento che contribuì a cambiare il modo di fare missione, di
evangelizzare, di incidere sul tessuto della società. E’ il cammino percorso
dalla Chiesa africana nei dieci anni seguiti allo storico Sinodo che nel 1994
portò in San Pietro non solo i pastori ma anche le problematiche e le tante
sfaccettature culturali di un continente. Per una valutazione di quell’evento,
a dieci anni dalla sua chiusura, ecco il parere del cardinale Francis Arinze,
prefetto per la Congregazione per il Culto Divino, intervistato da Giovanni
Peduto:
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R. – C’è innanzitutto una grande riconoscenza alla Divina
Provvidenza; una grande gratitudine verso il Santo Padre, che ha voluto
convocare un’Assemblea della Chiesa in quel grande continente. Il mio ricordo è
quello di un’Assemblea di una Chiesa viva, giovane, che non manca certo di
problemi - basti pensare che proprio in quei giorni si svolgeva la tragedia del
Rwanda - ma anche di una Chiesa che guarda con fede al futuro.
D. – Quali sono stati, a suo avviso, gli elementi più
importanti scaturiti da quel Sinodo?
R. – Quel Sinodo ha incoraggiato la Chiesa in Africa,
intesa come famiglia. Ha incoraggiato i teologi a continuare le loro ricerche
ed i loro studi. Ha incoraggiato la Chiesa ad un’evangelizzazione dalle radici.
Ha poi incoraggiato la giustizia e la pace, con uno sguardo sulla società, e
l’uso dei mezzi di comunicazione per la promozione del messaggio di Gesù
Cristo. Ha incoraggiato la Chiesa anche alla missionarietà: in questi dieci
anni vediamo molti più missionari africani in Africa ed anche qualcuno in
Europa e in America. Le sfide certo non mancano: mancanza di stabilità politica
in alcuni Paesi; situazioni di guerre – cosa questa molto triste – violenze e
qualche volta le cause sono dovute ad estremismi etnici, estremismi politici o economici;
qualche volta queste situazioni sono anche caratterizzate da elementi
religiosi. E’ anche vero che questa situazione certamente non armonica è
dovuta, in alcuni casi, anche al fatto che molti Paesi africani sono stati
“messi insieme”, politicamente, da potenze colonizzatrici. E’ necessario quindi
tempo, lungimiranza, una buona leadership, per affrontare le emergenze e
ricondurre le nazioni ad una condizione realmente armonizzata ed unita. E’ in
questa società che la Chiesa vive e deve vivere. Nell’Africa di oggi la Chiesa
cattolica rimane una delle ultime speranze del popolo perché generalmente i
vescovi sono la voce dei senza voce.
D. – La Chiesa africana cosa può dare oggi e cosa dà già
alla Chiesa universale?
R. – L’Africa può testimoniare uno stile di vita sua
particolare: quello della gioia. Gli europei credono che gli africani danzino
sempre, ma non è così. Il fatto è che gli africani mostrano con il corpo ciò
che sentono nello spirito. Ne è un esempio la processione all’offertorio quando
i fedeli ondeggiano da destra a sinistra, senza saltare, senza danzare nel
senso europeo, ma con un movimento grazioso che vuole dimostrare la gioia
nell’offrire al Signore quel poco che noi abbiamo. Anche il canto è molto vivo
in Africa. Chi ha visitato qualche Paese africano, partecipando alla Messa
domenicale, ha potuto rendersi conto di trovarsi davanti una comunità viva.
Tutto questo noi possiamo offrirlo.
D. – Qual è il messaggio principale del Papa nella sua
Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Africa”?
R. – E’ un documento bellissimo. Il Santo Padre ha
incoraggiato l’evangeliz-zazione in senso completo, l’inculturazione, nel suo
pieno significato, che esige molto studio e concertazione tra i vescovi. Il
Papa ha anche incoraggiato in Africa il dialogo ecumenico ed interreligioso,
per favorire una maggiore armonia nella società e pregare il Signore per
ottenere l’unità di tutti i cristiani.
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NOMINE
Il Santo Padre ha nominato oggi vescovo di Osorno, in
Cile, mons. René Rebolledo Salinas, finora vicario generale della diocesi di
Villarrica. Mons. Rebolledo è
nato a Cunco, in diocesi di Villarrica, il 22 settembre 1958. E’ stato ordinato
sacerdote il 25 agosto 1984.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Costruite una cultura autentica, fondata sulla pace, sulla giustizia e
sull’equità”: l’incontro del Santo Padre con gli ambasciatori di diversi Paesi
accreditati presso l’Unesco.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata all’ingresso in diocesi del vescovo di Ventimiglia-San Remo.
Nelle estere, in evidenza
l’Iraq con un articolo dal titolo “Orrore e vergogna” in riferimento alle
torture inflitte ai detenuti iracheni.
Rapporto Unicef: ogni anno
1.500.000 bambini muoiono prima di compiere 5 anni di età.
Nella pagina culturale, un
articolo di Antonio Braga per i novant'anni di Carlo Maria Giulini: un grande
interprete della “grande” musica.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Alitalia.
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8 maggio 2004
SUDAN:
CONTINUA L’ISLAMIZZAZIONE FORZATA DEL PAESE
-
Intervista con il vescovo sudanese Macram Max Gassis -
La regione del Darfur, in Sudan, è sottomessa ad un regime
di terrore e il governo sudanese commette violazioni dei diritti dell’uomo. Lo
afferma un rapporto delle Nazioni Unite. Il Darfur è teatro di uno scontro
armato fra le forze ribelli e l’esercito sudanese, accusato di sostenere le milizie
arabe janjaweed, che attaccano la popolazione nera. Quasi un milione gli
sfollati, 130 mila i profughi nel vicino Ciad e migliaia le vittime. Sulla natura
di questo conflitto sentiamo al microfono di Debora Donnini, mons. Macram Max
Gassis, vescovo di El Obeid, che comprende anche il Darfur.
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R. – Qui non è questione di religione, è una questione
etnica: la parte del Darfur viene annientata dalla parte araba, gli janjaweed,
che sono stati armati dall’esercito di Khartum per andare a commettere queste
violazioni contro la popolazione nera del Darfur. Questa gente ha chiesto che
vengano riconosciuti i loro diritti, come lo hanno chiesto anche altri in
Sudan. Il Sudan sta diventando oggi come un vulcano che sta scoppiando dappertutto:
la gente vuole il rispetto dei diritti umani, il diritto alla scuola,
all’assistenza sanitaria, alla libertà ... Questa gente non è mai stata presa
in considerazione dal governo di Khartum.
D. – Queste milizie perché attaccano l’etnia del Darfur?
R. – Per prendere il loro posto, come hanno fatto in altri
luoghi; vogliono spostare la razza araba nelle zone più fertili, nelle zone
dove possono tenere pastorizia ...
D. – Lei diceva che in questo caso, nel Darfur, si tratta
più di un conflitto etnico; invece, nel resto del Sudan l’attacco non è stato
solo per ragioni etniche ...
R. – Nel Darfur è in corso un processo di arabizzazione;
nel Sud Sudan e sui monti Nuba c’è un processo forzato di islamizzazione e di
arabizzazione. Vogliono imporre alla gente di accettare quel tipo di islam che
vanno propagandando in Sudan: è fondamentalismo islamico. E anche se nel Darfur
ci sono – supponiamo – tanti musulmani, sicuramente non sono fondamentalisti.
Si vuole attaccare la razza nera. Qui c’è una questione di etnia. Nel Sud-Sudan
e nei monti Nuba invece il problema è dato dall’etnia e dalla religione. Poi,
c’è anche l’aspetto economico, cioè prendere il posto di questa popolazione non
araba.
D. – Come stanno vivendo il Darfur e più in generale il
Sudan i colloqui di pace?
R. – Attualmente, le trattative stanno trascinandosi per i
monti Nuba, per il Sud del Nilo azzurro e per la contea di Abiey. Khartum fa
fatica, soprattutto per queste tre aree. Per il Sud hanno più o meno accettato
le trattative, ma per le altre tre zone appena nominate, il governo “sta
trascinando i piedi” non riesce a concludere. Mi auguro che arrivino ad una
soluzione pacifica ...
D. – Questo cessate-il-fuoco regge oppure no?
R. – Nel Darfur non regge; nel Sud Sudan fino adesso, più
o meno, regge; sui monti Nuba, regge: non si può dire niente, per fortuna.
Però, un cessate-il-fuoco non vuol dire che si sia trovata una soluzione
pacifica basata sulla giustizia!
D. – I colloqui stanno procedendo?
R. – Sì, stanno proseguendo a Naiwasha. Spero che il
movimento di liberazione non pensi solo a se stesso: ora, c’è una questione
aggiunta sul tavolo delle trattative, ed è il Darfur: la pace firmata senza il
Darfur vuol dire che un giorno ci sarà un attacco massiccio e continuato contro
questa popolazione. Rivolgo anche un appello al regime di Khartum: la guerra
non porta a nessuna conclusione, anzi, porterà più rancore, più sofferenza, più
odio!
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AL VIA DA STASERA A BARCELLONA, IN SPAGNA, IL
“FORUM 2004”.
DIVERSITA’
CULTURALE, SVILUPPO SOSTENIBILE E PACE TRA I POPOLI I TEMI IN CUI E’ ARTICOLATO
L’EVENTO, CHE SI CONCLUDERA’ IL PROSSIMO 26 SETTEMBRE
- A
cura di Dorotea Gambardella -
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Alla
presenza del re Juan Carlos, della regina Sofia e del premier spagnolo José
Luís Rodriguez Zapatero, s’inaugura, questa sera, a Barcellona il “Forum 2004”.
Si tratta di un evento internazionale organizzato dal Comune, dal Governo
autonomo della Catalogna e dall’Amministrazione generale dello Stato spagnolo,
con il concorso dell’Unesco.
Il
Forum, che si concluderà il 26 settembre prossimo in coincidenza con la
festività di Nostra Signora della Mercede, Patrona di Barcellona, si propone
come uno spazio di dialogo e di riflessione sulle principali questioni
culturali e sociali del terzo millennio. Mediante congressi, dibattiti, esposizioni,
spettacoli e concerti si cercherà di individuare nuove forme di convivenza che
rispettino la diversità culturale, lo sviluppo sostenibile e le condizioni necessarie
per la pace: i tre temi in discussione nel corso dei 141 giorni dell’evento.
Il
Forum si propone come luogo d’incontro non tanto per le autorità governative,
quanto per i cittadini, sebbene sia prevista la presenza di personalità del
calibro di Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, Romano Prodi,
presidente della Commissione europea e Luiz Ignacio Lula da Silva, presidente
del Brasile. Tra le diverse manifestazioni in calendario: la quarta edizione
dell’incontro dal titolo “Parlamento delle Religioni del Mondo” sul tema:
“Sentieri di pace: l’arte di saper ascoltare, la forza dell’impegno”.
Preceduta
da un’assemblea che vedrà riuniti i leader religiosi e spirituali del mondo nel
monastero di Montserrat dal 5 al 7 luglio, tale iniziativa prevede sessioni
plenarie alternate ad attività in gruppi ristretti, in cui i partecipanti esploreranno
le diverse identità religiose, le possibilità del dialogo interreligioso e il
contributo dei diversi credi alla costruzione di un mondo migliore.
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DOMANI I FUNERALI DI SUOR ANNA ROSA, LA RELIGIOSA
CHE E’ MORTA
PERDONANDO
I SUOI AGGRESSORI DURANTE UNA RAPINA
NEL
CONVENTO DELLE FIGLIE DI SANT’ANNA A CERCOLA, NEL NAPOLETANO
-
Intervista con suor Agnese Cuorbo e suor Angela Florio -
E’ morta perdonando i suoi aggressori, con il Rosario in
mano. I funerali di Suor Anna Rosa, al secolo Angela Vitali, delle Figlie di
Sant’Anna, si svolgeranno domani alle 13.00 nella Chiesa dell’Immacolata
Concezione a Cercola, un paesino del napoletano. Qui la religiosa è deceduta
ieri notte, per lo spavento, durante una rapina nel convento delle Figlie di
Sant’Anna. Le consorelle le avevano preparato una piccola festa di compleanno:
proprio ieri avrebbe compiuto 83 anni.
Ma tre malviventi si sono introdotti, a caccia di soldi, nell’Istituto
che gestisce una scuola per circa 200
bambini, malmenando le religiose e derubandole di alcune migliaia di
euro. Quindi la tragedia. Ma chi era suor Anna Rosa? Sergio Centofanti lo ha
chiesto alla superiora del convento di Cercola suor Agnese Cuorbo:
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R. – Suor Anna Rosa ieri avrebbe compiuto 83 anni; è stata
una suora che ha sempre pregato moltissimo, sempre con la corona in mano. Era
molto malata. Ecco perché ieri notte non ha resistito a quanto è accaduto.
Stava ancora pregando, nel letto, con la corona in mano, quando sono entrati i
rapinatori, e ha detto: “Signore, perdona loro perché non sanno quello che
fanno”, e loro hanno anche detto: “La suora è brava, quando muore va in
paradiso”, e hanno detto ad un’altra suora che opponeva loro resistenza: “Tu
sei cattiva: la suora va in paradiso, ma tu sei cattiva e vieni all’inferno
insieme a noi”. E la suora continuava a dire queste parole di perdono, e poi
probabilmente non ce l’ha fatta più. Però, la suora che aveva reagito ha detto
loro: “La suora è malata, la suora è malata”, ma loro hanno continuato ...
D. – Che cosa vuol dire per noi questo gesto di perdono di
suor Anna Rosa, in questo mondo così pieno di odio, di guerre?
R. – Vuol dire che anche noi, comunità, in questo momento
dobbiamo perdonare. Noi stiamo pregando perché questi ragazzi – perché erano
giovanotti – dalla morte di suor Anna Rosa possano redimersi, non fare più
questo male, questa violenza su persone anziane! Tutto quello che noi facciamo
a Cercola è annunciare Gesù Cristo! In questi giorni, io stavo raccogliendo dei
soldi perché vogliamo realizzare un progetto in Bolivia, e anche quelli hanno
preso! Ho fatto vendere dei biglietti ai bambini, alle persone e quel denaro
che hanno trovato era anche il ricavato della vendita di quei biglietti per il
progetto in Bolivia: noi volevamo costruire un ricovero per bambini abbandonati
e per le famiglie povere di quel Paese ...
D. – Ma ascoltiamo ora la riflessione di suor Angela
Florio, vicaria delle Figlie di Sant’Anna:
R. – Ecco, suor Anna Rosa ha concluso davvero la sua
vicenda terrena perdonando come Gesù ha fatto sulla croce. Ha testimoniato che
l’amore è più forte e vince al di là della vendetta, dell’odio, della violenza
... ha espresso proprio l’amore misericordioso del Padre che prende le debolezze,
le fragilità, i limiti, i bisogni e quindi va incontro a queste persone, non
rispondendo con la stessa arma della violenza e della vendetta ma implorando
per loro la misericordia di Dio.
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A ROMA
LA TRADIZIONALE “MARATONA DI PRIMAVERA”
ORGANIZZATA DALLE SCUOLE CATTOLICHE
-
Intervista con padre Antonio Perrone e Antonio De Napoli -
Dare
visibilità al mondo della scuola romana. Questo l’obiettivo della “Maratona di
Primavera”: la manifestazione organizzata dalle scuole cattoliche, giunta
quest’anno alla 24esima edizione. L’evento, in svolgimento da ieri fino a domani,
a Roma, è articolato in convegni, concerti, tornei sportivi, per concludersi,
nell’ultima giornata, con la maratona. Momento centrale dell’iniziativa, il
saluto che il Papa rivolgerà domani ai partecipanti nel corso del Regina Coeli.
Ce ne parla Dorotea Gambardella:
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La Maratona di
Primavera è stata fondata nel lontano 1981 da fratel Giuseppe Lazzaro, il
presidente della Fidae Lazio, scomparso nel 2000. Ad animare la manifestazione
di quest’anno, concerti di musica dal vivo, in cui artisti rock si alterneranno
a gruppi di musica classica, tornei di calcetto, di basket, di pallavolo,
giochi e convegni, promossi dalle molteplici associazioni giovanili presenti.
Ma sul senso profondo di quest’iniziativa, ascoltiamo padre Antonio Perrone,
presidente della Fidae:
R. – Il senso più profondo di questa manifestazione è
rendere visibile una realtà educativa, come quella della scuola cattolica, a
tutti i cittadini di Roma, indicando nella scuola cattolica un centro culturale
aperto a tutte le realtà sociali e non una sacrestia di Chiesa.
D. – Questa Maratona è organizzata dalle scuole
cattoliche, però vi parteciperanno anche scuole ebraiche e musulmane. Un
evento, quindi, all’insegna della multiculturalità?
R. – Non c’è dubbio. La scuola cattolica non è un ghetto
chiuso ma è una realtà culturale in dialogo con il territorio. Le scuole
cattoliche accolgono tutti e l’unica difficoltà che vorremmo superare è quella
economica, che impedisce a tanti ragazzi poveri di accogliere l’invito che le
scuole cattoliche rivolgono a tutti.
La tre giorni di eventi ha la sua sede principale a Villa
Borghese, dove è stato allestito un vero e proprio villaggio composto di 45
stands, un grande spazio polivalente, un’area ricreativa per i più piccoli e un
padiglione che ospiterà dibattiti gestiti dai giovani sui temi della
solidarietà e della multietnicità. Sentiamo in proposito Antonio De Napoli,
presidente del movimento studenti cattolici.
R. – Abbiamo sempre visto la scuola non soltanto come le
quattro mura dove fare didattica, ma con una dimensione di educazione. E la
solidarietà va in questo senso; va cioè nell’educare a valori condivisi dalle
più diverse tradizioni culturali. Questa solidarietà deve però essere accompagnata
da una progettualità comune che la Maratona di Primavera mette in campo.
La Maratona di Primavera si conclude domani.
L’appuntamento per tutti è alle 9 in Piazza San Pietro, punto di partenza della
corsa competitiva, di quella non agonistica e per i disabili che, attraversando
le vie del centro, si concluderà a Piazza Napoleone. Qui, sul piazzale del
Pincio, da un maxischermo i maratoneti assisteranno al saluto che il Papa darà
loro nel corso del Regina Coeli.
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WEBBIT
A PADOVA: LA FIERA DEL BIT
-
Intervista con Francesco Diani -
Si conclude a Padova la quarta edizione di “Webbit”, la
fiera nazionale sulle tecnologie informatiche. Dopo il ridimensionamento del
fenomeno delle dot-com, - le aziende che operavano in Internet e che avevano
realizzato ingenti guadagni, - oggi l’industria informatica ha rimesso i piedi
per terra e punta ad obiettivi che vanno nella direzione della formazione e
dello sviluppo tecnologico. Il servizio di Silvio Scacco.
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Non solo le multinazionali di software e i fornitori di
connettività, ma soprattutto seminari e conferenze - quasi 500 - hanno dato
vita all’annuale edizione di Webbit qui a Padova. L’appuntamento si ripeterà a
Milano ai primi di giugno e a Bari in ottobre.
Come sottolineano gli organizzatori, l’informatica e
internet stanno andando sempre più verso un utilizzo concreto e finalizzato ai
servizi pratici, per le aziende e per i privati. In un momento in cui
l’economia segna il passo, la formazione è essenziale per mettere in circolo la
conoscenza delle reali opportunità offerte dalle diverse tecnologie. Dai grandi
alberghi ai piccoli commercianti, dai singoli consulenti fino ad una
associazione di mamme – c’è anche questa -: tanti ambiti nei quali sfruttare
l’informatica significa opportunità di lavoro e maggiori servizi.
E il mondo cattolico, a che punto è nell’utilizzo di
queste tecnologie per la propria missione? Lo chiediamo a Francesco Diani, di www.siticattolici.it:
“Noi stiamo
lanciando adesso l’Associazione Webmaster Cattolici e stiamo raccordando i
servizi in modo tale che non ci sia la dispersione, ma una ricchezza a
disposizione – ripeto – non solo per il mondo cattolico ma per tutto il mondo
della rete, il mondo in genere. La formazione, in collaborazione con
l’università cattolica di Milano, è il primo punto con i primi progetti che
stanno nascendo, con seminari e corsi specifici on-line”.
Da Padova, per Radio Vaticana, Silvio Scacco.
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NEI
CINEMA ITALIANI IL FILM “IN MY COUNTRY”
DEDICATO
ALLA NASCITA DEL NUOVO SUDAFRICA
-
Servizio di Luca Pellegrini -
Da ieri sugli schermi italiani
“In my Country” del regista inglese John Boorman, dedicato alla nascita del
nuovo Sudafrica e al coraggio del perdono nazionale operato dalla Commissione
per la verità e la riconciliazione. Luca Pellegrini:
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“Molte volte mi sono soffermato
a riflettere sulla domanda: qual è la
via che porta al pieno ristabilimento dell'ordine morale e sociale così barbaramente
violato? La convinzione, a cui sono giunto ragionando e
confrontandomi con la Rivelazione biblica, è che non si ristabilisce appieno
l'ordine infranto, se non coniugando fra loro giustizia e perdono. I
pilastri della vera pace sono la giustizia e quella particolare forma
dell'amore che è il perdono”.
Rifletteva così, Giovanni Paolo
II, nel gennaio del 2002, all’indomani dei terribili avvenimenti dell’anno
precedente, firmando il suo tradizionale Messaggio
per la Pace, in quello che è da considerarsi uno dei vertici assoluti
dell’attuale Magistero pontificio. E queste parole chiave della cultura cristiana
e umana: pace, giustizia e perdono, così vilipese e schiacciate dai frutti
malvagi del peccato e dell’egoismo, risuonano anche in un contesto certo
diverso ma altrettanto drammatico: la nascita del nuovo Sud Africa, la fine
dell’aberrante regime dell’apartheid, i lavori coraggiosi della “Commissione
per la verità e la riconciliazione”, l’organismo di mediazione politica che ha
operato dal dicembre 1995 all’estate del 1998.
Voluta da Nelson Mandela e
Desmond Tutu per accertare e rendere pubbliche le gravi violazioni dei diritti
umani emerse dai racconti di tante vittime del precedente regime - garantendo
però l’amnistia a chi avesse reso piena confessione degli abusi compiuti - la
Commissione aprì la strada verso il pieno ristabilimento di un sistema giusto e
democratico, curando così le ferite di una nazione traumatizzata.
Di questa Commissione, delle sue
udienze pubbliche che coinvolsero l’attenzione di tutti i media del Paese,
delle difficoltà incontrate e degli effetti quasi catartici che esse operarono
sulla collettività, bianca e nera, racconta l’ultimo film del regista inglese
John Boorman, In my country, con due
protagonisti di classe, Juliette Binoche e Samuel L. Jackson. Lei è Anna, una
poetessa bianca che segue le udienze per conto di una radio, lui un giornalista
americano nero inviato sul posto per documentare storie di sofferenze e di
perdono. Entrambi, non senza problemi di ordine psicologico e esistenziale, si
interrogano sulla loro identità, portando con sé debolezze, delusioni ed un
grande desiderio di amore. Mescolando realtà e finzione, il film non è
purtroppo esente da una certa retorica narrativa. Ma è proprio nei fatti
raccontati e forse ancora poco conosciuti che acquista tutto il suo valore: il
coraggio di una nazione per aver trovato in se stessa l’umile strada della riconciliazione
per darsi così un avvenire di pace.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, 9 maggio,
quinta Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il celebre passo del Vangelo
in cui Gesù, subito dopo la decisione di Giuda di tradirlo, dice ai discepoli:
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli altri”.
Su queste parole di Gesù, il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Dio è
amore, e l’uomo è creato a sua immagine. Dunque, anche l’uomo realizza la
propria identità nell’amore. Dopo il peccato, l’uomo non è più in grado di
amare in modo gratuito come Dio; Dio educa l’uomo all’amore, alla relazione
fedele con tanti patti di alleanza. All’interno dell’Alleanza, i patti vanno
capiti come i Comandamenti di Dio. Ma solo suo Figlio, nostro Signore Gesù
Cristo divenuto uomo, ha compiuto da parte dell’umanità l’amore verso il Padre,
costituendo la Nuova Alleanza, fedele in eterno. In Lui si è riversato
sull’umanità tutto l’amore del Padre, ed essendo così radicalmente amati,
finalmente possiamo amare. “Con l’amore con cui vi ho amati, vi amate”: ecco il
comandamento nuovo, il comandamento che compie la verità dell’uomo.
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8
maggio 2004
ESPERTI,
RAPPRESENTANTI DI CASE FARMACEUTICHE ED ESPONENTI DI ORGANISMI
VATICANI RIUNITI, IN QUESTI
GIORNI, IN UN SIMPOSIO INCENTRATO SULLA LOTTA ALL’AIDS E SULLE INIZIATIVE PER
ABBASSARE I PREZZI DEI MEDICINALI
CITTA’ DEL VATICANO. = Garantire terapie accessibili ai
malati di Aids nel Terzo Mondo ed abbassare i prezzi dei medicinali senza
comprometterne la qualità. Sono queste le finalità delle iniziative congiunte
di esperti, rappresentanti di case farmaceutiche ed esponenti di organismi
vaticani, presentate ieri nella sede della Radio Vaticana e al centro del
Simposio - che si conclude oggi nella casa di Santa Marta - promosso da
Cumvivium, organizzazione non governativa fondata nel 2003 dalla Federazione
internazionale dei farmacisti cattolici. Lo scopo è quello di creare un
circuito virtuoso composto da case farmaceutiche disposte a produrre medicine a
basso prezzo rispondendo ai numerosi appelli di Giovanni Paolo II e al recente
monito ad agire per abbattere il muro dei brevetti, lanciato dal presidente del
Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, cardinale Javier Lozano
Barragan. Durante la conferenza stampa, il presidente della Federazione dei farmacisti
cattolici, Alain Lejeune, ha, inoltre, illustrato il progetto pilota di
Cumvivium in Gabon per affrontare gravi emergenze come la tubercolosi e la
malaria. Lejeune ha, infine, sottolineato come sia necessario rompere i
cartelli farmaceutici con nuove strategie che vadano al di là delle donazioni
temporanee in favore dei Paesi poveri. (A.L.)
UN
APPELLO PER SOSTENERE LE CHIESE IN DIFFICOLTA’ E’ STATO LANCIATO
DAL CARDINALE
CRESCENZIO SEPE IN APERTURA, GIOVEDI’ SCORSO, DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA
GENERALE ANNUALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE,
IN CORSO A
ROMA FINO AL 14 MAGGIO
ROMA. =
“Il principale dovere di ogni direttore nazionale delle Pontificie Opere
Missionarie è di sensibilizzare e animare tutto il popolo di Dio, in modo tale
che ognuno prenda coscienza della propria radicale vocazione di rendere testimonianza
a Cristo e di portare il suo Vangelo, secondo le proprie possibilità, a tutte
le nazioni fino agli estremi confini della terra”. Lo ha affermato il cardinale
Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli, aprendo, giovedì scorso, i lavori dell’Assemblea Generale Annuale delle
Pontificie Opere Missionarie, che ne riunisce i 117 direttori nazionali provenienti
da tutto il mondo. L’Assemblea è in corso a Roma fino al 14 maggio. Tale
impegno di animazione e di sensibilizzazione missionaria dipende da una attiva
e sincera cooperazione di tutti, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, ha
aggiunto il porporato, lanciando un appello per aiutare, in particolare,
“quelle Chiese nostre sorelle che si trovano in situazioni difficili e hanno
bisogno di essere sostenute con la preghiera ed il sacrificio come attraverso
l’aiuto materiale”. Infine, il cardinale Sepe ha augurato che questi giorni
siano “di piena comunione per adempiere anche al lavoro di revisione e di
aggiornamento degli statuti delle Pontificie Opere Missionarie”. Aggiornamento
reso ormai necessario in quanto gli attuali statuti erano stati approvati dal
Papa nel 1980. Durante i lavori di giovedì, è stata annunciata la decisione di
trasformare l’Opus Securitatis, ossia il sistema di sostentamento dei sacerdoti
anziani, da struttura centralizzata a struttura sotto la responsabilità dei
presuli. Nella sessione pomeridiana è stata presentata la bozza del nuovo
manuale delle Pontificie Opere Missionarie, elaborato da una èquipe guidata da
mons. John E. Kozar, direttore delle Pontificie Opere Missionarie negli Stati
Uniti. (D.G.)
WASHINGTON. = Finalizzata a fine
aprile da cattolici e luterani la dichiarazione congiunta: “La Chiesa come
koinonìa della Salvezza”. Si tratta di un ulteriore passo avanti per il
raggiungimento della comunione tra le due Chiese, che hanno lavorato alla
preparazione di questo importante documento dal 1998, data di inizio, negli
Stati Uniti, del decimo giro di consultazioni cattolico-luterane dedicato
all’esame di questioni come il ruolo dei sacerdoti pastori e vescovi, il loro
rapporto con la natura e la missione della Chiesa, la funzione delle
parrocchie, delle diocesi e dei sinodi, la storia dell’istituto dell’ordinazione.
All’analisi di tali temi è dedicata l’introduzione della prima parte del testo,
alla quale seguono una serie di raccomandazioni, di cui nella seconda sezione
vengono esposti i fondamenti biblici e storici. Basandosi sulle precedenti
consultazioni e accordi cattolico-luterani a livello internazionale, il
documento, in sostanza, constata la profonda “lacerazione” provocata in seno
alle due Chiese dalla mancanza di una piena comunione. Avviato nel 1965, il
dialogo cattolico-luterano negli Stati Uniti è stato scandito dalla
pubblicazione di diverse dichiarazioni congiunte e ha ricevuto un nuovo
significativo impulso dalla storica Dichiarazione comune sulla Dottrina della
Giustificazione, firmata dalla Chiesa Cattolica e dalla Federazione Luterana
Mondiale ad Augusta, in Germania, il 31 ottobre 1999. (D.G.)
LAVORARE PER LA PACE E LA
RICONCILIAZIONE TRA I TIMORESI
DI QUALSIASI FEDE RELIGIOSA E
APPARTENENZA POLITICA.
QUESTO L’IMPEGNO PRIORITARIO DI
MONS. ALBERTO RICARDO DA SILVA,
NUOVO VESCOVO DI DILI, CAPITALE DELLO
STATO DI TIMOR EST
DILI.
= Lavorare per la pace e la riconciliazione tra i timoresi orientali dentro e
fuori dal Paese. Questo l’impegno prioritario di mons. Alberto Ricardo da
Silva, nominato lo scorso 6 marzo vescovo di Dili, capitale dello Stato di
Timor Est. Da Silva è stato ordinato domenica scorsa da mons. Basilio do
Nascimento, il quale era stato posto a capo nel 2002 delle nuove diocesi di
Bacau e Dili. La Messa è stata concelebrata da sette vescovi provenienti
dall’Australia, dal Giappone, dal Portogallo, da Macao e dall’Indonesia. Il
presidente di Timor Est, Alexandre Xanana Gusmao, ha definito tale ordinazione,
un evento storico per il Paese, resosi ufficialmente indipendente
dall’Indonesia il 20 maggio 2002. Un’indipendenza sofferta che ha lasciato non
pochi strascichi con l’emigrazione in Indonesia di migliaia di timoresi
contrari alla separazione. Ed è, infatti, proprio la riconciliazione di tutti i
timoresi di qualsiasi religione, gruppo di appartenenza o fede politica, il
compito principale che si prefigge il nuovo presule. “La cosa più importante
oggi – ha sottolineato mons. da Silva – è che tutta la gente di Timor Est,
ovunque viva adesso, abbia un cuore comune ed uno spirito di riconciliazione e
di pace”. (G.L.)
SERIO RISCHIO DI EMERGENZA
UMANITARIA IN KENIA,
A CAUSA DELLE PERSISTENTI ALLUVIONI
CHE DA SETTIMANE
SI STANNO ABBATTENDO SUL PAESE
AFRICANO.
ALMENO VENTI VITTIME E MIGLIAIA DI
SFOLLATI IL BILANCIO ANCORA PROVVISORIO
NYANDO. = Serio rischio di emergenza umanitaria, in
Kenia, a causa delle persistenti piogge torrenziali che da settimane si stanno
abbattendo sul Paese africano. È l’allarme lanciato dalle autorità delle aree
occidentali della nazione, dove almeno diecimila persone rischiano di rimanere
senza cibo. Fiumi in piena ed alluvioni hanno distrutto interi raccolti e
devastato fattorie, creando seri problemi per l’approvvigionamento alimentare
della popolazione nei distretti di Nyando, Rachuonyo e Homa Bay, sul Lago
Vittoria. Il commissario distrettuale di Nyando, nel timore di un ulteriore
incremento del numero di persone che rischiano di rimanere senza scorte di
cibo, ha chiesto all’ufficio della presidenza della Repubblica di aumentare gli
aiuti alimentari destinati alle zone colpite dal disastro. A Nyando, secondo la
Croce rossa del Kenya, sono oltre 2.300 gli sfollati, dei quali più di mille si
sono accampati in scuole, chiese ed ospedali. Il bilancio, con tutta
probabilità ancora provvisorio, è di almeno 20 vittime e migliaia di
senzatetto. Stando a fonti locali, le piogge, iniziate ad aprile, dovrebbero
durare con forte intensità fino all’inizio di giugno. (D.G.)
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8 maggio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco e Giovanni
Lanza -
Ancora una giornata di violenze in Iraq. L’esplosione di
una bomba collocata davanti all’abitazione di un ufficiale di polizia iracheno
vicino Baquba, a Nord di Baghdad, ha provocato la morte di tre persone. E
almeno due persone sarebbero morte nella città di Bassora in seguito a
sanguinosi scontri tra miliziani fedeli al leader islamico sciita, Moqtada al
Sadr, e soldati britannici. In questo drammatico scenario si devono anche
aggiungere i combattimenti avvenuti ad
Amara, nel sud del Paese, dove sono rimasti uccisi almeno 3 miliziani di
Al Sadr. Negli Stati Uniti il Congresso ha intanto ascoltato, ieri, il segretario
alla Difesa, Donald Rumsfeld, sulle torture e gli abusi contro prigionieri
iracheni. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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“Offro le mie scuse più profonde ai prigionieri iracheni
vittime degli abusi e come segretario alla Difesa ne assumo la piena
responsabilità”. Il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, ha aperto così la
testimonianza di ieri al Senato, da cui potrebbe dipendere il suo futuro. Il
segretario ha condannato gli abusi ma ha anche sottolineato come i capi
militari abbiano subito informato i media delle inchieste in corso. Lo scandalo
sembra, però, destinato ad allargarsi perché esistono altre foto e video di
sevizie ancora più gravi. Quindi Rumsfeld ha aggiunto che, se non fosse più in
grado di lavorare con efficacia, si dimetterebbe. Durante l’audizione si sono
alzate le voci di protesta di alcuni manifestanti che hanno accusato il
segretario di essere un criminale di guerra. Subito dopo sono cominciate le
domande dei senatori che hanno messo alle corde il ministro della Difesa,
rimproverandogli un danno incalcolabile all’immagine e alla statura morale
degli Stati Uniti. Il senatore Kennedy ha accusato Rumsfeld di aver creato un
clima favorevole agli abusi, dimostrando poco rispetto per la Convenzione di
Ginevra. La Croce Rossa ha rivelato ieri di aver denunciato le violazioni più
di un anno fa, riportando episodi sistematici di tortura, e Kennedy ha chiesto
perché il Pentagono non fosse intervenuto prima. Diversi giornali, dal New
York Times al Boston Globe hanno chiesto le dimissioni di Rumsfeld.
Il presidente, George Bush, lo ha difeso ribadendo le scuse per gli abusi, ma
il suo sfidante democratico John Kerry ha alzato il tiro della polemica,
dicendo che per uscire dalla crisi, il Paese ha bisogno di un nuovo capo della
Casa Bianca.
Da New York, per la Radio Vaticana.
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E’ salito a 15 il numero di morti e a 125 quello dei
feriti nell’attacco suicida ieri alla moschea di Karachi, nel Pakistan
meridionale. Tensione durante i funerali di questa mattina, quando la polizia
ha disperso la popolazione sciita che protestava per la morte dei suoi cari.
Un marine americano è stato ucciso ed un altro è rimasto
ferito oggi, a causa di un attacco probabilmente compiuto da militanti
islamici, nella provincia dell’Afghanistan meridionale di Oruzgan. A riferirlo
è stato un portavoce militare statunitense, precisando che i due erano di
pattuglia nella notte quando sono stati attaccati. Considerata come una roccaforte
delle milizie fondamentaliste e abitata in maggioranza da tribù pashtun,
l’Oruzgan è la provincia natale del mullah Omar, capo spirituale dei taleban.
La scadenza del 2005 per la creazione dello Stato
palestinese è più che realistica. Lo ha affermato il presidente palestinese
Yasser Arafat rispondendo alle dichiarazioni precedentemente rilasciate dal
presidente americano, George Bush. Non è realistico pensare – aveva detto Bush
- che entro il prossimo anno venga fondato uno Stato palestinese come previsto
dalla Road Map, il piano di pace messo a punto da Russia, Stati Uniti Unione Europea
ed Onu. In Medio Oriente non si interrompe, intanto, l’ondata di violenze.
L’ultimo grave episodio è avvenuto ieri quando l’esercito israeliano ha ucciso
un ragazzo palestinese che lanciava pietre contro una pattuglia di soldati nel
villaggio di Beita, nel nord della Cisgiordania.
In Nigeria le vittime dei recenti scontri interetnici non
sarebbero oltre 600 - come riportato dalla agenzie di stampa - ma non più di
70. Lo ha dichiarato ieri sera l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau
Kaigama, commentando i sanguinosi combattimenti avvenuti, domenica scorsa, tra
le etnie dei Tarok, agricoltori stanziali, e quella dei Fulani, pastori nomadi.
Il servizio di Giulio Albanese :
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Il presule ha
accusato le agenzie di stampa internazionali di seminare zizzania nel Paese,
fomentando le violenze a sfondo religioso e proprio attraverso la loro
“disinformazione”. Gli scontri, secondo l’arcivescovo, ci sono stati ma è a dir
poco esagerato parlare di fosse comuni. Dare cifre di queste proporzioni – ha
detto - senza opportune verifiche rischia di diventare pericoloso e
destabilizzante per l’intera Nigeria. Basta anche con questa storia delle
milizie cristiane o musulmane che siano, ha precisato il presule. La questione
non è religiosa o almeno non è solo questo. Questi gruppi armati non sono composti
solo da cristiani o da musulmani, ha spiegato. Questo modo di semplificare il
complicato contesto nigeriano non solo è sbagliato – ha detto il vescovo – ma è
un grave danno. Mons. Kaigama ha poi aggiunto polemicamente che le differenze
etniche e culturali tra i Tarok ed i Fulani sono legate al controllo della
terra ed hanno addirittura una caratterizzazione ancestrale. Si tratta di una
faida, di una sorta di guerriglia in cui concorrono vari elementi che insieme
riescono a creare una miscela a dir poco esplosiva.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Nel Nord-Est della Repubblica
democratica del Congo, almeno dieci miliziani del Fronte nazionalista e
integrazionista sono rimasti uccisi, ieri, in uno scontro a fuoco con i Caschi
blu dell’Onu. Lo ha reso noto un portavoce della missione delle Nazioni Unite.
Dai risultati parziali delle
elezioni parlamentari svoltesi ieri in Iran arriva la prevista affermazione dei
conservatori. A scrutinio non ancora ultimato, i partiti legati agli ayatollah
avrebbero, infatti, conquistato almeno 33 dei 57 seggi disponibili,
raggiungendo così quota 190 su un totale di 290. Il nuovo Parlamento si insedierà
il prossimo 27 maggio, prendendo il posto di quello attualmente controllato dai
riformisti.
L’attuale presidente delle
Filippine, Gloria Arroyo, potrà contare sul 37 per cento dei voti, mentre il
suo principale sfidante, Fernando Poe, si fermerà al 30 per cento dei consensi.
E’ quanto emerge da un nuovo sondaggio diffuso oggi in vista delle elezioni
presidenziali nelle Filippine di lunedì prossimo.
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