RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 178 - Testo della trasmissione di sabato 26 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Non solo parlare di sport ma praticare lo sport in modo sano e leale per riscoprire la piena verità della persona: così Giovanni Paolo II ai settemila partecipanti alla festa in Vaticano per i 60 anni del Centro sportivo italiano: ce ne parla Edio Costantini

 

Dal 5 al 17 luglio sospese tutte le udienze private del Santo Padre che sarà in Valle d’Aosta per un periodo di riposo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dalla sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che soffre” il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo: il commento di Bernardo Cervellera

 

Incontro ieri in Vaticano tra il Papa ed il presidente di Malta, Edward Fenech-Adami: ai nostri microfoni il presidente

 

Si celebra oggi la Giornata internazionale in favore delle vittime della tortura, una drammatica realtà in almeno 132 Paesi del mondo: con noi Italo Siena e Riccardo Noury

 

Oggi anche la Giornata mondiale per la lotta contro la droga: intervista con Mario Costa

 

In corso da ieri il VI Consiglio internazionale della Gioventù operaia cristiana: ce ne parla Marco Calvetto.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Giornata di preghiera per la riconciliazione e l’unità domani in Corea

 

La Chiesa in Irlanda preoccupata per l’esito del recente referendum sull’abolizione del diritto di cittadinanza automatica per chi nasce sul suolo irlandese

 

Grande festa il primo luglio in Paraguay. La capitale Asunción si appresta a celebrare l’anniversario dell’arcidiocesi e della cattedrale

 

L’Angola scende in campo nella lotta all’Aids

 

Tutela delle minoranze e aiuti per gli sfollati: sono le richieste rivolte dal partito del Congresso nepalese democratico al nuovo primo ministro

 

Inaugurata in Zambia l’emittente cattolica “Radio Liseli”, nuovo strumento di speranza nato dall’opera dei missionari oblati di Maria Immacolata

 

24 ORE NEL MONDO:

Il leader di Al Qaeda in Iraq è sfuggito ad un raid aereo americano, diverse città irachene colpite dalla violenza

 

Aperto in Irlanda il vertice tra Stati Uniti ed Unione Europea

 

La pace tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo al centro dell’incontro di ieri in Nigeria tra i presidenti Kagame e Kabila.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 giugno 2004

 

 

NON SOLO PARLARE DI SPORT MA PRATICARE LO SPORT IN MODO SANO E LEALE

PER RISCOPRIRE LA PIENA VERITA’ DELLA PERSONA:

COSI’ IL PAPA AI SETTEMILA PARTECIPANTI ALLA FESTA IN VATICANO

PER I 60 ANNI DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO

- Intervista con Edio Costantini -

 

Grande festa stamane nell’Aula Paolo VI per celebrare i 60 anni del Centro sportivo italiano, la più antica e diffusa associazione polisportiva in Italia. Un incontro con il Papa segnato da tanta gioia ed emozione per migliaia di giovani atleti, accompagnati da allenatori, arbitri, dirigenti, animatori e assistenti spirituali. Circa 7 mila le persone riunite per questo significativo evento, che sottolinea l’impegno del Csi di evangelizzare il mondo dello sport in Italia. Presente il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana; Edio Costantini, presidente nazionale del Csi e mons. Vittorio Peri consulente ecclesiastico dell’organizzazione sportiva. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“’Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!’”:

 

L’invito del Signore al ragazzo di Nain, Giovanni Paolo II lo aveva già rivolto ai giovani raccolti nel Palazzo del Ghiaccio di Berna, il 5 giugno scorso; oggi il nuovo richiamo ai giovani atleti del Centro sportivo italiano:

 

“Ciascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell’ambito sportivo”

 

60 anni spesi dal Csi – ha ricordato il Papa – “perché bambini, giovani, adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo.” “Questa resta oggi la vostra missione, - ha sottolineato il Santo Padre - di cui la società continua ad avere bisogno”, “nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio”, “per coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell’autentica libertà e della pace”. “Fare sport”, non solo “parlare di sport”, per “riscoprire la piena verità sulla persona.”

 

Parole che stridono con i tanti fatti negativi che negli ultimi anni hanno inquinato il mondo dello sport. Giovanni Paolo II ha citato le logiche del profitto, dello spettacolo, del doping, dell’agonismo esasperato e la violenza delle tifoserie. Quindi l’augurio a tutti gli atleti “a praticare lo sport con lealtà e sano spirito agonistico”, per saper “affrontare la gara impegnativa della vita con coraggio e onestà, con gioia e serena fiducia nel futuro”.

 

Calorosa la partecipazione di tutti i presenti, tra cui diversi atleti azzurri. Non dimentichiamo infatti che il Centro sportivo italiano, fondato con lo scopo di “perseguire lo sport per tutti”, ha saputo coltivare al proprio interno centinaia di campioni in ogni disciplina, tra questi Gianni Rivera, Gigi Riva, Francesco Moser, Felice Gimondi, Gelindo Bordin, Moreno Argentin, Sandro Gamba, Manuela Benelli  e tanti altri. Qualche dato sul CSI, fondato nel 1906, sciolto nel 1927 e ricostituito nel 1944, oggi conta 850 mila associati; oltre 12 mila società affiliate nelle diocesi di tutta Italia; mette in campo 42 mila squadre, grazie all’impegno volontario di 100 mila allenatori, arbitri, animatori e dirigenti.

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Una realtà dunque davvero operosa anche se non ‘gridata’ quella del Centro sportivo italiano, che si contrappone ai mali dello sport, questi sì, amplificati sui media. In questo contesto si può ancora educare i giovani attraverso lo sport? Ascoltiamo il presidente del Csi, Edio Costantini, al microfono di Marina Tomarro:

 

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R. - Ce n’è bisogno oggi ancora più di ieri. Certo è che abbiamo cattivi maestri e allora il grande sport oggi deve recuperare la sua robustezza non soltanto nell’allargare “il medagliere” ma nello stile di vita. Un grande campione diventa grande solo se riesce a far passare un’immagine di sé e dello sport come qualcosa che aiuta le persone a migliorarsi, a dare il meglio di sé.

 

D. – Qual è lo spirito sportivo che cercate di trasmettere ai ragazzi?

 

R. – Prima di tutto fare attività sportiva. In Italia si parla molto di sport ma se ne fa poco. Bisogna fare in modo che i ragazzi, le persone in genere, facciano sport e lo facciano in uno spazio sportivo, dentro una società sportiva. Una grande promozione l’ha fatta sempre la parrocchia, con l’oratorio. C’è bisogno del luogo, dello spazio dove le persone si possano incontrare.

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DAL 5 AL 17 LUGLIO SOSPESE TUTTE LE UDIENZE PRIVATE DEL PAPA CHE SARA’

IN VALLE D’AOSTA PER UN PERIODO DI RIPOSO. NEL CORTILE DEL PALAZZO APOSTOLICO DI CASTEL GANDOLFO SI SVOLGERA’ IL MERCOLEDI’ ALLE 10.30

L’UDIENZA GENERALE  E LA DOMENICA ALLE 12.00 L’ANGELUS

 

Con un comunicato la Prefettura della casa Pontificia fa sapere che con il trasferimento del Santo Padre in Valle d’Aosta per un periodo di riposo, dal 5 al 17 luglio, sono sospese tutte le Udienze private.  Durante il periodo estivo, la consueta Udienza generale, da mercoledì 21 luglio, avrà luogo nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo alle ore 10.30. Tutte le domeniche, da domenica 18 luglio, Sua Santità reciterà la preghiera mariana  dell’Angelus, alle ore 12, nel Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

Questa mattina il Papa ha incontrato mons. Faustino Sainz Muñoz, arcivescovo titolare. di Novaliciana, nunzio apostolico presso le Comunità Europee; mons. Giovanni Bulaitis, arcivescovo titolare di Narona, nunzio apostolico in Albania;  la signora Edda Victoria Martinelli de Dutari, ambasciatore di Panamá, in visita di congedo. E poi in tarda mattinata ha ricevuto il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto (Italia) monsignor Bruno Forte, del clero dell’arcidiocesi di Napoli, docente di Teologia dommatica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e membro della Commissione Teologica Internazionale. Inoltre, Giovanni Paolo II ha nominato capo ufficio nel Pontificio Consiglio della Cultura monsignor Gergely Kovács, officiale del medesimo Dicastero.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!”: il trinomio del Centro Sportivo Italiano per il giovani del Terzo Millennio; Giovanni Paolo II rinnova con vigore l’invito rivolto ai giovani svizzeri nel corso del recente pellegrinaggio.

Sempre in prima, un articolo di Danilo Veneruso dal titolo “La cultura secolarizzata e secolarizzante dell’oggi”: un’Europa senza radici?

 

Nelle vaticane, la Lettera del Papa al cardinale Gilberto Agustoni, per la nomina a suo Inviato Speciale alle celebrazioni del centenario dell’incoronazione dell’immagine della “Mater Dolorosa” nel santuario di Telate, in diocesi di Munster.

 

Nelle estere, in evidenza l’Iraq, con un articolo dal titolo “Ancora vittime di una guerra senza nome”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello in merito ad una raccolta di saggi di Sant’Agostino.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema dei conti pubblici.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 giugno 2004

 

 

IN ASIA I PAESI PIU’ REPRESSIVI DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA:

PRESENTATO IERI A ROMA IL RAPPORTO DI “AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”

- Intervista con Bernardo Cervellera -

 

 

Si trovano in Asia i Paesi più repressivi della libertà religiosa. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo presentato ieri a Roma e realizzato dalla sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Quest’opera di diritto pontificio ogni anno realizza circa 6 mila progetti in 130 nazioni dove la Chiesa incontra difficoltà nello svolgimento della propria missione. Radicalismo islamico, un insorgente fondamentalismo indù e i regimi comunisti superstiti sono ancora i maggiori persecutori di questo diritto fondamentale di ogni uomo: quello alla libertà religiosa che - ha ricordato Attilio Tamburrini direttore di Acs-Italia - il Papa ha in qualche modo messo come cartina tornasole di tutti gli altri diritti. Il servizio di Debora Donnini:

 

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Dare voce a chi non ha voce perché vittima di violazioni alla libertà religiosa. E’ con questo intento che il Rapporto di Acs 2004 passa in rassegna 190 Paesi del mondo. Miglioramenti in Russia e nei Paesi dell’est, eccetto la Bielorussia con leggi restrittive per le minoranze, tra cui il divieto per le comunità non registrate di incontrarsi sistematicamente presso una stessa abitazione. Nel mondo islamico si notano progressi sul fronte delle riforme che si spera possano riflettersi anche nel campo della libertà religiosa. E’ quanto rileva Camille Eid, giornalista libanese, che ha fatto una panoramica di questa zona del pianeta ancora segnata da discriminazioni fondate sulla legge islamica, che vanno dal divieto per i musulmani di convertirsi ad un'altra religione fino alla sottomissione degli altri cittadini ai dettami dell’ordinamento giuridico islamico. Qualche segnale positivo della volontà di introdurre riforme anche in Arabia saudita che, in un recente punteggio dell’“Economist” relativo alla libertà religiosa nei Paesi arabi, ha preso “zero”, risultando dunque l’ultimo in classifica.

 

Da segnalare anche le aree dei conflitti locali come in Colombia, dove l’instabilità politica si riflette sulla vita delle comunità religiose. Fra i regimi comunisti spicca la Corea del Nord: dalle poche notizie che filtrano si parla di brutali persecuzioni e si calcola che dal ’53, anno in cui si è instaurato il regime comunista, circa 300 mila cristiani siano scomparsi. Attualmente 100 mila persone nei campi di lavoro sono vittime di fame e torture. Gravi violazioni di diritti umani e libertà religiosa anche in Laos. La Cina continua ad essere protagonista di arresti e forme di controllo nei confronti delle religioni: dai cristiani ai membri del falun gong. Ne ha parlato padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia news, che, riferendosi anche all’area indù e al fondamentalismo indù, rileva che il trend è non solo perseguitare l’individuo in diverse forme ma anche tentare di distruggere le scuole.

 

“Il tentativo di distruggere la religione è anche tentativo di distruggere uno sviluppo moderno di queste società. Per esempio, in India molte scuole cattoliche o protestanti hanno come studenti i paria, cioè i fuori casta, le persone che sono considerate le schiave della società (il sistema delle caste sebbene vietato per legge, sopravvive, dice il rapporto di Acs, ndr). Distruggere queste scuole significa fermare lo sviluppo di queste persone e quindi condannarle ad un non sviluppo sia come dignità personale, sia come sviluppo sociale.”

 

Risultano dunque molto legati totalitarismi ideologici e fondamentalismi religiosi, secondo padre Cervellera: entrambi hanno un sottofondo di nichilismo per cui l’affermazione del loro potere, in modo assoluto, deve eliminare ciò che è diverso.

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LA SPERANZA CHE MALTA CONTINUI AD ESSERE ESEMPIO DI FEDELTA’ AL VANGELO

E SI FACCIA PONTE TRA EUROPA E PAESI DEL MEDITERRANEO:

LE RIFLESSIONI DEL PRESIDENTE DELLA PICCOLA ISOLA, EDWARD FENECH-ADAMI,

DOPO L’INCONTRO IERI IN VATICANO CON IL PAPA. IL RAMMARICO CONDIVISO

PER IL MANCATO RIFERIMENTO

ALLE RADICI CRISTIANE NELLA COSTITUZIONE EUROPEA

- Intervista con il presidente di Malta, Edward Fenech-Adami -

 

 

Nell’incontro di ieri con il presidente di Malta, Giovanni Paolo II ha esaltato la fedeltà al Vangelo della piccola isola del Mediterraneo, e ha espresso apprezzamento per il sostegno offerto dal governo maltese per un riferimento alle radici cristiane nella Costituzione europea. Dopo l’udienza in Vaticano, la nostra collega Danielle Vella ha intervistato il presidente, chiedendogli innanzitutto la sua reazione alle parole del Papa:

 

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R. – FIRST OF ALL, I WAS VERY GRATEFUL FOR THE FACT THAT HIS HOLINESS ...

In primo luogo, sono profondamente riconoscente al Santo Padre per avere espresso il suo apprezzamento per l’opera svolta dal governo maltese nel periodo più recente, in particolare negli ultimi mesi, in cui esso ha insistito molto affinché il riferimento alle radici cristiane fosse introdotto nella Costituzione dell’Unione Europea. Personalmente, nutro lo stesso sentimento di delusione del Santo Padre nonostante io debba dire anche di non essere stato sorpreso da questa conclusione, perché era evidente che un certo numero di Paesi fossero contrari ad inserire questo riferimento nel Preambolo. Credo che sia stata commessa una sorta di “ingiustizia”, nel senso che in realtà quello che si voleva introdurre nel Preambolo era semplicemente una constatazione di fatto che nessuno mette in discussione. Infatti, se siamo onesti con noi stessi, riconosciamo che parliamo dei valori dell’Unione Europea che sono valori che noi tutti osserviamo, come ad esempio il rispetto dei diritti umani, della persona ... Questi sono tutti valori cristiani, il prodotto dell’eredità cristiana di tutti i Paesi dell’Europa. Io, che ho partecipato ai negoziati fino al febbraio scorso, avevo percepito che non ci sarebbe stato accordo perché c’erano alcune posizioni contrarie molto forti. E sia chiaro: la posizione contraria molto forte era riferita al fatto che il riferimento fosse inserito nel Preambolo. Non potrei assolutamente dire che ci fossero atteggiamenti anti-cristiani o non-cristiani o qualcosa di simile. Semplicemente, contrarietà all’inserimento del riferimento alle radici cristiane dell’Europa nel testo.

 

D. – Il Papa ha detto che Malta, Paese tradizionalmente cattolico, può essere d’esempio per altri Paesi in particolare nel rispetto che essa nutre per la famiglia. Lei pensa che effettivamente Malta possa essere presa d’esempio, per quanto riguarda la fede ed i valori cristiani, dall’Unione Europea?

 

R. – WE MADE A REFERENCE IN OUR CONVERSATION TO THIS POINT, AND I MYSELF ...

Abbiamo parlato anche di questo. Ho ricordato al Santo Padre le parole pronunciate quando è venuto a Malta nel 1990: “L’Europa ha bisogno anche della testimonianza di fede di Malta”. E ho ribadito al Papa la speranza di riuscire a continuare ad offrire una testimonianza vera ai nostri valori cristiani. Per fortuna, l’istituto della famiglia è ancora forte a Malta, ma questo non significa che non ci siano i segni di cambiamenti e questi cambiamenti stanno avvenendo anche in maniera piuttosto veloce.

 

D. – Un’ultima domanda: qual è il ruolo che può svolgere Malta per avvicinare gli Stati dell’Unione Europea, gli Stati del Medio Oriente e quelli dell’Africa del Nord?

 

R. – I THINK THAT WE ALL AGREE THAT MALTA DOES BRING IN THE EUROPEAN ...

Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che Malta dia all’Unione Europea una più ampia dimensione mediterranea. Malta è il pizzo più meridionale dell’Europa, è posta al centro del Mediterraneo. Malta ha per tradizione ottimi rapporti con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare con quelli dell’Africa del Nord; i maltesi sono noti per essere ottimi interlocutori ... Ecco perché credo che abbiamo un ruolo da giocare in Europa. Non vogliamo certo sopravvalutare le nostre possibilità, ma la presenza di Malta contribuirà in maniera sostanziale alla dimensione mediterranea dell’Unione Europea.

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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE

IN FAVORE DELLE VITTIME DELLA TORTURA. UNA DRAMMATICA REALTA’ IN ALMENO

132 PAESI DEL MONDO, VENUTA ALLA RIBALTA DELLA CRONACA

PER I FATTI DI ABU GHRAIB

- Intervista con Italo Siena e Riccardo Noury -

 

Le immagini delle violenze compiute nel carcere iracheno di Abu Ghraib hanno squarciato il velo dell’indifferenza sul fenomeno delle torture che nel mondo non accenna a diminuire. E’ quanto si ribadisce oggi, Giornata internazionale in favore delle vittime della tortura. Sono 133 i Paesi che hanno ratificato la Convenzione contro tale pratica approvata dalle Nazioni Unite, ma è ancora molto il lavoro da fare perché i governi del mondo si dotino di una legge contro questo crimine. Una legge di cui anche l’Italia è priva. Benedetta Capelli:

 

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(musica)

 

La tortura è pratica comune in 132 Paesi e sono oltre 10 mila le vittime l’anno. Sono numeri assolutamente sotto-stimati, dato che la tortura è sì violenza fisica, ma principalmente psicologica e il torturato risponde con la denuncia rabbiosa o semplicemente con l’oblio. Un processo complesso, confermato da Italo Siena, fondatore di “Nagahar”, un centro milanese per il sostegno delle vittime di tortura:

 

“La tortura è una realtà quotidiana in tantissimi Stati del mondo: Togo, Turchia, Costa d’Avorio, Sudan, Eritrea ... Importante è che i popoli che accolgono le vittime della tortura non facciano loro vivere una seconda tortura!”.

 

Si tratta di un metodo efficace per incutere paura, ridurre al silenzio le opposizioni: come conferma Riccardo Noury, direttore dell’ufficio comunicazione della Sezione italiana di Amnesty International e curatore del volume “Non sopportiamo la tortura”:

 

“Le vittime della tortura ci hanno detto che i torturatori hanno messo loro un metaforico tappo in bocca per impedire loro di denunciare. Si dice che la pena di morte uccide la persona: la tortura uccide la personalità”.

 

Nonostante la ratifica della Convenzione contro la tortura, approvata dalle Nazioni Unite nel 1987, in Italia c’è il vuoto legislativo. L’unico progetto di legge in attesa di approvazione al Senato ha sollevato un vespaio di polemiche per l’introduzione di un emendamento secondo il quale, per esserci il reato di tortura, le violenze o le minacce gravi devono essere reiterate. In occasione della Giornata internazionale in favore delle vittime della tortura, Amnesty International chiede non solo parole, ma fatti concreti. Ancora Riccardo Noury:

 

“Bisogna che il Parlamento italiano colmi un ritardo di 15 anni e introduca, con una legge, nel Codice penale il reato di tortura. Combattere la tortura significa avere leggi che la puniscano”.

 

Nel mondo sono 200 i centri di riabilitazione per le vittime della tortura, che offrono sostegno psicologico, assistenza legale e formazione professionale. Una possibile via di riscatto per chi ha avuto il coraggio di spezzare quel giogo, pur mantenendo vive le proprie ferite.

 

(musica)

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LE NAZIONI UNITE INVITANO OGGI A CELEBRARE ANCHE

LA GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA CONTRO LA DROGA,

RIBADENDO IL MESSAGGIO CHE DAL TUNNEL DEGLI STUPEFACENTI SI PUO’ USCIRE.

TEMA DI QUEST’ANNO: “IL TRATTAMENTO TERAPEUTICO”

- Intervista con Mario Costa -

 

Le Nazioni Unite invitano a celebrare oggi anche la Giornata mondiale per la lotta contro la droga. Il tema di quest’anno, “Il trattamento terapeutico”, intende promuovere un messaggio importante: dal tunnel delle droghe si può uscire. Ma quali sono le ultime evoluzioni del fenomeno? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Mario Costa, direttore dell’Ufficio Onu per il crimine e le droghe:

 

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R. – Dipende molto dal tipo di droga. Ovviamente, gli Stati Uniti rimangono tra i Paesi con maggiore consumo di cocaina al mondo con percentuali sempre problematiche, anche se in calo. In calo è l’abuso di eroina nell’Europa occidentale, senz’altro in forte calo sono i decessi dovuti all’abuso di eroina, mentre in crescita è il consumo di eroina e in parte anche di cocaina nei Paesi dell’Est Europa, in Russia e in Cina.

 

D. – Avete dedicato la Giornata di quest’anno al trattamento terapeutico. Avete qualche programma interessante?

 

R. – Vorremmo sottolineare il fatto che è una idea sbagliata quella portata avanti anche dai tribunali che favoriscono l’uso di droga, che il trattamento non funziona. In effetti, è il contrario. Bisogna che le società si impegnino a tutti i livelli. Il messaggio che noi propagandiamo è che l’abuso di droga lo si può contrastare. La tossicodipendenza in generale può essere combattuta non solo con mezzi di polizia, pur necessari,ma soprattutto con l’impegno dell’intera società, dalle famiglie alle scuole, agli ambienti di lavoro, agli ambienti di fede, agli ambienti sportivi ... Se questo avviene, si potrà indubbiamente controllare un problema che rimane molto serio.

 

D. – La droga, oltre che un fenomeno sociale, diventa anche un investimento economico, visto che in Paesi tipo l’Afghanistan il prodotto interno lordo del Paese per buona parte deriva dalla coltivazione di oppio. Come agire, in questi casi, per ridimensionare il fenomeno?

 

R. – Non considero la povertà una giustificazione o una scusa per le attività illecite. Indubbiamente, però, dobbiamo riscontrare la realtà obiettiva di certi Paesi. Lei ha menzionato l’Afghanistan, io vorrei menzionare anche alcuni Paesi andini o anche i Paesi del cosiddetto “triangolo d’oro”: il Laos, la Cambogia e la Birmania. Qui la realtà economica e sociale è disastrata, bisogna soprattutto intervenire con mezzi di assistenza economica, di assistenza allo sviluppo, di aiuti finanziari. E per far questo bisogna rafforzare in primo luogo i governi, che devono imporre il vigore della legge, e al tempo stesso aiutare e sostenere i contadini affinché escano dall’illegalità e si convincano a progredire nello sviluppo sano delle culture lecite.

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INSIEME, FACCIAMO LA DIFFERENZA! LA PARTECIPAZIONE ATTIVA DEI GIOVANI

NELLA SOCIETÀ E NELLA CHIESA”. E’ IL TEMA DEL VI CONSIGLIO INTERNAZIONALE

DELLA GIOVENTÙ OPERAIA CRISTIANA, LA CIGIOC, IN CORSO DA IERI A VITORCHIANO.

OGGI A ROMA CERIMONIA IN CAMPIDOGLIO

 

Oggi l’appuntamento si è spostato a Roma per una cerimonia in Campidoglio, che ha seguito per noi Alessandro Guarasci:

 

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Quali sono le conseguenze della globalizzazione sui giovani e come sta cambiando il mercato del lavoro? Ruota attorno a questi temi il VI Consiglio internazionale della CiGioc, il movimento della gioventù operaia cristiana che proseguirà fino al 9 luglio vicino a Viterbo. 120 giovani di ogni estrazione sociale, provenienti da 60 Paesi, che si confronteranno sui temi dell’occupazione e dell’incursione sociale. Tra gli intervenuti oggi anche mons. Stanislav Rylko, il sindaco della capitale Walter Veltroni ed il segretario generale della Cisl, Sabino Pezzotta. Il 30 giugno l’appuntamento con l’udienza dal Papa. Nel suo messaggio, letto qui in mattinata, Giovanni Paolo II ha incoraggiato i giovani a continuare il cammino intrapreso e ha ricordato l’importanza della solidarietà e dell’aiuto reciproco, rimanendo fedeli ai valori cattolici. Tra le iniziative che saranno lanciate in questi giorni, un’inchiesta sui giovani lavoratori nel mondo globalizzato. Sentiamo Marco Calvetto, presidente della CiGioc italiana:

 

R. - Esiste una scarsa attenzione in tutte le società del mondo rispetto alla dimensione del lavoro vissuta da giovani, quindi la situazione dei giovani lavoratori. Non ci si chiede quanto incide la dimensione del lavoro nella costruzione dell’identità individuale e sociale in quell’età. Quali sono le condizioni di vita e di lavoro di queste persone. A che cosa sono sottoposte, che tipi di lavoro fanno, quali sono i loro ritmi di vita, quanto guadagnano, che cosa si aspettano dalla realtà, dal mondo e dalla Chiesa.

 

D. – Ai giovani è chiesta soprattutto flessibilità nel mondo del lavoro. Si parlerà anche di questo?

 

R. – Bisognerà fare attenzione a capire che cosa s’intende per flessibilità. In altre realtà del mondo questa è una questione culturale completamente diversa. Laddove si parla sostanzialmente di un lavoro informale, cioè un lavoro nero, ovviamente si capisce immediatamente che il concetto di flessibilità è totalmente diverso da quello che può essere vissuto.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 27 giugno, XIIIa Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il brano del Vangelo in cui Gesù si dirige verso Gerusalemme e manda avanti dei messaggeri. Questi si incamminano ed entrano in un villaggio di samaritani per preparare la sua visita, ma costoro non vogliono riceverlo proprio perché Cristo è diretto verso Gerusalemme:

 

“Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: ‘Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?’. Ma Gesù si voltò e li rimproverò. E si avviarono verso un altro villaggio”.

 

Su questo brano, ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo viene rifiutato da un villaggio samaritano per il semplice fatto che è diretto a Gerusalemme. Le antiche tensioni tra Giudea e Samaria riaffiorano. Ora, i samaritani che si sentivano esclusi, a loro volta escludono e rifiutano Cristo. La questione “etnica nazionale” si antepone a Cristo. La storia della nostra fede ci fa vedere come è difficile evangelizzare la nazionalità, quanto poco ci vuole perché le questioni ad essa legate sovrastino l’atteggiamento di fede e condizionino l’agire cristiano facendo scattare un meccanismo, come anche oggi vediamo nel Vangelo tra i discepoli, che è incompatibile con Cristo. Accogliendo Cristo si compie la salvezza, cioè la liberazione dagli attaccamenti secondo la logica del peccato. I tre esempi successivi fanno capire che si può camminare con Cristo continuando a mantenere la nostra mentalità ed i nostri criteri.

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CHIESA E SOCIETA’

26 giugno 2004

 

 

RICONCILIAZIONE VUOL DIRE PRIMA DI TUTTO RICONOSCERE GLI ALTRI

 PER QUELLO CHE SONO: COSI’ IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE

PER LA RICONCILIAZIONE DEL POPOLO COREANO, IN OCCASIONE

DELLA GIORNATA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DI DOMANI

 

SEUL. = Giornata di preghiera per la riconciliazione e l’unità domani in Corea. L’iniziativa, che risale al 1965, si celebra ogni anno nella domenica più vicina al 25 giugno, giorno in cui è scoppiata, nel 1950, la guerra di Corea. Alla vigilia della giornata si recita una novena e viene pubblicato un messaggio della commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano. Nel testo di quest’anno, firmato da mons. Lucas Kim Wooh-hoe, presidente della commissione, il motivo dominante è “Abbattere il muro fra Nord e Sud Corea e piantare semi di giustizia, pace e gioia nei cuori dei coreani”. Il presule raccomanda ai fedeli di “pensare anzitutto alla riconciliazione con se stessi e con i vicini, alla riconciliazione fra regioni e classi sociali e all’unità della Chiesa”. Sottolineando che “i segnali esterni della divisione nazionale si stanno gradualmente attenuando”, il vescovo esorta i fedeli a compiere sforzi maggiori per costruire “l’autentico significato di unità e riconciliazione”, che è “riconoscere e accettare gli altri come sono”. (A.M.)

 

 

LA CHIESA IN IRLANDA PREOCCUPATA PER L’ESITO DEL RECENTE REFERENDUM SULL’ABOLIZIONE DEL DIRITTO DI CITTADINANZA AUTOMATICA PER CHI NASCE SUL SUOLO IRLANDESE. A BREVE I VESCOVI LOCALI PUBBLICHERANNO UN DOCUMENTO
PER RICORDARE I DIRITTI FONDAMENTALI DEGLI IMMIGRATI

 

DUBLINO. = I vescovi irlandesi pubblicheranno a breve un documento dedicato all’attuale politica migratoria del Paese. Dopo l’esito del referendum del 14 giugno, con il quale i cittadini irlandesi hanno approvato il progetto legislativo per l’abolizione del diritto di cittadinanza automatica concessa a chi nasce sul suolo irlandese, i presuli vogliono richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di una politica migratoria che sia rispettosa dei diritti degli immigrati, in sintonia con gli insegnamenti sociali della Chiesa. In particolare, ha precisato il portavoce della Conferenza episcopale Martin Long, il documento “respingerà come anti-cristiano qualsiasi atteggiamento razzista verso gli immigrati”. Il progetto di modifica promosso dal governo, che ora dovrà passare all’esame del Parlamento, prevede che almeno uno dei genitori risieda in Irlanda per un totale di tre anni, nei quattro precedenti la nascita del figlio, perché quest'ultimo possa prendere automaticamente la cittadinanza irlandese alla nascita. Il governo di Dublino, infatti, lamenta la pratica di diverse immigrate clandestine che arrivano in Irlanda negli ultimi giorni di gravidanza per far nascere figli di nazionalità irlandese e aggirare così le attuali leggi sull’immigrazione. (L.Z.)

 

 

GRANDE FESTA IL PRIMO LUGLIO IN PARAGUAY. LA CAPITALE ASUNCIÓN SI APPRESTA

A CELEBRARE L’ANNIVERSARIO DELL’ARCIDIOCESI E DELLA CATTEDRALE

 

ASUNCIÓN. = La comunità cattolica di Asunción si appresta a vivere una duplice ricorrenza. Il primo luglio prossimo, infatti, si celebrano i 75 anni dell’elevazione della diocesi di Asunción ad arcidiocesi e il 457° anniversario della fondazione della cattedrale della capitale, dedicata a “Nuestra Señora Santa María de la Asunción”. A celebrare il doppio evento sarà l’arcivescovo Eustaquio Pastor Cuquejo Verga, che con l’occasione consacrerà la cattedrale e benedirà un nuovo altare di pietra. La diocesi della “Santísima Asunción del Paraguay” fu creata il primo luglio 1547 da papa Paolo III che, contestualmente, con la medesima bolla ordinò l’edificazione della cattedrale. (B.C.)

 

 

L’ANGOLA SCENDE IN CAMPO NELLA LOTTA ALL’AIDS.

IL PARLAMENTO HA APPROVATO ALL’UNANIMITA’ UNA PROPOSTA DI LEGGE

 SUL TERRIBILE VIRUS CHE NEL 2001 HA CAUSATO NEL PAESE 25.000 VITTIME

 

LUANDA. = Approvata in Angola una proposta di legge sull’Aids, ferma in parlamento dal luglio 2003. Lo ha riferito in questi giorni la stampa locale, precisando che il testo è passato con 158 voti a favore e nessun contrario. I 33 articoli del documento intendono garantire la protezione e la promozione della salute attraverso misure che prevengano, controllino, curino e studino la Sindrome da immunodeficienza acquisita (Sida/Aids) e i suoi effetti. La legge approvata all’unanimità tiene conto, inoltre, degli aspetti sociali del fenomeno Aids, stabilendo diritti e doveri del malato e degli operatori sanitari: se da un lato è garantito il diritto alla confidenzialità delle informazioni sanitarie relative all’Aids, dall’altro si qualifica come crimine, passibile, quindi, di sanzioni penali, la trasmissione del virus dell’Hiv per errore o negligenza degli operatori sanitari. Gli ultimi dati diffusi dall’agenzia delle Nazioni Unite per l’Aids (Unaids), relativi al 2001, stimano che in Angola 350.000 persone (il 5,5% della popolazione adulta del Paese, a cui si sommano quasi 30.000 minori) hanno contratto il virus del Hiv, mentre sono 25.000 le vittime. Le cifre riportate, che possono apparire basse se confrontate con altre realtà africane, vengono segnalate in costante crescita. Bisogna, inoltre, ricordare che a lungo in Angola, a causa della presenza di una devastante guerra civile, non si sono potuti effettuare studi e analisi completi sulla diffusione dell’Aids nel Paese. (B.C.)

 

 

TUTELA DELLE MINORANZE E AIUTI PER GLI SFOLLATI: SONO LE RICHIESTE RIVOLTE

DAL PARTITO DEL CONGRESSO NEPALESE DEMOCRATICO AL NUOVO PRIMO MINISTRO.

LA PICCOLA NAZIONE HIMALAYANA E’ DAL 1996 SCOSSA

DALLE AZIONI DEI RIBELLI MAOISTI

 

KATHMANDU. = Il partito del Congresso nepalese democratico (Ncp-D) ha chiesto al presidente Sher Bahadur Deuba, dal 2 giugno scorso nuovo primo ministro della piccola nazione himalayana, di ripristinare al più presto i risarcimenti per gli sfollati interni causati da otto anni di guerriglia maoista. Fino a settembre del 2002, quando poi il programma è stato tagliato per mancanza di fondi, ogni nepalese che per ragioni di sicurezza era dovuto fuggire dalla sua casa riceveva 100 rupie al giorno (pari a 1 euro e 10 centesimi), come contributo per provvedere alla sua sopravvivenza. Il partito ha, inoltre, chiesto a Deuba di non includere nel nuovo esecutivo del Paese, al momento in progressiva via di definizione, esponenti filomonarchici e di dare spazio, invece, a rappresentanti dalit o delle minoranze etniche. Deuba, al terzo mandato della sua carriera, è stato nominato dal sovrano Gyanendra a capo dell’esecutivo, dopo le dimissioni di Surya Bahadur Thapa, vicino alla Corona, che ha rinunciato al suo incarico a causa di insistenti proteste di piazza condotte dall’opposizione contro la monarchia. Il piccolo Paese incastonato nella catena hymalayana affronta dal 1996 una sanguinosa insurrezione armata dei ribelli maoisti, che ha provocato quasi 10.000 vittime. I guerriglieri vogliono l’abbattimento della monarchia costituzionale e radicali cambiamenti sociali, inclusa una riforma agraria e l’abolizione del sistema delle caste. (B.C.)

 

 

INAUGURATA IN ZAMBIA L’EMITTENTE CATTOLICA “RADIO LISELI”, NUOVO STRUMENTO DI SPERANZA NATO DALL’OPERA DEI MISSIONARI OBLATI DI MARIA IMMACOLATA

 

LUSAKA. = “Questa è la vostra radio, è la vostra voce!”. Così ha esclamato padre Freeborn Kibombwe durante la recente inaugurazione a Lusaka, nello Zambia occidentale, della nuova emittente cattolica “Radio Liseli”. Fondata su iniziativa dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, la stazione radio è il frutto di un cammino comunitario di discernimento per rispondere ai segni dei tempi, cominciato nel 1998 con i lavori del capitolo generale dei Padri Oblati intitolato “Evangelizzare i poveri all’alba del terzo millennio”. “Durante la nostra assemblea annuale del 2001 - ha spiegato padre Ronald Carignan, superiore della delegazione oblata dello Zambia - sono emersi cinque punti di lettura dei segni dei tempi: alto livello di povertà in Zambia, pandemia dell’Aids, profondo desiderio di Dio e ricerca della verità da parte degli abitanti dello Zambia, necessità dei laici di assumere le loro responsabilità nella Chiesa e apatia, sul piano politico, della maggior parte della popolazione”. Alla luce di questo discernimento è nata “Radio Liseli”, un nuovo canale per dare voce e speranza alla gente e creare un legame profondo tra la Parola di Dio e il popolo cristiano. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 giugno 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ennesimo attentato in Afghanistan contro lo svolgimento delle prime elezioni dalla caduta del regime talebano, previste per settembre. All’indomani dell’uccisione di due soldati statunitensi nella provincia di Kunar, al confine con il Pakistan, almeno due funzionarie delle Nazioni Unite addette all’organizzazione delle consultazioni sono rimaste uccise nell’esplosione di una bomba a Jalalabad, nell’est del Paese. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.

 

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Entrambi gli attentati sono stati rivendicati dai talebani. Questa la dinamica dell’attacco odierno: un ordigno è esploso a bordo del minibus noleggiato dalle Nazioni Unite con cui le due donne, incaricate di stilare le liste elettorali, stavano recandosi al lavoro nei villaggi del distretto di Rodat, nella provincia di Nangarhar. Entrambe le addette, dipendenti dalla Commissione Elettorale Unitaria che opera sotto l’egida dell’Onu, sono morte sul colpo. Insieme con loro è rimasto ucciso anche un bambino che stava passando sul luogo dell’esplosione. Diciassette i feriti, in gran parte donne, quattro delle quali versano in gravi condizioni. Tutte le vittime sono di nazionalità afghana. Il veicolo è andato completamente distrutto, ma il conducente è rimasto illeso e attualmente è sotto interrogatorio. Sul piano politico, il presidente afghano, Hamid Karzai, ha chiesto ieri alla Nato di mantenere la sua promessa circa l’invio di altre truppe nel Paese affinché le elezioni, previste per settembre, possano svolgersi in tempo e in condizioni di sicurezza. La richiesta dovrebbe essere esaminata nel corso del vertice dell’Alleanza atlantica in programma lunedì e martedì prossimi ad Istanbul.

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Il si’ della Nato alla richiesta di assistenza tecnica nell’addestramento dell’esercito iracheno da parte del governo di Baghdad appare imminente. L’assenso dell’Alleanza Atlantica non è stato ancora ufficialmente annunciato ma una conferma definitiva è prevista lunedì prossimo in occasione del vertice della Nato ad Istanbul. Ma in Iraq continuano le violenze e diverse città sono state colpite da nuovi attacchi. Il nostro servizio:

 

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A quattro giorni dal passaggio di sovranità dalle autorità americane al governo transitorio iracheno, si intensificano nel Paese le operazioni militari contro la guerriglia. Un raid aereo statunitense ha colpito ieri la città di Falluja provocando la morte di almeno 20 persone. Fonti del Pentagono sostengono che il capo di Al Qaeda in Iraq, Abu Musab al Zarqawi, sarebbe sfuggito per poco all’attacco. L’esplosione di una bomba nella città di Arbil ha causato, questa mattina, una vittima ed il ferimento di almeno 11 persone tra le quali il ‘ministro’ della Cultura del Partito democratico del Kurdistan, Mahmud Mohammad. A Baquba, un commando ha assaltato, inoltre, la sede del Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq, uccidendo tre guardie e un civile. In un secondo attacco compiuto ancora nella città sunnita, militanti armati hanno fatto saltare in aria un edificio dell’Accordo nazionale iracheno, il partito politico del premier Iyad Allawi. E sempre questa mattina un poliziotto è rimasto ucciso in un’imboscata a sud di Kirkuk e un soldato americano è morto a Baghdad in seguito ad un agguato. Episodi di violenza sono avvenuti anche a Nassirya dove colpi di arma da fuoco sono stati sparati, questa notte, contro elicotteri italiani. Fonti del comando del contingente inviato da Roma hanno dichiarato che i velivoli non sono stati colpiti e che non ci sono stati né feriti né danni. E’ stato riparato, infine, anche il secondo degli oleodotti di Bassora, seriamente danneggiati da recenti atti di sabotaggio, che portano il greggio ai due principali terminal petroliferi off shore iracheni; il pompaggio del petrolio è così potuto riprendere regolarmente.

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Irlanda in stato d’assedio per l’odierno vertice tra Stati Uniti ed Unione Europea: migliaia di manifestanti sono scesi in strada in diverse città per protestare contro la guerra in Iraq e tre persone sono state arrestate nei pressi dell’aeroporto di Shannon, dove è giunto ieri sera il presidente statunitense, George Bush. Prima del summit, che si svolge al termine del semestre di presidenza irlandese dell’Unione europea, il segretario di Stato americano, Colin Powell, e l’alto rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, hanno sottolineato come si stia voltando pagina nelle relazioni tra Stati Uniti ed Unione. Ma l’Europa può diventare un interlocutore più autorevole o si tratta di un compromesso dovuto all’emergenza Iraq? Fausta Speranza lo ha chiesto ad Andrea Bonanni, esperto di questioni europee del quotidiano ‘La Repubblica’:

 

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R. – Io credo che queste dichiarazioni siano di circostanza. Siamo alla vigilia del vertice Nato: gli americani hanno disperatamente bisogno che ci sia almeno una parvenza di copertura europea sulla loro presenza in Iraq, c’è stato il voto della risoluzione del Consiglio di sicurezza. La Nato, probabilmente, al vertice di Istanbul, che si apre lunedì prossimo, accetterà di addestrare personale militare iracheno come gesto di buona volontà nei confronti della missione americana in Iraq. Credo che l’Europa in questo momento stia sostanzialmente aspettando i risultati delle prossime elezioni americane.

 

D. - Per l’Europa che significato ha il ricorso alla Nato per l’Iraq?

 

R. – Per l’Europa non ha un grande significato. Gli americani avrebbero voluto coinvolgere la Nato, perché questo avrebbe significato coinvolgere l’Europa in modo più diretto. Ci sono riusciti e quello che hanno ottenuto è un impegno della Nato ad aiutare nell’addestramento delle truppe del nuovo esercito iracheno che è una forma di copertura politica ma senza un diretto impegno militare. In realtà, Paesi come la Francia, la Germania e la Spagna, che ha ritirato le truppe, hanno fatto sapere con molta chiarezza che non intendono più mandare alcun soldato in Iraq.

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Il premier irlandese Bertie Ahern, che si trova a Shannon per il vertice bilaterale Unione Europea-Stati Uniti, si è detto “fiducioso” sulla possibilità di trovare, la prossima settimana, un accordo sulla nomina del successore di Romano Prodi, attuale presidente della Commissione europea. Secondo indiscrezioni, il candidato più accreditato sarebbe il primo ministro portoghese, José Manuel Durao Barroso.

 

In Pakistan il primo ministro, Zafarullah Jamali, ha presentato le proprie dimissioni al presidente Pervez Musharraf. Lo hanno riferito membri del partito di Jamali, ‘Alleanza nazionale’.

 

In Medio Oriente, due palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani in due distinti episodi avvenuti la scorsa notte a Nablus, in Cisgiordania. Un 18enne, che si trovava su un tetto della casbah, è stato colpito mentre teneva in mano una bombola di gas. I militari dello Stato ebraico hanno detto di aver aperto il fuoco perché temevano che la lanciasse. Un secondo palestinese, secondo quanto riferisce l’esercito, è stato ucciso dopo essere stato visto strisciare su un tetto in maniera sospetta. Fonti palestinesi contestano questa versione e affermano che l’uomo è stato ucciso dai soldati che avevano fatto irruzione nella sua abitazione.

 

In Turchia una donna è rimasta uccisa in un hotel di Alanya, città sulla costa mediterranea nel sud del Paese, in seguito ad un’esplosione provocata da un sovraccarico di pressione del gas nell’impianto di condizionamento dell’albergo. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa ‘Anadolou’, smentendo l’ipotesi di un attentato accreditata nelle prime ricostruzioni. Nel Paese, dieci presunti membri di un gruppo fondamentalista islamico legato ad al Qaeda sono stati arrestati, intanto, dagli agenti della polizia di Ankara. Nel corso dell’operazione, condotta alla vigilia del summit della Nato che inizierà lunedì ad Istanbul, numerose abitazioni sono state perquisite e diverse armi sono state sequestrate.

 

Sono oltre 6 milioni e mezzo i serbi che domani sono chiamati a votare per il ballottaggio delle elezioni presidenziali. Sono in lizza il candidato ultranazionalista, Nikolic, e il leader del Partito democratico, Tadic. Al primo turno del 13 giugno, Nikolic ha ottenuto il 30,6 per cento dei voti contro il 27,37 per cento del concorrente, ma Tadic è sostenuto dalla coalizione di governo guidata dal premier Kostunica. Per favorire l’affluenza alle urne - rimasta molto bassa nelle ultime consultazioni, le autorità di Belgrado hanno abolito il tetto minimo di partecipazione.

 

Ottantasei persone sono state fermate in Inguscezia, perché sospettate di aver partecipato all’attacco della guerriglia indipendentista contro le forze di sicurezza, la notte di martedì scorso, e sette sono state arrestate. I ribelli, da parte loro, hanno annunciato che tutti gli obiettivi dell'operazione sono stati conseguiti.

 

Dal Kashmir giunge la notizia di un attacco condotto questa mattina da alcuni militanti islamici nel distretto di Poonch. Sarebbero una decina le persone rimaste uccise e una ventina i feriti. L’attentato mina la sicurezza dei colloqui tra India e Pakistan attesi per domani. In agenda la difficile contesa della regione himalayana del Kashmir.

 

I due principali partiti politici della Cambogia, il Partito del Popolo cambogiano ed il Funcinpec, hanno raggiunto un accordo sulla formazione di un nuovo governo che dovrebbe consentire al Paese asiatico di uscire da una crisi politica durata 11 mesi.

 

Il presidente del Ruanda, Paul Kagame, e quello della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, si sono impegnati a rispettare l’accordo di pace concluso nel luglio del 2002 a Pretoria, al termine di un incontro organizzato dal presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, ieri ad Abuja. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Kagame e Kabila hanno annunciato la creazione di un meccanismo di verifica congiunta che dovrà assicurare innanzitutto il disarmo e la smobilitazione dei soldati delle Forze Armate Ruandesi e gli Interhamwe coinvolti nel genocidio del 1994 in Ruanda e ancora presenti nella Repubblica democratica del Congo. Nel contempo dovrebbe essere anche garantito il ritiro incondizionato delle truppe ruandesi dal Congo. Le relazioni tra i due Paesi africani sono state caratterizzate da forti tensioni nelle ultime settimane, in seguito soprattutto al presunto coinvolgimento ruandese nel fallito tentativo di ribellione a Bukavu, capoluogo del sud Kivu.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese

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Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, sarà mercoledì prossimo in Sudan per una missione incentrata sulla crisi del Darfur, teatro – ha detto – di “terribili crimini” contro civili. Annan arriverà all’indomani di un’analoga visita del segretario di Stato americano, Colin Powell.

 

In Italia dodici milioni di persone si stanno per recare al voto per i ballottaggi delle elezioni amministrative. Le urne saranno aperte oggi dalle ore 15.00 alle 22.00 e domani, dalle 7.00 alle 22.00. Gli elettori dovranno scegliere i sindaci di 102 comuni e i presidenti di 22 province.

 

 

 

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