RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 177 - Testo della trasmissione di venerdì 25 giugno 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’apprezzamento della Santa Sede per il sostegno offerto da Malta per un riferimento alla radici cristiane nella Costituzione europea. Ricevendo il presidente del nuovo membro dell’Ue, il Papa ha esaltato la fedeltà al Vangelo della piccola isola del Mediterraneo

 

Sulla famiglia si gioca il futuro del continente: così il Papa nell’udienza con i docenti universitari del Simposio “La famiglia in Europa”, in corso a Roma: intervista con il cardinale Camillo Ruini e la prof.ssa Janne Haalan Matlary

 

Sport e turismo come “forze vitali” al servizio della persona e dei Paesi: presentato questa mattina il messaggio del Papa per la XXV Giornata mondiale del turismo: ce ne parla il cardinale Stephen Fumio Hamao.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Probabile sì della Nato alla richiesta di assistenza nell’addestramento dell’esercito iracheno del governo di Baghdad: con noi mons. Shlemon Warduni

 

In Angola, bilancio ad un anno dall’avvio del Tribunale minorile di Luanda: il commento di Sabrina Avakiàn

 

I 25 anni di predicazione di padre Raniero Cantalamessa alla Casa Pontificia: ai nostri microfoni lo stesso predicatore

 

Nel film di Valeria Bruni Tedeschi “E’ più facile per un cammello…” uno sguardo acuto sulla psicologia di una giovane ricca.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Forte preoccupazione dei vescovi della Costa d’Avorio per la grave crisi socioeconomica del Paese, paralizzato nelle attività politiche da un clima di diffusa violenza.

 

Il Senato degli Stati Uniti ha nominato ieri John Danforth nuovo ambasciatore all’Onu, in sostituzione di John Negroponte

 

Per la prima volta la fiamma olimpica ha fatto tappa ieri nel Palazzo dell’Onu a Ginevra

 

Annunciata una visita del Dalai Lama in Messico, dal 3 all’8 ottobre prossimo

 

L’assemblea parlamentare del Consiglio Europa esprime la propria volontà di sostenere l’Onu nell’opera di democratizzazione dell’Iraq

“Giulio II e Michelangelo – due colossi a confronto”: suggestiva lettura dell’opera di mons. Raffaello Lavagna, ieri sera, nella Chiesa di San Giovanni Battista de’ Genovesi a Roma

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 30 le vittime dell’incidente di un’autocisterna in Iran

 

In Polonia l’economista Marek Belka guiderà il prossimo governo.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 giugno 2004

 

 

L’APPREZZAMENTO DELLA SANTA SEDE PER IL SOSTEGNO OFFERTO DA MALTA

PER UN RIFERIMENTO ALLA RADICI CRISTIANE NELLA COSTITUZIONE EUROPEA.

RICEVENDO IL PRESIDENTE DEL NUOVO PAESE MEMBRO DELL’UE,

IL PAPA HA ESALTATO LA FEDELTA’ AL VANGELO

DELLA PICCOLA ISOLA DEL MEDITERRANEO

- A cura di Barbara Castelli -

 

“Desidero esprimere il sincero apprezzamento della Santa Sede per gli sforzi profusi dalla Repubblica di Malta nell’introdurre il riferimento alle radici cristiane nel Preambolo della Costituzione dell’Unione Europea”. E’ il saluto che Giovanni Paolo II ha rivolto stamani al presidente dell’isola, Edward Fenech-Adami, ricevuto in Vaticano insieme con la consorte e il seguito.

 

Ricordando l’importanza del momento storico che vive il Paese, che lo scorso primo maggio ha fatto il suo ingresso nella famiglia dell’Ue, il Papa ha sottolineato il ruolo chiave che Malta può giocare nel sostenere “l’identità profondamente cristiana” del Vecchio Continente. “Sin dai tempi di San Paolo - ha detto il Pontefice - Malta è rinomata per la sua intima aderenza alla fede cristiana”. “Vi invito – ha concluso – a proseguire su questo cammino, auspicando che la vostra dedizione alla Chiesa e, in modo particolare, il profondo rispetto che rivolgete all’istituzione della famiglia possa trascinare tutti verso il messaggio del Vangelo”.

 

         Il nome dell’isola, già colonia britannica dal 1800 e divenuta indipendente il 21 settembre 1964, sembra avere origine dalla dominazione dei fenici, dai quali veniva chiamata Maleth (porto-rifugio). L’arcipelago, composto da 5 isole, Malta, Gozo, Comino e le disabitate Cominotto e Filfla, si estende su una superficie di oltre 310 chilometri quadrati, con una popolazione di più di 370 mila abitanti.

 

La sua posizione costituisce la sua più importante risorsa: terra di antiche colonizzazioni, baluardo per la difesa del cristianesimo, cardine della politica napoleonica per ogni piano strategico nel Mediterraneo, avamposto inglese per il controllo delle rotte nel Mediterraneo dopo l’apertura del canale di Suez. In tutta l’isola il passato è vivo: le grandi pietre erette, i luoghi archeologici e i templi mettono in evidenza la sua importanza come punto di arrivo delle prime migrazioni mediterranee. Nell’antichità Malta fu rifugio e porto sicuro per fenici, greci, cartaginesi, romani e arabi.

 

 

“SULLA FAMIGLIA SI GIOCA IL FUTURO DELL’EUROPA”.

 È QUANTO HA AFFERMATO IL PAPA NELL’UDIENZA CON I DOCENTI UNIVERSITARI, CHE PARTECIPANO ALLA QUATTRO GIORNI DI SIMPOSIO

SUL TEMA “LA FAMIGLIA IN EUROPA”, AL VIA DA IERI A ROMA

 

“Sulla famiglia si gioca il futuro dell’Europa”. Così il Papa rivolgendosi ai partecipanti al simposio sul tema “La famiglia in Europa”, ricevuti stamani in Vaticano. All’inaugurazione del convegno, svoltasi ieri a Roma nell’Aula Magna del Cnr, sono intervenute anche numerose autorità ecclesiali e politiche. “Un’iniziativa opportuna”, ha osservato il Pontefice auspicando che possa contribuire “a far sì che nell’Europa di oggi e di domani la famiglia possa svolgere il ruolo che compete alla sua altissima dignità”. Sul discorso del Papa, il servizio Dorotea Gambardella.

 

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 “La famiglia è lo specchio della società e pertanto anche dell’Europa che si va costruendo”.

 

È quanto ha sottolineato, stamani, Giovanni Paolo II osservando che “l’evoluzione della famiglia è e sarà il più importante rivelatore degli sviluppi culturali ed istituzionali del Continente”.

 

“È, pertanto, quanto mai opportuno che le Università e specialmente i docenti cristiani seguano con attenzione le dinamiche familiari, promuovendo nelle nuove generazioni una responsabile e consapevole riflessione”.

 

Giovanni Paolo II ha posto l’accento sulla crisi che dalla metà del secolo scorso è emersa nelle società più sviluppate economicamente. “Di fronte a tale crisi – ha notato - la famiglia è sempre stata un elemento di coesione e di forza. Al punto che oggi le nuove generazioni appaiono fortemente attratte dall’ideale della famiglia tradizionale, ma risultano quasi incapaci di assumerne la responsabilità in modo adeguato”. A tal proposito, il Santo Padre ha parlato dell’importanza di un convegno come quello in corso a Roma, “che guarda all’istituto familiare proprio sul piano dei fondamenti, filosofici giuridici teologici, per cogliere le molteplici prospettive che si aprono attorno a un rinnovato modello familiare. In quest’ottica, il Papa ha ribadito la convinzione della Chiesa per cui “nel contesto odierno, sia più che mai necessario riaffermare le istituzioni del matrimonio e della famiglia come realtà che derivano dalla sapiente volontà di Dio”. Infine, Giovanni Paolo II ha messo in evidenza il “ruolo altamente significativo, nelle tematiche familiari, di quanti operano nell’ambito della cultura e della ricerca scientifica accanto ad iniziative propriamente pastorali”.

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E proprio sull’importanza della famiglia, “struttura fondante per la vita umana”, si sono soffermati i diversi interventi alternatisi ieri, nella prima giornata di lavori del simposio, che si colloca nell’Anno Internazionale della Famiglia e che si pone come obiettivo quello di analizzare i problemi della famiglia nei diversi Paesi europei al fine di promuoverne concrete politiche di sostegno. Ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella, una riflessione del cardinale vicario, Camillo Ruini:

 

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R. - La famiglia nell’Europa di oggi è, come sappiamo, controversa. Ci sono potenti forze culturali che vorrebbero disintegrarla, che vorrebbero disintegrare la sua specificità. La famiglia rimane, però, la base della vita sociale; la base per la crescita dei figli; la base per l’integrazione tra l’uomo e la donna. E’ quindi fondamentale trovare le strade per riproporre il valore della famiglia nel contesto culturale e sociale dell’Italia e dell’Europa di oggi.

 

D. – Quali sono le prospettive?

 

R. – E’ difficile fare previsioni. Molto dipenderà dall’energia e dalla creatività culturale con la quale coloro che credono al valore della famiglia sapranno impegnarsi.

 

La famiglia, dunque, acquisisce un ruolo centrale per il futuro della nuova Europa, ma non solo come luogo di educazione civile. Essa – è stato sottolineato nel corso del convegno – viene interpellata infatti dalla scuola, che ne richiede la cooperazione; dalle strutture sanitarie il cui servizio risulterà sempre inadeguato se paragonato alla sollecitudine e al calore familiare; dalla religione che la considera “chiesa domestica” indispensabile per la trasmissione della fede di generazione in generazione. Ma che cosa sta facendo l’Unione europea per sostenere le famiglie? Abbiamo rivolto la domanda alla professoressa Janne Haalan Matlary, ordinario di Filosofia dell’Università di Oslo, in Norvegia:

 

R. – THERE ARE MANY POLITICAL…

“Esistono molte politiche familiari a livello nazionale, ma manca una vera e propria politica europea. Risulta difficile unificare le diverse linee programmatiche, poiché tra i diversi Paesi dell’Unione c’è disaccordo su numerosi punti, primo tra tutti la questione dell’eterosessualità. Ciò costituisce un problema serio, quindi innanzitutto occorre stabilire che cosa s’intende per famiglia”.

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SPORT E TURISMO COME “FORZE VITALI” AL SERVIZIO DELLA PERSONA E DEI PAESI: PRESENTATO QUESTA MATTINA IL MESSAGGIO DEL PAPA

PER LA XXV GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO

- Intervista con il cardinale Stephen Fumio Hamao -

 

         “Sport e turismo: due forze vitali al servizio della reciproca comprensione, della cultura e dello sviluppo dei Paesi” è questo il tema della XXV Giornata mondiale del turismo che si celebrerà il 27 settembre prossimo. Questa mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, è stato presentato il messaggio del Santo Padre per l’occasione. Lo sport – sottolinea Giovanni Paolo II – è un fattore di unione della famiglia umana ma vanno combattute con  forza le sue “deviazioni”: il mercantilismo esacerbato, la  competitività aggressiva, la violenza contro le persone e le cose, il degrado dell’ambiente o l’offesa della identità culturale di chi accoglie.

 

Ad illustrare il documento ai giornalisti è stato il cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Ascoltiamolo nell’intervista di Giovanni Peduto:

 

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R. – Quest’anno, il messaggio affronta il tema Sport e turismo: due forze vitali al servizio della reciproca comprensione, della cultura e dello sviluppo dei Paesi. Si tratta di un argomento particolarmente attuale come si può riscontrare, per esempio, dalle pagine dei giornali di questi giorni, dedicate ai Campionati europei di calcio e ai prossimi Giochi olimpici ad Atene. Il Papa rammenta alcune riflessioni fatte in occasione del Giubileo degli Sportivi, con cui esortava ad uno sport che sia “emancipazione dei Paesi più poveri ed aiuti a cancellare l’intolleranza e a costruire un mondo più fraterno e solidale”.

 

D. – In che modo si possono coniugare sport e turismo ai giorni nostri?

 

R. – Si tratta di due realtà che si vanno avvicinando sempre più e trovano la loro massima espressione nei grandi eventi sportivi che coinvolgono centinaia di migliaia di persone, dagli stessi sportivi  agli innumerevoli spettatori, ai tecnici, ai mass-media. Eventi sportivi ai quali si abbina anche un viaggio turistico o una vacanza.

 

D. – Come può essere presente la Chiesa in questi settori?

 

R. – E’ stato l’apostolo San Paolo, come dice il Santo Padre, che già ai suoi tempi propose ai cristiani la figura dello sportivo come esempio da imitare nello sforzo e nella costanza della vita cristiana. Infatti, questa disciplina è coltivata negli oratori, negli istituti, nelle parrocchie, come scuola di valori, che indirizza al coraggio, alla lealtà, alla convivenza amichevole. La cura e l’attenzione della Chiesa si rivolgono anche a quegli abusi e deviazioni che “nonostante la nobiltà degli obiettivi proclamati”, possono insinuarsi in una sana competizione sportiva o in un viaggio turistico.

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UDIENZE E NOMINA

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto oggi in udienza mons. George L. Thomas, vescovo di Helena, Stati Uniti d’America, in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

Nel corso della mattinata, inoltre, il Pontefice ha incontrato il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

Nella Repubblica Federale di Germania, il Papa ha nominato vescovo di Würzburg mons. Friedhelm Hofmann, finora vescovo titolare di Taddua e ausiliare dell’arcidiocesi di Köln. Il presule, 62 anni, è stato ordinato sacerdote il 3 febbraio 1969. Laureato in filosofia dal 1979, mons. Hofmann è, tra l’altro, responsabile della Regione Nord dell’arcidiocesi di Colonia, vicario episcopale per il diaconato permanente e membro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. E’ stato eletto vescovo titolare di Taddua e ausiliare dell’arcidiocesi di Colonia il 25 luglio 1992.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'udienza di Giovanni Paolo II al presidente di Malta. Nell'occasione il Papa ha espresso il sincero apprezzamento della Santa Sede per il sostegno offerto all'inclusione di un riferimento all'identità cristiana dell'Europa nel Preambolo della Costituzione dell'Unione Europea. 

 

Nelle vaticane, il messaggio del Papa per la XXV Giornata Mondiale del Turismo. “Sport e turismo: due forze vitali al servizio della reciproca comprensione, della cultura e dello sviluppo dei Paesi”.

Nel discorso ai partecipanti al simposio europeo dei docenti universitari sul tema "Famiglia in Europa", il Papa ha sottolineato che sulla famiglia si gioca il futuro dell'Europa.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq, dove non si placano scontri ed attacchi.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Giuseppe Appella in merito al quarto volume degli Annali dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon.

 

Nelle pagine italiane, governo: il premier accelera i tempi della verifica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 giugno 2004

 

 

SECONDO FONTI UFFICIOSE, LA NATO E’ PRONTA A DIRE ‘SI’’ ALLA RICHIESTA

DI ASSISTENZA NELL’ADDESTRAMENTO DELL’ESERCITO IRACHENO,

PRESENTATA DAL GOVERNO DI BAGHDAD, MENTRE E’ SEMPRE DRAMMATICA

 LA SITUAZIONE NEL PAESE

- Intervista con mons. Shlemon Warduni -

 

La Nato fornirà presto assistenza al governo iracheno per l’addestramento delle forze di sicurezza. Lo hanno rivelato a Bruxelles fonti dall’Alleanza, sottolineando che l'annuncio ufficiale verrà formalizzato solo lunedì prossimo nel corso del vertice di Istanbul e che l’assistenza potrà poi iniziare in tempi brevi. Sul terreno, intanto, la situazione resta drammatica. Dopo l’impressionante ondata di attacchi simultanei che ieri hanno sconvolto l’Iraq provocando la morte di almeno 92 persone, nuovi scontri hanno colpito, nella notte, diverse città del Paese. Tre poliziotti iracheni sono rimasti uccisi a Baquba per un attacco contro un commissariato di polizia; un agente è deceduto in seguito ad una esplosione avvenuta a Baghdad e due persone sono morte a Falluja durante furiosi combattimenti. Questa mattina, inoltre, le milizie del leader musulmano sciita, Moqtada al Sadr, hanno abbandonato la lotta armata a Baghdad ed un colonnello della ex guardia repubblicana è stato ucciso nei pressi di Kirkuk.

 

La vigilia del 30 giugno, data del passaggio di consegne al governo provvisorio iracheno, si conferma dunque drammatica per la popolazione irachena. Ma questa nuova ondata di violenze era prevedibile, come conferma mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Questo incremento delle azioni condotte dalla guerriglia era prevista da tanti. Si diceva infatti che gli atti terroristici sarebbero aumentati. Noi viviamo soltanto affidandoci alla speranza in Dio.

 

D. – Quante possibilità ci sono, secondo lei, che con il passaggio dei poteri cambi effettivamente qualcosa?

 

R. – Se lasciano lavorare il nuovo governo con onestà e con tranquillità, la speranza è certamente forte. Ma se il mondo non coopera e se non verranno adottate misure più efficaci per interrompere la spirale di odio, avremo veramente grandi difficoltà.

 

D. – Quindi, secondo lei, l’Iraq ha ancora bisogno di un intervento della Comunità internazionale?

 

R. – L’intervento della Comunità internazionale è necessario per poter arrestare gli atti terroristici compiuti da queste gente. Anche quando si parla, si ha paura di dire un qualcosa che possa creare problemi; si sta sempre in guardia. E’ in questi momenti che bisognerebbe offrire aiuto ma, al contrario, si aiuta a distruggere la nazione. Per tutto questo c’è grande bisogno di un sostegno della comunità internazionale.

 

D. – Da più parti si è detto, e anche noi giornalisti lo abbiamo affermato, che questo premier Allawi non piace agli iracheni. Forse l’impressione è che a molti non piaccia proprio un governo stabile in Iraq?

 

R. – Questo è vero. Se anche mettessero un angelo disceso dal cielo, qualcuno avrà sempre qualcosa da dire. Ma queste persone devono provare ad avere un po’ di pazienza ed aspettare un po’ e dare un po’ di tempo per vedere come andranno le cose. Ma mi chiedo anche come sia possibile adesso pensare alla pace se qui è ancora il caos a regnare sovrano.

 

D. – Lei ha personalmente fiducia nei membri del nuovo governo iracheno?

 

R. – Non sappiamo niente e non abbiamo visto niente al loro riguardo, né in bene né in male. Lasciamoli lavorare e proviamo a dare loro un po’ di sostegno perché possano fare qualcosa per il Paese.

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I vertici militari americani stanno considerando la possibilità di inviare altri 15 mila soldati ma a cinque giorni dal passaggio dei poteri dalle autorità statunitensi a quelle irachene, le città dello Stato arabo sono sempre più avvolte da un alone di paura per l’intensificarsi delle violenze. Il servizio di Barbara Schiavulli:

 

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“Nessuna sicurezza”: è quello che la gente continua a ripetersi. Una macchia difficile da lavare per il nuovo governo iracheno, che non ha neanche un esercito vero cui appoggiarsi. “Niente sicurezza” e la gente ha paura: molte persone scappano da Falluja, si chiudono in casa a Mossul, a Bakuba e a Ramadi. Le città, che dovrebbero vivere la gioia di una democrazia quasi conquistata, sembrano ricordare con nostalgia i tempi bui di Saddam, dove non potevi parlare ma potevi girare tranquillamente in strada. Baghdad è una città che affoga nell’anarchia: tutti sono armati perché ormai l’unica difesa possibile è quella personale. “Il poliziotto non lo farei mai”, dice un ragazzo e tutti sanno che essere nel mirino non piace a nessuno per poche centinaia di dollari. Ma neanche fare il politico, il professore, il traduttore o il camionista ti esenta dall’essere un obiettivo del terrorismo.

 

Barbara Schiavulli da Baghdad per la Radio Vaticana.

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IN ANGOLA, AD UN ANNO DALL’AVVIO DEL TRIBUNALE MINORILE DI LUANDA,

 BILANCIO E  PROSPETTIVE DI UN’ISTITUZIONE VOLUTA PER SOTTRARRE

DAI TRIBUNALI ORDINARI PER ADULTI I TANTI MINORI SOTTOPOSTI A GIUDIZIO: L’IMPEGNO DELL’ISTITUTO DI RICERCA SUL CRIMINE

 E LA GIUSTIZIA DELLE NAZIONI UNITE

- Intervista con Sabrina Avakiàn -

 

Festeggia un anno il tribunale minorile di Luanda, principale strumento per la tutela dei diritti dei bambini in Angola. A formare il personale, dai magistrati ai funzionari amministrativi, è stato l’Unicri, Istituto di ricerca sul crimine e la giustizia delle Nazioni Unite. Dal giugno dello scorso anno, circa 600 minori sono stati sottoposti a giudizio nel rispetto dei diritti del bambino ed hanno ricevuto assistenza nei centri di riabilitazione e reinserimento. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Circa 30 anni: tanto è durata la guerra in Angola, terminata nei primi mesi del 2002. Vere vittime i bambini. A colpirli, molto spesso fino alla morte, le gravi mutilazioni subite durante il conflitto, la malnutrizione, le malattie più comuni, ma anche le ripercussioni di un alterato funzionamento dei nuclei familiari e delle comunità. Soltanto il 29 per cento dei bambini risulta iscritto all’anagrafe, il che priva la maggioranza dei diritti primari. Sabrina Avakiàn, è il capo del progetto Unicri in Angola, l’abbiamo raggiunta a Luanda:

 

“Le cause sociali sono, fondamentalmente, l’assenza di un punto di riferimento e di un sistema che si occupi del minore. C’è una grande negligenza, c’è un grande abuso e quindi il minore finisce per essere la propria madre o il proprio padre e cioè responsabile di se stesso. Sopravvive allora attraverso atti di vandalismo”.

 

Sono moltissimi i minori che vivono in condizioni di estrema marginalità e la tutela dei loro diritti è dimenticata. Da dieci anni il sistema giudiziario minorile non funziona, i ragazzini vengono processati da tribunali per adulti e rinchiusi nelle stesse celle dei grandi, in condizioni drammatiche, senza cibo né medicinali, senza attività che favoriscano il minimo reinserimento sociale. Sabrina Avakiàn:

 

“Gli indicatori mostrano che il minore continuamente non viene rispettato nei diritti elementari. In tutto ciò il governo è presente e non è presente”.

 

Nel 2002 il governo angolano con il supporto dell’Unicri ha approvato un regolamento di legge per la protezione dei minori. Dei 600 bambini che sono stati seguiti dal tribunale la maggior parte aveva un’età compresa tra i 10 ed i 14 anni. Vandalismo e violazioni della proprietà sono i reati dei quali il tribunale si è maggiormente occupato. Il 19% dei casi esaminati riguardava omicidi colposi dovuti a negligenza da parte delle famiglie nel tenere le armi lontane dai bimbi. Grazie ad una forte campagna di sensibilizzazione, quest’anno i casi sono scesi al 5%, solo due i casi di omicidio doloso. Ascoltiamo ancora Sabrina Avakian:

 

“Il nostro obiettivo è lavorare a livello legislativo ed aprire un centro vero e proprio di rieducazione e di internamento per mandare quei minori che sono incolpati di omicidi gravissimi. Questo deve essere chiaro al governo angolano”.

 

Il centro di rieducazione sarà aperto dall’Unicri nei prossimi mesi, operatori sociali e psicologi elaboreranno programmi per i bambini allo scopo di reintegrare il minore nella comunità.

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PADRE RANIERO CANTALAMESSA HA FESTEGGIATO 25 ANNI DI PREDICAZIONE

IN VATICANO: RACCONTA AI NOSTRI MICROFONI LA PARTICOLARE ESPERIENZA

DI VICINANZA A GIOVANNI PAOLO II

 

Padre Raniero Cantalamessa ha festeggiato i suoi 25 anni di predicazione in Vaticano. Un’attività che ha dato una forte impronta a tutta la sua vita consentendogli una particolare vicinanza a Giovanni Paolo II. Per il Papa e per la Curia Romana ha tenuto, infatti, l’annuale settimana di esercizi spirituali e poi le meditazioni nei tempi forti del calendario liturgico. Ascoltiamo padre Cantalamessa al microfono di Adriana Masotti:

 

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R. – In un certo senso sono state un po’ il cuore della mia attività, l’impegno principale. Uno dei vantaggi più profondi è di poter vedere da vicino la persona di questo Papa ed essere edificato dalla sua profondità, dalla sua calma, dalla sua unione con il Signore. E’ stato per me veramente una grazia. Questo impegno mi ha poi aiutato e mi ha costretto a rinnovare la mia predicazione, perché non potevo ripetermi facilmente allo stesso uditorio. Mi ha stimolato a rinnovare la mia predicazione, i miei interessi, cercando sempre di capire i segni dei tempi e quindi le sfide ed i grandi problemi della Chiesa così da poter riflettere su di essi.

 

D. – Le viene in mente qualche episodio che le è rimasto particolarmente impresso?

 

R. – Sì, certamente grandi e piccoli episodi. E’ un esempio di straordinaria umiltà il fatto che il Papa trovi il tempo di andare ad ascoltare la predica di un semplice sacerdote della Chiesa. Mi ricordo che una volta mancò per due venerdì, perché era in viaggio in America Centrale. Quando tornò, finita la predica, si staccò dai segretari e mi venne a chiedere direttamente scusa perché era mancato a due prediche. Ricorderò sempre quando predicai in San Pietro la prima volta e mi resi conto che dovevo parlare molto lentamente, perché c’era un rimbombo ed un’eco molto forte. Ma parlando lentamente la mia predica durò 10 minuti in più rispetto al previsto. Il prefetto della Casa Pontificia di allora era, giustamente, un poco preoccupato e guardava di tanto in tanto l’orologio. Il giorno dopo, come lui stesso ha poi raccontato, il Papa, dopo la funzione, lo chiamò e gli disse gentilmente che quando qualcuno ci parla in nome di Dio non bisogna guardare l’orologio.  Questo è un aspetto che mi ha sempre colpito molto del Papa: sembra che non abbia mai fretta. Con tutto quello che il Papa ha da fare e con tutti i problemi che deve affrontare, quando una persona gli è davanti, esiste per quella persona. Una volta, andando a predicare, rimasi bloccato in mezzo al traffico di Roma e nonostante la corsa dell’autista arrivammo un quarto d’ora dopo. Alcuni cardinali, a dir la verità, erano un poco impazienti, qualcuno aspettava sull’uscio.Il papa era tranquillamente nella sua cappellina, nell’angolo della “Redemptoris Mater”, che diceva il Rosario. Non ha assolutamente dato nessun segno di impazienza per questo ritardo.

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SUGLI SCHERMI ITALIANI, IL FILM DI VALERIA BRUNI TEDESCHI

“E’ PIU’ FACILE PER UN CAMMELLO…”: SGUARDO ACUTO

SULLA DIFFICILE STRADA VERSO LA MATURITA’ DI UNA GIOVANE RICCA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

Una storia, tante storie. Un gioco, molti giochi. La storia di un padre che muore o, se volete, di una figlia che sopravvive. Il gioco della vita oppure il gioco dell’essere ricchi. Con il film “E’ più facile per un cammello …”, uscito in questi giorni nelle sale italiane, Valeria Bruni Tedeschi diventa per la prima volta regista. Mette in scena i suoi sensi di colpa e le sue nevrosi: l’essere ricca, l’insicurezza dell’età adulta. E poi ci sono le sue emozioni, tra ironia e lacrime, legate a una famiglia ingombrante e insicura, una sorella, interpretata dalla bravissima Chiara Mastroianni, in perenne conflittualità con il mondo. La recensione del film è di Luca Pellegrini:

 

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(colonna sonora)

 

“Ma che colpa ho io ad essere ricca?”, si domanda nell’intimo la Federica del film. Non riesce a focalizzare se è la ricchezza ad essere una malattia oppure la povertà un’anomalia. Vive a Parigi: bella casa, fidanzato proletario - tanto per esorcizzare le paure e i dubbi - sentimenti che vanno e vengono, una madre assuefatta agli agi (Marysa Borini, la vera madre nella vita) e un padre moribondo, interpretato da Roberto Herlitzka. Certo, le giornate di Federica sono buttate via. Non ama tuffarsi negli optional quasi illimitati nell’esistenza frivola dei danarosi, ma non vuole nemmeno prendere sul serio le sue inquietudini e provare a dare una sterzata all’esistenza opaca. E’ talmente distratta, annoiata e ossessionata da ripetere continuamente al confessore il suo unico peccato: sono ricca, senza trovare risposte. Figuriamoci quando gli entra chiaramente in testa la famosa sentenza del Vangelo, quella del cammello e del ricco, della cruna dell’ago e del Regno dei cieli. La dimensione più interessante di questa bella opera prima è il rilassato andamento narrativo che segue la regista, le inaspettate fughe all’indietro, i suoi silenzi interiori così disturbati dal chiacchiericcio circostante, le ingenuità ripetute che ostacolano la vera maturità della protagonista. Questo continuo “non decidere”, “non voler pensare”, “non saper amare”, “non trovare la strada”, diventano non solo una presa di posizione che si sente sincera, faticosa, non convenzionale, ma uno stile formalmente adeguato e preciso.

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CHIESA E SOCIETA’

25 giugno 2004

 

 

FORTE PREOCCUPAZIONE DEI VESCOVI DELLA COSTA D’AVORIO

DI FRONTE ALLA GRAVE CRISI SOCIOECONOMICA DEL PAESE,

PARALIZZATO NELLE ATTIVITA’ POLITICHE DA UN CLIMA DI DIFFUSA VIOLENZA. 

PER LA META’ DI LUGLIO INDETTI TRE GIORNI

DI PREGHIERA E DI DIGIUNO PER IMPLORARE IL RITORNO ALLA PACE

 

ABIDJAN. = I vescovi della Costa d’Avorio hanno indetto, per metà luglio, un triduo di preghiere e di digiuno per implorare da Dio il ritorno della pace nel Paese. Al termine della loro plenaria ad Abidjan, domenica scorsa, i vescovi ivoriani hanno tracciato, in un documento, il quadro della situazione, parlando, senza mezzi termini di “vera catastrofe umanitaria” e denunciando che “il Consiglio di governo e quello dei ministri non si riuniscono, le istituzioni repubblicane sono sotto tensione, il dibattito pubblico è senza esito. La situazione economica - rilevano ancora i vescovi - diventa sempre più disastrosa, impoverendo la popolazione e portando miseria, sofferenza, pianto e desolazione”. Da qui l’appello degli stessi vescovi ivoriani alle parti politiche “di riprendere con coraggio e senza ritardi le attività di governo. Perché il governo di riconciliazione nazionale è il solo ed unico luogo di dialogo e di concertazione per uscire dalla crisi. Che ciascuno si metta davanti a Dio per fare l’esame di coscienza”. Intanto l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Ramcharan, ha annunciato mercoledì scorso a Ginevra la creazione di una Commissione d’inchiesta indipendente per “esaminare i fatti e le responsabilità delle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale” in Costa d'Avorio, tra il 19 settembre 2002 e il 24 gennaio 2003, data degli accordi di pace siglati tra il governo di Abidjan e i ribelli armati. (T.M. e R.G).

 

IL SENATO DEGLI STATI UNITI HA NOMINATO IERI JOHN DANFORTH

NUOVO AMBASCIATORE ALL’ONU, IN SOSTITUZIONE DI JOHN NEGROPONTE

 

WASHINGTON. = Il Senato degli Stati Uniti ha dato via libera ieri alla nomina di John Danforth quale nuovo rappresentante permanente degli Stati Uniti all’Onu, in sostituzione di John Negroponte, nuovo ambasciatore americano in Iraq. Danforth, pastore episcopaliano, ha celebrato tra l’altro l’11 giugno i funerali di Stato dell’ex presidente americano Ronald Reagan, nella cattedrale di Washington. Prima della nomina all’Onu, Danforth, ex senatore, era stato l’inviato degli Stati Uniti in Sudan, dove aveva contribuito a mettere a punto i recenti accordi di pace dopo la una guerra civile, protrattasi per oltre 20 anni nel Paese africano. (R.G.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA LA FIAMMA OLIMPICA HA FATTO TAPPA IERI

NEL PALAZZO DELL’ONU A GINEVRA, ACCOLTA DAL DIRETTORE GENERALE,

CHE HA SOTTOLINEATO GLI IDEALI ED I VALORI DELLE OLIMPIADI

CONDIVISI DALLE NAZIONI UNITE

 

GINEVRA. = Per la prima volta nella storia, la fiamma olimpica, proveniente da  Amsterdam, ha fatto tappa ieri al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, portata dal tennista svizzero, Marc Rosset. Ad accoglierla poco prima di mezzogiorno nel parco dell’Onu è stato il direttore generale delle Nazioni Unite, Sergei Ordzhonikidze. Questi ha sottolineato che “gli ideali olimpici sono molto simili a quelli delle Nazioni Unite: il rispetto e la dignità di ogni individuo, l’accettare lealmente le regole, la tolleranza e la comprensione tra i popoli”. E per questo, ha aggiunto, “la bandiera delle Nazioni Unite è esposta in ogni avvenimento olimpico, come un richiamo ai valori condivisi”. Scortata dalla Polizia, la fiamma olimpica è quindi ripartita per Losanna verso la sede del Comitato Internazionale Olimpico (Cio). (R.G.)

 

 

ANNUNCIATA UNA VISITA DEL DALAI LAMA IN MESSICO,

DAL 3 ALL’8 OTTOBRE PROSSIMO. IN PROGRAMMA CONFERENZE E INCONTRI

CON PERSONALITA’ POLITICHE E RELIGIOSE PER PORTARE UN MESSAGGIO DI PACE

 

CITTA' DEL MESSICO. = Il Dalai Lama sarà in Messico dal 3 all’8 ottobre prossimi per una serie di conferenze ed incontri con personalità religiose e politiche.   “L’obiettivo della visita è quello di portare ai messicani un messaggio di pace, amore e di spiritualità per promuovere il rispetto e la tolleranza in un momento di violenza e inquietudine”, ha detto Antonio Karam, direttore dell’Associazione Messico-Tibet. Tenzin Gyatso, 68 anni, Premio Nobel per la pace, arriverà in Messico al termine di un viaggio in America centrale ed ha in programma una conferenza nell’Auditorio nazionale sul tema “Etica per il nuovo millennio”. Il Dalai Lama parteciperà inoltre nella cattedrale di Città del Messico ad una cerimonia interreligiosa aperta ai rappresentanti delle principali religioni del mondo. Non è ancora confermato, invece, un incontro con il presidente Vicente Fox. Il Dalai Lama, che ha lasciato il Tibet nel 1959, durante la repressione cinese, vive oggi in esilio in India. (R.G.).

 

L’ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL CONSIGLIO D’EUROPA ESPRIME LA PROPRIA VOLONTA’ DI SOSTENERE L’ONU NELL’OPERA DI DEMOCRATIZZAZIONE DELL’IRAQ

STRASBURGO. = In una risoluzione adottata ieri in seguito ad un dibattito d'urgenza, l'Assemblea parlamentare dei 45 Paesi membri del Consiglio d'Europa dichiara di voler sostenere l’azione dell’Onu in Iraq, in particolare offrendo la propria esperienza per elaborare una Costituzione, per formare Forze di polizia e giudici e per promuovere la tolleranza attraverso la cultura e l'educazione. Per questi scopi potrebbero collaborare la Commissione di Venezia, specializzata in diritto costituzionale ed il Comitato anti-tortura, che esegue inchieste sulle condizioni di detenzione negli Stati associati. Venti Paesi europei partecipano attualmente alla Forza multinazionale in Iraq, mentre gli Stati Uniti hanno lo status di osservatore presso il Consiglio d'Europa. L'Assemblea, che ha sede a Strasburgo, ha quindi richiamato gli Stati membri e quelli osservatori a rispettare i diritti dell'uomo e il diritto internazionale. (R.G.)

 

 

“GIULIO II E MICHELANGELO – DUE COLOSSI A CONFRONTO”:

 SUGGESTIVA LETTURA DELL’OPERA DI MONS. RAFFAELLO LAVAGNA,

IERI SERA, NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DE’ GENOVESI A ROMA

 

ROMA. = Nella splendida cornice della chiesa della Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi, nel cuore di Roma a Trastevere, ha avuto luogo, ieri sera, in occasione della Festività del Battista, la rappresentazione dell’opera drammatica scritta da mons. Raffaello Lavagna dal titolo “Giulio II e Michelangelo – due colossi a confronto”. La lettura recitata ha dato il via a un ciclo di eventi che la Confraternita sta programmando per il prossimo anno dedicato ai Papi di origine Ligure. Per il 500mo anniversario dell’elevazione al Soglio Pontificio di Giulio II, della famiglia della Rovere di Albissola. Mons. Lavagna, brillante critico e autore teatrale, ispirandosi liberamente alla “Storia dei Papi” di Ludvig von Pastor, ha dato la parola a Giulio II e al Buonarroti, descrivendo vivacemente la personalità decisa e “cocciuta” del Pontefice e quella irosa e geniale dell’artista fiorentino. Mons. Lavagna è anche autore del libretto dell’opera lirica del Maestro Alberico Vitalini intitolata “Il Mistero del Corporale”, ispirata al miracolo eucaristico di Bolsena, che verrà trasmessa dalla Radio Vaticana il prossimo 27 giugno alle 19:30 e alle 23:00.

 

     

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24 ORE NEL MONDO

25 giugno 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iran, ieri sera un grave incidente stradale ha provocato una drammatica esplosione nella quale sono rimasti coinvolti diversi mezzi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Sono più di novanta le vittime accertate ed oltre 120 i feriti ma secondo la Mezzaluna Rossa il bilancio del tragico incidente avvenuto a Zahedan, nel sud est del Paese, potrebbe salire ad oltre 200 morti. La televisione di Stato ha riferito che un’autocisterna con un carico di 18 mila litri di benzina, si è schiantata contro alcuni autobus ed è esplosa provocando un incendio che ha subito coinvolto diversi mezzi. Secondo l’agenzia di stampa del Paese del Golfo Persico, l’esplosione avrebbe interessato sei autobus e un edificio. La polizia ha riferito, inoltre, di aver aperto un’inchiesta per determinare la dinamica dell’accaduto. Da una prima ricostruzione sembra che l’autista dell’autocisterna, morto nell’incidente, abbia perso il controllo del mezzo perchè viaggiava ad una velocità troppo sostenuta. Una tragedia simile è avvenuta in Iran nel febbraio scorso quando almeno 300 persone sono morte in seguito all’esplosione di un treno carico di prodotti chimici e di carburante vicino alla città di Neyshabur, nel nordest del Paese.

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Gli otto soldati britannici rilasciati ieri dalle autorità iraniane, che li avevano arrestati lunedì scorso con l’accusa di aver sconfinato nelle acque territoriali della Repubblica islamica, sono giunti oggi in una base militare situata nell’Iraq meridionale. Lo ha riferito un portavoce militare britannico.

 

Alla vigilia del Vertice della Nato di lunedì e martedì prossimi ad Istanbul e della visita del presidente statunitense George Bush in Turchia, proseguono intanto le indagini sugli attentati di ieri ad Istanbul e ad Ankara che hanno causato 4 morti e 10 feriti. La polizia turca ha arrestato diverse persone e le operazioni delle forze di sicurezza si sono concentrate su un’organizzazione di estrema sinistra ritenuta responsabile degli attacchi.

 

Al Qaeda respinge l’offerta di amnistia di re Fahd d’Arabia Saudita e rilancia la lotta. La promessa di perdono, ribadita ieri dal ministro degli interni saudita, non è stata accolta dai militanti islamici che hanno invece proclamato ancora guerra contro gli “stranieri infedeli”. Di ieri poi l’annuncio di un primo terrorista consegnatosi alle autorità saudite.

 

La Corte Internazionale di Giustizia si pronuncerà il prossimo 9 luglio sulla legalità o meno del cosiddetto ‘muro di sicurezza’ israeliano, controversa opera di recinzione lunga centinaia di chilometri, super-protetta e destinata a separare lo Stato ebraico dal territorio della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Lo hanno reso noto fonti vicine alla stessa Corte dell’Onu, che è competente non solo a dirimere le controversie tra gli Stati membri delle Nazioni Unite ma anche ad interpretare il diritto internazionale e i trattati.

 

Un ex vice primo ministro ceceno, Yakov Sergunin, è stato ucciso questa notte a Mosca. L’uomo è stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco sparati da un motociclista. Nell’agguato, condotto all’uscita di un noto ristorante della città, è stata colpita anche la moglie di Sergunin, rimasta gravemente ferita.

 

Anche in Afghanistan la situazione resta tesa. Due marines americani hanno perso la vita questa mattina nella provincia di Kuner, nel nord-est del Paese. Il presidente afghano, Amid Karzai, ha lanciato intanto un appello alla Nato, affinché rinnovi il proprio impegno nel Paese e invii al più presto altre truppe, in vista delle elezioni di settembre, le prime dopo la caduta del regime dei talebani.

 

Dopo 7 settimane si è conclusa la crisi politica in Polonia. Con 236 voti favorevoli e 215 contrari, l’economista Marek Belka ha ottenuto ieri la fiducia della Camera bassa del Parlamento. Sarà lui a guidare il prossimo governo. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Già una prima volta in maggio l’ex ministro delle Finanze si era presentato al Parlamento per la fiducia, ma la sua candidatura era stata bocciata. In caso di seconda bocciatura, la Polonia sarebbe andata alle urne entro 45 giorni. Le forze dell’ex maggioranza, sonoramente sconfitte alle europee del 13 giugno, si sono ricompattate temendo di consegnare il Paese slavo alle destre. Il precedente premier, Miller, si era dimesso il 2 maggio scorso dopo l’adesione della Polonia all’Ue, a seguito di una lunga serie di scandali. Il governo di Belka è visto dagli osservatori locali come un esecutivo di passaggio verso nuove elezioni generali da tenersi nella primavera o nell’estate prossima, quando scadrà anche il mandato del presidente della Repubblica, Kwasniewski.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Prosegue a Pechino il vertice a sei sulla crisi nucleare nordcoreana. Pyongyang ha nuovamente minacciato di procedere nel suo programma atomico, al termine di una riunione bilaterale con una delegazione degli Stati Uniti. I rappresentanti americani hanno però glissato sulla questione, annunciando invece la presentazione alle autorità della penisola asiatica di un nuovo accordo in cambio di aiuti economici e garanzie di sicurezza. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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La Nord Corea ha dichiarato che “se non ci saranno progressi, l’apparato militare nord coreano assumerà il potere e poi, forse, condurrà anche esperimenti nucleari”. La Cina ha tentato di convincere gli Stati Uniti e la Nord Corea a tornare al tavolo negoziale ma l’aria è molto tesa ed una fonte del ministero degli Affari Esteri cinese ha dichiarato che le consultazioni termineranno, comunque, domani senza la prevista cerimonia di chiusura. La risposta nord coreana, alla proposta Usa di incentivi in cambio dell’abbandono del programma nucleare, è considerata comunque un primo passo positivo verso il dialogo tra le parti. Ma secondo Tokyo, le posizioni di Washington e Pyongyang non coincidono affatto e quindi, forse, è meglio non farsi troppe illusioni. La Cina dà un colpo al cerchio e l’altro alla botte, cercando di non irritare né Washington né gli alleati nord coreani. Pechino, infatti, ha definito completo e dettagliato il progetto presentato dalla delegazione Usa, secondo il quale Pyongyang avrà un periodo di tempo di tre mesi per smantellare gli arsenali nucleari.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Uno strumento per la prevenzione dei conflitti:vuole esserlo il “Global Compact”, il Patto globale lanciato al Forum economico di Davos nel ‘99 dal segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, che unisce dirigenti di industria, economia, politica ed esponenti della società civile. La prima riunione si è tenuta ieri al Palazzo di Vetro di New York. Tra i partecipanti, anche il presidente brasiliano Lula da Silva. Il servizio di Elena Molinari:

 

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Il progetto punta ad individuare le cause che sono alla base delle tensioni sociali ed economiche, che poi si traducono in conflitti, e mira a garantire la pace e la stabilità nel mondo. Per l’Italia c’era il sottosegretario agli Esteri, Mario Baccini, che ha sottolineato come l’imprenditoria italiana diventi, all’interno dell’iniziativa, un vettore per la diffusione della responsabilità sociale. I leader riuniti nel progetto, infatti, sono tenuti a sottoscrivere un manifesto di valori in dieci punti che tocca i diritti umani, la trasparenza e l’integrità negli affari, l’equità nel trattamento dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente. Il filo conduttore del progetto è il principio di corresponsabilità, che misura la condotta dei governi e delle imprese aderenti.

 

Da New York, Elena Molinari per la Radio Vaticana.

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Preoccupano i conti pubblici dell’Europa. Ieri la Commissione di Bruxelles, nel Rapporto 2004, ha evidenziato per Italia, Francia, Germania, Olanda e Portogallo l’urgenza di adottare misure idonee per correggere il rapporto negativo tra deficit e Prodotto Interno Lordo. Bacchettati anche la Grecia e sei nuovi membri dell’Unione – Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Malta e Cipro – per i quali è stata avviata la procedura per deficit eccessivo.

 

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