RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 124 - Testo della trasmissione di lunedì 3 maggio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                                  

Il Papa sarà in Svizzera il 5 e 6 giugno e parteciperà all’incontro dei giovani cattolici elvetici a Berna: ce ne parla il portavoce della Conferenza episcopale svizzera, Marc Aellen

 

I problemi dello stato sociale nelle più diverse situazioni del mondo: al centro della Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali che si conclude oggi. Con noi Mary Ann Glendon, presidente dell’Accademia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nella 14.ma Giornata mondiale della libertà di stampa, il bilancio del 2003, anno tragico per il numero di giornalisti uccisi e per le limitazioni alla libera informazione: intervista con Alessandro Oppes di Reporter senza frontiere

 

Le “cose nuove” generate dallo Spirito, che ridona speranza agli uomini: a Rimini, concluso il 27.mo Convegno nazionale di Rinnovamento nello Spirito. Ai nostri microfoni Salvatore Martinez

 

E’ in libreria “La nuova economia del terrorismo”, un saggio sulle finanze che alimentano l’eversione armata nel pianeta: intervista con l’autrice, Loretta Napoleoni.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Quinta edizione delle Settimane solidali, organizzate dal Pontificio Istituto Missioni Estere a Milano

 

Si è aperta a Madrid la LXXXII Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli

 

Messico e Perù ritirano i propri ambasciatori da Cuba

 

Ripresi in Sri Lanka i colloqui preliminari tra il governo e le Tigri Tamil

 

Celebrati questa mattina ad Ostia i funerali di Giovanni Cocco,  padre di Pietro, responsabile del Servizio di documentazione della Radio Vaticana

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq l’Onu potrebbe autorizzare l’invio di un contingente multinazionale dopo il prossimo 30 giugno

 

Nuove violenze in Medio Oriente dopo che il Likud non ha approvato ieri il piano Sharon

 

In Turchia sventato un attentato programmato per il vertice Nato di giugno.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 maggio 2004

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

GIOVANNI PAOLO II SARA’ IN SVIZZERA IL 5 E 6 GIUGNO PROSSIMO

 PER IL SUO 103.MO VIAGGIO INTERNAZIONALE. LA SALA STAMPA VATICANA

 HA ANNUNCIATO CHE IL PONTEFICE PARTECIPERA’ ALL’INCONTRO NAZIONALE DEI GIOVANI CATTOLICI ELVETICI, IN PROGRAMMA A BERNA.

 CON NOI, IL PORTAVOCE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SVIZZERA, MARC AELLEN

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II sarà a Berna il 5 e 6 giugno prossimo per l’incontro dei giovani cattolici di tutta la  Svizzera. L’annuncio è stato dato oggi dalla Sala Stampa Vaticana. Si tratta del 103.mo viaggio internazionale del Pontefice, che per la terza volta, dopo le visite del 1982 e 1984, si recherà nel Paese elvetico. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Il Papa e i giovani: un binomio straordinario, che si rinnoverà a Berna all’incontro nazionale dei giovani cattolici della Svizzera, il 5 e 6 giugno. La Sala Stampa della Santa Sede ha annunciato, con una nota, che Giovanni Paolo II partirà dall’aeroporto di Fiumicino alle 9.45 del 5 giugno e farà ritorno a Roma il giorno successivo, alle 20.45  all’aeroporto di Ciampino. Dal canto suo - in un comunicato diramato oggi a Friburgo - la Conferenza episcopale svizzera informa che il Santo Padre incontrerà i giovani nella giornata di sabato 5 giugno - nel tardo pomeriggio, al palazzetto del ghiaccio di Berna. Quindi, celebrerà, la domenica mattina, una Santa Messa sul prato dello stadio Allmend. I vescovi svizzeri invitano tutti i fedeli a riunirsi attorno alla persona del Papa in questa celebrazione domenicale. Un significativo appuntamento al quale sono attese decine di migliaia di persone da tutta la Svizzera, ma anche dai Paesi vicini. Sullo spirito e le emozioni con le quali i fedeli svizzeri attendono l’incontro con il Papa, abbiamo raccolto la testimonianza di Marc Aellen, portavoce della Conferenza episcopale elvetica:

 

R. –Tutti i giovani che stanno preparando questo grande avvenimento, ed anche i vescovi svizzeri, sono veramente molto colpiti e molto riconoscenti nei confronti del Santo Padre per aver accolto l’invito. Sin d’ora gli diamo il benvenuto nella terra elvetica. C’è un sentimento di grande commozione. Noi vogliamo fare di tutto perché questo incontro con i giovani sia bellissimo.

 

D. – L’ultima visita del Santo Padre in Svizzera è del 1984, quindi, nei primi anni di Pontificato di Giovanni Paolo II. Quali ricordi restano tra gli svizzeri di quel viaggio apostolico?

 

 

 

R. – Sono tanti i ricordi. Lui aveva fatto un grande viaggio: era una visita di una settimana. Quindi, aveva visitato tutte le regioni linguistiche. Tantissime persone si ricordano di quel momento.

 

D. – Come si stanno svolgendo i preparativi per questo grande evento per tutta la Svizzera?

 

R. – E’ da mesi che centinaia di giovani e di adulti stanno preparando questo evento. Bisogna dire che la cosa più bella è che si tratta del primo incontro nazionale dei giovani cattolici. Mai prima è stato fatto un incontro tra i giovani di tutte le regioni linguistiche della Svizzera e tra i giovani delle parrocchie, dei movimenti, della pastorale giovanile e delle associazioni. Il fatto che il Papa venga ad un incontro del genere per noi è una cosa fantastica.

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UDIENZE E NOMINE

 

         Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina in udienza il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, mons. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Regensburg (Repubblica Federale di Germania). Inoltre il Santo Padre ha ricevuto l’arcivescovo di Detroit, cardinale Adam Joseph Maida, insieme ad un gruppo di vescovi della Regione VI della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, in visita “ad Limina”.

 

Oggi il Papa ha nominato:

 

- in Angola, arcivescovo Metropolita di Huambo monsignor José de Queirós Alves, finora Vescovo di Menongue;

 

- in Polonia, ausiliare dell’Arcidiocesi di Lublino il sacerdote Artur Grzegorz Miziński, del clero della medesima Diocesi, finora Cancelliere della Curia Metropolitana e Docente di Diritto Canonico presso l’Università Cattolica di Lublin, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Tarasa di Numidia. Mons. Artur Grzegorz Miziński è nato il 13 febbraio 1965 ad Opole Lubelskie, nell’Arcidiocesi di Lublin. Dopo aver superato gli esami di maturità, nel 1983 è entrato nel Seminario Maggiore di Lublin. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 23 marzo 1989.

 

- nelle Filippine, ha nominato Vescovo della Diocesi di Valanga mons. Socrates Buenaventura Villegas, finora Vescovo titolare di Nona ed Ausiliare di Manila.

 

         Il Pontefice ha inoltre accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Amos presentata per motivi di salute da mons. Gérard Drainville. Nuovo vescovo di Amos è stato designato mons. Mons. Eugène Tremblay, finora Vescovo titolare di Succuba ed Ausiliare di Québec.

 

 

SI E’ CONCLUSA IERI LA VISITA IN VIETNAM DELLA  DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE CHE HA INCONTRATO ESPONENTI DELL’UFFICIO PER GLI AFFARI RELIGIOSI E IL VICEMINISTRO DEGLI ESTERI  DEL PAESE E HA VISITATO ALCUNE DIOCESI.

NAVARRO VALLS RIFERISCE CHE SI E’ PARLATO IN UN CLIMA POSITIVO DELLA VITA E DELL’ATTIVITA’ DELLA CHIESA IN VIETNAM

 

      La delegazione della Santa Sede, che ha visitato il Vietnam nei giorni scorsi, ''ha parlato in un clima positivo della vita e dell'attività della Chiesa Cattolica nel Paese'' con Ngo Yen Thi, dell' ufficio per gli Affari religiosi. Negli incontri con esponenti del ministero degli Esteri, inoltre, la delegazione ha rilevato ''i passi finora compiuti verso la normalizzazione''. E’ quanto afferma il portavoce vaticano, Joaquin Navarro Valls,  in una dichiarazione diffusa al rientro a Roma della delegazione della Santa Sede che ha visitato il Vietnam dal 27 aprile al 2 maggio. La delegazione era composta dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin, dal consigliere di nunziatura, Luis Mariano Montemayor e dal capoufficio presso la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, mons. Barnaba Van Phuong. Oltre ad avere incontrato esponenti dell'ufficio per gli Affari religiosi e il vice ministro degli Affari esteri, Le Cong Phung, i rappresentanti della Santa Sede hanno anche compiuto una visita nelle diocesi di Xuan Loc e di Ban Me Thuot, dove hanno celebrato la messa ''in un clima di intensa comunione ecclesiale e hanno ricevuto manifestazioni di profondo affetto e fedeltà al Papa''. Altri incontri ecclesiali, riferisce il portavoce vaticano, si sono tenuti ad Hanoi e a Città di Hochimin.

 

 

QUESTO POMERIGGIO TERMINANO I LAVORI DELLA SESSIONE PLENARIA

DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

- Intervista con Mary Ann Glendon -

 

“Intergenerational solidarity, welfare and human ecology” è il tema dei lavori della X Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze sociali che si concludono oggi in Vaticano.  Alla Sessione hanno partecipato la maggior parte dei 33 accademici, provenienti da tutti i continenti, insieme con esperti delle varie problematiche legate alla realtà sociale e  al rapporto tra generazioni. L’Accademia è stata fondata nel gennaio 1994 da Papa Giovanni Paolo II per promuovere lo studio e il progresso delle Scienze Sociali, e dunque economia, diritto, scienze politiche e sociologia, con l’intento di fornire elementi utili alla Chiesa per approfondire e sviluppare la sua dottrina sociale. Cosa si è messo in luce con questa Plenaria? Giovanni Peduto lo ha chiesto alla nuova presidente dell’Accademia, la prof.ssa statunitense Mary Ann Glendon, della Harvard University School of Law del Massachussets, negli Stati Uniti:

 

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R. – THIS PLENARY HAS BEEN DEVOTED…

Questa Plenaria è stata dedicata, prima di tutto, alla crisi nel welfare. Si è parlato poi delle situazioni problematiche nel mondo e della realtà della famiglia, considerando la profonda crisi nei significati e nei valori.

 

D. – Quale concezione di stato sociale si sta sviluppando oggi nel mondo?

 

 

 

R. – THE CONCEPT OF THE SOCIAL STATE…

Il concetto dello stato sociale che si è sviluppato nel XX secolo è ora in crisi. E’ uno stato sociale ambizioso che nessun Paese può sostenere a lungo, vista la diminuzione delle nascite e l’aumento della longevità. Quindi, quello di cui abbiamo discusso questa settimana è stata la possibilità di uno stato socialmente cosciente, capace di affrontare alcuni dei problemi del welfare.

 

D. – Quali sono le conseguenze di questa nuova concezione?

 

R. – WELL, WHO EVER KNOWS THE CONSEGUENCES…

Chiunque conosca le conseguenze di questa concezione, probabilmente otterrà il premio Nobel. Non abbiamo una risposta, ma siamo riusciti questa settimana ad identificare alcuni dei problemi.

 

D. – Cosa si può fare per le fasce sociali più vulnerabili?

 

R. – THE THOUGHT AT THIS CONFERENCE WAS…

Il pensiero di questa Conferenza è stato che la dottrina cattolica della sussidiarietà e solidarietà potrebbe essere di aiuto nel pensiero di coloro che fanno la politica sociale. Cosa fare per le persone più vulnerabili? Prima di tutto non devono essere ignorati ma assistiti per quanto possibile nello sviluppo delle loro competenze, in modo da alimentare la loro creatività piuttosto che considerarli oggetti passivi.

 

D. – Quali le soluzioni, per esempio per il sistema pensionistico?

 

R. – WELL, MANY PEOPLE SUGGESTED…

Molte persone hanno suggerito delle soluzioni pratiche, come allungare l’età pensionistica o ridurre i benefici. Ma il suggerimento più importante in questa Conferenza è stato quello di capire che abbiamo bisogno di sostituire un modello conflittuale, che pone una generazione contro l’altra, con un modello basato sulla solidarietà.

 

D. – Il privato si sta espandendo sempre di più. Quale il ruolo dello Stato?

 

R. – THAT QUESTION IS IMPOSSIBLE TO ANSWER…

E’ impossibile rispondere a questa domanda in astratto. Abbiamo persone nella nostra Accademia provenienti da ogni Paese ed ogni continente. Alcuni provengono da posti in cui le dinastie familiari sono troppo forti, altri provengono da luoghi dove la famiglia è troppo debole. Ci sono posti dove lo Stato è forse troppo forte, ma ci sono posti dove lo Stato è troppo debole. Solidarietà e sussidiarietà non sono una formula meccanica, ma un principio che deve essere applicato in diverse circostanze.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo: "La linfa vitale del Vangelo assicura all'Europa uno sviluppo coerente con la sua identità": 

al Regina Coeli Giovanni Paolo II saluta l'ingresso nell'Unione Europea di dieci nuovi Paesi e riafferma il contributo della Chiesa per un futuro nella libertà, nella solidarietà, nella giustizia e nella pace.

"Solo un'Europa che non rimuove le proprie radici cristiane potrà essere all'altezza delle grandi sfide del terzo millennio".

Sempre in prima, in evidenza il titolo "Sacerdoti per sempre": nella Domenica del Buon Pastore il Papa ordina ventisei nuovi presbiteri per la diocesi di Roma. 

 

Nelle vaticane, l'omelia del Santo Padre nella solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta domenica, nella Basilica Vaticana, 41 Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni.

 

Nelle estere, il telegramma del Papa al vescovo di Amboina, in cui esprime affetto paterno e solidarietà alla comunità cristiana di Ambon, capoluogo delle isole Molucche sconvolto da gravi violenze a sfondo etnico-religioso.

L'intervento della Santa Sede alla terza sessione del Comitato Preparatorio della VII Conferenza di esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.  

Riguardo al Medio Oriente un articolo dal titolo "Barbari attacchi e rappresaglie nei Territori autonomi palestinesi": una donna ebrea ed i suoi quattro figli sterminati da un commando.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Vittorino Grossi in merito al XXXII Incontro di studiosi dell'antichità cristiana all'Augustinianum, che si svolgerà dal 6 all'8 maggio.  

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Alitalia, con riferimento ai disagi legati allo sciopero di questi giorni e alla grave situazione finanziaria della compagnia.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo: "La linfa vitale del Vangelo assicura all'Europa uno sviluppo coerente con la sua identità": 

al Regina Coeli Giovanni Paolo II saluta l'ingresso nell'Unione Europea di dieci nuovi Paesi e riafferma il contributo della Chiesa per un futuro nella libertà, nella solidarietà, nella giustizia e nella pace.

"Solo un'Europa che non rimuove le proprie radici cristiane potrà essere all'altezza delle grandi sfide del terzo millennio".

Sempre in prima, in evidenza il titolo "Sacerdoti per sempre": nella Domenica del Buon Pastore il Papa ordina ventisei nuovi presbiteri per la diocesi di Roma. 

 

Nelle vaticane, l'omelia del Santo Padre nella solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta domenica, nella Basilica Vaticana, 41 Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni.

 

Nelle estere, il telegramma del Papa al vescovo di Amboina, in cui esprime affetto paterno e solidarietà alla comunità cristiana di Ambon, capoluogo delle isole Molucche sconvolto da gravi violenze a sfondo etnico-religioso.

L'intervento della Santa Sede alla terza sessione del Comitato Preparatorio della VII Conferenza di esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.  

Riguardo al Medio Oriente un articolo dal titolo "Barbari attacchi e rappresaglie nei Territori autonomi palestinesi": una donna ebrea ed i suoi quattro figli sterminati da un commando.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Vittorino Grossi in merito al XXXII Incontro di studiosi dell'antichità cristiana all'Augustinianum, che si svolgerà dal 6 all'8 maggio.  

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Alitalia, con riferimento ai disagi legati allo sciopero di questi giorni e alla grave situazione finanziaria della compagnia.

 

 

 

 

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

3 maggio 2004

 

 

 

NELLA 14ESIMA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTA’ DI STAMPA,

IL RAPPORTO ANNUALE DI “REPORTER SENZA FRONTIERE”

DENUNCIA CHE IL 2003 E’ STATO UN ANNO TRAGICO

PER IL NUMERO DI GIORNALISTI UCCISI

E PER LE LIMITAZIONI ALLA LIBERA INFORMAZIONE

- Intervista con Alessandro Oppes -

 

Si celebra oggi la 14 ma Giornata mondiale della libertà di stampa, sotto l’egida dell’Unesco, che ha scelto la città di Belgrado per onorare questa ricorrenza e consegnare il Premio intitolato alla memoria del giornalista colombiano Guillermo Cano, assassinato per aver denunciato le attività dei narcotrafficanti. Il riconoscimento è andato quest’anno al giornalista cubano Raul Rivero Castaneda, fondatore della prima associazione della stampa indipendente a Cuba, arrestato nell’aprile 2003 e condannato a 20 anni di carcere per aver “attentato all’indipendenza dello Stato”, in un’ondata di repressione negli ambienti dissidenti che ha portato ad oltre 50 arresti. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Diritto di libera stampa negato in troppi Paesi. Sono tante le vittime di questa repressione strisciante che attraversa il Pianeta e che resta in massima parte impunita. E’ quanto emerge nel rapporto annuale presentato questa mattina a Milano da “Reporter senza frontiere”. Ne parliamo con il dott. Alessandro Oppes, presidente in Italia dell’associazione:

 

D. – Quanti sono i giornalisti perseguitati nel mondo, quanti hanno pagato anche con la loro vita?

 

R. – Purtroppo, il 2003 – come diciamo nel nostro ultimo Rapporto – è stato un anno tragico per la libertà di stampa, l’anno in cui sono stati uccisi più giornalisti dopo il 1995. Esattamente l’anno scorso 42 giornalisti sono stati assassinati. Ci sono stati 766 arrestati e quasi 1500 aggrediti o minacciati e più di 500 media censurati. Guardando all’inizio del 2004, notiamo che la situazione assolutamente non migliora: ci sono altri 13 giornalisti uccisi nei primi quattro mesi di quest’anno. In media addirittura la cifra è superiore in rapporto allo scorso anno: più di 400 arrestati in soli quattro mesi! Ricordiamo che il 2003 è stato l’anno del conflitto in Iraq e ci sono stati 12 giornalisti uccisi in Iraq. Ma ci sono poi situazioni che si ripetono e si confermano tragicamente nel tempo, come la Colombia, dove continuano ad essere assassinati i giornalisti da parte dei gruppi armati, sia la guerriglia, sia i gruppi paramilitari.

 

D. – Ci sono degli Stati in cui proprio la libertà di stampa è negata quasi sulla carta?

 

R. – La Corea del Nord è uno Stato assolutamente chiuso, privo di libertà di qualunque genere, uno Stato – l’unico Stato al mondo – dove addirittura non esiste internet. E ci sono Stati come Cuba dove la libertà di stampa è espressamente negata, addirittura dalla Costituzione.

 

D. – A proposito di Cuba: quest’anno, il premio Unesco per la libertà di stampa è stato assegnato al giornalista cubano Raul Rivelo Castaneda, tuttora in carcere ...

 

R. – La situazione a Cuba è terribile. Ricordiamo che in questo momento ci sono a Cuba 29 giornalisti in carcere, condannati a pene tra i cinque e i 28 anni di detenzione, semplicemente per aver tentato di esercitare un diritto che a Cuba non è riconosciuto.

 

D. – Nel vostro Rapporto, dottor Oppes, c’è anche un capitolo dedicato all’Italia?

 

R. – Sì, esatto. Da qualche anno, “Reporter senza frontiere” ha inserito l’Italia tra i Paesi sotto osservazione, perché è un caso unico al mondo di un Paese democratico in cui praticamente tutta l’informazione televisiva è controllata, in forma diretta o indiretta, da una sola persona. In questo caso, Silvio Berlusconi già controllava le tre televisioni private più importanti e, con la sua elezione alla guida del governo, può esercitare un’influenza molto pesante anche sulla televisione pubblica.

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LE “COSE NUOVE” GENERATE DALLO SPIRITO, CHE RIDONA SPERANZA AGLI UOMINI:

A RIMINI, CONCLUSO IL 27.MO CONVEGNO NAZIONALE

 DI RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

- Intervista con Salvatore Martinez -

 

“Se sarete quello che dovete essere, accenderete il fuoco in Italia e nel mondo”. Le celebri parole di Santa Caterina da Siena sono risuonate nel grande Palacongressi di Rimini, dove si è conclusa ieri la 27.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito in Italia, che ha riunito 25 mila persone dei vari gruppi sparsi lungo la penisola. Il messaggio della Santa di Siena è stato ripetuto come mandato dall’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi, uno dei quattro porporati che hanno presieduto una concelebrazione eucaristica. Anche il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, il cardinale Francis Arinze, che ha parlato dei poveri e dei soli; il cardinale Giovanni Battista Re, le cui parole si sono soffermate sull’importanza dei movimenti ecclesiali, hanno potuto porre l’accento sulla “novità” generata negli uomini e nel mondo dalla presenza dello Spirito. Lo spiega il coordinatore nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez, intervistato da Paolo Salvo:

 

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R. – Ricordo il tema e la parola che ci ha convocati a Rimini: “Io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, perché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare. Di Gerusalemme farò una gioia, del suo popolo un gaudio”. Questa Gerusalemme diventata gioia è stata la città di Rimini; Il popolo diventato gaudio, i 25 mila partecipanti alla convocazione. Una grande festa d’amore: segno che ancora oggi Gesù cerca, convoca, vuole raggiungere tutti gli uomini per donarsi completamente. Il Santo Padre, con la lettera autografa che ha inviato al Rinnovamento per l’occasione  ci ha invitati a diffondere l’amore di Cristo e della sua Chiesa e a fare del Rinnovamento un luogo in cui si suscita la conversione interiore.

 

D. – Come si può parlar di gioia, Salvatore Martinez, ad un mondo provato da tante sofferenze?

 

R. – Dio è gioia: questo l’annuncio di Gesù sul monte, proprio all’indirizzo delle sofferenze del mondo. E’ gioia imperitura sulla terra ed è anticipo della gioia eterna che è nel cielo. Il tema delle Beatitudini - i “tratti somatici della gioia cristiana”, come vorrei definirli – sono stati costantemente sotto lo sguardo dei nostri convenuti a Rimini. Gesù è venuto a ridestare la gioia nel cuore dell’uomo, proprio ridonando dignità agli ultimi, salute fisica e spirituale agli ammalati, luce a coloro che erano nelle tenebre. Per loro, per noi, ogni giorno Gesù porta la Croce e vince il mondo. Ecco perché San Paolo dice: “Il Regno di Dio è gioia nello Spirito Santo”. La gioia è data dalla presenza di Gesù, la gioia appartiene a Gesù, perché solo Lui ha il potere di salvare l’uomo.

 

D. – Viviamo in un mondo che ha un gran bisogno di buone notizie, basti pensare al dramma del Medio Oriente, alle tante vittime della violenza e anche, in questo periodo, alla vicenda degli ostaggi in Iraq. Qual è la buona notizia che il Rinnovamento nello Spirito annuncia agli uomini e alle donne di oggi?

 

R. – Questo mondo, immerso nella tristezza, nell’angoscia, minato da tante disperazioni, noi crediamo non abbia più bisogno dei nostri giudizi. Dio si aspetta tanto da noi e non sa che farsene - io ritengo - di tanti nostri facili discorsi sulla storia dell’uomo. Bisogna piuttosto impegnarsi a cambiare la storia. Senza un’anima spirituale, il mondo muore. Dove manca lo spirito di Dio, gli uomini lavorano alla lacerazione del cuore dell’uomo, alla distruzione del genere umano, al calpestare la dignità degli uomini e i loro destini di libertà. Ecco perché riteniamo che questa sia la sfida dei cristiani.

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E’ IN LIBRERIA “LA NUOVA ECONOMIA DEL TERRORISMO”,

UN SAGGIO DELL’ECONOMISTA LORETTA NAPOLEONI

SULLE FINANZE CHE ALIMENTANO L’EVERSIONE ARMATA NEL PIANETA

- Intervista con l’autrice -

 

Anche il terrorismo ha una sua economia. Da mezzo secolo, dai primi nuclei dell’eversione armata sorti nel secondo dopoguerra ad oggi, i teorizzatori degli attacchi violenti alle istituzioni e alla società civile hanno costruito nel tempo forme di finanziamento molto redditizie. Oggi, il terrorismo, esteso a livello globale, può contare su 1.500 miliardi di dollari, pari al cinque per cento del valore della produzione mondiale. Un’altra cifra significativa riguarda i 10 miliardi di dollari che la sola Arabia Saudita dona ai gruppi armati arabi, attraverso il suo Ministero per le opere religiose. Queste cifre, insieme alla ricostruzione storica dell’evoluzione del fenomeno terroristico, sono contenute nell’ultimo libro di Loretta Napoleoni, economista italiana da vent’anni a Londra, intitolato “La nuova economia del terrorismo”. Un saggio inquietante e affascinate insieme, del quale Alessandro de Carolis ha parlato con l’autrice:

 

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R. – I capisaldi della nuova economia del terrorismo sono sia legali che illegali. Bisogna tener presente che questo è un sistema economico che si è formato negli ultimi 50 anni, quindi è stato in grado di costruire una rete di finanziamenti legittimi attraverso società, multinazionali, investimenti anche in borsa, e parallelamente un sistema economico illegale, criminale, principalmente sostenuto dal contrabbando di droghe e di prodotti elettronici.

 

D. – Negli ultimi 50 anni, il terrorismo ha vissuto fasi diverse. Quand’è che si può cominciare a parlare del terrore come di un sistema economico internazionale?

 

R. – Si può parlare del sistema del terrore a livello globale negli Anni Novanta. Come si è verificato? E’ molto semplice: attraverso la deregolarizzazione del sistema economico e finanziario internazionale. Come si è espanso il capitalismo internazionale, così si è espanso anche il sistema economico del terrorismo.

 

D. – Nel suo libro, lei riferisce che la stima del capitale sul quale può contare il terrorismo di ogni sigla ed ideologia nel mondo, ammonta oggi a circa 1.500 miliardi di dollari ...

 

R. – E’ una cifra veramente inquietante: è pari al 5 per cento del prodotto interno lordo mondiale ed è quasi il doppio del prodotto interno lordo del Regno Unito. Le tre caratteristiche principali di questa economia sono: la nuova economia del terrore, che ammonta a 500 miliardi di dollari; la seconda componente è quello che viene definito il “prodotto interno criminale” e sono soldi generati principalmente da organizzazioni criminali nel mondo; e l’ultimo viene definito da capitali che si muovono da un Paese all’altro, illegalmente. Anche in questo caso, l’ammontare è di 500 miliardi di dollari.

 

D. – Quanto l’economia occidentale è invischiata con la rete finanziaria del terrore?

 

R. – Le interdipendenze sono tantissime. Tanto è vero che questo sistema economico del terrore, illegale e criminale, usa come moneta di scambio il dollaro americano. Questo già dà un’idea. Questi sono legami veramente inquietanti, che dimostrano anche quanto sarà difficile riuscire a disaggregare queste interdipendenze.

 

D. – C’è un modo realistico per combattere il terrorismo internazionale, sullo stesso piano economico-finanziario?

 

R. – Io penso che la soluzione sia solo economica, perché la soluzione bellica chiaramente non funziona. Io credo che una soluzione alternativa sia, innanzitutto, seguire la pista del denaro non soltanto nei Paesi occidentali ma soprattutto nei Paesi orientali; riuscire a capire come questo denaro si trasmette, perché una delle differenze fondamentali tra un’organizzazione criminale e un’organizzazione terrorista è la distribuzione del denaro. L’organizzazione criminale mira principalmente all’accumulazione del denaro. Un’organizzazione come al Qaeda, per esempio, ha bisogno di trasmettere questo denaro, costantemente, in tutto il mondo. Quindi, è questo sistema che noi dobbiamo cercare di bloccare e fino adesso nessuno ancora lo ha fatto.

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CHIESA E SOCIETA’

3 maggio 2004

 

 

ACCORCIARE LE DISTANZE IN UNA SOCIETA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE.

E’ IL TEMA DELLA QUINTA EDIZIONE DELLE SETTIMANE SOLIDALI,

ORGANIZZATE DAL PONTIFICIO ISTITUTO MISSIONI ESTERE

 

MILANO = Migliaia di ragazzi sono attesi alle ‘Settimane solidali’ del Pontificio Istituto Missione Estere (Pime) che si terranno dal 4 al 14 maggio prossimo a Milano, per preparare i giovani ad affrontare una realtà sempre più multietnica e multiculturale. Concentrandosi sul tema di quest’anno, ‘Accorciamo le distanze’, per 10 giorni i ragazzi si divertiranno e impareranno attraverso incontri, testimonianze, laboratori pratici, mostre e attività creative, strumenti con i quali si diffonde il patrimonio umano e spirituale dei missionari del Pime. Le ‘Settimane solidali’ rappresentano, per gli alunni delle scuole elementari, medie e superiori della regione, un’occasione di festa. Concludono un anno di percorso didattico gestito dal Centro missionario del Pime, in collaborazione con gli insegnanti, nel segno dell’educazione alla mondialità e all’intercultura. In particolare si discuterà di come la convivenza con l’altro vada impostata in termini di riconoscimento, comprensione e tolleranza per il diverso. Le ‘Settimane solidali’ si ripetono ormai da cinque anni con crescente successo: il numero dei partecipanti si è decuplicato, passando dai 600 giovani della prima edizione del 2001 ai 6.000 del 2004. (D.M.)

 

 

SI E’ APERTA A MADRID LA LXXXII ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI SPAGNOLI.

TRA I TEMI TRATTATI L’INIZIAZIONE CRISTIANA AI RAGAZZI, LA MODIFICA

DELLO STATUTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE E NUOVE NORME

SULL’ASSOLUZIONE GENERALE A GRUPPI DI PENITENTI

 

MADRID = Si è aperta oggi, a Madrid, la LXXXII Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Spagnola, che si concluderà il prossimo 7 maggio. Il Presidente della Conferenza, cardinale Antonio Maria Rouco Varala, nel discorso di inaugurazione ha subito ricordato l’attentato di Madrid, esprimendo “solidarietà verso le vittime dell’11 marzo e verso tutte le vittime del terrorismo”. Uno dei capitoli principali  dell’Assemblea riguarderà la realizzazione dei diversi punti dell’attuale Piano Pastorale. Il cardinale Rouco ha sottolineato come “il problema principale al quale la Chiesa deve far fronte oggi, in Spagna, non si trova tanto nella società o nella cultura circostante, ma al proprio interno”, un problema che si può definire come “secolarizzazione interna” alla vita della Chiesa. Il presule ha poi denunciato come lo stile di vita in Spagna “si allontana coscientemente e risolutamente dalla fede cristiana e cammina verso un umanesimo immanentista”. Il Presidente della Conferenza Episcopale ha poi espresso alcune preoccupazioni della Chiesa cattolica spagnola, in relazione alle unioni tra persone omosessuali, “alle quali non si può riconoscere una dimensione sociale simile a quella del matrimonio e della famiglia”. “Non si tratta – ha spiegato il cardinale Rouco – di negare i diritti legittimi di nessuno, ma di difendere in modo coerente e pieno i diritti della famiglia”. Parlando, poi, dell’aborto, il presule ha reso noto che nell’ultimo anno “80.000 bambini sono stati privati del diritto alla vita, mediante l’aborto provocato”. Durante l’Assemblea, saranno discussi alcuni documenti su differenti tematiche: dall’iniziazione cristiana dei ragazzi alla possibilità di assoluzione generale a vari penitenti senza confessione individuale, nonché la possibile riforma di alcuni articoli dello Statuto della Conferenza Episcopale per rendere possibile la creazione, in Spagna, di Regioni Ecclesiali. Questa Assemblea Plenaria coincide con il primo anniversario della V visita apostolica di Giovanni Paolo II in Spagna, durante la quale furono canonizzati due sacerdoti e tre religiose spagnoli. Per questa occasione, i Vescovi concelebreranno, martedì 4 maggio, la Santa Messa nella Cattedrale de la Almudena di Madrid. (D.M.)

 

 

MESSICO E PERU’ RITIRANO I PROPRI AMBASCIATORI DA CUBA.

SOTTO ACCUSA IL REGIME CASTRISTA, ACCUSATO DI ATTACCHI OFFENSIVI

 E DI INGERENZA DIRETTA IN QUESTIONI INTERNE

 

CITTA’ DEL MESSICO = Il governo messicano ha ritirato il suo ambasciatore a Cuba, Roberta Lajous, chiedendo al contempo al governo dell’Avana di richiamare entro 48 ore il proprio rappresentante diplomatico a Città del Messico. Lo hanno riferito, in un breve messaggio televisivo, i ministri degli Interni, Santiago Creel, e degli Esteri, Luis Ernesto Derbez, annunciando la volontà del presidente Vicente Fox di ridurre le relazioni con l’isola caraibica ad un semplice “interscambio di incaricati di affari”. Quasi in contemporanea, anche l’esecutivo peruviano ha annunciato il ritiro del proprio ambasciatore all’Avana, Juan Alvarez Vita, denunciando “attacchi offensivi” al presidente Alejandro Toledo. Derbez ha elencato una serie di episodi che sono stati interpretati dal Messico come atti di “ingerenza diretta in questioni interne di competenza esclusiva dei messicani”, tra cui “le dichiarazioni del ministero degli Esteri di Cuba in merito all’estradizione di Carlos Ahumada Kurtz”, l’imprenditore messicano di origini argentine arrestato il 30 marzo nell’isola e affidato la settimana scorsa alla custodia degli inquirenti messicani. Il governo cubano, autorizzando l’estradizione, aveva duramente criticato l’esecutivo messicano sul caso Ahumada, coinvolto in uno scandalo per corruzione in cui è implicato anche il sindaco della capitale messicana Andrés Manuel López Obrador, del Partito della rivoluzione democratica (Prd, sinistra), tra i favoriti per le presidenziali del 2006. In quanto al Perù, Castro aveva detto del presidente Toledo che, a fronte di appena l’8 per cento di popolarità, “non dirige, né può dirigere un bel niente”. In occasione della Giornata dei lavoratori l’1 maggio, inoltre, Fidel Castro aveva apertamente attaccato Messico e Perù per aver votato a metà aprile a favore della risoluzione di condanna contro Cuba da parte della commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite. (D.M.)

 

 

RIPRESI IN SRI LANKA I COLLOQUI PRELIMINARI TRA IL GOVERNO E LE TIGRI TAMIL.

LA MEDIAZIONE NORVEGESE HA RIAPERTO I NEGOZIATI, MA E’ ANCORA LONTANO

 UN INCONTRO TRA LE PARTI

 

COLOMBO = Sono ripresi ieri i primi contatti ufficiali tra i mediatori norvegesi e le parti coinvolte nel conflitto interno dello Sri Lanka, allo scopo di dare nuovo impulso al processo di pace paralizzato da oltre un anno anche per una seria crisi nelle istituzioni del Paese. I diplomatici norvegesi escludono però che i colloqui tra le autorità di Colombo e le ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Ltte) possano riprendere a breve, a causa di un cambiamento delle forze al governo nell’isola asiatica e per le richieste apparentemente non trattabili ribadite dai ribelli. Ieri, una delegazione guidata dal vice-ministro degli esteri norvegese, Vidar Helgessen, si è trattenuta per diverse ore a discutere con la presidente cingalese, Chandrika Kumaratunga. Nel comunicato diffuso dopo la riunione ‘a porte chiuse’ si legge che la presidente si è detta disposta a riaprire i negoziati, ma Helgessen ha anche aggiunto che “ci vorrà tempo perché le parti possano nuovamente sedersi attorno a un tavolo”. Oggi, i colloqui proseguiranno tra l’inviato Erik Solheim con i vertici del Ltte presso il loro comando a Kilinochchi, nel nord dello Sri Lanka. Il processo di pace cingalese era stato avviato nel 2002 dall’ex-premier Ranil Wickremesinghe, principale rivale politico della presidente Kumaratunga. Dopo sei round negoziali, ad aprile del 2003 i colloqui erano stati sospesi dai ribelli che criticavano Colombo per le sue resistenze a concedere uno status autonomo alle regioni abitate dai tamil. A novembre dello stesso anno, una proposta per una ‘amministrazione autonoma ad interim’ era stata messa nero su bianco dai ribelli e consegnata al premier Wickremesinghe. La decisione della presidente Kumaratunga di licenziare tre ministri chiave dell’esecutivo aveva definitivamente interrotto le trattative e avviato una crisi istituzionale conclusasi con elezioni anticipate che non le hanno assicurato, però, la maggioranza in parlamento. (D.M.)

 

 

CELEBRATI QUESTA MATTINA AD OSTIA I FUNERALI DI GIOVANNI COCCO,

PER ANNI VICE PRESIDENTE DELL’AGE E PADRE DI PIETRO, RESPONSABILE

DEL SERVIZIO DI DOCUMENTAZIONE DELLA RADIO VATICANA.

TRA LE SUE DOTI, L’UMILTA’ E IL SERVIZIO

 

OSTIA. = Un uomo umile, capace di servire i suoi prossimi e di fare di ciò un ideale di vita. E’ stato ricordato così questa mattina, durante la celebrazione delle esequie, Giovanni Cocco, papà di Pietro, responsabile del Sedoc, il Servizio documentazione della Radio Vaticana. Deceduto lo scorso 29 maggio, Giovanni Cocco era stato per anni vicepresidente dell’Age, l’Associazione Italiana Genitori, un organismo che, ispirandosi ai valori della Costituzione italiana e all'etica cristiana, partecipa attivamente alla vita scolastica e sociale allo scopo di rendere la famiglia un soggetto politico. Ai funerali, celebrati nella chiesa di Santa Maria Stella Maris di Ostia, hanno partecipato i familiari, numerosi amici anche della nostra emittente. “Una persona disponibile verso gli altri, che ha riposto tutta la sua fiducia in Dio”, ha detto, tra l’altro, il celebrante nel ricordarlo. Un tratto che in lui colpiva era quello di “una grande umiltà”. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 maggio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, dove ieri sono rimasti uccisi undici soldati statunitensi, l’Onu è pronta ad autorizzare l’invio di un contingente multinazionale dopo il prossimo 30 giugno. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Quattro soldati americani sono morti in due distinti attacchi a Baghdad e a Sud della capitale irachena. Un quinto militare è stato ucciso vicino a Kirkuk e sempre ieri altri sei soldati statunitensi sono morti a causa di un attacco compiuto contro una base americana nella provincia sunnita di Al Anbar. Un convoglio di mezzi militari italiani è stato inoltre raggiunto stamani, fortunatamente senza causare vittime, da colpi di arma da fuoco in una località non distante da Nassiriya. In un contesto così difficile proseguono comunque gli sforzi per promuovere la stabilità in Iraq: il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha infatti annunciato che una forza multinazionale, autorizzata dalle Nazioni Unite, potrebbe essere inviata nel Paese arabo dopo il passaggio di poteri, previsto il prossimo 30 giugno; quattromila soldati britannici andranno, inoltre, a rimpiazzare i militari spagnoli in fase di ritiro da Najaf. E negli Stati Uniti il Pentagono ha intanto censurato per iscritto 6 ufficiali statunitensi, ritenuti responsabili delle violenze inflitte ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib. Il provvedimento è stato comunicato oggi, a poche ore dall’apertura della riunione del Comitato Onu sulla tortura. Continua infine l’alternanza di speranza e sgomento per la sorte degli ostaggi italiani ancora in mano alla guerriglia: proseguono infatti a ritmo serrato le trattative per il loro rilascio dopo il ‘no’ di una delle principali fazioni curde irachene alla richiesta dei rapitori di scambiare i tre sequestrati con membri di un gruppo integralista islamico detenuti nell’Iraq settentrionale. Da segnalare, infine, che la troupe del Tg5 in Iraq, guidata da Tony Capuozzo, ha subito un sequestro lampo, da parte di uomini armati, lungo la strada che da Kufa porta a Najaf. Portati in una moschea, i componenti della troupe sono stati rilasciati dopo circa venti minuti.

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“Non mi dimetterò ma accetto con rammarico il risultato della consultazione”. Lo ha detto il primo ministro dello Stato ebraico, Ariel Sharon, dopo che la maggioranza degli iscritti al Likud, il principale partito di governo israeliano, ha bocciato il suo piano unilaterale di ritiro da Gaza. Il voto è stato purtroppo condizionato da un ennesimo attentato che ieri ha causato presso la colonia di Gush Katif, nel Sud della Striscia di Gaza, la morte di una donna incinta e di quattro sue figlie. Durante l’attacco rivendicato dalla Jihad islamica, sono morti anche due assalitori palestinesi. Elicotteri israeliani hanno inoltre colpito, la scorsa notte, l’auto su cui viaggiavano quattro militanti palestinesi delle Brigate di al Aqsa. Ed un ragazzo palestinese di 16 anni è deceduto, questa mattina, per le ferite riportate la scorsa settimana negli scontri di Beit Lahya.

 

Allarme terrorismo. La polizia turca ha sventato un piano terroristico per colpire il vertice Nato che si terrà ad Istanbul i prossimi 28 e 29 giugno, alla presenza di numerosi leader occidentali. Secondo la Cnn, la polizia avrebbe arrestato a Bursa, nell’Ovest del Paese, 16 componenti del gruppo Ansar al-Islam. Nel blitz sarebbero stati sequestrati esplosivi, armi, e compact disc con la voce di Osama Bin Laden.

 

L’allargamento dell’Europa a 25 ha già provocato un primo scossone politico nei nuovi Paesi membri. Il premier polacco, Leszek Miller, ha infatti presentato le annunciate dimissioni all’indomani dell’ingresso del Paese nell’Unione Europea. Da Varsavia, Giuseppe D’Amato:

 

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“L’entrata nell’Unione Europea era lo scopo del mio governo ed è stata ottenuta”. Con queste parole si è congedato così Leszek Miller. Il presidente polacco, Alexander Kwasniewski, ha accettato le dimissioni del premier, dando l’incarico di formare il nuovo Esecutivo all’ex ministro delle Finanze, Mark Belka, già consigliere economico di Paul Bremer nell’amministrazione provvisoria in Iraq. Belka dovrà traghettare il Paese verso elezioni anticipate, entro l’autunno o l’anno prossimo. Sette ministri del presidente di gabinetto sono già stati confermati, la fiducia dal Parlamento dovrà essere ottenuta entro 14 giorni. Le ragioni della caduta dell’Esecutivo sono principalmente due. Miller è stato coinvolto in un gravissimo scandalo di corruzione, da cui poi è stato prosciolto. Il suo governo ha perso la maggioranza in Parlamento, poiché è semplicemente crollato nei sondaggi. Alla gente non sono probabilmente piaciute alcune misure per l’avvicinamento all’adesione all’Unione Europea.

 

Da Varsavia, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Ieri i premier inglese e irlandese si sono incontrati a Dublino per discutere sulla questione dell’Irlanda del Nord e sul ripristino dell’Assemblea locale. Su questo incontro ci riferisce Enzo Farinella:

 

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“Il governo regionale del Nord Irlanda potrebbe tornare a funzionare dal prossimo ottobre”, ha dichiarato ieri il primo ministro irlandese, Bertie Ahern. Il premier britannico, Tony Blair, a sua volta ha aggiunto che il ripristino dell’Assemblea del Nord non dipende solo dai governi inglese e irlandese, ma è anche necessaria una reale volontà dei partiti locali per raggiungere un accordo. Il mancato funzionamento dell’Assemblea regionale del Nord Irlanda è dovuto all’intransigenza degli unionisti di Ian Pasley, che non hanno voluto intavolare discussioni con i rappresentanti nazionalisti del partito Sinn Fein di Gerry Adams. E secondo il trattato di pace, firmato a Belfast il Venerdì Santo di 5 anni fa, il governo del Nord deve essere formato dalla coalizione di unionisti e nazionalisti. Qualcosa comunque comincia a muoversi in questo settore e si spera bene per il futuro.

 

Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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E’ il leader dell’opposizione socialdemocratica, Martin Torrijos, il nuovo presidente di Panama. Il candidato del Partito rivoluzionario democratico - figlio dell’ex uomo forte di Panama, il generale Omar Torrijos Herrera - ha ottenuto, a spoglio non ancora concluso, oltre il 46 per cento dei consensi, contro il 29 per cento dell’avversario, l’ex capo di Stato Guillermo Endara. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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Festeggiando la vittoria, Torrijos ha assicurato che sarà il presidente di tutti i panamensi. Il primo progetto del suo quinquennio sarà la sfida legata all’ampliamento dello strategico canale di Panama, che è l’infrastruttura forse più importante per il commercio marittimo mondiale. Da quando l’autorità sul canale è stata restituita nel 2000 dagli Stati Uniti, questo progetto è divenuto una priorità per le autorità panamensi, che hanno valutato in circa 10 miliardi di dollari il costo dell’operazione. Ed una cifra di simili dimensioni rischia di stimolare il fenomeno della corruzione, che a Panama è considerato alla stregua di un’emergenza nazionale, come ha ricordato in un’omelia l’arcivescovo di Città di Panama, mons. José Dimaz Sedeño.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Un’autobomba è esplosa nel porto di Gawadar, nel Pakistan meridionale non distante dal confine con l’Iran. Tre ingegneri cinesi sono rimasti uccisi e altre undici persone ferite a causa della deflagrazione mentre si recavano al porto con un piccolo furgone. Lo ha reso noto la televisione nazionale, precisando che le vittime erano impegnate nella costruzione delle strutture portuali. Non si conoscono al momento gli autori e le motivazioni dell’attentato la cui dinamica ricorda quello compiuto contro tecnici francesi a Karachi nel maggio del 2002 nel quale sono rimaste uccise quattordici persone.

 

In Algeria si è concluso un fine settimana di sangue. I giornali di oggi riferiscono di numerosi attacchi degli estremisti islamici, in varie zone del Paese. Complessivamente, i morti sarebbero almeno 12: 8 civili e 4 militari. Le azioni, non ancora rivendicate, sono attribuite al Gruppo islamico armato ed al Gruppo salafista per la predicazione ed il combattimento.

 

 

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