RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 171 - Testo della trasmissione di sabato19 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Testimoni della solidarietà, nella società e nella Chiesa: l’invito del Papa nell’udienza ai pellegrini della diocesi di Aversa

 

Messaggio del Pontefice alla diocesi di Mantova, che compie 1200 anni

 

L’arcivescovo Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, in visita a Haiti e nella Repubblica Dominicana

 

La globalizzazione non sia strumento di marginalizzazione per i Paesi più poveri: così l’arcivescovo Silvano Tomasi all’11.ma sessione dell’Unctad, conclusasi ieri a San Paolo del Brasile. Ai nostri microfoni, il commento del presule.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Pagina storica a Bruxelles: i 25 Stati dell’Unione firmano il Trattato della nuova Costituzione europea. La Santa Sede, soddisfatta per il traguardo, esprime il proprio rammarico per il mancato inserimento delle radici cristiane nel Trattato: con noi mons. Aldo Giordano, Rocco Bottiglione e Andrea Bonanni

 

Penultimo giorno di lavori al Katholikentag tedesco

 

“Viaggio a Oriente”: a Roma, in mostra le antiche atmosfere di Cina e India. Ce ne parla Luca Ronchi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Per la pace in Medio Oriente serve uno sforzo di comprensione su due fronti: così il cardinale Martini, a margine di un incontro a Gerusalemme con le Chiese cristiane milanesi.

 

Il ministero del lavoro dello Stato indiano del Karnataka premia i missionari salesiani

 

Oltre 2.000 persone di diverse religioni si sono date appuntamento oggi a Londra per la “Giornata aperta” sul tema “Immagina un mondo… arricchito dalla diversità”

 

Ordinazioni presbiteriali e diaconali della fraternità San Carlo

 

In guerra non c’è cibo per i bambini: è la denuncia del Programma alimentare mondiale sulla difficile situazione nella regione sud-occidentale del Sudan

 

“Le sette rappresentano una minaccia per l’ordine pubblico”. E’ l’allarme lanciato dalla Repubblica Centroafricana

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq, almeno 20 vittime per un raid aereo americano a Falluja

 

Ucciso ieri un ostaggio americano ed almeno tre militanti di Al Qaeda in Arabia Saudita.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 giugno 2004

 

 

TESTIMONI DELLA SOLIDARIETA’ NELLA SOCIETA’ E NELLA CHIESA: L’INVITO DEL PAPA

AI PELLEGRINI DELLA DIOCESI DI AVERSA, RICEVUTI IN AULA PAOLO VI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Siate testimoni della solidarietà nella vita di tutti i giorni. Ma siate anche testimoni di santità, che per un cristiano è la più “alta forma” di solidarietà dello spirito. Con queste le due esortazioni, Giovanni Paolo II ha accolto e salutato questa mattina, in Aula Paolo VI, il folto pellegrinaggio dell’arcidiocesi di Aversa, città della provincia di Caserta, guidato dall’arcivescovo Mario Milano. Nel ricordare il precedente incontro con i fedeli della Chiesa locale partenopea, avvenuto durante il Giubileo del Duemila, il Papa ha ripreso il pensiero di allora, incentrato sull’“importanza della solidarietà materiale e spirituale”. Ed ha rinnovato ai diecimila presenti questo invito: “Siate testimoni di solidarietà. Solidarietà che parte dagli aspetti più immediati della vita quotidiana, dal lavoro all’assistenza, per dar vita a una società più giusta e più equa.” Ma il senso della solidarietà e dell’aiuto reciproco, ha proseguito il Pontefice, sono valori che non possono limitarsi al solo ambito sociale: devono investire anche la “comunione spirituale” e la “missione evangelizzatrice”. Del resto, ha osservato, “la più alta testimonianza di solidarietà che la vostra diocesi è chiamata ad offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo non è forse la santità?”:

 

“Carissimi fratelli e sorelle, proseguite il cammino intrapreso, corroborati anche dalla grazia dell’odierno pellegrinaggio. Iddio renda fecondi i vostri propositi di comunione ecclesiale e l’impegno per la nuova evangelizzazione”.

 

Giovanni Paolo II ha chiesto con forza ai fedeli di proclamare “con coerenza Cristo e il suo Vangelo, con generosa fedeltà e abbandono fiducioso alla volontà divina”. Dunque, ha concluso il Papa, alimentate la vostra esistenza con una preghiera fervente, con un docile ascolto della Parola di Dio e il frequente ricorso ai Sacramenti, specialmente a quelli della Confessione e dell’Eucaristia.

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UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Armand Gaetan Razafindratandra, arcivescovo di Antananarivo (Madagascar) e l’ambasciatore di Guatemala, in visita di congedo, Arcisclo Valladares Molina.

 

In Messico, il Papa ha nominato vescovo di Ciudad Altamirano il sacerdote José Miguel Ángel Giles Vázquez, finora vicario generale della diocesi di Toluca. Sessantatre anni, il neo presule è stato ordinato sacerdote nel 1964 ed ha assunto l’incarico di prefetto di disciplina e padre spirituale del Seminario minore di Toluca. Ha poi frequentato a Roma la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo la Licenza in Teologia dogmatica. Dal 2003 al 2004 è stato amministratore apostolico “sede vacante” della diocesi di Toluca. 

 

Nelle Filippine, il Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di Iba il sacerdote Florentino Galang Lavarias, del clero dell’arcidiocesi di San Fernando, direttore del Programma “Assist” della Conferenza episcopale. Mons Lavarias, 67 anni, ha compiuto studi di Business management prima di dedicarsi alla filosofia e alla teologia presso il seminario di San Carlos. E’ stato più volte direttore di college, direttore del Comitato per la formazione dei sacerdoti (1995-1997) ed ha svolto il ministero parrocchiale, nonché responsabile principale dello Staff del “Assisted Intensive Renewal” della locale Conferenza episcopale.

 

Sempre nelle Filippine, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Palo mons. Isabelo Caiban Abarquez, finora vescovo ausiliare di Cebu. Mons. Abarquez ha 68 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1987. Ha svolto incarichi di docenza e di direzione spirituale. Nel 2002 è stato nominato ausiliare di Cebu.

 

In Canada, il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Saint-Jean-Longueuil mons. Louis Dicaire, finora ausiliare di Montréal. Il presule, 58 anni, ha studiato filosofia e teologia presso il Seminario maggiore di Montréal, ottenendo la Licenza in Teologia. Quindi, a Roma, ha perfezionato gli studi in teologia sacramentale ed in liturgia presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Sant’Anselmo. E’ stato assistente diocesano, più volte vice parroco, e vicario episcopale della Regione Est di Montréal. E’ stato eletto vescovo ausiliare di Montréal il 18 febbraio 1999.

 

 

IL CARDINALE ROUCO VARELA NOMINATO INVIATO DEL PAPA

AL PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI A SANTIAGO DI COMPOSTELA

Giovanni Paolo II ha nominato l’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, come suo inviato speciale alle celebrazioni conclusive del “Pellegrinaggio dei giovani europei”, in programma a Santiago di Compostela il 7 e 8 agosto prossimi.

 

 

IL CONFRONTO CON CULTURE E RELIGIONI DIVERSE IMPONE AI CRISTIANI

DI RISCOPRIRE LE RADICI CRISTIANE DELLA PROPRIA CULTURA:

MESSAGGIO DEL PAPA ALLA DIOCESI DI MANTOVA, CHE COMPIE 1200 ANNI

 

“Amata diocesi di Mantova, non ti scoraggiare dinanzi alle difficoltà che incontri! Ripeto anche a te ‘Duc in altum’”. Così si è rivolto il Papa alla comunità cristiana mantovana, in un messaggio per il dodicesimo centenario dell’elevazione della città al rango di sede vescovile, sotto il pontificato di Leone III, nell’anno 804. Il servizio è di Roberta Gisotti:

 

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“Di persone sante il mondo ha bisogno prima e più di tutto il resto”. Giovanni Paolo II sollecita i cristiani mantovani ad approfondire in questo tempo giubilare “l’universale vocazione alla santità”.

 

“Mantova, come il resto dell’Italia – scrive nel suo messaggio il Papa – sta attraversando in questi anni rapidi cambiamenti sociali con non poche difficoltà economiche, mentre sempre più vasto diventa il confronto con culture e religioni diverse.” In questo contesto, Giovanni Paolo II constata che “una certa mentalità consumistica e secolarizzata mina l’unità e la stabilità delle famiglie e, seducendo un numero crescente di cristiani, li induce a operare di fatto un progressivo distacco nell’ambito sociale, civile e politico dai valori della fede.” “Bisogna reagire a queste spinte disgregatrici – sollecita il Papa - e, per questo, è indispensabile riscoprire le radici cristiane della propria cultura. Tutti i fedeli – sottolinea il Santo Padre - sono chiamati in causa da questo impegno ... a questa urgente opera”, ponendo “Cristo al centro di ogni progetto personale, familiare e comunitario”, per “costruire un mondo più giusto e fraterno.”

 

Giovanni Paolo II non dimentica di indicare ai mantovani gli esempi luminosi di Sant’Anselmo da Baggio, patrono della diocesi, di San Luigi Gonzaga, compatrono e di San Pio X, che a Mantova trascorse “alcuni anni del suo fecondo ministero episcopale”.

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L’ARCIVESCOVO PAUL CORDES, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

“COR UNUM”, IN VISITA AD HAITI E NELLA REPUBBLICA DOMINICANA,

COLPITE DALLE INONDAZIONI.

IL VIAGGIO DI SOLIDARIETA’ SI CONCLUDERA’ IL PROSSIMO 25 GIUGNO

- A cura di Barbara Castelli -

 

La solidarietà di Giovanni Paolo II giunge ad Haiti e nella Repubblica Dominicana. Il Papa ha inviato stamani l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, nei Paesi del Centro America, recentemente colpiti da disastrose inondazioni. Nell’isola di Haiti, in particolare, le calamità naturali hanno provocato oltre 2.000 morti e migliaia di senza tetto.

 

Il presule incontrerà a Santo Domingo, fino al 22 giugno, i vescovi del Paese, con i quali visiterà le zone inondate di Monte Plata e Jimani, dove sono state distrutte 900 abitazioni. Mons. Cordes avrà, inoltre, un colloquio con i respon-sabili delle Caritas e delle Organizzazioni cattoliche impegnate nell’emergenza.

 

Dal 22 al 25 giugno, invece, il presidente di “Cor Unum” sarà ad Haiti, dove incontrerà il Primo ministro, Gerard Latortue, e il ministro degli Esteri e dei Culti, Yvon Siméon. Nella cattedrale di Jacmel verrà celebrata una Santa Messa per le vittime della catastrofe naturale. Prima di rientrare a Roma, mons. Cordes incontrerà nella capitale Port-au-Prince le principali organizzazioni di aiuto cattoliche per riflettere sulle priorità della ricostruzione.

 

Il Pontificio Consiglio “Cor Unum” per la promozione umana e cristiana è stato istituito da Paolo VI nel 1971. Il Dicastero vaticano si propone di promuovere la catechesi della Carità e di favorire e coordinare le iniziative delle istituzioni cattoliche che intendono aiutare i popoli che sono nell’indigenza e di promuovere i progetti e le opere finalizzate al progresso umano.

 

 

LA GLOBALIZZAZIONE NON DIVENTI STRUMENTO DI MARGINALIZZAZIONE

PER I PAESI PIU’ POVERI: COSI’ L’ARCIVESCOVO SILVANO TOMASI,

CAPO DELLA DELEGAZIONE VATICANA ALLA 11.MA SESSIONE DELL’UNCTAD,

LA CONFERENZA DELL’ONU SUL COMMERCIO E SULLO SVILUPPO,

CONCLUSASI IERI A SAN PAOLO DEL BRASILE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Nell’era della globalizzazione, vanno sviluppate politiche economiche davvero in grado di favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri. E’ l’esortazione espressa dall’arcivescovo Silvano Tomasi all’11.ma sessione dell’Unctad, la Conferenza dell’Onu sul commercio e lo sviluppo, terminata ieri a San Paolo del Brasile. Il Summit si è chiuso con l’approvazione di un documento che impegna i Paesi membri a rafforzare le iniziative per l’eliminazione della povertà, dando seguito agli obiettivi fissati al Vertice del Millennio. Una sintesi dell’intervento di mons. Tomasi, capo della delegazione vaticana al vertice di San Paolo, nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Lo sradicamento della povertà fa crescere la coesione sociale” e favorisce lo “sviluppo sostenibile”, per questo la comunità internazionale deve impegnarsi a raggiungere tale obiettivo. E’ la riflessione offerta dall’arcivescovo Silvano Tomasi alla riunione dell’Unctad a San Paolo. Il presule ha sottolineato come la globalizzazione, in sé né cattiva né buona, abbia tuttavia determinato una marginalizzazione di molte persone, soprattutto nelle aree rurali. Se, infatti, il numero di esseri umani che vivono con meno di un dollaro al giorno è diminuito negli ultimi vent’anni, vi è stata però una marcata sperequazione nel progresso economico, a seconda delle diverse aree del pianeta. D’altro canto, in alcuni casi, non mancano ineguaglianze all’interno degli stessi Paesi, dove – a causa della povertà – aumenta il divario tra i diversi settori della società.

 

“La marginalizzazione – ha avvertito il rappresentante vaticano – priva le persone del proprio diritto ad una piena partecipazione alle opportunità di sviluppo”. Non solo, ha aggiunto, “l’ineguaglianza è infatti fonte di conflitti” e genera in alcuni contesti “perfino l’accettazione della violenza quale forma di espressione sociale”. Mons. Tomasi ha evidenziato che non è sufficiente “aprire l’economia” per ridurre la povertà, ma servono piuttosto delle politiche d’investimento nel capitale umano e nelle infrastrutture, fattori decisivi per garantire uno sviluppo duraturo. Lo sviluppo, ha detto ancora, non significa soltanto eliminazione della povertà, ma anche migliori condizioni sanitarie e accesso all’educazione. In tale contesto, ha proseguito, diventa fondamentale una “piena integrazione delle donne, specie giovani, nel tessuto sociale” in modo da garantire loro una reale eguaglianza della quale possa beneficiare tutta la società. Infine, ha ribadito l’importanza della riduzione del debito dei Paesi poveri ed ha garantito il sostegno della Santa Sede per rivitalizzare l’Unctad, “valido strumento” per massimizzare i vantaggi della globalizzazione. 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

In prima pagina, in evidenza il comunicato dal titolo “Il rammarico della Santa Sede”, in riferimento al varo del Trattato costituzionale dell’Europa: “Rammarico per l’opposizione di alcuni Governi al riconoscimento esplicito delle radici cristiane dell’Europa”. “Si tratta - sottolinea con forza il comunicato - di un misconoscimento dell’evidenza storica e dell’identità cristiana delle popolazioni europee”.  

 

Nelle vaticane, l’udienza di Giovanni Paolo II agli oltre diecimila partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Aversa: dalla visita pastorale un rinnovato slancio ascetico e missionario per costruire una nuova società.

Il messaggio del Santo Padre al vescovo di Mantova in occasione delle celebrazioni per il XII centenario della diocesi: l’Eucaristia infonda in voi il coraggio e la gioia di essere santi. 

 

Nelle estere, riguardo al terrorismo, in evidenza un articolo dal titolo “Non si ferma l’orribile profanazione dell’uomo”: l’ostaggio statunitense Paul Marshall John-son decapitato in Arabia Saudita. Le immagini dello scempio diffuse attraverso Internet.

L’intervento della Santa Sede alla 92.ma Conferenza internazionale del Lavoro,  a Ginevra: “La costruzione di una società rispettosa della persona umana e del suo lavoro deve dare all’umanizzazione dei rapporti sociali priorità sullo sviluppo tecnologico”.    

 

Nella pagina culturale, un articolo di Mario Gabriele Giordano da titolo: “Il tono diretto e la problematicità non bastano a superare le deficienze strutturali dell’esame”: riflessioni sulle tracce della prima prova scritta agli esami di maturità.

 

Nelle pagine italiane, Confindustria: appello alla concertazione. Montezemolo ai politici: “Basta con i litigi”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 giugno 2004

 

 

PAGINA STORICA A BRUXELLES: I 25 STATI DELL’UNIONE FIRMANO

IL TRATTATO DELLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA.

LA SANTA SEDE, SODDISFATTA PER IL TRAGUARDO, ESPRIME IL PROPRIO RAMMARICO PER IL MANCATO INSERIMENTO DELLE RADICI CRISTIANE DEL CONTINENTE

NEL TESTO DELLA NUOVA CARTA COMUNITARIA

- A cura di Alessandro Gisotti e Alessandro De Carolis -

 

L’approvazione della Costituzione europea rappresenta una “nuova ed importante tappa nel processo d'integrazione” del Vecchio Continente, ma non manca il “rammarico” per l’assenza nel Trattato costituzionale di un “riconoscimento esplicito alle radici cristiane dell’Europa”. E’ quanto dichiarato, stamani, dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls, in riferimento al varo della Costituzione dell’Ue, avvenuto ieri sera al Vertice di Bruxelles: approvazione, si afferma, “sempre auspicata ed incoraggiata” dal Pontefice. E’ “motivo di soddisfazione – si legge nella nota – l'inserimento nel Trattato della disposizione che salvaguarda lo status delle confessioni religiose negli Stati membri ed impegna l'Unione a mantenere con esse un dialogo aperto, trasparente e regolare, riconoscendone l'identità ed il contributo specifico”.

 

Tuttavia, la Santa Sede non può “non esprimere rammarico per l’opposizione di alcuni governi al riconoscimento esplicito delle radici cristiane dell'Europa”. Si tratta, prosegue il portavoce vaticano, “di un misconoscimento dell’evidenza storica e dell’identità cristiana delle popolazioni europee”. La Santa Sede esprime quindi “vivo apprezzamento e gratitudine a quei governi che, nella consapevolezza del passato e dell’orizzonte storico in cui prende forma la nuova Europa, hanno lavorato per dare concreta espressione alla sua riconosciuta eredità religiosa”. Né va dimenticato, conclude la nota, “il forte impegno profuso da varie istanze per far menzionare il patrimonio cristiano dell'Europa” nel Trattato, “stimolando la riflessione dei responsabili politici, dei cittadini e dell'opinione pubblica su una questione non secondaria nell'odierno contesto nazionale, europeo e mondiale”.

 

Per entrare ora nel dettaglio dei contenuti della nuova Costituzione europea e rivivere le ultime fasi del negoziato che ha portato i 25 Stati dell’Unione a superare gli ultimi ostacoli prima della firma, la parola alla nostra inviata a Bruxelles, Fausta Speranza:

 

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L’accordo si è trovato superando lo scoglio più grande, il voto a maggioranza qualificata. Sarà valido il 55 per cento degli Stati che rappresenta il 65 per cento della popolazione – come già proposto – ma con una aggiunta: per alcuni casi, si prevede rispettivamente il 72 per cento e il 65 per cento. Un tecnicismo che di fatto soddisfa la Gran Bretagna la quale, su alcune materie, chiedeva l’unanimità e che ha ottenuto così una maggioranza più difficile da raggiungere su politica estera e giustizia. Altri numeri vengono incontro alle richieste dei Paesi piccoli: al Parlamento europeo ogni Stato membro avrà non meno di 6 deputati ma non più di 96. Per snellire le decisioni della Commissione, il numero dei commissari viene ridotto, ma a 18 e non più a 15 e solo dopo il 2014. Dietro alle cifre, un lavoro intenso di aggiustamento e di equilibri, un impegno che sembrava portasse frutto anche con l’accordo sulla nomina del successore di Romano Prodi. Su questo punto, però, non è stata raggiunta un’intesa. L’irlandese Bertie Ahern si è augurato che il nodo venga sciolto entro il suo mandato di presidenza, che termina a giugno. Il presidente della Commissione ha un compito chiave e tanto più lo avrà grazie alle riforme istituzionali, ma sarà nuovo proprio il ruolo politico dell’Europa sulla scena internazionale, anche se qualcuno commenta che tutto nasce all’insegna del compromesso al ribasso. Abbiamo chiesto l’opinione di Andrea Bonanni, analista delle questioni europee per La Repubblica:

 

R. – In realtà, di compromessi al ribasso ce ne sono stati e non sono stati pochi. E ciò, in particolare, sull’estensione del voto a maggioranza, che è stata molto ridotta, su richiesta dei britannici. Non c’è dubbio, quindi, che questa - che era la questione più qualificante della parte procedurale della nuova Costituzione - ha sicuramente fatto dei passi indietro. Tuttavia, io credo che la Costituzione - se mai entrerà in vigore, se si riuscirà cioè a portare a termine il processo di ratifica - costituisca un grande progresso in avanti.

 

D. – Vi sono chance nuove per l’Europa allargata? Quale può essere l’aspetto più rivoluzionario?

 

R. – L’Unione Europea, per la prima volta, assume personalità giuridica e quindi sarà in grado per esempio di firmare trattati, avrà un ministro degli Esteri che la rappresenta sulla scena internazionale, avrà un presidente che garantirà un minimo di continuità ai lavori del Consiglio europeo. Credo che, comunque, siano stati fatti passi avanti significativi e molto importanti.

 

D. - Un indubbio successo, ma anche un cammino ai suoi primi passi...

 

R. – Ora bisognerà vedere se i Paesi ratificheranno il testo costituzionale che è stato approvato. Io credo che il volto della futura Europa sarà deciso soprattutto dall’esito di queste ratifiche, dove almeno una decina delle quali saranno decise per referendum. Dunque, avremo quasi sicuramente qualche Paese che dirà di “no”. Mi sembra però difficile che i Paesi che hanno deciso di andare avanti - e che magari lo hanno fatto anche attraverso un referendum popolare - possano accettare di essere bloccati da quelli che avranno respinto la risposta.

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Un “grande passo avanti nello sviluppo dell’Unione europea”, che potrà valorizzare “la missione democratica” dell’Europa unita. Così, la Comece – la Commissione delle Conferenze episcopale dell’Ue – sottolinea in un comunicato l’importanza dell’approvazione della Costituzione europea. Si tratta, affermano i presuli, di una “opportunità senza precedenti per tutti i cittadini e protagonisti della società civile per contribuire” alla costruzione di “un’Europa di pace, giustizia e solidarietà”. La Comece apprezza, inoltre, il riconoscimento da parte del Trattato della “libertà religiosa e del ruolo delle comunità religiose nella vita pubblica”, all’insegna di un dialogo rispettoso “tra istituzioni religiose ed autorità politiche”. Tuttavia, i vescovi europei esprimono rammarico per la mancanza di un riferimento esplicito, nella Costituzione, alle radici cristiane dell’Europa. “Un’opportunità mancata – si legge nel comunicato – per costruire, sul nostro patrimonio comune, un futuro” di cui tutti possano essere partecipi.  E un’eco di questa rammarico lo si coglie anche all’interno del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, per bocca del segretario dell’organismo, mons. Aldo Giordano, al microfono di Roberto Piermarini:

 

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R. – Ovviamente, vista la grande attesa che c’era in Europa e in tutte le nazioni, si sperava che la questione venisse ancora discussa ed affrontata. Ciò che invece ha lasciato un po’ di tristezza è che sembra che non si sia voluto più affrontare seriamente il problema.

 

D. – Nel testo della nuova Costituzione, compare un riferimento all’eredità culturale, religiosa ed umanistica dell’Europa. Cosa rappresenta per le Chiese europee?

 

R. – Questo punto è stato messo particolarmente in evidenza nel nuovo testo. Il testo è stato semplificato e sono stati anche eliminati alcuni riferimenti più vaghi a ragione, eccetera. Quel riferimento rappresenta soprattutto un compito: non è vero che il nuovo Trattato costituzionale non dia spazio alle Chiese, non dia spazio ai valori che sono radicati nel cristianesimo. Il compito allora sarà quello di dare un contenuto alla parola “religione”. Per noi l’essenziale è far sì che i cristiani in Europa ci siano, che agiscano e siano anche là dove si prendono decisioni: in modo tale che sia chiaro che la parola “religione” avrà un contenuto preciso e non vago, generico e un po’ inutile. Se vediamo poi il Trattato, vediamo anche che nell’art. 2 troviamo dei valori che certamente nascono dalla tradizione cristiana: la dignità umana, la libertà, i diritti delle persone umane, la democrazia. Anche qui si tratta ora di dare un contenuto ed un fondamento a questi valori e di non lasciarli come una realtà retorica, una realtà vuota di contenuti.

 

D. – L’art. 51 riconosce i diritti delle Chiese e il dialogo strutturale fra le istituzioni europee e le Chiese: come lo valuta?

 

R. – E’ un articolo certamente interessante per noi, perché garantisce la libertà di religione, perché garantisce il ruolo delle Chiese e delle comunità. Interessante soprattutto per quanto riguarda la novità di affermare che le istituzioni vogliono un dialogo trasparente e regolare. Cosa vuole dire ora questo dialogo? Si tratterà di concretizzarlo ed anche di strutturarlo. Ci sono degli spazi, il compito è grande ed il cammino è molto lungo.

 

D. – Mons. Giordano, qual è il maggiore rammarico delle Chiese europee su questo testo?

 

R. – Se il Trattato da un lato ha lasciato uno spazio alle Chiese, riconoscendo il ruolo stesso delle Chiese, in fondo però non ha riconosciuto l’originalità assoluta del cristianesimo stesso. Questo avrebbe creato una casa europea dove gli europei si sarebbero trovati a casa loro. Senza questo riferimento ci troviamo in una costruzione nella quale ci sentiamo un po’ estranei, un po’ stranieri, e dove non si esprime quello che è il nostro essere profondo. Ciò rappresenta soprattutto la richiesta di un compito. Il cammino è molto lungo e noi siamo disposti a fare questo cammino.

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Soddisfatto, ma solo in parte, della nuova Costituzione anche il ministro italiano delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione. Il suo commento nell’intervista di Alessandro Guarasci:

 

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R. - E’ un buon compromesso. Rimane, infatti, un carattere costituzionale. Non ci si è allontanati troppo dal risultato della Convenzione, quindi non è un semplice trattato fra gli Stati. E’ un documento che unisce i popoli con un patto fra cittadini, perché è stato redatto dai rappresentanti dei cittadini.

 

D. – Sul mancato riferimento alle radici cristiane questa Costituzione non perde qualcosa?

 

R. – Un’Europa che non sa dire una parola forte sulla propria identità è un’Europa che è ancora alla ricerca di se stessa. La battaglia contro il comunismo e per la libertà è stata contemporaneamente, nei Paesi dell’Est, una battaglia per l’Europa ed una battaglia per l’identità cristiana della propria nazione e dell’intero continente. Questa Europa, che deve tanto alla predicazione di Giovanni Paolo II, non è stata capace di raccogliere questa eredità e di proporla al mondo come segno di speranza. In ciò sta l’incompiutezza del cammino. Ma noi dobbiamo guardare a questo con serenità. Quello attuale non è il punto di arrivo del processo storico dell’unificazione europea: ci saranno altre tappe.

 

D. – Ministro, il sistema di voto adottato la soddisfa? In qualche modo riuscirà a garantire che non prevarranno gli interessi particolari?

 

R. – Corrisponde allo stato attuale della situazione. In molti casi, è un compromesso migliorabile, nel senso che c’è la possibilità - attraverso delle cosiddette “passerelle” - di passare da questo sistema ad un sistema più efficace. Il passaggio però va deciso sulla base di un accordo unanime dei partecipanti. Fa parte della natura di questo lavoro che prosegue, che non è terminato, del quale questa Costituzione certamente rappresenta un passo in avanti, un passo positivo. Ma se ci si fermasse qui non sarebbe sufficiente.

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PENULTIMO GIORNO AL KATHOLIKENTAG TEDESCO: OGGI SI E’ DISCUSSO DI CHIESA,

ALLA PRESENZA DI ALTI ESPONENTI DELLA GERARCHIA CATTOLICA

-Servizio di Ludwig Waldmüller -

 

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“Vita? Donata!”: questo è il tema della manifestazione centrale del Katholikentag che avrà luogo oggi pomeriggio nel Centro Congressi qui ad Ulm, trasmesso in diretta dalla televisione tedesca. Un vescovo, un politico, teologi e il presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi discuteranno sul valore della vita e la sua tutela.

 

Sono sempre più i partecipanti qui al Katholikentag, favoriti dalla giornata di sabato. Ieri sera, c’è stata la liturgia ecumenica, seguita da una preghiera nello stile di Taizé: la chiesa del “Münster” era così affollata che si è reso necessario amplificare canti e testi liturgici nella piazza davanti alla chiesa dove si erge il campanile più alto del mondo.

 

Questa mattina, in questa stessa chiesa, si è svolta una meditazione biblica tenuta dal presidente del “Bundestag”, il Parlamento tedesco, Wolfgang Thierse. Chiesa e politica, teologia e società, Bibbia e giornali si incontrano qui. Da qui si riconosce la pluralità nella Chiesa: qui discutono teologi, come il critico della Chiesa Eugen Drewermann o il vescovo Jacques Gaillot, o anche il professore di teologia Hans Küng, sospeso dall’insegnamento, che oggi pomeriggio discuterà col cardinale Karl Lehmann e con Hanna-Renate Laurien, impegnata in campo politico, sulla Chiesa quaranta anni dopo la Costituzione sulla Chiesa del Concilio Vaticano Secondo.

 

Ma ci sono anche gli stand del movimento “pro missa tridentina” o della comunità di Medjugorje. A proposito: se ieri al centro delle discussioni era il tema dell’ecumenismo, oggi si discute di Chiesa. Sono presenti anche ospiti internazionali: il patriarca Sabbah di Gerusalemme, il vescovo Pickel della Russia, vescovi dell’America Latina, dell’Africa e l’arcivescovo Stanislaw Rylko. Si incontrano vescovi ortodossi così come responsabili della Chiesa protestante. Tra tutti, un’ospite molto speciale: la croce delle “Giornate Mondiali della Gioventù”, che sosta qui per un paio di giorni nel corso del suo pellegrinaggio attraverso la Germania.

 

Come dice il vescovo di Osnabrück, mons. Franz Josef Bode: “Non è, questo, soltanto un incontro di discussioni e chiacchierate; qui si parla della fede, della possibilità di dare alla Chiesa un volto positivo.” E in questo, il vescovo sicuramente ha ragione.

 

Da Ulm, Ludwig Waldmüller per la Radio Vaticana.

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A ROMA, LA MOSTRA “VIAGGIO A ORIENTE”: RIVIVONO LE ATMOSFERE ANTICHE

 DI CINA ED INDIA E LA LORO RICCHEZZA CULTURALE

- Intervista con Luca Ronchi -

 

Una mostra e uno splendido volume per cercare di raccontare le sensazioni e lo spirito del Viaggio a Oriente, attraverso le testimonianze fotografiche di alcuni tra i più grandi artisti e scrittori italiani del nostro tempo. Un viaggio alla ricerca dell’avventura, di mondi e culture diverse in un Oriente – dalla Cina all’India al Tibet – che non esiste più se non in questa preziosa eredità intellettuale, che è possibile trovare presso la Casa dell’architettura dell’Acquario romano nella capitale. Ce ne parla il curatore Luca Ronchi, intervistato da Stefano Leszczynski:

 

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(musica)

 

R. – Questa è una mostra da vedere e raccontare con un grande senso di relatività, molto orientale, perché questo è un tipo di viaggio che non esiste più. E’ un viaggio pre-televisivo, fatto da viaggiatori ed esploratori che non esistono quasi più – uno di questi, Fosco Maraini, ci ha lasciato qualche giorno fa – verso un Oriente che non esiste più se non nel mito e nella fantasia.

 

(musica)

 

D. – Un Oriente che aveva qualcosa di selvaggio e di misterioso e che è stato fonte di ispirazione per moltissimi di questi artisti ...

 

R. – Certo, ognuno a modo suo. Devo dire che tutti gli artisti sono viaggiatori. Ci sono degli esempi celebri, da Fellini a De Chirico a Morante... Però, è esistita una specie di esploratori-viaggiatori che hanno fatto un viaggio chiamiamolo “di formazione” dal 1940 fino adesso, verso un ‘altrove’, cercando di conoscere altre culture, altri mondi, il che è una cosa positiva che volevamo ricordare, specialmente alle giovani generazioni, le quali di questa epoca quasi epica sanno poco e fanno fatica ad immaginare.

 

D. – Quello che emerge nella mostra e dai testi che accompagnano la mostra, sono i sentimenti del tutto privati e personali di questi artisti, che raccontano il proprio Oriente e le proprie emozioni ...

 

R. – Questa specie di ‘viaggiatori-esploratori’ erano molto diversi dai turisti di oggi. Il nostro scopo è proprio quello di raccontare un tipo di viaggio, anche interiore, veramente difficile da compiere oggi.

 

D. – L’evento che ha caratterizzato anche questa mostra è stata la visita del Dalai Lama, se non sbaglio: quale è stata la sua impressione nel vedere sopratutto questo Oriente che dedica una grande attenzione alla questione del Tibet?

 

R. – Io penso che il Dalai Lama abbia guardato alle foto di Fosco Maraini con un sentimento di nostalgia, perché rappresentavano un Tibet che non esiste più: un Tibet della fine degli anni Trenta, il Tibet della sua infanzia, ecco. Lui le ha viste con un sentimento di nostalgia che invece, per noi curatori, non era l’unico sentimento che volevamo comunicare.

 

(musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 20 giugno, 12.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il brano del Vangelo in cui Gesù, trovandosi appartato a pregare, chiede ai suoi Discepoli chi Egli sia per la gente. E ricevuto in risposta dai Dodici come egli sia considerato per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, e per altri ancora uno dei profeti che è risorto, Gesù rivolge la stessa domanda ai suoi:

 

“E voi chi dite che io sia?”. Pietro prendendo la parola rispose: “Il Cristo di Dio”. Egli allora ordinò severamente di non riferirlo a nessuno.

 

Su queste parole, ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Ci meraviglia che, pur essendo giusta la risposta di Pietro, Cristo non si rallegri di ciò ma ordini severamente agli apostoli di non riferirlo a nessuno. Evidentemente, c’è nella risposta qualcosa che non lo convince. Nei Vangeli, abbiamo ancora altri due esempi in cui Cristo proibisce di parlare di lui: i guariti e i demoni. I demoni perché, per volontà loro, cercano di falsare l’identità di Cristo e ingannare la gente. I guariti perché facilmente parleranno con entusiasmo della loro guarigione riducendo Cristo, Messia, ad un semplice guaritore. Quando uno poi incontrerà Cristo e da lui non sarà guarito, certamente lo abbandonerà.

 

Nell’esempio del Vangelo di oggi, Cristo percepisce che la risposta degli Apostoli è troppo facile e incompleta: non include in maniera sufficientemente chiara il carattere pasquale del suo essere Figlio di Dio, Salvatore degli uomini. Perciò, Cristo aggiunge l’annuncio della sua Passione. Annunciare Cristo senza la Pasqua è una illusione.

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CHIESA E SOCIETA’

19 giugno 2004

 

 

PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE C’E’ L’URGENZA DI UN “SOPRASSALTO

DI INTELLIGENZA”: LE PARTI IN CAUSA DEVONO CAPIRE LE RAGIONI DELL’UNO

 E DELL’ALTRO. COSI’ IL CARDINALE MARTINI, A MARGINE DI UN INCONTRO

 A GERUSALEMME CON LE CHIESE CRISTIANE MILANESI

 

GERUSALEMME. = “Ricordo con gioia tutte le esperienze di Milano di tutti questi 22 anni e continuo ad averle nel cuore: ricordo le persone, ricordo gli incontri, ricordo le situazioni e le porto con me nella preghiera”. Lo ha sottolineato, nei giorni scorsi a Gerusalemme, il cardinale Carlo Maria Martini, già arcivescovo di Milano, a margine di un incontro con una delegazione delle Chiese cristiane del capoluogo lombardo giunte in ‘cammino ecumenico di pace’. “Naturalmente - ha proseguito il porporato, che da Milano si è trasferito a Gerusalemme - non ho nostalgia nel senso che desidero tornare sui miei passi. No, sono qui volentieri”. Parlando della situazione in Medio Oriente, il cardinale Martini si è limitato a sottolineare che c’è l’urgenza di un “soprassalto di intelligenza”. Bisogna uscire da questa situazione, ha detto, con “colpi di intelligenza che il Signore offre alle persone che sono capaci di compiere questi gesti e di guidare queste azioni. Da parte mia non c’è che la preghiera e l’intercessione”. Intercessione, ha concluso, “significa mettersi in mezzo ai contendenti senza pretendere né per l’uno, né per l’altro, ma pregando per l’uno e per l’altro che a tutti sia dato di capire non solo le proprie ragioni ma anche quelle dell’altro. Fare, quindi, dei gesti di pace, di riconciliazione, delle trattative che possano portare finalmente anche alla pace politica”. (B.C.)

 

 

IL MINISTERO DEL LAVORO DELLO STATO INDIANO DEL KARNATAKA PREMIA

 I MISSIONARI SALESIANI. IL RCONOSCIMENTO E’ STATO ATTRIBUITO

PER IL LORO IMPEGNO CONTRO IL LAVORO MINORILE NELLA REGIONE

 

BANGALORE. = Operare per l’istruzione dei giovani, per la loro crescita umana spirituale e professionale è la missione dei Salesiani in India. Il loro impegno riceve quotidianamente il riconoscimento e la stima della Chiesa locale, ma anche delle istituzioni civili, delle organizzazioni sociali e dei cittadini. Lo scorso 12 giugno, infatti, padre Koottungal Vargheese, direttore della casa salesiana “Bosco Yuva Kendra” a Bangalore, ha ricevuto il premio “Makkala Mithra”, conferito dal Ministero del lavoro dello Stato indiano del Karnataka. Nelle motivazioni del riconoscimento, si legge che l’istituto salesiano è stato scelto “per i suoi straordinari successi per lo sradicamento del lavoro minorile”. A Bangalore, capitale del Karnataka, stato nell’India sud-occidentale, sono presenti sette opere salesiane. Sin dagli anni ‘80, la città è divenuta punto di riferimento internazionale per la produzione di software informatico, grazie alla presenza di oltre 160 società internazionali produttrici di computer che hanno formato join venture con aziende indiane. Per questo motivo è definita la “Silicon valley” dell’India. Alla periferia della città, tuttavia, che conta oltre 4 milioni di abitanti, vi sono oltre un milione di persone che vivono in 700 slums, in estrema povertà, senza infrastrutture, scuole, assistenza sociale e sanitaria. Per questo la piaga del lavoro minorile è molto diffusa nello Stato e la Chiesa cattolica lavora con diversi istituti e congregazioni per dare dignità e istruzione ai bambini più poveri. (B.C.)

 

 

OLTRE 2.000 PERSONE DI DIVERSE RELIGIONI SI SONO DATE APPUNTAMENTO OGGI

A LONDRA PER LA “GIORNATA APERTA” SUL TEMA “IMMAGINA UN MONDO… ARRICCHITO DALLA DIVERSITA’”. L’INCONTRO E’ UNO DEI MOMENTI CENTRALI DEL VIAGGIO IN GRAN BRETAGNA DELLA FONDATRICE E DELLA PRESIDENTE DEI FOCOLARI

- A cura di Carla Cotignoli -

 

LONDRA. = “Immagina un mondo… arricchito dalla diversità”. Questo è il sogno al quale stanno dando vita a Londra, alla Westminister Central Hall, quasi 2 mila persone da tutta la Gran Bretagna. Persone di varie razze e religioni, che ben rispecchiano la società inglese, la più cosmopolita d’Europa. Quello che si sta dispiegando in questo incontro, tuttavia, è più che un sogno: sul palco si alternano spaccati di vita, che entrano nel vivo delle sofferenze che tante volte si nascondono dietro i volti di africani, asiatici, latinoamericani. Inaspettati gli sbocchi di tante vite. Toccante la testimonianza di una psicologa che lavora proprio tra i rifugiati: ogni giorno si trova di fronte ai traumi della prigionia, della tortura, dell’uccisione di parenti e amici. “Fa agli altri ciò che vorresti sia fatto a te”: questa la regola d’oro che può condurre alla guarigione, anche delle ferite più profonde. Angela Manning cerca di conoscere le loro religioni, la loro musica e la loro poesia, richiama le loro scritture per illuminare la loro sofferenza e aiutarli a ritrovare il raccordo con Dio. “Anche le situazione più disperate - afferma la psicologa - possono rovesciarsi”. Alla radice di questo stile di vita, il Mistero di Gesù, che sulla Croce ci mostra quale è la misura dell’amore verso i fratelli. Nel pomeriggio esperienze di dialogo a più ampio raggio tra cristiani di diverse chiese e seguaci di altre religioni. Atteso l’intervento di Chiara Lubich, che affronterà l’interrogativo: “Quale futuro per una società multietnica, multiculturale e multireligiosa?”. L’iniziativa verrà trasmessa, a partire dalle ore 15.00, da Telepace e su Internet.

 

 

ORDINAZIONI PRESBITERIALI E DIACONALI DELLA FRATERNITA’ SAN CARLO.

LA CERIMONIA STAMANI PRESSO LA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE A ROMA

 

ROMA. = Cresce la famiglia della Fraternità san Carlo. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, infatti, per l’imposizione delle mani del cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, ricevono l’ordinazione sacerdotale cinque diaconi. Si tratta di: don Andrea Barbero, che inizierà la sua missione come cappellano universitario a Praga; don Massimiliano Boiardi e don Emmanuele Silanos, che, invece, rimarranno a Roma, rispettivamente come collaboratore alla segreteria generale della Fraternità e come segretario del superiore generale; don Giuliano Imbasciati, che lavorerà nella parrocchia di Kahawa Sukari, nella periferia di Nairobi (Kenya); e don Emanuele Luisi, che insegnerà in alcune scuole superiori di Frosinone. Nella medesima occasione sono ordinati anche otto nuovi diaconi. La fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, fondata da don Massimo Camisasca nel 1985, è stata riconosciuta dalla Santa Sede nel 1999 come Società di Vita Apostolica di diritto pontificio. I suoi novanta membri svolgono la loro missione in parrocchie, scuole, università, carceri e ospedali. (B.C.)

 

 

IN GUERRA NON C’È CIBO PER I BAMBINI: E’ LA DENUNCIA DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE SULLA DIFFICILE SITUAZIONE NELLA REGIONE SUD-OCCIDENTALE DEL SUDAN.

LE VIOLENZE SUL TERRENO IMPEDISCONO DI RAGGIUNGERE

OLTRE UN MILIONE DI SFOLLATI

 

KHARTOUM. = Migliaia di bambini soffrono a causa della malnutrizione in Darfur, la regione sud-occidentale del Sudan teatro da oltre un anno di violenti scontri. L’allarme sulla precaria condizione dei minori è stato lanciato ieri dal Programma alimentare mondiale (Pam), l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata di fornire aiuti alimentari nelle situazioni di emergenza. Malgrado il cessate-il-fuoco, sottoscritto ad aprile dalle forze di Khartoum e da due gruppi guerriglieri del Darfur, le violenze non si sono interrotte, rendendo difficile per gli aiuti umanitari raggiungere la popolazione sofferente prima che inizi la stagione delle piogge (Giugno-Settembre). “La situazione è critica - ha detto il portavoce del Pam, Christiane Berthiame - il tasso di malnutrizione aumenta". L’agenzia Onu riferisce che al momento sono raggiungibili 92 dei 129 campi profughi che accolgono le centinaia di migliaia sfollati provocati da 15 mesi di conflitto. Il Pam si è posto l’obiettivo di raggiungere entro la fine del mese 800.000 dei 1,2 milioni di sfollati in Darfur. La crisi nella regione al confine con il Ciad è iniziata dopo che due milizie, nere e animiste - l’Esercito-Movimento per la Liberazione del Sudan (Sla-m) e il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem) - si sono rivoltate contro il governo islamico di Khartoum, accusandolo di trascurare la regione e di appoggiare i predoni arabi, che da anni perseguitano le popolazioni locali. Secondo stime Onu, il conflitto, oltre ad aver provocato un milione di sfollati interni, ha causato 10.000 vittime, mentre circa 130.000 civili hanno cercato rifugio oltre il confine con il Ciad. (B.C.)

 

 

“LE SETTE RAPPRESENTANO UNA MINACCIA PER L’ORDINE PUBBLICO”.

E’ L’ALLARME LANCIATO DAL GOVERNO DELLA REPUBBLICA CENTROAFRICANA

 

BANGUI. = La Repubblica Centrafricana è seriamente preoccupata per la diffusione delle sette nel Paese, viste come una minaccia per l’ordine pubblico. Secondo le autorità locali, inoltre, alcune sette hanno addirittura nascosto armi durante i recenti periodi di tensione. Al fine di controllare la loro diffusione, il governo di Bangui ha, quindi, varato nuove disposizioni. Per essere riconosciute dallo Stato le nuove chiese devono avere almeno 1000 fedeli ed essere presenti in tre regioni del Paese. La guida del nuovo movimento religioso, inoltre, deve avere un diploma in teologia. “È praticamente impossibile stabilire quante sette ci sono in Centrafrica - hanno riferito fonti della Conferenza episcopale locale all’agenzia Fides - perché ne nascono di nuove ogni giorno”. “Le motivazioni che spingono i centrafricani a rivolgersi alle sette sono di ordine materiale, più che spirituale”. (B.C.) 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 giugno 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ancora violenze in Iraq, Paese oggi colpito da un raid aereo americano a Fallujia e dall’ennesima esplosione di una bomba nei pressi di Bassora. Sulla situazione del Paese, ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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Almeno diciotto iracheni sono morti in seguito ad un raid aereo su Falluja, città sunnita 50 chilometri ad ovest di Baghdad. Lo riferiscono testimoni iracheni e fonti ospedaliere ma, al momento, non ci sono ancora conferme da parte americana.  Una guardia privata portoghese e due iracheni - un poliziotto ed un funzionario civile - sono inoltre rimasti uccisi per l’esplosione di una bomba su una strada a sud di Bassora. E per assicurare sicurezza e stabilità al Paese proseguono, intanto, gli sforzi della comunità internazionale. Una forza composta da tremila militari britannici potrebbe essere dispiegata nello Stato arabo in appoggio al futuro governo ad interim al quale, il prossimo 30 giugno, verranno trasferiti i poteri. E’ quanto prevede un piano attualmente in fase di elaborazione da parte di Londra in accordo con Washington. Il ministero degli Esteri tunisino ha invece smentito decisamente la possibilità che la Tunisia invii  proprie truppe in Iraq. Sulla presenza dei soldati italiani nel Paese sono inoltre da rimarcare le dichiarazioni rilasciate da un colonnello della polizia irachena secondo il quale “i soldati inviati da Roma dovrebbero restare altri dieci anni nella città”. “Gli italiani – ha aggiuto il colonnello – sono amici, ci aiutano e abbiamo ancora bisogno di loro”. La Turchia resta infine contraria all’autonomia dei curdi nel nord Iraq. Lo ha detto oggi il  premier turco, Recep Erdogan, smentendo che Ankara abbia  modificato la propria politica sullo status della minoranza. “La politica della Turchia a tale proposito - ha detto Erdogan - è identica a quella di ieri. Non c’è nessun cambiamento”.

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La guerra irachena varca il confine. In Arabia Saudita sono stati uccisi, ieri, un ostaggio americano ed almeno tre militanti di Al Qaeda, tra i quali anche il locale leader estremista. Le forze di sicurezza hanno inoltre arrestato 12 presunti terroristi. Ricostruiamo gli ultimi avvenimenti che hanno riguardato il Regno Saudita con il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Nel primo pomeriggio di ieri, un sito Internet legato all’organizzazione di Osama Bin Laden ha dato la notizia che Paul Johnson, l’ostaggio americano rapito il 12 giugno scorso, era stato decapitato. Un comunicato diceva che era stato punito per il suo lavoro di tecnico degli elicotteri militari “Apache” usati per infliggere sofferenze ai musulmani di tutto il Medio Oriente. Il testo, poi, prometteva nuovi attacchi per colpire gli infedeli. Poche ore dopo, la polizia saudita ha annunciato di avere ucciso Abdul Aziz Al Mukrin, considerato il capo di Al Qaeda in Arabia e l’ideatore tanto del rapimento di Johnson quanto della serie di attacchi lanciati contro gli occidentali nel Regno, compreso l’assalto nel centro residenziale di Kobar, dove a fine maggio aveva perso la vita il cuoco italiano Antonio Amato. Al Mukrin viaggiava su una macchina che era stata usata per scaricare il corpo dell’ostaggio decapitato. Un risultato importante per Ryad, che sta cercando di mettere fine all’offensiva contro gli occidentali. Il presidente Bush ha condannato la decapitazione come la dimostrazione della natura malvagia del nemico ma ha aggiunto che l’America non sarà intimidita e non si ritirerà dalla scena mondiale.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Medio Oriente. Un nuovo ostacolo si è frapposto, oggi, ai tentativi del premier israeliano, Sharon, di costituire un governo di unità nazionale con i laburisti di Shimon Peres. Il ministro delle finanze, Benyamin Netanyahu, del partito del Likud, ha infatti preannunciato che contrasterà la realizzazione di tale progetto. Sul terreno, una decina di missili israeliani hanno colpito stanotte due fonderie metallurgiche ed altre officine nel quartiere Zeitoun. Quattro passanti sono rimasti feriti.

 

L’Iran riconsidererà la propria decisione di sospendere l’arricchimento dell’uranio nei “prossimi giorni”. Lo ha annunciato, oggi, Hassan Rohani, segretario del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale, dopo una risoluzione approvata ieri dal Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che critica Teheran per una cooperazione insufficiente nel far luce sul suo programma. Rohani ha anche fatto sapere che il suo Paese continuerà ad accettare le ispezioni dell’Agenzia dell’Onu con sede a Vienna.

 

Nel mese di giugno del 1999 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato la missione internazionale a guida Nato nei Balcani. Sono dunque passati cinque anni da quella storica decisione, alla quale hanno fatto seguito l’inizio della guerra e la caduta del regime dell’ex presidente della Federazione iugoslava, Slobodan Milosevic. Sull’attuale presenza della Kfor in Kossovo, ascoltiamo il comandante della brigata multinazionale Nato Sud – Ovest, generale Danilo Errico, intervistato da Luca Collodi:

 

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R. – Noi siamo qui essenzialmente per dare garanzia e un quadro di sicurezza tale da favorire tutte le altre attività: se c’è sicurezza, si può lavorare, si può favorire lo sviluppo economico, la gente si sente libera di camminare per le strade. Diciamo che, come comunità internazionale bisognerebbe trovare strumenti più adeguati per accelerare il processo di sviluppo economico.

 

D. – Nel ’99 la Nato è entrata in Kosovo per ripristinare la legalità nel rispetto dei diritti umani. Oggi il problema si pone per la minoranza dei serbi che vivono in Kosovo. Può essere un elemento che sposta questo disagio che si vive in Kosovo anche verso elementi di contrapposizione religiosa?

 

R. – In effetti, c’è stata una certa violenza, un’aggressività nei confronti della Chiesa ortodossa, l’unica che rappresentava in un certo modo l’autorità prima della guerra; probabilmente, era l’unico simbolo che poteva essere attaccato per riaffermare un certo principio che la maggioranza era rappresentata dagli albanesi. Io non ritengo, però, che sia un problema religioso.

 

D. – Generale Enrico, il ruolo di K-For, gli obiettivi politici e militari di K-For ...

 

R. – Essenzialmente, è una forza fornita dalla Nato, quindi ha un ruolo strettamente militare. Ma questo affianca anche l’importante consenso politico che si riesce a raccogliere intorno al tavolo quando si decide un intervento.

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Ancora violenza in Nepal. Ribelli maoisti hanno attaccato una pattuglia della polizia locale uccidendo 18 persone tra cui quattro civili. Stando a quanto riferito da un portavoce delle forze dell’ordine, i ribelli hanno fatto detonare un ordigno al passaggio della pattuglia nelle pianure occidentali, una delle roccaforti della guerriglia. Ed è poi seguito uno scontro a fuoco.

 

Il presidente del Sudan, Omar el Beshir, ha ordinato il disarmo delle milizie del Darfur, comprese le forze filogovernative del Djandjawid. Beshir ha anche ribadito il proprio impegno a rispettare il cessate-il-fuoco firmato lo scorso 8 aprile con i ribelli. Gli Stati Uniti hanno inoltre avvertito che imporranno sanzioni agli ufficiali dell’esercito locale ritenuti responsabili della crisi nella regione del Darfur. Il Programma alimentare mondiale denuncia, intanto che gli aiuti risultano insufficienti per oltre un milione di sfollati.

 

Nuova imboscata nell’Uganda del Nord. Ieri mattina cinque persone sono morte e un numero imprecisato sono rimaste ferite quando il mezzo su cui viaggiavano è caduto in un agguato teso dai guerriglieri dell’Esercito di Resistenza del Signore lungo la strada che collega Kitgum a Gulu. Come riferisce l’agenzia Misna, i ribelli hanno allestito un finto posto di blocco nei pressi del fiume Wassua e hanno aperto il fuoco contro il mezzo.

 

Almeno 10 mila persone hanno manifestato ieri in Argentina, contro l’assenza di una politica dello Stato in favore dell’occupazione. I dimostranti hanno raggiunto il palazzo del Congresso a Buenos Aires ed occupato numerosi fast food vicini. “Una persona su due vive in condizioni di povertà”: questa la frase che campeggiava sugli striscioni del corteo.

 

 

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