RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 127 - Testo della trasmissione di giovedì 6 maggio 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Giovanni Paolo II ringrazia le guardie svizzere pontificie per il servizio quotidiano al Papa e alla Chiesa. Stamani, l’udienza con le reclute, che nel pomeriggio giureranno nella ricorrenza del sacrificio di 147 soldati elvetici morti a difesa del Pontefice, durante il sacco di Roma nel 1527

 

Sappiate promuovere il dialogo e la comunione nella Chiesa: così il Papa ai vescovi statunitensi in visita ad Limina.

 

Reso noto il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa nei mesi di maggio e giugno

 

L’Ucraina ha restituito ieri alla Chiesa cattolica la residenza del vescovo confiscata da Stalin 60 anni fa: ai nostri microfoni mons. Leonardo Sandri, che ha presenziato alla cerimonia

 

Oggi e domani a Spalato i festeggiamenti per i 1700 anni dal martirio di San Domnio, il vescovo che pagò con la vita la sua fedeltà al Vangelo. intervista con l’arcivescovo Marin Barisic.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Non si fermano le violenze in Iraq. Bush condanna le torture ai prigionieri iracheni: interviste con Marco Bertotto e con il cardinale Roberto Tucci

 

Acclamato ritorno in Italia dei Berliner Philharmoniker il 4 e 5 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma: con noi Eva Maria Tomassi e Simone Bernardini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’impegno diretto in politica deve riguardare esclusivamente i laici. E’ quanto hanno recentemente dichiarato i vescovi brasiliani al termine della loro Assemblea generale tenutasi ad Itaici

 

Si è aperto questa mattina a Stoccarda, in Germania, il Congresso di responsabili e collaboratori di circa 150 movimenti e comunità cristiane d’Europa

 

In un nuovo rapporto Amnesty International denuncia il drammatico fenomeno della tratta delle donne che vengono costrette a prostituirsi in Kosovo

 

I vescovi del Camerun chiedono l’istituzione di una Commissione elettorale indipendente che garantisca il corretto svolgimento delle prossime elezioni di ottobre

 

Sulla figura di San Giovanni Crisostomo si è aperto oggi all’Augustinianum il XXXII incontro di studiosi dell’antichità cristiana

 

Il sorriso e la risata, i 50 anni della televisione e la Grecia. Sono i temi centrali della 17.ma Fiera del libro apertasi oggi a Torino

 

24 ORE NEL MONDO:

A Baghdad morti dieci guerriglieri, almeno 6 civili iracheni e un soldato Usa. A Kirkuk uccisi un funzionario ministeriale e il suo autista

 

Da oggi storico viaggio in Grecia del primo ministro turco, Erdogan.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 maggio 2004

 

 

GIOVANNI PAOLO II RINGRAZIA LE GUARDIE SVIZZERE PONTIFICIE

PER IL SERVIZIO QUOTIDIANO AL PAPA E ALLA CHIESA.

STAMANI, L’UDIENZA CON LE 33 RECLUTE, CHE NEL POMERIGGIO

PRESTERANNO GIURAMENTO NELLA RICORRENZA DEL SACRIFICIO

DI 147 SOLDATI ELVETICI MORTI A DIFESA DEL PAPA, DURANTE IL SACCO DI ROMA

- Il servizio di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II ha espresso, stamani, la sua profonda gratitudine alle Guardie Svizzere Pontificie per il servizio prestato al Papa e ai suoi collaboratori. Il Santo Padre ha ricevuto in udienza 33 reclute, che giureranno oggi pomeriggio. Come è tradizione, il giuramento delle nuove Guardie Svizzere avviene il 6 maggio, giorno in cui si commemora l’eroica morte di 147 soldati elvetici in difesa del Pontefice, durante il Sacco di Roma del 1527.

 

Stamani, prima dell’udienza, si è tenuta una messa per le guardie e i loro famigliari, seguita dalla commemorazione dei caduti del Corpo, nel Cortile d’onore della caserma. Alle 17,00, infine, in Aula Paolo VI, avrà inizio l’attesa cerimonia del giuramento. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Un “impegno esigente”, a volte “gravoso”, di cui Dio vi renderà merito. Così, Giovanni Paolo II ha voluto sottolineare l’importanza del compito svolto quotidianamente dalle Guardie Svizzere. Un servizio, ha detto, ammirato tanto dai pellegrini quanto dai membri della Curia. Quindi, ha messo l’accento sul significato della ricorrenza odierna - l’estremo sacrificio a difesa del Papa – “un’occasione per scoprire più profondamente la verità di Cristo, credere in Lui e vivere l’amore fraterno, che ci ha insegnato”. E qui, ha esortato le giovani Guardie Svizzere ad essere sempre fedeli alla propria missione, “coltivando con cura quell’ideale di amore a Cristo e alla Chiesa”, che le “famiglie e le comunità cristiane della Svizzera si sforzano di alimentare costantemente”. Il Papa non ha, mancato di ricordare il suo prossimo viaggio apostolico, a Berna il 5 e 6 giugno. “A Dio piacendo”, ha affermato, parteciperò al meeting dei giovani cattolici della Svizzera. Ha così rivelato che, a Berna, avrà anche un incontro con gli appartenenti all’associazione delle ex Guardie Svizzere.

Leali al Papa fino al sacrificio della vita. Questo, dunque, lo spirito, che, da ormai quasi 5 secoli, anima le Guardie Svizzere Pontificie, corpo istituito da Giulio II nel 1506. Oggi, l’evento suggestivo del giuramento, che rinnova la promessa di servizio, fedele e coraggioso, al Pontefice. Delle 33 nuove guardie svizzere, 23 sono di lingua tedesca, 7 francese, 2 italiana e uno di lingua romancia. Il Corpo è composto da 110 cittadini elvetici maschi, di religione cattolica. Chi diventa alabardiere deve avere meno di 30 anni ed essere celibe. E’ possibile sposarsi solo dopo avere acquisito il grado di caporale. Comunque, la durata minima di servizio è di due anni. Nel 2006, le Guardie Svizzere Pontificie festeggeranno, con numerose iniziative, il 500.mo anniversario di fondazione.

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COLTIVARE IL DIALOGO E GLI INCONTRI PERSONALI CON LA PROPRIA COMUNITA’

E SEGUIRE I SEMINARISTI, SPECIE NELLA PREPARAZIONE ALLA CASTITA’ AL CELIBATO:

IL RICHIAMO DEL PAPA AI VESCOVI STATUNITENSI

PER FAVORIRE LA SPIRITUALITA’ DI COMUNIONE

 

La responsabilità dei vescovi perché cresca la comunione nella santità tra tutti battezzati, al centro del discorso del Papa stamane ai presuli degli Stati Uniti delle province di Detroit e Cincinnati. Il Santo Padre ha proseguito le sue riflessioni ai presuli americani in visita ad Limina Apostolorum, dedicate al ministero episcopale di santificazione, insegnamento e governo del Popolo di Dio.  Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Nell’esercizio quotidiano del vostro ministero episcopale sappiate essere costruttori di comunione nel dialogo e nell’incontro personale con i sacerdoti, i diaconi, i religiosi uomini e donne ed i fedeli laici delle vostre Chiese locali”: così  Giovanni Paolo II ai vescovi statunitensi, sottolineando il legame profondo tra ricerca della santità, spiritualità di comunione e missione.

 

La stretta relazione tra la santità della Chiesa e la sua unità – ha spiegato - è infatti “la base per quella spiritualità di comunione e missione che io sono convinto – ha detto il Papa – noi dobbiamo favorire all’alba di questo nuovo millennio”. E dunque i vescovi, “hanno il primario dovere di promuovere e incoraggiare tale spiritualità”, che condurrà ad “uno stile pastorale” “sempre più aperto alla collaborazione con tutti”, in “un costante sforzo per rinnovare i vincoli di unità fraterna con il presbiterato”.

 

Giovanni Paolo II ha quindi richiamato i presuli a riappropriarsi con coscienza dei fondamenti della propria identità di sacerdoti: la ricerca della santità, la pratica della preghiera sincera, un ministero di spiritualità nutrito dalla parola di Dio e dalla celebrazione dei sacramenti, il quotidiano esercizio della pastorale della carità, e la vita del celibato come espressione di un radicale impegno a seguire Cristo.

 

Un invito particolare poi a visitare di frequente i Seminari maggiori e minori per conoscere personalmente coloro che potrebbero essere un giorno sacerdoti nelle loro Chiese locali. Una formazione appropriata nella castità e nel celibato rimane – ha sottolineato - una componente essenziale dell’educazione seminariale, insieme con la presentazione di una solida e corretta conoscenza teologica della Chiesa e del sacerdozio, inclusa una chiara e precisa identificazione di quelle posizioni che non sono compatibili” con i principi della Chiesa, espressi dal Concilio Vaticano II e dai documenti del rinnovamento postconciliare.

 

Infine la solidarietà del Papa ai vescovi per lo “straordinario dono e mistero” affidato loro nel ministero sacro.

 

“WITH GRATITUDE FOR TREMENDOUS GIFT AND MYSTERY….”.

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RESO NOTO IL CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL PAPA

 NEI MESI DI MAGGIO E GIUGNO: ANNUNCIATA LA PARTECIPAZIONE DI BARTOLOMEO I ALLA MESSA IN VATICANO PER LA FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO

 

La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto il calendario delle celebrazioni che saranno presiedute da  Giovanni Paolo II  nei mesi di maggio e  giugno: le canonizzazioni di domenica 16 maggio ( Luigi Orione, Annibale Maria di Francia, Giuseppe Manyanet y Vives, Nimatullah Kassab Al Cardini, Paola Elisabetta Cerioli e Gianna Beretta Molla);  il viaggio apostolico a Berna del  5 e 6 giugno;  la Messa in San Giovanni in Laterano  per il Corpus Domini il 10 giugno, seguita dalla processione a Santa Maria Maggiore, e infine la Messa del 29 giugno in Piazza San Pietro per la solennita' dei Santi Pietro e Paolo, alla  quale e' annunciata la partecipazione del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I.   

 

 

L’UCRAINA HA RESTITUITO IERI ALLA CHIESA CATTOLICA

LA RESIDENZA DEL VESCOVO CONFISCATA DA STALIN 60 ANNI FA

- Intervista con mons. Leonardo Sandri -

 

L'Ucraina ha restituito ieri al cardinale Marian Jaworski, arcivescovo di Leopoli dei Latini, quella che un tempo era la residenza del vescovo cattolico in questa città, confiscata su ordine di Stalin quasi 60 anni fa. La cerimonia si è svolta alla presenza del Sostituto per gli affari Generali della  Segreteria di Stato, mons. Leonardo Sandri, e del vice premier  ucraino, Dmitro Tabatchnik. Il rappresentante del Governo di Kiev ha sottolineato che l'Ucraina, indipendente dal  1991, sta portando avanti il processo di restituzione dei beni  sottratti alle comunita' religiose sotto l'Unione Sovietica.

 

Per il cardinale Jaworski, con la restituzione dell’edificio, le autorità statali riparano un torto fatto dal regime comunista sovietico non solo alla Chiesa cattolica, ma a tutta la società.

 

Il Papa, in un messaggio inviato per l’occasione, ha detto di essere “lieto che questa casa torni dopo tanti anni al legittimo proprietario” e si dice sicuro  che l’edificio  “servirà la Chiesa di Leopoli non solo come sede dell’arcivescovo e luogo di lavoro dei suoi collaboratori, ma anche come centro della Caritas e di altre istituzioni utili al bene dell’amato popolo di Dio di Leopoli”. Giovanni Paolo II ha quindi auspicato “che le buone relazioni tra la Chiesa cattolica dei due riti e le autorità statali e territoriali promuoveranno l’arricchimento culturale e spirituale di tutti i cittadini dell’Ucraina”. Ma su questo evento ascoltiamo la testimonianza di mons. Leonardo Sandri, intervistato a Leopoli da Jozef Polak:

 

 

 

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R. – Sono molto felice di essere  stato testimone di un avvenimento storico, perché dopo tante persecuzioni, dopo tante ingiustizie verso la Chiesa, finalmente si compiono questi gesti così importanti come la restituzione della residenza del vescovo. 20 anni fa chi lo avrebbe pensato! Ma grazie alla presenza di Dio, grazie alla sua forza, alla sua grazia, gli avvenimenti che sembravano più difficili da cambiare, sono stati cambiati. Anche a nome del Santo Padre, che è stato   promotore di questo cambiamento in Europa, esprimo la felicità per questo avvenimento storico.

 

D. – Quale il futuro delle relazioni tra Santa Sede e Ucraina?

 

R. – Penso che sia stato un gesto molto apprezzabile da parte del governo. Era con noi anche il nuovo ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, che presenterà le credenziali domani. Noi speriamo e siamo sicuri che  seguiranno altri gesti, non soltanto a Leopoli, ma anche in altri luoghi dell’Ucraina dove ci sono chiese e edifici che appartenevano alla Chiesa e sono stati confiscati.

 

D. – Durante la cerimonia lei ha tenuto un discorso…

 

R. – Nel discorso io ho richiamato alla speranza, come ha fatto il Santo Padre, quando ha visitato l’Ucraina nella visita storica di tre anni fa, nel 2001. Tanta sofferenza, tanti anni di silenzio, di buio, senza poter vedere la fine, ed ora si è aperta la porta per il futuro, per una speranza nuova. Certo non dobbiamo uscire dal dominio del materialismo ateo per cadere adesso nel materialismo del consumismo, perdendo il senso di Dio, il senso della trascendenza che è la nostra ragione di vita, altrimenti vivremo in questo mondo senza un senso. E allora, per questo ho invitato tutti gli ucraini ad aprirsi a questa speranza nella costruzione di un Paese permeato dai valori cristiani, che sono alla base della nazionalità ucraina.

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OGGI E DOMANI A SPALATO I FESTEGGIAMENTI

 PER IL XVII CENTENARIO DEL MARTIRIO DI SAN DOMNIO

- Intervista con l’arcivescovo Marin Barisic -

 

         A Spalato, in Croazia, si svolgono oggi e domani le solenni celebrazioni per il XVII centenario del martirio del vescovo San Domnio, Patrono dell’arcidiocesi di Spalato-Makarska, avvenuto sotto Diocleziano nell’anno 304. Le cerimonie sono presiedute dal cardinale Jan Pieter Schotte, segretario generale emerito del Sinodo dei vescovi, inviato speciale del Santo Padre. In un messaggio al porporato, Giovanni Paolo II ha ricordato che san Domnio “anche durante le pesantissime persecuzioni contro i cristiani sotto l’Impero di Diocleziano, non si sottrasse al proprio ministero pastorale né temette le minacce dei giudici”, pagando con la vita la “testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo”. Ma sulla figura di questo santo ascoltiamo l’arcivescovo di Spalato-Makarska, mons. Marin Barisic, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – San Domnio è stato un testimone dei valori umani e cristiani con la sua testimonianza e dando la vita per questi valori. Non a caso, dopo qualche anno, è arrivata la libertà per i cristiani. E’ stato un testimone fedele al Signore, che ha amato fino alla fine i suoi fratelli e le sue sorelle.

 

D. – Qual è il messaggio di San Domnio per i cristiani del nostro tempo?

 

R. – Il suo messaggio per noi e per tutti è questo: riscoprire quella sorgente e quel fondamento, su cui ha  fondato la sua vita, quell’energia data dalla Buona Novella che ha animato e penetrato la sua vita e lo ha fatto diventare “sale e  luce”. Non a caso il nome Salona - la capitale della Dalmazia – viene proprio dalla parola sale. Lui è stato il sale in questa città, ma non inteso come sale che si è conservato in qualche luogo distante dalla realtà; è entrato a far parte di quella realtà, spendendosi e perdendosi e riuscendo a cambiare quella realtà. Penso a questo coraggio, umano e cristiano, che rappresenta un messaggio che è necessario per tutte le generazioni: non si deve fuggire dalla realtà ma bisogna essere presenti come cristiani e come uomini nel mondo.

 

D. – L’Europa oggi si va allargando ed anche la Croazia vuole aderire all’Unione Europea. Come testimoniare la fede nell’Europa di oggi e cosa può dare la Croazia in particolare all’Unione Europea?

 

R. – La forza dell’Europa non è nella grandezza del territorio, non è nella grandezza del numero della popolazione che la compone e non è neanche nella forza dell’economia. Questo è chiaro. L’Europa è nata da un’altra sorgente, quella cristiana. Io credo che celebrando questi grandi martiri che hanno influito sulla storia dei secoli, sulla storia delle nazioni che compongono l’Europa, si deve riscoprire, di nuovo, questa forza, dalla quale siamo nati e dalla quale è nata l’Europa stessa e la civiltà. Questo è un messaggio perenne ed è valido anche per la Croazia, che è un Paese cristiano, con una grande e profonda tradizione cristiana. Ma cosa possiamo dare noi all’Europa? Noi possiamo portare questa cultura, questi valori cristiani, questa testimonianza, questa responsabilità, questo impegno, questo perdono cristiano, l’amore, la solidarietà.

 

D. – Spalato è una delle diocesi più antiche del mondo. Qual è il suo contributo alla Chiesa universale?

 

R. – Spalato è una città molto interessante, fondata da Diocleziano: nel corso della storia ha rappresentato un incontro di diverse culture e civiltà. Nelle nostre radici c’è questa anima di apertura, di dialogo, di tolleranza, di solidarietà. Credo che questo sia molto importante e rappresenti un grande messaggio per il mondo: non si deve essere chiusi in se stessi ma bisogna essere aperti, avendo sempre la propria identità e rispettando sempre gli altri. E’ necessario comprendere che gli altri sono i nostri fratelli e le nostre sorelle.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto, nel corso della mattinata, il cardinale Rosalio José Castillo Lara.

 

In Francia, Il Papa ha nominato vescovo di Ajaccio, mons. Jean-Luc Brunin, finora vescovo titolare di Usinaza ed ausiliare di Lille. Il presule è nato a Roubaix, diocesi di Lille, il 14 gennaio 1951 ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1981. Nel 1995 diventa Rettore del seminario interdiocesano di Lille e vi rimane fino alla nomina a vescovo ausiliare della medesima diocesi nell’aprile 2000.

 

Sempre in Francia, il Pontefice ha nominato vescovo coadiutore di Grenoble mons. Guy de Kérimel, finora vescovo titolare di Case Mediane ed ausiliare di Nice. Nato a Meknès in Marocco - il 7 agosto 1953 - ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel giugno 1986. Dal 1997 al 2001 è decano della Zona di Gardanne e membro del Consiglio episcopale. Nel febbraio 2001, è stato eletto vescovo ausiliare di Nice.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina un articolo sulla situazione in Iraq: nuovo sangue a Baghdad per l’ennesimo attentato suicida.

 

Nelle vaticane, il titolo al discorso del Papa alla Guardia Svizzera Pontificia è: “Tra un mese parteciperò al ‘meeting’ dei giovani cattolici svizzeri. Conto sulla preghiera e sul sostegno spirituale di tutti voi”.

Nel discorso a vescovi statunitensi delle province ecclesiastiche di Detroit e di Cincinnati, il Santo Padre ha esortato a costruire una spiritualità di comunione e di missione sulle fondamenta dell’identità sacerdotale: santità, preghiera, spiritualità, carità, castità.

 

Nelle estere, Medio Oriente: “L’Autorità palestinese è pronta a riprendere il negoziato”; l’annuncio di Abu Ala mentre Israele valuta l’ipotesi di costruire un “muro” nella Striscia di Gaza.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Patruno dal titolo “Il sapore della letteratura e dei film del dopo-neorealismo”: dopo il successo di “Al di là delle frontiere” di Maurizio Zaccaro.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Alitalia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 maggio 2004

 

NON SI FERMANO LE VIOLENZE IN IRAQ.

BUSH CONDANNA LE TORTURE AI PRIGIONIERI IRACHENI

- Interviste con Marco Bertotto e con il cardinale Roberto Tucci -

 

Almeno 6 civili iracheni e un soldato Usa sono morti per l’esplosione di un’autobomba questa mattina presto a Baghdad, vicino all’area del quartier generale statunitense. L’attentato sembra sia stato rivendicato dal gruppo iracheno guidato da uno dei responsabili di al Qaeda, al Zarqawi. Nella notte dieci guerriglieri sono stati uccisi in diverse operazioni condotte dalle forze americane nel quartiere sciita di Sadr City, sempre nella capitale. E poi ci sono stati altri episodi di violenza in varie parti dell’Iraq. A Kirkuk, sono stati uccisi un funzionario ministeriale e il suo autista. A Baaquba due bombe hanno distrutto il quartier generale dell'Unione patriottica del Kurdistan, UPK, guidata da uno dei membri del Consiglio di governo provvisorio iracheno. Nessun ferito, invece, nel doppio attacco ad una pattuglia di Carabinieri dell'Unità specializzata multinazionale, la notte scorsa a Nassiriya.

        

Intanto, a proposito dello scandalo delle torture ai prigionieri, la Croce Rossa Internazionale ha ricordato stamane di aver già chiesto agli Stati Uniti di adottare provvedimenti correttivi per evitare nuovi abusi nel carcere di Abu Ghraib. Negli Stati Uniti, non si placano le polemiche anche dopo l’intervento sulle televisioni arabe del presidente Bush. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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“Gli abusi commessi dai soldati americani contro i prigionieri iracheni sono abominevoli. Ci saranno inchieste e i responsabili verranno portati davanti alla giustizia”. E’ la promessa fatta ieri dal presidente Bush durante le interviste concesse a due televisioni arabe per contenere l’impatto negativo delle torture sull’opinione pubblica del Medio Oriente. L’iniziativa della Casa Bianca è stata presa il giorno dopo in cui il Pentagono ha rivelato che sta indagando sulla morte di 25 prigionieri iracheni, classificando almeno due di questi episodi come omicidi. Bush ha detto che tali azioni non riflettono i valori degli americani, offesi e disgustati quanto gli iracheni. Quindi, ha aggiunto di aver ordinato al ministro della Difesa Rumsfeld di appurare la verità e rivelarla al mondo, portando i responsabili davanti alla giustizia. Ma non ha chiesto scusa e non ha messo in discussione il capo del Pentagono, chiamato a testimoniare in Congresso. Il candidato presidenziale democratico Kerry, invece, ha chiesto le dimissioni di Rumsfeld. Il cardinale Tauran ha detto che quando si calpesta la dignità umana si crea una barriera. Le torture infatti hanno avuto un forte impatto nel mondo arabo e ieri decine di iracheni sono andati davanti alla prigione di Abu Ghraib per protestare e chiedere il rilascio dei prigionieri.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sulle torture commesse dai soldati della coalizione ai danni degli iracheni, Amnesty International chiede l’apertura di un’indagine indipendente. Fabio Colagrande ha intervistato Marco Bertotto, presidente di Amnesty Italia.

 

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R. – Il carcere di Abu Ghraib, evidentemente, è un luogo simbolo per tutto quello che ricorda del passato, ma fenomeni di tortura sono documentati e sono avvenuti anche in altri centri di detenzione in Iraq, purtroppo non soltanto da parte delle forze americane: ci sono anche responsabilità specifiche da parte del contingente inglese. E purtroppo da 12 mesi a questa parte i nostri ricercatori presenti in Iraq ci continuano ad inviare segnalazioni, denunce e maltrattamenti messi in atto dalle potenze occupanti in tanti contesti.

 

D. – Voi avete chiesto un’indagine pienamente indipendente su queste denunce di tortura ...

 

R. – Sì, crediamo infatti che debba essere un organo indipendente, autonomo, autorevole, competente a giudicare i responsabili, ad identificare anche l’estensione del fenomeno della tortura e le responsabilità allargate.

 

D. – Come valutate questa autodenuncia fatta dal ministero della Difesa americano?

 

R. – Sicuramente tardiva. Tardiva perché sono mesi ormai che le organizzazioni per i diritti umani denunciano, che le vittime testimoniano e che gli iracheni protestano. Sono mesi in cui le autorità delle potenze occupanti possedevano queste informazioni e mesi che potevano essere utili per questi governi per intervenire in maniera forte ed energica, dando un chiaro segnale ai militari impegnati sul terreno. Sono stati, invece, mesi passati nel silenzio e solo oggi, grazie a delle immagini televisive trasmesse in un periodo di campagna elettorale, grazie a delle foto che hanno fatto il giro del mondo, Bush e Blair iniziano ad alzare la voce.

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Ma sulla vicenda delle torture ascoltiamo il commento del cardinale Roberto Tucci, al microfono di Rosario Tronnolone.

 

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R. – E’ una cosa terribile, perché evidentemente è un colpo alla onorabilità di chi ha fatto questa guerra, credendo di avere motivi buoni per farla. Volendo esportare la democrazia ha dato però dimostrazione di non sapere osservare le leggi della democrazia. Però è anche vero che è merito degli Stati Uniti, Paese democratico, che queste cose vengano a galla e vengano deprecate anche dal presidente e ora si deve procedere ad una giusta punizione delle persone che si sono macchiate di questi crimini, che sono veri crimini. Anche la guerra infatti deve avere le sue leggi. Però è anche vero che la guerra imbarbarisce. C’è una bellissima intervista a La Stampa del cardinale Tauran, che alla domanda dell’intervistatore: “Si stanno realizzando le previsioni del Santo Padre, che la violenza genera più violenza e la guerra più guerra?”, risponde: “Certamente il Papa non parla a vuoto. Aveva delle ragioni, soprattutto su questo concetto della guerra preventiva. Ora si vede molto bene che non ha eliminato il terrorismo”. Adesso speriamo che si superino tutte queste crisi attuali con l’intervento di un consenso internazionale, attraverso l’Onu, nelle vicende dell’Iraq.

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DOPO TRE ANNI IL RITORNO IN ITALIA DEI BERLINER PHILHARMONIKER

CHE SI SONO ESIBITI IN DUE STRAORDINARI CONCERTI A ROMA

- Ai nostri microfoni Eva Maria Tomassi e Simone Bernardini  -

 

Acclamato ritorno in Italia dei Berliner Philharmoniker il 4 e 5 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in esclusiva per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Due concerti che hanno dispiegato la gamma sonora e il vasto repertorio della prestigiosa orchestra, dal sinfonismo tardo romantico di Brahms, Dvorak e Bruckner al Settecento di Bach e Haydn. C’era per noi A.V..

 

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(musica)

 

L’ultima apparizione italiana segnò anche l’addio del grande Claudio Abbado ai Berliner, nel segno di Beethoven, tre anni fa. Lo ricorda la violista Eva Maria Tomassi:

 

“Questi dieci anni con Claudio Abbado sono stati un periodo molto, molto bello, intenso ... Adesso abbiamo il cambio: Simon Ruttle, giovane, pieno di energie, anche molto, molto interessante, è divertente anche lavorare con lui. Sono due caratteri molto diversi ma ognuno molto, molto interessanti, tipi molto speciali”.

 

Stessa patria e fama dei Beatles, Simon Ruttle, nato a Liverpool nel 1955, dal 2002 è il nuovo direttore principale, al suo debutto in Italia con la prestigiosa compagine tedesca. Ancora la Tomassi:

 

R. – Lui ha proprio le energie per fare tutto. Adesso, per esempio, stiamo facendo Bach, il Primo Concerto Brandenburghese, le Sinfonie di Haydn, a Salisburgo e anche a Berlino abbiamo fatto “Così fan tutte” di Mozart – repertorio classico; poi faremo il romanticismo e, naturalmente, anche musica moderna, avant-guarde.

 

D. – Di quale messaggio è portavoce l’orchestra nel mondo?

 

R. – Fare musica insieme vuol dire sentire insieme; per me il messaggio è portare la pace. L’armonia è musica, l’armonia è essere insieme, all’interno dell’orchestra abbiamo nazionalità molto, molto diverse, tanti Paesi, tutto il mondo ... veniamo a suonare tutti insieme, portiamo sempre il messaggio di unità”.

 

Messaggio universale di libertà e democrazia, anche nell’autogoverno dell’orchestra: le fa eco il collega Simone Bernardini:

 

R. – E’ un’orchestra nella quale viene gestito tutto dai musicisti stessi. I musicisti votano il loro direttore stabile, i musicisti hanno un ruolo che svolgono nell’amministrazione dell’orchestra e quindi una democrazia totale.

 

D. – Cosa significa per un giovane musicista italiano far parte dei “Berliner”?

 

R. – Per un musicista italiano, ma penso per qualsiasi musicista nel mondo, penso sia un’occasione assolutamente unica di poter suonare in questa orchestra, è un piacere immenso. Comunque, rimango sempre attivo nella vita musicale anche dell’Italia,

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CHIESA E SOCIETA’

6 maggio 2004

 

                                                                             

L’IMPEGNO DIRETTO IN POLITICA DEVE RIGUARDARE ESCLUSIVAMENTE I LAICI.

E’ QUANTO HANNO RECENTEMENTE DICHIARATO I VESCOVI BRASILIANI

 AL TERMINE DELLA LORO ASSEMBLEA GENERALE TENUTASI AD ITAICI

 

ITAICI. = “Il carattere specifico della missione del sacerdote è quello ispirato alla figura del Cristo Buon Pastore, che non si concilia affatto con la politica”. Lo hanno affermato i vescovi brasiliani al termine della loro 42.ma Assemblea generale incentrata sul tema “Vita e ministero dei sacerdoti” e conclusasi la settimana scorsa ad Itaici, nei pressi di San Paolo. Un invito chiaro, quello dei presuli, “affinché nessun sacerdote si illuda di servire meglio il popolo assumendo incarichi istituzionali”. A ribadire il passaggio cruciale del documento redatto dai vescovi - nel quale si sottolinea come l’impegno diretto in politica debba riguardare esclusivamente i laici - è stato il presidente della Conferenza episcopale brasiliana, cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di San Salvador di Bahia: “Non siamo chiamati - ha detto il porporato - a sostituire i laici in un ruolo che è di loro competenza ma dobbiamo favorire il loro lavoro nel contesto sociale e politico affinché venga resa una forte testimonianza cristiana”. “Il fatto che la Chiesa non sia legata ad un preciso sistema politico - ha infine rilevato il cardinale - non vuol dire che sia disimpegnata dalla formazione di uomini e donne che poi andranno ad offrire il loro contributo”. (A.L.)

 

 

SI È APERTO QUESTA MATTINA A STOCCARDA, IN GERMANIA,

IL CONGRESSO DI RESPONSABILI E COLLABORATORI DI CIRCA 150 MOVIMENTI

 E COMUNITÀ CRISTIANE D’EUROPA

- A cura di Stefano Leszczynski -

 

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STOCCARDA. = “Insieme per scoprire e condividere le reciproche ricchezze”, questo il tema del congresso che ha preso il via questa mattina alla “Liederhalle”, l’auditorium di Stoccarda, di fronte ad oltre 3 mila rappresentanti di 175 gruppi, di movimenti e comunità cristiane d’Europa. Tema centrale dell’incontro, che durerà due giorni e culminerà sabato con la manifestazione “Insieme per l’Europa”, è il ruolo dei cristiani nella società in un momento in cui il mondo è attraversato da venti di violenza e terrorismo. Lo ha ricordato nella sua predicazione dal titolo “Gesù, il Pastore: timore di Dio e dignità dell’uomo”, il pastore evangelico Thomas Römer, che ha fatto riferimento alla necessità dell’impegno di coloro che detengono posizioni di responsabilità per puntare allo sviluppo della società. Momenti di preghiera alternati ad altri di profonda riflessione sui temi di attualità sociale, hanno caratterizzato questa prima mattinata che si è conclusa con l’intervento di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Nel suo discorso, Chiara Lubich sottolinea l’importanza della spinta verso l’unità dei movimenti, in sintonia con quanto avviene nel mondo, perché si trasformi in una città terrena più in armonia con la città celeste. “Accanto all’Europa politica – ha sottolineato Chiara Lubich – bisogna costruire un’Europa dello Spirito”, e sulla questione delle radici cristiane dell’Europa ha detto che “sono proprio i movimenti l’espressione più palese dell’esistenza di queste radici”. Nel pomeriggio di oggi, ancora 30 tavole rotonde tematiche sul sostegno alla vita matrimoniale e alle famiglie, i giovani, i cristiani nel mondo, il lavoro e l’economia, l’impegno in politica e per la pace, l’impegno per la vita. Da sottolineare la significativa presenza dei delegati dei Movimenti di varie confessioni cristiane, provenienti dai Paesi Baltici, neo-Stati membro dell’Unione Europea.

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IN UN NUOVO RAPPORTO AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA

IL DRAMMATICO FENOMENO DELLA TRATTA DELLE DONNE CHE VENGONO

COSTRETTE A PROSTITUIRSI IN KOSOVO

 

PRISTINA. = L’Unione Europea aumenti il proprio sostegno finanziario e legale per contrastare la tratta delle donne in Kosovo. E’ l’appello lanciato da Amnesty International che oggi ha diffuso un nuovo rapporto sul fenomeno nel quale si sottolinea come “il personale della comunità internazionale presente nella regione costituisca almeno il 20 per cento di coloro che si servono delle prestazioni delle donne e delle adolescenti vittime della tratta”. L’organizzazione umanitaria rileva inoltre come occorra agire più efficacemente per proteggere le donne e le adolescenti che spesso vengono trasferite dal Kosovo verso diversi Paesi europei, tra i quali l’Italia, l’Olanda e la Gran Bretagna. “Data l’importanza strategica della presenza dell’Unione Europea nella regione con oltre 36 mila soldati in servizio nella Kfor – conclude Amnesty – chiediamo che sia fatto di più per combattere questa ripugnante pratica”. (A.L.)

 

 

I VESCOVI DEL CAMERUN CHIEDONO L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE ELETTORALE INDIPENDENTE CHE GARANTISCA IL CORRETTO SVOLGIMENTO

 DELLE PROSSIME ELEZIONI DI OTTOBRE

 

YAOUNDE’. = L’istituzione di una commissione elettorale indipendente che garantisca il corretto e trasparente svolgimento delle prossime elezioni presidenziali di ottobre. E’ quanto hanno chiesto i vescovi del Camerun con un rapporto presentato nei giorni scorsi nella capitale Yaoundè. Il documento si riferisce alle frodi avvenute nel corso delle elezioni legislative ed amministrative del giugno 2002 che ne hanno falsato i risultati. Oppositori esclusi dal voto, elettori che non hanno potuto ricevere le loro schede elettorali ed altri invece, che hanno votato più volte, sono solo alcune delle violazioni avvenute con la complicità degli amministratori locali. Il coordinatore della Commissione episcopale, Pierre Titit Nwel, ha spiegato che la scelta di pubblicare adesso il rapporto è motivata dalla volontà dei vescovi di sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità del Paese, in vista delle prossime elezioni. (G.L.)

 

 

SULLA FIGURA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, PADRE E DOTTORE DELLA CHIESA,

SI È APERTO OGGI ALL’AUGUSTINIANUM IL XXXII INCONTRO

DI STUDIOSI DELL’ANTICHITÀ CRISTIANA

 

ROMA. = “Giovanni Crisostomo: Oriente e Occidente tra IV e V secolo”. E’ questo il tema del XXXII incontro di studiosi dell’antichità cristiana che si è aperto questa mattina nella sede dell’Istituto patristico Augustinianum. Il convegno, promosso da un comitato di professori delle università italiane, intende prendere in esame la data del 404, anno in cui San Giovanni Crisostomo - soprannome che significa Bocca d’oro - fu costretto a lasciare definitivamente la città di Costantinopoli per l’esilio che si concluderà, tre anni dopo, con la sua morte. Partendo da questo episodio, le riflessioni dell’incontro saranno incentrate anche sul complesso contesto storico del V secolo ed in particolare sui rapporti tra Chiesa e Impero e tra le Chiese cristiane dopo il concilio di Nicea. Tra gli altri temi del convegno, che si concluderà sabato prossimo, una particolare attenzione sarà inoltre riservata alla vasta eredità letteraria lasciata dal Santo, alla trasmissione dei suoi scritti e alla loro diffusione in Occidente. Nato intorno al 345 ad Antiochia, Giovanni condusse vita monastica negli anni giovanili e divenuto sacerdote, si dedicò alla predicazione suscitando conversioni grazie anche alle sue capacità oratorie. Come patriarca di Costantinopoli, si preoccupò di porre fine allo scisma di Antiochia e dopo l’esilio in Armenia, morì infine nel 407 a Comana, nel Ponto. (A.L.)

IL SORRISO E LA RISATA, I 50 ANNI DELLA TELEVISIONE E LA GRECIA.

SONO I TEMI CENTRALI DELLA 17.MA FIERA DEL LIBRO APERTASI OGGI A TORINO

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

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TORINO. = Disse una volta Nicolas de Chamfort: “La più perduta delle giornate è quella in cui non si è riso”. Non saranno dunque cinque giorni perduti quelli della Fiera Internazionale del Libro 2004. Tema portante e filo conduttore di questa edizione saranno infatti il sorriso e la risata, in tutte le loro varianti: filosofiche, artistiche, intellettuali e naturalmente editoriali. Mai come quest’anno la Fiera darà spazio come nazione ospite alla Grecia, tributerà un omaggio ai 50 anni della televisione e darà vita a due importanti spazi mercato destinati allo scambio dei diritti: l’International Book Forum e il Book Film Bridge. Entusiastiche le previsioni di Orlando Picchioni, segretario della Fondazione per il libro, la musica e la cultura. I 46 mila mq del Lingotto saranno un coloratissimo collage, composto da oltre 1200 espositori, dove nutrita sarà la rappresentanza dell’Italia cattolica, rappresentata dai grandi nomi come San Paolo ed Elledici, ma anche dalle case più giovani come Ticallon e Effatà. Proprio il direttore editoriale di Effatà, Paolo Pellegrino, riconosce l’importanza di essere presenti alla Fiera e sottolinea come questo appuntamento costituisca un’occasione per capire le attuali esigenze a livello di editoria religiosa e per portare il messaggio cristiano non solo nell’ambito della comunicazione e del cinema ma anche nella famiglia.

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24 ORE NEL MONDO

6 maggio 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

Secondo il quotidiano israeliano Yediot Ahronot, esiste da mesi  un progetto del governo israeliano che prevede un nuovo assetto mediorientale basato su una sorta di “affidamento” della Striscia di Gaza e dell’89% della Cisgiordania a Stati Uniti, Egitto e Giordania, con il patrocinio del Quartetto. Il giornale precisa che il progetto di ritiro unilaterale da Gaza, elaborato dal premier Sharon e bocciato, quattro giorni fa, dai membri del suo partito, il Likud, è un tassello di questa nuova visione regionale, che sarebbe già stata esposta al ministro degli esteri tedesco, Fischer, e al Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Condoleeza Rice. Da parte palestinese c’è la dichiarazione del ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale che accusa il collega israeliano di respingere tutte le proposte avanzate dai palestinesi durante il recente incontro dei ministri dell'Euromed a Dublino. Intanto, un palestinese è stato ucciso questa mattina a Hebron da guardie di frontiera israeliane dopo che aveva tentato di impadronirsi dell'arma di uno di loro.

 

Un tribunale libico ha condannato sei cittadini bulgari, cinque infermieri e un medico, accusati di aver diffuso l'Aids tra i bambini ricoverati in un ospedale di Bengasi, alla pena di morte con fucilazione. Insieme ai sei bulgari è stato condannato anche un medico palestinese accusato anch'egli di aver diffuso l'Aids con sangue infetto tra 426 bimbi ricoverati a  Bengasi, 43 dei quali morirono per aver contratto la malattia. Tutti erano stati incarcerati a Tripoli all'inizio del 1999.

 

All’insegna del disgelo e della distensione tra Grecia e Turchia, inizia oggi lo storico viaggio nel Paese ellenico del primo ministro di Ankara, Erdogan. Nel corso della visita di tre giorni, la prima da 16 anni, sono previsti incontri con il premier greco, Karamanlis, ed il presidente Stephanoloulos. Questo viaggio cade dopo il recente referendum svoltosi a Cipro, che ha bocciato il piano dell’Onu di riunificazione dell’isola, consentendo l’ingresso nell’Unione Europea della sola comunità greco-cipriota e non di quella turco-cipriota. In quale clima, dunque, avviene questa visita? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale e analista del Corriere della Sera:

 

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R. – Avviene in un momento cruciale, in cui il primo ministro turco è sempre più forte e non soltanto per il risultato lusinghiero che il suo partito islamico moderato ha avuto nelle elezioni amministrative, ma proprio per il risultato del referendum di Cipro che ha dimostrato la maggiore affidabilità dei turco-ciprioti, cioè quelli che dall’Unione Europea per il momento resteranno fuori. I greco-ciprioti hanno votato “no” al piano del segretario generale dell’Onu, sostenuto in pratica da tutto il mondo, mentre i turco-ciprioti hanno votato “sì”. E’, quindi, chiaro che Erdogan viene in Grecia per dimostrare che, nonostante il referendum, e nonostante tutta la storia passata, c’è la volontà di superare le differenze e di migliorare ancora i rapporti tra Grecia e Turchia.

 

D. – Questo appare un primo passo affinché quanto prima inizino i negoziati per l’ingresso della stessa Turchia nell’Unione Europea?

 

R. – Sì, è evidente. Erdogan sa bene che la Grecia è fra i Paesi europei che più premono per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Lo fa per una ragione molto ovvia: l’ingresso della Turchia cancellerebbe, di fatto, tutte quelle tensioni frontaliere fra i due Paesi, in quanto sarebbe tutta Unione Europea. Questo consentirebbe anche alla Grecia di ridurre drasticamente le spese militari, che sono notevolissime per un piccolo Paese.

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Il vertice interministeriale a Palazzo Chigi e poi l’incontro tra governo e sindacati. Queste le tappe di oggi nella vicenda Alitalia che continua ad essere in primo piano nell’informazione in Italia. Di nuovo c’è la proposta del ministro del Tesoro di nominare un presidente, un amministratore delegato, un Consiglio di amministrazione ristretto per fronteggiare l’emergenza con una ricapitalizzazione aperta ai privati. Della crisi della compagnia aerea di bandiera, delle proteste all’interno dell’azienda automobilistica Fiat, ma anche delle più generali difficoltà socioeconomiche che investono il Paese ci parla nel servizio Gianpiero Guadagni:

 

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E’ il momento della verità per Alitalia. Aziende e sindacati, con la mediazione del governo, stanno cercando la via d’uscita ad una crisi gravissima. I conti della compagnia di bandiera italiana sono profondamente in rosso e l’azienda ha proposto un piano che prevede tra l’altro 1100 esuberi, più l’esternalizzazione del rapporto di lavoro per altre migliaia di dipendenti. Il sindacato non ci sta e rilancia con un piano alternativo che prevede risparmi per 200 milioni di euro. Situazione difficilissima anche alla Fiat di Melfi. In questo caso, però, ci sono più tempo e margini di trattativa. Nello stabilimento lucano, per anni considerato un modello, i lavoratori scioperano da tre settimane, chiedendo di rivedere l’accordo di 10 anni fa, che permise la nascita dell’impianto in questa area a forte disoccupazione, ma a condizioni salariali e di organizzazione del lavoro peggiori rispetto a quelle dei dipendenti degli altri stabilimenti Fiat sparsi in tutta Italia. Le vicende Alitalia e Fiat si inseriscono in un contesto economico e sociale difficile, nel quale pesa anche la brusca frenata del “made in Italy”. Le crisi industriali e finanziarie si moltiplicano. I casi più clamorosi sono quelli di Cirio e Parmalat, che hanno coinvolto decine di migliaia di dipendenti e centinaia di migliaia di risparmiatori. Ma sono oltre 50 le vertenze all’attenzione del ministero delle Attività produttive. Complessivamente, sono 200 mila i posti a rischio e, da tempo, i sindacati chiedono al governo l’apertura di un confronto per affrontare l’emergenza ed elaborare nuove politiche di sviluppo.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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“Per la fine del mese prossimo”, la Commissione europea elaborerà una “valutazione preliminare, senza pregiudizio” sul riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato. Lo ha annunciato oggi a Bruxelles il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, in una conferenza stampa congiunta con il premier cinese Wen Jiabao. Dal canto suo, il leader cinese ha affermato che il governo di Pechino è pronto a studiare “eventualmente la possibilità di un tasso di cambio nel contesto di un meccanismo orientato al mercato”. Sul piano delle relazioni politiche, il presidente dell’esecutivo Ue ha rilevato di “condividere la cooperazione” con Pechino sulla “non proliferazione delle armi e la lotta al terrorismo”, sottolineando inoltre il ruolo che la Cina sta svolgendo “per arrivare ad una soluzione pacifica” sulle due scottanti questioni della Corea del nord e Taiwan.

 

E’ finito con l’uscita di scena del leader separatista, Abashidze, il braccio di ferro tra la Georgia, di cui è presidente Saakashvili, e le forze della Repubblica autonoma dell’Adzharia, la regione proclamatasi autonoma da Tbilisi nel ’92. Il leader separatista ha lasciato Batumi, principale città della zona e terminale petrolifero chiave sul Mar Nero, per raggiungere Mosca. Il servizio di Giada Aquilino:

 

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Dopo tre giorni di timori per il rischio di guerra civile in Georgia, pare rientrata la crisi tra le autorità di Tbilisi ed i separatisti dell’Adzharia. Con la mediazione della Russia, Abashidze ha lasciato Bitumi. Lo ha fatto a bordo dell’aereo dell'ex ministro degli Esteri russo, Ivanov, già artefice nell'ottobre scorso della soluzione riguardante la disputa istituzionale di Tbilisi, tra l’ex capo di Stato, Shevardnadze, poi dimissionario, e l’attuale presidente Saakashvili. Ieri si diffondevano voci di avanguardie di soldati georgiani alle porte di Batumi e di militanti separatisti pronti a ricorrere alle armi e perfino all’escamotage di minare il porto petrolifero sul Mar Nero, per evitare qualsiasi tipo di infiltrazione. Questa notte, invece, Saakashvili ha annunciato trionfante, da Bitumi, il ritiro di Abashidze. Il capo di Stato georgiano, che ha pure assicurato nuove elezioni locali nella regione, ha scelto dunque di giocare la carta della diplomazia, affidandosi a quella Russia da sempre vicina all’Adzharia come alle altre regioni autonome della Georgia, l'Ossezia del sud e l'Abkhazia. Sul ruolo della Russia, ascoltiamo il commento di Sergio Canciani, corrispondente Rai da Mosca:

 

R. – La Russia è garante di un trattato di convivenza tra la Repubblica autonoma dell’Adzharia e la Georgia.

 

D. – Cosa prevede il trattato?

 

R. – Prevede di conferire a questa regione, che è a maggioranza musulmano-sunnita mentre la gran parte dei georgiani è ortodossa, la massima autonomia e la presenza sul territorio di un contingente russo, che attualmente non supera i duemila uomini. Nel retroscena di questa crisi c’è comunque un vecchio attrito tra Mosca e Tbilisi. In sostanza i georgiani sono sospettati di parteggiare troppo per gli Stati Uniti ed anche di non provvedere alla sicurezza dei confini settentrionali, che danno sulla prima linea cecena.

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Giappone e Corea del nord sono ad un passo dall'accordo per la soluzione del difficile problema dei civili giapponesi rapiti dai servizi segreti di Pyongyang negli anni ‘70 e ’80, che ha bloccato, per un anno e mezzo, qualsiasi  progresso nel miglioramento dei rapporti tra i due Paesi ancora privi di relazioni diplomatiche. E’ quanto è emerso all'indomani della conclusione a Pechino di due giorni di colloqui a livello di alti funzionari dei due governi, definiti “un passo avanti” dalla delegazione nordcoreana e “un'approfondita discussione di sostanza in vista di una  soluzione” dalla delegazione giapponese.

 

 

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