RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 174 - Testo della trasmissione di martedì 22 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Lettera di Giovanni
Paolo II al cardinale Medina Estevéz
per i suoi 50 anni di sacerdozio
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nominato il rappresentante
speciale di Kofi Annan in Sudan
Riattivata la sanità pubblica
gratuita in Kenya
In Cina scatta l’allarme per le
“maree rosse” e la desertificazione
Almeno
48 morti, questa notte, in seguito agli attacchi della guerriglia cecena in
Inguscezia e Daghestan
In
Iraq prorogato l’ultimatum per l’ostaggio sudcoreano
22
giugno 2004
LA STIMA E LA GRATITUDINE DEL PAPA PER LA LO SPIRITO MISSIONARIO
E ASSISTENZIALE TESTIMONIATI NEL MONDO DAL SOVRANO
ORDINE DI MALTA,
I CUI VERTICI SONO STATI RICEVUTI IN VATICANO
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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Un antico Ordine cavalleresco che ha costruito i suoi
mille anni di storia sulla scelta della solidarietà, apprezzata e benedetta dal
Papa. Giovanni Paolo II ha ribadito questa mattina i propri sentimenti di
gratitudine e di stima verso il servizio svolto dal Sovrano Militare Ordine di
Malta, ricevendone in udienza il Principe e Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie, e
il suo seguito. Il Papa ha detto di salutare con affetto tutti i membri, sparsi
nei cinque continenti, per il loro impegno di fede e di aiuto alle categorie
più disagiate. La Santa Sede “apprezza i numerosi servizi” che l’Ordine “rende
alla causa dell’evangelizzazione e, in particolare, le molteplici iniziative di
bene che costantemente promuove in favore dei bisognosi”, ha affermato il
Pontefice nel suo breve saluto. Dio – ha detto Giovanni Paolo II – favorisca
“ogni progetto di bene del vostro Sodalizio, mentre vi incoraggio a proseguire
con generosità nel vostro cammino di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa”.
L'Ordine
di Malta è sorto a Gerusalemme intorno al 1050 per opera di una comunità
monastica intitolata a San Giovanni Battista, allo scopo di assistere i
pellegrini di ogni fede e razza che si recavano in Terra Santa. E’ uno dei
pochi Ordini nati nel Medioevo ancora attivo. In seguito all’approvazione di
Papa Pasquale II nel 1113, dopo alterne vicende l’Ordine si stabilì a Malta da
dove fu costretto a emigrare da Napoleone Bonaparte. Dal 1834 la sua sede
extraterritoriale è a Roma. Tra i suoi 11 mila membri, alcuni sono frati
professi, altri hanno pronunciato la promessa di obbedienza, mentre gli altri,
tra cavalieri e dame, sono laici votati all’esercizio della carità cristiana,
vissuta a servizio dei poveri e dei sofferenti attraverso il lavoro volontario
in strutture assistenziali, sanitarie e sociali. Oggi l'Ordine è presente in
oltre 110 Paesi con le proprie attività mediche, sociali e assistenziali.
L'Ordine
di Malta ha un proprio ordinamento giuridico, rilascia passaporti, emette francobolli,
batte moneta e intrattiene relazioni diplomatiche con 93 Stati in tutto il
mondo, molti dei quali non cattolici. Inoltre, ha rappresentanze presso
organismi europei ed internazionali, a partire dalle Nazioni Unite, dove
l’Ordine conserva lo status di osservatore permanente. Fra’ Andrew Bertie è il
78.mo Gran Maestro dell'Ordine dal 1988. La carica elettiva è a vita.
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PROMULGATI
STAMANI ALLA PRESENZA DEL PAPA SEDICI NUOVI DECRETI
DELLA
CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI.
TRA
QUESTI FIGURANO QUATTRO NUOVI BEATI E DIVERSI MARTIRI
VITTIME
DELL’INTOLLERANZA RELIGIOSA
DELLO
SCORSO SECOLO IN SPAGNA E MESSICO
- A
cura di Barbara Castelli -
“Lo Spirito Santo dona continuamente alla Chiesa nuovi
modelli di santità che ne evidenziano la bellezza. La santità di ciascuno,
infatti, contribuisce
ad accrescere la bellezza del volto della Chiesa, Sposa di Cristo, favorendo
l’accoglienza del suo messaggio da parte del mondo contemporaneo”. Con queste
parole il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle
Cause dei Santi, ha presentato stamani a Giovanni Paolo II sedici nuovi decreti
riguardanti numerosi Servi e Serve di Dio. Nel folto gruppo di fedeli testimoni
del Vangelo spiccano, in modo particolare, diversi martiri vittime delle persecuzioni
che, nel secolo scorso, si sono abbattute sulla Chiesa messicana e su quella
spagnola.
Nel primo gruppo di decreti, che fa riferimento alle virtù
eroiche di sei Servi di Dio, figura madre Julia de las Espinas del Sagrado
Corazón, vissuta tra il 1881 e il 1974, che per l’educazione della gioventù
fondò ad Aguascalientes, in Messico, la Congregazione delle Missionarie Figlie
della Purissima Vergine Maria.
Ai decreti sul martirio, invece, fa capo un piccolo gruppo
in rappresentanza della “grande moltitudine di martiri e testimoni della fede
che hanno seguito Cristo fino all’effusione del sangue in terra spagnola e
messicana”. Particolarmente toccanti le storie del sacerdote Darío
Acosta Zurita della
diocesi di Veracruz, ucciso in una chiesa, il 25 luglio 1931, appena tre mesi
dopo la sua ordinazione sacerdotale, e del quindicenne messicano José
Sánchez del Río, assassinato nel 1928 dopo aver chiesto a Dio di poter morire in difesa
della fede.
In questo viaggio di santità, che sfiora le frontiere di
Argentina, Cile, India, Italia, Messico e Spagna, rientrano anche quattro
decreti di beatificazione. Sono stati riconosciuti, infatti, i miracoli
attribuiti al sacerdote spagnolo Pere Tarrés y Claret, che si
dedicò alla formazione della gioventù di Azione Cattolica; a madre Maria Pia Mastena, che fondò e
guidò come superiora la Congregazione delle Suore del Volto Santo, dedita
all’assistenza dei malati, dei poveri, degli anziani e all’educazione della
gioventù; a Eurosia Fabris vedova Barban e a Pina Suriano.
A questi Servi di Dio, specialmente ai martiri,
“vittime della intolleranza religiosa e dell’odio contro la Chiesa”, il
porporato ha affidato la preghiera per la pace nel mondo, in modo particolare
per il Medio Oriente.
UDIENZE
E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto il cardinale José Saraiva
Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al
governo pastorale dell’Eparchia di Newton dei Greco-Melkiti
Cattolici, presentata da mons. John Adel Elya, in conformità al canone 210 -
paragrafo 1 del
Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Al suo posto, il Pontefice ha
nominato mons. Cyrille Salim Bustros, finora arcivescovo di Baalbeck
(Libano) dei Greco-Melkiti Cattolici. Mons. Bustros, libanese di nascita, 65
anni, ha conseguito,
nella la Licenza in Teologia all'Università di Lovanio. E’ autore di noti
scritti in arabo e in francese, molto apprezzati nel mondo medio orientale.
Oltre ad aver ricoperto incarichi di docenza, è stato nominato dal Giovanni
Paolo II vicepresidente della Commissione per l'Informazione durante
l'Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi del 1998. E' membro del
Consiglio Speciale per il Libano della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.
Giovanni Paolo II ha nominato giudice del Tribunale della
Rota Romana il sacerdote Gerard McKay, finora difensore del Vincolo presso il
medesimo Tribunale.
LETTERA
DI GIOVANNI PAOLO II AL CARDINALE MEDINA ESTEVÉZ
PER I
50 ANNI DI SACERDOZIO DEL PORPORATO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Il cardinale Medina Estevéz è uomo di grande ingegno
apostolico, che ha saputo spendersi a servizio della Chiesa, a partire dal suo
Paese di origine, il Cile. In una lettera indirizzata al cardinale Jorge Arturo
Medina Estevéz, prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la
Disciplina dei Sacramenti, Giovanni Paolo II ha voluto salutare con affetto e
riconoscenza i 50 anni di sacerdozio del porporato, ordinato il 12 giugno del
1954. Il Papa, che gli ha concesso la berretta cardinalizia nel Concistoro del
1988, ricorda nella sua lettera i numerosi e prestigiosi ambiti nei quali il
cardinale Medina Estevéz ha collaborato, tra i quali la riforma del Codice di
Diritto Canonico e la stesura del Catechismo della Chiesa cattolica.
DA
OGGI A GIOVEDI’ PROSSIMO IN VATICANO LA SESSIONE PLENARIA DELLA
ROACO
-
Intervista di Giovanni Peduto con il segretario mons. Francesco Brugnaro -
I bisogni delle Chiese in Romania, in Iraq e in Terra
Santa sono al centro della sessione plenaria della Roaco, la Riunione delle
Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, che si tiene in Vaticano da oggi fino a
giovedì prossimo. Per quanto riguarda alcuni progetti relativi alle Chiese
greco-cattoliche in Romania, il nunzio, mons. Jean-Claude Perisset, è chiamato
a informare sulla situazione socio-politica e sulle difficoltà che questa
Chiesa, che ha tanto sofferto sotto il regime comunista, sta preparando ora
dopo un decennio di liberalizzazione e di contatti con le Chiese centrali. Ci
sarà poi l’esame della situazione in Iraq, nel tentativo di organizzare meglio
le strategie di aiuto. Ampio spazio, poi, si darà alla situazione delle Chiese
in Terra Santa, con l’esame della colletta e la presentazione del nuovo custode,
il padre Pizzaballa che succede al padre Battistelli.
Su queste diverse situazioni, Giovanni Peduto ha
intervistato il segretario generale della Roaco, mons. Francesco Brugnaro.
Ascoltiamolo innanzitutto a proposito della realtà dei cattolici nei Paesi
dell’Europa orientale:
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R. – Come ricorda il Papa nell’Orientale Lumen, ci sono tanti doni che reciprocamente le due
Chiese, la Chiesa d’Oriente e la Chiesa latina, si possono scambiare e non solo
quelli spirituali, non solo quello dell’esperienza del martirio, di una testimonianza
della fede molto forte ma anche quei doni che possono aiutare quelle Chiese a
crescere in un regime di libertà. Soprattutto credo che sia importante aiutarle
ad osare impegni pastorali molto più coraggiosi, invitando i sacerdoti ed i
gerarchi stessi a riflettere su quello che i tempi di oggi chiedono alle Chiese
che stanno ormai recuperando la loro libertà. Certamente non è da trascurare
l’impegno ecumenico. E’ necessario fare in modo che, anche se lentamente, si
arrivi a condividere in maniera sempre più profonda, più autentica e più
completa il patrimonio della fede. Rimane sempre ancora nell’occhio e
nell’orecchio la grande parola che il Papa ha sperimentato venendo via dalla
Romania, dove il popolo diceva: “Unitatae, unitatae”. Questo è un invito
profondo. Penso poi anche, infine, all’aiuto fraterno. Ultimo, ma non penso
certo trascurabile, è l’impegno di queste Chiese a seguire i loro fedeli che
vengono in Europa. Ci sono numerosissimi ucraini, tantissimi rumeni e bulgari
che si trovano in Italia, in Grecia, in Germania e in altri Paesi
dell’Occidente, ed hanno quindi bisogno di mantenere la loro identità, non solo
culturale ma soprattutto religiosa, di Chiese orientali. Hanno quindi necessità
di essere seguiti e seguire chi è in diaspora per qualsiasi ragione è
certamente un impegno pastorale notevole, che comporta il collegamento tra i
vescovi e la Chiesa che riceve queste persone e le comunità di partenza da dove
queste persone – uomini e donne - partano per trovare risorse migliori per la
loro vita.
D. – Grandi difficoltà sta vivendo la Chiesa in Iraq …
R. – Certamente. Le notizie che giungono ci dicono però
che l’impegno della solidarietà, della carità, della condivisione anche di quei
poveri mezzi che comunque arrivano dalle varie Chiese o dall’Occidente, fa
capire che l’impegno di tutti affinché l’Iraq arrivi ad un superamento di
questo momento di fatica, ad un risanamento morale e ad una esperienza di
fraternità pur nella diversità, penso che questa sia una prospettiva che
incoraggia a lavorare con fiducia e al di là delle drammatiche e quotidiane
notizie che si possono ricevere.
D. – Per quanto riguarda i cristiani in Terra Santa?
R. – Se pensiamo che all’ultimo incontro che il Santo
Padre ha avuto con il presidente degli Stati Uniti, era presente anche il
nunzio apostolico in Israele e delegato di Gerusalemme, arcivescovo Pietro
Sambi, sta a significare che questa delicatissima situazione è stata affrontata
ancora una volta. Si tratta non solo di aiutare queste comunità, insieme a
tantissimi organissimi e tante Chiese, ad esempio anche attraverso i
pellegrinaggi, ma anche e soprattutto di non farle sentire sole ed isolate. E
questo affinché non si continui con questo abbandono da parte dei giovani e
delle giovani famiglie della Terra Santa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Unione Europea.
Dichiarazioni sul Trattato Costituzionale: Ospiti se non stranieri in un'Europa
che non riconosce le sue radici cristiane".
Sempre in prima, un articolo di riflessione di
Marco Impagliazzo sul viaggio apostolico del Papa in Svizzera: "Giovanni
Paolo II non ha mai rinunciato a parlare ai giovani con parole
esigenti":
Nelle vaticane, la lettura di
Decreti circa cause di canonizzazione.
L'udienza del Santo Padre al
Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta.
La Lettera del Papa al
Cardinale Jorge Arturo Medina Estevez, in occasione del cinquantesimo di ordinazione
sacerdotale.
Nelle estere, in evidenza
l'Iraq: arrestato un uomo sospettato del sequestro dei cittadini italiani;
prorogato l'ultimatum per l'ostaggio sudcoreano.
Nella pagina culturale, un
articolo di Angelo Marchesi dal titolo "Esami di ammissione ai diversi
corsi di laurea?": in margine agli esami di Stato nella scuola italiana.
Per l' "Osservatore
libri", un approfondito contributo di Claudio Toscani in merito al secondo
volume delle "Opere" di Gabriel Garcia Marquez nei
"Meridiani".
Nelle pagine italiane, il premier
denuncia brogli nelle elezioni.
In rilievo il tema delle pensioni.
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FELICI PER QUANTO E’ SCRITTO NEL TESTO DELLA
COSTITUZIONE EUROPEA,
AMAREGGIATI PER IL MANCATO RIFERIMENTO ESPLICITO
ALLE RADICI CRISTIANE:
COSI’ MONS. GIORDANO, SEGRETARIO DEL CONSIGLIO
DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DELL’UNIONE. DOMENICA SCORSA IL RAMMARICO DEL PAPA
ALL’ANGELUS:
“NON SI TAGLIANO LE RADICI DA
CUI SI E’ NATI”,
MA RESTA LA
SODDISFAZIONE DELLA SANTA SEDE
PER “LA NUOVA ED IMPORTANTE TAPPA NEL PROCESSO DI
INTEGRAZIONE”
- Intervista con Pietro Scoppola -
“Felici per quello che è scritto
nel Trattato ma amareggiati per quello che non si è avuto il coraggio di
scrivere, ovvero il riconoscimento esplicito delle radici cristiane
dell'Europa”: è il commento di mons. Aldo Giordano, segretario del Ccee, il
Consiglio delle Conferenze episcopali europee, dopo l’accordo raggiunto dai 25
Paesi dell’Unione sul testo di Costituzione. Mons. Giordano ribadisce che “non
si è avuto il coraggio di dare il nome alla nostra identità, a quella di ieri e
a quella del futuro”, ma sottolinea anche l’importanza di quanto espresso. Su
questo ascoltiamo la riflessione dello storico Pietro Scoppola, nell’intervista
di Fausta Speranza:
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R. –
La portata ideale è enorme. Segna non solo il compimento del disegno dei grandi
Padri dell’Europa che vollero l’unione per garantire la pace contro la
possibilità di una terza guerra mondiale, ma segna anche la nascita di
un’Europa che si prefigge una funzione nel mondo ispirata ai grandi valori
della persona, della pace ... C’è un esplicito riferimento alle future
generazioni della terra: la grande avventura che fa di essa “uno spazio privilegiato
della speranza umana”…. Quindi è più dell’Europa quale fu pensata ormai 50 anni
fa dai fondatori. E’ un’Europa che guarda alle sue responsabilità verso il
pianeta e questo è possibile in quanto c’è questo richiamo forte ai valori
della persona, ai diritti dell’uomo ...
D. – Il Papa ha espresso il suo rammarico per il mancato
riferimento esplicito alle radici cristiane. Vogliamo comunque ragionare su
quel riferimento all’eredità culturale, umanistica e religiosa che compare nel
preambolo della Costituzione?
R. – Il rammarico del Papa è comprensibile, degno di
grande rispetto e di ammirazione. Tuttavia, quando si va a leggere con
attenzione questo preambolo, ci si rende conto che il riferimento al
cristianesimo, anche se non esplicitamente formulato, è forte e profondo. E non
è un richiamo puramente storico, nel senso che il cristianesimo è stato
elemento di formazione dell’iden-tità, piuttosto è tuttora elemento fondante.
Penso alla frase: “… ispirandosi alle eredità culturali, religiose ed
umanistiche dell’Europa, i cui valori sempre presenti nel suo patrimonio hanno
ancorato nella vita della società il ruolo centrale della persona”. Si parla di
“valori sempre presenti”!. Dunque il cristianesimo è ancora la tradizione
religiosa ispiratrice e presente nel ruolo dell’Europa!
D. – Professor Scoppola, è stato sottolineato che i
nazionalismi hanno frenato ancora una volta la spinta di unione. Ma quanto
nazionalismo è stato, invece, superato per arrivare a questo pronunciamento?
R. – Tanto nazionalismo e tanto egoismo e tanta difesa da
parte dei singoli Stati, della loro sovranità. Rimane un grande passo avanti!
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DOPO L’AUSPICIO, IERI, DEL PAPA CHE “LA SPAGNA
PROGREDISCA RADICATA
NEI SUOI ANTICHI VALORI CRISTIANI” E LA
PREOCCUPAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II, ESPRESSA VENERDI’ SCORSO AL NUOVO
AMBASCIATORE, PER LE NUOVE PROPOSTE
DI LEGGE SU ABORTO, MATRIMONI TRA OMOSESSUALI E INSEGNAMENTO FACOLTATIVO DELLA RELIGIONE CATTOLICA,
UNO SGUARDO AL DIBATTITO INTERNO ALLA SPAGNA
- Intervista con Josto Maffeo -
Il Papa ha espresso ieri l’auspicio che “la
Spagna progredisca radicata nei suoi antichi valori cristiani”. L’occasione è
stata la visita in Vaticano del premier Rodriguez Zapatero, la prima del nuovo
capo di governo. Ma, aveva avuto già ampio risalto nei media il discorso che il
Papa aveva rivolto al nuovo ambasciatore spagnolo venerdì scorso. Giovanni Paolo
II, infatti, aveva espresso le sue preoccupazioni sulle nuove proposte di legge
relative a aborto, matrimoni tra omosessuali e insegnamento facoltativo della
religione cattolica. Su come viene vissuto in Spagna il dibattito su questi
temi, Andrea Sarubbi ha intervistato Josto Maffeo, corrispondente a Madrid del
quotidiano Il Messaggero:
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R. – La grande polemica che c’è
stata è quella dell’eliminazione della religione come materia di studio che
incide. Quindi, diventa un’opzione. sarà Storia delle religioni per chi la
vorrà. Comunque, questo è un dibattito ancora aperto, perché in realtà si
tratta di bloccare una legge che prevedeva la religione e vediamo che cosa
accadrà dopo.
D. –
C’è poi il problema delle unioni tra omosessuali: in Spagna si incomincia a
parlare di ‘matrimonio’ ...
R. – Uno degli obiettivi del
partito socialista al potere in questo momento è quello di giungere
all’omologazione. Bisogna vedere fino a che punto. Non c’è una coerenza del
partito socialista nelle dichiarazioni programmatiche, per esempio per quanto
riguarda quello che si dice rispetto all’adozione. E questo è il punto forse
più dibattuto.
D. – E rimane un problema
storico, che è quello dell’aborto ...
R. – Chiaramente, ci sarà una legge.
Però la legge significherà, ad un certo punto, eliminare quella che era forse
l’ultima barriera. In realtà era di routine
andare da uno psicologo che ti firmasse l’autorizzazione ad abortire.
Probabilmente si eliminerà questo e significherà quasi aborto libero. Bisognerà
vedere, a quel punto, il limite del tempo.
D. – Abbiamo detto: religione,
famiglia, aborto. Secondo te, che cosa c’è dietro a tutto questo?
R. – Sono le tre teste di ponte
di una linea che sembra essere quella di far sì che la Chiesa cattolica, con il
tempo, diventi un ‘club’ come tanti altri, i cui soci rispetteranno le regole
ma che avrà sempre meno incidenza sul divenire dello Stato. Questa, diciamo, è
la filosofia generale che regna dietro a tutto questo.
D. – C’è stata, o c’è, una
reazione della società spagnola, tradizionalmente cattolica, di fronte a queste
minacce alla famiglia, alla vita, alla religione?
R. – In Spagna si accettano
passivamente le decisioni, non c’è dibattito. Ecco, questo probabilmente è ciò
che lascia perplessi di questa società. Viene definita molte volte ‘cattolica’,
in realtà è soprattutto ‘routinaria’, cioè fa le cose per abitudine.
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“IL FUTURO CHE C’È – LA NUOVA SFIDA CONTRO I
TUMORI DEL SANGUE”:
È IL TEMA SCELTO PER LA IX
EDIZIONE DELLA SETTIMANA EUROPEA PROMOSSA DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE
LEUCEMIE-LINFOMI E MIELOSA
- Intervista con Franco Mandelli -
“Il futuro che c’è – La nuova
sfida contro i tumori del sangue”: è il tema scelto per la IX edizione della
Settimana europea promossa dall’Associazione Italiana contro le
Leucemie-Linfomi e Mieloma. Ail, in collaborazione con le principali
associazioni europee e i centri italiani. Il proposito di quest’anno è
innanzitutto quello di diffondere in modo più approfondito la conoscenza dei
notevoli progressi compiuti negli ultimi anni nella diagnosi e nella cura dei
tumori del sangue. Per questo ci sarà a disposizione un numero verde per
parlare con esperti. Ascoltiamo l’intervista realizzata da Francesca Smacchia,
con l’ematologo Franco Mandelli, presidente dell’Ail e, dunque, a capo della
delegazione di specialisti attesi domani in Quirinale dal presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi:
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R. – La prevenzione si può fare evitando le tossicità, per
esempio il fumo o altri tossici ambientali. E poi conta molto una diagnosi
precoce e soprattutto una diagnosi corretta.
D. – Per quanto riguarda la campagna anti-fumo, ci sono
Paesi in Europa in cui la lotta è molto severa ...
R. – Bè, anche in Italia il ministro Sirchia è stato
veramente molto determinato in questa lotta. Io per esempio, come medico, dico
ai miei malati che se fumano la terapia non può essere così efficaci perché le
complicanze legate al fumo bloccano i trattamenti per malattie tumorali.
D. – Quali progressi
sono stati compiuti negli ultimi anni nella diagnosi e nella cura di questi
tumori?
R. – Intanto, dal punto di vista terapeutico abbiamo un
miglioramento di tutte le strategie che noi usavamo: si usano meglio i chemioterapici,
meglio la radioterapia, le cellule staminali. Parla sia delle cellule dello
stesso malato per fare un trapianto cosiddetto ‘autologo’, sia delle cellule di
donatore parente o volontario, comprese le cellule staminali che sono contenute
nel cordone ombelicale. In più, abbiamo i nuovi farmaci che colpiscono quasi
esclusivamente le cellule tumorali.
D. – E’ reale pensare in futuro di fronteggiare queste
malattie?
R. – Lo facciamo già ora. Ecco perché abbiamo scritto: “il
futuro che c’è”. Rapidamente, avremo talmente tanti sviluppi nella diagnosi a
livello molecolare, cromosomico ... le guarigioni aumenteranno, la maggioranza
dei malati di quasi tutte le forme che noi curiamo potranno avere una cura validissima
che li farà vivere a lungo ma anche – addirittura! – che li farà guarire.
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TRA LE INIZIATIVE PER I 700
ANNI DALLA NASCITA DI FRANCESCO PETRARCA,
UNA MOSTRA A PADOVA RIUNISCE 170 OPERE DEL GRANDE
MAESTRO
DELLA LETTERATURA ITALIANA DI FINE TRECENTO,
TRA CUI IL FAMOSO MANOSCRITTO 3196
- Intervista con Giulio Ferroni -
Continuano le iniziative in
occasione dei 700 anni dalla nascita, ad Arezzo, di Francesco Petrarca, grande
maestro della letteratura italiana di fine Trecento. In particolare i Musei
Civici agli Eremitani di Padova, dove il letterato soggiornò dal 1368 fino alla
sua morte nel 1374, accolgono la mostra "Petrarca e il suo tempo”.
L'esposizione, aperta al pubblico fino alla fine di luglio, riunisce circa 170
opere, tra cui splendidi codici miniati provenienti dalla Biblioteca Nazionale
di Parigi ed il prezioso manoscritto 3196, probabilmente il più importante
della lirica italiana, eccezionalmente concesso dalla Biblioteca Vaticana.
Sulla figura dell’autore del Canzoniere ascoltiamo il servizio di Paolo
Ondarza:
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(musica)
Spirito eletto del Trecento
italiano, Francesco Petrarca aprì le porte in Europa a quella riscoperta,
divulgazione ed esaltazione dei testi della latinità, che ridestò in tutto il
continente l’amore per la lezione civile, etica ed estetica dell’antichità
classica, precorrendo la straordinaria stagione dell’Umanesimo letterario.
Nasce ad Arezzo da ser Petracco
ed Eletta Carnigiani. La famiglia si trasferisce ad Avignone e Francesco ha la
possibilità di iniziare lo studio delle materie giuridiche nella vicina
Università di Montpellier, per poi proseguire a Bologna. Nel capoluogo emiliano
conosce Cino da Pistoia e da lui scopre l’amore per Cicerone e per la poesia e
filologia classica sviluppato nel suo soggiorno a Padova. Dopo la morte del padre,
Francesco è emotivamente toccato dall’entrata del fratello Gherardo, compagno
di divertimenti mondani, nell’Ordine dei certosini. Sono anni densi di
riflessione interiore su cui irrompe l’incontro, dentro la chiesa di santa
Chiara, con la donna che sarebbe divenuta l’ispiratrice di tutte le sue
liriche: Laura. E’ il Venerdì Santo del 1327:
Erano i capei d’oro a Laura
sparsi,
che in mille dolci nodi
l’avvolgea
e il vago lume oltra misura
ardea
di quei begli occhi, ch’or ne
son sì scarsi ...
(musica)
La natura inquieta dell’uomo, la
curiosità mai sazia dell’intellettuale, la fervida passione politica del
diplomatico, condussero il poeta a viaggiare e a frequentare le più raffinate
corti europee. Entrò, sembra, come cappellano al servizio della famiglia
Colonna. E’ il periodo degli esametri dell’Africa, dei componimenti allegorici
del Bucolicum Carmen, delle biografie De viris illustribus, le Epistole
metricae, i trionfi e le rime di carattere prettamente psicologico.
In vecchiaia prevalse in lui il
desiderio di quiete e di raccoglimento che lo condusse alla tranquillità dei
colli Euganei per ritrovare quel paesaggio dell’anima che gli permise di
dedicarsi con serenità, fino alla morte, agli studi e alla poesia. Il Secretum raccoglie le più sincere
confessioni e costituisce il momento culminante della crisi religiosa del
poeta, a cavallo tra ascesi medievale e fiducioso ottimismo rinascimentale.
Seguono i soliloqui del De vita solitaria, De otio religioso e De
remedis utriusque fortunae. Il senso della vita, la felicità e
l’esaltazione della solitudine come strumento di libertà ne sono i temi
portanti.
(musica)
Il conferimento dell’alloro poetico nel 1340 ha eternato
il nome di Francesco Petrarca rendendolo vivo anche oggi a distanza di sette
secoli. Sull’attualità dell’opera del poeta diamo ancora la parola a Giulio
Ferroni, docente di Letteratura italiana all’Università La Sapienza di Roma:
“Viviamo in un
tempo di frantumazioni infinite, di sperimentazioni linguistiche. Una grande
poesia come questa può ricordarci ancora oggi l’essenzialità del valore di una
dizione delle cose della vita e dell’esperienza che miri a qualche cosa di
assoluto”.
E se la storia della letteratura
pone Petrarca nell’ambito del Medioevo, un abisso generazionale lo separa
dall’epoca di Dante e lo pone in colloquio con la successiva produzione
letteraria confinata convenzionalmente nell’ambito del Rinascimento.
(musica)
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22
giugno 2004
“QUARANTORE
PER LA CHIESA CHE SOFFRE” E’ L’INIZIATIVA
PROMOSSA
DALL’ASSOCIAZIONE “AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”.
PREVISTA
UNA MARATONA DI PREGHIERA, CHE PARTE DA ROMA
MA CHE
COINVOLGE ALTRE CITTA’ ITALIANE
ROMA. =
“Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs), l’opera di diritto pontificio fondata da
padre Werenfried van Straaten nel 1947, ha promosso un’iniziativa che prenderà
il via giovedì 24 giugno alle 18.00,
nella Basilica di Sant’Anastasia al Palatino a Roma. Una maratona di preghiera
a sostegno della Chiesa che soffre, che si concluderà sabato 26 giugno alle
10.00 di mattina, dopo 40 ore. L’apertura è affidata alla celebrazione della Santa
Messa con rito greco-cattolico mentre la chiusura è con rito copto-cattolico.
Il coinvolgimento delle chiese di tutti i continenti rende particolare
l’iniziativa che si articola attraverso cicli di tre ore, dedicati alle
comunità religiose di ogni luogo, e che offre la lettura di brani tratti dalle
Esortazioni post-sinoidali del Papa. In contemporanea, altre città italiane,
dove è presente l’Acs, saranno organizzate ore di preghiera e riflessione, in
particolare a Milano e Siracusa, in cui esistono centri locali, e a Firenze,
Mestre e Portogruaro, dove sono presenti gruppi di volontariato. “Quarantore
per la Chiesa che soffre” si inquadra nell’ambito dei seimila progetti che
l’Acs promuove ogni anno, in 130 Paesi del mondo, raccogliendo fondi per
sopperire alla mancanza di mezzi di alcune Chiese e per difendere il diritto
alla libertà religiosa. (B.C.)
TOLLERANZA
ZERO PER LA “SCHIAVITU’ DOMESTICA”, LA COSTRIZIONE
DELLE DONNE ALLA PARI O DELLE MOGLI
ACQUISTATE PER CORRISPONDENZA.
E’ QUANTO
CHIEDE IL CONSIGLIO D’EUROPA, CHE OGGI A STRASBURGO
PRESENTA
IL SUO RAPPORTO
STRASBURGO.
= Un programma di interventi che tuteli i nuovi schiavi: prevalentemente donne,
assunte come lavoratrici domestiche migranti, come persone alla pari o scelte
come “mogli per corrispondenza”. Il Consiglio d’Europa, organizzazione
internazionale per la difesa dei diritti umani, ha stilato un documento nel
quale si chiede ai 45 Stati, membri del Consiglio, di intervenire in modo
incisivo per stroncare il problema. Tolleranza zero verso chi sfrutta e abusa
gli “schiavi dei nostri giorni” è la richiesta dell’organizzazione. Sono 150
anni che, in Europa, la schiavitù è stata abolita ma con l’apertura delle
frontiere, il crollo del comunismo e l’impoverimento di molte popolazioni,
sottoposte all’economia di mercato, il fenomeno della schiavitù domestica ha
registrato una paurosa impennata. Con la prospettiva di una vita migliore e di
un lavoro, migliaia di persone sono state ingannate, diventando vittime dei
loro mariti e dei loro datori. Il Consiglio d’Europa presenta oggi un rapporto
in cui sono previste raccomandazioni specifiche. In esso, si chiede la
realizzazione di una “Convenzione sulla lotta alla tratta di esseri umani” e si
incoraggiano gli Stati membri a combattere la schiavitù domestica,
riconoscendola come reato. Altro punto è la revisione delle politiche in
materia di immigrazione ed espulsione, per garantire alle vittime permessi di
soggiorno temporanei e la possibilità di denunciare chi ha commesso abusi. Infine,
si auspica la creazione di una rete di sostegno, stanziando fondi a favore delle
organizzazioni non governative che operano nel settore. A margine del
documento, si chiede anche l’elaborazione di una Carta dei diritti dei lavoratori
domestici, nella quale sia riconosciuto il lavoro domestico presso case private
come lavoro effettivo; un contratto di lavoro applicabile per legge;
l’assicurazione sanitaria; il riconoscimento di uno status di immigrazione
indipendente da qualsiasi datore di lavoro e per ultimo la possibilità di
inserire il fenomeno delle “mogli per corrispondenza” all’interno della bozza
di “Convenzione per la lotta contro gli esseri umani”. (B.C.)
NOMINATO
IL RAPPRESENTANTE SPECIALE DI KOFI ANNAN IN SUDAN.
SI
TRATTA DI JAN PRONK, GIA’ MINISTRO DELLO SVILUPPO,
DELLA
COOPERAZIONE E DELLE POLITICHE AMBIENTALI DEI PAESI BASSI
KHARTOUM. = L’ex-ministro olandese, Jan
Pronk, sarà il rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, in Sudan. L’ultima parola, comunque, spetta al Consiglio di sicurezza,
che dovrà ora esprimere il proprio parere formale. Fonti Onu riferiscono che
Pronk avrà l’incarico di coordinare la missione di assistenza al processo di
pace che il Consiglio di sicurezza dovrebbe inviare nelle prossime settimane in
Sudan. Il 26 maggio scorso, il governo di Khartoum e l’Esercito di liberazione
popolare del Sudan (Spla) hanno sottoscritto un accordo che spiana la strada a
un’intesa globale e definitiva per porre fine al conflitto interno, che dal
1983 ha causato oltre due milioni di vittime e un numero imprecisato di sfollati.
Il nuovo delegato di Annan è stato nei Paesi Bassi ministro dello Sviluppo,
della Cooperazione e delle Politiche Ambientali; ha poi rappresentato il
segretario generale dell’Onu al vertice di Johannesburg per lo sviluppo
sostenibile (2002). Per le Nazioni Unite ha presieduto le Conferenze sui
cambiamenti climatici dell’Aja (2002) e di Bonn (2001). Il Sudan è da oltre un
anno teatro di una nuova guerra nella regione occidentale del Darfur, dove
secondo l’Onu è in atto la più grave crisi umanitaria del pianeta, con un
milione tra sfollati e rifugiati. (B.C.)
RIATTIVATA
LA SANITA’ PUBBLICA GRATUITA IN KENYA. IL PIANO PROMOSSO
DAL
MINISTERO DELLA SALUTE INTENDE OFFRIRE ASSISTENZA AD OLTRE
TRENTA
MILIONI DI PERSONE, CHE VIVONO CON MENO DI UN DOLLARO AL GIORNO
NAIROBI.
= Solo un ticket di registrazione per ogni visita, pari a 0,15 centesimi di
euro, e tutti i kenyani con un reddito basso potranno usufruire delle strutture
sanitarie disseminate nel Paese. Il servizio sarà attivo a partire dal 1°
luglio. Secondo il ministro della sanità, Charity Ngilu, il piano garantisce
l’accesso ai servizi ai trenta milioni di abitanti che vivono con meno di un
dollaro al giorno. Tra questi, è stimato che nove milioni di persone non
possono affrontare le spese relative a cure primarie. Dal pagamento simbolico
del ticket, saranno esentati i bambini sotto i cinque anni di età. Con questo
provvedimento, il governo ha riattivato la sanità pubblica gratuita sospesa
negli anni ‘90. L’iniziativa però non coinvolge i principali ospedali dato che
i servizi medici in queste strutture rimarranno a pagamento. (B.C.)
IN
CINA SCATTA L’ALLARME PER LE “MAREE ROSSE” E LA DESERTIFICAZIONE.
DECISO
IL PIANO DI TUTELA DEGLI ABITANTI
DI SEI
DISTRETTI ALLA PERIFERIA DI PECHINO
PECHINO.
= Il Mar di Bohai, vicino Pechino, è a rischio inquinamento. Sono comparse, in
questi giorni, due ampie macchie di circa 5mila metri quadrati che mettono in
pericolo la pesca. Le “macchie rosse” sono alghe molto fitte che si riproducono
in modo rapido. La loro formazione è conseguenza dell’inquinamento urbano, vera
piaga per il governo cinese. La loro presenza rende l’acqua priva di ossigeno e
favorisce la produzione di tossine. Il fenomeno può avere conseguenze
irreparabili sull’ambiente marino e sull’economia di quella zona, paralizzando
di fatto la pesca. Le amministrazioni locali si sono impegnate a controllare le
macchie, assicurando di rilevare il livello di tossicità nelle acque.
L’Accademia cinese per la ricerca delle scienze ambientali ha puntato l’indice
contro le politiche del governo in materia di ambiente ed ha chiesto interventi
risolutivi ed immediati. L’altro fenomeno che preoccupa gli studiosi è la
desertificazione del paesaggio. Il 18,2% del Paese è considerato desertico, una
percentuale in forte crescita rispetto agli ultimi anni. Il Corpo Forestale ha
reso noto che più di 730 ettari sono stati convertiti in foreste negli ultimi 4
anni per controllare così le frequenti tempeste di sabbia. Il governo di
Pechino ha disposto, inoltre, come misura cautelativa, il trasferimento in zone
più sicure per gli abitanti di sei distretti della periferia della capitale.
C’è da sottolineare che anche il dato sugli sfollati è in crescita. Si stima
sia arrivato a 2 mila persone. (B.C.)
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22 giugno 2004
-
A cura di Amedeo Lomonaco e Roberta Moretti -
“Il fronte della guerra si è allargato a tutto il Caucaso
e a tutta la Russia”: questo il proclama dei ribelli ceceni che questa notte
hanno ingaggiato scontri con le forze governative nelle Repubbliche autonome
russe dell’Inguscezia e del Daghestan. I combattimenti più gravi sono avvenuti
nell’Inguscezia dove sono rimaste uccise almeno 48 persone, fra le quali il
ministro dell’Interno Abukar Kostoev ed il capo della polizia, Ziautin Katiev.
Per Mosca, dietro gli attacchi ci sarebbero il presidente indipendentista
ceceno, Aslan Maskhadov, ed il comandante della guerriglia, Shamil Basayev. Il
presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato inoltre che i responsabili degli
attacchi devono essere eliminati. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Gruppi di guerriglieri hanno attaccato con un’operazione
coordinata posti di polizia delle truppe di frontiera a Nazran e nel villaggio
di Karaboulak. A Nazran i guerriglieri hanno preso d’assalto anche il ministero
degli Interni ed alcuni depositi di armi. Gli scontri sono stati molto intensi
– ha dichiarato il presidente inguscio, Ziazikov – e sono durati circa 4 ore.
Successivamente, alle prime luci dell’alba, i guerriglieri si sono ritirati
inseguiti dalle forze di polizia. Il bilancio degli scontri è pesante: hanno
perso la vita il ministro degli Interni inguscio ed il procuratore generale
della Repubblica. Combattimenti nella notte hanno avuto luogo anche in
Daghestan: sono segnalate sparatorie sia nella capitale Makhtchkala, che alla
frontiera orientale. Il ministro degli Interni russo, Sergei Ivanov, ha detto
che le due Repubbliche hanno sufficienti uomini e mezzi per risolvere la
situazione.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Ma quali obiettivi si pone la
guerriglia separatista della Cecenia con questa nuova serie di attacchi nelle
repubbliche caucasiche confinanti? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al vicedirettore
di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione, esperto dell’area ex sovietica:
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R. - Credo che la guerriglia cecena voglia dimostrare alla
Russia, al Cremlino e al mondo di essere ancora viva e di poter infliggere dei
colpi molto violenti. Naturalmente sono colpi che non incrinano la stabilità
complessiva della Federazione Russa ma dimostrano che il problema ceceno è
ancora aperto e che la via prevalentemente militare non è la soluzione alla
questione.
D. – Perché secondo te non si riesce a portare la crisi
cecena sulla strada del dialogo e del negoziato?
R. – Direi per due ragioni. La prima è che è stato fatto
un gravissimo errore nel 1994, quando per un problema territoriale e politico,
cioè l’indipendenza della Repubblica autonoma cecena, si pensò di poter risolvere
quell’aspirazione con il semplice ricorso alle armi. In secondo luogo, credo
che Putin abbia abbastanza clamorosamente mancato di quella flessibilità che
poteva aiutarlo forse più della rigidità militare.
D. – La situazione che si è creata nel Caucaso sembra non
preoccupi affatto la comunità internazionale…
R. – La comunità internazionale sta facendo con la Cecenia
un grave errore, perché queste crisi abbandonate vengono rapidamente ‘adottate’
da altre organizzazioni dell’estremismo islamico, rendendole ancor più
pericolose.
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In Iraq ore di angoscia per la
sorte del sudcoreano in mano a militanti islamici che hanno minacciato di
decapitare l’ostaggio se la Corea del Sud non bloccherà l’invio delle proprie
truppe nel Paese arabo. Il nostro servizio.
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L’ultimatum dei guerriglieri è stato prorogato, l’ostaggio
sudcoreano Kim Sun il è ancora vivo e la Corea del Sud ha chiesto ai
sequestratori di continuare a negoziare. E’ quanto riferisce l’agenzia di
stampa del Paese asiatico, Yonhap, aggiungendo che un mediatore ha incontrato i
rapitori e li ha esortati a concedere
altro tempo. Religiosi impegnati nelle trattative per il rilascio hanno inoltre
affermato di aver visto oggi Kim Sun il. Sul terreno, intanto, un
militare americano è rimasto ucciso ed altri sei feriti per un attacco avvenuto
questa mattina a nord di Baghdad. Ed un altro grave episodio di
violenza si è verificato la scorsa notte quando sono stati sgozzati nella loro
casa la preside della facoltà di legge dell’università di Mossul e suo marito.
Sul fronte dei processi
per le torture ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Grahib, dal quale
oggi sono stati rilasciati altri 120 detenuti, si attendono le testimonianze
dei generali americani al comando delle forze in Iraq. E’ stata rinviata
l’udienza preliminare davanti alla giustizia militare di Lynndie England, la
riservista statunitense presente in molte agghiaccianti fotografie. Una
possibile svolta, intanto, potrebbe riguardare le indagini sui combattimenti
avvenuti a Nassiriya il 15 e 16 maggio scorsi, durante i quali ha perso la vita
il lagunare italiano, Matteo Vanzan. Sarebbero, infatti, stati identificati
alcuni dei miliziani che hanno avuto un ruolo di primo piano
nell’organizzazione dell’attacco alla base Libeccio.
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Il gruppo indipendente americano
“Carnegie Endowment for International Peace” ha organizzato a Washington una
conferenza incentrata sui rischi della proliferazione nucleare. I lavori si
concludono oggi. Sentiamo Elena Molinari:
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Fra i nomi
delle personalità, invitate a discutere il rapporto, spiccano quelli di Mohamed
el Baradei, capo dell’Aiea, e Hans Blix, ispettore dell’Onu, che cercarono
invano gli arsenali di Saddam prima della guerra in Iraq. Ma anche il dipartimento
di Stato americano ha mandato un rappresentante che oggi stesso confuterà le
teorie emerse dallo studio. La guerra al terrorismo, secondo il gruppo, non ha
infatti fermato il mercato clandestino di materiale atomico e né, tanto meno,
fermato i cosiddetti Paesi canaglia dalla corsa all’acquisizione di una bomba
atomica. Il gruppo consiglia, dunque, agli Stati Uniti di aumentare il dialogo,
piuttosto che le ostilità con Iran e Corea del Nord e di essere più fermi con
India, Pakistan ed Israele, quando questi provano nuove armi. Il “Carnegie Endowment
for International Peace” suggerisce a Bush di non investire in arsenali
atomici.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
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Il segretario di Stato americano,
Colin Powell, ed il direttore dell’Agenzia Internazionale per l'Energia
Atomica, Mohammed El Baradei, hanno chiesto all’Iran di rispettare le ultime
risoluzioni dell’Agenzia dell’Onu e di fare luce sulle proprie attività
nucleari.
Per l’Unione Europea ed il
Giappone è arrivato il tempo di abbandonare vecchie posizioni difensive per
sfruttare sinergie e forze in comune in settori nuovi, tutti da sondare, come
la ricerca e lo sviluppo. E’ questo il messaggio che il presidente della
Commissione, Romano Prodi, ha portato a nome dell’Ue nel Paese del Sol Levante
dove oggi prende il via il vertice tra Unione e Giappone.
Saranno processati otto militari
britannici arrestati ieri in Iran al confine con l’Iraq, mentre si trovavano a
bordo di tre imbarcazioni sul fiume Shatt al Arab. Lo riferiscono fonti della marina militare di Teheran, senza tuttavia
precisare quando e dove si svolgerà il processo. Il ministro degli Esteri del
Regno Unito, Jack Straw, ha parlato questa mattina con il suo omologo iraniano,
Kamal Kharrazi, per chiedere delucidazioni sull’arresto dei militari.
Per Marc Dutroux, il pedofilo belga di Martinelle è stato
richiesto l’ergastolo dal pubblico ministero al processo in corso ad Arlon, nel
sud del Belgio. Giovedì scorso l’ex elettricista è stato ritenuto colpevole
dalla giuria popolare di aver sequestrato e violentato sei ragazzine, di cui solo
due sopravvissute alla prigionia nel seminterrato della sua abitazione. La sentenza
è attesa per domani.
Sarebbero almeno 11 i morti e una ventina i feriti degli
scontri scoppiati ieri tra fazioni ribelli avversarie a Bouakè, circa 350
chilometri a nord di Abidjan, capitale commerciale della Costa d’Avorio. Sul
fronte politico, il presidente Laurent Gbagbo si è comunque detto ottimista per
la soluzione della crisi politica, militare e istituzionale che dal settembre
del 2002 attanaglia il Paese.
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