RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 176 - Testo della trasmissione di giovedì 24 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Ricevuto da
Giovanni Paolo II un gruppo di vescovi americani
La Sala Stampa vaticana
conferma il pellegrinaggio del Papa a Lourdes, il 14 e 15 agosto prossimi
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Presentata ieri la 25.ma
edizione del Meeting di Rimini: il commento di Raffaello Vignali
CHIESA E SOCIETA’:
La Comece invita i
cittadini a familiarizzare con la nuova Costituzione europea
Per la prima volta nella storia
della Turchia, i vescovi cattolici ricevuti dal capo del governo.
Si è conclusa ieri l’assemblea
dei vescovi svizzeri.
In Iraq, almeno 75 morti
ed oltre 270 feriti in una drammatica serie di attacchi
All’Onu, gli Usa
ritirano la richiesta per l’immunità dei propri cittadini all’estero
Seconda giornata di lavoro a Pechino del terzo round di colloqui multilaterali sulla crisi nucleare della Nord Corea.
24 giugno 2004
PER RAGGIUNGERE L’ATTESA PACE IN TERRA SANTA,
LA
CHIESA UNIVERSALE HA IL DOVERE DI SOSTENERE LE COMUNITA’ CATTOLICHE
DEL
MEDIO ORIENTE, COLPITE DA GUERRA E TERRORISMO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Alle
comunità cristiane della Terra Santa, che vivono sulla loro pelle i problemi legati
ai conflitti in atto e al terrorismo, non manchi mai il sostegno “dell’intera
Chiesa universale”. E’ stata un’esortazione, quasi un appello, quello scaturito
questa mattina dalle parole che Giovanni Paolo II ha rivolto ai 70 membri della
Roaco, la Riunione delle Opere in aiuto alle Chiese Orientali. Il Papa ha
apprezzato che i lavori della 71.ma assemblea della Roaco abbiano contemplato
anche la drammatica crisi che investe i civili iracheni e la situazione attuale
della Chiesa greco-cattolica di Romania.
Nel
sottolineare l’importanza della tradizionale Colletta di Terra Santa, che il Venerdì
Santo viene raccolta in tutto il mondo, ha ricordato che questo sostegno
permette di “prestare soccorso” per le “più urgenti necessità” ed alimentare
“lo spirito di accoglienza e di rispetto reciproci”, favorendo così la riconciliazione.
“Ai cristiani tanto provati da perdurante violenza e da numerosi altri problemi
che producono impoverimento economico, conflittualità sociale, avvilimento
umano e culturale – ha esclamato il Papa - non venga meno il sostegno
dell’intera Chiesa cattolica”. “Tutto ciò - ha aggiunto - non può non contribuire
a costruire la pace tanto auspicata:
“Occorre
perseverare, pregando intensamente per la pace dei popoli che vivono nella Terra
di Gesù”.
A
questo imperativo, Giovanni Paolo II ha fatto seguire uno sguardo sull’attività
svolta dalla Congregazione per le Chiese Orientali. In particolare, il Papa ha
invitato il dicastero vaticano a prestare grande una rinnovata attenzione ad
uno specifico obiettivo pastorale: la formazione dei formatori. “Il vostro contributo,
al riguardo - ha osservato il Pontefice - dovrà considerare quanto grandi
siano, spesso, i bisogni dei seminari e delle case di formazione, e come varino
le priorità da una comunità ecclesiale all’altra”:
“Codesto
dicastero compie un notevole sforzo anche economico per preparare sacerdoti,
seguire seminaristi, religiose e religiosi, laiche e laici in modo che le Chiese,
superati i condizionamenti del passato, possano contare ora su pastori qualificati
e laici responsabili e competenti”.
**********
LE ISTITUZIONI ECCLESIALI SONO CHIAMATE A OFFRIRE
UNA TESTIMONIANZA
DI FEDELTA’ A CRISTO DINANZI AL MONDO. COSI’
OGGI IL PAPA
RICEVENDO
IN VATICANO UN GRUPPO DI VESCOVI AMERICANI.
SCUOLE,
UNIVERSITA’, OSPEDALI E AGENZIE UMANITARIE,
HA
DETTO, PRESERVANDO LA PROPRIA IDENTITA’ CATTOLICA,
DEVONO
ANNULLARE OGNI SEPARAZIONE TRA FEDE E VITA
- A
cura di Barbara Castelli -
**********
In una
società pluralista come quella in cui viviamo, le istituzioni della Chiesa sono
chiamate ad analizzare i segni dei tempi, riorganizzando le proprie priorità e
offrendo una testimonianza convincente degli insegnamenti del magistero
ecclesiale, in modo particolare per quello che riguarda il rispetto della vita
umana e l’istituzione del matrimonio e della famiglia. Questa, in sintesi, la
riflessione che Giovanni Paolo II ha offerto stamani ai vescovi americani delle
province di Oregon, Seattle e Anchorage, ricevuti in Vaticano per la loro
Visita ad Limina. “I college e le università cattoliche - ha specificato
- sono chiamati a offrire una testimonianza istituzionale di fedeltà a Cristo”.
Invitando, quindi, tutti a ricercare in modo creativo nuove strade di
evangelizzazione, il Pontefice non ha mancato di sottolineare che solo
preservando la propria identità cattolica, annullando ogni separazione tra vita
e fede, queste istituzioni potranno adempiere effettivamente alla missione cui
sono chiamate.
In
questa chiave, anche i programmi di educazione religiosa giocano un ruolo fondamentale.
Il catechismo, quindi, non deve rivolgere la propria attenzione solo ai bambini
o agli adolescenti, ma studiare anche i bisogni attuali di ragazzi e adulti.
“Questo continuo discernimento - ha spiegato il Papa - necessita un personale
coinvolgimento di vescovi, sacerdoti, insegnanti e genitori, che prima di tutti
sono chiamati a educare i propri figli alla fede e alla vita cristiana”.
Il Papa
ha infine espresso vivo apprezzamento per le numerose iniziative dei cattolici americani
a favore degli anziani, dei malati e dei bisognosi. Questi progetti, ha detto,
nonostante i cambiamenti in atto in ambito sociale ed economico, sono sempre
stati, e continueranno ad essere, un segno tangibile di “fede, speranza e
amore”.
**********
LA
SALA STAMPA VATICANA CONFERMA IL PELLEGRINAGGIO DEL PAPA A LOURDES,
PER IL
14 E IL 15 AGOSTO PROSSIMI, IN OCCASIONE DEL 150.MO
DEL
DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
Giovanni Paolo II si recherà in
pellegrinaggio al Santuario mariano di Lourdes il 14 e 15 agosto prossimi, in
occasione del 150.mo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata
Concezione. La conferma del viaggio, preannunciato qualche tempo fa dai vescovi
francesi, è giunta questa mattina attraverso una dichiarazione del direttore
della Sala stampa della Santa Sede, Navarro Valls. In attesa del programma
dettagliato, il portavoce vaticano ha precisato che l’aereo pontificio
decollerà alle 9.30 del 14 agosto dall’aeroporto di Ciampino, diretto allo
scalo francese di Tarbes. Il rientro è previsto, sempre a Ciampino, per le
20.45 di domenica 15 agosto.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto
oggi in udienza il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli.
Nella repubblica Dominicana, il Papa ha nominato vescovo di Nuestra Señora de la Altagracia en Higüey mons. Gregorio Nicanor Peña Rodríguez,
finora vescovo di Puerto Plata. Mons. Peña, 62 anni, ha compiuto i suoi studi
sacerdotali nel seminario maggiore nazionale "Santo Tomás de Aquino"
di Santo Domingo. Ha anche seguito corsi di Psicologia presso l'Università
Cattolica di Santo Domingo e di pianificazione pastorale preso l'Istituto
Teologico del CELAM. A Roma, ha frequentato il Pontificio Ateneo S. Anselmo, ottenendo
la Licenza in Liturgia. E’ stato, tra l’altro,
parroco in due parrocchie, direttore diocesano del Movimento dei
"Cursillos" e dei Cavalieri di Colón e professore presso la
Pontificia Università Madre e Maestra. E’ stato eletto vescovo nel 1996.
Il
Pontefice ha nominato secondo vicepresidente della Pontificia Accademia dell'Immacolata
l’arcivescovo di Czestochowa, in Polonia, Stanislaw Nowak.
IL RAPPORTO TRA L’ESSERE E LA PERSONA AL CENTRO
DELLA 71.MA SESSIONE PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA SAN TOMMASO D’AQUINO
-
Intervista con mons. Marcelo Sanchez Sorondo -
“Essere
persona” è il tema della quarta sessione plenaria della Pontificia Accademia
delle Scienze, che si tiene da domani al 27 giugno alla Casina Pio IV, nei
Giardini vaticani. La Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino, una delle
più antiche di Roma, ha come scopo quello di approfondire la dottrina del
grande filosofo e teologo scolastico, alla luce delle problematiche
contemporanee. Giovanni Peduto ha chiesto al segretario dell’Accademia, il vescovo
Marcelo Sanchez Sorondo, come l’ateneo porta avanti i suoi obiettivi:
**********
R. – Come tutte le accademie. Porta avanti il suo
obiettivo con incontri di dialogo, di discussione, di approfondimento: con i
suoi accademici, naturalmente, e con qualche esperto dell’argomento che si
tratta. Quindi, le forme sono cambiate, ma la sostanza è quella. Naturalmente
poi tutto questo viene pubblicato.
D. – Il tema di quest’anno, “Essere persona”, cosa vuol
dire? Di quali argomenti specifici volete occuparvi?
R. – Si tratta di un tema centrale della filosofia e della
teologia. Il concetto di persona è un’acquisizione del pensiero cristiano,
prima non c’era, ed è nato proprio per chiarire il problema dei rapporti
trinitari, della Santissima Trinità. Quindi, noi vogliamo questa volta tornare
al tema della persona, sia nella dimensione massimamente teologica - cioè della
vita di Dio, e del suo rapporto con la sua natura che è l’essere - e vogliamo
poi approfondire questo tema, portato dalla filosofia della modernità alla società
umana. Quindi, è un tema nettamente classico, nettamente contemporaneo. Tanto
più che il nostro Santo Padre ha insistito molto sul tema della persona. Noi,
dunque, vogliamo illuminare il tema della persona con il tema dell’essere ed il
tema dell’essere con il tema della persona, seguendo le istanze che vengono profondamente
suggerite dall’ultima grande enciclica del Santo Padre Fides et ratio,
dove ad un certo punto, al paragrafo 83, afferma che “l’essere si illumina
nell’uomo e l’uomo illumina l’essere”. Quindi, la persona in un certo qual modo
illumina l’essere e l’essere può illuminare e dare una consistenza alla
persona. Questo, invece, non c’è nel pensiero moderno.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Il Paese stretto nella morsa
della violenza” è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento all’Iraq
dove imperversano - con il loro carico di morte - attentati, combattimenti ed
agguati.
Nelle vaticane, nel discorso ai
vescovi statunitensi, Giovanni Paolo II ha sottolineato che le numerose
istituzioni religiose, educative e caritative della Chiesa esistono per un
unico scopo: proclamare il Vangelo.
Nel discorso ai partecipanti
alla 70. ma Assemblea della Roaco, il Santo Padre ha evidenziato che è dall’Eucaristia
che si deve attingere la forza necessaria per l’azione generosa in favore delle
popolazioni dell'Iraq e di quanti sono nel bisogno.
Nelle estere, terrorismo: l’Arabia
Saudita offre l’amnistia ai membri di “Al Qaeda” in cambio della resa entro un
mese.
Nella pagina culturale, un
articolo di Mario Spinelli, che propone un “viaggio” negli storici padiglioni
dell’Ospedale di Santo Spirito, fondato a Roma nel 1198 da Papa Innocenzo III.
Nelle pagine italiane,
Berlusconi-Fini: vertice sull’economia.
I temi della giustizia e delle
pensioni.
=======ooo=======
24
giugno 2004
NEL SUDAN, DIMENTICATO NELLA SCENA INTERNAZIONALE,
ALLARME PER IL NUOVO FRONTE DI BATTAGLIA FRA ISLAMICI, ARABI E NERI
NEL DARFOUR SUD OCCIDENTALE.
LA SFIDA DI UN VESCOVO SUDANESE: APRIRE UN OSPEDALE SUI MONTI NUBA
- A cura di Roberta Gisotti -
Il progetto è davvero ambizioso, quasi una sfida contro la
violenza, la sopraffazione, la miseria: costruire un ospedale sui Monti Nuba,
nel Sud del Sudan, dove due milioni di persone dispongono di soli 10 medici, e
per questo una piccola ferita può portare facilmente ad un’amputazione ed un
parto in molti casi alla morte. L’idea - presentata oggi sul quotidiano
“Avvenire” - di aprire un centro clinico in questa zona è di mons. Macram Max
Gassis, vescovo sudanese di El Obeid, in esilio dal 1991, per avere denunciato
in ambito internazionale quando accadeva nel suo Paese, che da oltre 20 anni è
insanguinato da un aspro conflitto interno, tra il Nord - dove ha sede il
governo islamico di Karthoum - e il Sud a maggioranza cristiano-animista. In
particolare, nella regione meridionale del Darfour, dall’inizio di quest’anno
si è aperto un nuovo fronte di battaglia, che tutt’ora miete vittime,
nonostante l’accordo di pace firmato il 26 maggio scorso tra governo centrale e
separatisti del Sud. Un Paese, il Sudan, di cui si parla davvero poco
nonostante la gravità della situazione, come spiega il cardinale Roberto Tucci,
al microfono di Rosario Tronnolone.
**********
R. – La situazione è talmente grave che proprio ieri il Washington
Post denunciava il rischio che si ripeta la stessa cosa che è successa in
Rwanda, e cioè che la comunità internazionale passi sopra al fatto che vi sia
il pericolo o che sia già in atto un genocidio, come avvenne per l’appunto in
Rwanda. E’ molto importante che un organo stampa così significativo negli Stati
Uniti affermi ciò. Si parla di due milioni e mezzo di morti in Sudan, nelle
diverse parti del Paese abitate dai neri. Nel Sud, i neri sono piuttosto
cristiani o animisti, appartenenti cioè a religioni tradizionali africane,
mentre il Darfour – la regione sud occidentale del Paese – è tutta musulmana: ma
ci sono musulmani arabi e musulmani neri e qui c’è una vera persecuzione contro
questi musulmani neri.
D. - Ci sono segnali positivi da parte del governo di
Khartoum e qual è la situazione dei rifugiati?
R. - E’ vero che l’altro giorno il presidente ha ordinato
di sospendere questi attacchi militari contro questi – diciamo – ribelli, che
hanno buone ragioni per rivoltarsi contro le bande armate di “fratelli
musulmani”, ma non certamente fratelli nel modo in cui si comportano con loro.
C’è un’oppressione dei neri da parte dei bianchi. In tutto il Paese, si calcola
che gli sfollati ed i profughi negli ultimi 20 anni siano arrivati, più o meno,
a quattro milioni. Si parla già di una forte fuga nel Darfour degli islamici
perseguitati da altri islamici, si stimano già in quasi 200 mila i rifugiati
nel confinante Ciad, che è oltretutto un Paese povero e che non ha certo
strutture di accoglienza. La situazione è veramente terribile e spero che la comunità
internazionale si muova e si attivi anche l’Europa.
**********
E’ IN CORSO A ROMA “LA SETTIMANA DEL RIFUGIATO
2004”.
UNA SERIE DI INIZIATIVE PER CREARE UN PUNTO
D’INCONTRO
TRA CITTADINANZA E RIFUGIATI
- Intervista con Laura Boldrini -
Mostre fotografiche, spettacoli
teatrali e conferenze sono in corso a Roma per la “Settimana del rifugiato
2004”, promossa, tra gli altri, dal Comune capitolino e dall'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), in occasione della
Giornata mondiale del Rifugiato del 20 giugno. Ma com’è nata l’idea di promuovere
questa settimana di iniziative? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Laura
Boldrini, portavoce italiana dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati:
**********
R. – E’ nata dal fatto che volevamo far incontrare i
cittadini con i rifugiati. Far capire alla gente che i rifugiati sono persone
come noi, persone che possono essere una risorsa, che hanno molto da dire, che
possono anche offrire moltissimo al Paese che li ospita. Quindi, abbiamo
pensato di unire le forze tra il Comune di Roma e l’Alto Commissariato per i
Rifugiati. C’è poi una componente molto importante rappresentata dal tavolo
cittadino per i richiedenti asilo e per i rifugiati, composto da circa 25
associazioni ed organismi non governativi. E per la prima volta abbiamo voluto
organizzare una settimana di iniziative nello stesso posto.
D. – Proprio in occasione della Giornata mondiale del
rifugiato, che si è celebrata domenica scorsa col tema “Un luogo da chiamare
casa: ricostruire vite in sicurezza e dignità”, l’Acnur ha portato dei dati: nell’intera
Europa il numero dei richiedenti è diminuito del 18 per cento. Sono dati che
fanno capire che l’Acnur lavora e lavora bene, fanno capire anche che la
Comunità internazionale si impegna per trovare soluzioni per le persone sradicate,
ma sono dati che fanno capire anche che l’Europa è meno accogliente?
R. – Credo che questi dati facciano capire una serie di
cose. Da un lato, è inconfutabile che ci siano state svolte positive in
parecchi conflitti: ad esempio, l’Afghanistan, l’Angola, la Liberia e la Sierra
Leone. In Burundi, si sta ora avviando un processo di riconciliazione
importante. Tutto questo fa pensare, quindi, che ci sia effettivamente una
svolta e che tanta gente stia tornando a casa perché ci sono motivi concreti
per credere al processo di pace nei loro Paesi. D’altro canto, è vero però che
c’è stato un giro di vite nell’accoglienza nei Paesi dell’Unione Europea. Il
processo di armonizzazione europeo ha messo veramente a repentaglio, in alcuni
casi, il rispetto degli standard internazionali di protezione. Sono vere tutte
e due le cose, ma quello che ci preoccupa è che l’Unione Europea, che è la
culla della Convenzione di Ginevra, il luogo cioè dove è nato questo strumento
di protezione dei rifugiati, oggi stia facendo un passo indietro. Il rischio è
che se l’Europa fa un passo indietro, il resto del mondo farà altrettanto.
**********
LA CECENIA E I DIRITTI UMANI “OSCURATI”
- Intervista con Riccardo Noury -
Amnesty International ha diffuso nelle scorse ore un
Rapporto sulla situazione dei diritti umani in Cecenia, e ha messo in guardia
contro il rischio che il conflitto da questa regione si estenda alle
Repubbliche vicine. Secondo Amnesty, quella che le autorità russe sostengono
essere la “normalizzazione”, è in realtà un contesto di continuo abuso dei diritti
umani. Ma qual è in particolare la situazione descritta nel rapporto? Risponde
Riccardo Noury, direttore comunicazione di Amnesty Italia al microfono di
Gabriella Ceraso.
**********
R. – E’
una situazione grave che peggiora di mese in mese, nella quale le forze di
sicurezza federali russe e le forze locali fedeli all’amministrazione cecena
filo-moscovita - l’esercito, i gruppi armati di guerriglieri ceceni - si
rendono responsabili di tutta una serie di violazioni del diritto internazionale,
dei diritti umani e del diritto umanitario. Le autorità russe non vogliono che
sulla Cecenia vi siano testimoni ed Amnesty, in questo rapporto, denuncia come
l’impunità e il silenzio siano causa di stupri, di torture e di sparizioni - ne
abbiamo denunciate oltre 34 da settembre 2003 a marzo 2004 – arresti di
manifestanti pacifisti e una situazione di generale mancanza di punizione per i
responsabili di una situazione che purtroppo ricorda, per la sua modalità,
quella dell’America Latina degli anni ’70.
D. – Quali sono state le vostre richieste al governo
ceceno?
R. – Noi chiediamo che la Cecenia sia un luogo nel quale
sia possibile osservare quello che accade, nel quale il negoziato sia basato
sul rispetto dei diritti umani, vi siano punizioni per i responsabili, che la
normalizzazione sia un processo nel quale i diritti umani siano considerati la
base di un qualunque tipo di negoziato che porti alla pace, al di là della
soluzione politica che verrà trovata.
D. – Voi avete chiesto però anche l’intervento, proprio a
questo fine, dell’Osce, che è l’Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa, e la risposta è stata negativa…
R. – Sì, perché non si vogliono avere testimonianze su
quello che accade in Cecenia. Noi ribadiamo la nostra richiesta e la ribadiremo
ogni volta che il governo Putin rifiuterà l’accesso a organismi indipendenti
sui diritti umani. Occorre che la nuova presidenza dell’Unione Europea
consideri la questione della Cecenia non soltanto come un problema di eventuali
aiuti umanitari, ma come un problema politico. I rapporti bilaterali tra
Commissione Europea e Russia devono essere impostati in maniera nella quale
l’Unione Europea abbia maggiore potere contrattuale. Non è possibile assistere
supinamente a quanto accade in Cecenia. Essere silenziosi vuol dire essere
complici di un massacro che avviene dentro l’Europa.
**********
PRESENTATA A ROMA LA 25.MA EDIZIONE DEL MEETING DI
RIMINI,
PROMOSSO DA COMUNIONE E LIBERAZIONE
- Servizio di Debora Donnini -
Il
Meeting per l’amicizia tra i popoli giunge alla sua 25.ma edizione proprio
nell’anno in cui Comunione e Liberazione, che organizza l’evento, festeggia il
50.mo della sua nascita. Le ricorrenze sono state ricordate ieri nella
conferenza stampa di presentazione del Meeting che come ogni anno vedrà a
Rimini, dal 22 al 28 agosto, un susseguirsi di ospiti, dibattiti politici ed
economici, testimonianze, mostre d’arte, presentazioni di libri e momenti di
musica. E quest’anno la kermesse prende spunto, nel suo titolo, da una frase di
San Bernardo. Il servizio di Debora Donnini.
*********
“Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere
arrivati, ma nel tendere continuamente alla meta”: si intitola così il tema del
meeting 2004. “La certezza di essere sulla strada giusta rende il presente
pienamente fecondo; il cammino stesso diviene fecondo, la stessa insoddisfazione
diviene vitalmente feconda, perché positivo è il suo imperterrito cercare;
insaziabile la sua curiosità, ardente il desiderio di vagliare tutto il possibile
e di trattenere ciò che è buono, con spirito critico e costruttivo”, viene
detto nel comunicato. E di un’umanità appassionata parla il Meeting con i suoi
volontari ed i suoi 700 mila visitatori, solo l’anno scorso. “Il Meeting – ha
ricordato la presidente Emilia Guarnieri – è iniziato per l’energia e la
certezza di una positività del vivere”. Una positività che risuona nelle parole
del presidente della Compagnia delle opere, Raffaello Vignali:
“Il tema di questo Meeting pone in evidenza cosa significa
la coscienza cristiana della realtà. Una realtà che è positiva, perché la
realtà è positiva. E questo è ciò che permette di valorizzare la persona,
l’altro, fino al tentativo, fino anche a fare impresa: la creazione artistica e
il mettere su impresa per rispondere al bisogno di tutto. Questa è la
valorizzazione di quello che esiste. I nemici di questa posizione sono, da una
parte, il nichilismo imperante, per cui non c’è nulla per cui nella vita vale
la pena vivere, e, dall’altra parte, il manicheismo, quello che divede il mondo
in buoni e cattivi, dove però i cattivi sono sempre gli altri. Invece, essendo
cristiani noi pensiamo che tutti abbiano il peccato originale e che quindi
tutti abbiano bisogno di essere salvati. Ma che la realtà sia positiva e si costruisce
più partendo dal positivo che non partendo dal negativo”.
Tra gli incontri di quest’anno, uno dedicato all’Africa e
al Sudan a cui sono invitati, tra gli altri, John Garang, leader dell’esercito
di liberazione del Sudan, Oli Osman Taha, vicepresidente del Sudan e
l’arcivescovo di Khartoum, il cardinale Gabriel Zuberi Wako. Ma anche l’Iraq,
il Medio Oriente, l’Uganda e altri Paesi saliranno sul palco del Meeting, così
come la questione dell’informazione in tempo di guerra, con il direttore del Corriere
della Sera, Stefano Folli e il direttore generale di al Jazeera, Waddah
Khanfar. Ma a Rimini sono stati invitati anche uomini politici italiani e
ministri come Giuseppe Pisanu, il commissario straordinario della Croce Rossa,
Maurizio Scelli, e leader sindacali, come Savino Pezzotta e Guglielmo Epifani.
Presenti anche tanti esponenti della Chiesa, tra cui mons. Giuseppe Betori,
segretario generale della Cei, e il cardinale José Saraiva Martins, prefetto
della Congregazione per le Cause dei Santi. E come sempre alla presentazione
del Meeting si è parlato anche della stretta attualità, questa volta con una
forte critica al mancato riferimento alle radici cristiane dell’Europa nella
Costituzione europea.
Anche quest’anno il Meeting è musica e canto: si aprirà
con la voce di José Carreras, sentirà le note della Traviata e vedrà uno
spettacolo di flamenco. Tra i momenti culturali, la presentazioni del libro di
Carlo Bellini, “L’alba dell’io. Dolore, Sogno, memoria del feto”. E tra gli
stand i visitatori potranno anche percorrere le tante mostre dedicate in questa
25.ma edizione a San Bernardo, a Cezanne e anche alla rinascita delle favelas
del Brasile, con testimonianze degli interventi Avsi.
**********
DON PRIMO MAZZOLARI, VOCE DI FUOCO DEL VANGELO NELL’ITALIA
A CAVALLO
DELLE
GUERRE: STASERA, SU RAITRE, LA PRIMA PUNTATA DI UNA FICTION
DEDICATA
AL PRETE MANTOVANO, INTITOLATA “L’UOMO DELL’ARGINE”
-
Intervista con don Lorenzo Tedeschi, Gilberto Squizzato e Paolo Ruffini -
Da un'idea di Ennio Chiodi e Gilberto Squizzato, Raitre
presenta, da questa sera in prima serata, “L'uomo dell'argine” film tv in 2 puntate sulla vita di Don
Primo Mazzolari. Nato a Cremona, alla fine del secolo scorso, fu una delle
voci più alte del cattolicesimo durante gli anni della guerra e della ricostruzione:
perseguì la pace e anticipò alcuni grandi temi del Concilio, come l’apertura
ecumenica e l'uso della lingua del popolo nella liturgia. Il servizio è di
Massimiliano Menichetti.
**********
(musica)
Il volto di Cristo tracciato lungo tutto l’arco di una
vita. Don Primo Mazzolari, parroco di Cicognara e Bozzolo, attraversò gli
orrori della prima e della seconda Guerra mondiale, dell’Italia dilaniata
dall’occupazione tedesca: vide la Resistenza, la Repubblica, visse aiutando i
poveri, gli emarginati, combattendo per la giustizia. Valori espressi
instancabilmente tra la gente comune in molti articoli, libri e nel
quindicinale da lui fondato “Adesso”, a cui collaborò tra gli altri don Lorenzo
Tedeschi:
“Ricordo l’intensità di amore che aveva nei confronti dei
poveri. Non esistevano per lui le ideologie, c’erano le anime da salvare. E
questa fedeltà all’anima della Chiesa e all’amore per Cristo non aveva nessun
confine”.
Si impegnò costantemente per la pace. Dure le sue parole sulla
giustificazione delle guerre durante gli anni bui del secondo conflitto mondiale:
“Mi basta mettervi davanti il
“tu, non uccidere!”, il quale non comporta nessuna eccezione. Tu, non uccidere!
Non ci sono delle eccezioni per un cristiano”.
Per don Primo era necessario presentare il messaggio
evangelico sempre e comunque, anche ai lontani, cioè a coloro che rifiutavano
la fede. Fu considerato nemico del regime e, inizialmente, anche parte del
Vaticano valutò non appropriate alcune sue idee. Gli venne proibito di
predicare fuori diocesi e di pubblicare senza preventiva autorizzazione. Ma nel
tempo le cose cambiarono, tanto che Giovanni XXIII lo ricevette in udienza.
Gilberto Squizzato, regista del film “L’uomo dell’argine”:
“Ho avuto modo di conoscere ancora
meglio questa fede appassionata e incandescente radicata nel Vangelo di
Mazzolari, che Giovanni XXIII chiamò la tromba dello Spirito Santo in terra
mantovana”.
Mazzolari, infatti, lottò anche per il rinnovamento della
Chiesa, rimanendo sempre nell’obbedienza al Vangelo. Paolo Ruffini, direttore
di Rai Tre, che ha deciso di raccontare la storia di don Primo:
“Don Primo Mazzolari è una
storia insieme piccola e grande dove, per chi crede in Dio, lo Spirito di Dio,
lo Spirito Santo, soffia in piccoli luoghi sperduti e poi influenza il cammino
della Chiesa. Penso e spero che questa fiction dimostri che è possibile
fare una televisione di contenuti, contestare l’ineluttabilità di una
televisione dove il messaggio non conta più”.
(musica)
**********
=======ooo=======
24 giugno 2004
LA
COMMISSIONE DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DELL’UNIONE EUROPEA
INVITA
I CITTADINI A FAMILIARIZZARE CON LA NUOVA COSTITUZIONE E RIBADISCE IL RAMMARICO
PER IL MANCATO RIFERIMENTO ALLE RADICI CRISTIANE
- A
cura di Ignazio Ingrao -
**********
ROMA = Il Comitato esecutivo della Commissione delle
Conferenze episcopali della Comunità Europea (Comece), riunitosi ieri a Roma,
raccomanda a tutti i cristiani e a tutti i cittadini di “familiarizzare” con il
nuovo Trattato costituzionale europeo. In vista dell’avvio delle procedure di
ratifica della Carta costituzionale da parte dei 25 paesi dell’Unione, il
Comitato sollecita i leader politici, i mass media e gli intellettuali ad “assumersi le proprie responsabilità per presentare il Trattato ai cittadini in
modo che essi possano conoscere meglio i valori e gli obiettivi dell’integrazione
europea”. Il Comitato saluta con
soddisfazione l’approva-zione della Carta ma ribadisce il rammarico per
il fatto che la “Conferenza intergovernativa, a causa dell’opposizione di
alcuni partecipanti, non abbia
trovato il consenso sull’esplicito riconoscimento” dell’eredità cristiana
dell’Europa, così come avevano proposto le Chiese. Il mancato riconoscimento
delle radici cristiane, proseguono i vescovi europei “potrebbe essere
interpretato come una forma di disprezzo per le convinzioni di un numero
significativo di cittadini di tutti gli Stati membri” e “mostra che l’Unione Europea deve
riflettere molto di più sulla sua identità e sulla sua eredità”. Apprezzamento
è stato espresso invece dalla Comece in merito all’articolo 51 del Trattato, che prevede forme “dialogo strutturato” tra
le Chiese e le istituzioni europee.
***********
PER LA
PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA TURCHIA, I VESCOVI CATTOLICI
SONO
STATI RICEVUTI DAL CAPO DEL GOVERNO. AL PREMIER ERDOGAN
I
VESCOVI HANNO CHIESTO DI ISTITUIRE UNA COMMISSIONE BILATERALE
SULLO
STATUS GIURIDICO DELLA CHIESA
ANKARA.
= Il 21 giugno scorso, per la prima volta nella storia della Repubblica di Turchia,
il premier Recep Tayyip Erdogan ha ricevuto i vescovi dei diversi riti
cattolici presenti nel Paese: latini, armeni, caldei, siro-cattolici. I vescovi
hanno esposto al primo ministro i problemi e le preoccupazioni dei cristiani in
Turchia, e hanno chiesto il riconoscimento giuridico ufficiale della Chiesa
cattolica in Turchia. A questo scopo, l’episcopato cattolico ha consegnato ad
Erdogan un memorandum che chiede l’istituzione di una commissione bilaterale
per affrontare in modo approfondito la questione dello status giuridico della
Chiesa cattolica e tutte le relative implicazioni. C’è grande ottimismo nella
comunità cattolica turca, dopo tale udienza che viene considerata “una svolta”
per la vita della Chiesa nel Paese. P. George Marovich, portavoce della
Conferenza episcopale turca, ha rilasciato all’agenzia Fides una testimonianza
diretta dell’incontro: “Il primo ministro ci ha chiesto di aiutare il processo
di integrazione della Turchia nell’Unione Europea. Abbiamo risposto che già
stiamo lavorando in tal senso da alcuni anni: ne è testimonianza che la nostra
Conferenza episcopale, su nostra esplicita richiesta, fa parte del Consiglio
delle Conferenze episcopali europee. Un fatto di cui Erdogan si è rallegrato.
Ora attendiamo la formazione della Commissione bilaterale che potrebbe
facilitare molto il nostro lavoro. Intanto il premier ha anche annunciato un
decreto che riconosce ai padri Assunzionisti, in quanto congregazione religiosa,
l’uso dei beni immobili confiscati in passato. Un segnale molto positivo, che
ci infonde grande speranza per il futuro”. Su 66 milioni di abitanti, la
popolazione turca è al 98% musulmana, i cristiani sono lo 0,6%. In nome della
“laicità” della Repubblica turca, ai cristiani non è permesso accedere al
Parlamento, né alla carriera militare. (I.I.)
TRE
VESCOVI E UN SACERDOTE TRAPPISTA DELLA CHIESA CATTOLICA CINESE
SONO
STATI LIBERATI NEI GIORNI SCORSI DALLE AUTORITA’ DI PECHINO
PECHINO.
= Provengono tutti dalla provincia dello Hebei i tre vescovi e il sacerdote trappista
liberati nei giorni scorsi dalle autorità di Pechino. Ne dà notizia l’agenzia
di stampa asiatica Ucanews. Mons. Julius Jia Zhiguo, vescovo di Zhengding, era
stato arrestato dai funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi il 13
giugno scorso e portato in una località a trenta chilometri di distanza. Il 18
giugno, Festa del Sacro Cuore di Gesù, mons. Jia Zhiguo è stato liberato, così
come confermato ieri dal direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquín
Navarro-Valls. Il 13 giugno era stato arrestato anche un sacerdote trappista
della medesima diocesi, padre Placid Pei Ronggui, liberato lo stesso giorno. Il
27 maggio era stato invece fermato mons. Peter Zhao Zhendong di Xuanhua, nella
parte settentrionale dell’Hebei. Il vescovo ottantaquattrenne era stato
arrestato insieme con un seminarista e un laico. Dopo circa due settimane è
stato rilasciato. Una fonte ha riferito che, durante la detenzione, al vescovo
è stato concesso di celebrare quotidianamente la Messa. La diocesi di Xuanhua
conta circa 100 mila cattolici e 30 sacerdoti. Dal 2 al 12 giugno è stato infine
trattenuto dalle autorità cinesi mons. Leo Yao Liang, vescovo coadiutore di
Xiwanzi, di 81 anni di età. E’ la seconda volta che mons. Yao Liang viene
arrestato da quando è stato nominato vescovo nel 2002. Nella sua diocesi i
cattolici sono circa 40 mila. I sacerdoti sono 16 e 35 le suore. Si calcola che
nella Repubblica popolare cinese siano presenti oggi circa 10 milioni di
cattolici. (I.I.)
SI
INCONTRANO OGGI AD ATENE I PORTAVOCE E GLI ADDETTI STAMPA
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA. UNA DELLE SESSIONI DI LAVORO
SARA’
INTERAMENTE DEDICATA AD INTERNET
ATENE. = I limiti e le potenzialità di
Internet come strumento di evangelizzazione sono al centro della relazione che il segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
sociali, mons. Renato Boccardo,
illustrerà ai trenta partecipanti all’incontro annuale dei portavoce e addetti
stampa delle Conferenze episcopali europee, riuniti ad Atene da oggi fino al 27
giugno. I portavoce discuteranno anche di mass media e famiglia e verranno
presentate le molteplici attività messe in campo dalle Conferenze episcopali
europee per il 2004, dichiarato Anno internazionale della Famiglia. Il portavoce della Comece (Commissione degli
Episcopati della Comunità Europea), John Coughlan, illustrerà ai partecipanti
il documento “Una strategia per la famiglia nell’Unione Europea”, redatto dai vescovi
dell’Unione Europea. I portavoce delle Conferenze episcopali saranno inoltre aggiornati
sul cammino di preparazione alla Giornata mondiale della Gioventù, in programma
a Colonia nel 2005. Questo appuntamento, ha dichiarato all’agenzia Sir
l’arcivescovo di Atene, mons. Nicolaos Foskolos, presidente della Conferenza
episcopale ellenica, è “molto importante per la Chiesa greca e rappresenta un
aiuto morale per le nostre comunità. La presenza qui in Grecia dei portavoce di
molti episcopati d’Europa servirà a far conoscere loro la situazione della
Chiesa cattolica nella penisola ellenica, soggetta a discriminazione religiosa”.
(I.I.)
IL
BILANCIO DELLA RECENTE VISITA DI GIOVANNI PAOLO II,
UNA
RIFLESSIONE SUGLI ABUSI NELLE LITURGIE EUCARISTICHE E UN APPELLO
CONTRO
L’ISTITUZIONE DEL REGISTRO DELLE COPPIE OMOSESSUALI
SONO
STATI I PRINCIPALI TEMI AL CENTRO DELL’ASSEMBLEA DEI VESCOVI SVIZZERI
CHE SI
E’ CONCLUSA IERI
FRIBURGO. = La partecipazione del Papa
all’incontro dei giovani il 5 e 6 giugno a Berna è stata un grande dono
destinato a “portare numerosi frutti nella Chiesa elvetica”. E’ quanto hanno
affermato i vescovi svizzeri riuniti in assemblea generale dal 21 al 23 giugno,
presso l’abbazia benedettina di Einsiedeln. I vescovi intendono dare una risposta
alle numerose richieste dei giovani di dare un seguito al recente incontro nazionale.
Nel corso dell’assemblea, la Conferenza episcopale ha poi preso in esame l’istruzione Redemptionis Sacramentum pubblicata in aprile dalla
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. I vescovi
hanno deplorato gli abusi gravi che si sono qualche volta potuti constatare
anche in Svizzera nelle celebrazioni eucaristiche. E’ stata quindi annunciata
la visita ad Limina dell’episcopato svizzero, in programma dal 1° al 5
febbraio 2005, in Vaticano.
Rammarico è stato infine espresso dalla Conferenza episcopale per
l’istituzione, da parte del Consiglio di Stato elvetico, del registro per le
coppie omosessuali. In una lettera aperta inviata al Consiglio di Stato, i
vescovi hanno ribadito che “il carattere esclusivo del matrimonio tra un uomo e
una donna deve essere protetto in maniera incondizionata”. (I.I.)
=======ooo========
24 giugno 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
A sei
giorni dal passaggio dei poteri, si infiamma l’Iraq. Attacchi della guerriglia
hanno sconvolto stamani Baghdad, Ramadi e Baquba, scontri hanno interessato Falluja
e cinque posti di polizia sono stati attaccati a Mossul. Il nostro servizio:
**********
Una impressionante serie di esplosioni e di
attacchi simultanei condotti da combattenti iracheni ha scatenato nel Paese violentissimi
scontri tra guerriglieri e soldati americani.
Almeno 40 persone sono rimaste uccise, tra le quali molti poliziotti, in uno dei cinque attentati che questa mattina hanno
devastato Mossul. A Baquba sono scattati raid
aerei americani dopo diverse azioni terroristiche, che hanno causato oltre 20
morti. A Falluja, dove sono stati abbattuti due elicotteri statunitensi senza
causare vittime, gli scontri hanno inoltre provocato un esodo
della popolazione dai quartieri meridionali della città sunnita, mentre dagli
altoparlanti delle moschee sono stati lanciati appelli nei quali si chiede ai
guerriglieri di cessare i combattimenti. “I soldati americani – hanno
annunciato le moschee - cominceranno a ritirarsi dopo un accordo con i loro
comandanti”. Questo appello, con il quale è stata annunciata l’ennesima tregua,
è stato accolto a Falluja da manifestazioni di gioia, ma nel Paese arabo il
virus della violenza non sembra arrestarsi. Si è combattuto anche a Ramadi,
teatro di due attacchi contro commissariati di polizia costati la vita a
quattro iracheni, e a Baghdad dove cinque uomini delle forze di sicurezza
irachena sono deceduti in seguito ad un attentato suicida. La paternità di
tutti questi attacchi multipli e coordinati che, secondo il ministero della Sanità
iracheno hanno provocato 75 vittime e 268 feriti, è stata rivendicata dal
gruppo denominato ‘Unificazione e guerra santa’ del terrorista giordano, Abu
Musab al-Zarqawi.
**********
Le violenze delle ultime ore confermano quanto la pace sia
ancora lontana, in un Paese che non riesce a ritrovare la strada della
normalità. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Alberto Negri, inviato speciale del
Sole 24 Ore:
**********
R. – Negli ultimi 15 mesi, l’Iraq non ha mai avuto una
situazione di calma, ma c’è stata sempre e continuamente una destabilizzazione
costante che ha minacciato non soltanto la presenza degli stranieri, ma
soprattutto la vita stessa degli iracheni.
D. – Quanto influisce in queste violenze la scadenza del
30 giugno per il passaggio dei poteri?
R. – E’ evidente che il passaggio dei poteri del 30 giugno
ha segnato e costituisce una svolta, ma – forse – non nella direzione che si
pensava. Soprattutto per ora, si segnala questa offensiva da parte dei gruppi
islamici, determinata da obiettivi e da scopi diversi che hanno i gruppi
terroristici in Iraq.
D. – Quale distinzione si può fare tra i vari gruppi
terroristici?
R. – Ci troviamo in una situazione in cui, da una parte,
ci sono – questa più o meno è la distinzione che si può fare – i cosiddetti “jihadisti”,
cioè gli uomini della guerra santa islamica, probabilmente composti da gruppi
costituiti in buona parte da stranieri filtrati dai Paesi confinanti e da altre
zone del mondo musulmano, che hanno come obiettivo soprattutto il caos e la
destabilizzazione. Vogliono cioè impegnare gli americani in una sorta di
logoramento. Dall’altra parte, ci sono i gruppi di ribellione e di rivolta
islamici iracheni, che hanno invece come obiettivo principale prima quello di
cacciare gli americani e poi di vedere come spartirsi il potere.
D. – La certezza è che questo premier Allawi, che non
piaceva all’Onu, non piace neanche agli iracheni ...
R. – Era evidente che dovesse essere così. Anche questo
governo è stato scelto dagli Stati Uniti. Le stesse Nazioni Unite ci hanno
messo sopra il loro marchio e si sono poi immediatamente pentite, stando almeno
alle dichiarazioni di Brahimi. E’ evidente che fin quando non ci sarà una
scelta più diretta da parte degli iracheni dei propri rappresentanti, avremo
sempre una situazione di instabilità acuta, perché penso che l’insicurezza in
Iraq sarà, per così dire, una costante “cronica” nei prossimi anni.
**********
Sembra
ammorbidirsi la posizione americana sulla questione della Corte penale internazionale,
istituita nel ’98 e mai ratificata da Washington. Gli Stati Uniti, in minoranza
nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno infatti ritirato la richiesta di
rinnovare a tempo indefinito l’immunità dei propri cittadini impegnati
all’estero. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
Gli Stati Uniti hanno rinunciato
a presentare all’Onu una risoluzione che avrebbe esentato i loro soldati,
impegnati nelle missioni all’estero, dalle prosecuzioni della Corte penale internazionale.
Il Tribunale dell’Aja era stato creato da un Trattato nel ’98 ed aveva cominciato
ad operare nel luglio del 2002. Il presidente Clinton aveva firmato l’accordo,
ma il suo successore Bush aveva deciso di non portarlo alla ratifica parlamentare.
Washington temeva che la Corte penale internazionale venisse usata per
presentare cause frivole o politicizzate contro i militari americani impegnati
nelle missioni di pace all’estero. Aveva quindi chiesto che il Palazzo di Vetro
li esentasse dalle prosecuzioni dell’Aja. Per due volte gli Stati Uniti avevano
ottenuto un’esenzione provvisoria, limitata ad un anno, ma adesso volevano
presentare una risoluzione per ottenere l’esenzione definitiva delle loro
truppe. L’iniziativa sembrava ben avviata, quando è scoppiato lo scandalo delle
torture dei prigionieri iracheni nel carcere di Abu Graib. Questa crisi ha
cambiato la posizione di diversi membri nel Consiglio di sicurezza, che hanno
dichiarato la volontà di astenersi nel voto. Lo stesso segretario generale,
Kofi Annan, ha detto che l’esenzione definitiva avrebbe screditato l’Onu e
limitato la sua capacità di promuovere le leggi internazionali. Gli Stati Uniti
hanno riconosciuto, infine, che non avevano abbastanza voti ed hanno quindi
rinunciato alla risoluzione.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
“Coloro
che si arrenderanno volontariamente entro un mese saranno trattati secondo la
legge di Dio”. Sono le parole pronunciate ieri dal principe ereditario Abdullah
a nome di re Fahd d’Arabia Saudita. L’offerta di amnistia giunge pochi giorni
dopo l’uccisione della rete terroristica di Al Qaeda nel Regno Saudita, Abdulaziz
Al Muqrin.
In Medio
Oriente, riprende il lavoro della diplomazia internazionale. A Taba, sul Mar Rosso,
è in corso una riunione dei mediatori del cosiddetto “Quartetto”, composto da
Stati Uniti, Onu, Unione Europea e Russia, per esaminare il piano di disimpegno
israeliano dalla Striscia di Gaza e lo stato di salute della “road -map”,
il piano di pace che si è inceppato sul mancato smantellamento delle
infrastrutture terroristiche da parte dell’Autorità palestinese.
In Turchia almeno due persone
sono morte e sette sono rimaste ferite, questa mattina, per la deflagrazione di
una bomba ad Istanbul. E sempre oggi è esploso un altro ordigno ad Ankara nei
pressi dell’hotel Hilton dove il prossimo 27 giugno è atteso il presidente
americano, George Bush, per il summit della Nato.
Sono
stati rilasciati e affidati a diplomatici inglesi a Teheran gli otto marinai
britannici arrestati dalle autorità iraniane, dopo lo sconfinamento avvenuto
nelle acque del fiume Shaat Al Arab, che segna il confine tra Iran e Iraq. Il
ministro degli Esteri iraniano, Kamal Kharrazi, aveva annunciato il rilascio
già nella giornata di ieri.
Seconda
giornata di lavoro oggi a Pechino del terzo round di colloqui multilaterali
sulla crisi nucleare della Nord Corea. Stati Uniti, Nord e Sud Corea, Russia,
Giappone e Cina stanno discutendo la proposta presentata ieri dal delegato di
Washington, il vice segretario di Stato James Kelly. Ce ne parla Chiaretta Zucconi:
**********
Gli Stati Uniti hanno offerto
alla Nord Corea una serie di incentivi, forniture di greggio, garanzia sulla
sicurezza nazionale e rimozione delle sanzioni economiche, a patto che
Pyongyang si impegni a smantellare in tre mesi tutti i propri arsenali al
plutonio e all’uranio. Secondo il piano americano, i sei Paesi cominceranno a
fornire alla Nord Corea la loro assistenza energetica su base mensile non appena
il leader coreano avrà fatto la solenne promessa. Dopodiché, gli aiuti
energetici andranno avanti soltanto se Pyongyang aprirà le porte dei suoi
impianti alle verifiche degli ispettori internazionali. La proposta di Kelly è
stata ascoltata attentamente di Kim Ie Yuang, vice ministro degli Affari esteri
e capo della delegazione nordcoreana che ha offerto di sospendere in modo
verificabile gli impianti nucleari, compreso il reattore a graffite da 5 mila
chilowatt di Yongbiong. Sempre a proposito delle ispezioni, la Nord Corea ha
espresso riserve se accettare o meno quelle dell’Agenzia internazionale
dell’energia atomica.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta
Zucconi.
**********
Resta determinante la partecipazione dei serbi al
ballottaggio per le elezioni presidenziali di domenica prossima, che vede in
lizza l'ultranazionalista Nikolic e il democratico Tadic. Stando ai sondaggi,
le possibilità degli sfidanti sono strettamente connesse al quorum dei votanti,
con Nikolic avvantaggiato dall'astensione e Tadic che dovrà portare più
elettori possibili alle urne.
=======ooo=======