RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 172 - Testo della trasmissione di domenica 20 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Non si possono tagliare le radici dalle quali si proviene”. All’Angelus, Giovanni Paolo II critica il mancato inserimento delle radici cristiane nella Costituzione europea e ringrazia la Polonia per averle difese. Appello del Papa per i rifugiati nel mondo – La questione delle radici cristiane nella Carta europea indigna i vescovi polacchi: è una falsificazione della verità storica.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Un posto chiamato casa” è il titolo dell’odierna la Giornata mondiale dei rifugiati. Ne parliamo con Walter Irvine.

 

A Roma, il congresso annuale delle Misericordie d’Italia: con noi, il presidente Gianfranco Gambelli.  

 

La difficile crescita dei bambini kosovari: ai nostri microfoni, Massimo Mazzali.

 

Ieri, al Katholikentag tedesco, il dibattito sulla Lumen Gentium tra il cardinale Lehmann e il teologo Küng.

 

Il futuro di una società multietnica e multireligiosa al centro di un intervento di Chiara Lubich a Londra.

 

Chiuso a Taormina il Festival del cinema.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un Rapporto dell’Oil denuncia: 2 milioni i minori latinoamericani sfruttati nei lavori domestici .

 

 Dal 5 al 9 luglio, Congresso nazionale del clero a Manila.

 

Presentato ieri a Roma il libro di Andrea Longhi “L’architettura del battistero.

 

Al via ieri in sei città argentine il primo Festival della Tripla Frontiera.

 

Assegnato ieri a Rapolano Terme i premi “Goccia d’Oro 2004”.

 

Decollerà domani dall’aeroporto di Mojave in California, il primo aereo in grado di volare oltre l            ’atmosfera

 

24 ORE NEL MONDO:

I servizi segreti occidentali annunciano l’arrivo in Iraq di 300 guerriglieri ceceni - Ucciso a Riad il capo saudita di Al Qaeda – Accordo India-Pakistan sul bando dei test nucleari.

 

 

  IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 giugno 2004

 

 

NON SI TAGLIANO LE RADICI DALLE QUALI SI E’ NATI:

ALL’ANGELUS, IN PIAZZA SAN PIETRO, LA CONTRARIETA’ DEL PAPA PER LA DECISIONE DEGLI STATI EUROPEI DI NON RICONOSCERE IL RUOLO DELLE RADICI CRISTIANE

NELLA NUOVA COSTITUZIONE COMUNITARIA. GIOVANNI PAOLO II RINGRAZIA

 LA POLONIA PER AVERLE DIFESE FEDELMENTE E LEVA UN APPELLO PER LA DIFESA

DEI DIRITTI DEI RIFUGIATI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

**********

“NIE PODCINA SIĘ KORZENI, Z KTÓRYCH SIĘ WYROSŁO!”

 

“Non si possono tagliare le radici dalle quali proveniamo!”. Quasi a sorpresa, pronunciata in polacco, è giunta al termine dell’Angelus di questa mattina, dedicato in larga parte al dramma dei rifugiati, l’esclamazione critica di Giovanni Paolo II riferita al mancato riconoscimento delle radici cristiane nel testo della nuova Costituzione europea, approvata l’altro ieri a Bruxelles.

 

         Dopo che ieri, in un comunicato della Sala stampa vaticana, la Santa Sede aveva già puntualizzato il proprio rammarico per questa esclusione, il Papa è intervenuto dopo i saluti alle migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro, ringraziando esplicitamente i suoi connazionali per essersi spesi fino all’ultimo perché non venisse misconosciuto il ruolo del cristianesimo nella formazione del continente:

 

“DZIĘKUJĘ POLSCE, KTÓRA NA FORUM EUROPEJSKIM BRONIŁA…

 

“Ringrazio la Polonia che al Foro europeo ha difeso fedelmente le radici cristiane del nostro continente, dalle quali è sorta la cultura e lo sviluppo della civiltà dei nostri tempi. Non si possono tagliare le radici dalle quali proveniamo”.

 

         In precedenza, come detto, nel giorno della solennità del Sacro Cuore di Gesù, in coincidenza con la Giornata mondiale del rifugiato, Giovanni Paolo II si era soffermato - con un accento di quella stessa misericordia espressa dal mistero del cuore di Cristo – sullo sterminato mondo di sfollati che attende di trovare una nuova casa in un Paese diverso, giacché il proprio, lasciato alle spalle, guerre o miseria lo hanno reso invivibile. “Ogni persona ha bisogno di un ambiente sicuro in cui vivere – ha detto il Pontefice - I rifugiati aspirano a questo ma, in vari Paesi del mondo, milioni sono purtroppo coloro che rimangono ancora nei campi di raccolta, o comunque a lungo limitati nell’esercizio dei loro diritti”. E qui, un appello accorato alla solidarietà verso le vittime di questa tragedia che non conosce confini:

 

“Non dimentichiamo questi nostri fratelli rifugiati! Esprimo apprezzamento e incoraggiamento a quanti nella Chiesa si impegnano al loro fianco. Auspico al tempo stesso un rinnovato impegno della comunità internazionale, affinché siano rimosse le cause di questo doloroso fenomeno”.

 

         “Al Cuore Immacolato di Maria, di cui ieri abbiamo fatto memoria, chiediamo con fiducia - ha concluso il Papa - che l’umanità, accogliendo il messaggio d’amore di Cristo, progredisca nella fraternità e nella pace e la terra diventi la ‘casa comune’ di tutte le nazioni”. Al termine dell’Angelus, Giovanni Paolo II ha rivolto un saluto particolare ad alcuni gruppi di fedeli presenti nella piazza, tra i quali i pellegrini lettoni e lituani del Movimento Pro Sanctitate, i donatori di sangue “Fratres” e i membri delle Misericordie d’Italia, in questi giorni a Roma per la loro assemblea annuale.

**********

 

Alle parole del Papa sulla questione delle radici cristiane in Europa hanno fatto eco, in un comunicato, i vescovi della Conferenza episcopale polacca. Malgrado la convinzione della maggior parte degli abitanti d’Europa, del Papa e di molte conferenze episcopali – si legge nel documento – il testo del Trattato costituzionale Europeo approvato due giorni fa a Bruxelles, “non contiene nessun riferimento alle radici cristiane del nostro continente”. “Accogliamo questo fatto con indignazione, come una falsificazione della verità storica e una cosciente marginalizzazione del cristianesimo che nel corso dei secoli - riaffermano i vescovi della Polonia - è stato ed  è ancora la religione della maggior parte degli europei”.

 

L’“ideologia laicista” manifestata dalla posizione di “diversi governi europei”, prosegue la nota, desta la ferma opposizione e la preoccupazione per il futuro dell’Europa da parte dei presuli polacchi, i quali asseriscono che “non si può costruire una comune casa europea sulla falsificazione della storia del Vecchio Continente e sull’imposizione della visione laicista della intera Europa”. “Vista la situazione – conclude il documento - facciamo appello a tutti gli uomini di buona volontà affinché riflettano sul futuro dell’Europa, costruita con l’omissione dei valori fondamentali”.

 

 

 

 

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

20 giugno 2004

 

 

 

OGGI, GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO. IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU,

KOFI ANNAN, RICHIAMA TUTTI I PAESI AD OFFRIRE LORO “UN POSTO CHIAMATO CASA”

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

**********

Prima la fuga dalla guerra o dalle persecuzioni, spesso portando con sé nient’altro che pochi vestiti e il ricordo che scolora di giorno in giorno della propria casa, dei parenti, degli amici, del lavoro, di tutto ciò che era familiare. Poi un lungo percorso di sofferenza e lacerazioni, e infine insostenibili giorni di incertezza e di attesa in luoghi d’asilo prima di conoscere quale potrà essere il proprio futuro. E’ questa la storia di decine di milioni di rifugiati nel mondo, come oggi ci ricordano i messaggi del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e dell’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Ruud Lubbers, che invitano la comunità internazionale ad impegnarsi per restituire a queste persone sfortunate – come recita il titolo della Giornata - “un posto chiamato casa”, tanto meglio se nel loro Paese natio, quando le condizioni lo permettono, o se ciò è impossibile, nei Paesi d’asilo o in Paesi terzi di accoglienza.

 

         Oggi nel mondo sono 17 milioni e 100 mila i rifugiati, 6 milioni e 200 mila  in Asia, 4 milioni e 300 mila  in Africa, 1 milione e 300 mila in America Latina e Carabi, quasi 1 milione in America del Nord e 74 mila in Oceania. E una buona notizia è sapere che negli ultimi anni 5 milioni di rifugiati e sfollati sono tornati nelle loro case o hanno trovato un nuovo posto dove ricostruirsi una vita. Ma che cosa rappresenta per un rifugiato la speranza di poter tornare nel proprio Paese? Ascoltiamo Walter Irvine, delegato per l’Italia dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati:

 

R. – Significa ritornare in un ambito dove può veramente essere se stesso: parlare la stessa lingua, la sua lingua, mangiare, vivere come ha sempre vissuto, secondo le norme culturali del suo Paese. E’ assolutamente vero che la maggioranza dei rifugiati vogliono ritornare a casa. I dati statistici lo confermano.

 

D. – E’ importante che ci sia questa coscienza nelle opinioni pubbliche dei Paesi di asilo, perché invece spesso si ha la sensazione che ci sia un’invasione dei rifugiati. E’ importante, quindi, sapere che invece bisogna aiutarli perché vogliono tornare nel loro Paese…

 

R. – E’ vero. Per quanto riguarda questa percezione d’invasione, i dati statistici dovranno far riflettere i Paesi d’asilo e indurli a capire che la possibilità di ricevere un numero relativamente basso di rifugiati può fare la differenza tra una vita molto difficile ed una nuova vita in un Paese d’asilo, come l’Italia. A questo proposito, discutiamo sempre che in Italia si stabilisca una legge organica dell’asilo, perché tutto il percorso del rifugiato sia chiaro e possa eventualmente, come afferma l’Alto Commissariato, “trovare un posto chiamato casa”.

 

D. – Dall’Europa allargata a 25 vi aspettate una omologazione delle leggi d’asilo? Siete preoccupati o speranzosi?

 

R. – La politica è quella di dare un supporto ai Paesi europei, perché siano stabilite norme d’asilo sulla base di uno stesso modello e con le stesse norme. E’ un processo abbastanza difficile, però l’Unhcr continuerà ad argomentare perché sia fatto.

**********

 

 

A ROMA, LE “MISERICORDIE D’ITALIA” PER LA LORO ASSEMBLEA ANNUALE.

QUESTA MATTINA, LA SFILATA E IL SALUTO DEL PAPA ALLA FINE DELL’ANGELUS

- Intervista con Gianfranco Gambelli -

 

         Volontariato protagonista a Roma: si è aperta ieri l’Assemblea nazionale delle Misericordie d’Italia, l’appuntamento che riunisce ogni anno i membri di 722 Confraternite per fare il punto sulle attività svolte nell’anno. Fondate a Firenze nel 1244, sono la più antica forma di volontariato sorta nel mondo. I loro rappresentanti, come ricordato all’Angelus, sono sfilati questa mattina con i labari e la veste storica fino a raggiungere Piazza San Pietro per partecipare alla preghiera mariana del Papa, che ha rivolto loro un saluto. Gianfranco Gambelli, presidente della Confederazione italiana Misericordie, spiega come operano le Confraternite, al microfono di Francesca Smacchia:

 

**********

R.- Siamo impegnati sopratutto con il trasporto sanitario, il trasporto sociale: quindi, assistenza agli anziani, ai portatori di handicap e agli extracomunitari.

 

D. – In occasione dell’Assemblea nazionale delle Misericordie, lei ha tracciato il bilancio annuale. Che cosa è emerso?

 

R. – E’ emerso il quadro di un grosso impegno che le Misericordie promuovono sia nel campo sanitario sia in quello sociale, anche attraverso convenzioni con gli enti pubblici e con le Asl. Pure da sottolineare, l’impegno nella formazione spirituale dei volontari. Un impegno che ci tiene occupati per 365 giorni l’anno.

 

D. – Quella svolta dalle Misericordie è un’attività in crescita. Che cosa spinge le persone ad iscriversi alle Confraternite?

 

R. - Prima di tutto si sente il bisogno di fare qualcosa per gli altri. Poi ci sono le motivazioni religiose, la scuola, la famiglia, la parrocchia. Ci sono tante motivazioni, ma soprattutto il bisogno di agire per sentirsi appagati un po’ dalla nostra vita.

 

D. – Le Misericordie sono presenti a livello internazionale: in quali Paesi?

 

R. – Spagna, Francia, Portogallo, Bielorussia, Russia e Lussemburgo. Poi in America Latina, in Brasile, in Africa e in Timor Est.

 

D. – E che tipo di interventi svolgete nei Paesi in via di sviluppo?

 

R. – Soprattutto di assistenza alla persona, specialmente in Portogallo nei Paesi dell’America Latina con gestione di case di riposo e case per portatori di handicap.

 

D. – Quali sono le sfide per il futuro?

 

R. – Sono quelle per cui tutti siamo sfidati: per un mondo migliore soprattutto. Cercare attraverso questo tipo di servizio di portare un po’ di amore e di conforto cristiano a chi è nella sofferenza e nel bisogno.

*********

 

 

I BAMBINI IN KOSOVO: TESTIMONI DI UNA BARBARIE QUASI DIMENTICATA,

MA “FIGLI” DELLA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE

- Intervista Massimo Mazzali -

 

Se l’Iraq e in generale tutta l’area che va dal Medio Oriente all’Afghanistan è al centro, con aspetti diversi, dell’attenzione della comunità e dei media internazionali già da tre anni, in altre zone del pianeta c’è chi tenta di ricostruire un futuro sulle macerie di crisi ormai uscite dal cono di luce dell’interesse generale. Una di queste aree è il Kosovo: cinque anni fa terreno di battaglia e di violenze, oggi cantiere aperto di ricostruzione sociale e di dialogo interetnico, prima ancora che di case e infrastrutture. Mentre le Nazioni Unite continuano a guidare questa lenta transizione, sono ancora ben visibili le ferite lasciate dal conflitto, soprattutto nei bambini, ai quali prestano assistenza gli organismi umanitari che operano nell’area. Luca Collodi, che si trova da giorni in Kosovo, ne ha parlato con Massimo Mazzali, responsabile della missione della Caritas umbra  nell’ex provincia serba:

 

**********

R. - Le cose si evolvono, hanno un cambiamento. Il primo bambino ad arrivare qui è stato un bambino zingaro, un rom, abbandonato dai genitori perché collaboravano con i serbi. Poi, pian piano, negli anni, sono arrivati altri bambini con alle spalle molti problemi familiari: chi ha perso i genitori, perché ammazzati in quanto collaboravano con i serbi, chi ha le mamme prostitute… Ora abbiamo 12 bambini che vivono con noi.

 

D. – Bambini con storie psicologiche difficili, dunque…

 

R. – Hanno visto violenze, hanno visto omicidi, hanno visto bruciare le case, hanno visto violentare le madri. Vivendo qui, c’è stata poi la necessità di creare una struttura adatta ad accogliere tutti questi piccoli ed anche la voglia di costruire insieme ai ragazzi della parrocchia una cooperativa agricola, della quale quest’anno abbiamo lavorato circa 200 ettari di terra, insieme con i ragazzi, proprio per evitare questo esodo dei giovani verso l’Italia, in prima battuta, e poi verso l’Europa. Quando siamo arrivati, il coro della parrocchia era composto da 120 ragazzi, ora ne sono rimasti trenta. Tutti gli altri sono andati in Europa, abbagliati dalle nostre luci, non rendendosi conto che quando arrivano là finiscono spesso a spacciare droga, o entrano purtroppo in brutti giri.

 

D. – Cos’è il Kosovo oggi? Tu operi ormai da diversi anni qua. Come si può definire: uno Stato, una regione, un’entità?

 

R. – Giuridicamente è un protettorato delle Nazioni Unite e fino a che questo popolo non troverà un’identità ben precisa ci saranno sempre problemi.

**********

 

L’ATTUALITA’ DELLA LUMEN GENTIUM, CHE CELEBRA I 40 ANNI DALLA PUBBLICAZIONE,

AL CENTRO DEL CONFRONTO PUBBLICO TRA IL CARDINALE LEHMANN

E IL TEOLOGO KÜNG, DURANTE IL 95.MO KATHOLIKENTAG  TEDESCO

- Servizio di Ludwig Waldmüller -

 

Ad Ulm, in Germania, sede del 95.mo Katholikentag tedesco, ieri pomeriggio è stato il momento atteso del confronto tra il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e il teologo Hans Küng. Tema al centro del dibattito: la Costituzione conciliare Lumen Gentium, che celebra i suoi 40 anni dalla pubblicazione. A seguire l’avvenimento di Ulm c’era il collega della redazione tedesca, Ludwig Waldmüller:

 

*********

E’ stato un incontro impressionante. L’aula era gremita da oltre 3 mila persone. Il colloquio veniva trasmesso anche all’esterno. “Cosa vede di positivo, lei, nella Costituzione conciliare Lumen Gentium?”: questa  è stata la prima domanda rivolta ad Hans Küng. E Küng ha detto di vederne abbastanza: i primi due capitoli, la centralità del popolo di Dio, l’importanza delle Chiese locali, la particolarità dei carismi e così via. Cosa vede invece il cardinale Lehman di negativo nella stessa Costituzione? Il porporato dapprima ha sottolineato gli aspetti positivi - le immagini nuove della Chiesa come Popolo di Dio, tempio dello Spirito Santo - e non più soltanto quella, come ha affermato il cardinale, interpretata unilateralmente della Chiesa come “Corpus Christi”. Il  porporato ha poi scelto un brano della Lumen Gentium per un commento da parte di Küng e questi, a sua volta, ne ha scelto uno tratto dal terzo capitolo della Lumen Gentium - che parla del ministero petrino - per una riflessione da parte del cardinale Lehman.

 

La discussione, quindi, è proseguita incentrata soprattutto sulle relazioni tra papato e vescovi. Secondo la tesi di Küng, i vescovi sarebbero soltanto dei vicari provinciali come nella vecchia Francia, subordinati semplicemente alla Curia romana. Tesi sulla quale assolutamente il cardinale Lehman non si è detto d’accordo. “Caro Hans - ha affermato - si è potuto fare tanto per rafforzare l’episcopato. Uno può benissimo far sentire la sua voce come vescovo, anche se non è sempre sicuro di essere ascoltato. Come studente di teologia – ha aggiunto il porporato – non avrei mai potuto credere a quanto è grande il nostro spazio di libertà come vescovi, molto più vasto dell’uso che ne facciamo”. E’ stato un simpatico colloquio, svoltosi in un’atmosfera serena e conciliante, al quale ha preso parte attiva anche il pubblico.

 

         Da Ulm, Ludwig Waldmüller per la Radio Vaticana.

************

 

 

 

LA PROSPETTIVA DI UN MONDO NUOVO CHE PUO’ NASCERE

DALLA SOCIETA’ MULTIETNICA, MULTICULTURALE E MULTIRELIGIOSA

LANCIATA DA CHIARA LUBICH A LONDRA

 

 

“Quale futuro per una società multietnica, multiculturale e multireligiosa?” Un interrogativo di grande attualità, affrontato dalla fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, che ieri pomeriggio è intervenuta a Londra, davanti a oltre 2000 persone che gremivano la Westminster Central Hall. Presenti il cardinale Cormc O’ Condor, arcivescovo della capitale britannica, personalità musulmane, buddiste e sikh. Titolo dell’incontro, promosso dal Movimento dei Focolari della Gran Bretana: “Immagina un mondo… arricchito dalla diversità”. Servizio di Carla Cotignoli:

 

**********

Viviamo in una società sempre più multiculturale e multireligiosa, percorsa dal timore – come alcuni affermano  – di uno scontro di civiltà. Ben altra visione è quella emersa ieri dal fitto intrecciarsi di testimonianze, di canti e danze dai colori e ritmi orientali e africani, come pure degli interventi di rappresentanti di varie religioni, tra i quali l’imam iraniano, Mohammed Somali, e la signora Didi Athavale, leader del grande movimento indù “Swadayaya family”. Testimonianze dei frutti della fraternità che nasce dal dialogo.

 

Dialogo tra le religioni: Chiara Lubich lo indica come imprescindibile rimedio preventivo al terrorismo. Non solo. Da questo dialogo – ha detto – può prendere il via quella “strategia della fraternità, capace di segnare una svolta nei rapporti internazionali. La fondatrice dei Focolari ha prospettato “la nascita di un mondo nuovo”: e qui ha richiamato la visione di s. Agostino, dottore della Chiesa, che i trovava “per certi versi, in una situazione simile alla nostra”, per “il crollo dell’Impero Romano sotto la pressione delle migrazioni dei popoli del Nord e dell’Est”:

 

“Agostino di Ippona, ha avuto la grazia e la lungimiranza di aiutare la coscienza cristiana a capire che lo sconvolgimento della civiltà che stava avvenendo sotto gli occhi di tutti i suoi contemporanei, non era la fine del loro mondo, ma la nascita di un mondo nuovo”.

 

Il mondo nuovo del terzo millennio, per Chiara Lubich sarà l’unità della famiglia umana, arricchita dalle diversità, secondo il disegno di Dio. Ma come attuare  il dialogo tra le religioni? Deve essere animato da quell’amore – ha affermato Chiara Lubich – che giunge ad “entrare nella pelle dell’altro”, perché sa farsi “nulla d’amore” davanti all’altro, sa farsi quello spazio di accoglienza e ascolto che prepara “il rispettoso annuncio del Vangelo”. Qui la fondatrice dei focolari ha citato Giovanni Paolo II: “Quando ci apriamo l’uno all’altro ci apriamo anche a Dio e facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi”. In Lui è “la forza segreta che dà vigore e successo ai nostri sforzi per portare dovunque l’unità e la fratellanza universale.”

 

Una visione questa condivisa dal card. O’ Connor, arcivescovo di Londra, ma anche dal leader degli imam del Regno Unito, il dott. Zaki Badawi, dal capo spirituale dei Sikh della Gran Breagna e d’Europa, Bai Shaib mohinder Singh di Birmigham, intervenuti subito dopo la fondatrice dei Focolari insieme alla baronessa Kathleen Richardson della Camera dei Lord, che ha ricordato come “subito dopo la guerra, l’assemblea dell’Onu si era riunita per la prima assemblea plenaria proprio in quest’aula. La visione espressa oggi – ha detto – è ancora più ricca, perché non è costruita solo sull’aspirazione degli uomini, ma dalla partecipazione dell’amore di Dio”.

 

Da Londra, Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana.

*********

 

 

AL FESTIVAL DI TAORMINA, VINCE IL CINEMA DELLA DENUNCIA E DELL’IMPEGNO.

IERI LA CONSEGNA DEI NASTRI D’ARGENTO

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

Assegnati ieri sera i Nastri d’Argento al Teatro Antico, nell’ambito del Festival del Cinema di Taormina. Il Premio “BNL Opera Prima” è andato al film “Freeze Frame”, dell’irlandese John Simpson, mentre il Premio “FIPRESCI” a “Villa Paranoia”, del danese Erik Clausen. Questa sera chiusura ufficiale della rassegna con la proiezione in anteprima di “Immortel”, con Charlotte Rampling. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

**********

Serata di premi e applausi, presentata ieri sera da Daniela Poggi e Ricky Tognazzi per la conclusione del Festival del Cinema di Taormina che ha festeggiato i suoi 50 anni. Soddisfatto il Direttore Artistico, Felice Laudadio, che ha annunciato per il prossimo anno il desiderio di stringere una ancor più stretta collaborazione con le majors statunitensi, in modo tale che la sezione “Grande Cinema” possa diventare una significativa vetrina per le uscite estive ed autunnali americane. Grande interesse hanno riservato anche quest’anno le sette “Lezioni di Cinema”, soprattutto quelle tenute dai registi Peter Weir e Jane Campion. Ieri è salito in cattedra Francesco Rosi, regista impegnato che si è definito “ossessionato dalla realtà del presente”, mentre questa mattina ha chiuso il ciclo di incontri l’attore americano Michael Douglas.

 

Interessanti sorprese sono giunte soprattutto dalla sezione “Cinema del Mondo”, con molte opere prime. Premiati un film irlandese, “Freeze Frame”, ed uno danese, “Villa Paranoia”, entrambi di non facile approccio. Generalmente ardui e articolati i temi affrontati dalle dodici pellicole di questa sezione: si è passati dal disagio collettivo alle diverse forme di alienazione quotidiana, fino alla vera follia. Dai più diversi drammi contemporanei alla degradazione e violenza che affliggono e interrogano una società inquieta, incerta e spesso pericolosa. Il cinema, dunque, non smette di riflettere con coraggio e di farci riflettere. Anche i Nastri d’Argento consegnati ieri sera, nella splendida cornice del Teatro Greco, premiano questo cinema della denuncia e dell’impegno. Ma ascoltiamo Laura Delli Colli, presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici Italiani.

 

“Quest’anno sono stati Nastri particolari, nel segno di un buon cinema italiano, con un vincitore assoluto che è “La meglio gioventù”: un film che su otto candidature ha avuto alla fine sette premi molto importanti, di cui uno collettivo. Quindi, premiare un intero cast significa sostanzialmente dare molta fiducia alle potenzialità degli attori italiani. Ma i riconoscimenti di quest’anno sono stati segnati soprattutto da un’attenzione ad un cinema che ci ha costretto a fare non delle cinquine di candidature, ma delle sestine, con grande attenzione all’opera prima. Ha vinto Franco Battiato  per “Perduto amor”, ma hanno vinto un po’ tutti quest’anno, più degli altri anni. Credo che il cinema abbia bisogno di idee nuove e per avere delle belle idee nuove deve scavare anche dentro le sue storie e tentare di cambiare davvero, di voltare pagina e cambiare faccia, cambiare pelle, come sta facendo il cast del cinema italiano”.

 

Da Taormina, Luca Pellegrini per la Radio Vaticana.

*********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

20 giugno 2004

 

 

 

SONO DUE MILIONI I BAMBINI SFRUTTATI NEL SETTORE DEL LAVORO DOMESTICO IN AMERICA LATINA E CARAIBI. È QUANTO EMERGE DA UN RAPPORTO DIFFUSO  DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO E DAL PROGRAMMA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DEL LAVORO MINORILE

 

GINEVRA. = Almeno due milioni di bambini vengono sfruttati nel settore del lavoro domestico in tutta l’America Latina e nei Caraibi. I dati sono stati resi noti dall’ l’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) e dall’Ipec (Programma internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile), che insieme hanno sviluppato il programma di “Prevenzione e sradicamento del lavoro infantile domestico nelle case di terzi in Sudamerica”, già in fase di attuazione in Brasile, Colombia, Paraguay e Perú. In un rapporto diffuso nei giorni scorsi dalle due organizzazioni, si legge che bambini e bambine “sono sottoposti a trattamenti umilianti e discriminatori; vivono in condizioni subumane, dormendo molto spesso per terra e mangiando gli avanzi; lavorano tra le 12 e le 16 ore al giorno, senza distinzione tra domeniche e giorni feriali, cosa che li obbliga a desistere da ogni alternativa educativa”. In particolare, nello studio si specifica che in Perú 110 mila ragazzini, ovvero il 79 per cento del totale, tra i 6 e i 17 anni sono impiegati come lavoratori domestici. In Paraguay sono 40mila, dei quali il 77 per cento bambine, in Colombia sono 64mila i minori sfruttati praticamente 24 ore al giorno nelle stesse case in cui sono costretti a vivere, non avendone di loro. In Brasile i baby-domestici sono circa mezzo milione, il 98 per cento dei quali di sesso femminile. In America centrale e nella Repubblica Dominicana, per continuare con alcune delle cifre più significative, i bambini e le bambine impiegati come domestici sono almeno 170 mila, ma nella sola Haiti sarebbero 200 mila. Secondo Ilo e Ipec, i dati raccolti in queste aree del continente americano dimostrano che “la maggioranza delle bambine e dei bambini lavoratori domestici subisce dei traumi tali da minare la loro integrità fisica, emotiva e morale”. (D.G.)

 

 

FERVONO A MANILA I PREPARATIVI DEL CONGRESSO NAZIONALE DEL CLERO,

IN PROGRAMMA DAL 5 AL 9 LUGLIO, CHE MEDITERÁ SUL VERSETTO DI SAN GIOVANNI: “VOLGERANNO LO SGUARDO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO”

 

MANILA. = È in preparazione a Manila il Congresso Nazionale del Clero previsto tra il  5 e il 9 luglio. “Un clero rinnovato, una Chiesa rinnovata, una nazione rinnovata” è lo slogan dell’iniziativa, che vuole riflettere sul versetto di San Giovanni: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. L’organizzazione dell’evento è stata affidata dai presuli filippini alla loro Commissione per il Clero, guidata da mons. Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila. Nella diocesi della capitale filippina, ma anche delle città di Paranaque, Pasig, Cubao e Novali, 1500 famiglie sono pronte ad ospitare in casa i 3 mila sacerdoti che parteciperanno al convegno. Per l’occasione, inoltre, è stata diffusa in tutte le chiese dell’arcipelago asiatico, la seguente preghiera: “O Signore, in questi giorni del Congresso nazionale del Clero preghiamo per i nostri sacerdoti in modo speciale. Ti preghiamo di benedire questo storico incontro, in cui essi rifletteranno sulla vita e sulle sfide del Sacro Ministero al quale Tu li hai chiamati. Possa il tuo Spirito di saggezza rafforzare i tuoi sacerdoti nel proclamare la Buona Novella della Salvezza per tutti, con zelo e dedizione, nel celebrare i tuoi Santi Misteri con amore e devozione, sicché insieme con loro, possiamo diventare un popolo che offre sacrifici spirituali di amore e un servizio fedele gli uni gli altri”. (D.G.)

 

 

LA CEI PREFERISCE I BATTISTERI INTERNI ALLE CHIESE, VICINI ALL’AMBONE E ALL’ALTARE, A SIMBOLEGGIARE UN ITINERARIO DI SALVEZZA DEL CREDENTE.

LO HA DETTO MONS. BUSANI NEL CORSO DELLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

DI ANDREA LONGHI, “L’ARCHITETTURA DEL BATTISTERO-STORIA DEL PROGETTO”,

SVOLTASI IERI A ROMA

 

ROMA. = “La Conferenza episcopale italiana  non ha mai dato l’indicazione di tornare al battistero, il fonte battesimale, come luogo a sé stante e staccato dall’edificio della chiesa secondo l’originaria tradizione del Medioevo”. È quanto ha affermato, ieri, mons. Giuseppe Busani, vicario episcopale della diocesi di Bobbio-Piacenza ed ex direttore dell’ufficio liturgico della Cei, in occasione della presentazione del libro di Andrea Longhi, dal titolo “L’architettura del battistero – storia del progetto”.  Nel corso dell’evento, svoltosi a Roma presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum, mons. Busani ha spiegato che “la Cei ha puntato piuttosto su un più stretto raccordo tra l’ ubicazione del battistero, dell’ambone e dell’altare, come per delineare un itinerario di  salvezza del credente”. Il volume di Longhi, edito da Skira di Milano, documenta come in Italia, grazie anche ai fondi dell’otto per mille, sia cresciuta la collaborazione tra architetti e liturgisti per riscoprire il senso profondo del luogo e del valore del battistero. (D.G.)

 

 

PROMUOVERE LA CONVIVENZA E LA FRATELLANZA NELLA DIVERSITÁ STIMOLANDO L’INTERSCAMBIO CULTURALE. È L’OBIETTIVO DEL PRIMO FESTIVAL DELLA TRIPLA FRONTIERA, AL VIA DA IERI FINO AL 24 GIUGNO IN SEI CITTÁ

DI ARGENTINA, BRASILE E PARAGUAY

 

PUERTO IGUAZÚ. = Al via da ieri la prima edizione del estival della “tripla frontiera”. Obiettivo della manifestazione: promuovere lo scambio delle diverse espressioni artistiche e culturali di Argentina Brasile e Paraguay, i tre Paesi sudamericani che condividono una comune frontiera, detta per l’appunto “tripla”. Organizzato dalla segreteria per la Cultura argentina, il primo Festival culturale delle tre frontiere si protrarrà fino al prossimo 24 giugno, introducendo le tre giornate (25, 26 e 27 giugno) del primo Forum sociale della tripla frontiera, che si svolgerà nella località argentina di Puerto Iguazú. Coinvolte nell’iniziativa, vi sono alcune città che sorgono in prossimità del confine tra i tre Paesi, quelle che maggiormente condividono questa realtà di vicinanza e, nel contempo, di separazione: Posadas e Puerto Iguazú per l’Argentina, Foz de Icuazu e Curitiba per il Brasile, Asunción e Ciudad del Este per il Paraguay. Nelle sei località si esibiranno artisti, gruppi, orchestre e balletti, all’insegna di una comprensione reciproca sempre più profonda. È quanto ha ribadito anche il coordinatore della manifestazione triangolare, Josè Maria Paolantonio: “Il Festival vuole diventare l’ambito ideale per promuovere la convivenza e la comunicazione, stimolando l’interscambio di costumi e aneliti, e rafforzando il concetto di fratellanza nella diversità”. (D.G.)

 

 

ASSEGNATI IERI A RAPOLANO TERME, IN PROVINCIA DI SIENA, I PREMI “GOCCIA D’ORO 2004”. SI TRATTA DI RICONOSCIMENTI CHE VENGONO CONFERITI A PERSONALITÁ CHE SI DISTINGUONO IN ITALIA PER L’IMPEGNO NEL SOCIALE

- A cura di Vito Magno -

 ********

SIENA.= “La goccia scava la roccia”: il proverbio è preso alla lettera nella cittadina senese di Rapolano Terme, definita capitale della solidarietà per il volontariato che viene esercitato dal 70 per cento dei suoi 4.800 abitanti: uno o due volontari per ogni famiglia che praticano la solidarietà attraverso la Confraternita della Misericordia e il gruppo donatori di sangue. A Rapolano, da 14 anni, sulla soglia dell’estate viene assegnato il premio “Goccia d’oro” a personalità che si distinguono su scala nazionale per l’impegno sociale nel campo del volontariato. La premiazione è avvenuta ieri ed è stata preceduta dalla Messa celebrata da mons. Bruno Bertagna, segretario del Pontificio Consiglio dei Testi legislativi. Una società più fraterna – ha detto il presule – si costruisce goccia su goccia con il contributo di tutti”. Hanno ricevuto il premio “Goccia d’oro 2004” l’attore Terence Hill, lo scienziato tetraplegico Fulvio Frisone, il Corpo nazionale della protezione civile, le Missioni cristiane per i ciechi nel mondo, il gruppo musicale “Ladri di carrozzelle” e la fondazione Monte dei Paschi di Siena.

********

 

DECOLLERÁ DOMANI DALL’AEROPORTO DI MOJAVE, IN CALIFORNIA, IL PRIMO AEREO IN GRADO DI VOLARE OLTRE L’ATMOSFERA. SE L’INIZIATIVA SI CONCLUDERÁ

CON SUCCESSO, SEGNERÁ L’INIZIO DELL’ERA DEL TURISMO SPAZIALE

 

MOJAVE. = Decollerà domani, in California, il primo aereo in grado di volare oltre l’atmosfera. Se l’iniziativa avrà esito positivo, segnerà l’inizio dell’era del turismo spaziale. Lo Spaceshipone, questo il nome del velivolo, è stato progettato per un numero esiguo di passeggeri: due, escluso il pilota, insieme con i quali partirà anche la nave di ausilio White King. Centinaia di persone sono attese all’aeroporto di Mojave, circa 160 chilometri a nord di Los Angeles, per assistere alla partenza dello straordinario volo. Giunto a quota 340 mila piedi, lo Spaceshipone invertirà la rotta e tornerà sulla Terra. Il finanziatore dell’iniziativa, costata 15 milioni di euro, è Paul Allen, cofondatore di Microsoft, nonché uno degli uomini più ricchi del mondo. La mente del progetto è, invece, Bert Rutan, già disegnatore di Voyager, il primo aereo ad aver fatto il giro del globo senza mai fare scalo per rifornirsi. Allen e Rutan sono, adesso, concentrati sul primo decollo e, soprattutto, sul premio Ansari X, di circa 9 milioni di euro, che viene assegnato al primo volo commerciale che porta nello spazio due passeggeri. Per aggiudicarselo, lo Spaceshipone dovrà condurre a termine due viaggi nell’arco di tre settimane. (D.G.)      

 

                           

======ooo=======

 

24 ORE NEL MONDO

20 giugno 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

La guerriglia cecena si sarebbe organizzata per inviare in Iraq oltre 300 guerriglieri. Obiettivo principale: colpire i militari italiani di stanza a Nassirya per indurre l’Italia a ritirare i propri soldati. Le anticipazioni delle intelligence occidentali fanno salire la tensione in Iraq, la cui giornata si è aperta ancora una volta all’insegna della violenza. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

**********

La segnalazione di guerriglieri ceceni o di altre nazionalità giunti nell'area di Nassiriya per attaccare i militari italiani esiste, ed è in corso di verifica stabilire se vi sia “un effettivo spiegamento sul terreno di elementi” ostili. A parlare è il capo di stato maggiore dell'Esercito italiano, Giulio Fraticelli, giunto in mattinata a Nassiriya. Allarme concreto, dunque, che segue le notizie diffuse dai servizi segreti di diversi Paesi occidentali. I 300 guerriglieri ceceni avrebbero già passato la frontiera irachena nella notte tra giovedì e venerdì; così come concreta è la loro determinazione a colpire. E sono proprio i confini su cui il nuovo governo iracheno, a 10 giorni dal passaggio di poteri, sta concentrando le maggiori attenzioni.

 

Ma non sono solo le previsioni di sangue a preoccupare l’Iraq, anche oggi in preda alla violenza. Baghdad è stata svegliata da una bomba esplosa vicino alla sede della Banca centrale. Secondo quanto riferito dalla polizia, 3 persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite, tra cui due impiegati dell'istituto ed un soldato statunitense. Sempre a Baghdad, nel quartiere di Sadr City, la notte scosa tre iracheni sono morti negli scontri tra miliziani fedeli al leader radicale Moqtada al Sadr e soldati americani. Cinque ufficiali di polizia sarebbero, invece,  stati uccisi e tre feriti alle prime ore di questa mattina in un attacco aereo americano a Samarra. La polizia locale non esclude che siano stati colpiti obiettivi sbagliati. Violenze anche a Kirkuk, nel nord del Paese, dove un importante capo tribale, lo       sceicco Ezzeddine al-Bayat, è stato ucciso in un agguato da sconosciuti. Intanto il premier Iyad Allawi, oltre a difendere il raid americano di ieri a Falluja, costato la vita a 22 persone, ha annunciato una nuova strategia di difesa. Nel tentativo di controllare le continue violenze, è stato deciso che tutti i responsabili della sicurezza irachena riferiscano direttamente al primo ministro. E’ ripresa, invece, questa mattina, l’esportazione di petrolio dopo il sabotaggio degli oleodotti dei giorni scorsi.

**********

 

●Dopo l’uccisione di Al Muqrin, l’Arabia Saudita teme ora l’inasprirsi delle violenze da parte dei terroristi di Al Quaeda. Il capo della cellula saudita dell’organizzazione di Osama Bin Laden è stato colpito a morte ieri a Riad insieme altri tre militanti islamici. L’entusiasmo delle autorità locali circa lo smantellamento della “cupola” terroristica è stato immediatamente smorzato da numerosi osservatori internazionali, secondo i quali Al Muqrin sarebbe già stato rimpiazzato. Ma cosa ha rappresentato questa uccisione? Lo abbiamo chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica “Limes”:

 

**********

R.- E’ stata data soprattutto una dimostrazione di volontà da parte del regime saudita, perché molti, a cominciare dagli americani, dubitavano della volontà del regime saudita di colpire davvero al Qaeda e i suoi leader. Molti pensavano - e tuttora pensano - che questi leader abbiano forti protezioni fra i principi sauditi, o meglio fra una parte di loro. Questo colpo è sicuramente un segno positivo nel senso appunto della volontà del regime di colpire queste cellule.

 

D. – La famiglia reale ha imposto negli anni un clima di intolleranza, ora però si trova a combattere contro le frange più estreme di quelle che molti definiscono “loro stesse creature”. Come sta gestendo questa situazione, secondo lei?

 

R. – E’ chiaro che c’è un compromesso storico tra il potere saudita, i custodi dei luoghi santi dell’Islam e i dotti sauditi islamici, gli ulema, coloro che in qualche modo custodiscono questa versione particolarmente estrema e rigorosa dell’Islam che è la sua versione uahabita. Ora la guerra al terrorismo ha messo a dura prova questo tipo di vincolo e sicuramente in un modo o in un altro avremo degli scontri che potranno segnalare l’andamento di questo rapporto. Certamente le cose non possono restare come sono.

 

D. –L’Arabia è da sempre divisa tra islamismo e occidentalizzazione. Come vede a questo punto il futuro di questo grande, importante Paese anche dal punto di vista economico per tutto l’Occidente?

 

R. – Dipende molto dalla successione all’attuale monarca che è ormai incapacitato da diversi anni e quindi dal tipo di battaglia - perché di battaglia si tratta -  che si scatenerà alla sua morte. Io penso che, comunque, dall’esito di questa battaglia non dipenderà solamente l’equilibrio saudita o anche l’eventuale disintegrazione, come alcuni pensano, dello Stato saudita, ma dipenderà un po’ tutto l’equilibrio regionale, perché evidentemente dal punto di vista energetico e dal punto di vista spirituale l’Arabia Saudita è il Paese centrale.

*********  

 

      ●India e Pakistan hanno raggiunto un accordo per un bando sui test delle armi nucleari.  La notizia è stata comunicata da fonti ufficiali di New Delhi, dove si è svolta una prima tornata di colloqui tesi a diminuire i rischi di una guerra nucleare. Nel comunicato del Ministero degli esteri indiano si precisa, inoltre, che è stata anche istituita una “linea rossa” telefonica tra i Ministeri degli esteri di ciascun Paese “per impedire i malintesi e ridurre i  rischi legati alle questioni nucleari”. Sarà inoltre rimessa a nuovo un’analoga linea già esistente tra i comandi militari.

 

●La nascita della Costituzione è stata accolta in Europa con reazioni sensibilmente diverse. I leader dell'Unione Europea, che hanno raggiunto il compromesso dopo un percorso durato due anni e quattro mesi, hanno utilizzato l'aggettivo “storico”. I critici hanno parlato di accordo al ribasso e di un documento che allontana l'Europa dai cittadini. C'e' anche chi sostiene che il testo uscito dalla Convenzione presieduta da Valery Giscard d'Estaing era migliore. Il testo, peraltro, deve ancora essere diffuso nella sua versione integrale definitiva.

 

●Il presidente del Sudan, Omar Hassan al Bashir, ha ordinato una mobilitazione generale dell'esercito e delle forze dell'ordine per disarmare tutti i gruppi combattenti illegali nella regione occidentale del Darfour, comprese le milizie arabe alleate di Khartoum, responsabili di aggressioni contro la popolazione. L'annuncio arriva all'indomani di una dura presa di posizione degli Stati Uniti, che hanno minacciato il Sudan di sanzioni se il governo locale non fosse intervenuto per porre fine alle violenze nel Darfour.

 

●Urne aperte oggi in Romania per il secondo turno delle elezioni municipali. Il primo turno, svoltosi il 6 giugno scorso, ha visto la rielezione a sindaco di Bucarest di Traian Basescu, del Partito democratico, principale fazione politica dell’opposizione.

 

●La regione autonoma georgiana dell’Adjaria elegge oggi le autorità locali. Lo scrutinio segue l’uscita di scena in maggio di Aslan Abachidze, ex burocrate sovietico, che ha represso tutte le opposizioni e manipolato le elezioni durante gli anni del suo potere. Secondo i sondaggi, gli elettori voteranno in massa il Partito del presidente georgiano Mikhaïl Saakachvili, riformatore 36enne, formatosi negli Stati Uniti ed in Francia.

           

●La leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, da oltre un anno agli arresti domiciliari, ha trascorso in solitudine il suo 59.mo compleanno. A Yangoon, invece, capitale del Myanmar, centinaia di attivisti democratici hanno celebrato l’evento con una grande manifestazione popolare. La folla si è riunita davanti alla sede della Lega per la democrazia, dove monaci hanno pregato e rappresentanti del partito hanno chiesto la liberazione di Suu Kyi.

 

 

 

 

 

======ooo=======