RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 125 - Testo della trasmissione di martedì 4 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Lettera
del Santo Padre per i 500 anni della nascita di San Pio V
OGGI
IN PRIMO PIANO:
In sede Onu da ieri a Ginevra si discute sulla tortura: ai
nostri microfoni Daniele Scaglione
CHIESA E SOCIETA’:
In Iraq: esplosione nel
sobborgo di Baghdad dove si trova la famigerata prigione di Abu Ghraib, mentre
nei pressi di Kerbala è stato ucciso un ex membro del partito Baath di Saddam
Due palestinesi uccisi
nella striscia di Gaza, mentre Sharon annuncia un nuovo piano di ritiro dopo
quello bocciato dal Likud
Visita a sorpresa di
mons. Zen, vescovo di Hong Kong, a Shanghai. E’ la prima volta dal 1998 che il
presule ha potuto compiere un viaggio nella grande metropoli cinese.
4
maggio 2004
LA
LEGALITA’ INTERNAZIONALE, STRUMENTO NECESSARIO PER LA PROMOZIONE
DELLA DIGNITA’ UMANA: COSI’, IL PAPA NELL’UDIENZA AD UNA DELEGAZIONE
DELLA WORLD JURIST ASSOCIATION,
ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEI GIURISTI,
RIUNITA A ROMA PER LA 22.MA CONFERENZA
BIENNALE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani, in Vaticano, una
delegazione della World Jurist Association, l’organizzazione mondiale
dei giuristi, riunita a Roma per la sua 22.ma conferenza biennale. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
**********
E’ della massima importanza che “le varie espressioni
della legalità internazionale riconoscano e rispettino quelle verità morali e
spirituali necessarie per difendere e promuovere la dignità e la libertà degli
individui, dei popoli e delle nazioni”. E’ la riflessione offerta, stamani, da
Giovanni Paolo II ai membri della World Jurist Association. Il Papa si è
soffermato sul tema della conferenza dell’organizzazione mondiale dei giuristi,
in corso a Roma, incentrata sugli aspetti legali delle questioni economiche
sorte con il fenomeno della globalizzazione. Per essere davvero al servizio
degli esseri umani, in particolare dei più poveri e svantaggiati, ha avvertito
il Pontefice, i sistemi legali e gli strumenti giuridici devono proteggere la
persona umana nella sua interezza.
**********
L’APPELLO DEL PAPA PER LA LIBERAZIONE DI UN PARROCO
SEQUESTRATO
IN COLOMBIA IL 15 MARZO SCORSO
Un appello per la liberazione di
un parroco, sequestrato il 15 marzo scorso in Colombia, è stato lanciato da
Giovanni Paolo II. Lo ha reso noto oggi il direttore della Sala Stampa vaticana
Navarro-Valls: il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano ha infatti
inviato, a nome del Papa, una lettera a mons. Jairo Jaramillo Monsalve, vescovo
di Santa Rosa de Osos, in Colombia, con la quale “assicura al presule le
preghiere e l'affetto paterno del Santo Padre per il sacerdote César Dario Peña
García”, 43 anni, parroco nel dipartimento di Antioquia, “che dalla metà di
marzo si trova in mano ad ignoti sequestratori'', probabilmente esponenti del
movimento guerrigliero di sinistra delle Farc. Durante i suoi 16 anni di
sacerdozio padre García ha sempre lavorato con entusiasmo tra le popolazioni
contadine del Paese. “Il Papa - ha aggiunto Navarro - incoraggia il vescovo ed
i sacerdoti della diocesi a continuare
con coraggio e speranza nel loro
impegno di evangelizzazione, e li invita ad attendere con costanza ai bisogni spirituali e sociali dei
fedeli loro affidati”. Giovanni Paolo II ha auspicato, inoltre, “una rapida
soluzione del doloroso caso ed augura alla diocesi e a tutta la società
colombiana la gioia e la pace del Signore risorto”.
PER IL
V CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN PIO V
La vicenda umana e spirituale di San Pio V, a 500 anni
dalla sua nascita, al centro di una lettera di Giovanni Paolo II al vescovo di
Alessandria, mons. Fernando Charrier, in chiusura delle celebrazioni giubilari,
che saranno suggellate domani da una Santa Messa nella chiesa del monastero
della Santa Croce, a Boscomarengo, paese natio di questo importante Papa che
seppe imprimere alla Chiesa dei suoi tempi una “provvidenziale spinta evangelizzatrice”.
Il servizio di Roberta Gisotti.
**********
Noto ai suoi tempi come il cardinale alessandrino, tanto
fu l’attaccamento alla sua amata terra di Alessandria, Michele Ghisleri, salì
al soglio pontificio che aveva 62 anni, nel 1566, e fu un “grande Pontefice”,
come riconosce Giovanni Paolo II, nella sua Lettera, evidenziando “singolari
analogie”, tra l’epoca in cui visse San Pio V e l’attuale. “Seppure ben differenti”
“i due periodi storici hanno visto il consolidarsi di convergenti energie religiose
e al tempo stesso, hanno registrato – scrive il Papa - crisi profonde nella
società”, che talora sono sfociate “in dolorosi conflitti armati.” E la Chiesa
“si è impegnata nel cercare vie nuove per ravvivare la fede e proporla in modo
adeguato nelle mutate condizioni culturali e sociali”. Vie segnate allora dal
Concilio di Trento e oggi dal Concilio Ecumenico Vaticano II, cui “è seguito lo
sforzo, non sempre facile, di dare “vita a processi di autentica riforma della
Chiesa”. E Michele Ghisleri, fedele al motto ‘camminare nella verità’ “instancabile
nel lavoro pastorale, cercava contatti diretti con tutti, senza tener conto
della fragilità del suo stato di salute.” “Grande devoto di Maria”, “pur preso
da compiti gravosi e molteplici”, non trascurava mai la recita quotidiana del
Rosario. Eletto successore di Pietro, “si preoccupò di applicare fedelmente le
decisioni del Concilio di Trento, in campo liturgico, catechetico, teologico.
Da qui l’auspicio che lo zelo apostolico, la costante tensione alla santità e
l’amore per la Vergine di San Pio V siano oggi “per tutti stimolo a vivere con
più intenso impegno la propria vocazione cristiana”
**********
IL
PAPA CONFERMA LA SUA PRESENZA A LORETO IL 5 SETTEMBRE PROSSIMO,
A
CHIUSURA DEL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA:
GIOVANNI
PAOLO II INVITA A RISCATTARE IL LAVORO
DALLA LOGICA DEL PROFITTO E DALLA MANCANZA DI
SOLIDARIETA’
Giovanni
Paolo II ha confermato personalmente la sua presenza a Loreto, il 5 settembre prossimo, a chiusura
del pellegrinaggio nazionale di Azione
Cattolica, per la beatificazione del venerabile Alberto Marvelli. ''Vi
attendo a Loreto: sono sicuro che sarete in tanti” – ha detto il Papa in un
messaggio letto in San Pietro durante una solenne veglia di preghiera dei
partecipanti al convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica. Nel
suo messaggio il Pontefice ha ricordato che parlare della santa Casa di Loreto
significa pensare alla vita di Gesù a Nazareth, trascorsa in famiglia, a
lavorare come artigiano con san Giuseppe. Il servizio di Sergio Centofanti:
**********
E’ un pellegrinaggio, quello di Loreto – ha
detto Giovanni Paolo II – “a cui con l’aiuto del Signore intendo partecipare”.
Nel suo messaggio il Papa ricorda “il mistero
di Nazareth”, che ha visto il Figlio di Dio assoggettarsi per lungo
tempo “alla dura fatica del lavoro”, tanto da essere identificato come “il
figlio del carpentiere”. “Gesù è stato uomo del lavoro e il lavoro gli ha
permesso di sviluppare la sua umanità, imparando a progettare con creatività,
ad operare con coraggio e tenacia, a contribuire al sostentamento della
famiglia, ad aprirsi alla più ampia cerchia sociale attraverso una solidarietà
consapevole e concreta”.
”Anche il lavoro a Nazaret - sottolinea il Pontefice - ha costituito per
Gesù un modo di dedicarsi alle ‘cose del Padre’: durante la vita nascosta,
rimanendo in costante unione con il Padre, Egli ha sempre servito la causa del
Regno. Così Gesù ha testimoniato che lavorare si deve per prolungare l’opera
del Creatore”. “Ma il lavoro – ci insegna Cristo – è un valore che è stato
profanato dal peccato e inquinato dall’egoismo e perciò, come ogni realtà
umana, ha bisogno di essere redento. Lo si deve riscattare dalla
logica del profitto – scrive Giovanni Paolo II - dalla mancanza di solidarietà,
dalla smania di guadagnare sempre di più, dalla voglia di accumulare e
consumare. Quando il lavoro viene asservito a ‘mammona’ e alla ‘disumana
ricchezza’, allora diventa a sua volta idolo seducente e spietato, dal quale ci
si può liberare solo se si ritorna alla parola austera del divin Maestro: ‘Che
giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?’
Gesù ci ricorda “che il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro. Ciò che
fa grande una vita – prosegue il Papa - non è l’entità del guadagno, né il tipo
di professione o il livello di carriera. L’uomo vale infinitamente più dei beni
che produce o che possiede. Non si deve mai vivere per lavorare; si deve
piuttosto lavorare per vivere e per far vivere. Occorre dunque vigilare –
avverte il Pontefice: il cuore che si affanna oltre modo per il proprio cibo o
vestito e non si preoccupa del cibo e del vestito dei fratelli più poveri,
diventa inesorabilmente un cuore accecato dalle ricchezze, incapace di
solidarietà e di amore disinteressato, caparbiamente chiuso a Dio e ostinatamente
duro verso i fratelli”.
Il Papa esorta a “favorire la creazione di
occasioni adeguate di lavoro per tutti i giovani, in modo che possano formarsi
una famiglia in dignitose condizioni di vita e, prima fra tutte, in una casa
propria”; e invita ad “un trattamento
equo e paritario per tutti i lavoratori; perché sia combattuto ogni
sfruttamento e vengano rispettati i contratti di lavoro verso gli immigrati,
specialmente in rapporto alla sicurezza sociale, alla protezione e tutela della
salute, pur ricordando loro il dovere che hanno di rispettare le leggi
esistenti nella Nazione che li accoglie”. Al tempo stesso, il Papa chiede ai
credenti di non trascurare “mai l’impegno di un apostolato di prima
evangelizzazione missionaria tra la moltitudine di immigrati che non sono
cristiani”. E raccomanda “di porre ogni
cura perché la domenica sia per quanti credono in Cristo il giorno del riposo e
della festa, giorno del Signore e della comunità, della famiglia e dei poveri”.
Per quanto è possibile – aggiunge – “dedicate la domenica alla contemplazione e
alle opere di carità, alla sana distensione, al contatto rigenerante con la
natura. Solo una domenica che non venga ridotta a ‘fine-settimana’, passato
all’insegna di un consumismo nervoso e vuoto, può diventare il ‘primo giorno’,
che dà significato e gusto anche ai giorni feriali della fatica”.
Giovanni Paolo II auspica quindi che il
pellegrinaggio a Loreto “segni una svolta interiore nel cammino di
rinnovamento” dell’Azione Cattolica, perché l’associazione sappia affidarsi “al
vento dello Spirito” per praticare “le rotte sempre nuove del Vangelo” senza
aver paura di rinnovarsi “nello spirito e nello stile, nei metodi e nelle
strutture”. “Per voi e con voi – scrive il Papa - prego anche la beata Gianna Beretta Molla, che tra pochi giorni
sarà la prima santa canonizzata dell’ACI, e il venerabile Alberto Marvelli,
‘l’ingegnere manovale della carità’, che, a Dio piacendo, avrò la gioia di
beatificare al termine del nostro pellegrinaggio di Loreto. E a Loreto vi attendo
-conclude il Papa - sono sicuro che sarete in tanti”.
**********
IL 6
MAGGIO, SI RINNOVA IN VATICANO, L’EMOZIONANTE RITO
DEL GIURAMENTO DELLE NUOVE GUARDIE SVIZZERE.
AI NOSTRI MICROFONI,
IL COMANDANTE ELMAR MÄDER SPIEGA IL
SIGNIFICATO DELL’EVENTO
-
Intervista con il colonnello Elmar Mäder -
Un
evento, che, nonostante il trascorrere dei secoli, non perde il suo fascino. Giovedì
6 maggio, in commemorazione dell’eroica morte di 147 soldati elvetici caduti in
difesa del Papa durante il Sacco di Roma nel 1527, si svolgerà in Vaticano il
giuramento delle 33 nuove guardie svizzere pontificie. L’evento, che si terrà
nel cortile di San Damaso, è stato presentato, stamani, dal comandante della
Guardia Svizzera, il colonnello Elmar Mäder. Durante la conferenza stampa, sono
state annunciate alcune iniziative per il Giubileo della Guardia Svizzera, che
- nel 2006 - celebrerà i 500 anni dalla sua fondazione da parte di Papa Giulio
II. Per l’occasione, verrà emesso un francobollo e una moneta celebrativa.
Intanto, il comandante Mäder ha reso noto che 4 guardie svizzere, provenienti
da ognuna delle regioni linguistiche della Confederazione elvetica,
accompagneranno Giovanni Paolo II nel suo viaggio a Berna, il 5 e 6 giugno
prossimi. Sul significato del giuramento delle guardie svizzere e le emozioni
con le quali viene vissuto questo momento, Alessandro Gisotti ha intervistato
il colonnello Elmar Mäder:
**********
R. – E’
sempre un momento molto emozionante per me. Le guardie svizzere vengono
preparate spiritualmente dal nostro cappellano per il giuramento, su cosa
significhi un giuramento, sul dare eventualmente la vita per il Santo Padre. E’
per questo un momento anche religioso, molto intenso.
D. – E’, dunque, il ricordo del sacrificio di tante
guardie svizzere che morirono per il Papa. C’è la consapevolezza in questi
ragazzi, questi giovani svizzeri del nostro tempo, di quale significato abbia
indossare la divisa delle guardie svizzere?
R. – Sì, anche per questo vengono preparati. Forse oggi
non è richiesta la vita, il sacrificio è un altro: difendere soprattutto la
Chiesa, anche in Svizzera, da attacchi da varie parti. Ed anche per questo
vogliamo preparare le guardie svizzere.
D. – Comandante, dopo 20 anni il Santo Padre tornerà a
visitare la Svizzera. Come è stata accolta, da lei e dagli altri componenti
della guardia svizzera, questa notizia importante?
R. – Per me è molto significativo che il Papa abbia scelto
la Svizzera. Mi sembra importante visitare anche questi Paesi, come la Svizzera
e l’anno prossimo la Germania, dove la Chiesa vive momenti difficili. Quando il
Santo Padre verrà, sarà un incoraggiamento per tanti giovani.
D. – Si avvicina il vostro grande Giubileo, 500 anni
dall’istituzione. Come vi state preparando?
R. – Si avvicina a grandi passi questo Giubileo e per noi
è un momento molto importante, perché siamo l’unico corpo militare che esiste
da 500 anni. Anche questa è una testimonianza di fiducia della Chiesa verso gli
svizzeri, ma anche verso la gioventù, perché da decine di anni ci sono soprattutto
giovani. E questo è un aspetto che voglio trasferire a questo Giubileo.
**********
ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto alcuni vescovi
della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (Regione VI) in visita “ad
Limina”.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la Lettera del cardinale Angelo
Sodano al vescovo di Santa Rosa De Osos, in Colombia: il Papa incoraggia la
Chiesa locale a proseguire con coraggio e speranza l'opera evangelizzatrice ed
auspica la liberazione del parroco sequestrato.
Nelle vaticane, nel discorso ai partecipanti alla
Conferenza promossa dalla "World Jurist Association", il Santo Padre
ha auspicato che il diritto internazionale difenda e promuova adeguatamente la
dignità e la libertà degli individui, dei popoli e delle Nazioni.
Il Messaggio di Giovanni Paolo II al vescovo di
Alessandria in occasione del V centenario della nascita di San Pio V.
Nelle estere, Medio Oriente: Sharon prepara un nuovo piano
per il disimpegno dai Territori.
Nella pagina culturale, un articolo di Piero Amici sul
XXIV Seminaro di studi storici "Da Roma alla terza Roma".
Nell'"Osservatore libri" un contributo di
Armando Genovese in merito all'opera di Giovanni Crisostomo "Omelie sul
Vangelo di Matteo".
Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Alitalia.
=======ooo=======
4
maggio 2004
L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA DI FRONTE
ALLA
SFIDA DEL CRIMINE ORGANIZZATO
-
Intervista con Antonio Maria Costa -
L’allargamento dell’Unione Europea rappresenta una opportunità
unica di sviluppo per il ‘vecchio continente’, ma non bisogna allentare la
guardia di fronte ai pericoli rappresentati dalle nuove forme di crimine
organizzato. E’ l’appello lanciato alla nuova Europa dall’ufficio delle Nazioni
Unite per la lotta alla droga e al crimine organizzato. Stefano Leszczynski ha
intervistato Antonio Maria Costa, direttore di quest’ufficio specializzato
dell‘Onu.
**********
R. – Quello che noi chiediamo è che l’Europa converga
verso livelli dove strutture ottimali
di prevenzione ed anche controlli ottimali di polizia vengano rafforzati. E’
un’opportunità storica. Bisogna fare l’ultimo passo, che è appunto quello di
integrare l’Europa, in uno sforzo collettivo per controllare le forze della
corruzione, della droga, del traffico di esseri umani, del terrorismo e della
criminalità organizzata.
D. – Quanto è diffusa e quanto è grave la situazione a
livello internazionale, secondo il vostro ufficio?
R. – Quello che noi stiamo verificando è un incattivirsi
della situazione, con una criminalità organizzata sempre meglio organizzata e
più efficace. Il nostro appello, a livello politico, è di invitare le autorità
dei Paesi all’interno dell’Unione Europea allargata, ma anche al di là, a
prendere misure che coinvolgano le strutture di Stato, ma coinvolgano anche la
società nella sua totalità.
D. – La vostra organizzazione ha anche sottolineato il
problema esistente nelle diverse aree di crisi nel mondo…
R. – Quello che noi abbiamo riscontrato è che dopo lo
scoppiare di queste crisi che hanno a volte delle motivazioni di carattere
etnico-religioso o di altra natura, immediatamente il danno umanitario che si
viene a creare viene perpetuato dal fatto che la criminalità organizzata è la
prima a trarre vantaggio del collasso delle autorità locali o addirittura
nazionali. Il nostro impegno è quello di iniettare nelle operazioni di
mantenimento della pace o di rafforzamento della pace, là dove ci sono
situazioni di crisi, degli elementi di difesa delle strutture governative -
difesa di carattere organizzativo, non militare – affinché le strutture locali
si rafforzino e di conseguenza impediscano alla criminalità organizzata di
approfittare delle circostanze purtroppo già molto tragiche che si sviluppano
in questi vari contesti.
**********
IN
SEDE ONU DA IERI A GINEVRA SI DISCUTE SULLA TORTURA
-
Intervista con Daniele Scaglione -
La tortura ancor oggi è uno dei più crudeli e degradanti atti dell’uomo
sull’uomo. E’ questa la preoccupazione esternata a Ginevra, dove da ieri è in
corso la riunione del comitato Onu contro questa aberrante pratica. L’incontro
avviene proprio nel momento delle accese polemiche per le supposte violenze sui
prigionieri iracheni da parte delle truppe anglo-americane. Ma perché è importante parlare
oggi di questo tema di drammatica attualità? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a
Daniele Scaglione, di Amnesty International-Italia:
**********
R. – Il
pericolo dell’uso della tortura è oggi ampio e diffuso, anche da parte delle
forze di quei Paesi che sono oggettivamente più democratici di altri. E’ il
caso delle presunte torture che sono avvenute in Iraq da parte di forze
statunitensi e britanniche. C’è poi anche il caso dell’Italia, dove ancora si
fatica ad avere una legge penale sul reato di tortura, nonostante dovremmo
rispettare gli impegni assunti in ambito internazionale su questo tema.
D. –
Anche il Parlamento iraniano ha parlato recentemente della possibilità di
abolire la tortura. Possiamo dire che è iniziato un momento di revisione
globale su queste pratiche, un po’ come sta avvenendo – anche se lentamente –
con la pena di morte?
R. – Io
non sarei così ottimista, finché non vedo dei risultati più concreti e più
efficaci. Al contrario, invece, mi sembra di vedere dei segnali opposti. La
tortura, di fatto, è una pratica che, almeno in teoria, tutti i Paesi hanno
abolito, tutti i Paesi dicono di non volere, incluso l’Iran. Addirittura in
alcuni casi si è arrivati nell’inserimento nei vari diritti di norme che
rendono l’uso della tortura sempre più difficile. Questo è sicuramente un passo
positivo ma spesso solamente teorico. La tortura è proibita dalle leggi internazionali
ed i Paesi si sono tutti adeguati nel proibirla almeno in linea di principio.
E’ sulla prassi che ancora si vede molto poco: questo tanto nei Paesi più
democratici, quanto nei Paesi meno democratici. La tortura è una pratica di cui
tutti i Paesi del mondo si vergognano e, quando vengono evidenziate pratiche
del genere, rimangono colpiti, come nel caso di Stati Uniti e Gran Bretagna,
dove gli stessi presidente e primo ministro si sono dichiarati sdegnati di
quello che sarebbe stato fatto dalle loro forze armate. Questo, se vogliamo
vederlo in chiave positiva, vuol dire che è sufficiente dare dei meccanismi di
controllo efficace per fare un grandissimo passo avanti contro la tortura. Fare
questo avrebbe già un potere deterrente fortissimo.
D. –
Come fare a scindere il concetto di giustizia da quello di vendetta: la
tortura, in fondo, risponde più a questo aspetto che non a quello della
giustizia?
R. –
Sì, è vero. La tortura è la peggiore violazione dei diritti umani, perché è
rivolta veramente all’annichilimento della persona, nemmeno all’eliminazione,
ma proprio alla sua distruzione fisica e psichica totale e completa. Non è
assolutamente compatibile, non solo con l’idea di giustizia, ma con l’idea di Stato
nella sua essenza fondamentale.
*********
=======ooo=======
4
maggio 2004
IN
CIAD CRESCE IL DEGRADO SOCIALE E LA CORRUZIONE E’ UNA PIAGA
CHE
CORRODE LE ISTITUZIONI:
LO
AFFERMANO IN UNA NOTA I VESCOVI DEL PAESE, CHE INVITANO
I
LEADER POLITICI A METTERE DA PARTE GLI INTERESSI PERSONALI
PER IL
BENE COMUNE
N'DJAMENA.
= I vescovi del Ciad sono preoccupati per il “crescente” degrado della situazione
socio politica in cui versa il loro Paese. In una dichiarazione rilasciata ieri
alla stampa, i presuli hanno analizzato i motivi di tensione e di allarme alla
base dell’instabilità interna, a partire dalle relazioni con la turbolenta
Repubblica Centrafricana e l'insicurezza che regna oltre la frontiera tra Ciad
e Sudan, nella regione occidentale sudanese del Darfour, teatro da oltre un
anno di un intenso conflitto interno tra ribelli e governo. “L’arrivo massiccio
di profughi sudanesi sul nostro territorio (secondo le stime Onu sono circa 130
mila i rifugiati che hanno varcato la frontiera negli ultimi 12 mesi) e
l'instabilità che già si registra lungo altre zone dei confini nazionali –
scrivono - potrebbero essere causa di conseguenze in grado di investire tutta
la regione centrafricana”. Soffermandosi sulla situazione interna del Ciad, i
vescovi della nazione africana sono netti nel definire il clima sociale del
Paese “sempre più malsano”. “La corruzione - osservano - incancrenisce tutte le
istituzioni dello Stato, gravi carenze colpiscono i servizi pubblici e i salari
tardano spesso ad arrivare. Da alcuni mesi poi stiamo assistendo a un
preoccupante accumulo di arretrati”: un problema, aggiungono, che in assenza di
una rapida via d’uscita potrebbe indurre molte categorie a scendere in sciopero.
I vescovi lanciano infine un appello a tutti i responsabili e leader politici
del Paese perché - è il loro auspicio - mettano “da parte i propri interessi
personali e si impegnino nel dialogo per salvare il Paese da un dramma
prevedibile”. (A.D.C.)
CONTINUA
IN LIBERIA LA RICONSEGNA DELLE ARMI
DA
PARTE DELLE FAZIONI RIBELLI, DOPO 14 ANNI DI CONFLITTO.
SECONDO
L’ONU, SAREBBERO ANCORA 30-40 MILA GLI EX COMBATTENTI
IN
POSSESSO DI ARMI, MENTRE LE AUTORITA’ PREPARANO LA STRADA
ALLE
ELEZIONI DEL PROSSIMO ANNO
MONROVIA. = Sono quasi
ventimila gli ex-combattenti che hanno già riconsegnato le armi in Liberia
nell’ambito del processo di disarmo gestito dalla missione di pace dell’Onu
(Unmil), dopo il conflitto intestino che ha insanguinato il Paese dal 1989 al
2003. Si tratta di un risultato incoraggiante, ma per l’organismo delle Nazioni
Unite c’è ancora molto da fare. Secondo il responsabile della Commissione
liberiana per il disarmo, Moses Jarbo, i miliziani che dovrebbero deporre il kalashnikov
sarebbero in totale 55-60 mila: un calcolo scaturito dagli incontri tra la
Commissione e i leader delle tre principali fazioni che si sono combattute in
questi anni: i fedelissimi dell’ex-presidente Charles Taylor (in esilio in Nigeria
dall’agosto 2003), i ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e
la democrazia) e quelli del Model (Movimento per la democrazia in Liberia). I
caschi blu dell’Onu – sono 14.000 in Liberia – hanno intanto aperto un quarto
sito nella capitale Monrovia, dopo i tre spazi destinati alla raccolta di
materiale bellico a Gbarnga (ex-roccaforte del Lurd), Tubmanburg e Buchanan
(ex-caposaldo del Model). Intanto il governo di transizione, insediatosi
all’indomani dell’uscita di scena di Taylor, ha nominato la nuova Commissione
elettorale nazionale, che dovrebbe avere il delicato compito di organizzare le
elezioni già previste per l’anno prossimo. (A.D.C.)
IL
GOVERNO DELL’ECUADOR HA OTTENUTO DALL’FMI UN ANNO DI PROROGA
PER IL
PAGAMENTO DEGLI INTERESSI DEL DEBITO ESTERO NAZIONALE.
IN
TOTALE, IL DEBITO DELLO STATO LATINOAMERICANO
AMMONTA AD OLTRE 16 MILIONI DI DOLLARI
QUITO. = Slitterà al prossimo
anno il pagamento della quota del debito estero. Il governo dell'Ecuador ha
annunciato di aver raggiunto un'intesa con il Fondo monetario internazionale
(Fmi) riguardante il trasferimento al 2005 di scadenze di capitale ed interessi
del debito estero nazionale di quest'anno per complessivi 50 milioni di
dollari. Il ministro dell'Economia ecuadoriano, Mauricio Pozo, ha annunciato
che il 10 maggio arriverà a Quito una missione del Fmi per negoziare un accordo
stand by di un anno per migliorare il quadro generale delle finanze del
Paese, ma senza esborsi di denaro da parte dell'organismo finanziario
internazionale. Da tempo, l'Ecuador si trova in difficoltà di fronte alle
scadenze del debito estero, che nel complesso ha raggiunto i 16 milioni e mezzo
di dollari, ed il presidente del direttorio della Banca centrale, Mauricio
Yepes, ha ricordato che nel 2003 i pagamenti per capitale e interessi del
debito estero sono ammontati a 1.300 milioni di dollari, ossia il 22% del
bilancio statale ed il 5% del prodotto interno lordo. (A.D.C.)
PRESENTATO
A MILANO IL RAPPORTO SULLO STATO
DELLA LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO,
REDATTO DA REPORTER SENZA FRONTIERE.
I CAPI
DI STATO DI MALDIVE, PAKISTAN E TONGA
TRA I
NUOVI “PREDATORI” DEL DIRITTO ALLA LIBERA INFORMAZIONE
-
Servizio di Fabio Brenna -
**********
MILANO.=
Gli operatori dell’informazione pagano ogni anno un contributo altissimo per
fare il proprio mestiere e cioè informare, far conoscere, divulgare, ciò che
ogni giorno accade nel mondo. Nella 14.ma Giornata mondiale della libertà di
stampa l’Organizzazione di “Reporter senza frontiere” presenta il suo rapporto
annuale. Il rapporto mette sotto accusa 37 Paesi, definiti “predatori della
libertà di stampa”. Altro che immagini da cartolina, con le spiagge esotiche,
palme, templi millenari sfavillanti d’oro: in Paesi come Birmania, Cuba,
Seychelles, Tunisia e Vietnam, la libertà di stampa semplicemente non esiste ed
i giornalisti – si sostiene - sono trattati alla stregua di nemici pubblici. Un
elenco già abbastanza lungo, quello dei predatori della libertà di stampa, che
si arricchisce quest’anno con l’inserimento di tre nuove figure: si tratta del
presidente mladiviano Gayoom, il presidente pachistano Musharraf e il re Tupou
IV di Tonga. In occasione del decimo anniversario dell’uccisione della
giornalista italiana Ilaria Alpi - assassinata in Somalia in circostanze non
ancora del tutto chiarite insieme con l’operatore Miran Rovatil - il Premio
giornalistico e televisivo a lei intitolato e “Reporter senza frontiere” hanno
organizzato in onore della giovane giornalista scomparsa una rassegna video con
i migliori reportage realizzati da alcune fra le inviate di guerra più famose
del mondo. La rassegna sarà allestita durante la decima edizione del Premio
Alpi, a Riccione, dal 2 al 5 giugno prossimi. L’atlante delle violazioni della
libertà di stampa, il Rapporto di “Reporter senza frontiere”, è illustrato da
un album fotografico allegato al Rapporto stesso e basato sul lavoro di
Dominique Issermann. Dunque, è tutt’altro che positivo il quadro che emerge dal
documento di “Reporter senza frontiere”, commentato questa mattina dagli
inviati dei principali quotidiani italiani, come Ettore Mo, Elena Ragusin del
Sole-24 ore, Ennio Remondino della Rai e Mimmo Candito della Stampa. La
fotografa Maria Vittoria Backhaus ha commentato l’album fotografico di
Issermann.
**********
“UNA
RISORSA UMANA DI GRANDE VALORE E PROVVIDENZIALE”:
LE
MISSIONI CATTOLICHE ITALIANE ORGANIZZANO PER IL 6 MAGGIO
LA
PRIMA GIORNATA NAZIONALE DEDICATA AI 37 MILA ANZIANI ITALIANI IN SVIZZERA
EINSIELDELN (SVIZZERA). = “In
una società povera di sensibilità umana come la nostra, gli anziani sono
autentici segnalatori dei veri valori vitali”. L’affermazione sintetizza lo
spirito dell’iniziativa delle Missioni cattoliche italiane (Mci) in Svizzera,
che dopodomani – nella cornice della basilica di Einsieldeln, Santuario nazionale
della Svizzera dedicato alla Madonna nera – raduneranno in convegno più di 1100
persone della terza età. La Giornata nazionale degli anziani in Svizzera -
coordinata dal delegato nazionale delle Mci, Mons. Antonio Spadaccini - rappresenta
una “prima” nazionale, nata dal capillare e quotidiano lavoro promosso nei
singoli gruppi Mci in favore di questa fascia della comunità italiana residente
nel Paese elvetico. Circa 37 mila italiani pensionati hanno deciso di rimanere
in Svizzera e “con la loro esperienza e forza – si legge in un comunicato delle
Missioni cattoliche - concretizzano un appoggio ed una presenza positiva e
laboriosa al volontariato, alle associazioni e alle missioni cattoliche
italiane”. “Il nostro convegno – prosegue la nota - si propone di dare
visibilità a queste persone che col lavoro hanno contribuito a migliorare la
società e con i loro servizi di volontariato rimangono una grande ricchezza per
la comunità sociale ed ecclesiale”. E ciò nonostante un contesto sociale in cui
si privilegiano gli individui in base alla loro capacità produttiva, mentre
spesso “la dignità è messa in secondo piano se non dimenticata, soprattutto
quando si tratta di persone anziane”. (A.D.C.)
PER LA PRIMA VOLTA
IN ITALIA, ALLA GUIDA DEI BERLINER PHILHARMONIKER,
SIR
SIMON RATTLE, CHE STASERA E DOMANI DIRIGERA’ LA PRESTIGIOSA ORCHESTRA
ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA
- A cura di A.V. -
ROMA: = E’ una visita inedita
quella che Sir Simon Ratte compie in Italia, alla guida dei Berliner
Philharmoniker, e in precedenza direttore di prestigiose compagini
americane. Stasera e domani, la più celebre orchestra del mondo e il suo
maestro britannico - subentrato a Claudio Abbado due anni fa – si esibiranno
all’Auditorium Parco della Musica, ospiti dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia,
in due concerti in esclusiva italiana: il primo presenta due grandi composizioni
sinfoniche tardo-ottocentesche L’arcolaio d’oro op. 109, il più celebre
tra i Poemi Sinfonici di Antonin Dvorak (nel centenario della morte), e la Sinfonia
n. 4 di Bruckner soprannominata "Romantica",; nel secondo programma
un brano di raro ascolto, la Sinfonia in do maggiore n 90 di
Haydn, accanto al Concerto Brandeburghese n. 1 in fa maggiore BWV 1046
di Bach e al Quartetto per pianoforte n. 1 in sol minore op. 25 di
Brahms, nella versione per orchestra elaborata da Schoenberg che presenta una
serie di originali soluzioni timbriche. Da centoventidue anni la Berliner
Philharmoniker svolge un ruolo fondamentale nella vita musicale di Berlino. Fu
fondata nel 1882 da circa 50 musicisti dell’Orchestra di Benjamin Bilse,
ribellatisi al loro autocratico direttore e decisi a divenire i soli artefici
del proprio destino. Nel 1887 comincia l’era di Hans von Bulow che in soli 5
anni ottiene il suono particolare di
questa compagine. Mitici direttori si alternano alla guida dell’Orchestra da
Nikisch a Furtwangler e nell’era
moderna (1955) é Karajan che allarga le
attività in più direzioni, fonda il Festival di Pasqua a Salisburgo e
l’Orchester-Akademie per i giovani , poi Abbado che progetta cicli di concerti
tematici come il “Faust”, il “Wanderer” o “Music is Fun for All”. Dal 2002
inizia il nuovo corso con Sir Simon Rattle.
=======ooo=======
4
maggio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Un'esplosione si è verificata
nella tarda mattinata di oggi nel sobborgo
occidentale di Baghdad nel quale si trova la famigerata prigione di Abu
Ghraib, dove Saddam Hussein faceva torturare i suoi oppositori e dove, secondo
denunce dei giorni scorsi, torture e umiliazioni sono state inflitte da soldati
angloamericani a prigionieri iracheni. Intanto, in una località vicina alla
città santa sciita di Kerbala, è stato ucciso un ex membro del partito Baath di
Saddam Hussein. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
La vittima era un quadro
intermedio del partito disciolto ed
anche sua moglie apparteneva al Baath. Tutti gli ex appartenenti al partito
sono stati inizialmente esclusi da cariche pubbliche, ma da qualche settimana
la strategia delle autorità americane sta cambiando e ad alcuni esponenti, non
troppo compromessi con il vecchio regime, sono stati affidati incarichi di
responsabilità. Una decisione che però non piace affatto al capo sciita
radicale Moqtada Sadr che nella preghiera di venerdì scorso a Kufa ha lanciato
minacce. E proprio a Kufa, città vicina a Najaf, nella notte si sono scontrati
miliziani di Moqtada Sadr e soldati americani. Della situazione e del futuro
dell’Iraq ha parlato ieri il primo ministro britannico, Blair, con l'inviato
speciale dell'Onu. Brahimi, che ha fatto tappa in Gran Bretagna nel suo viaggio
per l'Iraq, sovrintenderà al passaggio dei poteri, il 30 giugno prossimo, dalla
coalizione americano-britannica a un governo iracheno che guiderà il Paese fino
alle elezioni del gennaio 2005. Dal colloquio è emerso solo l’auspicio che
l’Onu svolga un ruolo-chiave nel trasferimento di sovranità agli iracheni e che
possa ridurre le violenze. Da parte sua, la responsabile della commissione
elettorale delle Nazioni Unite ha detto che i preparativi per l'organizzazione
del voto di gennaio in Iraq sono “a un buon punto”, ammettendo, però, che
restano i problemi di sicurezza.
***********
Le autorità saudite sostengono che vi sia la mano di Al
Qaeda dietro l’attentato di sabato scorso a Yanbu che ha causato la morte di 5
occidentali dipendenti di una multinazionale europea e di due sauditi. I
quattro attentatori, uccisi dalle forze di sicurezza, facevano parte del
“Movimento islamico per la riforma in Arabia” che ha base a Londra. Nonostante
l’impegno nella lotta contro il terrorismo del governo di Ryad, l’ambasciata
americana esorta i propri concittadini
a lasciare il Paese.
Due palestinesi sono rimasti
uccisi durante un attacco dell’esercito israeliano a sud della striscia di
Gaza, mentre ha destato solo molta preoccupazione l'altra operazione israeliana
nella città di Ramallah, quartier generale del presidente palestinese Arafat.
Intanto, nonostante la
bocciatura del piano di sgombero delle colonie da parte del Likud, Sharon si
dice intenzionato ad andare avanti. “Non siamo un partito di estrema destra”,
ha ribadito ieri ai suoi deputati, annunciando una nuova proposta nelle
prossime ore. A Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in
Medio Oriente, Andrea Sarubbi ha chiesto quali potranno essere i possibili scenari:
**********
R. – Credo che Sharon cercherà
di mantenere la sostanza del suo piano, sia pure con qualche variazione non di
secondo conto, sia per gli impegni presi con il presidente Bush, sia perché sul
terreno la situazione anche di sicurezza si va degradando. L’esigenza di un
ripiegamento è imposta anche da esigenze di carattere militare. Ha di fronte a
sé tre strade: variare un po’ il piano, andare ad un governo di unità nazionale
con il Labur e con Peres o andare ad elezioni anticipate.
D. – Che cosa potrà emergere
dalla riunione di oggi del quartetto, dopo il “no” al piano Sharon?
R. – Il quartetto che si
riunisce quest’oggi ha di fronte a sé, in sostanza, il problema di riconnettere
il piano Sharon con la road map, per cercare di far ripartire il processo
di pace. Deve farla diventare una misura per ristabilire la fiducia e non
solamente una misura di puro ripiegamento militare.
D. – Lei vede prospettive per la
road map?
R. – La road map
rappresenta un percorso, come dice la parola stessa. Non è un qualcosa che
abbia contenuti definiti. Nella sostanza, al di là del fatto che si debba arrivare
ad uno Stato palestinese, non c’è molto di più. Mancano i contenuti del
possibile negoziato finale. Sotto quest’aspetto devo dire che l’ipotesi
contenuta nel cosiddetto accordo di Ginevra rispetto al possibile negoziato
finale – sia sulla questione dei rifugiati, sia sulla questione di Gerusalemme
– è di grande rilievo ed importanza. Ritengo che qualsiasi negoziato finale non
potrà prescindere da quella elaborazione.
**********
Il Parlamento europeo ha chiesto formalmente questa
mattina ai governi dei 25 di fare una dichiarazione solenne con la quale
manifestino la volontà di dare quanto prima una Costituzione all'Europa. Il
presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, ha invitato esplicitamente Dick Roche,
rappresentante del governo irlandese che ha la presidenza di turno dell'Ue, a recepire questa volontà
in modo che si vada alle prossime elezioni europee, a metà giugno, con la garanzia
che l'Unione allargata avrà presto un trattato. In questo modo – ha
sottolineato - la gente potrà dare un voto consapevole delle prospettive della
nuova Europa che dal 1 maggio conta 25 Paesi membri.
Il vescovo di Hong Kong, Mons.
Joseph Zen, ha compiuto una significativa visita la settimana scorsa a
Shanghai. Il presule, al quale era stato impedito di andare in Cina dal ‘98, ha
incontrato esponenti religiosi e politici della città. Ha affermato di essere
stato invitato dalle autorità municipali di Shanghai, senza condizioni. Ma
quale significato attribuire a questa visita? Risponde il direttore di Asia
News, P. Bernardo Cervellera:
**********
R. - E’ un segnale positivo da parte della Cina, nei
confronti di un vescovo che era stato impedito per sei anni dal fare visite in
Cina, da quando appunto era diventato pastore della Chiesa di Hong Kong. Resta
il fatto che mons. Zen è uno dei critici più forti della politica cinese nel
territorio di Hong Kong e anche una delle personalità più dichiaratamente
democratiche. Penso che la Cina voglia in qualche modo calmare gli animi dopo
che ha fatto la scelta di bloccare lo sviluppo democratico nel territorio di
Hong Kong. Quindi è un tentativo di annacquare gli spiriti molto accesi che ci
sono nel territorio. Certo, c’è anche il fatto che autorità cinesi fanno visita
in Europa, vengono anche in Italia. Dunque, fare un gesto di amicizia verso la
Chiesa cattolica e verso anche una delle Chiese cattoliche più vive, cioè la
Chiesa di Hong Kong, può essere come una specie di strizzata d’occhio alla
Chiesa cattolica in Italia e quindi al Vaticano. Sebbene, non penso ci siano
grossi sviluppi.
**********
Nella Cecenia sudorientale,
continuano aspri combattimenti, secondo fonti ufficiali cecene e
indipendentiste. Una cinquantina di guerriglieri si sono asserragliati sulle
montagne e tra loro si troverebbe lo stesso presidente indipendentista Aslan
Maskhadov. Le autorità filorusse hanno annunciato l'uccisione, in una vasta
operazione nel distretto di Kurchaloi, di almeno otto ribelli, mentre le fonti
ufficiali, citate dalle agenzie, ammettono solo la perdita di due uomini negli
ultimi tre giorni e il ferimento di altri quattro. Gli scontri, che coinvolgono
apparentemente sia truppe federali che cecene filorusse, sarebbero iniziati
venerdì quando un gruppo di diverse decine di guerriglieri hanno attaccato un avamposto
del ministero dell'interno ceceno e dei servizi di sicurezza nella regione di
Kurchaloi. Va detto che è impossibile avere verifiche sulle informazioni che
giungono sia da fonte ufficiale che ribelle, dati i fortissimi limiti imposti
all'attività giornalistica nella repubblica caucasica.
Le due Coree hanno avviato oggi
a Pyongyang colloqui politici a livello ministeriale su una serie di progetti
di cooperazione economica e industriale. Il successo, però, degli incontri
rimane condizionato a progressi nella crisi nucleare innescata dalle ambizioni
in materia della Corea del nord. L’attenzione, dunque, è puntata sul terzo
round di negoziati multilaterali a sei sulla crisi nucleare previsto a Pechino
entro la fine di giugno.
La Cina ha confermato che i tre pazienti “sospettati” di
avere la Sars hanno effettivamente contratto la pericolosa forma di polmonite.
I casi confermati negli ultimi dieci giorni salgono così a nove. Tra questi,
una donna di 49 anni è morta ed un’altra è in condizioni gravi. Il ministero
della sanità di Pechino sottolinea che non ci sono però nuovi casi di infezione.
=======ooo=======