RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 126 - Testo della trasmissione di mercoledì 5 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Morto oggi a Roma Nando
Martellini, voce storica del giornalismo sportivo.
CHIESA E SOCIETA’:
Presentato a Roma l’ultimo
libro di mons. Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione
35 i dossier sui casi di sevizie delle forze
angloamericane su prigionieri in Iraq e in Afghanistan. Bush annuncia
interviste con due televisioni arabe
In Italia non si attenua
lo scontro politico dopo le dimissioni ieri della presidente della Rai.
5
maggio 2004
L’UOMO NON È UN GRANELLO DI
POLVERE INUTILE
E LA STORIA NON È IN BALIA DI
FORZE CIECHE E IRRAZIONALI:
IL PAPA INVITA AD
AVERE FIDUCIA
NEL
PROGETTO D’AMORE SALVIFICO DI DIO
“Uno stupendo affresco dell’universo e della storia”: lo
troviamo nel Cantico di San Paolo, tratto dalla Lettera ai Colossesi, al centro
oggi della catechesi del Santo Padre all’udienza generale in Piazza San Pietro.
Decine di migliaia i fedeli che pioggia e vento non hanno scoraggiato dal
presentarsi al consueto appuntamento del Papa ogni mercoledì con i fedeli di
tutto il mondo. Il servizio di Roberta Gisotti:
*********
“Non siamo un granello di polvere inutile, disperso in uno
spazio e in un tempo senza senso, ma siamo parte di un sapiente progetto
scaturito dall’amore del Padre.” Lo ha ricordato Giovanni Paolo II, commentando
il Cantico, ascoltiamolo:
“Nell’Inno emerge la grandiosa figura di Cristo, Signore
del Cosmo. ‘Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui’; anzi,
‘tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui’”.
“Si dispiega, dunque, nell’universo - ha spiegato il Papa - un disegno trascendente
che Dio attua attraverso l’opera del Figlio”. Un cantico che invita alla
fiducia: “Cristo fu generato prima di ogni creatura, è il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti”.
“Egli è anche il Signore della storia della salvezza, che
si manifesta nella Chiesa e si compie nel ‘sangue della sua croce’, sorgente di
pace e di armonia per l’intera vicenda umana.”
Allora la storia dell’umanità “non è in balía di forze
cieche e irrazionali ma, pur nel peccato e nel male, è sorretta e orientata -
per opera di Cristo - verso la pienezza. È così che per mezzo della Croce di
Cristo tutta la realtà è ‘riconciliata’ col Padre”. Cristo, “capo del suo
corpo, che è la Chiesa”, Lui “così in alto e superiore a tutti si unì a coloro
che sono in basso”, come osserva San Giovanni Crisostomo, citato dal Santo
Padre.
Tanti i saluti affettuosi rivolti poi da Giovanni Paolo II
ai pellegrini, e la raccomandazione per tutti di rinnovare la devozione alla
Madonna in questo mese di maggio a Lei dedicato. Un pensiero particolare è
andato alla Chiesa polacca che sabato prossimo celebrerà San Stanislao. Che il
suo martirio - ha detto il Papa - fortifichi la fede di tutti e sia baluardo
dell’ordine morale nelle vita personale e sociale” dei polacchi in patria e
all’estero. Tra le presenze festose in Piazza San Pietro una banda dei
Carabinieri, che ha voluto portare il proprio omaggio musicale al Pontefice.
(musica)
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NOMINA
Il Santo
Padre ha accettato oggi la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di
Paraíba in Brasile, presentata da mons. Marcelo Pinto Carvalheira, per
raggiunti limiti di età. Al suo posto
il Papa ha nominato arcivescovo metropolita
mons. Aldo di Cillo Pagotto, della Congregazione del Santissimo Sacramento,
finora vescovo di Sobral. Mons. di Cillo Pagotto è nato il 16 settembre
1949 a San Paolo; ordinato sacerdote il 7 dicembre 1977 è stato nominato vescovo il 10 settembre 1997.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"E' stato sfregiato
l'uomo" è il titolo che apre la prima pagina in riferimento alle torture ai
prigionieri in Iraq e in Afghanistan.
Sdegno nel mondo e segnatamente
nel Congresso e nel popolo degli Usa.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
Un dettagliato articolo sulla
visita del Cardinale Ignace Moussa Daoud in Terra Santa.
Una pagina dedicata al
Seminario arcivescovile cosentino "Redemptoris Custos".
Nelle estere, Medio Oriente: il
"quartetto" chiede la ripresa dei negoziati diretti tra Israele e
palestinesi.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Artisti e committenti nella
Genova di Pieter Paul Rubens": Palazzo Ducale, Palazzo Spinola e Palazzo
Rosso sono le sedi di una mostra dedicata al '600, il "secolo d'oro"
della città ligure.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Alitalia.
Le reazioni, in sede politica,
alle dimissioni del presidente della Rai.
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5 maggio 2004
IN NIGERIA CENTINAIA DI PERSONE, SOPRATTUTTO
MUSULMANI SONO MORTI
NEGLI SCONTRI ETNICI CHE ORE HANNO FUNESTATO LA
CITTÀ DI YELWA,
AL CENTRO
DEL PAESE AFRICANO.
-
Intervista con padre Giulio Albanese -
In Nigeria centinaia di persone, soprattutto musulmane dell’etnia
dei fulani sono rimaste uccise negli scontri etnici che domenica scorsa hanno
funestato la città di Yelwa, al centro del Paese africano. Testimoni riferiscono di decine di cadaveri
mutilati e straziati che giacciono per le strade, mentre migliaia di abitanti
scandiscono slogan islamici e invocano vendetta contro gli assalitori che farebbero
parte dell’etnia cristiana Tarok. Il sanguinoso episodio si inquadra nelle tensioni
definite interetniche e interconfessionali che nei mesi scorsi hanno fatto diverse
centinaia di morti nei villaggi della Nigeria centrale. Ascoltiamo in proposito
il commento del direttore dell’agenzia missionaria Misna padre Giulio Albanese,
intervistato da Sergio Centofanti.
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R. – Le informazioni sono ancora farraginose. Secondo
alcune fonti islamiche, le vittime di domenica scorsa a Yelwa sarebbero state
tra le 200 e le 300 e si parla soprattutto di vittime di religione islamica. I
musulmani parlano di un vero e proprio genocidio perpetrato nei loro confronti
dai cristiani. Ora, che certamente vi siano delle rivalità anche di ordine religioso
in quella regione, questo non è un mistero. Ma direi che le componenti che determinano
questa conflittualità sono davvero varie e articolate. C’è, direi, soprattutto
la questione etnica, perché se è vero che i fulani sono di tradizione musulmana,
è anche vero che sono allevatori di bestiame, mentre i tarok, l’altro gruppo
etnico che si contrappone, è – sì – composto prevalentemente da cristiani di varie
confessioni ma che svolgono soprattutto attività agricola. E vi è una
competizione tra questi due gruppi. C’è anche un altro aspetto, a mio avviso,
che non va sottovalutato: la valenza politica. C’è da considerare che in questo
momento in Nigeria il governo centrale, quello di Abuja, quello del presidente
Obasanjo, sta attraversando certamente momenti difficili. Il presidente ha
molti nemici ed è chiaro che vi sono alcun poteri – diciamo ‘occulti’ – che
tentano di destabilizzare, di delegittimare il potere centrale proprio
istigando bande armate alla violenza.
D. – Il fatto che molti Stati della Nigeria abbiano
introdotto la sharìa, la legge islamica, c’entra qualcosa?
R. – Certamente, c’è anche questa componente. Vi è
sicuramente un atteggiamento intransigente in quegli Stati a maggioranza
islamica. Ma perché c’è sempre dietro comunque un potere politico, partitico,
che di fatto tende a delegittimare il potere centrale di Abuja. Sappiamo che
Obasanjo è un cristiano e che i musulmani mal tollerano questa leadership; i
cristiani che vivono negli Stati a maggioranza islamica non se la passano certo
bene.
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SI
APRE DOMANI A STOCCARDA UN GRANDE INCONTRO
DEI
MOVIMENTI CRISTIANI D’EUROPA IMPEGNATI A DARE UN’ANIMA
ALL’UNIONE
DOPO L’INGRESSO DI 10 NUOVI PAESI
-
Intervista con Romano Prodi -
“Insieme
per scoprire e condividere le reciproche ricchezze”. Si apre domani a Stoccarda
in Germania il congresso dei movimenti e delle comunità cristiane d’Europa:
l’obiettivo è quello di contribuire all’unità spirituale della nuova Europa
dopo l’ingresso nell’Unione di 10 nuovi Paesi. L’iniziativa che vede coinvolti
oltre 150 gruppi, movimenti e comunità, culminerà l’8 maggio nella grande
manifestazione intitolata “Insieme per l’Europa” alla quale si prevede
parteciperanno oltre 10 mila persone. Alla manifestazione, che vedrà una forte
presenza dei gruppi giovanili cristiani saranno presenti anche il Presidente
della Commissione europea Romano Prodi ed il Presidente del Pontificio
Consiglio per l’unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper. Oggi Prodi,
intervenendo all’Europarlamento a Strasburgo, ha affermato che il 1° maggio,
data dell’allargamento dell’Unione, resterà il giorno più bello del suo
mandato. Ma quale contributo possono dare i movimenti cristiani alla
costruzione della nuova Europa? Stefano
Leszczynski lo ha chiesto allo stesso Prodi.
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R. – Un contributo enorme, perché abbiamo veramente
bisogno di ideali, abbiamo bisogno della freschezza dei giovani. Il progresso
fatto in questi anni è stato grandioso, nel riformare le istituzioni,
nell’allargare anche fisicamente le frontiere dell’Europa ... Ma se questa
novità non viene resa viva dalla forza dei giovani, l’abbiamo fatta proprio
invano! Perché, noi parliamo tanto della riunificazione dell’Europa, ma
l’Europa non è mai stata unita! E’ la prima volta che noi creiamo
un’unificazione dell’Europa, e la creiamo con l’adesione, con la democrazia e
quindi anche con una grande fatica. I giovani alleviano la nostra fatica.
D. – Presidente, in una parola non istituzionale, mi può
condensare quali sono stati i suoi sentimenti quando ha visto finalmente le 25
bandiere issate? Insomma, questa Europa si è unificata con lei alla presidenza
...
R. – Bè, senta, abbiamo chiuso un torto della storia, no?
Il discorso che aveva fatto il Papa dei due polmoni: e beh, respiravano proprio
bene! Quando abbiamo cominciato, cinque anni fa, a costruirla, lo scetticismo
era impressionante. Si pensava a sei Paesi, e quasi tutti gli osservatori
politici ridevano di questa ‘utopia’. E siamo arrivati, invece, a dieci. E ci
siamo arrivati con una soddisfazione reciproca. Certo, nessuno è mai contento
al cento per cento, ma i compromessi e i lavori raggiunti sono buoni, non solo
dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista del futuro politico.
Questi Paesi entrano pari agli altri, con una capacità di decisione come gli
altri membri, e questo mi sembra proprio il modo di espandere la democrazia:
l’unico modo di espandere la democrazia!
D. – Questa Europa avrà mai dei confini, o è destinata a
diventare un’entità ultra-europea?
R. – I confini, per quello che è il futuro prevedibile, li
abbiamo definiti con un lungo dibattito democratico, e adesso mi sembrano
abbastanza accettati. 2007, Romania e Bulgaria, poi a dicembre il Consiglio dei
ministri deciderà se cominciare i negoziati con la Turchia; è iniziato l’iter
per l’ingresso della Croazia ... quindi, la porta per i Paesi balcanici è
aperta. E poi, basta! Però, dato che noi non vogliamo che l’Europa sia
circondata da una barriera, da un muro, ma vogliamo un’Europa aperta e
cooperatrice, perché viviamo tra amici, la proposta nuova – che ha fatto la
Commissione e che è stata accettata dai Paesi membri – è che ai Paesi che
confinano con l’Europa, dalla Russia fino al Marocco, sia offerto un rapporto
per cui essi possano condividere con l’Unione Europea tutto, tranne le istituzioni.
In poche parole, condivideranno tutte le nostre regole – da quelle commerciali
a quelle degli investimenti, a quelle della cooperazione di polizia, alle regole
sanitarie – ma non faranno parte delle istituzioni dell’Unione, cioè non siederanno
nel Parlamento e non saranno nella Commissione. Questa è un’offerta importantissima,
proprio e soprattutto perché contribuirà a far diventare il Mediterraneo un
mare di pace.
D. – Lei parla di radici millenarie, radici diverse, tutte
che possono dare un importante contributo allo sviluppo dell’Europa. Secondo
lei, quel discorso relativo alle radici cristiane dell’Europa, può essere una
base comune?
R. – Certamente, il Preambolo del Trattato – così come
risulta attualmente – non mi sembra adatto a dare ragione dell’ispirazione
ideale e spirituale dell’Europa. E non c’è un’adeguata menzione del concetto di
laicità, manca ogni riferimento alla rivoluzione scientifica e manca – come lei
mi ha domandato – il riferimento alle radici cristiane ed ebraico-cristiane
dell’Europa. Su questo, non solo il Papa ma anche tutte le altre Chiese
cristiane hanno avanzato la medesima richiesta, proprio perché vi è questa
carenza, e riconoscere queste radici consente di avere una diversa coscienza
del proprio compito attuale di fronte alle nuove sfide. Devo anche dire che,
politicamente, io credo che ci saranno parecchie difficoltà nell’avere questo
riconoscimento, proprio perché abbiamo fatto ogni sforzo, nel passato, ma non è
stato possibile.
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Ma torniamo all’incontro ecumenico di Stoccarda dell’8
maggio. Ce ne parla Stefano Leszczynski.
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Concorrere a dare un’anima alla costruzione della nuova
Europa, unita nella diversità per un continente che attui la sua vocazione
universale di pace e all’unità tra i popoli: è questo l’obiettivo della
manifestazione in programma a Stoccarda, in Germania, su iniziativa dei
Movimenti, delle Comunità e dei Gruppi cattolici, evangelici, ortodossi e
anglicani. L’iniziativa è stata presentata a Roma da alcuni dei movimenti
organizzatori, in particolare la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento dei
Focolari e gli Evangelici tedeschi. “Sentiamo un’Europa che non si deve
chiudere in se stessa – ha detto Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio. Le
sue frontiere non devono diventare muri, il continente invece deve continuare a
costruire ponti”:
“Io credo che ci sia bisogno di una presenza dell’Europa e
di una presenza degli europei, lo vedo in Medio Oriente, lo vedo in Palestina,
lo vedo in Africa e molti mi dicono: ‘Perché l’Europa ci volta le spalle?’. Io
credo che ci sia una domanda d’Europa nel mondo!”.
Altro tema che sarà al centro dell’incontro: le radici dell’Europa,
che non sono una memoria del passato, ma rappresentano il futuro. Il commento
di Severin Schmitt, rappresentante dei Movimenti evangelici e cattolici in Germania:
“Credo che dobbiamo andare avanti con entusiasmo e
convinzione, perché il futuro non può essere dettato dalla paura, ma dalla
fiducia: noi cristiani abbiamo tutte le ragioni per essere fiduciosi, perché Gesù
è morto per la salvezza di tutti gli uomini, e per questo non c’è da spaventarsi
bensì da andare avanti con tanta gioia e con entusiasmo”.
Secondo gli organizzatori, l’incontro di Stoccarda sarà
una polifonia di voci per un continente che vive le tante diversità nella
pluralità. Insieme si vive bene: questo è il messaggio. A nome dei Focolarini,
Gabriella Fallacaro ha detto che l’incontro non sarà un punto di arrivo ma il
primo di una serie di eventi:
“E’ un primo passo perché è la prima volta – crediamo
anche nella storia – che movimenti di diverse Chiese, di diversi Paesi d’Europa
– si pensa che siano presenti tanti o tutti, i Paesi d’Europa – si incontrano
insieme dichiarando questa volontà comune di vivere il Vangelo, di vivere la
fraternità. Vissuto questo, ci saranno altri passi e sarà lo stesso Signore
della Storia che farà capire che cosa”.
L’Europa unita è mercato, è geografica: può darsi che ora
tenda ad un contributo spirituale. Finora i movimenti cristiani hanno dato un
contributo individuale. Ora, dice Gabriella Fallacaro, “vogliamo darlo
insieme”.
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AL COSMOLOGO SUDAFRICANO GEORGE ELLIS, CONFERITO
IL PREMIO TEMPLETON 2004
PER IL SUO STRAORDINARIO CONTRIBUTO NEL DIALOGO TRA SCIENZA E FEDE
- Intervista con lo scienziato -
Il Premio Templeton 2004 per il progresso nella ricerca e
per scoperte intorno alle realtà spirituali è stato conferito questa mattina a
Londra al sudafricano George Ellis, professore di matematica applicata
all’Università di Capetown, e uno dei più importanti cosmologi teoretici. In
uno dei suoi più recenti lavori, lo studioso si è chiesto se vi sia stato o
meno un inizio dell’universo e se esista un solo o più universi. Il premio
Temepleton, istituito dal finanziere George Templeton, è il premio annuale più
cospicuo che viene assegnato ad un singolo individuo per sottolineare la
convinzione che i progressi nelle scoperte spirituali possono essere più importanti
di qualsiasi altra area di attività. Il professor Ellis ne è stato insignito
per i suoi sforzi tesi ad armonizzare l’evidenza razionale della scienza con i
principi della fede e della speranza. Philippa Hitchen, del programma inglese
della nostra emittente, ha chiesto allo stesso professor Ellis come riesca a
conciliare gli interessi scientifici con la sua fede religiosa:
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R. –
TRYING TO UNDERSTAND THE INTERACTION BETWEEN THEM...
Li concilio cercando di comprendere l’interazione tra le varie discipline
della scienza e, in un certo senso, di
ampliare la mia comprensione degli aspetti scientifici. Questo aspetto è stato
molto importante per me, nell’affrontare queste riflessioni: quando sono
rimasto coinvolto, assorbito dallo studio, ho iniziato a leggere, ad approfondire
la cosmologia, la biologia, la sociologia proprio per raggiungere una visione
la più ampia possibile dello stato della cose. In particolare, una delle discipline
fondamentali è stata la scienza neurologica, per comprendere perché gli esseri
umani sono come sono in base al funzionamento del cervello, visto come una
sorta di computer elettronico.
D. - Lei ha lavorato a stretto
contatto con la Pontificia Accademia delle Scienze: ne ha ricavato
l’impressione che la Chiesa, in generale, sia aperta ad un dialogo onesto con
la scienza, molto più onesto di quanto non sia stato in passato?
R. – YES,
I THINK IT IS REALLY ENCOURAGING. ...
Sì, è veramente incoraggiante, almeno per quanto ho potuto
rilevare come osservatore. Credo che siamo portati a vedere nella religione, in
generale, una grande disponibilità a passare da una sorta di ‘fondamentalismo’
ad un approccio più aperto. Ritengo che ciò sia importantissimo, in particolare
ora che un dialogo costante e diretto è sempre più diffuso, grazie anche alla
globalizzazione e anche in considerazione dell’interazione tra le varie discipline
della scienza. Quello che ho potuto rilevare è, in realtà, una profonda unità
tra tutte le tradizioni religiose in quanto ad etica, e questo lo trovo molto incoraggiante.
Certo, ci sono gli ‘irriducibili’, con i quali è molto difficile dialogare.
Mentre trovo che le ‘ali’ non fondamentaliste di tutte le tradizioni – cristiani,
ebrei, musulmani, indù – abbiano trovato una sorta di profonda unanimità sulla
vera natura dell’etica.
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“RIDERE
E’ UNA COSA SERIA”: LA COMICITA’ E L’UMORISMO,
NELLA
LETTERATURA CONTEMPORANEA E DEL PASSATO, TEMA CENTRALE
DEL
SALONE DEL LIBRO DI TORINO 2004
-
Intervista con Ernesto Ferrero -
Umorismo e comicità, ironia e
satira. Sono i quattro pilastri sui quali sarà imperniata l’edizione 2004 del
Salone del libro di Torino, in programma da domani al 10 maggio. Dai classici
della commedia greca e latina – passando per Shakespeare e Goldoni, ma anche
per un insospettabile Leopardi – fino al fenomeno di massa dei
cabarettisti-scrittori, numerosi esperti italiani e internazionali condurranno
i visitatori della Fiera alla scoperta o riscoperta dello humour nelle
pagine della grande letteratura, nel teatro, nel cinema, nell'arte. Il
direttore editoriale del Salone del libro di Torino, Ernesto Ferrero,
intervistato da Alessandro De Carolis, spiega il motivo di questa particolare
scelta tematica:
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R. – La cosa singolare è che questo tema è sempre stato,
nei secoli, guardato con sospetto dai filosofi: da Platone, ad esempio, anche
se ad un certo punto Platone si pente e riconosce che “non si può parlare di
cose serie, senza parlare anche di cose comiche”. In generale, però, nel
passato c’è stata una forte riprovazione del riso, bollato come momento
triviale, plebeo, addirittura eversivo. Nel Novecento, è iniziata invece una
rivalutazione o quanto meno un tentativo di analisi – pensiamo agli studi di
Freud, di Pirandello. Si tratta, in sostanza, di un tema davvero molto
importante, perché la comicità ha alimentato nei secoli la letteratura, poi ha
alimentato il teatro, l’arte, il cinema, la televisione… Un tema molto serio,
quindi, che andava approfondito con “amabile” serietà.
D. – Come giudica – parlando dell’Italia – questo boom
editoriale dei libri degli autori di cabaret, che in fondo trasferiscono su
carta le loro gag?
R. - Come tutti i fenomeni, bisogna anzitutto cercare di
capire che cosa c’è dietro. A me sembra che si tratti di un riso di emozione,
magari di paura, che eviti però di approfondire, di capire. Sul versante
opposto, potrei citare l’esempio straordinario del Papa, che in suo recente e
famoso incontro si mette addirittura a parlare in romanesco: lo ritengo uno
straordinario uso di umorismo, che rafforza la comunicazione, l’umanità di
coloro che parlano. Naturalmente, sono rare le persone in grado poi di fare un
uso costruttivo, critico, civile dell’umorismo.
D. – Per molti, il Salone del Libro di Torino sarà anche
un’occasione per conoscere da vicino libri di autori ebrei o arabi. Sembra
difficile, in questa fase epocale, pensare all’umorismo di popoli noti più che
altro per i loro drammi. Eppure – come dice il Talmud – ogni “generazione ha il
suo buontempone”…
R. – Tra le lectio magistralis più belle che si
terranno durante la Fiera del libro, ce n’è una di Moni Ovadia – l’attore e
autore ebreo –dedicata proprio all’umorismo ebraico o all’umorismo yiddish.
Ovadia dice una cosa molto giusta, che la grandezza di questo umorismo è di
essere un umorismo diretto contro se stessi: l’umorismo ebraico non se la
prende con gli altri, se la prende con i propri tic, con le proprie
goffaggini... Ecco, questa mi sembra veramente la forma più alta e più civile
di umorismo, quello che per l’appunto parte dalla rappresentazione affettuosamente
critica di se stessi.
D. – Possiamo dire allora, in definitiva, che dalla
letteratura, dalla narrativa, parte questa riabilitazione del sorriso...
R. – Il sorriso è sempre stato una componente fondamentale
della letteratura: pensiamo a Orazio, a Marziale, a Cervantes, a Rabelais, a
Molière, a Goldoni... Se andiamo a vedere, c’è un aspetto fortemente comico
anche in Shakespeare e ne parleremo lunedì prossimo, con un grande shakespearologo,
Keir Elam, che adesso insegna all’Università di Bologna. Inoltre, ci occuperemo
persino degli aspetti comici in Leopardi, al cui nome non è certo facile
associare questo particolare aspetto. Su questo tema, insomma, vi sarà un vasta
gamma di declinazioni.
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SI E’ SPENTO OGGI A ROMA NANDO MARTELLINI,
VOCE
STORICA DEL GIORNALISMO SPORTIVO
E COLLABORATORE
DELLA RADIO VATICANA
Il giornalismo italiano piange
oggi la morte di Nando Martellini. Il popolare telecronista sportivo si è
spento stamani, all’età di 83 anni, nel Policlinico Gemelli di Roma dove era
stato recentemente ricoverato per problemi di salute. Era anche collaboratore
della nostra emittente. Alla moglie Gianna e ai figli va il cordoglio e la
preghiera di tutta la famiglia della Radio Vaticana, di cui Nando ormai faceva
parte. Un suo ricordo nel servizio di Giancarlo La Vella:
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(musica)
“... Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”.
Lo ricordano tutti per quel triplice
grido che sottolineò indelebilmente la vittoria dell’Italia ai Campionati
mondiali di Spagna nel 1982 E la sua voce e la sua immagine rimangono legate ai
momenti più significativi della storia sportiva. Erede del grande Nicolò
Carosio, dopo la pensione Nando Martellini lasciò il microfono a Bruno Pizzul,
ma continuò la professione in Rai e in altre emittenti con puntuali e originali
commenti. La Radio Vaticana è particolarmente legata a Nando Martellini che da
anni collaborava con l’emittente della Santa Sede, prestando la sua voce
inconfondibile nei nostri programmi religiosi e divenendo successivamente commentatore
sportivo di “Non solo sport”, del programma
105 Live dedicato all’attualità agonistica. Da uomo di cultura, quale era, fu
sempre fautore di uno sport umano e nel rispetto delle regole. Ascoltiamolo in
una sorta di bilancio della sua vita in recente intervento alla Radio Vaticana:
“Quando
si giunge alla terza età, è il momento di riflessioni, di consuntivi, e quindi
guardandomi indietro, io trovo risplendenti e luminose le vacanze. Mi vedo su
una spiaggia, all’inizio, con la paletta e il secchiello, poi pian piano, gli
anni seguenti, gli amici hanno incominciato a formare una comitiva ... Anche
dopo il matrimonio, la vacanza estiva rappresentava l’unico momento per vivere
tranquillamente con colei alla quale avevo chiesto, 47 anni fa, se voleva
diventare mia moglie. Poi, sono arrivati i figli, e allora le vacanze
costituivano l’unica possibilità di parlare con loro. Poi i figli si sono
sposati, mi hanno regalato i nipoti: e quindi, adesso le vacanze significano
trasferire sui nipoti quell’affetto che ho avuto per i figli. Forse in modo anche
migliore ...”.
(musica)
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5 maggio 2004
TAEJON. = Fervono
i preparativi in Corea del Sud per l’VIII Assemblea plenaria della Federazione
delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). L’incontro, a Taejeon dal 17 al
22 agosto prossimi, sarà dedicato al tema: “La famiglia asiatica verso una
cultura della vita”. La settimana scorsa è stato pubblicato il Documento
di lavoro, insieme con un elenco di spunti di riflessione e domande per
preparare i singoli episcopati della Fabc sui temi che saranno dibattuti. I
vescovi asiatici faranno innanzitutto il punto sull’attuale situazione della
famiglia in Asia, per poi analizzare le sfide con cui devono confrontarsi.
Sfide poste dalla modernità e in particolare dalla globalizzazione che, insieme
a indubbi progressi, ha anche prodotto effetti sociali che hanno inciso
negativamente sulla stabilità dell’istituto familiare nel continente: povertà
dilagante, perdita della terra e conseguente urbanizzazione ed emigrazione di
massa, sfruttamento del lavoro minorile, inquinamento e diffusione attraverso i
media di modelli culturali che sviliscono i valori della vita e della
famiglia. I vescovi asiatici si
soffermeranno, inoltre, sui retaggi negativi della famiglia tradizionale
asiatica: dal patriarcalismo che marginalizza e umilia la donna fino a negarle
il diritto stesso all’esistenza, al familismo amorale che produce corruzione e
degrado della vita pubblica. Da questa analisi i presuli passeranno, quindi, ad
un’approfondita riflessione teologico-pastorale con la quale, alla luce dei
principali documenti ecclesiali e degli insegnamenti di Giovanni Paolo II in
materia, cercheranno di individuare le possibili strategie pastorali per
promuovere, anche in collaborazione con le altre religioni, i valori della
famiglia, quale santuario dell’amore e della vita. (L.Z.)
LE
SFIDE DELLA SECOLARIZZAZIONE, IL TERRORISMO
INTERNAZIONALE E LE LEGGI SULL’ABORTO: SONO ALCUNI DEI TEMI AL CENTRO
DELL’82.MA ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI SPAGNOLI. L’INCONTRO SI CONCLUDERA’
IL PROSSIMO VENERDI’
MADRID. = “La secolarizzazione interna alla Chiesa
ostacola la vita stessa della Chiesa ed è
direttamente legata alla perdita del suo vero obiettivo”. Con queste parole il
presidente della Conferenza episcopale spagnola e arcivescovo di Madrid,
cardinale Antonio Maria Rouco Varela, ha aperto, lunedì scorso, i lavori della
82.esima plenaria dei vescovi. Ai presuli convenuti e al Nunzio in Spagna,
mons. Manuel Monteiro de Castro, il porporato ha parlato del primo anniversario
dell’ultima visita del Santo Padre, del risultato della recente tornata
elettorale, della formazione, dell’eventuale riconoscimento delle coppie
omosessuali e della legge sull’aborto. Nella sessione iniziale l’arcivescovo
della capitale ha, inoltre, ricordato i tragici attentati dello scorso 11
marzo. “E’ scandaloso - ha detto - evocare la religione nel terrorismo. Non
cadiamo nell’errore dell’accusa generalizzata contro le comunità islamiche,
intraprendendo la strada della xenofobia”. L’attenzione del porporato è andata
anche alla questione dell’omosessualità. “Le coppie gay - ha sottolineato - non
potranno mai assumere una dimensione sociale pari a quella del matrimonio e
della famiglia. Non si tratta di negare alcun legittimo diritto ma, al
contrario, si tratta di difendere il diritto della famiglia”. Per quel che
concerne, invece, l’aborto, il presidente della Conferenza episcopale spagnola
ha ribadito che: “La Chiesa difende strenuamente la vita di tutti gli esseri
umani, principalmente i più indifesi. Le 80 mila interruzioni di gravidanza
registrate nell’ultimo anno in Spagna - ha concluso il cardinale Rouco Varela -
costituiscono un vero e proprio campanello d’allarme perché denotano una
evidente mancanza di sensibilità morale. E non è una questione che riguarda
unicamente i cattolici, bensì l’intera umanità e il suo futuro”. I lavori della
plenaria si concluderanno venerdì prossimo. (D.D)
LA
MISSIONE D’INCHIESTA ONU CONFERMA LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI
AVVENUTE
NEL CORSO DELLA GUERRA IN DARFUR. IL RAPPORTO DEL TEAM
DI
ESPERTI VERRÀ PRESENTATO ENTRO LA FINE DELLA SETTIMANA
ALL’ALTO COMMISSARIO DELLE NAZIONI UNITE
KHARTOUM. = Le osservazioni
degli esperti della missione di inchiesta dell’Onu nel Darfur, regione del Sudan
occidentale, confermano le testimonianze di massicce violazioni dei diritti
umani già fornite dai rifugiati sudanesi in Ciad. Lo ha riferito a Ginevra il
portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite, José Luis Diaz. Il team
dell’Onu dopo aver finalmente ricevuto l’autorizzazione del governo sudanese a
recarsi nel Darfur, ha incontrato gli sfollati della regione, circa un milione
di persone. Le Nazioni Unite avevano già lanciato l’allarme su una possibile
pulizia etnica contro la popolazione nera della regione, negata, invece, dal
governo di Khartoum. Il rapporto della missione di inchiesta verrà presentato
entro la fine della settimana all’Alto commissario Onu per i diritti umani,
Bertrand Ramcharan. A causa di alcuni attacchi da parte degli Janjaweed,
milizie arabe che combattono nel Darfur a fianco dell’esercito sudanese, circa
50 mila rifugiati sono stati trasferiti da una zona di frontiera del Ciad in
quattro campi più sicuri all’interno del Paese. L’Onu riferisce che la guerra
avrebbe provocato oltre un milione di sfollati, circa 130 mila profughi e 10
mila vittime. (G.L.)
L’EUROPA
NON VUOLE DIMENTICARE LE PROPRIE ORIGINI.
CONSEGANTE
IERI MIGLIAIA DI FIRME ALLA PRESIDENZA DI TURNO
IRLANDESE
DELL’UE
PER
CHIEDERE LA CITAZIONE DELLE RADICI CRISTIANE NELLA CARTA COSTITUZIONALE
ROMA.
= Citare le radici cristiane del continente nella Carta Costituzionale. E’
quanto hanno chiesto ieri oltre 100 associazioni e Ong dei 25 Paesi dell’Unione
Europea, consegnando alla presidenza di turno irlandese dell’Ue una cassa
contenente i moduli con le firme. “Il tutto è nato nel mio Paese a partire dal
dicembre 2002 - spiega Marie Claire Bonavia, maltese - volevamo far sentire la
voce dei cittadini riguardo il Trattato costituzionale e ci stava a cuore
l’idea di un riconoscimento dell’eredità cristiana che ha segnato la storia del
continente”. “Abbiamo coinvolto tante persone, affinché questa nuova Europa
fosse più partecipata e non trascurasse le proprie origini”: ha aggiunto Marie
Claire Bonaria, specificando di aver lavorato in collaborazione con piccoli
gruppi, sindacati, movimenti ecclesiali e di volontariato. Fra le sigle
coinvolte figurano, tra le altre, Acli (Italia), Associazione famiglie
cattoliche (Polonia), A.O. St. Georg (Austria), Cisl (Italia), Compagnia delle
opere (Italia), Federation Familles-Medias (Francia), Forum Krest'anskych
(Slovacchia), Icpe Mission (Germania e altre nazioni), Medecins pour le respect
de la vie (Francia), Movimento per la vita (Italia), Pro life (Lituania).
(B.C.)
SI CONCLUDERANNO IL PROSSIMO 6 MAGGIO A ROMA UNA SERIE DI INCONTRI DEDICATI ALLA FIGURA
DI ALCIDE DE GASPERI, A 50 ANNI DALLA MORTE.
A TRENTO, INVECE, PRENDERA’ IL VIA
IL 7 UN CONVEGNO INTERNAZIONALE
SUGLI SCRITTI DELLO STATISTA
DEMOCRISTIANO
ROMA. =
La fermezza, l’umiltà nonché il distacco anche dal proprio partito sono state
le principali virtù di Alcide De Gasperi. Così oggi il gesuita padre Piersandro
Vanzan, nel corso di un incontro promosso in occasione dei cinquant’anni dalla
scomparsa dello statista democristiano. Dopo un saluto introduttivo di mons.
Luigi Moretti, vice gerente della diocesi romana, e dopo la lettura di alcuni
brani di lettere di De Gasperi, il senatore Giulio Andreotti, presidente della
“Fondazione Alcide De Gasperi” ha sottolineato “l’attualità dell’interclassismo
e della tensione europeistica” di quell’uomo politico. L’incontro, svoltosi
presso la basilica di San Lorenzo fuori le Mura a Roma, è il primo di una serie
che si concluderà il prossimo 6 maggio. Su De Gasperi, così come su Giorgio La
Pira, il sindaco “santo” di Firenze, e Giuseppe Lazzati, ex rettore
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è in corso un processo di
beatificazione. Un bilancio sullo stato delle pubblicazioni e degli studi
promossi in diverse nazioni su Alcide De Gasperi verrà, invece, presentato nel
corso di un convegno internazionale che si terrà a Trento il 7 e l’8 maggio
prossimi. (B.C.)
PRESENTATO
OGGI A ROMA L’ULTIMO LIBRO DI MONS. GIUSSANI, FONDATORE DI
COMUNIONE
E LIBERAZIONE, IN COINCIDENZA DEL 50.MO ANNIVESARIO DELLA
NASCITA
DEL MOVIMENTO. “PERCHE’ LA CHIESA”, IL TITOLO DEL VOLUME
ROMA. = “Perché la Chiesa”: è il titolo dell’ultimo libro
di mons. Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione. Il
volume, conclusivo di una trilogia, è stato presentato stamani a Roma dal
cardinale Dario Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero, e
Giancarlo Cesana, membro del Consiglio nazionale di CL, in occasione del 50.mo
anniversario della nascita del movimento. Dopo aver affrontato nel primo volume
il tema del senso religioso, essenza della razionalità e radice della coscienza
umana, e nel secondo quello della grande rivelazione di Gesù Cristo nel mondo,
in questo terzo volume mons. Giussani introduce all’avvenimento della Chiesa un
fenomeno storico il cui unico significato consiste nell’essere la possibilità
per l’uomo di raggiungere la certezza su Cristo. Il libro “Perché la Chiesa”
rappresenta, inoltre, un’occasione per conoscere il pensiero e l’esperienza da
cui nasce Comunione e Liberazione, presente oggi in 70 Paesi del mondo.
“Ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere - ha scritto mons.
Giussani in una lettera indirizzata a Giovanni Paolo II in occasione
dell’anniversario di CL - sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la
necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire
la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali. Per
questo non ci sentiamo portatori di una spiritualità particolare, né avvertiamo
il bisogno di identificarla. Domina in noi la gratitudine per la scoperta che
la Chiesa è vita che incontra la nostra vita”. (B.C.)
GLI ITALIANI INCURIOSITI DAI TEMI
RELIGIOSI MA AL TEMPO STESSO DISINFORMATI E POCO
PRATICANTI: QUESTO L’IDENTIKIT TRACCIATO DALLA RICERCA EURISKO. L’INDAGINE,
PRESENTATA OGGI A MILANO, E’ STATA COMMISSIONATA
DALLA CHIESA EVANGELICA VALDESE
MILANO.
= La stragrande maggioranza degli italiani si dice cattolica, ma solo poco più
di un quarto è praticante. Pur mostrando interesse e curiosità per i temi
religiosi, pochi conoscono religioni e confessioni diverse, ma in ogni caso
islamismo e buddismo sono più noti di ebraismo, protestantesimo e ortodossia.
Questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine Eurisko, commissionata dalla
Chiesa Evangelica Valdese. Secondo quanto riferisce la ricerca, presentata
stamani a Milano, l’80% degli intervistati si considera cattolico, se non altro
per tradizione familiare, il 10% non credente mentre solo il 3% dichiara di
appartenere ad altre religioni. Il 70% degli italiani ritiene che il Parlamento
non debba tener presente le posizioni delle varie confessioni quando affronta
temi quali aborto, fecondazione assistita ed eutanasia, ma debba decidere in
totale autonomia. Un dato curioso di questo identikit socioculturale degli
italiani degli anni 2000 è la generale disinformazione sulle varie religioni.
Alla richiesta di collocare ‘spiritualmente’ una serie di personaggi famosi, la
maggior parte degli intervistati non sa rispondere o sbaglia. Uniche eccezioni,
Madre Teresa di Calcutta, il calciatore Roberto Baggio e il Dalai Lama. (B.C.)
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5
maggio 2004
- A cura di Fausta Speranza –
In primo piano nell’informazione
di tutto il mondo c’è lo scandalo che ha travolto le forze angloamericane per
la documentazione sempre più ampia di inaccettabili abusi su prigionieri. In
Iraq, davanti alla prigione di Abu Ghraib, a una trentina di km da Baghdad, si
è svolta una manifestazione di protesta, mentre scontri si registrano a Najaf.
Il servizio di Fausta Speranza:
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E' la prima manifestazione dopo
le rivelazioni sulle torture praticate da soldati americani su detenuti
iracheni ed è stata organizzata dal
Comitato degli Ulema musulmani, che sono sunniti. Circa 500 persone si sono
raccolte davanti al portone dell'immensa prigione, simbolo di repressione
durante il regime di Saddam Hussein. Intanto dossier sulle sevizie continuano
ad accumularsi sulle scrivanie del Pentagono: sono almeno 35 e ben 25 riguardano
casi in cui i prigionieri sono morti. C’è poi la documentazione di torture fisiche
e umiliazioni psicologiche, risultato di inchieste condotte non solo in Iraq ma
anche in Afghanistan dal dicembre 2003. Il generale americano Geoffrey Miller,
responsabile del sistema carcerario della coalizione in Iraq ha presentato oggi
scuse pubbliche al popolo iracheno. E c’è attesa per l’intervento del
presidente Bush che ha annunciato interviste a due emittenti arabe, Al Hurra,
sponsorizzata dagli Stati Uniti, e Al Arabiya. Esclusa, invece, la famosa Al
Jazira. Intanto giunge notizia di forti esplosioni, seguite da scambi di tiri, che hanno scosso la
città di Najaf e di alte colonne di fumo. Proprio nella
città santa irachena si trova la roccaforte dell'imam sciita radicale Moqtada
Sadr che, chiedendo ai suoi di essere
più ''vigili e più
disciplinati'', ha affermato ieri che li condurrà al martirio. Per
quanto riguarda la zona calda di Fallluja, i marines americani hanno promesso
di allentare il cordone di sicurezza intorno alla parte nordoccidentale della
città, permettendo l’ingresso di
veicoli per la prima volta in un mese. C’è poi una decisione da parte del Pentagono:
resterà inalterato fino a tutto il 2005 il livello delle forze in Iraq. Il
contingente, che oscilla intorno ai 135mila uomini, dunque non scenderà a 110
mila come era stato inizialmente previsto entro il mese di maggio.
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Giudizi
non negativi di Israele e più soddisfatti da parte dei palestinesi sulla
dichiarazione emessa dal Quartetto ieri a New York a proposito del processo di pace israelo-palestinese. Usa, Ue,
Russia e Onu hanno ribadito che la soluzione delle questioni più controverse
tra israeliani e palestinesi devono essere negoziate direttamente tra le parti,
annunciando però l'intenzione di stabilire un
''meccanismo di osservazione e di coordinamento'' per verificare il
rispetto della road map. Intanto, truppe israeliane entrate, durante la
notte, in tre diverse lo-calità nella striscia di Gaza, si sono scontrate con palestinesi armati e in almeno
un caso uno di loro è stato ucciso.
I sei
Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo - Arabia Saudita, Kuwait, Emirati
Arabi, Bahrein, Oman e Qatar - hanno siglato ieri in Kuwait un patto antiterrorismo
che rafforza la loro cooperazione in materia di sicurezza. L’intesa giunge dopo
una serie di attentati in Arabia Saudita che hanno causato, in un anno, una
settantina di morti.
Pene detentive tra i 7 anni e i
4 anni di reclusione sono state
inflitte in Iran a tre dissidenti iraniani
da una corte d'appello. I tre sono Reza Alijani, Taqi Rahmani e Hoda Saber,
attivisti islamico-liberali
riconosciuti colpevoli di ''atti contro la
sicurezza nazionale''. Tutti e tre devono comunque ancora essere
giudicati per la nuova accusa di avere istigato gli studenti a partecipare a manifestazioni di protesta contro il
regime, lo scorso anno.
In Italia non si attenua lo
scontro politico dopo le dimissioni ieri di Lucia Annunziata da presidente
della Rai. Appoggiata dal centro sinistra, la Annunziata accusa la maggioranza
di assumere il pieno controllo politico dell’azienda attraverso le nuove nomine varate sempre ieri, proprio nel giorno
in cui il presidente Ciampi ha firmato la legge Gasparri. Proprio la legge che
riordina il sistema radiotelevisivo è il motivo di fondo della tensione tra i
due schieramenti in tema di informazione. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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La goccia che ha fatto traboccare il vaso, tra l’altro già
colmo, sono state le nomine proposte ieri dal direttore generale Cattaneo, meno
di tre ore prima del Consiglio di Amministrazione che doveva esaminarle. Ormai
da tempo Lucia Annunziata, presidente considerata di garanzia, era in netta
minoranza all’interno del Cda, quando ha votato “no” al piano industriale, “no”
al piano di riorganizzazione e si è trovata sempre più spesso a polemizzare con
Cattaneo. Duro l’attacco della presidente dimissionaria alla maggioranza: “Elimina
il pluralismo, vuole il controllo pieno della televisione pubblica”. Accuse,
queste, respinte dal centro-destra che giudica “quelle dell’Annunziata come
dimissioni politiche, frutto della campagna elettorale in corso”. “Motivare le
dimissioni con la mancanza di pluralismo è semplicemente ridicolo”, afferma ad
esempio il vice-premier Fini. Tra schieramenti è scontro anche sull’attuale
Consiglio di Amministrazione. “Illegittimo”, secondo l’Annunziata e tutto il
centro-sinistra; “pienamente legittimato”, secondo il Polo. Pur chiamati in
causa, i presidenti di Camera e Senato non intendono, però, intervenire: Pera e
Casini, entrambi impegnati in viaggi ufficiali all’estero, hanno escluso di
tornare ad occuparsi del Cda Rai con le vecchie regole. La firma, posta proprio
ieri da Ciampi sulla legge Gasparri che riforma il sistema radiotelevisivo, apre
infatti una nuova fase che non prevede più alcun ruolo diretto dei vertici
delle Camere in materia Rai. Dal Quirinale, intanto, non giungono segnali di
alcun tipo sulla vicenda ma è facile immaginare l’attenzione del capo dello Stato
su una vicenda resa ancora più delicata dall’inizio della campagna elettorale.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Intanto, in Italia è preoccupante la situazione dei casi
Fiat e Alitalia. Lo sciopero promosso
alla sede Melfi dell’azienda automobilistica FIAT, è stato prorogato alle 14 di
oggi. Per l’emergenza che investe la
compagnia di bandiera oggi è oggetto di un vertice di ministri a Palazzo
Chigi. Intanto, dopo il calo di ieri
in Borsa, a Piazza Affari le trattazioni relative alla compagnia sono state
sospese per l'intera seduta in attesa
del Consiglio di Amministrazione che si
svolgerà domani.
Una persona è morta in Kashmir
negli scontri tra polizia e manifestanti
che hanno caratterizzato l'apertura dei seggi per le elezioni
legislative in India. Il Kashmir,
regione travagliata da anni di violenze tra
esercito indiano e separatisti, è uno dei sette Stati del nord e del
centro dove si tiene oggi il quarto e penultimo
turno. L’ultimo ci sarà lunedì prossimo. Da New Delhi, Maria Grazia Coggiola:
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Dopo i sondaggi, non troppo favorevoli, nell’ultima
tornata elettorale di una settimana fa, il Bjp, partito di maggioranza, cerca
la rivincita. Secondo alcuni commentatori, le sorti della coalizione di destra
del premier Vajpayee si gioca proprio in Uttar Pradesh, il più grande Stato
indiano dove è in minoranza ma esattamente come il rivale Congresso. Nel
collegio elettorale di Loocknow, capoluogo dell’Uttar Pradesh, è candidato
anche il 79.enne Vajpayee che continua ad essere favorito sull’italiana Sonja
Gandhi che guida il Congresso. La sua coalizione di partiti della destra
potrebbe però, secondo i sondaggi, non raggiungere la maggioranza necessaria
per formare un governo. In questo caso si dovrebbe aggregare con altre forze
politiche regionali. La prospettiva di un governo più frammentato di quello
attuale, che conta già ben 22 partiti, ha arrecato pesanti perdite alla borsa
di Bombay. La classe medio-alta indiana, che sta beneficiando del boom economico
e che vota per il Bjp, vuole un governo stabile per accelerare il processo di
riforme economiche e per proseguire il dialogo di pace con il Pakistan. Oggi si
vota di nuovo anche nel Kashmir indiano, in uno stato di massima allerta per la
paura di nuovi attacchi dei militanti separatisti che hanno chiesto alla
popolazione di boicottare le urne.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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Il partito dell’ex dittatore
Suharto ha vinto le elezioni legislative dello scorso 5 aprile in Indonesia,
battendo il partito della presidente Sukarnoputri. Secondo i dati ufficiali,
riferiti stamani dalla Commissione elettorale, il Golkar ha ottenuto il 21,58%
dei voti, contro il 18,53% del Partito democratico indonesiano.
Con un accordo per 'proseguire i
negoziati'' in vista di una soluzione, Giappone e Corea del nord hanno concluso a Pechino due giorni di
intense consultazioni a livello di alti funzionari del ministero degli esteri sul grave problema dei civili
giapponesi rapiti negli anni '70 e '80
dai servizi segreti di Pyongyang. E' la
prima volta, nei negoziati tenuti finora tra i due Paesi sul nodo dei rapiti, che Tokyo riconosce uno scambio approfondito di idee sulle possibili
soluzioni.
Nella Cecenia sudorientale e
sudoccidentale non si fermano i combattimenti, secondo quanto riferiscono fonti
ufficiali cecene e fonti indipendentiste. Le autorità militari parlano
dell'uccisione di almeno una quarantina
di ribelli e dell'arresto di altri, sottolineando che alcune decine
di guerriglieri sarebbero ancora
assediati sulle montagne nella regione
di Kurchaloi. Le autorità di Grozny sostengono che tra questi c’è anche il presidente indipendentista Aslan
Maskhadov, mentre fonti cecene continuano a smentire.
Il parlamento lituano ha varato
ieri un provvedimento che impedisce all’ex presidente, Rolandas Paksas,
destituito il mese scorso, di candidarsi alle elezioni presidenziali anticipate,
il prossimo 13 giugno. Sottoposto ad impeachment, il 6 aprile Paksas è stato
riconosciuto colpevole di aver concesso la cittadinanza ad un uomo di affari
russo, in cambio di fondi elettorali, di aver divulgato segreti ufficiali e di
aver influenzato i risultati di un’operazione di privatizzazione.
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