RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 125 - Testo della trasmissione di martedì 4 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                                  

La legalità internazionale è uno strumento necessario per la promozione della dignità umana: è quanto ha detto il Pontefice stamane, ricevendo in Vaticano l’associazione mondiale dei giuristi

 

L’appello di Giovanni Paolo II per la liberazione di un parroco sequestrato dalla guerriglia in Colombia più di un mese fa.

 

Lettera del Santo Padre per i 500 anni della nascita di San Pio V

 

Il Papa conferma la sua presenza a Loreto il 5 settembre prossimo a chiusura del pellegrinaggio nazionale dell’Azione Cattolica: nel suo messaggio all’associazione il Pontefice invita a riscattare il lavoro dalla logica del profitto

 

Il 6 maggio, si rinnova in Vaticano, il giuramento delle nuove guardie svizzere. Ai nostri microfoni, il comandante Elmar Mäder

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’allargamento dell’Unione Europea di fronte alle sfide del crimine organizzato: intervista con Antonio Maria Costa

 

In sede Onu da ieri a Ginevra si discute sulla tortura: ai nostri microfoni Daniele Scaglione

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Ciad cresce il degrado sociale e la corruzione è una piaga che corrode le istituzioni: lo affermano in una nota i vescovi del Paese, che invitano i leader politici a mettere da parte gli interessi personali per il bene comune

 

Continua in Liberia la riconsegna delle armi da parte delle fazioni ribelli, dopo 14 anni di conflitto. Secondo l’Onu, sarebbero ancora 30-40 mila gli ex combattenti in possesso di armi, mentre le autorità preparano la strada alle elezioni del prossimo anno

 

Il governo dell’Ecuador ha ottenuto dall’Fmi un anno di proroga per il pagamento degli interessi del debito estero.

 

Presentato a Milano il Rapporto sullo stato della Libertà di stampa nel mondo, redatto da Reporter senza frontiere.

 

“Una risorsa umana di grande valore e provvidenziale”: le missioni cattoliche italiane organizzano per il 6 maggio la prima Giornata nazionale dedicata ai 37 mila anziani italiani in Svizzera

 

Per la prima volta in Italia, alla guida dei Berliner Philharmoniker,  Sir Simon Rattle, che stasera e domani dirigerà la prestigiosa orchestra all’Auditorium Parco della Musica di Roma

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq: esplosione nel sobborgo di Baghdad dove si trova la famigerata prigione di Abu Ghraib, mentre nei pressi di Kerbala è stato ucciso un ex membro del partito Baath di Saddam

 

Due palestinesi uccisi nella striscia di Gaza, mentre Sharon annuncia un nuovo piano di ritiro dopo quello bocciato dal Likud

 

Visita a sorpresa di mons. Zen, vescovo di Hong Kong, a Shanghai. E’ la prima volta dal 1998 che il presule ha potuto compiere un viaggio nella grande metropoli cinese.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 maggio 2004

 

LA LEGALITA’ INTERNAZIONALE, STRUMENTO NECESSARIO PER LA PROMOZIONE

 DELLA DIGNITA’ UMANA: COSI’, IL PAPA NELL’UDIENZA AD UNA DELEGAZIONE

 DELLA WORLD JURIST ASSOCIATION, ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEI GIURISTI,

 RIUNITA A ROMA PER LA 22.MA CONFERENZA BIENNALE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani, in Vaticano, una delegazione della World Jurist Association, l’organizzazione mondiale dei giuristi, riunita a Roma per la sua 22.ma conferenza biennale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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E’ della massima importanza che “le varie espressioni della legalità internazionale riconoscano e rispettino quelle verità morali e spirituali necessarie per difendere e promuovere la dignità e la libertà degli individui, dei popoli e delle nazioni”. E’ la riflessione offerta, stamani, da Giovanni Paolo II ai membri della World Jurist Association. Il Papa si è soffermato sul tema della conferenza dell’organizzazione mondiale dei giuristi, in corso a Roma, incentrata sugli aspetti legali delle questioni economiche sorte con il fenomeno della globalizzazione. Per essere davvero al servizio degli esseri umani, in particolare dei più poveri e svantaggiati, ha avvertito il Pontefice, i sistemi legali e gli strumenti giuridici devono proteggere la persona umana nella sua interezza.

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L’APPELLO DEL PAPA PER LA LIBERAZIONE DI UN PARROCO

SEQUESTRATO IN COLOMBIA IL 15 MARZO SCORSO

 

Un appello per la liberazione di un parroco, sequestrato il 15 marzo scorso in Colombia, è stato lanciato da Giovanni Paolo II. Lo ha reso noto oggi il direttore della Sala Stampa vaticana Navarro-Valls: il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano ha infatti inviato, a nome del Papa, una lettera a mons. Jairo Jaramillo Monsalve, vescovo di Santa Rosa de Osos, in Colombia, con la quale “assicura al presule le preghiere e l'affetto paterno del Santo Padre per il sacerdote César Dario Peña García”, 43 anni, parroco nel dipartimento di Antioquia, “che dalla metà di marzo si trova in mano ad ignoti sequestratori'', probabilmente esponenti del movimento guerrigliero di sinistra delle Farc. Durante i suoi 16 anni di sacerdozio padre García ha sempre lavorato con entusiasmo tra le popolazioni contadine del Paese. “Il Papa - ha aggiunto Navarro - incoraggia il vescovo ed i  sacerdoti della diocesi a continuare con coraggio e speranza nel  loro impegno di evangelizzazione, e li invita ad attendere con  costanza ai bisogni spirituali e sociali dei fedeli loro affidati”. Giovanni Paolo II ha auspicato, inoltre, “una rapida soluzione del doloroso caso ed augura alla diocesi e a tutta la società colombiana la gioia e la pace del Signore risorto”. 

 

 

LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II

PER IL V CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN PIO V

 

La vicenda umana e spirituale di San Pio V, a 500 anni dalla sua nascita, al centro di una lettera di Giovanni Paolo II al vescovo di Alessandria, mons. Fernando Charrier, in chiusura delle celebrazioni giubilari, che saranno suggellate domani da una Santa Messa nella chiesa del monastero della Santa Croce, a Boscomarengo, paese natio di questo importante Papa che seppe imprimere alla Chiesa dei suoi tempi una “provvidenziale spinta evangelizzatrice”. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Noto ai suoi tempi come il cardinale alessandrino, tanto fu l’attaccamento alla sua amata terra di Alessandria, Michele Ghisleri, salì al soglio pontificio che aveva 62 anni, nel 1566, e fu un “grande Pontefice”, come riconosce Giovanni Paolo II, nella sua Lettera, evidenziando “singolari analogie”, tra l’epoca in cui visse San Pio V e l’attuale. “Seppure ben differenti” “i due periodi storici hanno visto il consolidarsi di convergenti energie religiose e al tempo stesso, hanno registrato – scrive il Papa - crisi profonde nella società”, che talora sono sfociate “in dolorosi conflitti armati.” E la Chiesa “si è impegnata nel cercare vie nuove per ravvivare la fede e proporla in modo adeguato nelle mutate condizioni culturali e sociali”. Vie segnate allora dal Concilio di Trento e oggi dal Concilio Ecumenico Vaticano II, cui “è seguito lo sforzo, non sempre facile, di dare “vita a processi di autentica riforma della Chiesa”. E Michele Ghisleri, fedele al motto ‘camminare nella verità’ “instancabile nel lavoro pastorale, cercava contatti diretti con tutti, senza tener conto della fragilità del suo stato di salute.” “Grande devoto di Maria”, “pur preso da compiti gravosi e molteplici”, non trascurava mai la recita quotidiana del Rosario. Eletto successore di Pietro, “si preoccupò di applicare fedelmente le decisioni del Concilio di Trento, in campo liturgico, catechetico, teologico. Da qui l’auspicio che lo zelo apostolico, la costante tensione alla santità e l’amore per la Vergine di San Pio V siano oggi “per tutti stimolo a vivere con più intenso impegno la propria vocazione cristiana”

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IL PAPA CONFERMA LA SUA PRESENZA A LORETO IL 5 SETTEMBRE PROSSIMO,

A CHIUSURA DEL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA:

GIOVANNI PAOLO II INVITA A RISCATTARE IL LAVORO

 DALLA LOGICA DEL PROFITTO E DALLA MANCANZA DI SOLIDARIETA’

 

Giovanni Paolo II ha confermato personalmente la sua presenza a  Loreto, il 5 settembre prossimo, a chiusura del pellegrinaggio nazionale di Azione  Cattolica, per la beatificazione del venerabile Alberto Marvelli. ''Vi attendo a Loreto: sono sicuro che sarete in tanti” – ha detto il Papa in un messaggio letto in San Pietro durante una solenne veglia di preghiera dei partecipanti al convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica. Nel suo messaggio il Pontefice ha ricordato che parlare della santa Casa di Loreto significa pensare alla vita di Gesù a Nazareth, trascorsa in famiglia, a lavorare come artigiano con san Giuseppe. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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E’ un pellegrinaggio, quello di Loreto – ha detto Giovanni Paolo II – “a cui con l’aiuto del Signore intendo partecipare”. Nel suo messaggio il Papa ricorda “il mistero  di Nazareth”, che ha visto il Figlio di Dio assoggettarsi per lungo tempo “alla dura fatica del lavoro”, tanto da essere identificato come “il figlio del carpentiere”. “Gesù è stato uomo del lavoro e il lavoro gli ha permesso di sviluppare la sua umanità, imparando a progettare con creatività, ad operare con coraggio e tenacia, a contribuire al sostentamento della famiglia, ad aprirsi alla più ampia cerchia sociale attraverso una solidarietà consapevole e concreta”.

 

”Anche il lavoro a Nazaret -  sottolinea il Pontefice - ha costituito per Gesù un modo di dedicarsi alle ‘cose del Padre’: durante la vita nascosta, rimanendo in costante unione con il Padre, Egli ha sempre servito la causa del Regno. Così Gesù ha testimoniato che lavorare si deve per prolungare l’opera del Creatore”. “Ma il lavoro – ci insegna Cristo – è un valore che è stato profanato dal peccato e inquinato dall’egoismo e perciò, come ogni realtà umana, ha bisogno di essere redento. Lo si deve riscattare dalla logica del profitto – scrive Giovanni Paolo II - dalla mancanza di solidarietà, dalla smania di guadagnare sempre di più, dalla voglia di accumulare e consumare. Quando il lavoro viene asservito a ‘mammona’ e alla ‘disumana ricchezza’, allora diventa a sua volta idolo seducente e spietato, dal quale ci si può liberare solo se si ritorna alla parola austera del divin Maestro: ‘Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?’ Gesù ci ricorda “che il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro. Ciò che fa grande una vita – prosegue il Papa - non è l’entità del guadagno, né il tipo di professione o il livello di carriera. L’uomo vale infinitamente più dei beni che produce o che possiede. Non si deve mai vivere per lavorare; si deve piuttosto lavorare per vivere e per far vivere. Occorre dunque vigilare – avverte il Pontefice: il cuore che si affanna oltre modo per il proprio cibo o vestito e non si preoccupa del cibo e del vestito dei fratelli più poveri, diventa inesorabilmente un cuore accecato dalle ricchezze, incapace di solidarietà e di amore disinteressato, caparbiamente chiuso a Dio e ostinatamente duro verso i fratelli”.

 

Il Papa esorta a “favorire la creazione di occasioni adeguate di lavoro per tutti i giovani, in modo che possano formarsi una famiglia in dignitose condizioni di vita e, prima fra tutte, in una casa propria”; e invita  ad “un trattamento equo e paritario per tutti i lavoratori; perché sia combattuto ogni sfruttamento e vengano rispettati i contratti di lavoro verso gli immigrati, specialmente in rapporto alla sicurezza sociale, alla protezione e tutela della salute, pur ricordando loro il dovere che hanno di rispettare le leggi esistenti nella Nazione che li accoglie”. Al tempo stesso, il Papa chiede ai credenti di non trascurare “mai l’impegno di un apostolato di prima evangelizzazione missionaria tra la moltitudine di immigrati che non sono cristiani”. E raccomanda  “di porre ogni cura perché la domenica sia per quanti credono in Cristo il giorno del riposo e della festa, giorno del Signore e della comunità, della famiglia e dei poveri”. Per quanto è possibile – aggiunge – “dedicate la domenica alla contemplazione e alle opere di carità, alla sana distensione, al contatto rigenerante con la natura. Solo una domenica che non venga ridotta a ‘fine-settimana’, passato all’insegna di un consumismo nervoso e vuoto, può diventare il ‘primo giorno’, che dà significato e gusto anche ai giorni feriali della fatica”.

 

Giovanni Paolo II auspica quindi che il pellegrinaggio a Loreto “segni una svolta interiore nel cammino di rinnovamento” dell’Azione Cattolica, perché l’associazione sappia affidarsi “al vento dello Spirito” per praticare “le rotte sempre nuove del Vangelo” senza aver paura di rinnovarsi “nello spirito e nello stile, nei metodi e nelle strutture”. “Per voi e con voi – scrive il Papa -  prego anche la beata Gianna Beretta Molla, che tra pochi giorni sarà la prima santa canonizzata dell’ACI, e il venerabile Alberto Marvelli, ‘l’ingegnere manovale della carità’, che, a Dio piacendo, avrò la gioia di beatificare al termine del nostro pellegrinaggio di Loreto. E a Loreto vi attendo -conclude il Papa - sono sicuro che sarete in tanti”.

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IL 6 MAGGIO, SI RINNOVA IN VATICANO, L’EMOZIONANTE RITO

 DEL GIURAMENTO DELLE NUOVE GUARDIE SVIZZERE. AI NOSTRI MICROFONI,

 IL COMANDANTE ELMAR MÄDER SPIEGA IL SIGNIFICATO DELL’EVENTO

- Intervista con il colonnello Elmar Mäder -

 

Un evento, che, nonostante il trascorrere dei secoli, non perde il suo fascino. Giovedì 6 maggio, in commemorazione dell’eroica morte di 147 soldati elvetici caduti in difesa del Papa durante il Sacco di Roma nel 1527, si svolgerà in Vaticano il giuramento delle 33 nuove guardie svizzere pontificie. L’evento, che si terrà nel cortile di San Damaso, è stato presentato, stamani, dal comandante della Guardia Svizzera, il colonnello Elmar Mäder. Durante la conferenza stampa, sono state annunciate alcune iniziative per il Giubileo della Guardia Svizzera, che - nel 2006 - celebrerà i 500 anni dalla sua fondazione da parte di Papa Giulio II. Per l’occasione, verrà emesso un francobollo e una moneta celebrativa. Intanto, il comandante Mäder ha reso noto che 4 guardie svizzere, provenienti da ognuna delle regioni linguistiche della Confederazione elvetica, accompagneranno Giovanni Paolo II nel suo viaggio a Berna, il 5 e 6 giugno prossimi. Sul significato del giuramento delle guardie svizzere e le emozioni con le quali viene vissuto questo momento, Alessandro Gisotti ha intervistato il colonnello Elmar Mäder:

 

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R. – E’ sempre un momento molto emozionante per me. Le guardie svizzere vengono preparate spiritualmente dal nostro cappellano per il giuramento, su cosa significhi un giuramento, sul dare eventualmente la vita per il Santo Padre. E’ per questo un momento anche religioso, molto intenso.

 

D. – E’, dunque, il ricordo del sacrificio di tante guardie svizzere che morirono per il Papa. C’è la consapevolezza in questi ragazzi, questi giovani svizzeri del nostro tempo, di quale significato abbia indossare la divisa delle guardie svizzere?

 

R. – Sì, anche per questo vengono preparati. Forse oggi non è richiesta la vita, il sacrificio è un altro: difendere soprattutto la Chiesa, anche in Svizzera, da attacchi da varie parti. Ed anche per questo vogliamo preparare le guardie svizzere.

 

D. – Comandante, dopo 20 anni il Santo Padre tornerà a visitare la Svizzera. Come è stata accolta, da lei e dagli altri componenti della guardia svizzera, questa notizia importante?

 

R. – Per me è molto significativo che il Papa abbia scelto la Svizzera. Mi sembra importante visitare anche questi Paesi, come la Svizzera e l’anno prossimo la Germania, dove la Chiesa vive momenti difficili. Quando il Santo Padre verrà, sarà un incoraggiamento per tanti giovani.

 

D. – Si avvicina il vostro grande Giubileo, 500 anni dall’istituzione. Come vi state preparando?

 

R. – Si avvicina a grandi passi questo Giubileo e per noi è un momento molto importante, perché siamo l’unico corpo militare che esiste da 500 anni. Anche questa è una testimonianza di fiducia della Chiesa verso gli svizzeri, ma anche verso la gioventù, perché da decine di anni ci sono soprattutto giovani. E questo è un aspetto che voglio trasferire a questo Giubileo.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto alcuni vescovi della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (Regione VI) in visita “ad Limina”.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la Lettera del cardinale Angelo Sodano al vescovo di Santa Rosa De Osos, in Colombia: il Papa incoraggia la Chiesa locale a proseguire con coraggio e speranza l'opera evangelizzatrice ed auspica la liberazione del parroco sequestrato.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai partecipanti alla Conferenza promossa dalla "World Jurist Association", il Santo Padre ha auspicato che il diritto internazionale difenda e promuova adeguatamente la dignità e la libertà degli individui, dei popoli e delle Nazioni.

Il Messaggio di Giovanni Paolo II al vescovo di Alessandria in occasione del V centenario della nascita di San Pio V.

 

Nelle estere, Medio Oriente: Sharon prepara un nuovo piano per il disimpegno dai Territori.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Piero Amici sul XXIV Seminaro di studi storici "Da Roma alla terza Roma".

Nell'"Osservatore libri" un contributo di Armando Genovese in merito all'opera di Giovanni Crisostomo "Omelie sul Vangelo di Matteo".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Alitalia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 maggio 2004

 

 

L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA DI FRONTE

ALLA SFIDA DEL CRIMINE ORGANIZZATO

- Intervista con Antonio Maria Costa -

 

L’allargamento dell’Unione Europea rappresenta una opportunità unica di sviluppo per il ‘vecchio continente’, ma non bisogna allentare la guardia di fronte ai pericoli rappresentati dalle nuove forme di crimine organizzato. E’ l’appello lanciato alla nuova Europa dall’ufficio delle Nazioni Unite per la lotta alla droga e al crimine organizzato. Stefano Leszczynski ha intervistato Antonio Maria Costa, direttore di quest’ufficio specializzato dell‘Onu.

 

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R. – Quello che noi chiediamo è che l’Europa converga verso  livelli dove strutture ottimali di prevenzione ed anche controlli ottimali di polizia vengano rafforzati. E’ un’opportunità storica. Bisogna fare l’ultimo passo, che è appunto quello di integrare l’Europa, in uno sforzo collettivo per controllare le forze della corruzione, della droga, del traffico di esseri umani, del terrorismo e della criminalità organizzata.

 

D. – Quanto è diffusa e quanto è grave la situazione a livello internazionale, secondo il vostro ufficio?

 

R. – Quello che noi stiamo verificando è un incattivirsi della situazione, con una criminalità organizzata sempre meglio organizzata e più efficace. Il nostro appello, a livello politico, è di invitare le autorità dei Paesi all’interno dell’Unione Europea allargata, ma anche al di là, a prendere misure che coinvolgano le strutture di Stato, ma coinvolgano anche la società nella sua totalità.

 

D. – La vostra organizzazione ha anche sottolineato il problema esistente nelle diverse aree di crisi nel mondo…

 

R. – Quello che noi abbiamo riscontrato è che dopo lo scoppiare di queste crisi che hanno a volte delle motivazioni di carattere etnico-religioso o di altra natura, immediatamente il danno umanitario che si viene a creare viene perpetuato dal fatto che la criminalità organizzata è la prima a trarre vantaggio del collasso delle autorità locali o addirittura nazionali. Il nostro impegno è quello di iniettare nelle operazioni di mantenimento della pace o di rafforzamento della pace, là dove ci sono situazioni di crisi, degli elementi di difesa delle strutture governative - difesa di carattere organizzativo, non militare – affinché le strutture locali si rafforzino e di conseguenza impediscano alla criminalità organizzata di approfittare delle circostanze purtroppo già molto tragiche che si sviluppano in questi vari contesti.

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IN SEDE ONU DA IERI A GINEVRA SI DISCUTE SULLA TORTURA

- Intervista con Daniele Scaglione -

 

La tortura ancor oggi è uno dei più crudeli e degradanti atti dell’uomo sull’uomo. E’ questa la preoccupazione esternata a Ginevra, dove da ieri è in corso la riunione del comitato Onu contro questa aberrante pratica. L’incontro avviene proprio nel momento delle accese polemiche per le supposte violenze sui prigionieri iracheni da parte delle truppe anglo-americane. Ma perché è importante parlare oggi di questo tema di drammatica attualità? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Daniele Scaglione, di Amnesty International-Italia:

 

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R. – Il pericolo dell’uso della tortura è oggi ampio e diffuso, anche da parte delle forze di quei Paesi che sono oggettivamente più democratici di altri. E’ il caso delle presunte torture che sono avvenute in Iraq da parte di forze statunitensi e britanniche. C’è poi anche il caso dell’Italia, dove ancora si fatica ad avere una legge penale sul reato di tortura, nonostante dovremmo rispettare gli impegni assunti in ambito internazionale su questo tema.

 

D. – Anche il Parlamento iraniano ha parlato recentemente della possibilità di abolire la tortura. Possiamo dire che è iniziato un momento di revisione globale su queste pratiche, un po’ come sta avvenendo – anche se lentamente – con la pena di morte?

 

R. – Io non sarei così ottimista, finché non vedo dei risultati più concreti e più efficaci. Al contrario, invece, mi sembra di vedere dei segnali opposti. La tortura, di fatto, è una pratica che, almeno in teoria, tutti i Paesi hanno abolito, tutti i Paesi dicono di non volere, incluso l’Iran. Addirittura in alcuni casi si è arrivati nell’inserimento nei vari diritti di norme che rendono l’uso della tortura sempre più difficile. Questo è sicuramente un passo positivo ma spesso solamente teorico. La tortura è proibita dalle leggi internazionali ed i Paesi si sono tutti adeguati nel proibirla almeno in linea di principio. E’ sulla prassi che ancora si vede molto poco: questo tanto nei Paesi più democratici, quanto nei Paesi meno democratici. La tortura è una pratica di cui tutti i Paesi del mondo si vergognano e, quando vengono evidenziate pratiche del genere, rimangono colpiti, come nel caso di Stati Uniti e Gran Bretagna, dove gli stessi presidente e primo ministro si sono dichiarati sdegnati di quello che sarebbe stato fatto dalle loro forze armate. Questo, se vogliamo vederlo in chiave positiva, vuol dire che è sufficiente dare dei meccanismi di controllo efficace per fare un grandissimo passo avanti contro la tortura. Fare questo avrebbe già un potere deterrente fortissimo.

 

D. – Come fare a scindere il concetto di giustizia da quello di vendetta: la tortura, in fondo, risponde più a questo aspetto che non a quello della giustizia?

 

R. – Sì, è vero. La tortura è la peggiore violazione dei diritti umani, perché è rivolta veramente all’annichilimento della persona, nemmeno all’eliminazione, ma proprio alla sua distruzione fisica e psichica totale e completa. Non è assolutamente compatibile, non solo con l’idea di giustizia, ma con l’idea di Stato nella sua essenza fondamentale.

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CHIESA E SOCIETA’

4 maggio 2004

 

 

IN CIAD CRESCE IL DEGRADO SOCIALE E LA CORRUZIONE E’ UNA PIAGA

CHE CORRODE LE ISTITUZIONI:

LO AFFERMANO IN UNA NOTA I VESCOVI DEL PAESE, CHE INVITANO

I LEADER POLITICI A METTERE DA PARTE GLI INTERESSI PERSONALI

PER IL BENE COMUNE

 

N'DJAMENA. = I vescovi del Ciad sono preoccupati per il “crescente” degrado della situazione socio politica in cui versa il loro Paese. In una dichiarazione rilasciata ieri alla stampa, i presuli hanno analizzato i motivi di tensione e di allarme alla base dell’instabilità interna, a partire dalle relazioni con la turbolenta Repubblica Centrafricana e l'insicurezza che regna oltre la frontiera tra Ciad e Sudan, nella regione occidentale sudanese del Darfour, teatro da oltre un anno di un intenso conflitto interno tra ribelli e governo. “L’arrivo massiccio di profughi sudanesi sul nostro territorio (secondo le stime Onu sono circa 130 mila i rifugiati che hanno varcato la frontiera negli ultimi 12 mesi) e l'instabilità che già si registra lungo altre zone dei confini nazionali – scrivono - potrebbero essere causa di conseguenze in grado di investire tutta la regione centrafricana”. Soffermandosi sulla situazione interna del Ciad, i vescovi della nazione africana sono netti nel definire il clima sociale del Paese “sempre più malsano”. “La corruzione - osservano - incancrenisce tutte le istituzioni dello Stato, gravi carenze colpiscono i servizi pubblici e i salari tardano spesso ad arrivare. Da alcuni mesi poi stiamo assistendo a un preoccupante accumulo di arretrati”: un problema, aggiungono, che in assenza di una rapida via d’uscita potrebbe indurre molte categorie a scendere in sciopero. I vescovi lanciano infine un appello a tutti i responsabili e leader politici del Paese perché - è il loro auspicio - mettano “da parte i propri interessi personali e si impegnino nel dialogo per salvare il Paese da un dramma prevedibile”. (A.D.C.)

 

 

CONTINUA IN LIBERIA LA RICONSEGNA DELLE ARMI

DA PARTE DELLE FAZIONI RIBELLI, DOPO 14 ANNI DI CONFLITTO.

SECONDO L’ONU, SAREBBERO ANCORA 30-40 MILA GLI EX COMBATTENTI

IN POSSESSO DI ARMI, MENTRE LE AUTORITA’ PREPARANO LA STRADA

ALLE ELEZIONI DEL PROSSIMO ANNO

 

MONROVIA. = Sono quasi ventimila gli ex-combattenti che hanno già riconsegnato le armi in Liberia nell’ambito del processo di disarmo gestito dalla missione di pace dell’Onu (Unmil), dopo il conflitto intestino che ha insanguinato il Paese dal 1989 al 2003. Si tratta di un risultato incoraggiante, ma per l’organismo delle Nazioni Unite c’è ancora molto da fare. Secondo il responsabile della Commissione liberiana per il disarmo, Moses Jarbo, i miliziani che dovrebbero deporre il kalashnikov sarebbero in totale 55-60 mila: un calcolo scaturito dagli incontri tra la Commissione e i leader delle tre principali fazioni che si sono combattute in questi anni: i fedelissimi dell’ex-presidente Charles Taylor (in esilio in Nigeria dall’agosto 2003), i ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia) e quelli del Model (Movimento per la democrazia in Liberia). I caschi blu dell’Onu – sono 14.000 in Liberia – hanno intanto aperto un quarto sito nella capitale Monrovia, dopo i tre spazi destinati alla raccolta di materiale bellico a Gbarnga (ex-roccaforte del Lurd), Tubmanburg e Buchanan (ex-caposaldo del Model). Intanto il governo di transizione, insediatosi all’indomani dell’uscita di scena di Taylor, ha nominato la nuova Commissione elettorale nazionale, che dovrebbe avere il delicato compito di organizzare le elezioni già previste per l’anno prossimo. (A.D.C.)

 

 

IL GOVERNO DELL’ECUADOR HA OTTENUTO DALL’FMI UN ANNO DI PROROGA

PER IL PAGAMENTO DEGLI INTERESSI DEL DEBITO ESTERO NAZIONALE.

IN TOTALE, IL DEBITO DELLO STATO LATINOAMERICANO

 AMMONTA AD OLTRE 16 MILIONI DI DOLLARI

 

QUITO. = Slitterà al prossimo anno il pagamento della quota del debito estero. Il governo dell'Ecuador ha annunciato di aver raggiunto un'intesa con il Fondo monetario internazionale (Fmi) riguardante il trasferimento al 2005 di scadenze di capitale ed interessi del debito estero nazionale di quest'anno per complessivi 50 milioni di dollari. Il ministro dell'Economia ecuadoriano, Mauricio Pozo, ha annunciato che il 10 maggio arriverà a Quito una missione del Fmi per negoziare un accordo stand by di un anno per migliorare il quadro generale delle finanze del Paese, ma senza esborsi di denaro da parte dell'organismo finanziario internazionale. Da tempo, l'Ecuador si trova in difficoltà di fronte alle scadenze del debito estero, che nel complesso ha raggiunto i 16 milioni e mezzo di dollari, ed il presidente del direttorio della Banca centrale, Mauricio Yepes, ha ricordato che nel 2003 i pagamenti per capitale e interessi del debito estero sono ammontati a 1.300 milioni di dollari, ossia il 22% del bilancio statale ed il 5% del prodotto interno lordo. (A.D.C.)



PRESENTATO A MILANO IL RAPPORTO SULLO STATO

 DELLA LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO, REDATTO DA REPORTER SENZA FRONTIERE.

I CAPI DI STATO DI MALDIVE, PAKISTAN E TONGA

TRA I NUOVI “PREDATORI” DEL DIRITTO ALLA LIBERA INFORMAZIONE

- Servizio di Fabio Brenna -

 

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MILANO.= Gli operatori dell’informazione pagano ogni anno un contributo altissimo per fare il proprio mestiere e cioè informare, far conoscere, divulgare, ciò che ogni giorno accade nel mondo. Nella 14.ma Giornata mondiale della libertà di stampa l’Organizzazione di “Reporter senza frontiere” presenta il suo rapporto annuale. Il rapporto mette sotto accusa 37 Paesi, definiti “predatori della libertà di stampa”. Altro che immagini da cartolina, con le spiagge esotiche, palme, templi millenari sfavillanti d’oro: in Paesi come Birmania, Cuba, Seychelles, Tunisia e Vietnam, la libertà di stampa semplicemente non esiste ed i giornalisti – si sostiene - sono trattati alla stregua di nemici pubblici. Un elenco già abbastanza lungo, quello dei predatori della libertà di stampa, che si arricchisce quest’anno con l’inserimento di tre nuove figure: si tratta del presidente mladiviano Gayoom, il presidente pachistano Musharraf e il re Tupou IV di Tonga. In occasione del decimo anniversario dell’uccisione della giornalista italiana Ilaria Alpi - assassinata in Somalia in circostanze non ancora del tutto chiarite insieme con l’operatore Miran Rovatil - il Premio giornalistico e televisivo a lei intitolato e “Reporter senza frontiere” hanno organizzato in onore della giovane giornalista scomparsa una rassegna video con i migliori reportage realizzati da alcune fra le inviate di guerra più famose del mondo. La rassegna sarà allestita durante la decima edizione del Premio Alpi, a Riccione, dal 2 al 5 giugno prossimi. L’atlante delle violazioni della libertà di stampa, il Rapporto di “Reporter senza frontiere”, è illustrato da un album fotografico allegato al Rapporto stesso e basato sul lavoro di Dominique Issermann. Dunque, è tutt’altro che positivo il quadro che emerge dal documento di “Reporter senza frontiere”, commentato questa mattina dagli inviati dei principali quotidiani italiani, come Ettore Mo, Elena Ragusin del Sole-24 ore, Ennio Remondino della Rai e Mimmo Candito della Stampa. La fotografa Maria Vittoria Backhaus ha commentato l’album fotografico di Issermann.

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“UNA RISORSA UMANA DI GRANDE VALORE E PROVVIDENZIALE”:

LE MISSIONI CATTOLICHE ITALIANE ORGANIZZANO PER IL 6 MAGGIO

LA PRIMA GIORNATA NAZIONALE DEDICATA AI 37 MILA ANZIANI ITALIANI IN SVIZZERA

 

EINSIELDELN (SVIZZERA). = “In una società povera di sensibilità umana come la nostra, gli anziani sono autentici segnalatori dei veri valori vitali”. L’affermazione sintetizza lo spirito dell’iniziativa delle Missioni cattoliche italiane (Mci) in Svizzera, che dopodomani – nella cornice della basilica di Einsieldeln, Santuario nazionale della Svizzera dedicato alla Madonna nera – raduneranno in convegno più di 1100 persone della terza età. La Giornata nazionale degli anziani in Svizzera - coordinata dal delegato nazionale delle Mci, Mons. Antonio Spadaccini - rappresenta una “prima” nazionale, nata dal capillare e quotidiano lavoro promosso nei singoli gruppi Mci in favore di questa fascia della comunità italiana residente nel Paese elvetico. Circa 37 mila italiani pensionati hanno deciso di rimanere in Svizzera e “con la loro esperienza e forza – si legge in un comunicato delle Missioni cattoliche - concretizzano un appoggio ed una presenza positiva e laboriosa al volontariato, alle associazioni e alle missioni cattoliche italiane”. “Il nostro convegno – prosegue la nota - si propone di dare visibilità a queste persone che col lavoro hanno contribuito a migliorare la società e con i loro servizi di volontariato rimangono una grande ricchezza per la comunità sociale ed ecclesiale”. E ciò nonostante un contesto sociale in cui si privilegiano gli individui in base alla loro capacità produttiva, mentre spesso “la dignità è messa in secondo piano se non dimenticata, soprattutto quando si tratta di persone anziane”. (A.D.C.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, ALLA GUIDA DEI BERLINER PHILHARMONIKER,

SIR SIMON RATTLE, CHE STASERA E DOMANI DIRIGERA’ LA PRESTIGIOSA ORCHESTRA ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA

- A cura di A.V. -

 

ROMA: = E’ una visita inedita quella che Sir Simon Ratte compie in Italia, alla guida dei Berliner Philharmoniker, e in precedenza direttore di prestigiose compagini americane. Stasera e domani, la più celebre orchestra del mondo e il suo maestro britannico - subentrato a Claudio Abbado due anni fa – si esibiranno all’Auditorium Parco della Musica, ospiti dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, in due concerti in esclusiva italiana: il primo presenta due grandi composizioni sinfoniche tardo-ottocentesche L’arcolaio d’oro op. 109, il più celebre tra i Poemi Sinfonici di Antonin Dvorak (nel centenario della morte), e la Sinfonia n. 4 di Bruckner soprannominata "Romantica",; nel secondo programma un brano di raro ascolto, la Sinfonia in do maggiore n 90 di Haydn, accanto al Concerto Brandeburghese n. 1 in fa maggiore BWV 1046 di Bach e al Quartetto per pianoforte n. 1 in sol minore op. 25 di Brahms, nella versione per orchestra elaborata da Schoenberg che presenta una serie di originali soluzioni timbriche. Da centoventidue anni la Berliner Philharmoniker svolge un ruolo fondamentale nella vita musicale di Berlino. Fu fondata nel 1882 da circa 50 musicisti dell’Orchestra di Benjamin Bilse, ribellatisi al loro autocratico direttore e decisi a divenire i soli artefici del proprio destino. Nel 1887 comincia l’era di Hans von Bulow che in soli 5 anni  ottiene il suono particolare di questa compagine. Mitici direttori si alternano alla guida dell’Orchestra da Nikisch a Furtwangler  e nell’era moderna (1955)  é Karajan che allarga le attività in più direzioni, fonda il Festival di Pasqua a Salisburgo e l’Orchester-Akademie per i giovani , poi Abbado che progetta cicli di concerti tematici come il “Faust”, il “Wanderer” o “Music is Fun for All”. Dal 2002 inizia il nuovo corso con Sir Simon Rattle.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 maggio 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Un'esplosione si è verificata nella tarda mattinata di oggi nel sobborgo  occidentale di Baghdad nel quale si trova la famigerata prigione di Abu Ghraib, dove Saddam Hussein faceva torturare i suoi oppositori e dove, secondo denunce dei giorni scorsi, torture e umiliazioni sono state inflitte da soldati angloamericani a prigionieri iracheni. Intanto, in una località vicina alla città santa sciita di Kerbala, è stato ucciso un ex membro del partito Baath di Saddam Hussein. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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La vittima era un quadro intermedio del  partito disciolto ed anche sua moglie apparteneva al Baath. Tutti gli ex appartenenti al partito sono stati inizialmente esclusi da cariche pubbliche, ma da qualche settimana la strategia delle autorità americane sta cambiando e ad alcuni esponenti, non troppo compromessi con il vecchio regime, sono stati affidati incarichi di responsabilità. Una decisione che però non piace affatto al capo sciita radicale Moqtada Sadr che nella preghiera di venerdì scorso a Kufa ha lanciato minacce. E proprio a Kufa, città vicina a Najaf, nella notte si sono scontrati miliziani di Moqtada Sadr e soldati americani. Della situazione e del futuro dell’Iraq ha parlato ieri il primo ministro britannico, Blair, con l'inviato speciale dell'Onu. Brahimi, che ha fatto tappa in Gran Bretagna nel suo viaggio per l'Iraq, sovrintenderà al passaggio dei poteri, il 30 giugno prossimo, dalla coalizione americano-britannica a un governo iracheno che guiderà il Paese fino alle elezioni del gennaio 2005. Dal colloquio è emerso solo l’auspicio che l’Onu svolga un ruolo-chiave nel trasferimento di sovranità agli iracheni e che possa ridurre le violenze. Da parte sua, la responsabile della commissione elettorale delle Nazioni Unite ha detto che i preparativi per l'organizzazione del voto di gennaio in Iraq sono “a un buon punto”, ammettendo, però, che restano i problemi di sicurezza.

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Le autorità saudite sostengono che vi sia la mano di Al Qaeda dietro l’attentato di sabato scorso a Yanbu che ha causato la morte di 5 occidentali dipendenti di una multinazionale europea e di due sauditi. I quattro attentatori, uccisi dalle forze di sicurezza, facevano parte del “Movimento islamico per la riforma in Arabia” che ha base a Londra. Nonostante l’impegno nella lotta contro il terrorismo del governo di Ryad, l’ambasciata americana  esorta i propri concittadini a lasciare il Paese.

 

Due palestinesi sono rimasti uccisi durante un attacco dell’esercito israeliano a sud della striscia di Gaza, mentre ha destato solo molta preoccupazione l'altra operazione israeliana nella città di Ramallah, quartier generale del presidente palestinese Arafat.

 

Intanto, nonostante la bocciatura del piano di sgombero delle colonie da parte del Likud, Sharon si dice intenzionato ad andare avanti. “Non siamo un partito di estrema destra”, ha ribadito ieri ai suoi deputati, annunciando una nuova proposta nelle prossime ore. A Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente, Andrea Sarubbi ha chiesto quali potranno essere i possibili scenari:

 

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R. – Credo che Sharon cercherà di mantenere la sostanza del suo piano, sia pure con qualche variazione non di secondo conto, sia per gli impegni presi con il presidente Bush, sia perché sul terreno la situazione anche di sicurezza si va degradando. L’esigenza di un ripiegamento è imposta anche da esigenze di carattere militare. Ha di fronte a sé tre strade: variare un po’ il piano, andare ad un governo di unità nazionale con il Labur e con Peres o andare ad elezioni anticipate.

 

D. – Che cosa potrà emergere dalla riunione di oggi del quartetto, dopo il “no” al piano Sharon?

 

R. – Il quartetto che si riunisce quest’oggi ha di fronte a sé, in sostanza, il problema di riconnettere il piano Sharon con la road map, per cercare di far ripartire il processo di pace. Deve farla diventare una misura per ristabilire la fiducia e non solamente una misura di puro ripiegamento militare.

 

D. – Lei vede prospettive per la road map?

 

R. – La road map rappresenta un percorso, come dice la parola stessa. Non è un qualcosa che abbia contenuti definiti. Nella sostanza, al di là del fatto che si debba arrivare ad uno Stato palestinese, non c’è molto di più. Mancano i contenuti del possibile negoziato finale. Sotto quest’aspetto devo dire che l’ipotesi contenuta nel cosiddetto accordo di Ginevra rispetto al possibile negoziato finale – sia sulla questione dei rifugiati, sia sulla questione di Gerusalemme – è di grande rilievo ed importanza. Ritengo che qualsiasi negoziato finale non potrà prescindere da quella elaborazione.

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Il Parlamento europeo ha chiesto formalmente questa mattina ai governi dei 25 di fare una dichiarazione solenne con la quale manifestino la volontà di dare quanto prima una Costituzione all'Europa. Il presidente dell'Europarlamento, Pat Cox, ha invitato esplicitamente Dick Roche, rappresentante del governo irlandese che ha la presidenza  di turno dell'Ue, a recepire questa volontà in modo che si vada alle prossime elezioni europee, a metà giugno, con la garanzia che l'Unione allargata avrà presto un trattato. In questo modo – ha sottolineato - la gente potrà dare un voto consapevole delle prospettive della nuova Europa che dal 1 maggio conta 25 Paesi membri.   

 

Il vescovo di Hong Kong, Mons. Joseph Zen, ha compiuto una significativa visita la settimana scorsa a Shanghai. Il presule, al quale era stato impedito di andare in Cina dal ‘98, ha incontrato esponenti religiosi e politici della città. Ha affermato di essere stato invitato dalle autorità municipali di Shanghai, senza condizioni. Ma quale significato attribuire a questa visita? Risponde il direttore di Asia News, P. Bernardo Cervellera:

 

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R. - E’ un segnale positivo da parte della Cina, nei confronti di un vescovo che era stato impedito per sei anni dal fare visite in Cina, da quando appunto era diventato pastore della Chiesa di Hong Kong. Resta il fatto che mons. Zen è uno dei critici più forti della politica cinese nel territorio di Hong Kong e anche una delle personalità più dichiaratamente democratiche. Penso che la Cina voglia in qualche modo calmare gli animi dopo che ha fatto la scelta di bloccare lo sviluppo democratico nel territorio di Hong Kong. Quindi è un tentativo di annacquare gli spiriti molto accesi che ci sono nel territorio. Certo, c’è anche il fatto che autorità cinesi fanno visita in Europa, vengono anche in Italia. Dunque, fare un gesto di amicizia verso la Chiesa cattolica e verso anche una delle Chiese cattoliche più vive, cioè la Chiesa di Hong Kong, può essere come una specie di strizzata d’occhio alla Chiesa cattolica in Italia e quindi al Vaticano. Sebbene, non penso ci siano grossi sviluppi.

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Nella Cecenia sudorientale, continuano aspri combattimenti, secondo fonti ufficiali cecene e indipendentiste. Una cinquantina di guerriglieri si sono asserragliati sulle montagne e tra loro si troverebbe lo stesso presidente indipendentista Aslan Maskhadov. Le autorità filorusse hanno annunciato l'uccisione, in una vasta operazione nel distretto di Kurchaloi, di almeno otto ribelli, mentre le fonti ufficiali, citate dalle agenzie, ammettono solo la perdita di due uomini negli ultimi tre giorni e il ferimento di altri quattro. Gli scontri, che coinvolgono apparentemente sia truppe federali che cecene filorusse, sarebbero iniziati venerdì quando un gruppo di diverse decine di guerriglieri hanno attaccato un avamposto del ministero dell'interno ceceno e dei servizi di sicurezza nella regione di Kurchaloi. Va detto che è impossibile avere verifiche sulle informazioni che giungono sia da fonte ufficiale che ribelle, dati i fortissimi limiti imposti all'attività giornalistica nella repubblica caucasica.

 

Le due Coree hanno avviato oggi a Pyongyang colloqui politici a livello ministeriale su una serie di progetti di cooperazione economica e industriale. Il successo, però, degli incontri rimane condizionato a progressi nella crisi nucleare innescata dalle ambizioni in materia della Corea del nord. L’attenzione, dunque, è puntata sul terzo round di negoziati multilaterali a sei sulla crisi nucleare previsto a Pechino entro la fine di giugno. 

 

La Cina ha confermato che i tre pazienti “sospettati” di avere la Sars hanno effettivamente contratto la pericolosa forma di polmonite. I casi confermati negli ultimi dieci giorni salgono così a nove. Tra questi, una donna di 49 anni è morta ed un’altra è in condizioni gravi. Il ministero della sanità di Pechino sottolinea che non ci sono però nuovi casi di infezione.

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