RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 165 - Testo della trasmissione di domenica 13 giugno 2004

 

Sommario                                           

         

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un anno dell’eucaristia per ripartire da Cristo e testimoniare in modo credibile il Vangelo: cosi’ il Papa oggi all’Angelus nella festa del Corpus Domini. Giovanni Paolo II lancia anche un appello a donare il sangue, gesto di alto valore morale e civico

 

Domani in Vaticano inizia un incontro di tre giorni per fare il punto sulle sfide lanciate dal New Age. Ce ne parla mons. Pier Luigi Celata.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I vescovi europei ribadiscono l’importanza di partecipare al voto per l’Europarlamento. Intervista con padre Michele Simone

 

 Un cattolico indiano da sei mesi in prigione in Arabia Saudita per aver predicato il Vangelo. Ai nostri microfoni padre Bernardo Cervellera

 

Presentato a Milano il nuovo libro di Giovanni Paolo II “Alzatevi, andiamo”. Con noi il cardinale Dionigi Tettamanzi e Pier Ferdinando Casini

 

“Posso guardare la TV?”, un libro per riflettere sul diritto dei minori ad una televisione di qualità. Ad illustrarcelo Maria D’Alessio e Alfredo Galasso

 

 Da stasera la 50.ma edizione del Festival del cinema di Taormina: il direttore artistico Felice Laudadio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Kofi Annan a conclusione del vertice del G-77 denuncia le disuguaglianze nel mondo.

 

Le religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù hanno festeggiato ieri i 100 anni dell’adorazione eucaristica perpetua.

 

Da domani in Brasile l’11.mo vertice dell’Unctad.

 

Espulsi da Gibuti 3mila etiopi.

 

L’analisi della condizione socio-politca della donna al centro della nona Conferenza regionale sulla donna tenutasi dal 10 giugno fino a ieri in Messico.

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Questa sera termina la maratona elettorale per il rinnovo dell’Europarlamento

 

 Ancora sangue in Iraq: 16 persone morte per l’esplosione di una bomba a Baghdad.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 giugno 2004

 

 

UN ANNO DELL’EUCARISTIA PER RIPARTIRE DA CRISTO, VIVERE UNA MISURA ALTA

 DELLA FEDE E TESTIMONIARE IN MODO CREDIBILE IL VANGELO:

COSI’ IL PAPA OGGI ALL’ANGELUS NELLA FESTA DEL CORPUS DOMINI.

GIOVANNI PAOLO II LANCIA ANCHE UN APPELLO A DONARE IL SANGUE,

GESTO DI ALTO VALORE MORALE E CIVICO

 

 

Un Anno dell’Eucaristia per ripartire da Cristo, vivendo una misura alta della vita cristiana, condizione indispensabile per annunciare in modo credibile il Vangelo. Così il Papa oggi durante l’Angelus in San Pietro nell’odierna solennità del Corpus Domini, ha spiegato la decisione, annunciata giovedì scorso, di indire un anno eucaristico a partire dal prossimo ottobre. Ce ne parla Sergio Centofanti.

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Il Corpus Domini, solennità del Corpo e del Sangue di Cristo – ha detto il Papa - “è la festa dell’Eucaristia, sacramento nel quale Gesù ci ha lasciato il vivo memoriale della sua Pasqua, evento centrale nella storia  dell’umanità”. 

        

“E’ bello che in questa ricorrenza i fedeli si stringano intorno al Santissimo Sacramento per adorarlo, lo accompagnino in processione per le strade, esprimano con tanti segni di devozione la fede in Cristo vivo e la gioia per la sua presenza”.

 

Quindi parlando dell’Anno dell’Eucaristia, che inizierà il prossimo ottobre in coincidenza con il Congresso Eucaristico Internazionale di Guadalajara in Messico, ha detto che tale evento si pone nel quadro del progetto pastorale indicato  nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, dove ha invitato i fedeli a “ripartire da Cristo”.

 

“Contemplando più assiduamente il volto del Verbo Incarnato, realmente presente nel Sacramento – ha detto -  essi potranno esercitarsi nell’arte della preghiera  ed impegnarsi in quella misura alta della vita cristiana che è condizione indispensabile per sviluppare in modo efficace la nuova evangelizzazione”.

 

“L’Eucaristia  sta al centro della vita della Chiesa. In essa Cristo si offre al Padre per noi, rendendoci partecipi del suo stesso sacrificio, e a noi si dona come pane di vita per il nostro cammino sulle strade del mondo”.

 

Quindi Giovanni Paolo II ha affidato  alla Vergine Maria, “donna eucaristica” questa nuova iniziativa.  “Ella, che nell’Anno del Rosario ci ha aiutato a contemplare Cristo con il suo sguardo e il suo cuore, nell’Anno dell’Eucaristia faccia crescere ogni comunità nella fede e nell’amore verso il mistero del Corpo e del Sangue del Signore”.

 

Dopo la preghiera dell’Angelus il Papa ha poi ricordato che domani si celebrerà la Giornata Mondiale dei Donatori di Sangue:

 

“Donare il proprio sangue in modo volontario e gratuito  è un gesto di alto valore morale e civico. E’ ‘un dono per la vita’, come dice il motto di questa Giornata. Possano i donatori, ai quali va la riconoscenza di tutti, moltiplicarsi in ogni parte del mondo”.

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INIZIA DOMANI IN VATICANO UN INCONTRO SUL NEW AGE

- Intervista con mons. Pier Luigi Celata -

 

Inizia domani in Vaticano un incontro per fare il punto sul complesso fenomeno del New Age. Ai lavori, che dureranno tre giorni, partecipano esponenti di vari dicasteri pontifici. Al centro delle discussioni anche la recezione nella comunità cattolica del documento intitolato “Gesù Cristo portatore dell’acqua viva”, pubblicato l’anno scorso dalla Libreria Editrice Vaticana, che ha voluto offrire una riflessione cristiana sul New Age.

 

Ma cosa si intende per New Age? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che parteciperà ai lavori in Vaticano:

 

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R. - Si tratta di un movimento, di un complesso di idee, di tecniche, di prassi, molto variegato, che ha molte sfaccettature e che non si presta ad una definizione precisa e cambia anche a seconda delle regioni in cui è presente. Si può individuare in questo complesso movimento una finalità che è quella di un miglioramento delle condizioni di vita attraverso una pacificazione, un’unificazione profonda tra lo stesso essere umano, le forze della natura e il cosmo tutto intero. Mete proposte e perseguite attraverso tecniche diverse come, ad esempio, la meditazione cosiddetta profonda, tecniche di terapia, tecniche di valorizzazione di presunte qualità terapeutiche di certi elementi che si trovano in natura, la tecnica di valorizzazione di potenzialità dello spirito umano. E’ un fenomeno, appunto, di difficile definizione anche perché non si presenta con tutti i suoi aspetti tutti insieme, ma  è presente come miscelato in vario modo nelle regioni e culture  più diverse:  arriva tuttavia a condizionare in modo assai significativo. Inoltre da parte di alcuni si vorrebbero vedere delle coincidenze tra la proposta del New Age e la proposta cristiana, ma dire che il New Age sia compatibile con la proposta cristiana autentica non risulta possibile.

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 giugno 2004

 

 

I VESCOVI EUROPEI RIBADISCONO L’IMPORTANZA DI

PARTECIPARE AL VOTO PER L’EUROPARLAMENTO

- Intervista con padre Michele Simone -

 

I vescovi europei hanno ribadito ai cattolici l’importanza di partecipare alle elezioni Europee: si tratta – hanno detto – di un “dovere morale”. Dai candidati – aggiungono – è necessario attendersi il rispetto di alcuni valori: tra questi il rispetto della vita e dell’ambiente, la solidarietà con i più poveri, il sostegno della famiglia, la promozione della giustizia e della pace, il diritto dei genitori alla libera scelta del percorso formativo dei figli; e ancora l’accoglienza degli immigrati, l’onestà nella vita pubblica, il principio di sussidiarietà, il dialogo con le religioni e infine il riconoscimento nel preambolo della Costituzione europea delle radici cristiane del Continente.

 

Ma sull’importanza di queste elezioni europee ascoltiamo la riflessione di padre Michele Simone, vicedirettore della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica, al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – L’importanza per il futuro è certamente crescente, perché l’Europa ed anche il Parlamento europeo accresceranno il loro spazio di intervento. Nell’invitarli ad andare a votare, vorrei sottolineare come sia importante la presenza dei cattolici all’interno del Parlamento, proprio perché nella scorsa legislatura europea, anche se attraverso semplici raccomandazioni, sono state approvate delle indicazioni certamente contrarie alla visione cristiana della vita.

 

D. – Quindi che cosa c’è in gioco: i valori cristiani in Europa?

 

R. – I valori cristiani in assoluto certamente no. Però occorre una certa attenzione, una certa vigilanza, affinché le raccomandazioni approvate dal Parlamento non siano dominate da una visione laicista.

 

D. – Anche i vescovi europei hanno dato delle indicazioni?

 

R. – Sì, la Commissione degli Episcopati Europei ha approvato un lungo documento nel quale innanzitutto invita i cattolici a votare, sottolinea l’importanza per il futuro di una maggiore coesione all’interno dell’Unione Europea anche con i nuovi Paesi arrivati, e poi la necessità che i valori cristiani siano presenti all’interno delle raccomandazioni fatte dagli europei. Ancora una volta poi hanno sottolineato che nella nuova Costituzione sia importante il richiamo alle radici cristiane.

 

D. – Quindi, insieme al dialogo, anche un ritorno all’identità cristiana… 

 

R. – Sì, perchè il dialogo va fatto partendo dalla propria identità e non rinunciando alla propria identità. Certo, non una identità difesa fino all’ultima virgola, ma negli elementi essenziali certamente sì, altrimenti non è un dialogo nella verità, ma un dialogo compromissorio che non aiuta nessuno.

 

D. – Il cardinale Ratzinger ha parlato di un’Europa che rischia di non amare se stessa…

 

R. – Esattamente, di tradire quello che essa è, perché l’Europa volente o nolente è nata dall’annuncio cristiano. Pensiamo al lavoro che hanno svolto da un punto di vista culturale, tanto per ripetere una cosa nota ma che pure è una realtà, i monasteri nel Medioevo e quanto hanno contribuito alla cultura occidentale. Non si capisce perché, con un tratto di penna, bisogna mettere da parte tutto questo.

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UN CATTOLICO INDIANO DA SEI MESI IN PRIGIONE IN ARABIA SAUDITA PER AVER

PREDICATO IL VANGELO. LA PROTESTA DEI VESCOVI DELL’INDIA

- Intervista con padre Bernardo Cervellera -

 

La vicenda di Brian Savio O’Connor sta cominciando a scuotere l’opinione pubblica. Brian è un cattolico indiano, 36 anni, rinchiuso da sei mesi in un carcere in Arabia Saudita: tra le accuse c’è quella di aver predicato il Vangelo. Prima ad aver dato la notizia è stata l’agenzia  Asianews. La Conferenza episcopale indiana ha protestato con forza presso le autorità saudite. Ma finora non ha ricevuto alcuna risposta.

 

Ci racconta il fatto padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews. L’intervista è di Sergio Centofanti.

 

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R. – Il fatto è che sei mesi fa Brian O’Connor, un cattolico che lavora in Arabia Saudita, è stato arrestato dalla polizia religiosa saudita per tre motivi secondo l’accusa: per aver predicato il Vangelo, per uso di droghe e per aver bevuto del vino. Probabilmente il vino lo aveva per la Messa oppure, essendo cristiano, non vedeva nessun male nel bere vino. Per quello che riguarda l’uso di droga lui è riuscito a dire ai parenti che non è vero e che l’hanno accusato falsamente semplicemente per bloccarlo sulla terza accusa, cioè la predicazione del Vangelo. In pratica questo ragazzo è un evangelizzatore e quindi fa catechesi ai cristiani del posto. Come sappiamo i cristiani in Arabia Saudita hanno una situazione abbastanza difficile e devono incontrarsi sem-

 

 

pre un po’ in segreto perché è proibita la pratica e l’espressione delle altre religioni. Ma va detto un altro fatto a proposito di Brian O’Connor: lui ha detto che è stato torturato ed è stato malmenato e picchiato.

 

D. – Quindi in Arabia Saudita non c’è libertà religiosa?

 

R. – In Arabia Saudita c’è una libertà religiosa soltanto per l’Islam, perché è considerato tutto territorio sacro. Per le altre religioni il governo sopporta che gli stranieri – ci sono oltre 6 milioni di stranieri che lavorano nel Paese – in casa loro possano praticare una qualche fede, ma di per sé sarebbe proibito anche nelle proprie case, ed è vietato anche portare dei segni religiosi esterni.

 

D. – Quindi non ci sono chiese in Arabia Saudita?

 

R. – Non ci sono assolutamente chiese. C’è qualche volta la possibilità di celebrare in silenzio, di nascosto dentro le case, in qualche ambasciata più che altro per una benevolenza che scende dall’alto dei principi sauditi, ma non per una regola rispettata e riconosciuta dalla società. Per questo la polizia religiosa si sente in dovere di fermare qualunque rito religioso che i cristiani si trovano a fare, anche in segreto.

 

D. – Che cosa fa la comunità internazionale di fronte a questa situazione?

 

R. – La comunità internazionale nei confronti dell’Arabia Saudita è troppo dipendente dal petrolio e quindi praticamente si limita a consigliare, esortare i principi sauditi a fare qualche cosa. Il problema è che una parte della popolazione risponde ad un Islam molto fondamentalista che è l’Islam wahhabita, per cui i principi sauditi hanno o avrebbero qualche desiderio di fare qualche riforma anche sociale e politica, ma non osano perché hanno timore per il loro potere. Adesso per quanto riguarda specificamente la situazione di Brian O’Connor c’è il governo indiano che si è mosso, spinto dalla Chiesa, per avere almeno qualche informazione su questo poveretto e ci sono alcuni gruppi cattolici, in Italia e nel mondo, che stanno lanciando una campagna e-mail per chiedere appunto la liberazione di questo cattolico.

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PRESENTATO A MILANO IL NUOVO LIBRO DI GIOVANNI PAOLO II

“ALZATEVI, ANDIAMO” ALLA PRESENZA DEL CARDINALE TETTAMANZI

E DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA CASINI

- Con noi il porporato e il presidente della Camera -

 

E’ stato presentato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano il libro di Giovanni Paolo II “Alzatevi, andiamo!”, alla presenza dell’arcivescovo di Milano il cardinale Dionigi Tettamanzi, e il presidente della Camera dei Deputati Pier Ferdinando Casini. Il servizio di Fabio Brenna:

 

 

 

 

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“Credevamo di conoscere ormai tutto di Giovanni Paolo II, del suo magistero che dura da oltre 25 anni; ed invece, nel suo ultimo libro “Alzatevi, andiamo!”, ci apre nuovi orizzonti”.

 

Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha sintetizzato così il suo incontro con il libro che racconta delle esperienze episcopali del Papa, nel corso del confronto che ha sviluppato con l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Il presidente della Camera ha sottolineato come, attraverso l’esperienza di Giovanni Paolo II – come vescovo, prima, e come Papa, poi – si dischiuda il vero significato del concetto di autorità che è vera se si estrinseca come servizio, mezzo e strumento per realizzare un progetto. Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera italiana:

 

“Credo che il Santo Padre in questo libro faccia riferimento alla responsabilità del vescovo e dice a più riprese che l’ordinazione a vescovo che riceve un sacerdote non è un privilegio, ma un insieme di responsabilità maggiori e che lo spirito di responsabilità si sostanzia nel servizio. Credo che questo valga anche per gli uomini politici...”.

 

Dal canto suo, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha detto di aver colto in questo libro l’umanità di Giovanni Paolo II, che diventa attenzione per l’amicizia e per il ricercato contatto con la gente. Secondo il porporato, poi, il libro rivela una costante del Papa che è la ricerca della verità, un’attenzione che si rintraccia anche in molte encicliche del Papa. Il cardinale Dionigi Tettamanzi sottolinea quindi  un’altra centralità di questo libro:

 

“Uno dei concetti fondamentali del libro mi è parso essere quello della vocazione. Ogni uomo, nella sua unicità e irripetibilità, non è affidato al caso, ma è dentro un disegno, un disegno d’amore che è quello di Dio e da questo punto di vista l’uomo è grande proprio perché è pensato, desiderato e amato da Dio in ordine ad una straordinaria missione da compiere nella vita. Una missione che per un vescovo è innanzitutto dentro la Chiesa e al servizio della Chiesa, ma proprio per questo è anche dentro l’umanità e al servizio dell’umanità”.

 

Del resto, come hanno concluso poi sia il cardinale Tettamanzi sia il presidente della Camera Casini, citando il cardinale Wyszynski – riferimento ricorrente nell’esperienza descritta nel libro del Papa – ciò che demolisce la persona oggi è la paura di affrontare la verità.

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POSSO GUARDARE LA TV?” UN LIBRO PER RIFLETTERE SUL DIRITTO

DEI MINORI AD UNA TELEVISIONE DI QUALITA’

- Intervista con  Maria D’Alessio e Alfredo Galasso -

 

La tv per i minori non è una Tv minore: questa la premessa al libro “Posso guardare la Tv?”, edito da Franco Angeli, autrice Maria D’Alessio, ordinario di psicologia dell’età evolutiva all’Università “La Sapienza di Roma”. Un libro scritto per e con i bambini, ma rivolto agli adulti perché assumano tutte le responsabilità che il mezzo televisivo impone. Il volume documenta situazioni difficili, ambigue e pericolose vissute dai bambini davanti alla Tv, oltre che ricerche su modi e livelli di visione e di comprensione del messaggio televisivo da parte dei bambini. Ascoltiamo il servizio di Roberta Gisotti

 

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Posso guardare la Tv? Una domanda che i bambini quasi mai al giorno d’oggi rivolgono agli adulti. L’accendono e la vedono, anche di notte nelle loro camere da letto. Allora che fare? Maria D’Alessio.

 

R. - E’ una tecnologia ormai diffusa, quindi dobbiamo accettare che ci sia nelle nostre case. Il problema è che, come tutte le tecnologie, deve essere usata adeguatamente e quindi è molto importante che l’istituzione della ricerca e della formazione, cioè l’Università, intervenga con delle vere ricerche su questo argomento e che si avviino programmi di monitoraggio qualitativo della tv.

 

D. – Prof.ssa D’Alessio, dalla ricerca che lei ha fatto sul campo, che tipo di televisione viene fuori?

 

R. – Purtroppo viene fuori una televisione rozza, banale, volgare. In verità, nel mio libro la premessa l’ho fatta scrivere ad un giurista, perché volevo da lui un aiuto, disperata, per ricorrere alla legge, ma la legge è l’ultima risorsa di una civiltà, prima c’è la convivenza civile. I genitori hanno il diritto di avere una televisione che a monte produca programmi fatti bene. Il genitore non può correre per tutta la casa andando a spegnere il televisore o togliendo il telecomando al bambino. Il genitore deve essere sicuro che vengano prodotte buone cose. Attualmente i genitori non hanno la possibilità di scegliere. I programmi sono tutti uguali in tutti i canali e questo è contro gli interessi e i diritti dei cittadini.

 

Diritti dei minori in Tv fuorilegge, scrive nella prefazione del libro il prof. Alfredo Galasso, ordinario di Diritto privato all’Università di Palermo, ma di chi è la colpa?

 

R. - E’ un livello culturale che è assolutamente deficiente in questa direzione. C’è una preponderanza assoluta delle regole del mercato come se i prodotti da offrire ai bambini o addirittura i prodotti con i bambini siano misurati esclusivamente in termini di vendita sul mercato delle merci. Poi c’è anche la responsabilità di un legislatore pigro, lento.

 

D. – Sì, per assurdo, professore, abbiamo i bambini considerati davanti al televisore piuttosto che cittadini utenti, consumatori acquirenti, però, in altri campi il consumatore è tutelato. Qui non è tutelato neanche come consumatore ...

 

R. – Sì, parlavo infatti di diritti dei fanciulli come diritti senza poteri, perché tutto ciò che è previsto per la tutela dei consumatori non ha alcun riferimento agli utenti. Bisogna anche dire, però, che la tutela dei consumatori, che si è molto diffusa in questi anni su iniziativa del legislatore europeo, in realtà è una tutela tutta interna comunque alle regole del mercato e per la sopravvivenza del mercato delle merci. Qui facciamo riferimento a valori e principi fondamentali di natura meta-giuridica che trovano fatica ad entrare dentro questo sistema giuridico.

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AL VIA OGGI LA 50.MA EDIZIONE

DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI TAORMINA

- Intervista con Felice Laudadio -

 

Non solo mare e vestigia dell’antichità greca: da oggi Taormina si riveste di cinema. Si inaugura,infatti, questa sera la 50a edizione del Taormina BNL Film Festival, che quest’anno è dedicata a Michelangelo Antonioni. Felice Laudadio, dal 1999 Direttore Artistico del Festival, ce ne racconta l’anima. L’intervista è di Luca Pellegrini.

 

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R. – L’anima è una, ma in realtà poi si moltiplicano quando il lavoro consente di poterlo fare, ed è quella della ricerca di due o tre fattori. Uno di carattere pratico e materiale, cioè nuovi talenti che possano scaturire attraverso la scoperta che il Festival può permettere, nuovi talenti del cinema per il futuro. Taormina ha una grande tradizione in questo senso: cito Steven Spielberg con il suo primo film “Duel” e un altro grande nome, quello di Peter Weir il regista di “Picknick ad Hanging Rock”e “Truman show”. L’anima vera però è quella di utilizzare il cinema come uno strumento di riflessione, per esempio contro le guerre e contro la violenza. Noi, a luglio 2001, dedicammo il Festival al tema della guerra: “Il cinema contro la guerra”. Quest’anno è il cinema contro la degenerazione e la follia umana.

 

D. – Una delle sezioni che rendono particolarmente interessante e significativo il Festival del cinema di Taormina, è quella dedicata a delle vere e proprie lezioni di cinema con dei professori illustri e di primo piano. Può spiegare in cosa consistono queste lezioni?

 

R. - Noi abbiamo chiesto ad alcuni cineasti molto importanti di diversi luoghi del mondo di essere presenti a Taormina per presentare al mattino, alle 9.00, un proprio film sul quale, al termine, innestare un rapporto di domande e risposte con il pubblico formato soprattutto, all’80 per cento, da giovani provenienti da tutte le università e anche dall’estero, che vengono a seguire gli incontri e le lezioni di Margarethe von Trotta, di Peter Weir, di Jane Campion, di Francesco Rosi, di Michael Douglas, e si è aggiunta all’ultimo minuto anche una lezione di cinema di Luigi Magni, in occasione del tributo che intendiamo dedicare a Nino Manfredi, che peraltro l’anno scorso era qui con noi a Taormina. Questi incontri servono fondamentalmente a creare un rapporto tra chi i film li ha fatti, o nel caso di Douglas li ha interpretati, e gli studenti di cinema o il pubblico più generico, appassionato di cinema tanto da seguire le lezioni.

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CHIESA E SOCIETA’

13 giugno 2004

 

 

LE RELIGIOSE DELLA CROCE DEL SACRO CUORE DI GESU’, FONDATE DALLA VENERABILE MESSICANA CONCEPCION CABRERA DE ARMIDA, SPOSA E MADRE DI FAMIGLIA, HANNO FESTEGGIATO IERI I 100 ANNI DELL’ADORAZIONE EUCARISTICA PERPETUA, PECULIARITA’ DEL LORO CARISMA, CON UNA SOLENNE CONCELEBRAZIONE NELLA LORO CASA ROMANA, PRESIEDUTA DAL CARDINALE FRANCIS ARINZE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Cento anni orsono, esattamente il 29 giugno, le Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù iniziavano l’adorazione perpetua, perno fondamentale del loro carisma. Erano state fondate 7 anni prima, il 3 maggio 1897, dalla grande mistica messicana, Concepciòn Cabrera De Armida, da tutti conosciuta come Conchita, sposa e madre di famiglia, della quale sono state riconosciute le virtù eroiche da Giovanni Paolo II il 22 dicembre del 2000. In occasione del centenario, le Suore, che hanno una casa a Roma sulla Via Appia, hanno ieri pomeriggio fatto festa assieme ad amici e benefattori, con una concelebrazione presieduta dal cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il porporato all’omelia si è soffermato sull’importanza dell’adorazione eucaristica messa in risalto dal Papa nella sua Enciclica “Ecclesia de Eucharistia”, dello scorso anno. La spiritualità di Conchita e della sue figlie, le Religiose della Croce del Sacro Cuore di Gesù, trova la sua linfa vitale nell’Eucaristia che le Suore, in ogni loro casa, a turno adorano notte e giorno per la salvezza dell’umanità. 

 

 

NEGLI ULTIMI 40 ANNI LE DISUGUAGLIANZE NEL MONDO SONO AUMENTATE. LO HA

DENUNCIATO IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN, A CONCLUSIONE DEL VERTICE DEL G-77, SVOLTOSI VENERDI’ E SABATO A SAN PAOLO, IN BRASILE

 

SAN PAOLO. = Negli ultimi 40 anni, le disuguaglianze nel mondo sono aumentate. È quanto ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, a conclusione dei lavori dell’11esimo vertice del G-77, l’organizzazione che raggruppa i Paesi in via di sviluppo, svoltosi nei giorni scorsi a San Paolo, in Brasile. Nel suo intervento, Annan ha usato come punto di riferimento la prima Conferenza dell’Onu sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad), che si svolse nel 1964, e dopo la quale fu fondato, appunto, il G-77, che oggi comprende 135 Paesi. “Anche se alcune nazioni in via di sviluppo hanno fatto registrare enormi progressi - ha dichiarato il numero uno del Palazzo di Vetro – la triste verità è che il mondo, oggi, è molto più ineguale di quanto non fosse 40 anni fa”. “Le crisi dovute al debito estero hanno rivelato le gravi debolezze del sistema finanziario internazionale - ha aggiunto -. Troppe nazioni in via di sviluppo sono tuttora dipendenti dall’esportazione di materie prime per tutto o per la maggior parte dei loro introiti di valuta straniera, il che le rende vulnerabili al calo dei prezzi e all’instabilità dei mercati”. I Paesi del Terzo mondo – ha, inoltre, spiegato - soffrono anche della mancanza di accesso ai mercati delle nazioni sviluppate e di altre ingiustizie che rendono prioritaria la questione della correttezza del sistema di commercio globale”. “Se questi anni ci hanno insegnato qualcosa – ha concluso - è che le opportunità di sviluppo devono essere distribuite in modo più equo”. (D.G.)

 

 

SBLOCCARE I NEGOZIATI INTERNAZIONALI SUL COMMERCIO E STRAPPARE AL MONDO INDUSTRIALIZZATO UN AUMENTO DELLE CONCESSIONI VERSO I PAESI IN VIA DI

SVILUPPO. SONO I PRINCIPALI OBIETTIVI DELL’11.ESIMO VERTICE DELL’UNCTAD,

AL VIA DA DOMANI FINO AL 18 GIUGNO IN BRASILE

 

SAN PAOLO. = Al via da domani, fino al 18 giugno, l’11.esima riunione internazionale dell’Unctad, la Conferenza dell’Onu per il Commercio e lo sviluppo, istituita nel 1964. Il vertice sarà presieduto dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e dal segretario generale dell’Unctad, l’ambasciatore brasiliano ed ex-ministro degli Esteri, Rubens Ricupero. Vi parteciperanno, inoltre, una decina di capi di Stato, numerosi titolari del Commercio dei Paesi in via di sviluppo e circa 6.000 rappresentanti di 120 nazioni. Per garantire la sicurezza, l’esecutivo di San Paolo ha mobilitato 2.500 membri delle forze speciali e soldati dei corpi di elite, con una ventina di mezzi blindati e altrettanti  elicotteri. Durante l’evento, si svolgeranno varie riunioni parallele del cosiddetto G-20, il gruppo di Paesi emergenti con a capo Brasile, India e Sudafrica. Secondo il governo brasiliano, il vertice dell’Unctad sarà incentrato sulle strategie e sugli investimenti, per dare nuovo impulso allo sviluppo, e su un sistema produttivo più equo. Secondo il ministro Ricupero, uno degli obiettivi principali del summit sarà quello di “strappare al mondo industrializzato un aumento delle concessioni verso i Paesi in via di sviluppo”. La riunione tenterà, inoltre, di sbloccare i negoziati internazionali sul commercio, impantanati dopo il fallimento della conferenza del Wto (Organizzazione mondiale del commercio) a Cancun, in Messico, nel settembre scorso. (D.G.)

 

 

IN GIBUTI, ESPULSIONE PER TREMILA ETIOPI. SICUREZZA, SALUTE PUBBLICA,

DISOCCUPAZIONE I MOTIVI ADDOTTI DAL GOVERNO PER SPIEGARE IL PROVVEDIMENTO

 

GIBUTI. = Ordine di espulsione per tremila cittadini etiopi, che avevano chiesto, invano, lo status di rifugiato politico in Gibuti e che, invece, stanno per essere rimpatriati. A renderlo noto, il ministro dell’Interno della nazione del corno d’Africa, Abdoulkader Doualeh Wais,  precisando che “queste persone vivono nel nostro Paese da dieci anni, sebbene in Etiopia ormai non vi sia più la guerra, ma la democrazia”. Nel settembre dello scorso anno, il governo aveva intimato ai circa centomila immigrati illegali di abbandonare il Paese o di fare richiesta di asilo politico. Sicurezza e salute pubblica i motivi addotti dall’esecutivo per spiegare tale provvedimento. Oltre a questi, anche ragioni economiche: con il 50 per cento di disoccupazione  - avevano detto le autorità - su una popolazione di 640mila abitanti, la presenza di circa 100mila immigrati non era più sostenibile. Si stima che in nove mesi, 80mila clandestini abbiano lasciato di spontanea volontà Gibuti; ma che la metà dei 4mila richiedenti asilo abbiano vista respinta la loro domanda. Fonti governative precisano che coloro i quali hanno ricevuto il foglio di via, si trovano nel campo profughi temporaneo di Awr Aousa, nel sud del Paese, e verranno rimpatriati entro il 15 giugno. Mentre gli immigrati ai quali è stato concesso l’asilo, 4mila somali e 100 etiopi, verranno dislocati in altri accampamenti per rifugiati. (D.G.)

 

 

L’ANALISI DELLA CONDIZIONE SOCIO-POLITICA DELLA DONNA IN SUD-AMERICA E LO STUDIO DI UNA STRATEGIA PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA PARITA’ TRA I SESSI,

AL CENTRO DELLA NONA CONFERENZA REGIONALE SULLA DONNA.

 L’EVENTO SI E’ SVOLTO DAL 10 AL 12 GIUGNO A CITTA’ DEL MESSICO

 

CITTA’ DEL MESSICO. = Nonostante alcuni progressi, soprattutto nel campo dei diritti umani, le donne latinoamericane continuano ad essere discriminate in tutti i campi della vita sociale. Ne parla il rapporto del Cepal, la Commissione economica per l’America Latina e i Carabi, durante la nona edizione della Conferenza regionale sulla donna, conclusasi ieri a Città del Messico. Nel 2005, le donne in America Latina saranno 278, circa 4 milioni in più, rispetto ai 273, 4 milioni di uomini, tuttavia i secondi restano favoriti in ambito politico ed economico. “Le donne continuano a ricevere salari più bassi, circa il 68% dello stipendio che un uomo guadagna per lo stesso lavoro, e patiscono un maggiore indice di disoccupazione”, ha dichiarato Josè Luis Machinea, segretario esecutivo del Cepal. Il rapporto calcola che rispetto all’81% degli uomini, solo il 49,7% delle donne abbia un impiego remunerato e, pur andando a lavorare, non sono esentate dagli impegni domestici, che gli uomini stentano ancora a condividere. Alla conferenza, inaugurata lo scorso 10 giugno dal presidente messicano, Vicente Fox, da Machinea e dalla direttrice dell’Istituto Nazionale delle donne del Messico, Patricia Espinosa, sono intervenuti i rappresentanti delle Nazioni Unite e le delegazioni di tutti i Paesi membri del Cepal, capeggiate da ministri e segretari di Stato. Scopo dell’iniziativa: analizzare la condizione politica, economica e sociale della donna in Sud America e studiare una linea strategica per il raggiungimento della parità tra i sessi. “E’ necessaria una ridistribuzione del potere – sostiene il rapporto del Cepal – delle risorse, delle attività lavorative ma anche del tempo libero”. L’unico campo in cui le donne mantengono il primato è l’aspettativa di vita, con una media di 74, 5 anni, rispetto ai 68 per gli uomini. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 giugno 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Si sta per chiudere la maratona elettorale nei 25 Paesi dell’Unione Europea: dopo le consultazioni in Gran Bretagna, Olanda, Irlanda, Repubblica Ceca, Malta e Lettonia oltre 280 milioni di persone sono infatti chiamate alle urne per eleggere 732 deputati che dal prossimo 20 luglio siederanno a Strasburgo nel nuovo Parlamento. I risultati affluiranno nella notte, a Bruxelles, in una speciale sala stampa allestita dall’Europarlamento che mostrerà alle 22.45 la prima proiezione sulla composizione della nuova Assemblea poco dopo la chiusura delle ultime urne. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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In Gran Bretagna i risultati del voto europeo dovrebbero confermare l’esito delle elezioni amministrative che hanno visto scendere al terzo posto il partito laburista del premier Tony Blair dopo i conservatori e i liberali democratici. In Olanda, dove sono stati comunicati i risultati senza aspettare che si votasse negli altri Paesi dell’Unione, l’affluenza è stata di circa il 40 per cento i cristiani democratici, pur arretrando sensibilmente, si sono confermati primo partito con il 24,4 per cento dei consensi. Nella Repubblica di Irlanda, dove si è votato anche per le amministrative, sembra assumere particolare rilievo l’avanzata del Sinn Fein, l’ala politica del movimento indipendentista repubblicano, e l’arretramento del Fianna Fail, lo schieramento di centro destra guidato dal premier, Bertie Ahern. Il 79 per cento degli elettori ha inoltre detto ‘si’, con un referendum, a restrizioni per la concessione della nazionalità agli immigrati. I primi exit poll delle elezioni svoltesi nella Repubblica Ceca, uno degli otto Paesi ex comunisti entrati a far parte dell’Unione Europea dallo scorso primo maggio, assegnano la vittoria all’attuale opposizione di centrodestra, euroscettica. A Malta, dove è stata massiccia la partecipazione al voto, si potrebbe registrare la più alta percentuale di affluenza tra i Paesi dell’Unione. In Lettonia ha votato il 38, 1 per cento degli aventi diritto e secondo due exit poll pubblicati dopo la  chiusura dei seggi, il governo di coalizione ha subito una pesante sconfitta, a vantaggio dell’opposizione di destra. In Italia, dove secondo il ministero dell’Interno l’affluenza alle urne fino alle 12 di oggi è stata del 34,1 per cento, l’opposizione ha accusato il primo ministro Silvio Berlusconi, di aver violato il silenzio elettorale dopo aver votato in un seggio milanese. In Germania, i sondaggi danno inoltre in netto calo i socialdemocratici del cancelliere Gerhard Schroeder e si prevede una scarsa affluenza. Basso tasso di partecipazione anche in Francia dove a mezzogiorno ha votato soltanto il 13,56 per cento degli elettori. In Lituania, infine, doppio appuntamento elettorale: si vota infatti anche per le presidenziali. I sondaggi danno per favorito l’ex presidente centrista Valdas Adamkus.

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 Non si arresta la spirale di sangue in Iraq, dove 16 iracheni sono morti e 24 feriti nell’esplosione di un’autobomba, a sud-est di Baghdad. E, all’indomani dell’uccisione del vice ministro degli Esteri iracheno, Bassam Qubba, si registra l’assassinio di un altro funzionario governativo. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.

 

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Secondo la polizia locale, due squadre di pattuglia hanno cercato di intercettare un’automobile sospetta che si stava dirigendo verso una base militare americana, nel distretto di Al Roushtanya. Appena hanno affiancato il veicolo, si è verificata la deflagrazione. A Ghazaliya, un sobborgo ad ovest di Baghdad, il capo del dipartimento relazioni pubbliche del ministero dell’Educazione iracheno, Kamal al Jarrah, è stato ucciso in un agguato, da ignoti, mentre usciva di casa. Assassinato, sempre nella capitale, un docente universitario. Sangue anche a Sadr City, dove sei iracheni, tra cui quattro civili, hanno perso la vita in scontri divampati nella notte, tra truppe statunitensi e fedelissimi del leader radicale sciita, Moqtada al Sadr. Stando a quanto riferito da un suo stretto collaboratore, il giovane imam sembra intenzionato a fondare un partito che si presenterà alle elezioni politiche in programma per gennaio 2005. A Kirkuk, in diversi attacchi, sono rimasti uccisi un religioso curdo, un civile iracheno e un agente di polizia, ex membro del consiglio comunale durante il regime di Saddam Hussein. E proprio il più importante dei palazzi dell’ex dittatore, oggi quartier generale dell’Autorità provvisoria della coalizione, è stato raggiunto da due colpi di mortaio, che hanno provocato, per fortuna, solo danni all’edificio. Circa la vicenda dei tre ostaggi italiani e di uno polacco, il generale americano, Mark Kimmit, ha smentito che vi sia stata alcuna trattativa con i rapitori, ribadendo che si è trattato di un blitz, e ha riferito che quattro sequestratori sono stati arrestati. Intanto, nelle ultime ore, altri due ostaggi, un turco e un egiziano, sono stati rilasciati. Sempre da fonti militari Usa, si è appreso che almeno 1.400 detenuti iracheni saranno liberati o trasferiti in carceri controllate dagli iracheni stessi entro il 30 giugno. A fine mese, inoltre, la coalizione chiuderà la prigione di Camp Cropper, nei pressi dell’aeroporto di Baghdad, mentre resterà operativa quella di Abu Ghraib. Infine, secondo il quotidiano britannico, The Independent on Sunday, il premier Tony Blair, sfidando il malcontento degli elettori, annuncerà, tra un paio di settimane, l’invio in Iraq di altri tremila soldati.

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 L’uccisione ieri a Riad di un cittadino americano che lavorava per una compagnia petrolifera, il sequestro, ancora non  confermato, di un altro statunitense scomparso nelle ultime ore nella capitale saudita, ed il video con l’assassinio, avvenuto la scorsa settimana, di un ingegnere americano di origine ebraica. Sono le drammatiche rivendicazioni della rete terroristica di Osama Bin Laden contenute in un comunicato pubblicato da diversi siti internet islamici. Nel documento Al Qaeda precisa, inoltre, di aver compito queste azioni “per vendicare il maltrattamento” subito dai prigionieri musulmani nella base statunitense di Guantanamo, a Cuba.

 

 In Medio Oriente il principale gruppo militante palestinese, Hamas, ha minacciato di continuare a combattere anche dopo il ritiro unilaterale dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza, promesso per l’anno prossimo dal premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon. Il movimento estremista ha anche fatto sapere che colpirà obiettivi israeliani fino a quando i militari non si saranno ritirati anche dalla Cisgiordania e da Gerusalemme Est. Alle minacc espresse da Hamas ha fatto eco quello delle ‘Brigate martiri di Al-Aqsa’. In un comunicato il gruppo afferma inoltre che non accetta la proposta di integrazione nelle forze di sicurezza palestinesi, come proposto dal presidente Yasser Arafat, e anzi minaccia una scissione da al Fatah, movimento politico fondato dall’anziano leader palestinese.

 

 Sono iniziate questa mattina le operazioni di voto per le elezioni presidenziali in Serbia, le quarte in meno di due anni. Le tre consultazioni precedenti sono state invalidate per un’affluenza  inferiore al 50 per cento. Per questo nuovo appuntamento con le urne, al quale sono chiamati oltre sette milioni di serbi, il Parlamento di Belgrado ha abolito il quorum ed il candidato che al secondo turno riceverà più preferenze diventerà presidente a prescindere dall’affluenza. Favorito, secondo i sondaggi, l’ultranazionalista Tomislav Nikolcic, del Partito radicale. Altri candidati di punta sono Boris Tadic, erede del Partito democratico del premier Zoran Djindjic assassinato a Belgrado nel 2003, Dragan Marsicanin, braccio destro dell’ex presidente Vojislav Kostunica, e Bogoljub Karic, magnate delle telecomunicazioni, dell’imprenditoria e delle finanze.

 

In Afghanistan, le prime elezioni politiche e presidenziali dopo la caduta del regime talebano sono state rinviate a data da destinarsi. La consultazione, già rimandata una volta, si sarebbe dovuta tenere nel mese di settembre. Questo ulteriore slittamento è dovuto alla mancanza di fondi e al decreto presidenziale, firmato lo scorso 5 giugno, che prevede un arco temporale di almeno 120 giorni tra la definizione delle circoscrizioni e l’organizzazione delle elezioni. Nel sud-est dello Stato asiatico sono intanto stati uccisi, nelle ultime tre settimane, più di 80 presunti taleban nel corso di una vasta operazione condotta da soldati americani con la collaborazione dell’esercito afghano.

 

 

 

 

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