RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 182 - Testo della trasmissione di mercoledì 30 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Battuta
di arresto nel processo di pace nello Sri Lanka
In Iraq, anche oggi teatro di violenze, la
custodia legale di Saddam Hussein è stata trasferita al governo di Baghdad
La Corte suprema israeliana ha ordinato di
cambiare il tracciato del muro in costruzione in Cisgiordania .
30
giugno 2004
UNA GIORNATA DAVVERO PARTICOLARE, LA FESTA DEI
SANTI PIETRO E PAOLO
VISSUTA IERI CON LA FRATERNA
PARTECIPAZIONE DI BARTOLOMEO I:
ALL’UDIENZA GENERALE IL PAPA
HA ESPRESSO LA SUA GIOIA PER L’EVENTO
- Servizio di Roberta Gisotti
-
All’indomani della festa dei Santi Pietro e Paolo, il Papa
partecipa alle migliaia di pellegrini, raccolti in Piazza San Pietro per
l’udienza generale, la sua gioia per una giornata davvero particolare, che ha
visto l’incontro fraterno con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli e
l’imposizione del Sacro Pallio a 44 arcivescovi metropoliti. Il servizio di
Roberta Gisotti:
**********
Giovanni Paolo II ancora una
volta ha posto in risalto la “fraterna partecipazione” di Bartolomeo I alla
Santa Messa, celebrata ieri pomeriggio nella basilica vaticana, per la festa
dei santi patroni di Roma, dopo 40 anni dallo “storico incontro e abbraccio, a
Gerusalemme” tra Paolo VI ed il patriarca ecumenico Atenagora I.
Poi rivolto agli arcivescovi metropoliti, ieri insigniti
del Sacro Pallio ed oggi presenti all’udienza con parenti ed amici, ha
ricordato come questa “consuetudine antica” conservi “anche oggi una singolare
eloquenza”, perché “esprime il fondamentale principio di comunione, che dà
forma alla vita ecclesiale in ogni suo aspetto; ricorda che tale comunione è
organica e gerarchica; manifesta che la Chiesa, per essere una, ha bisogno del
peculiare servizio della Chiesa di Roma e del suo Vescovo, Capo del Collegio
episcopale”.
Il Pallio è una stretta stola di
lana bianca da portare cinta al collo, che il Papa indossa in tutte le
celebrazioni solenni e che viene imposto ogni anno ai nuovi arcivescovi nominati
nelle sedi metropolitane. “Un’insegna liturgica”, “attestato di comunione con
il vescovo di Roma”, che affonda le sue radici nel secolo IX. Un rito che
“mette bene in luce la cattolicità della Chiesa”, “inviata da Cristo per annunciare
il Vangelo a tutte le nazioni e per servire l’intera umanità”, ha spiegato
Giovanni Paolo II, rinnovando infine il motto evangelico:
“A tutti Cristo, come un giorno
a Pietro, ripete: ‘Duc in altum’ Ci invita a prendere il largo e
ad avventurarci con fiducia sul mare della vita”.
**********
“NESSUNA
DIFFICOLTA’ CI FRENI”.
COSI’
IL PAPA, CHE IERI HA PRESIEDUTO LA SANTA MESSA
NELLA
SOLENNITA’ DEI PATRONI DI ROMA, SANTI PIETRO PAOLO, HA RIASSUNTO,
DINANZI
AL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I,
LA
SITUAZIONE DEL CAMMINO VERSO L’UNITA’ DEI CRISTIANI
Nessuna difficoltà ci freni nel cammino verso
l’unità dei cristiani. È quanto, in sostanza, ha affermato ieri il Papa che nel
pomeriggio, sul sagrato della Basilica Vaticana, ha presieduto, alla presenza
del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, la celebrazione
eucaristica nella solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma. Giovanni
Paolo II e Bartolomeo I si erano già incontrati in mattinata, sempre in
Vaticano, commemorando il 40esimo anniversario dello storico incontro a
Gerusalemme tra Papa Paolo VI ed il Patriarca Atenagora I. Nel corso della
Messa solenne di ieri, come da tradizione, il Pontefice ha imposto il Sacro
Pallio, ovvero una stola di lana, ad alcuni nuovi arcivescovi metropoliti, che
quest’anno erano 44. Ce ne parla Dorotea Gambardella:
**********
“Credere in Cristo significa
volere l’unità”.
Citando queste parole tratte
dalla sua enciclica Ut unum sint, il Papa ha messo in evidenza che
l’impegno di comunione tra le Chiese scaturisce in risposta all’ardente desiderio
di Cristo.
“Non
si tratta di un vago rapporto di buon vicinato, ma del legame indissolubile
della fede teologale per cui siamo destinati non alla separazione ma alla
comunione”.
A tal proposito il Pontefice ha
ribadito che “l’impegno assunto dalla Chiesa Cattolica con quanto enunciato dal
Concilio Vaticano II, nel decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio, è
irrevocabile. Quindi, pur ammettendo che “il cammino verso l’unità è certamente
non facile, né privo di ostacoli”, ha esortato tutti i cristiani ad
intensificare gli sforzi:
“Che la coscienza non ci
rimproveri di aver omesso dei passi, di aver tralasciato delle opportunità, di
non aver tentato tutte le strade”.
Dal canto suo, il Patriarca
Bartolomeo I ha sottolineato:
“La nostra presenza esprime il
nostro sincero desiderio di rimuovere tutti gli ostacoli ecclesiali che non
siano dogmatici o essenziali”.
Infine, rivolgendosi alle
migliaia di fedeli presenti, Bartolomeo I ha spiegato che “unità delle Chiese
non significa unione mondana, uguale alle unioni di Stati, bensì ricerca spirituale
che chiede di vivere insieme la comunione con la persona del nostro Signore
Gesù Cristo”.
**********
IL VIAGGIO
DELL’ARCIVESCOVO PAUL CORDES
IN
HAITI E NELLA REPUBBLICA DOMINICANA
-
Intervista con il presidente di Cor Unum -
Su incarico del Santo Padre, l’arcivescovo Paul Cordes,
presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si è recato nei giorni
scorsi in Haiti e nella Repubblica Dominicana, teatro di un’emergenza
umanitaria dovuta alle recenti violente inondazioni. I morti sono stati più di
duemila e migliaia i senzatetto ad Haiti che è uno dei Paesi fra i più poveri
dell’America Latina. Ascoltiamo quanto riferisce della situazione attuale,
mons. Cordes nell’intervista di Giovanni Peduto:
**********
R. – Sono rimasto veramente colpito dalla povertà di
questo Paese. Io penso che non sia meno povero dei più poveri Paesi
dell’Africa. Sono stato nella capitale Port-au-Prince ed ho visto le immondizie
lasciate davanti alle porte delle case; le strade non asfaltate da decine di
anni ormai; i bambini giocare nell’acqua delle fogne. In tutto questo ho ammirato
però la presenza di un gruppo di Suore Salesiane che dà veramente una testimonianza
eroica. Se si riflette sulla situazione si può forse dire che tutto questo è la
conseguenza della dittatura che per anni ha soffocato la gente di questo Paese.
Tornano nomi come Duvalier o Babydoc e recentemente questo ex padre salesiano
Aristide. Queste persone hanno sfruttato il Paese e le sue risorse, hanno
distrutto la libertà della gente e quindi la loro stessa energia. Abbiamo incontrato
il primo ministro, un uomo di fede, e con lui abbiamo avuto un incontro molto
molto positivo. Si lamentava con noi della poca disponibilità delle forze
militari esterne al dialogo ed anche della poca sensibilità di fronte ai
responsabili del popolo. Lui crede nel futuro del popolo, ma questo futuro si
potrà avere soltanto se coloro che hanno il potere crescono in sensibilità e
responsabilità verso la popolazione. Io penso che la miseria, purtroppo, sia la
conseguenza di una politica mancante in favore della popolazione. La vera
ragione è quindi da ricercare in una politica sbagliata. Forse dopo l’ultima
catastrofe si creerà una nuova attenzione ad un Paese che già da anni soffre la
miseria.
D. – Eccellenza, la Chiesa cosa sta facendo in proposito?
R. – La Chiesa ha fatto molto, come nel caso che accennavo
di queste suore salesiane. Ho trovato in questi luoghi, e proprio in quelli
maggiormente colpiti, la forza dei presbiteri che si trovano là. I parroci
rappresentano veramente le colonne di auto. Questo è cosi, per fare soltanto
alcuni nomi, a Jacques Mell, a Mapou, a Fort Verette. Le agenzie cattoliche
aiutano, soprattutto, attraverso le parrocchie. Gli appelli della Caritas hanno
avuto una buona risposta dalla stessa Caritas degli Stati Uniti, la Catholic
Service, la Caritas di Spagna, Comunione e Liberazione. C’era anche un gruppo
autoctono che si chiama Charles de Focou. Fanno veramente moltissimo e danno un
grande aiuto. Io non ho visto persone che materialmente muoiono di fame, ma ho
trovato gente che malgrado tutto non ha perso la gioia di vivere. Questo mi è
piaciuto molto. Certamente sono stati molto contenti che fosse venuto qualcuno
a nome del Santo Padre a fare loro visita. Voglio sottolineare una cosa:
certamente l’aiuto materiale è fondamentale ma la Chiesa, grazie alla
cattolicità, riesce a dare un grande aiuto a livello morale e spirituale.
Questo rappresenta un forte appoggio e aiuta la gente a credere in un futuro
migliore e soprattutto a non perdere la fiducia in Dio.
D. – Eccellenza, lei ha incontrato i vescovi di Santo
Domingo. Cosa può dirci riguardo a questo Paese?
R. – La catastrofe nelle diverse zone era, purtroppo, già
da prevedere. I vescovi erano abbastanza arrabbiati. Qui nuovamente si deve
rimandare la responsabilità ai politici. I politici non si interessano a queste
cose. Non si impegnano a creare delle situazioni stabili. Penso a Jimani, ad
esempio, che è una zona molto a rischio: le inondazioni colpiscono sempre in
questo paese, uccidendo diverse persone. E questo perché il fiume non è messo
in un letto sicuro. Ci sono state forti lamentele da parte dei vescovi e dei
presbiteri perché finora non hanno avuto risposte. La ragione può anche essere
che in questa zona c’è poca popolazione, non ci sono grandi città. E quindi,
almeno questo è il sospetto, la popolazione di questa zona non incide
abbastanza al momento delle elezioni e per questo i politici non si
interessano. Mi diceva il parroco di questa zona che due senatori vengono da
questa zona ma non si occupano mai di questa stessa zona. Così la gente non
trova ascolto dalle forze politiche. A Monte Plata, che è una zona in cui i
ricchi fanno pressione sulla popolazione per trasferirsi in altre parti del
Paese, perché questa terra dove stanno questi poveri, veramente poveri, è molto
fruttuosa e promette molte cose e quindi i ricchi vogliono far cacciare questi
poveri. La Chiesa non smette di essere la voce dei poveri, cominciando dal
cardinale Lopez Rodriguez di Santo Domingo, che denuncia sempre questi casi di
corruzione.
**********
“IL
PAPA PREGA AFFINCHÉ LE SPERANZE DI PACE, LIBERTÀ E PROSPERITÀ
DEGLI
IRACHENI POSSANO CONCRETIZZARSI PRESTO”.
È
QUANTO SI LEGGE NEL TELEGRAMMA INVIATO DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO,
ANGELO SODANO, AL PRESIDENTE DELL’IRAQ, SHEIKH
GHAZI AJEEL,
IN OCCASIONE DEL PASSAGGIO DI POTERI AL GOVERNO
LOCALE
“Il Papa prega affinché le speranze di pace,
libertà e prosperità degli iracheni possano concretizzarsi presto”. È quanto si
legge nel telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano,
al presidente dell’Iraq, Sheikh Ghazi Ajeel, in occasione del passaggio di poteri
al governo locale. “Il vostro nobile Paese, un tempo casa di Abramo – si
sottolinea nel messaggio – è oggi la casa di una ricca varietà di culti”. Che
tutti i gruppi religiosi facciano sentire il proprio peso nella costruzione di
una società improntata ad una vera libertà di coscienza, alla giustizia e ad un
dialogo pacifico, è l’auspicio del Santo Padre. Messaggi simili sono stati
inviati dal cardinale Sodano anche al premier iracheno, Iyad Allawi, e
dall’arcivescovo, Giovanni Lajolo, segretario per le Relazioni con gli Stati,
al ministro degli Esteri, Hoshyar Zebari.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Un balzo in avanti nel
dialogo e nelle relazioni fraterne": Giovanni Paolo II ed il Patriarca di
Costantinopoli Bartolomeo I rinnovano il "provvidenziale" e
"coraggioso" abbraccio di quarat'anni fa in Terra Santa tra Paolo VI
e Atenagora I. All'interno il resoconto dettagliato della visita di Bartolomeo
I
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale.
All'Angelus recitato nella
solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa ha affidato in modo speciale ai due
insigni Patroni l'amata Diocesi di Roma e la comunità civile capitolina.
Nelle estere, in evidenza
l'Iraq. In un telegramma al presidente iracheno, l'auspicio per un futuro di
pace e di libertà. Affidata alle autorità irachene la custodia legale di
Saddam Hussein e di altri undici gerarchi del passato regime.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Incontri", il direttore d'orchestra Georges Pretre intervistato
da Antonio Braga.
Nelle pagine italiane, governo:
doppio "no" di An e Udc sulla riforma fiscale. Il premier stringe i
tempi della verifica ma aumentano le difficoltà.
=======ooo=======
30
giugno 2004
DEL SEMESTRE DI PRESIDENZA IRLANDESE
- Intervista con Stefano Polli -
La Costituzione europea sarà firmata a Roma in autunno;
nuovo presidente della Commissione dell’Unione diventerà il premier portoghese
Barroso: è quanto deciso al Consiglio europeo straordinario, ieri pomeriggio a
Bruxelles. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
E’ stata anche annunciata ufficialmente la riconferma
dello spagnolo Solana quale esponente della politica estera. In base alle
riforme istituzionali previste dalla Costituzione, l’incarico di Alto
Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, che già rivestiva, si
fonderà con quello di Commissario per le relazioni esterne, dando vita al primo
ministro degli esteri dell’Europa. Sarà nuovo anche il ruolo del capo
dell’esecutivo per il quale, dopo l’empasse al vertice del 18 giugno, è stato scelto il premier portoghese, di
centrodestra, legato al Partito popolare europeo. Jose Manuel Durao Barroso ha
dichiarato di accettare con l’impegno di garantire una Commissione forte per costruire un’Unione
basata sul principio di solidarietà. La sua nomina sarà sottoposta il 22 luglio
prossimo al voto dell’Europarlamento, nel corso di quella che sarà la prima seduta plenaria della nuova legislatura.
I nominativi dei nuovi commissari si
conosceranno una settima prima. Sulla scelta Barroso ha già detto che spetta a
lui la responsabilità ma si sa che da tempo si discute la distribuzione tra i
vari Paesi delle varie competenze, in particolare i ruoli chiave dei
vicepresidenti. Dunque, dopo la ratifica da parte degli eurodeputati, tra
settembre ed ottobre sarà nominato il nuovo esecutivo, che a novembre subentrerà
alla Commissione Prodi. Un mandato di 5 anni, quello del professore italiano,
che ha registrato veri e propri passaggi storici: l’euro, l’allargamento a 25,
il Trattato costituzionale. Ma anche l’avvio di nuove partnership con l’America
latina e con i Paesi del Mediterraneo.
**********
Oltre all’ingresso a maggio
dei dieci nuovi Paesi e l’accordo sulla Costituzione, altri momenti
estremamente significativi per il futuro dell’Unione sono caduti durante il
semestre irlandese di presidenza europea che si chiude oggi. E unanime è il
riconoscimento degli osservatori dell’ottimo lavoro fatto dai leader di Dublino
che hanno saputo mediare il confronto tra i Paesi membri. Su questo aspetto
Giancarlo La Vella ha sentito Stefano Polli, capo redattore esteri dell’Ansa:
**********
R. – Secondo me i riconoscimenti sono meritati, perché
sono riusciti in un’impresa che all’inizio del semestre di presidenza sembrava
impossibile e, cioè, arrivare ad un accordo sulla Costituzione europea. Si
tratta sicuramente di un passaggio che rimarrà nella storia dell’Europa e gli
irlandesi si sono mossi con intelligenza e bravura. Per dovere di cronaca c’è
da sottolineare che sono stati facilitati da alcuni avvenimenti, avvenuti durante
il loro semestre. In particolar modo io credo che il cambio della guardia a
Madrid da Aznar a Zapatero abbia spianato la strada per un accordo sulla
Costituzione. Aznar si era opposto strenuamente, soprattutto al sistema di voto
a doppia maggioranza, mentre Zapatero ha dato subito il suo sì. E questo
sicuramente ha aiutato tantissimo gli irlandesi. Secondo punto, gli attentati
dell’11 marzo a Madrid hanno ricompattato i leader europei, hanno creato una
solidarietà europea che prima non esisteva. E direi che tutto questo ha
facilitato il lavoro, comunque molto buono, degli irlandesi. Resta che sono
riusciti a portare a frutto l’accordo sulla Costituzione.
D. – Poi, nel maggio scorso, sono entrati 10 nuovi Paesi.
Secondo te, la Costituzione può essere un legame fondamentale nel cammino
dell’Europa verso una maggiore integrazione o, perché no, verso un futuro più o meno lontano da Stato federale?
R. – Sicuramente la Costituzione era un passaggio dovuto e
necessario, perché le istituzioni erano studiate per un’Europa ridotta, più
piccola. L’Europa non avrebbe funzionato con quel tipo di istituzioni, con
quelle strutture decisionali. Quindi, la Costituzione serviva e doveva essere
fatta. Il punto è che probabilmente non è, forse, la Costituzione che l’Europa
avrebbe voluto. C’è stato un qualche passo indietro sul sistema di voto a doppia
maggioranza, sul ventaglio dei settori in cui si voterà all’unanimità. E questo
probabilmente creerà in futuro qualche problema. Però, è comunque un passo
avanti fondamentale. Adesso la Costituzione c’è, gli europei possono
riconoscersi in una vera e propria magna charta, in un trattato costituzionale
europeo, che non era mai esistito. E questo darà una spinta importante
all’Europa dei 25.
D. - Dal 1 luglio l’Olanda sostituisce l’Irlanda alla
presidenza europea. Quali compiti aspettano questo Paese, considerando che
bisogna capitalizzare quanto ha ottenuto l’Irlanda?
R. – L’Olanda si troverà ad avere una nuova Commissione,
un nuovo Parlamento, una nuova Europa di 25 Paesi. Quindi, il compito dell’Olanda
è importante perché dovrà tenere a battesimo questa nuova Europa, completamente
diversa rispetto a quella che conoscevamo.
**********
“NON POSSIAMO DIRE EUROPA SE NON PARLIAMO DELLE
SUE RADICI,
ANZI LE TAGLIAMO, CIOÈ
SE NON FACCIAMO RIFERIMENTO AL CRISTIANESIMO”.
COSÌ IL CARDINALE PAUL
POUPARD ALLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
“EUROPA DEL ’900 - UNA
STORIA PER IMMAGINI” CURATO DALL’ISTITUTO LUCE
- Servizio di Luca
Pellegrini -
**********
Raccontare un secolo con le
immagini dei cinegiornali. Raccontare la storia dell’Europa del Novecento
attraverso la collaborazione delle diverse televisioni europee depositarie
della memoria visiva di quei “100 anni che hanno trasformato il cuore del
mondo”, come riporta il titolo di questa interessante iniziativa dell’Istituto
Luce. Alla presenza del Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura, si è tenuto stamani nella Sala Santa Marta al Collegio
Romano un Convegno preparatorio con interventi dello storico Valerio
Castronovo, dello studioso di comunicazione Mario Morcellini e dei registi
Folco Quilici e Krszysztof Zanussi. Andrea Piersanti, moderatore dell’incontro
e presidente dell’Istituto Luce, ci spiega le ragioni di questo Convegno.
R. - Il Novecento è stato il secolo delle immagini, è
stato il secolo del trionfo delle immagini. Però, le immagini sono state usate
poco per studiare e soprattutto per raccontare la storia di questi cento anni.
L’idea di questo convegno è proprio di mettere l’indice su questa opportunità,
che non è soltanto per gli addetti ai lavori, per gli storici, ma è anche per
le famiglie, per gli studenti, per la gente comune. Dimenticare le nostre
radici è pericolosissimo. Questi ultimi cento anni in Europa sono stati
terribili e formidabili contemporaneamente. Sono accadute cose orribili e sono
accadute cose meravigliose. E’ assolutamente sbagliato dimenticarsene.
D. - Un’iniziativa che fa del
cinema un mezzo per conoscere meglio la propria storia …
R. – Sì, l’Istituto Luce lo fa da 80 anni. E’ stato il
primo telegiornale degli italiani, quando la televisione ancora non esisteva o
quando era poco diffusa. Gli italiani si potevano informare grazie ai
cinegiornali che venivano proiettati prima dell’inizio del film nelle sale
cinematografiche di tutta Italia. Continuiamo adesso, in un contesto mediatico
completamente trasformato, riproponendo con i documentari a carattere storico
ma anche con i nuovi documentari un ritratto continuo, permanente di quello che
accade nel nostro Paese.
D. - Nel momento in cui l’Europa s’interroga e discute
ai più diversi livelli sulle sue radici cristiane, può questo progetto
contribuire ad una più profonda e obiettiva conoscenza?
R. - A noi non ha fatto piacere la decisione dei leader
europei di escludere quell’aggettivo dal testo costituzionale, anche perché
crediamo che sia un errore: è un tentativo di voler rimuovere la propria
memoria. Speriamo, con questa iniziativa, di poter contribuire a mantenere vivo
il dibattito. Proprio dall’incontro dialettico tra i liberali più onesti e i
cattolici può scaturire, crediamo, un futuro diverso, di maggiore armonia, di
maggiore serenità per tutti.
**********
=======ooo=======
30
giugno 2004
I VESCOVI FILIPPINI SODDISFATTI PER
L’ELEZIONE DI GLORIA ARROYO,
CHE STAMANI HA PRESTATO GIURAMENTO COME 14.MO PRESIDENTE DELLE
FILIPPINE.
I PRESULI HANNO, INOLTRE,
ASSICURATO LA LORO SOLLECITUDINE PASTORALE
NEL SOCCORRERE I POVERI
MANILA.= Il presidente della Conferenza episcopale filippina
(CBCP), mons. Fernando R. Capalla, ha espresso alla presidente Gloria
Macapagal-Arroyo le più calorose congratulazioni dei vescovi filippini per
l’investitura, questa mattina nella città di Cebu, a 14° presidente delle
Filippine. “Abbiamo vigilato e pregato molto prima, durante e dopo le elezioni
nazionali del 10 maggio - scrive mons. Hernando Coronel, segretario generale
della CBCP - specialmente nel corso della fase di conteggio dei voti al
Parlamento”. Si conferma la sollecitudine pastorale dei vescovi - ha
concluso il presule - anzitutto nel soccorrere la piaga dei poveri che vivono
nel nostro Paese”. Durante la campagna elettorale, la Arroyo ha concentrato il
suo programma in sei parole chiave, tra le quali “medicine meno costose”,
“acqua potabile per i villaggi”, “prestiti per micro-progetti” e “un milione di
posti di lavoro”. (B.C.)
ATTESI OLTRE 40 MILA FEDELI DOMANI A SAN GIOVANNI ROTONDO
PER L’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA CHIESA
DEDICATA A SAN PIO DA PIETRELCINA.
LA CERIMONIA SARA’ OFFICIATA DA MONS. DOMENICO D’AMBROSIO,
ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI
ROTONDO.
ATTESI, INOLTRE, DIVERSI PERSONAGGI POLITICI E
ADDETTI STAMPA ESTERI
SAN GIOVANNI
ROTONDO.= A San Giovanni Rotondo fervono i preparativi per l’inaugurazione
domani pomeriggio della nuova chiesa dedicata a San Pio da Pietrelcina. Il rito di consacrazione e dedicazione
verrà officiato da mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di
Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, insieme con 150 concelebranti. Iniziata nel 1994, su progetto
dell’architetto Renzo Piano, la nuova struttura ha tradotto in realtà il
desiderio di Padre Pio di poter accogliere adeguatamente i milioni di
pellegrini che ogni anno visitano il Santuario e gli altri luoghi di devozione di
San Giovanni Rotondo. Per realizzare l’opera grandiosa, in cui 6.500 persone
potranno trovare posto su 1.500 banchi, sono stati adoperati materiali
semplici: la pietra, il legno e il rame. La grande aula liturgica, a forma di
spirale di Archimede, è caratterizzata da un doppio ordine di archi in pietra
di Apricena, con un unico centro geometrico in corrispondenza del quale è stato
collocato l’altare dello scultore Arnaldo Pomodoro, poggiato su un rialzamento
a gradini. Adiacente all’aula liturgica sorge la Cappella dell’Eucaristia, con
il tabernacolo di Floriano Bodini, mentre al livello sottostante è stata
realizzata un’ampia cripta semicircolare. Il sagrato a pianta trapezoidale
potrà contenere circa 40 mila fedeli e diventare una chiesa all’aperto in determinate
feste e ricorrenze, in particolare in occasione della veglia del 22-23
settembre, anniversario della morte di Padre Pio. Al termine del viale di
accesso alla chiesa è stata posta una Croce in pietra alta 40 metri. Indica ai
pellegrini il “senso” autentico della presenza e della visita ai luoghi di
Padre Pio, che pose la spiritualità della Croce al centro della sua vita e del
suo ministero di sacerdote e di religioso. Secondo i dati dell’Ufficio
informazione del centro garganico, dovrebbero essere 40 mila le persone nella
città del santo con le stimmate per la celebrazione di domani, una cifra,
dicono gli addetti al lavoro, approssimata per difetto. Tantissime anche le
testate giornalistiche, giunte anche da paesi extraeuropei, che seguiranno la
funzione ma senza telecamere e senza macchine fotografiche. Aperto a tutti,
infine, il concerto musicale di Ennio Morricone, che si svolgerà a partire
dalle 21.00 sul sagrato della nuova chiesa e i giochi pirotecnici che seguiranno
subito dopo. (B.C.)
WASHINGTON.= In vista del prossimo esame parlamentare
dell’emendamento costituzionale sul matrimonio, il presidente della Conferenza
episcopale degli Stati Uniti (Usccb), mons. Daniel Wilton Gregory, ha esortato
i vescovi americani a contattare personalmente i membri del Congresso per far
sentire la propria voce a sostegno del provvedimento. Quest’ultimo intende
definire esplicitamente il matrimonio quale unione tra un uomo e una donna,
contro l’orientamento emerso in alcuni Stati dell’Unione di riconoscere
legalità anche ai matrimoni omosessuali. In una lettera, mons. Gregory ricorda
ai confratelli come in questi anni la Conferenza episcopale si sia strenuamente
impegnata nella difesa dell’istituto matrimoniale, “che non deriva né dalla Chiesa
né dallo Stato, bensì da Dio”. Il crescente movimento di opinione a favore dei
matrimoni omosessuali aggiunge il presule “sfida i cattolici a riflettere sul
significato autentico del matrimonio e sul valore che riveste per gli
individui, la famiglie e la società”. L’esame dell’emendamento dovrebbe iniziare
in Senato a metà luglio. (L.Z.)
BATTUTA DI ARRESTO NEL PROCESSO DI PACE NELLO SRI
LANKA.
I RIBELLI SI RIFIUTANO DI RIPRENDERE I
COLLOQUI CON L’ESERCITO,
ACCUSATO DI NASCONDERE L’EX-COMANDANTE RIBELLE,
COLONELLO KARUNA
COLOMBO. = L’inviato
speciale norvegese Erik Solheim, giunto lunedì in missione nello Sri Lanka, ha
avviato ieri consultazioni con esponenti governativi allo scopo di rilanciare
il processo di pace, dopo l’insorgere di nuovi contrasti diretti tra ribelli e
governo. Le ‘Tigri per la liberazione della patria tamil’ (Ltte), infatti,
malgrado le insistenze dei mediatori internazionali, hanno rifiutato di
ristabilire i contatti con l’esercito dello Sri Lanka, una delle procedure
funzionali al mantenimento del cessate-il-fuoco in vigore da due anni. Le
‘tigri’ ritengono che i militari diano rifugio all’ex-comandante ribelle,
colonnello Karuna, autore nel marzo scorso di una secessione nelle file del
movimento ribelle, poi stroncata dal comando centrale del Ltte. Nei giorni
scorsi, inoltre, un parlamentare dell’opposizione, Mangala Samaraweera, ha dato
le dimissioni dopo che è emerso il suo coinvolgimento nella fuga di Karuna. Il
governo, dal canto suo, si difende affermando di essere stato all’oscuro di
quanto intrapreso da singoli elementi dell’esercito, così come si è detto estraneo
a tutto il Partito nazionale unito (Unp), cui appartiene Sameaweera. (B.C.)
CREARE
IN BRASILE UN SISTEMA NAZIONALE DEI DIRITTI UMANI:
E’ L’OBIETTIVO CHE SI PREFIGGE LA NONA
CONFERENZA NAZIONALE
SUL TEMA A BRASILIA. L’INCONTRO 2004,
INIZIATO IERI NELLA CAPITALE
DEL
PAESE LATINO AMERICANO, AVRA’ POTERE CONSULTIVO
BRASILIA.= Ha preso il via ieri
in Brasile la nona Conferenza nazionale sui diritti umani, il cui obiettivo è
creare nel Paese latinoamericano un Sistema nazionale dei diritti umani.
All’evento partecipano organizzazioni impegnate da tempo nel campo, movimenti
sociali ed esponenti del governo nazionale e dei diversi esecutivi statali
brasiliani. Tra le più importanti questioni all’ordine del giorno: la condizione
del sistema carcerario nazionale, ormai vicino al collasso con le prigioni
piene all’inverosimile e caratterizzate da anni di violenza e alto tasso di
suicidi. La grande novità di questa conferenza è data dalla decisione del
governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva di renderla deliberativa e non
più solo consultiva. Le decisioni che saranno prese collegialmente durante
l’incontro, quindi, entreranno ufficialmente a far parte della politica del
governo nazionale, che risponderà dei risultati positivi o negativi raggiunti.
(B.C.)
SI CONCLUDE OGGI A TEGUCIGALPA, CAPITALE
DELL’HONDURAS,
LA SECONDA EDIZIONE DELLA “MARCIA PER LA VITA”,
CONTRO IL DISBOSCAMENTO SELVAGGIO
DELLE FORESTE NELLA REPUBBLICA CENTROAMERICANA
- A cura di Roberta Moretti –
**********
TEGUCIGALPA.= Denunciare i problemi ambientali e
sociali prodott dall’ag-gressione alle risorse forestali nell’Honduras, per
gettare luce sulle dinamiche e le connessioni che la alimentano: questo lo
scopo della “Marcia per la vita”, che si conclude oggi a Tegucigalpa, capitale
della Repubblica centroamericana. Nell’intenzione dei partecipanti c’è quella
di incontrare il presidente del Paese, Ricardo Maduro. Al capo di Stato
vorrebbero chiedere formalmente di porre fine alla distruzione dei boschi nel
dipartimento di Olancho, nell’Honduras settentrionale, dove sono attive diverse
multinazionali del legname. Lo scorso anno, durante la prima edizione della
marcia, Maduro si era rifiutato di incontrare l’organizzatore, padre Andrés
Tamayo, ‘allievo’ di monsignor Oscar Arnulfo Romero e fondatore del Mao, il
“Movimento ambientalista di Olancho”. La mobilitazione era stata seguita
dall’omicidio del dirigente ambientalista ed esponente della Pastorale Sociale-Caritas
della Chiesa cattolica dell’Honduras, Carlos Arturo Reyes Méndez. Secondo i
dati forniti proprio dalla Pastorale Sociale-Caritas, sono oltre 100 mila gli
ettari di bosco che annualmente scompaiono dalle foreste del Paese
centroamericano per raggiungere i mercati di Stati Uniti, Canada, Paesi
caraibici ed Europa: in particolare, nella regione di Olancho restano poco più
di 2 milioni di ettari di bosco naturale, rispetto ai 7,5 originali, mentre
ogni giorno circa 10 mila motoseghe sono in grado di tagliare dai 300 ai 400
alberi. Gli effetti ambientali e sociali di tale pratica sono devastanti:
inaridimento dei suoli, innalzamento delle temperature, dispersione delle falde
acquifere, maggior esposizione dei terreni a frane e smottamenti. Ma
soprattutto, solo nell’ultimo decennio, la grave carenza d’acqua ha comportato
la perdita dei raccolti, che si sono ridotti del 50% e il conseguente
impoverimento dei contadini, che vivono il dramma dell’emigrazione forzata e
dell’aumento della criminalità connesso alla mancanza di lavoro. (R.M.)
**********
=======ooo=======
30
giugno 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Iraq, la custodia legale di Saddam Hussein è stata formalmente trasferita dagli
americani al governo di Baghdad. La custodia fisica dell’ex dittatore resta
comunque affidata alle forze americane. E proprio nel giorno della riconsegna di Saddam agli iracheni, il
governo di transizione ha deciso di reintrodurre la pena di morte, in vigore
durante il passato regime e poi abolita dall’amministrazione americana.
Intanto, sul terreno, si registrano nuovi scontri. Il servizio di Dorotea
Gambardella:
**********
Undici soldati
statunitensi sono rimasti feriti quando diversi colpi di mortaio hanno centrato
la loro base, vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad. Attentati anche a
Samara, nel sud dell’Iraq, dove la deflagrazione di un’autobomba, dinanzi alla
locale centrale di polizia, ha provocato il ferimento di un civile e di un
agente. Si tratta del primo veicolo che viene fatto esplodere da quando, due
giorni fa, è avvenuto il trasferimento dei poteri alle autorità locali. A
Najaf, a seguito di uno scontro armato tra forze dell’ordine e miliziani del
leader radicale sciita, Moqtada al Sadr, la polizia irachena ha imposto il coprifuoco notturno. In merito
alla cattura del capo di Al Qaeda in Iraq, Abu Musab al Zarqawi, prima
annunciata dalla televisione, Al Jazira, e poi smentita dal generale Mark
Kimmit, portavoce delle truppe americane nel Paese, un quotidiano curdo, organo
ufficiale dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk), scrive oggi che al
Zarqawi è stato effettivamente arrestato, sebbene il governo di Baghdad non ne
abbia ancora reso nota ufficialmente l’operazione. In merito alla vicenda delle
torture, infine, il capo della Chiesa anglicana, l’arcivescovo di Canterbury
Rowan Williams, e l’arcivescovo di York, David Hope, hanno scritto insieme una
lettera al premier Tony Blair, nella quale invitano il governo britannico ad
“occuparsi seriamente di una questione, che pregiudica la reputazione della
coalizione nel mondo”.
**********
La riconsegna di Saddam agli
iracheni a soli due giorni dal passaggio dei poteri rappresenta, senza dubbio,
un gesto simbolico di grande importanza. Ma sul piano pratico non cambia molto.
Lo spiega da Baghdad Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere dalla sera, al
microfono di Andrea Sarubbi:
**********
R. – In realtà per Saddam non cambia quasi niente, perché
rimarrà nelle mani della coalizione dei militari americani che lo hanno custodito
fino ad oggi. E’ la custodia legale di Saddam che passa al nuovo governo iracheno.
Lo stesso Allawi tre giorni fa aveva detto che pensava di mandare delle
guardie, dei poliziotti facenti parte della nuova polizia irachena, nel carcere
dove gli americani tengono Saddam, per avere una presenza simbolica. E tra
qualche mese, quando avranno guardie speciali, quando avranno messo a posto un
carcere ed una cella particolare, allora riprenderanno anche Saddam.
D. – Per quanto riguarda il
processo a Saddam, Allawi non ha ancora annunciato una data ufficiale. Tu, a
Baghdad, sai qualcosa di più?
R. – Salem Chalabi, nominato nello
scorso mese di dicembre direttore del Tribunale speciale per giudicare proprio
i vecchi dirigenti del regime, mi ha detto prima di questi ultimi avvenimenti
come nel Paese si pensasse che il processo sarebbe iniziato verso la fine
dell’anno e che l’ex rais sarebbe stato tra i primi ad essere processato.
D. – La gente ha reagito in
qualche modo a questa notizia della riconsegna di Saddam?
R. – Direi che in questo momento
la maggiore preoccupazione per la popolazione non è la sorte di Saddam, che
interessa invece la stampa internazionale. All’iracheno medio non importa più
dell’ex rais da molto tempo. Le sue preoccupazioni sono quelle legate alla
sicurezza, alla mancanza di lavoro e alle difficoltà di assicurare
un’istruzione adeguata ai propri figli.
**********
In Afghanistan, quattro
combattenti talebani, tra i quali il mullah Qasim, leader dei guerriglieri nella provincia centrale afghana
dell’Uruzgan, sono stati uccisi nel corso di un’operazione congiunta condotta
dalle forze armate afghane e statunitensi. Due bombe sono esplose, inoltre, a
Jalalabad provocando il ferimento di 27 persone, tra le quali alcuni
poliziotti, donne e bambini.
L’Alta corte israeliana ha
ordinato oggi di cambiare il tracciato del muro che Israele sta costruendo in Cisgiordania,
per minimizzare le sofferenze alla popolazione palestinese.
La sentenza giunge pochi
giorni prima di quella della Corte
internazionale di giustizia dell’Aja, che si esprimerà sugli stessi
temi, su richiesta delle Nazioni Unite, il prossimo 9 luglio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Il
governo israeliano ha reso noto che intende rispettare la decisione della Corte e cambierà il tracciato del muro
intorno alla Cisgiordania. Il ministro della Giustizia israeliano, Yosef Lapid, ha espresso aperto compiacimento
per l’odierna sentenza, sottolineando come sia necessario garantire la sicurezza agli israeliani, ma non a scapito della libertà di spostamento dei palestinesi. Lo Stato ebraico -
hanno dichiarato i giudici - deve trovare alternative che danneggino meno la
popolazione. E queste alternative esistono: lo precisano i giudici che hanno accolto gli appelli presentati dagli avvocati
dei cittadini palestinesi ai quali sono stati
confiscati terreni per innalzare la barriera. Secondo la radio militare, dovrà essere smantellato e spostato un
tratto di muro di 30 chilometri e gli
abitanti palestinesi di questa zona avranno diritto a risarcimenti. Il tratto di barriera contestato -
ha spiegato uno degli avvocati - avrebbe un impatto devastante per la vita di
almeno 45 mila palestinesi che vivono in dieci diversi villaggi. Lo scopo principale del muro, la cui costruzione, iniziata nel giugno 2002, prevede un’estensione finale di
almeno 600 chilometri, è di prevenire
attentati terroristici palestinesi. Su questo punto i giudici hanno convenuto con il governo di Tel Aviv sostenendo che
il progetto non è stato realizzato per fini politici. La situazione sul
terreno, infine, continua ad essere incandescente: un adolescente palestinese è
stato ucciso a Beit Hanun, nel nord della Striscia di Gaza, durante
un’operazione dell’esercito israeliano.
**********
La Turchia ha formalmente abolito i suoi controversi
tribunali speciali per la sicurezza dello Stato, organi sottoposti a giurisdizione militare e
composti da giudici civili. Il Parlamento turco aveva già provveduto lo scorso
mese ad eliminare, dalla Costituzione, tali tribunali utilizzati soprattutto per
stroncare le lotte del movimento di resistenza curdo e dell’opposizione di
sinistra turca. La decisione di Ankara rientra nell’ambito di un pacchetto di misure tese a favorire
l’adesione della Turchia all’Unione Europea, attraverso una migliore tutela dei
diritti umani.
In
Sudan, la drammatica situazione della regione del Darfur è al centro delle
visite di Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, e di Colin Powell,
segretario di Stato americano. Annan è giunto questa mattina a Khartoum per
incontrare il personale delle agenzie delle Nazioni Unite ed i ministri degli
Esteri e dell’Interno sudanesi. Powell, durante gli odierni colloqui con il
presidente Omar al Beshir, ha sottolineato tre esigenze: controllare le milizie
arabe filogovernative dei Djandjawid, accusate di gravi crimini contro la
popolazione del Darfur; permettere alle organizzazioni umanitarie di lavorare
nell’area ed iniziare negoziati con i due movimenti ribelli, attivi nella
regione.
Lascia
il suo incarico il presidente del Parlamento bosniaco, Dragan Kalinic. Lo ha
comunicato lo stesso politico, annunciando che il provvedimento è stato preso
dall’Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, a causa del
mancato arresto di Radovan Karadzic, l’ex leader dei serbi di Bosnia, accusato
di genocidio e di crimini di guerra e contro l’umanità.
In Cambogia è stato siglato un accordo per la formazione
di un governo di coalizione tra il partito del popolo del primo ministro Hun
Sen ed il Funcinpec del principe Norodom Ranariddh. L’accordo potrebbe porre
fine ad una crisi politica che dura da undici mesi. La cerimonia della firma si è svolta in senato ed è stata
trasmessa dalla televisione. Si tratta della terza volta dal 1993 che le due
organizzazioni siglano un accordo di questo tipo.
In Pakistan, Chaudhry Shujaat Hussain ha assunto
l’incarico di primo ministro dopo aver giurato questa mattina davanti al
presidente Pervez Musharraf. Hussain era stato eletto ieri nel corso di una
speciale sessione dell’Assemblea nazionale di Islamabad. Sabato scorso, si era dimesso l’ex
primo ministro Khan Jamali, in rotta con Musharraf.
L’aeroporto
di Vienna ha chiuso, questa mattina, il terminal principale dopo il
ritrovamento, da parte della polizia, di una valigia sospetta risultata positiva
al test per il rilevamento di esplosivi. Ma si è trattato di un falso allarme:
il responsabile della sicurezza al ministero dell’Interno, Rudolf Gollia, ha
reso noto che nella valigia non c’era nessun esplosivo, ma solo apparecchiature
elettroniche, vestiti e prodotti cosmetici.
Un elicottero con a bordo 24
persone, 21 delle quali peacekeeper della missione Onu in Sierra Leone,
si è schiantato ieri durante un volo operativo da Hastings a Yengema. Lo ha
annunciato a New York il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.
La compagnia russa proprietaria del velivolo ha confermato che non ci sono
stati superstiti nel disastro. Sull’accaduto è stata aperta un’inchiesta. L’Onu
ha circa 11 mila peacekeeper in Sierra Leone, per promuovere il processo
di pace dopo 11 anni di guerra civile.
Un
tentativo di dirottamento è stato compiuto ieri su un aereo in volo tra Monaco
ed Istanbul. Lo ha riferito la televisione tedesca precisando che il pilota del
velivolo, con 150 passeggeri a bordo, è riuscito a tornare allo scalo tedesco
dove è intervenuta la polizia.
In Italia, l’aula della Camera ha confermato con 331 voti
la fiducia al governo, approvando il maxiemendamento presentato dall’esecutivo
al testo di riforma dell’ordinamento giudiziario. I sì sono stati 331, i no
229, due gli astenuti.
La Corte di Appello di Parigi ha concesso l’estradizione
in Italia per Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari armati per il
comunismo, che deve scontare due ergastoli per quattro omicidi commessi negli
anni ‘70.
=======ooo=======