RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 180 - Testo della trasmissione di lunedì 28 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Questa
mattina, il passaggio di poteri dalla coalizione al governo di Baghdad. Interviste
con Alberto Negri e mons. Shlemon Warduni. Il vertice Nato ha ufficializzato l’accordo
sull’addestramento delle forze irachene e deciso l’ampliamento della missione in Afghanistan
CHIESA E SOCIETA’:
Uccisi
nel sud di Israele un bimbo di tre anni e suo nonno
Conclusione
positiva dei colloqui tra India e Pakistan sul Kashmir
In
Italia è polemica nella maggioranza per la netta vittoria del centro sinistra
al secondo turno delle amministrative.
28 giugno 2004
LA NASCITA DI UNA FAMIGLIA E’ SEMPRE UN GRANDE
AVVENIMENTO: COSI’, IL PAPA
AI
PRINCIPI DELLE ASTURIE, FELIPE E LETIZIA, RICEVUTI STAMANI IN VATICANO,
AD UN
MESE DAL LORO MATRIMONIO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani Felipe e Letizia di
Borbone, principi delle Asturie, con il seguito. Nel discorso per l’occasione,
il Papa ha sottolineato ai novelli sposi l’importanza del matrimonio e
dell’istituto famigliare.
(EL NACIMIENTO DE UNA NUEVA FAMILIA…)
“La nascita di una nuova famiglia - ha sottolineato
Giovanni Paolo II - è sempre un grande avvenimento”. Importante per gli sposi,
“il cui reciproco amore si arricchisce con la grazia divina”, e per le proprie
famiglie. Ma - ha aggiunto - anche per la società, “poiché una relazione fedele
e duratura, genera nuove speranze e promesse di vita”. Nel rinnovare gli auguri
ai due giovani che si sono sposati lo scorso 22 maggio, il Papa ha assicurato
le sue preghiere, affinché Dio li aiuti “in questa nuova fase della vita,
perché formino un focolare felice che, per il rilievo che ha nella società
spagnola, sia punto di riferimento esemplare per tante famiglie” dell’amata
nazione iberica. Il Papa ha, infine, chiesto di portare i suoi saluti al re e
alla regina di Spagna.
Felipe e Letizia hanno portato in dono al Papa una statua
in argento della Vergine del Pilar. Giovanni Paolo II ha contraccambiato con le
20 medaglie del Rosario. Al termine dell'udienza pontificia, gli sposi sono
stati ricevuti dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. Quindi, sono
scesi nella Basilica di San Pietro e nelle Grotte vaticane, dove si sono raccolti
in preghiera sulla tomba di Papa Giovanni.
AL VIA OGGI LA STORICA VISITA A ROMA
DEL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO I.
DOMANI, NELLA SOLENNITA’ DEI SANTI PIETRO E PAOLO,
L’INCONTRO CON GIOVANNI PAOLO II E LA PARTECIPAZIONE DEL PATRIARCA ALLA
SANTA MESSA PER I PATRONI DI ROMA,
SUL SAGRATO DELLA BASILICA VATICANA.
INTERVISTA CON IL METROPOLITA D’ITALIA, GENNADIOS
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Inizia stasera la visita a Roma del Patriarca ecumenico di
Costantinopoli, Bartolomeo I, in occasione della solennità dei SS. Pietro e
Paolo, domani, e nel 40.mo anniversario dell’incontro tra Paolo VI e il
Patriarca Athénagoras, avvenuto a Gerusalemme nel gennaio del 1964. Una nota
del pontificio consiglio per l’Unità dei Cristiani – diramata stamani - ricorda
che la visita di Bartolomeo avviene su invito di Giovanni Paolo II. Il
dicastero vaticano rende, inoltre, noto il programma della visita,
particolarmente ricca di appuntamenti, come ci riferisce Alessandro Gisotti:
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Un momento dal profondo significato sulla via
dell’ecumenismo: con questo spirito, inizia oggi la visita a Roma del Patriarca
ecumenico Bartolomeo I, che secondo programma dovrebbe arrivare stasera alle
ore 22 all’aeroporto di Ciampino. Il Patriarca guiderà, dunque, personalmente la
delegazione nel quadro del tradizionale scambio di visite tra la Santa Sede e
la Sede del Fanar per le feste patronali delle due sedi: Santi Pietro e Paolo e
Sant’Andrea, Patrono del Patriarcato ecumenico, festività che ricorre il 30
novembre.
Domani mattina, Bartolomeo - che alloggerà durante la sua
visita nella Domus Sanctae Marthae in Vaticano - sarà ricevuto dal Papa
al Palazzo Apostolico. Incontro, nel corso del quale vi sarà uno scambio di
discorsi e doni e la firma di una Dichiarazione comune. Dopo un colloquio con
il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, il Patriarca ecumenico
scenderà nelle Grotte vaticane per raccogliersi in preghiera sulla tomba di
Papa Paolo VI. Nel pomeriggio, sul sagrato della Basilica vaticana, parteciperà
alla solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre, nella festa
dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma e pronuncerà un’omelia introdotta da
una presentazione del Pontefice. Con il Papa concelebrano 44 nuovi arcivescovi
metropoliti, ai quali il Papa imporrà il Sacro Pallio.
Il 30 giugno avranno luogo le consuete “Conversazioni
Bilaterali”, che quest’anno, saranno dirette dallo stesso Patriarca assieme al
cardinale Kasper. Nella stessa giornata, Bartolomeo si recherà in Campidoglio,
dove il sindaco Veltroni gli consegnerà un’onorificenza cittadina, quindi in
serata – nella chiesa intitolata al suo Patrono, San Bartolomeo – sarà accolto
dalla Comunità di Sant’Egidio. Altro momento forte della visita, nella mattina
del primo luglio, il Patriarca ecumenico presiederà l’inaugurazione solenne
dell’uso liturgico della chiesa di San Teodoro al Palatino, che il
cardinale vicario Camillo Ruini ha affidato, per espresso desiderio del Papa,
alla comunità greco ortodossa di Roma. Dopo la celebrazione, Bartolomeo sarà
ricevuto nuovamente dal Santo Padre per un pranzo di congedo. Nel pomeriggio
del primo luglio, incontrerà la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara
Lubich. La mattina del 2 luglio, infine, il Patriarca lascerà Roma alla volta
di Istanbul.
**********
Nella tarda
serata di oggi, dunque, arriva a Roma il Patriarca ecumenico di Costantinopoli,
Bartolomeo I. Lo accompagna tra gli altri il metropolita dei greci ortodossi in
Italia, nonché esarca patriarcale per l’Europa meridionale, Sua Eminenza Gennadios.
A lui, Giovanni Peduto ha chiesto una riflessione sul significato della
partecipazione del Patriarca Bartolomeo I alla Messa celebrata dal Papa per la
festa dei Santi Pietro e Paolo:
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R. – Il significato, secondo me, è la presenza e la partecipazione
di Sua Santità il Patriarca ecumenico di Costantinopoli alla Messa celebrata da
Sua Santità il Papa di Roma, Giovanni Paolo II. Da una parte è veramente
importante ed ha un grande significato, perché il Patriarca fortifica il
dialogo della carità, il dialogo della koinonia, il quale salva la
parentela spirituale, salva la fratellanza divina che noi abbiamo dal nostro
Creatore, dona la speranza di collaborazione nella carità, fa manifestare le
comuni radici ecclesiali per lottare nella verità, per realizzare la volontà di
Dio che tutti siamo una cosa sola. Dall’altra parte invita a fare nostra la
venerazione dei nostri santi comuni, perché la venerazione dei santi comuni
costituisce un potente esempio, una potente esperienza spirituale che rafforza
la nostra fede e la nostra preghiera, indirizzata ai nostri comuni santi, come
sono sant’Andrea e San Pietro.
D. – Come vede lei oggi il dialogo tra cattolici e
ortodossi? Quali sono i passi avanti che sono stati fatti e, naturalmente,
quali sono anche le difficoltà?
R. – Come sappiamo bene la ripetizione del dialogo
teologico a Balamand, in Libano, non ha avuto successo, come anche la seconda
convocazione. E’ stato criticato anche il testo del comunicato da parte di
molti teologi ortodossi. Senza dubbio sono stati riconosciuti dai partecipanti
al dialogo tutti i punti di divergenza che dobbiamo affrontare, come anche la
comune eredità di fede e di dogma. Secondo me, dobbiamo da una parte lottare,
per cacciare via i sospetti, la paura, e al posto di essi coltivare la fiducia
fraterna, e dall’altra abbracciare la preghiera mistica che rinnova il cuore:
rinasce l’uomo fedele. La rinascita è oggi una necessità. La vera novità è la
vera vita in Cristo, che viene presentata dal Vangelo che è Via, Verità, Vita e
Unità. Gesù Cristo ha pregato il Padre perché siano una cosa sola quanti
credono in Lui, affinché il mondo creda che Lui li ha mandati.
D. – Nella enciclica Ut Unum Sint, Giovanni Paolo
II ha proposto di rivedere i modi di esercizio del primato. Come è stata
recepita dagli ortodossi questa richiesta?
R. – Questo senz’altro è un tema molto importante, che
appartiene agli specialisti che sono stati eletti per rivedere questo problema,
oggi, tra le due Chiese: cattolica-romana ed ortodossa. Credo però che
l’importanza dell’enciclica, il suo significato, tanto accolto da parte nostra,
sia questo desiderio della Chiesa cattolica romana di piena comunione tra
Oriente ed Occidente. Questa credo sia una cosa meravigliosa, che sua Santità
Giovanni Paolo II dice, esprime ed ama. Dall’altra parte, la sua proposta di
rivedere l’esercizio del primato del Papa, alla luce del primo millennio, al tempo
della Chiesa indivisa, credo sia un’altra grande realtà, un’altra grande
verità, che commuove veramente tutti gli ortodossi.
D. – Eminenza, cosa proporrebbe lei personalmente, per
superare incomprensioni ed equivoci tra cattolici ed ortodossi?
R. – Secondo me, che vivo in Italia, in questo Paese
nobile e democratico, credo che la cosa più importante sia portare avanti il
dialogo della carità, il dialogo della koinonia. E sua Santità Giovanni
Paolo II ha invitato il nostro Patriarca ecumenico di Costantinopoli a
festeggiare insieme il 40.mo anniversario dell’incontro di Papa Paolo VI e del
patriarca Athénagoras, di gloriosa memoria, che sono stati fondatori di questo
dialogo. Senza questo dialogo credo che la koinonia della carità, il
dialogo teologico, non possa avere successo, perché l’unità deve diventare
anche coscienza del popolo, non soltanto per i vertici, per gli specialisti, ma
deve diventare problema e sentimento nel cuore del popolo. E così la preghiera
mistica, la venerazione dei santi comuni come in questi giorni per esempio, il
festeggiare insieme, possono aiutare a realizzare la volontà di Dio che tutti siano
una cosa sola. Noi vogliamo questo e per questo qui in Italia lavoriamo, con
ogni cristiano e con ogni uomo di buona volontà.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha
ricevuto, stamani, in successive udienze mons. Nikola Eterović,
arcivescovo di Sisak, segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; mons.
Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila e mons. Roland Minnerath,
arcivescovo di Dijon.
In Libano, Giovanni Paolo II, lo scorso 26 giugno, ha
concesso il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo della
Chiesa Greco-Melkita cattolica (riunitosi a Ain Traz dal 22 al 26 giugno 2004)
del padre Elias Rahal della Società dei Missionari di San Paolo, SMSP, ad
arcivescovo di Baalbeck dei greco-melkiti cattolici.
In Francia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Carcassonne presentata da mons. Jacques
Despierre, per sopraggiunti limiti d’età. Come suo successore, il Papa ha
nominato il reverendo Alain Planet, del clero della diocesi di Valence, finora
parroco moderatore di “Notre-Dame-du- Rhône” a Montélimar.
Negli Stati
Uniti d’America, il Pontefice ha nominato ausiliari dell'arcidiocesi di New
York mons. Gerald T. Walsh, del clero della medesima arcidiocesi, parroco della
“Saint Elizabeth Parish” a Manhattan, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Altiburo e mons. Dennis J. Sullivan, del clero della medesima arcidiocesi,
parroco della “Saints John and Paul Parish” a Larchmont, assegnandogli la sede
titolare vescovile di Enera.
Il Santo Padre ha nominato capo ufficio nella
Congregazione per le Chiese Orientali mons. Maurizio Malvestiti, finora
minutante nel medesimo Dicastero.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Il ricordo dell'abbraccio tra Paolo VI e Atenagora I favorisca un
rinnovato impegno di comunione tra cattolici ed ortodossi": all'Angelus
Giovanni Paolo II annuncia la visita in Vaticano di Sua Santità Bartolomeo I in
occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo e nel quarantesimo dello
storico incontro di Gerusalemme".
Contestualmente a questo
avvenimento, un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Piccoli gesti e
grandi abbracci".
In occasione della celebrazione
della Giornata mondiale della tortura, il Santo Padre ha sottolineato che essa
rappresenta un'intollerabile violazione dei diritti umani, radicalmente
contraria alla dignità dell'uomo.
Nelle vaticane, il saluto del
Papa ai Principi di Asturias: La nascita di una famiglia porta nuove speranze e
nuove promesse di vita.
Nelle estere, in evidenza
l'Iraq: avvenuto il passaggio dei poteri agli iracheni con due giorni di
anticipo rispetto alla data stabilita.
Nella pagina culturale, un articolo
di Franco Patruno dal titolo "Anche a basso costo un film di
qualità": don Primo Mazzolari, "L'uomo dell'argine".
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'emergenza rifiuti. Un Paese intero attende il ritorno alla normalità.
Ancora bloccati i treni. Il Capo dello Stato: "Inaccettabili gli egoismi
locali". Incontro tra i rappresentanti degli occupanti di Montecorvino, il
ministro Matteoli, il commissario Catenacci e i prefetti di Napoli e Salerno.
Elezioni amministrative: i
ballottaggi confermano la sconfitta del centro destra. A Milano, considerata
una roccaforte della Casa delle libertà, battuta la presidente uscente Ombretta
Colli.
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28 giugno 2004
CON DUE GIORNI DI ANTICIPO RISPETTO AL PREVISTO,
QUESTA MATTINA,
IL PASSAGGIO DI POTERI DALLA COALIZIONE AL GOVERNO DI BAGHDAD.
INTANTO IL VERTICE DELLA NATO HA UFFICIALIZZATO L’ACCORDO
SULL’ADDESTRAMENTO DELLE FORZE IRACHENE.
AD ISTANBUL DECISO ANCHE L’AMPLIAMENTO DELLA MISSIONE IN AFGHANISTAN
- Interviste con Alberto Negri e mons.
Shlemon Warduni -
Con due giorni di anticipo rispetto al previsto è stato
annunciato, questa mattina, il passaggio di poteri dalla coalizione al governo
di Baghdad sancendo, per l’Iraq, la riconquista della propria sovranità. E poco
dopo si è aperto ad Istanbul, in Turchia, il vertice della Nato, riunione
durante la quale i capi di Stato e di governo dei 26 Paesi dell’Alleanza
Atlantica hanno ufficializzato l’accordo sull’addestramento delle forze
irachene e l’ampliamento della missione in Afghanistan. Il Servizio di Amedeo
Lomonaco:
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Il passaggio anticipato di poteri all’esecutivo di Baghdad
ha dominato l’apertura del vertice. L’annuncio a sorpresa del ministro degli Esteri
iracheno, Hoshyar Zebari, ha ulteriormente sottolineato la rilevanza che la
crisi irachena ha assunto in questa riunione nella quale è stata ufficializzata
l’intesa, già raggiunta sabato scorso a Bruxelles dagli ambasciatori dei 26
Paesi membri dell’Alleanza, sul programma per l’addestramento e l’equipaggiamento
delle forze di sicurezza irachene. Un altro importante risultato del vertice,
contrassegnato prima dell’inizio da scontri tra manifestanti e polizia, è stato
anche l’annuncio dell’approvazione del piano di ampliamento della missione
della Nato in Afghanistan. I leader dei Paesi della Nato hanno approvato
inoltre la “Dichiarazione di Istanbul” documento nel quale si precisa come
l’Alleanza intenda affrontare le sfide e le minacce del XXI secolo, adeguandosi
all'evoluzione dei tempi. Questo pomeriggio a margine del vertice dovrebbe
essere formalizzato, poi, il passaggio di responsabilità delle operazioni in
Bosnia tra Nato ed Unione Europea. E rispondendo a una richiesta del governo di
Atene, formulata il 12 marzo, il Vertice del Consiglio Atlantico ha accettato,
secondo quanto fanno sapere fonti americane, di contribuire alla sicurezza dei
Giochi di Atene. La Nato, in
particolare, fornirà per le Olimpiadi aerei radar per coordinare la sorveglianza
aerea, forze navali e unità di risposta ad eventuali attacchi bio-chimici, radiologici
e nucleari.
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Per quanto riguarda le notizie dall’Iraq, è stato smentito
l’annuncio fatto in mattinata dalla televisione araba Al Jazeera, dell’arresto
del leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al-Zarqawi. Confermato, invece, il
passaggio nelle mani della giustizia irachena del deposto presidente Saddam
Hussein. L’Iraq, infatti, ha recuperato oggi la propria sovranità formale e il
governatore statunitense, Paul Bremer, è già ripartito alla volta di Washington.
Ma
perché è stato deciso di anticipare il passaggio dei poteri? Giada Aquilino lo
ha chiesto ad Alberto Negri, inviato del ‘Sole 24 Ore’ a Baghdad:
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R. – Credo che sia stata
soprattutto una ragione di sicurezza, per evitare che il tanto annunciato passaggio dei poteri del 30
giugno diventasse un’occasione per la guerriglia ed il terrorismo iracheni per
attaccare sia le forze di coalizione, sia le forze di sicurezza del nuovo
governo transitorio.
D. – L’occupazione dell’Iraq da parte delle forze
americane e della coalizione è durata 456 giorni. Di fatto cosa cambia?
R. – Oggi in Iraq è “l’anno primo”, cioè ci sono un
governo ad interim con pieni poteri; un primo ministro, lo sciita Iyad Allawi;
un presidente, il sunnita Ghazi Yawar; un esercito e delle forze di polizia.
Con questo gesto simbolico, si è effettuato il passaggio di poteri che però,
nella realtà, sappiamo che non rende l’Iraq davvero indipendente, in quanto le
forze di sicurezza americane – 140 mila uomini, con il supporto di altri 30
mila della forza di coalizione internazionale - resteranno sul campo come uno
scudo per proteggere un esecutivo che nasce fragile.
D. – Quale sarà la reazione della guerriglia?
R. – Potrebbe esserci una reazione come quella già vista
nei giorni scorsi, cioè un’intensificazione degli attacchi di stampo
terroristico, ma anche di guerriglia. Ed inoltre continuano i sequestri di
ostaggi. Insomma, una situazione che rende quella della sicurezza la principale
sfida per il nuovo esecutivo iracheno. Direi che questo passaggio di poteri,
che avviene proprio in coincidenza con il giorno del Vertice della Nato a
Istanbul, ha anche questo significato: inviare cioè un messaggio alla comunità
internazionale per tentare di fare pressione e ottenere quanto più possibile
dall’Alleanza atlantica.
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Ma
come la Chiesa in Iraq vive il passaggio di consegne della sovranità al governo
locale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a mons. Shlemon Warduni, vescovo
ausiliare caldeo di Baghdad.
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R. – E’ una grande gioia per tutti penso, perché gli
iracheni, in modo speciale i cristiani e la Chiesa, vogliono vivere in pace,
prendendo in mano il controllo delle loro questioni. Per questo la cooperazione
internazionale è necessaria. Gli iracheni sanno occuparsi meglio delle loro
cose interne, che non gli altri che non sono a conoscenza dei loro problemi e
delle loro tradizioni. Quindi, noi abbiamo grande speranza che questo sia il
primo passo per un cambiamento in meglio della situazione.
D. – Mons. Warduni, c’è ancora un grosso problema di
sicurezza in Iraq. Le nuove autorità riusciranno a fronteggiare gli attacchi e
gli attentati dell’estremismo?
R. – Senza la cooperazione di tutti sarà difficile, ma
spero che i capi religiosi e tutti i dirigenti faranno in modo di influire
sulla popolazione. La sicurezza, la tranquillità e la pace sono anche nelle
loro mani, nel momento in cui coopereranno con i dirigenti.
D. – La presenza della coalizione internazionale potrà
intralciare in qualche modo il processo democratico che si è innescato?
R. – La loro presenza è necessaria affinché si facciano
dei passi avanti verso le elezioni e perché il governo prenda possesso della
situazione. Quindi, siccome sono venuti per cooperare, dovranno essere contenti
di aver fatto il loro dovere e speriamo tornino con tranquillità nelle loro nazioni,
dopo aver fatto bene per un Paese straziato, a causa di tante difficoltà e di
tutta questa insicurezza.
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Sull’Afghanistan, altro tema al centro del vertice
della Nato ad Istanbul, il Consiglio atlantico ha dato il via libera
all’allargamento della missione di assistenza e sicurezza nel nord del Paese,
denominata Isaf. Sul terreno, intanto, continua l’ondata di violenza a poco più
di due mesi dalle elezioni presidenziali, previste in settembre. I particolari
nel servizio di Dorotea Gambardella.
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La missione Isaf sarà estesa ad altre quattro zone
dell’Afghanistan oltre a quelle della capitale Kabul e dell’area di Kunduz. Lo
ha affermato un alto funzionario dell'Alleanza
atlantica, precisando che la Nato rafforzerà il suo contingente in modo
da avere sul posto circa 10 mila soldati per proteggere lo svolgimento delle
prossime elezioni. Al momento il numero delle truppe dell’organismo di stanza
in Afghanistan è di 6.500 unità. Nel Paese, intanto, si registrano nuove
vittime. Sette agenti della polizia afghana sono stati uccisi, ieri, in un
agguato nella provincia occidentale di
Farah. È quanto riferisce, oggi, Lutfullah Mashal, un portavoce del Ministero
degli Interni, precisando che alcuni terroristi, i quali indossavano
un’uniforme militare, hanno aperto il fuoco sui veicoli con a bordo i
poliziotti, lungo l’autostrada nell’area Del Khar. Mashal ha dichiarato che non
si è ancora certi su chi abbia condotto l’attacco, ma le indagini sono
concentrate sui taleban e sui trafficanti di droga.
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UNA
PRESENZA PERMANENTE IN 79 PAESI, OLTRE 12 MILA PERSONE IMPEGNATE:
SONO
SOLO DUE DEI NUMERI RELATIVI ALL’IMPEGNO DELLA CROCE ROSSA NEL MONDO.
UN
QUADRO DELLE ATTIVITA’ SVOLTE NEL 2003 EMERGE DAL RAPPORTO PRESENTATO QUESTA
MATTINA A GINEVRA.
RICORDATI
I 5 MEMBRI DELL’ORGANIZZAZIONE MORTI L’ANNO SCORSO IN IRAQ E AFGHANISTAN
-
Servizio di Mario Martelli -
Un lungo ed importante elenco sulle azioni umanitarie
compiute nel mondo: è quanto emerge dal Rapporto, reso noto oggi a Ginevra, del
Comitato internazionale della Croce Rossa in relazione all’anno 2003. L’azione
umanitaria indipendente e neutrale dell’organizzazione, nonostante il numero
crescente delle minacce alla sicurezza, continua ad assistere e a proteggere
milioni di persone. Non senza perdita di vite umane. Ricordiamo che cinque
membri del personale del Comitato sono stati uccisi lo scorso anno in Iraq e in
Afghanistan. Il servizio da Ginevra di Mario Martelli:
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Un particolare impegno con una presenza permanente in 79
Paesi, di cui ben 27 nell’Africa, 18 dell’Europa e dell’Asia centrale, 16
nell’Asia, 11 nel Medio Oriente e nel Nord Africa e 7 nelle Americhe. Nelle
operazioni è stato coinvolto un totale di 12 mila 483 persone, di cui 823 nella
sede di Ginevra, e 11 mila 660 tra delegati, personale in missione.
L’attività dei delegati comprende quasi 500 mila visite a
detenuti in circa una ottantina di Paesi; operazioni per stabilire legami
familiari; localizzazione di più di 4 mila persone risultate disperse e più di
2600 azioni per il ricongiungimento delle famiglie con la distribuzione di
quasi 10 mila documenti di viaggio per rimpatrio o per stabilirsi in Paesi di
accoglienza. Da aggiungere migliaia di azioni in settori come quelli della
sicurezza economica, della salute, delle cure agli invalidi. Operazioni che
nell’insieme hanno comportato l’impiego di somme consistenti, con il contributo
della comunità internazionale, fino a quasi mille milioni di franchi svizzeri.
Da ricordare infine che 36 milioni di euro sono stati stanziati per rafforzare
alcuni programmi.
Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.
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IL
PAPA HA SALUTATO IERI ALL’ANGELUS I 5 RAGAZZI ISRAELIANI E 5 COETANEI PALESTINESI
CHE
SONO A NAPOLI IN QUESTI GIORNI PER PARLARE INSIEME DI PACE:
FANNO
PARTE DELL’ASSOCIAZIONE “PARENT’S CIRCLE FAMILIES FORUM”,
IMPEGNATA
A PROMUOVERE DIALOGO E RICONCILIAZIONE
-
Intervista con Adel Misk -
Cinque ragazzi israeliani e cinque palestinesi sono in
missione a Napoli, in questi giorni, per parlare di pace. Ieri all’Angelus il
Papa ha rivolto loro un saluto sottolineando che “è dovere di tutti non
deludere questi ragazzi”. L’iniziativa è della “Fondazione Banco di Napoli per
l’assistenza all’infanzia” che, con
l’aiuto del nunzio apostolico a Gerusalemme mons. Pietro Sambi, ospita l’associazione mista
israelo-palestinese “Parent’s Circle Families Forum”. L’associazione raccoglie
dal ’94 circa 500 famiglie che hanno subito lutti nel conflitto arabo-israeliano,
ma che lavorano per la riconciliazione. Fabio Colagrande ha intervistato Adel
Misk, neurologo palestinese, co-direttore del “Parent’s Circle”:
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R. - Il nostro obiettivo è di lottare in maniera diversa,
di convincere gli altri che si può parlare, basandoci tutti quanti sul rispetto
reciproco, sia il popolo palestinese che quello israeliano. Ci siamo chiesti
perché le persone vengono uccise, perché noi abbiamo perso i nostri familiari.
Per il semplice motivo che non c’è la pace. Prima di tutto, dobbiamo superare i
nostri dolori, cercare di parlare con l’altro e cercare di capirci l’un
l’altro, per cercare di capire il perché abbiamo perso i nostri familiari.
D. – Dottor Misk, lei ha vissuto un dolore personale molto
forte: la perdita di suo padre, che è stato ucciso da un colono israeliano.
Come è riuscito a trasformare questo dolore non in vendetta, ma in voglia di
dialogo?
R. – La prima risposta umana e naturale che viene in
mente, e che viene istintiva, è la vendetta e l’odio verso l’altro. Non è stato
facile per me, e per gli altri, uscire da questo odio e da questo sentirsi
calpestato, odiato in particolare per aver perso mio padre. E’ un processo che
richiede tempo. Ho cominciato ad analizzare la vendetta e cioè mi sono chiesto
se uccidendo un’altra persona ciò poteva riportarmi indietro mio padre. La risposta
è stata negativa. Quindi, l’unica alternativa all’ipotesi di uccidersi l’un
l’altro è quella di parlare. E noi abbiamo scelto di parlare.
D. – Quale messaggio mandate ai leader politici
palestinesi e israeliani?
R. – Se noi famiglie in lutto siamo state in grado di
parlare, stare insieme e di pensare al nostro futuro unico insieme, vuol dire
che anche gli altri possono farlo. Noi che abbiamo pagato un prezzo personale ce
l’abbiamo fatta. Chiamiamo anche gli altri a farlo. E chiediamo la creazione di
uno Stato palestinese che viva accanto ad uno Stato israeliano in pace.
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IERI NELLA BASILICA ROMANA DI SANTA MARIA SOPRA
MINERVA
LA
RARA “MESSA DI GLORIA” DI GIOACCHINO ROSSINI
PER I
“CONCERTI DELLO SPIRITO” DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
-
Intervista con il direttore spagnolo Jesús López Cobos -
Grande l’attesa ieri sera nella Basilica di Santa Maria
sopra Minerva, a Roma, per la “Messa di Gloria” di Gioacchino Rossini. La
partitura, di rarissima esecuzione, fu commissionata al compositore pescarese
dall’Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori nel 1820, per la
festa nella Chiesa di San Ferdinando, chiesa della famiglia reale e della
corte. L’esecuzione di ieri, molto apprezzata dal pubblico, è stata diretta dal
Maestro Jesùs Lòpez Cobos alla testa di Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera.
Il direttore spagnolo ha spiegato ai nostri microfoni i motivi di questa
riscoperta tardiva:
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(musica)
R. –
Tante opere di Rossini, anche per il palcoscenico, sono state riscoperte veramente
quando la Fondazione Rossini, a Pesaro, ha fatto conoscere tutte queste
partiture rimaste negli archivi … Io credo che una delle ragioni per questa in
particolare può essere che non è una Messa completa ed è una Messa di gloria:
soltanto il Kyrie e il Gloria. Allo stesso tempo è così impegnativa per i
solisti e specialmente per i due tenori. E’ un pezzo scritto in quello stile
‘fiorito’ di Rossini, difficilissimo da cantare. Perciò è normale che non sia
poi tanto eseguita. Io penso che Rossini abbia scritto sempre nel suo stile. Ha
avuto nel suo modo di scrivere sempre una serie di parametri e di espressioni
così diversi, che veramente si possono ‘accomodare’ a molte situazioni di
testo, tra cui un Kyrie o un Gloria. Non credo che ci sia una musica
particolare di Rossini per questa Messa. Voglio dire che lui aveva un’inventiva
così ricca da poter adoperarla in varie situazioni.
(musica)
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28 giugno 2004
UNA
COLLANA DI 16 CD CONTENENTI LA DOCUMENTAZIONE SONORA
DEL PRIMO VIAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN
POLONIA.
E’ IL DONO OFFERTO AL PAPA, VENERDI’ SCORSO,
DALLA RADIO STATALE POLACCA.
L’OPERA E’ STATA REALIZZATA
GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DELLA RADIO
VATICANA
CITTA’ DEL VATICANO. = Prestigioso dono per Giovanni
Paolo II offerto dalla Polonia. Il Papa
ha ricevuto, venerdì scorso durante un’udienza, un album di 16 CD con la
documentazione sonora del primo viaggio compiuto nel suo Paese natale. I CD
sono stati realizzati dalla Radio Statale Polacca, Polskie Radio, in collaborazione
con la Radio Vaticana. L’album si intitola: “Dovete essere forti!”. L’udienza,
alla quale hanno preso parte le delegazioni della Radio Statale Polacca e
quella della Radio Vaticana, si è svolta nella biblioteca privata del
Pontefice. Giovanni Paolo II ha guardato l’opera con grande interesse. I 16 CD
sono accompagnati da un libro con brani scelti dei discorsi del Santo Padre e
con foto storiche del primo pellegrinaggio. La prefazione è stata curata dal
vicedirettore dei programmi padre Andrea Koprowski. Nel periodo del primo
pellegrinaggio in Polonia, nel 1979 la maggior parte dei discorsi del Santo
Padre non è stata trasmessa dai mass media polacchi, per la censura e il
vigente sistema comunista. I giornalisti della Redazione Cattolica della Radio
Statale sottolineano che grazie a questo album è stato salvato l’archivio
sonoro di questo pellegrinaggio, visto che una parte significativa dei discorsi
è stata distrutta dai comunisti. La parte mancante è stata ritrovata grazie
alla collaborazione della Radio Vaticana. (B.C.)
SODDISFAZIONE
DELLA CHIESA IN INDIA PER I PROGRAMMI SOCIALI ANNUNCIATI
DAL NUOVO GOVERNO. “IL NOSTRO PAESE POTRA’
RAGGIUNGERE UN AUTENTICO
PROGRESSO - SCRIVONO I VESCOVI INDIANI IN UN
COMUNICATO - SOLO QUANDO
A TUTTI SARA’ OFFERTA LA POSSIBILITA’ DI
PARTECIPARE ALLA GUIDA DELL’INDIA”
NEW DELHI. = Soddisfazione è stata espressa dalla
Conferenza Episcopale dell’India per il lancio di alcuni progetti di sviluppo
annunciati dal governo indiano. I vescovi hanno apprezzato, in modo
particolare, lo spirito dell’iniziativa mirante a “portare giustizia sociale,
prosperità economica e armonia culturale nel Paese”. “C’è una forte domanda da
parte del nostro popolo - scrivono i presuli in un comunicato - per ottenere
maggiore coesione sociale, progresso economico e buon governo”. “Crediamo
fortemente - aggiungono i vescovi indiani - che il nostro Paese potrà raggiungere
un progresso autentico e definitivo solo quando a tutti i settori della società
sarà offerta la dovuta possibilità di partecipare a tutti i livelli del governo
del Paese. Trascurare alcune fasce sociali è la strada per creare malcontento
che si manifesta in forme diverse”. I presuli notano, infine, che un vasto
numero di cittadini indiani ha seri problemi economici e vive in povertà, nonostante
i tentativi del governo e di altre organizzazioni per uscire da questa
situazione. Auspicano che il nuovo governo si adoperi per rimuovere le disuguaglianze
sociali esistenti nel Paese. (B.C.)
NUOVO CENTRO
DI ASSISTENZA SPIRITUALE NELLA
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.
SI TRATTA DELL’ISTITUTO SAN SERAFINO PER I PIGMEI
DELLA ZONA DI PELENGE
KOLE. =
Inaugurato nella diocesi di Kole, nel cuore della Repubblica Democratica del
Congo, un centro di assistenza spirituale, intellettuale e umana per i pigmei
della zona di Pelenge. Il centro è intitolato a San Serafino ed è opera del
vescovo locale, mons. Stanislas Lukumwena, e di due missionari tedeschi
dell’Agnus Dei, una congregazione nata in Germania. Il centro di assistenza ai
3 mila pigmei della diocesi è stato inaugurato, il 13 giugno scorso, nella
solennità del Corpus Domini. Nell’occasione, nella parrocchia del Sacro Cuore a
Loto, mons. Lukumwena ha conferito la cresima ad un centinaio di pigmei e di
bantu ed ha inaugurato un corso di educazione civica in vista delle prossime
elezioni. Il vescovo, nella sua visita, era accompagnato dal fondatore dell'Agnus
Dei, fratel Erija, e da una religiosa della stessa congregazione, suor
Bernadette. I pigmei sono stati invitati a darsi un’autonomia e a non sentirsi
inferiori ai bantu. E’ noto, infatti, come i pigmei siano di fatto ghettizzati
ed emarginati. (A. M.)
FESTA PER L’INDIPENDENZA DEL MADAGASCAR
TURBATA
DA DIVERSI EPISODI DI VIOLENZA.
TRE
ATTENTATI DINAMITARDI HANNO CAUSATO IL FERIMENTO DI ALMENO 38 CIVILI
ANTANANARIVO. = Almeno 38 persone sono rimaste
ferite in tre diversi attentanti dinamitardi negli ultimi giorni in Madagascar,
durante le celebrazioni per i 44 anni dell’Indipendenza nazionale. Radio locali
riferiscono che l’episodio più grave si è registrato nella città di Tolara, nel
sudovest del Paese, quando ignoti hanno lanciato granate tra la folla, colpendo
35 persone. Gran parte dei 16 milioni di abitanti dell’ex-colonia francese vive
in povertà: a diffondere il malcontento tra la popolazione, in particolare tra
gli impiegati del settore pubblico e i riservisti dell’esercito, è stata
l’impennata dei prezzi dei beni di prima necessità, dovuta alla forte
inflazione. Nelle ultime settimane la società malgascia è stata, inoltre,
scossa da diverse proteste, inclusa quella del 15 giugno, durante la quale 32
persone sono rimaste ferite in scontri con la polizia durante una
manifestazione di ex-soldati che chiedevano maggiori ricompense per avere
sostenuto l’attuale presidente, Marc Ravalomanana, durante la crisi politica
del 2002. (B.C.)
BARBARO ASSASSINIO IERI IN BANGLADESH.
UCCISO
A KHULNA IN UN AGGUATO IL DIRETTORE DI UN GIORNALE LOCALE.
ANCORA
A PIEDE LIBERO GLI AUTORI DEL FOLLE GESTO
KHULNA. = Il direttore di un quotidiano del Bangladesh è stato
ucciso ieri da ignoti a Khulna, città nel sud del Paese. Humayun Kabir Balu, 55
anni, stava per entrare nell’edificio che ospita il suo ufficio e la sua abitazione
quando è stato raggiunto da tre ordigni esplosivi, lanciati da uno sconosciuto
che poi si è dileguato. Balu, già presidente dell’associazione della stampa di
Khulna, dirigeva il popolare quotidiano in lingua bengali “Janmabhumi”. Secondo
le informazioni diffuse dalla polizia, Balu è il tredicesimo operatore
dell’informazione a essere ucciso negli ultimi quattro anni nella regione. Con
la stessa dinamica, lo scorso mese di gennaio, è stato assassinato il
giornalista Manik Saha. L’attentato è stato rivendicato dal partito “Purbo
Banglar Communist” conosciuto anche come “Janajuddha”. Manik, corrispondente
del network britannico Bbc, sembra fosse accusato dai suoi assassini di essere
“un nemico del popolo”. (B.C.)
STATO DI MASSIMA ALLERTA NELLO STATO INDIANO DELL’ASSAM.
FINO
AD OGGI LE PIOGGE MONSONICHE HANNO CAUSATO DECINE DI MORTI,
OLTRE
300 VILLAGGI SOMMERSI E MIGLIAIA DI SFOLLATI
NEW DELHI. = Disastrose
inondazioni in India. Altre sei persone sono annegate ieri in Assam, Stato nel
nordest del Paese, facendo salire così il bilancio delle vittime a 26 morti in
meno di una settimana, da quando la stagione dei monsoni è entrata nel suo
periodo più intenso. Le autorità locali riferiscono che in 11 dei 23 distretti
dell’Assam 350 villaggi sono stati sommersi e 240 mila persone sono sfollate.
“Negli ultimi tre giorni, da quando il nostro villaggio è stato sommerso - ha
detto al quotidiano locale “Assam Tribune” Munuril Rahman, insegnante di scuola
a Hajo, un piccolo centro abitato non distante dalla capitale dello Stato,
Guwahati - viviamo su un terrapieno di fango”. “Chi non ha mai patito per
un’alluvione - ha aggiunto - non può immaginare la miseria e le difficoltà che
causa”. Secondo il bollettino della Commissione centrale delle acque, intanto,
la portata d’acqua del grande fiume Brhamaputra e dei suoi affluenti è salita
oltre il livello di guardia. Si stima che in India, durante la stagione dei
monsoni del 2003, siano morte oltre mille persone in vari incidenti. (B.C.)
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28 giugno 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
Sono ore drammatiche in Medio Oriente. Dopo gli scontri di
ieri sera nella Striscia di Gaza, nelle prime ore di oggi gli attivisti
palestinesi di Hamas hanno attaccato la città israeliana di Sderot, nel deserto
del Neghev. E Sharon, ora, minaccia vendetta. La cronaca, nel servizio di
Graziano Motta:
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Da più di un anno ormai i guerriglieri palestinesi di Gaza
lanciavano missili sul territorio israeliano e avevano colpito più volte il
territorio della cittadina di Sderot, senza tuttavia causare vittime. Questa mattina,
invece, il missile kassem, caduto presso un asilo nido, ha ucciso un bambino di
tre anni e suo nonno e ferito una decina di altre persone, in particolare una
donna ricoverata all’ospedale di Beersheva in gravi condizioni. Rivendicazioni
immediate di Hamas e reazioni di ogni genere in Israele. Intanto, anche a causa
dell’operazione di guerriglieri, che ha colpito in particolare una postazione militare
causando la morte di un soldato ed il ferimento di 5, è stata ordinata oggi la
chiusura del valico di Herez, dopodiché il primo ministro Sharon ha convocato
il ministro della Difesa ed i capi dello Stato maggiore dei servizi di
sicurezza per l’esame di una eventuale rappresaglia. Sul piano politico e
psicologico, si registra la richiesta del sindaco e di molti cittadini di
Sderot di una maggiore protezione, perché – affermano - adesso i
fondamentalisti islamici avrebbero via libera per attaccare gli israeliani con
l’obiettivo di eliminare lo Stato ebraico dalla Terra araba.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Conclusione
positiva a New Delhi della prima tornata di colloqui tra India e Pakistan sulla
regione himalayana del Kashmir. Gli incontri proseguiranno. Intanto, però, è
stato deciso di riaprire i rispettivi consolati a Bombay e Karachi,
normalizzando le relazioni diplomatiche. Nei giorni scorsi, inoltre, New Delhi
e Islamabad si erano accordate sulla limitazione dell’attività nucleare. Ce ne
parla Maria Grazia Coggiola:
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E’ solo l’inizio di un processo di pace, così ha
commentato il portavoce del governo indiano. Chi si aspettava qualche proposta
concreta sull’annoso problema del Kashmir è rimasto abbastanza deluso. Per ora
le due delegazioni si sono impegnate solo - ma questo è già un successo – a
costruire un clima di fiducia reciproca in vista dell’incontro più importante
tra i due ministri degli esteri ad agosto.
Nel dettaglio, India e Pakistan hanno deciso di dare
seguito all’accordo sulla distensione nucleare, concluso una settimana fa e
hanno concordato nuove misure di riavvicinamento diplomatico tra cui l’apertura
di consolati generali a Karachi e a Bombay. Non è stata presa in considerazione
l’idea di ridurre le truppe al confine, dove dal novembre scorso esiste un
cessate-il-fuoco. E non c’è stato nessun progresso sulla creazione di una nuova
linea di autobus tra il Kashmir indiano e quello pachistano, che favorirebbe la
comunicazione tra le due popolazioni oggi divise.
Insomma un incontro tra luci e ombre, complicato dal fatto
che in Pakistan non c’è attualmente un governo in carica dopo le dimissioni di
sabato di Zafarul Lacangiamalis, sostituito dal leader del partito di maggioranza
Hussein, che proprio oggi riceverà la fiducia in Parlamento. Altro punto oscuro
è il coinvolgimento dei separatisti kashmiri che il Pakistan vuole come terza
parte del dialogo.
La delegazione di Islamabad, che riparte nel pomeriggio
dopo aver incontrato il premier indiano Singh e anche Sonia Gandhi, ha
incontrato nel fine settimana un intero schieramento dei separatisti.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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In
Italia infiamma la polemica politica per l’esito del secondo turno delle
elezioni amministrative di ieri. Netta la vittoria del centro-sinistra, che si
è aggiudicata 52 Province su 63, oltre a 22 comuni. Dall’opposizione, qualcuno
chiede la fine anticipata della legislatura. Per il leader dei Ds, Piero
Fassino, “il centrodestra non rappresenta più la maggioranza dei cittadini
italiani”. Ma il premier, Silvio Berlusconi, sottolinea che “il suo governo ha
ottenuto un mandato di cinque anni e intende rispettare il programma”. Il
servizio è di Giampiero Guadagni:
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La sfida più attesa era quella alla provincia di Milano:
Filippo Penati, dell’Ulivo, ha battuto la presidente uscente del centro-destra
Ombretta Colli. Complessivamente, nelle province il centro-sinistra ottiene 14
vittorie contro le otto del centro-destra. E come in ogni capoluogo, il
centro-sinistra si conferma a Firenze e vince a Biella, Foggia e Bergamo. Al centro-destra
vanno invece Arezzo e Vercelli. Due settimane fa, al primo turno, il
centro-sinistra si era aggiudicato, oltre alla regione Sardegna, anche 38
province contro le tre del Polo e 18 grandi comuni contro i sei del centro-destra.
L’Ulivo canta vittoria: Romano Prodi parla di un segnale politico per il Paese.
Nel centro-destra, tensione tra An e Udc da una parte e Lega dall’altra,
accusata di avere corso da sola al primo turno. Per il premier Berlusconi, il
risultato non influirà sull’azione dell’esecutivo, ma in settimana ci saranno
alcuni cambi nella squadra del governo.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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La
Serbia ha finalmente un nuovo presidente. È il riformista Boris Tadic, del
Partito Democratico, che ha ottenuto quasi il 52.67 per cento dei voti espressi.
Sconfitto l’ultranazionalista, Tomislav Nikolic, accreditato del 45,97 per
cento delle preferenze. Il risultato arriva dopo tre consultazioni nulle.
Valdas
Adamkus è di nuovo capo di Stato della Lituania. Dopo la sua presidenza tra il
1998 e il 2003, il 77enne Adamkus si è aggiudicato il ballottaggio di ieri con
il 52,1 per cento dei voti, contro il 47,8 per cento della sfidante, la
candidata della sinistra, Kazimira Prunskiene.
Risultati
ufficiali anche in Mongolia, dove ieri un milione e mezzo di cittadini si è
recato alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Lo schieramento al potere, il
Partito rivoluzionario, e la principale forza d’opposizione, la Coalizione
democratica e patriottica, si sono aggiudicati entrambi 36 seggi a testa, su un
totale di 76.
Urne
aperte in Canada, dove i cittadini dovranno esprimersi per il rinnovo della
Camera, l’organo più importante del Parlamento. Secondo i sondaggi della
vigilia, i liberali, da tempo al potere con la maggioranza assoluta, e i conservatori
risultano alla pari.
La
ripresa dell’economia mondiale accelererà nel 2004, attestandosi sul 4,5% di
crescita media, e sarà accompagnata da un calo dell’inflazione. La ripresa economica
in corso, però, sta avvenendo in maniera poco omogenea, con l’Europa che sta
registrando una performance deludente. È quanto emerge dalla 74.ma relazione
annuale della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI). L’organismo con sede
a Basilea, in Svizzera, si è espresso anche sulla vicenda Parmalat, giudicandola
“il più oneroso fallimento della storia”.
Rallenta la crescita della massa monetaria in area euro. A maggio
il tasso di crescita è stato pari al 4,7% contro il 5,5% del mese prima. Lo
comunica la Bce (Banca centrale europea) secondo cui la media degli ultimi tre
mesi è stata del 55% contro il 6% del trimestre precedente.
Uno dei presunti terroristi più pericolosi dell’Arabia Saudita,
Othman al-Amri, si è consegnato alle autorità, per beneficiare dell’amnistia
offerta lo scorso 23 giugno da re Fahd. Lo ha reso noto un familiare dell’uomo,
che figura nella lista dei 26 terroristi più ricercati dal Ministero degli
Interni. Si tratta di un ex ufficiale dell’esercito, latitante dal 2002, di cui
non sono chiari, al momento, gli eventuali rapporti con al Qaida.
Alcuni miliziani hanno attaccato con armi pesanti un posto di
blocco nella parte meridionale di Mogadiscio, in Somalia. Lo scontro a fuoco ha
provocato la morte di almeno undici persone. I feriti sarebbero numerosi.
L’attacco è avvenuto nella serata di ieri ma ne è stata data notizia solo oggi
da alcuni testimoni oculari.
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