RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 122 - Testo della trasmissione di sabato 1 maggio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Maggio, mese di Maria, Madre dell’umanità: una riflessione
con padre Ermanno Toniolo.
CHIESA E SOCIETA’:
1° maggio, festa internazionale del lavoro: intervento a Milano
del cardinale Dionigi Tettamanzi
In Nigeria, almeno 100 morti e oltre 20 mila sfollati per scontri
etnici o religiosi
L’“automobile” di Leonardo da Vinci in mostra al Museo
fiorentino della scienza.
Resta alta la tensione in Iraq: ancora scontri sul
campo, mentre si complica la vicenda degli ostaggi italiani
Attentato kamikaze in
Arabia Saudita: morte in tutto sette persone
Medio Oriente: domani
referendum per i membri del Likud sul piano Sharon di disimpegno dai Territori
occupati.
1 maggio 2004
SOFFERENZA PER LE VITTIME E GRAVE ANSIA PER LA COMUNITA’ CATTOLICA
ESPRIME IL PAPA DI FRONTE ALLE VIOLENZE NELLE MOLUCCHE
- Servizio di Roberta Gisotti -
Lo scoppio nei giorni scorsi di nuove violenze tra
musulmani e cristiani nelle isole Molucche, in Indonesia, dopo due anni di
relativa calma, preoccupano fortemente il Santo Padre che stamane esprime il
suo cordoglio per le vittime degli scontri furiosi nella capitale Ambon, che
hanno causato oltre venti vittime e centinaia di feriti, oltre che l’attacco contro
case, scuole e chiese. Il Papa auspica altresì il ritorno quanto prima
all’ordine pubblico e alla pace tra le comunità di diverse religioni. In un
telegramma - a firma del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato - inviato
al vescovo di Ambon, mons. Petrus Canisius Mandagi, Giovanni Paolo II assicura
“in questo momento di sofferenza e di grave ansia”, a tutta la comunità
cristiana “il suo affetto paterno e la sua solidarietà, nonché la sua preghiera
dal profondo del cuore perché l'ordine pubblico e le relazioni pacifiche tra i
vari gruppi religiosi e sociali siano prontamente ristabiliti''. Il Pontefice
invia infine la sua benedizione ''alla comunità cattolica, ai preti, ai
missionari e a uomini e donne di fede''. Da ricordare che il conflitto nelle
Isole Molucche esploso tre anni fa costò allora la vita a circa 5 mila persone.
RISPONDERE CON CORAGGIO E GENEROSITA’ ALLA CHIAMATA DEL SIGNORE:
L’INVITO DEL PAPA AI GIOVANI NEL
MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
Domani, quarta Domenica di Pasqua, è la 41.ma Giornata Mondiale di preghiera per le
vocazioni: Giovanni Paolo II conferirà l’ordinazione sacerdotale a 26 diaconi,
che si sono preparati nella diocesi di Roma. In gran parte provengono dal
Seminario Romano Maggiore e dal Seminario Redemptoris Mater delle
Comunità Neocatecumenali.
Il Papa nel suo messaggio per questa Giornata invita i
giovani “a rispondere con coraggio e generosità alla chiamata” del Signore. “La
vocazione al servizio esclusivo di Cristo nella sua Chiesa – sottolinea – è
dono inestimabile della bontà divina, dono da implorare con insistenza e confidente
umiltà”.
Ma veniamo alle ordinazioni sacerdotali di domani: quale
percorso hanno fatto questi uomini per diventare sacerdoti? Giovanni Peduto lo
ha chiesto al rettore del Seminario Romano Maggiore, mons. Giovanni Tani.
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R. – Sono i percorsi più vari. C’è chi viene dal Seminario
Minore, essendo entrato a 14 anni; chi viene dagli studi universitari, chi
dall’esperienza di un movimento e chi viene dal lavoro, uno che è stato, ad
esempio, carabiniere elicotterista; uno che viene dalla Guinea Equatoriale, che
venendo a Roma con un istituto ha trovato poi in una parrocchia l’aiuto e il
sostegno per entrare nel clero diocesano. Per tutti quanti, comunque,
l’ambiente parrocchiale è stato molto importante.
D. – Mons. Tani, lei come rettore del Seminario Romano
Maggiore, in precedenza ha avuto una vasta esperienza pastorale come parroco,
come si fa a discernere una vocazione, come si fa a stabilire i criteri per cui
si afferma che c’è una autentica vocazione al sacerdozio?
R. – Si vede dalla vita, da come si porta avanti la vita,
con quale senso di gioia, di libertà, di desiderio; con quale impegno si
portano avanti lo studio, le attività pastorali, come ci si rapporta con gli
altri, con quale serenità. La persona interessata deve poter constatare, dentro
di sé, di essere accompagnata da una gioia in questo cammino e in questa prospettiva
di vita e da un senso di libertà che non va verso un restringimento ma verso un
allargamento. Una profonda esperienza della Parola di Dio, che risuona e che dà
indicazioni rispetto a questa strada che si è intrapresa. Un amore per la
Chiesa, il desiderio di servirla, di servire le persone ed essere attenti soprattutto
ai più bisognosi. Ovviamente tutti questi elementi vanno considerati in un lungo
arco di tempo e gli anni del Seminario hanno proprio questo scopo.
D. – Cosa direbbe, mons. Tani, ad un giovane che sente nel
suo cuore il desiderio di donare tutta la sua vita al servizio esclusivo di
Cristo nella sua Chiesa?
R. – Gli direi di mettersi in preghiera, di ascoltare in
profondità – nella preghiera – questo suo desiderio e poi di aprirsi ad un
sacerdote, di parlare ad un sacerdote, esprimendogli questo suo pensiero e di
vedere insieme come nel tempo tutto questo matura e prende solidità. Sarà il
sacerdote stesso ad indicare questo giovane al Seminario. Credo che questi
siano i due percorsi fondamentali: la preghiera e la direzione spirituale.
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La nostra emittente seguirà la
celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro con la radiocronaca in
diretta, nelle lingue italiana, spagnola e portoghese sulle consuete lunghezze
d’onda, per l’Italia, per il Brasile e per la zona di Roma.
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UNA POPOLAZIONE COMPLESSIVA DI 455 MILIONI DI
PERSONE,
25
PAESI MEMBRI E 20 LINGUE. E’ LA NUOVA UNIONE EUROPEA NATA OGGI
CON
L’INGRESSO DI ALTRI DIECI PAESI
Nasce la nuova Europa a 25: da oggi, formalmente, ne fanno
parte Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Lettonia,
Slovenia, Slovacchia, Malta e Cipro. Ieri sera, moltissima gente nelle piazze
di tante città dell’Irlanda – Paese presidente di turno dell’Unione – e
soprattutto delle capitali dei dieci nuovi Paesi, ha partecipato a festose iniziative.
A Dublino, un suggestivo spettacolo di fuochi d’artificio ha preparato la città
che oggi è protagonista della cerimonia ufficiale con i capi di Stato e di
governo, che avrà luogo questa sera, nella residenza presidenziale Aras an Uachtarain.
Poco fa, nel castello di Dublino, il presidente della Commissione europea
Prodi, il presidente del Parlamento Cox, il presidente del Consiglio Ahern
hanno sottolineato l’importanza dello storico avvenimento. Alla conferenza
stampa era presente la nostra inviata a Dublino, Fausta Speranza:
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L’allargamento
è un successo dell’Europa impegnata ad unire le diversità. Così il primo
ministro irlandese Bertie Ahern, che indica l’obiettivo: condividere valori,
pace e stabilità; deve significare – spiega – difendere i cittadini dal terrorismo,
assicurare lavoro e crescita. E’ chiaro anche nel definire il primo obiettivo
dei 25: firmare la Costituzione. E’ la stessa priorità del presidente della
Commissione europea, che individua in regole efficienti ed eque, in grado di
rafforzare le Istituzioni, il segreto per superare fasi di assestamento e
scetticismi.
Resta
l’entusiasmo di tutti per questa giornata, che Prodi definisce “storica e
gioiosa”, perché mette fine alle divisioni artificiali imposte dalla Cortina di
ferro. E di confini parla Prodi solo per ricordare che si passa a 5000 km di
frontiere terrestri. E per affermare, che la nuova Europa ha l’ambizione di
essere punto di riferimento per le aree meno fortunate del mondo. Non per
imporre modelli – precisa Prodi – ma per proporre il principio base della
difesa delle diversità.
Un
rammarico – per la mancata riunificazione di Cipro prima dell’ingresso della
parte greca – e un richiamo all’impegno per quanto si deve ancora fare: basti
dire che il prodotto interno lordo nei nuovi Paesi non raggiunge in media il 50
per cento di quello dei Quindici e che ci sono perplessità per l’immigrazione.
Ma – sottolinea Pat Cox – tutti i passi in avanti fatti dai Dieci negli anni di
preparazione all’ingresso, rassicurano sulle prospettive di dinamismo e
fiducia. Oggi – ribadisce Ahern – è il momento di festeggiare proprio il capitolo
di storia che si apre per il continente unificato. E con tutti gli elementi
della festa è stata pensata la cerimonia nel pomeriggio: esibizione delle
bandiere e lettura della poesia composta per l’occasione dal Premio Nobel
irlandese, Seamus Heaney.
Dal
castello di Dublino, Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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E nell’ambito delle celebrazioni per la nuova Europa, una
significativa cerimonia si è svolta la scorsa notte a Gorizia, dove il
presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha abbattuto a mezzanotte
l’ultimo frammento del muro che dal 1947 ha diviso l’Italia e la Slovenia. La
manifestazione si è tenuta in piazza Transalpina, “quello stesso luogo – ha
osservato Prodi - che per tanti anni è stato un simbolo doloroso della
divisione e dell’odio tra i fratelli europei”.
E questa nuova Europa, che nasce a 15 anni dalla caduta del muro di
Berlino, sancisce definitivamente la fine della divisione del Vecchio Continente
tra le aree occidentale ed orientale. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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“Oggi, l’Occidente ha saldato il
debito morale maturato in cinque decenni di oblio verso chi è restato oltre la
Cortina di ferro. Dalla guerra fredda riemergono la Polonia, in cerca di una
nuova identità socio-economica, i Paesi baltici, adesso ancorati alla
Scandinavia, la Mitteleuropa fatta a brandelli dalla divisione del continente
in due blocchi. Ovunque ci sono grandi speranze, anche se c’è la consapevolezza
che tanti sono i cambiamenti all’orizzonte. Oggi si pongono le basi per un futuro
migliore fra un decennio. Molti dei Quindici temono l’emigrazione da Est: ecco
perché per tre-quattro anni verrà limitata la libera circolazione dei
lavoratori dei Dieci. La Polonia è il maggiore dei nuovi aderenti: il quinto
Stato più potente per numero di voti nell’Unione. Gli esperti asseriscono che
il suo modello sociale di sviluppo dovrà cambiare: quasi il 40 per cento della
popolazione è dedita all’agricoltura. Problemi analoghi li ha la vicina
Lituania, avvantaggiata solo dalla bassa consistenza numerica della popolazione,
da un’inflazione quasi inesistente e da un alto tasso di sviluppo, condiviso –
quest’ultimo – anche dalle consorelle baltiche: la Lettonia, crocevia di
commerci, e la super-tecnologica Estonia. Qui, però, i rapporti con la minoranza
russofona destano preoccupazione: vi sono oltre 700 mila persone senza
nazionalità e diritti. Di problema-Rom si parla anche in Ungheria e Slovacchia;
i cechi, invece, sono preoccupati dalla possibile rivendicazione dei tedeschi
cacciati dai Sudeti con i decreti Benesch nel 1946.
Da Varsavia, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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E per l’allargamento dell’Unione Europea a 25 Stati si è
svolto a Dublino una cerimonia ecumenica. Ce ne parla Enzo Farinella:
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L’Unione Europea allargata nasce nel nome di Dio. “La
famiglia umana è un’unità e quando Dio creò l’umanità la creò come famiglia”,
ha detto ieri il nuovo arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, predicando
in Slovenia alla vigilia dell’entrata di questa piccola N azione in seno
all’Unione Europea. Questa mattina, rappresentanti delle religioni cristiana,
giudea e musulmana hanno pregato insieme nel castello di Dublino per invocare
la benedizione di Dio sulla nuova famiglia europea, formata da 455 milioni di
persone.
Il cardinale Desmond Connell, per la Chiesa cattolica, ha
detto: “La cerimonia di oggi segna un’occasione storica. Vi invitiamo ad unirci
a noi per rinnovare il nostro impegno nel promuovere un’Europa i cui valori
sono fondati in Dio. Un’Europa che sia una famiglia di persone unite e di
Nazioni in pace tra loro, pronta a costruire la grande unità dell’intera
famiglia umana”, ha detto ancora il cardinale Connell, a cui hanno fatto eco
rappresentanti della fede giudaica e musulmana.
E alla fine del breve incontro ecumenico, un breve appello
comune: “Invitiamo quanti vivono all’interno dei confini dell’Unione Europea
allargata a lavorare insieme per costruire unità, giustizia e pace, perdono,
vita e amore per tutti”. Ci auguriamo che così possa essere per l’Europa dei
25.
Da Dublino per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
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“La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea” è il titolo
del documento rivolto ai governanti, ma prima ancora a tutti i cittadini
europei, che i vescovi dei 25 Paesi membri dell’Unione Europea hanno diffuso in
vista dell’allargamento dell’Unione. Con noi il segretario del Consiglio delle
Conferenze episcopali europee, mons. Aldo Giordano. Giovanni Peduto gli ha
chiesto quale significato ha per i presuli europei l’allargamento dell’Unione?
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R. –
Innanzitutto si conclude un capitolo dell’Europa e se ne apre uno nuovo. Si conclude
un capitolo di un’Europa divisa ideologicamente da un muro, erede di una guerra
mondiale. Quindi, i vescovi vogliono ricordare che il progetto dell’Europa è
nato sulla pace e questa vocazione oggi deve essere conservata. Inoltre dire
pace vuol dire fondare un’Europa sulla solidarietà, perché se non c’è giustizia
sociale, se questa Europa non è vista come una costruzione che dà dei vantaggi
alle singole Nazioni, e se non si fa un salto di qualità dove le singole
Nazioni percepiscono che insieme si possono avere dei vantaggi economici,
sociali per tutti, allora noi senza questa visione della solidarietà non
pensiamo ci sarà un’Europa che potrà contribuire anche alla solidarietà con il
mondo. Noi siamo molto preoccupati che l’Europa non sia tanto una ‘fortezza’,
ma che sia più salda e più in pace perché possa contribuire maggiormente per le
altre regioni della Terra.
D. – Quale deve essere l’anima dell’Unione Europea?
R. – Noi pensiamo, in un’ultima analisi, che l’anima
dell’Unione Europea sia il Cristianesimo, perché questa è la sua storia, queste
sono le sue radici e questo, quindi, è anche il suo futuro. L’Europa ha bisogno
di qualcosa di nuovo. Lo si sente nell’aria il dramma del terrorismo e l’ansia
che crea; il dibattito che c’è stato anche attorno alle radici cristiane, riguardo
al Trattato; la ricerca che c’è oggi in Europa, anche da parte di molti
giovani, una ricerca che va in tutte le direzioni, anche verso forme religiose
alternative. Questi dibattiti dicono che è l’ora di trovare un’anima, è l’ora
di trovare una visione, una luce per l’Europa e il Cristianesimo la può dare.
D. – Quali sono le principali sfide, le difficoltà, le
speranze?
R. – Fondamentalmente noi abbiamo due storie, quella
dell’Est e dell’Ovest, due tradizioni, due culture che dobbiamo adesso mettere insieme.
Finalmente, e questo è un miracolo, possiamo essere insieme. La settimana
scorsa eravamo in un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, con una
delegazione di 25 Paesi della nuova Europa, sembrava un miracolo, perché pochi
anni fa era impensabile un fatto simile: stare tutti insieme. Qualche decennio
fa addirittura eravamo in una Guerra mondiale. Quindi, questo possiamo dire che
ha già il sapore della novità. Il compito è quello di far incontrare queste due
storie, queste due culture – un’Europa a due polmoni è ancora un compito da
realizzare. Soprattutto io vedo il nodo del confronto con la cultura moderna,
con la modernità. L’Est europeo in fondo ha timore di questo incontro con una
modernità che loro vedono anche come Chiesa secolarizzata o relativista in
campo etico. Noi dovremmo far vedere che il Vangelo in realtà è capace di
vivere con questa cultura, di convertire questa cultura.
D. – Cosa dire riguardo alle radici europee?
R. – Le radici europee sono varie, lo sappiamo tutti.
Conosciamo le radici culturali della Grecia, di Roma, pensiamo al diritto, alla
democrazia, al contributo dei celti fino agli Eurofinnici, al contributo degli
Slavi. Però tutta questa cultura, tutte queste radici hanno trovato una luce
particolare proprio nel Cristianesimo. Quindi, il dibattito sul cristianesimo è
un dibattito molto interessante, anche se doloroso. Durante i dibattiti, a cui
spesso ho partecipato, risulta una grande ignoranza di cosa sia il Cristianesimo.
Per alcuni è un dividersi dei privilegi, il dividersi una torta, per altri
sarebbe un pericolo per la laicità, per altri ancora un pericolo per le altre
religioni o per l’Islam. Invece noi siamo convinti che il Cristianesimo sia
credere in un Dio che ha dato la vita per questa Europa, che è morto e risorto
per questa Europa. Questo crea uno spazio per la laicità, crea uno spazio per
le diversità culturali e religiose.
D. – Cosa può dare la nuova Europa al mondo?
R. – Innanzitutto deve essere un contributo per la pace e
poi per la giustizia. Pensiamo all’Europa e all’America Latina. C’è una
parentela. L’America Latina si aspetta molto dall’Europa, perché c’è una
parentela storica e culturale. Pensiamo all’Africa. Sembra che ci sia un
cinismo internazionale, pronto a lasciar morire l’Africa. Il mondo va avanti lo
stesso a livello politico ed economico. La Chiesa invece e l’Europa debbono
assumersi le questioni dell’Africa. Penso a tutta la vicenda attuale del Medio
Oriente e alla questione dell’Iraq. Noi ci attendiamo un giorno che l’Europa
abbia qualcosa da dire e quindi che sviluppi una politica estera matura. Penso
anche all’Asia. Forse si pensa troppo poco all’Asia. Due terzi dell’umanità
abitano in Asia. A livello economico cominciamo a sentire il peso che ha la
Cina. In futuro, anche per il Cristianesimo, ci sarà questo grande confronto
tra una cultura animata dal Cristianesimo, come quella europea, e queste enormi
culture e religioni come il buddismo, l’Induismo… Questa è una grossa sfida e
penso che l’Europa debba essere matura e cominciare a collocarsi nel mondo.
Credo che la grande questione dell’Europa sia questo rapporto con gli altri
continenti, più ancora che le questioni interne.
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MAGGIO,MESE DI MARIA, MADRE DELL’UMANITA’
-
Intervista con padre Ermanno Toniolo -
Siamo entrati oggi nel mese di maggio, ormai da lunga data
consacrato alla devozione mariana. Un momento per intensificare in particolare
la preghiera del Rosario, prediletta di Giovanni Paolo II. Una preghiera contemplativa
– scrive il Papa nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae – che favorisce
l’incontro con Cristo e apre alla carità verso i fratelli. “A questa preghiera
la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia affidando ad essa,
alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili”. Per
questo, all’efficacia del Rosario Giovanni Paolo II ha consegnato “la causa
della pace nel mondo e quella della famiglia”, perché “la famiglia che prega
unita resta unita”. Ma torniamo al mese mariano: perché si è scelto proprio
maggio? Risponde, al microfono di Giovanni Peduto, padre Ermanno Toniolo dei
Servi di Maria, esperto di mariologia.
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R. – Possiamo dire che la scelta risale al 1785 con la
pubblicazione del padre gesuita Alfonso Mozzarelli, con il suo libro – appunto
– “Il mese di Maria”, ossia il mese di maggio. Ma lo ha voluto perché? Perché
il mese di maggio è il mese dei fiori, il mese della bellezza, e chi è Maria se
non il fiore più bello di tutto il creato, la bellezza che Dio ha lasciato e
che ci incanta anche oggi?
D. – In questo clima di grande tensione internazionale,
qual è il significato del culto mariano?
R. – Più che del culto mariano, possiamo dire di una
compresenza con Maria, perché Maria è nel cuore della Chiesa ed è la Madre
dell’umanità e dei popoli. Di conseguenza, le preoccupazioni che noi sentiamo,
lei per prima le sente davanti a Dio, perché è la Madre di tutti, sia di quelli
che sono in cammino di evoluzione, sia di quelli che tante volte – purtroppo –
imperano con la violenza. E allora, la Vergine Maria diventa per noi un punto
di referenza e non solo, una comunione d’amore, e di conseguenza la preghiera,
i sacrifici, i fioretti – come si diceva una volta – un impegno veramente
operativo della nostra vita spirituale e anche della nostra vita concreta
d’amore può diventare uno strumento di pacificazione, di riconciliazione, per
una condivisione del mondo della pace e per un futuro del mondo molto migliore
di quanto oggi possiamo prevedere, ma almeno speriamo.
D. – Maria è ascoltata in modo particolare dal Figlio.
Cosa possiamo chiederle oggi?
R. – Per noi, una profonda conoscenza del dono di Dio che
ci è stato dato mediante il Santo Battesimo ed i Sacramenti che viviamo
quotidianamente. Una conoscenza della nostra presenza nel mondo e di conseguenza
una consapevolezza che la nostra vita ha un valore per noi, per Dio, per tutti.
E perciò, dopo questa consapevolezza di conoscenza che va attraverso
l’approfondimento delle Divine Scritture, la partecipazione intima, profonda ai
sacramenti della Chiesa e poi una vitalità operativa fatta personalmente e comunitariamente,
una riconoscenza a Dio. Cantare le sue meraviglie! Secondo: poter diventare
anche noi come Maria: una presenza. Una presenza davanti al Signore portando
nel cuore tutti e tutto, parlando a Dio nelle mani del quale sono le sorti dei
popoli. E di conseguenza, il culto mariano e la intercessione di Maria
diventano onnipotenti. Io penso a Dante Alighieri: lassù in Paradiso, tutta la
rosa dei beati si rivolge e si fa voce con Bernardo per impetrare la Vergine; e
il Concilio Vaticano II dice che tutti i fedeli effondano a lei insistenti,
incessanti preghiere affinché tutte le famiglie dei popoli, finalmente, possano
diventare l’unico popolo di Dio.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, 2 maggio, quarta Domenica di Pasqua,
la liturgia ci presenta il Vangelo del Buon Pastore.
Gesù
dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io
do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia
mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può
rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Su
queste parole ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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I
pastori, al mattino, chiamavano dall’ovile ciascuno il proprio gregge e le
pecore, conoscendo la voce del proprio pastore, uscivano. Cristo, con questa
immagine, descrive la sua chiamata, e l’uomo che vi risponde aderisce a Cristo
in modo che tutta la sua vita si raccolga in Lui. Affidando la propria vita a
Cristo, la si affida al Padre – Suo e nostro. Questo vuole dire che l’uomo è
chiamato alla comunione dello stesso amore del Padre e del Figlio, e da questo
amore nulla lo può più separare, neanche la morte. Come Cristo è morto ed è
risuscitato, così ognuno che a Lui aderisce anche se muore, vivrà.
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1 maggio 2004
“SIGNORE FA CHE OGNUNO ABBIA FORTE IL SENSO DELLA DIGNITÀ
E
DELLA RESPONSABILITÀ DEL PROPRIO LAVORO”.
E’ LA
PREGHIERA DEL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI IN OCCASIONE
DELLA
GIORNATA INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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MILANO. = Un momento di lotta
internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche o sociali, per
affermare i propri diritti e migliorare la propria condizione. Nasce con questa
connotazione la giornata del 1 Maggio, che affonda le sue radici nel 1866
nell’ambito della Prima Internazionale riunita quell’anno a Ginevra. Oggi, la
festa dei lavoratori viene celebrata in tutto il mondo anche dalla Chiesa, che
fa memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore, ricorrenza istituita da Pio
XII nel 1955. “Signore Gesù, figlio del carpentiere di Nazareth – ha detto ieri
l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi nella veglia tenuta alla
vigilia di questa Giornata - fa che ognuno abbia forte il senso della dignità e
della responsabilità del proprio lavoro”. Il lavoro – ha aggiunto il porporato
- può essere un’occasione per formare comunità di uomini ed è necessario che
gli imprenditori maturino un’autentica e coraggiosa “cultura di impresa”.
Quindi un’invocazione per quanti lavorano nelle istituzioni, affinchè “nel
rispetto del principio di sussidiarietà” siano consapevoli “che la difesa del diritto
al lavoro di tutti è la condizione più solida per lo sviluppo umano della
società”. Varie le manifestazioni organizzate nel mondo, dove secondo
l’Organizzazione internazionale del lavoro, il numero dei disoccupati ha
raggiunto nel 2003 quasi 186 milioni di persone. E grande attesa c’è anche
a Roma dove la Festa del lavoro dal 1990, in occasione del centenario della
nascita del movimento sindacale in Italia, viene celebrata nella suggestiva
piazza di San Giovanni, con grande partecipazione popolare al concerto che si
terrà nel pomeriggio.
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FAMIGLIA, PACE E SERVIZIO ALLO SVILUPPO UMANO.
QUESTI
I TEMI DELLA NUOVA EUROPA RILANCIATI DAI VESCOVI FRANCESI
PARIGI. = Con l’arrivo di nuovi 10
Stati nell’Unione, l’Europa dovrà “inventarsi” un nuovo modo di vivere insieme.
Lo scrivono i vescovi francesi in una nota pubblicata ieri, rilanciando alcuni
temi che l’Europa a 25 dovrà affrontare per essere davvero uno “spazio privilegiato
della speranza umana”. Secondo i presuli, l’Unione Europea è “una delle più
grandi creazioni politiche ed istituzionali del dopo-guerra e questa
realizzazione originale, totalmente inedita, vive oggi un momento
particolarmente importante della sua costruzione: è necessario trovare un modo
nuovo di vivere insieme, di forgiare una identità comune e di creare uno spazio
pubblico europeo”. La Conferenza episcopale francese ricorda inoltre che dal 24
al 26 settembre prossimi, si celebreranno i cento anni delle Settimane sociali
di Francia, che quest’anno si svolgeranno a Lille sul tema: “L’Europa, una
società da inventare”. In vista di questo appuntamento, l’episcopato
francese indica i temi che, secondo i vescovi, dovrebbero entrare nel dibattito
della nuova Europa: “la famiglia, la dignità della persona, la pace costruita
sul rispetto dell’altro, la libertà di coscienza, un’economia al servizio dello
sviluppo umano e la lotta universale contro la povertà”. (A.L.)
IN
NIGERIA ALMENO 100 MORTI E OLTRE 20 MILA SFOLLATI
PER
SCONTRI ETNICO RELIGIOSI
ABUJA.
= Potrebbero essere almeno 100 le vittime e un migliaio i feriti degli scontri
a sfondo etnico avvenuti nei giorni scorsi nella Nigeria centrale, che avrebbero
provocato anche ventimila sfollati. Lo riferisce oggi il quotidiano ‘The Guardian’
di Lagos, precisando che i combattimenti tra le milizie Tarok dello Stato del
Plateau e i loro avversari Ibi del confinante Stato di Taraba, sono avvenuti
martedì scorso. Il giornale nigeriano riporta inoltre che il presidente del
Consiglio Ibi, avrebbe indicato questo bilancio al vice-governatore del Taraba
durante una visita di quest’ultimo sul luogo delle violenze. Secondo il
giornale, durante gli scontri – durati molte ore – sarebbero stati completamente
distrutti sei villaggi. Una fonte della Croce Rossa locale ha detto all’agenzia
britannica ‘Reuters’ che le vittime potrebbero essere circa 120, ma non è stata
in grado di confermare questa cifra. In questa zona di confine, gli scontri tra
milizie cristiane Tarok e i musulmani Fulani sono abbastanza frequenti. Lunedì
scorso, si sono registrate violenze anche nella zona di Bakin Ciyawa, sempre
nel Plateau, che hanno provocato la morte di oltre venti persone. In questo
Stato da anni si verificano tensioni e scontri tra diverse comunità etniche e
gruppi religiosi rivali; nel 2001 gli incidenti hanno provocato oltre un
migliaio di vittime. (A.L.)
GRANDE ATTESA OGGI POMERIGGIO A NAPOLI PER LA TRADZIONALE PROCESSIONE
IN
OCCASIONE DELLO SCIOGLIMENTO DEL SANGUE DI SAN GENNARO
NAPOLI.
= La tradizionale processione che si ripete ogni anno a Napoli in occasione
dell’atteso scioglimento del sangue di San Gennaro, transiterà oggi pomeriggio
per le strade del quartiere di Forcella, teatro lo scorso mese della barbara
uccisione di Annalisa Durante, vittima per errore di un agguato di camorra. Per
espressa volontà dell’arcivescovo della città campana, cardinale Michele Giordano,
infatti, il corteo non subirà variazioni.
Due maxi schermi proietteranno in diretta, per la prima volta, l’intera
liturgia. La cerimonia religiosa avrà inizio nella Real Cappella del Tesoro
dove il porporato, con i membri della Deputazione, preleverà le ampolle
contenenti il sangue del Santo per poi partire in corteo con l’antico busto in
oro e argento di San Gennaro del 1305. Il busto, dono di Carlo d’Angiò, è
tempestato di pietre preziose e contiene le ossa del cranio del Santo Patrono.
Coperte di raso e drappi di seta verranno esposti sui balconi lungo il percorso
e petali di rosa verranno lanciati al passaggio del corteo. (A.L.)
L’AUTOMOBILE DI LEONARDO DA VINCI, COSTRUITA
APPLICANDO IL DISEGNO
REALIZZATO DALLO SCIENZIATO NEL 1478, IN MOSTRA FINO AL PROSSIMO 5
GIUGNO
AL MUSEO FIORENTINO DELLA SCIENZA
- A cura di Laura Sposato -
FIRENZE. = Funziona veramente la macchina disegnata da
Leonardo da Vinci, spiegata e costruita in una mostra a Firenze, dal titolo
“L’automobile di Leonardo”, che sarà aperta al pubblico fino al prossimo 5
giugno al Museo fiorentino della Scienza. Per la prima volta, è stata
ricostruita in modello reale, uguale in ogni dettaglio, l’automobile di
Leonardo da Vinci. Ma la notizia non sta nel titolo attraente della mostra ma
nel fatto che l’invenzione, pensata da un Leonardo appena 24.enne, funziona
veramente, con un sofisticato sistema a molle di alta orologeria. Grazie ad una
felice e geniale intuizione del più famoso studioso di Leonardo, Carlo
Pedretti, raffinato traduttore del Codice Atlantico e ad un’organica
interpretazione meccanica, dell’esperto americano di robotica, Mark Rosime il
primo ‘carro semovente’ della storia non ha più segreti. Diversamente da quanto
era stato finora fantasticato, non si tratta di un’automobile; in realtà, la
‘fiat’ di Leonardo – così definita dal pioniere degli studiosi vinciani nel
1936, Girolamo Calvi – è una complessa invenzione ingegneristica per i fastosi
apparati scenici del Rinascimento, con molle a balestra per regolare il moto e
con un motore costituito da una coppia di molle a spirale, poste sotto il
carro. Lo storico Carlo Pedretti data con certezza il disegno nel 1478, quando
il gigantesco orologio aveva la funzione di creare grandiose e sorprendenti
scenografie per i festival cortigiani.
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1 maggio 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Ancora alta la tensione in Iraq.
Nuovi episodi di violenza si registrano sul terreno, mentre ieri i marines
hanno iniziato a ritirarsi da Falluja. Il servizio di Barbara Castelli.
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Mentre il mondo guarda con
orrore le foto dei prigionieri iracheni torturati e umiliati da soldati della
Coalizione e in Italia si teme per la sorte dei tre ostaggi, all’indomani del
nuovo ambiguo messaggio dei sequestratori, nel Paese del Golfo la situazione
resta critica. Due addetti alla sicurezza stranieri sono stati uccisi stamani
in un agguato a Mosul, nel nord del Paese, mentre altre 5 persone sono rimaste
ferite. Il convoglio sul quale viaggiavano - cinque auto della coalizione a
guida americana - è saltato in aria su una mina. Morti anche due soldati
statunitensi, uccisi dalla guerriglia nella provincia sunnita di al-Anbar, a
ovest di Baghdad. A Falluja, intanto, i marines, dopo quattro settimane di assedio,
hanno iniziato a ritirarsi per lasciare il posto a una nuova forza militare
irachena, guidata da Mohammed Saleh, veterano della temuta guardia repubblicana
di Saddam Hussein. Attaccato e dato alle fiamme a ovest della capitale un
camion-cisterna statunitense, mentre nella località meridionale di Amara
soldati britannici hanno arrestato quindici seguaci del leader radicale sciita
Moqtada sadr, tutt’ora asserragliato nella città santa di Najaf, sotto minaccia
di un’offensiva americana. A Falluja, infine, è giunto questa mattina un quarto
convoglio della Croce rossa italiana con farmaci, viveri e soprattutto acqua.
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Le Brigate Verdi di Maometto,
che detengono ancora in stato di prigionia Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e
Umberto Cupertino, hanno, intanto, avanzato nuove richieste. Gli appelli e le
cinque mila persone che hanno sfilato per la pace, infatti, non sono stati sufficienti
a riportare a casa i tre italiani. In un comunicato letto da un’annunciatrice
della tv araba Al Jazira, i rapitori chiedono ora l’intervento di Roma per la
liberazione di prigionieri iracheni in Kurdistan, assicurando, allo stesso
tempo, di volere mantenere in buono stato di salute gli ostaggi. Il Kurdistan è
la regione più settentrionale dell’Iraq. E’ incluso nella cosiddetta zona
militare ‘centro-nord’, quella per molti versi ritenuta più delicata e sulla
quale gli americani hanno voluto mantenere il controllo diretto, senza deleghe agli
alleati. Ma a questo punto come si complica la vicenda degli ostaggi italiani?
Abbiamo girato la domanda a Lorenzo Cremonesi, inviato a Baghdad per Il
Corriere della Sera:
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R. – La situazione dimostra quanto questo gruppo sia
estremamente politico, estremamente attento a ciò che avviene in Italia.
Bisogna, quindi, diffidare assolutamente dei facili scandalismi, dei titoli,
degli annunci non seriamente appoggiati da fatti concreti. Bisogna soprattutto
diffidare dei gruppi, gruppuscoli, organizzazioni che dicono di avere contatti
con i rapitori. Abbiamo visto, in realtà, che il maggior organismo spirituale
degli Ulema sunniti continua a dire quello che ha sempre detto. Loro si
limitano a lanciare appelli, non hanno contatti diretti con i rapitori,
probabilmente non sanno neanche con precisione chi siano, anche se forse hanno
un’idea dell’area nella quale possano trovarsi, cioè nella regione di Falluja.
Direi, quindi, che per i prigionieri la situazione rimane estremamente complicata,
precaria. Non credo che l’intenzione di chi li ha rapiti sia di ucciderli,
quanto piuttosto di usarli.
D. – Nel nuovo messaggio, le Brigate verdi di Maometto
hanno posto nuove condizioni al governo italiano: intervenire per la
liberazione di prigionieri iracheni detenuti in Kurdistan. Perché questa
richiesta?
R. – Nelle zone curde, ci sono un gran numero - circa
200-300 - militanti legati ai gruppi islamici, come al Qaeda, eccetera; e
quindi questo potrebbe - uso il condizionale perché non ne siamo certi - ma
potrebbe far pensare che il gruppo che ha in mano gli italiani sia legato in
qualche modo ai gruppi di questi prigionieri.
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Una “forte denuncia” per i
maltrattamenti inflitti dai soldati americani ai prigionieri iracheni e la richiesta
della punizione di tutte le persone coinvolte in “questi atti selvaggi” sono
state espresse ieri dal portavoce della Lega Araba, Hossam Zaki. Una profonda
condanna è stata pronunciata anche dal presidente degli Stati Uniti, George W.
Bush. Il ministero della Difesa britannico, intanto, ha annunciato l’apertura
di un’inchiesta sul caso. Il quotidiano ‘Daily Mirror’, infatti, ha pubblicato
alcune foto che mostrano quelli che sembrano soldati britannici mentre
torturano un prigioniero.
Attentato terroristico stamani
in Arabia Saudita. Due kamikaze si sono fatti saltare in aria uccidendo altre
cinque persone. Fra queste vi sarebbero tre occidentali. Lo ha riferito
l’emittente televisiva Al Arabiya, specificando che l’attentato è avvenuto a
Yanboa, a Nord di Gedda, e che aveva come obiettivo un’impresa saudita.
Precedentemente era stata diffusa la notizia di due terroristi uccisi in uno
scontro a fuoco con le autorità.
“E’ difficile per me pensare ai problemi che Israele
potrebbe dover affrontare se il piano di disimpegno fallisse”. Così ieri Ariel
Sharon. “Una sconfitta della mia politica - ha specificato, riferendosi al
referendum di domani dei 200 mila membri del Likud, il partito di maggioranza
relativa, sul ritiro unilaterale da Gaza - ci porterebbe verso nuove elezioni.
Si tratterebbe di uno sviluppo grave, totalmente superfluo, specialmente nelle
nostre condizioni economiche”.
Gli Stati Uniti potrebbero a
breve annunciare le più volte minacciate sanzioni nei confronti della Siria. Lo
ha annunciato ieri il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan. Washington
ha più volte espresso preoccupazioni per il possibile sostegno di Damasco al
terrorismo internazionale e l’ingresso in Iraq, dal confine siriano, di
miliziani stranieri.
Il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite ha autorizzato l’invio ad Haiti di una missione internazionale di
pace. La relativa risoluzione, adottata ieri all'unanimità, prevede la formazione
di un contingente di oltre 8.000 uomini, tra soldati e forze dell’ordine, oltre
a esperti in politica e in diritti umani. Il mandato della missione è di sei
mesi rinnovabili, a partire dal primo giugno prossimo.
L’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr) ha chiesto ieri
al governo di Bangkok di aprire un’inchiesta “rapida e trasparente” sugli
scontri del 28 aprile scorso nelle regioni meridionali della Thailandia. Le
violenze, scoppiate tra bande di giovani separatisti musulmani e forze
dell’ordine, hanno lasciato sul terreno 112 morti, dei quali 107 civili. L’Unhchr
ha, inoltre, chiesto che siano garantiti i diritti delle persone arrestate in
seguito agli scontri.
Un metodo altamente accurato per
identificare i colpiti da Sars, nella fase iniziale dell’infezione, è stato
scoperto da alcuni ricercatori canadesi. La notizia giunge oggi da Montreal,
dove si sta svolgendo la Conferenza internazionale sui vaccini.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, intanto, ha smorzato il timore di una
nuova epidemia della sindrome respiratoria acuta in Cina. I nuovi casi identificati,
infatti, non costituirebbero “una minaccia per la salute pubblica”.
Ha destato una forte
indignazione in Francia la profanazione del cimitero ebraico di Herrlisheim,
vicino alla città di Colmar, 20 chilometri dal confine con la Germania. Vandali
hanno gravemente danneggiato 127 tombe con svastiche, slogna antisemiti e inneggianti
ad Adolf Hitler. “L’antisemitismo è contrario a tutti i nostri valori - ha
detto il presidente Jacques Chirac, condannando il gesto - a tutti i nostri
principi e a tutti gli ideali della Repubblica”.
L’ennesima esplosione in una
miniera in Cina ha causato ieri la morte di 34 persone. Gli incidenti nei
giacimenti di carbone del Paese sono aumentati lo scorso anno, in seguito ad un
forte aumento della richiesta, che, ha tra l’altro provocato la riapertura
illecita di miniere chiuse dalle autorità per inosservanza delle norme di
sicurezza.
Tragedia al largo delle coste
del Vietnam. Un battello turistico, con a bordo almeno 130 persone, è
naufragato stamani mentre si dirigeva verso l’isola di Ca Mau. Fino ad ora sono
stati recuperati 25 corpi, mentre 92 persone sono state tratte in salvo. In attesa
dei risultati dell’inchiesta sulle cause del disastro sono stati arrestati i
proprietari del battello.
Tre morti e 5 feriti: è il
bilancio definitivo dell’incendio che nella notte ha parzialmente distrutto
l’Hotel Parco dei Principi, nel cuore del quartiere Parioli, a Roma. Ancora
sconosciute le cause dell’incidente. L’albergo, dove due mesi fa ha alloggiato
il vicepresidente statunitense, Dick Cheney, ospita di solito delegazioni, sia
sportive sia istituzionali.
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