RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 160 - Testo della trasmissione di martedì 8 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Celebrato a Fulda
l’apostolo della Germania, San Bonifacio: il messaggio di Giovanni Paolo II.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nota
della Cei dedicata alle parrocchie italiane
Liberati
i tre ostaggi italiani insieme ad un polacco
Il
Consiglio di sicurezza dell’Onu vicino al voto sulla nuova risoluzione per
l’Iraq
Nuovo
comunicato di Al Qaeda che minaccia di colpire l’Arabia Saudita e importante
arresto in Italia di un uomo sospettato di essere coinvolto negli attentati di
Madrid
Le
Nazioni Unite condannano la presa della città congolese di Bukavu da parte
delle milizie filoruandesi.
8 giugno 2004
IL PAPA HA NOMINATO IL CARDINALE SODANO LEGATO
PONTIFICIO AI FUNERALI
DELL’EX PRESIDENTE DEGLI STATI
UNITI, RONALD REAGAN,
CHE SI SVOLGERANNO VENERDI’ PROSSIMO A WASHINGTON
- A cura di Roberta Gisotti -
Giovanni Paolo II invierà il
cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, come suo rappresentante personale
ai funerali dell’ex presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, spentosi
sabato scorso a Los Angeles, dopo lunga malattia. Il rito funebre avrà luogo venerdì
prossimo nella Cattedrale Nazionale di Washington, dove domani è attesa la
salma dell’ex capo della Casa Bianca.
E quest’oggi è stato reso noto
il telegramma inviato dal Papa - all’indomani della scomparsa di Ronald Reagan
- alla moglie Nancy. Il Santo Padre, esprime tristezza per l’evento luttuoso
assicurando le sue preghiere per l’eterno riposo di Reagan, di cui ricorda “con
profonda gratitudine” “il fermo l’impegno a servizio della nazione e della
causa della libertà così anche la sua costante fede nel valori umani e
spirituali che assicurano un futuro di solidarietà, giustizia e pace nel nostro
mondo”.
CELEBRATO A FULDA L’APOSTOLO
DELLA GERMANIA, SAN BONIFACIO.
MESSAGGIO D’INCORAGGIAMENTO DEL PAPA AI TEDESCHI
PERCHE’ SEGUANO IL SUO ESEMPIO DI FEDE SOLIDA PURE TRA
TANTE DIFFICOLTA’
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Apostolo della Germania, vescovo
e martire: sono trascorsi 1250 anni dalla morte di San Bonifacio, monaco
benedettino, nato da nobile famiglia inglese nel Devonshire, e dedicato
all’evangelizzazione delle popolazione germaniche oltre il Reno. Una ricorrenza
particolarmente cara alla Chiesa cattolica tedesca che, in questi giorni, ha
festeggiato San Bonifacio, nella città di Fulda, dove è stato sepolto secondo
il suo desiderio, dopo l’uccisione ad opera dei pagani nel 754, quando aveva
circa 80 anni, vecchio eppur infaticabile predicatore.
In occasione di questo
anniversario il Papa ha indirizzato una Lettera all’attuale vescovo di Fulda,
mons. Heinz Josef Algermissen, ed anche il presidente della Repubblica tedesca,
Johannes Rau, ha inviato un messaggio. L’evento è stato suggellato da una Santa
Messa celebrata, sabato scorso nel duomo di Fulda, dal cardinale Walter Kasper,
a cui hanno partecipato 25 mila persone, che hanno affollato la piazza antistante.
Nella Lettera pontificia – che è stata letta dal nunzio apostolico in Germania,
mons. Erwin Josef Ender – Giovanni Paolo II ha rivolto un appello perché la
memoria di San Bonifacio sia d’incoraggiamento per dare testimonianza di una
Chiesa viva, animata da una fede solida. Il Santo Padre ha sottolineato pure la
stretta adesione che Bonifacio aveva con il Pontefice romano; un esempio dunque
per i cristiani di oggi in questa sua fedeltà al Papato, come centro dell’unità
ecclesiale.
Alle parole del Papa ha fatto
eco il cardinale Kasper nella sua omelia.
Pure se il mondo è certamente mutato dai tempi di Bonifacio – ha
osservato il porporato – il fondamento della fede, che ha posto rimane sempre
lo stesso. Anche Bonifacio aveva problemi, delusioni e fallimenti ed alla fine
della sua vita pensava che la sua opera fosse fallita, ma nonostante tutto
andava sempre avanti.
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UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze: l’arcivescovo
Augustine Kasujja, nunzio apostolico in Madagascar, in Maurizio e nelle
Seychelles, delegato apostolico nelle Isole Comore, con funzioni di delegato
apostolico in La Riunione; alcuni presuli della Conferenza Episcopale della
Colombia in visita "ad Limina".
Il Pontefice ha nominato vescovi ausiliari
dell'arcidiocesi di Philadelphia negli Usa: mons. Joseph Robert Cistone, del
clero della medesima arcidiocesi, vicario per l’amministrazione, assegnandogli
la sede titolare vescovile di Case Mediane; e mons. Joseph Patrick McFadden, del
clero della medesima arcidiocesi, parroco della “Saint Joseph Parish” a
Downingtown, assegnandogli la sede titolare vescovile di Orreomargo.
Mons. Joseph Robert Cistone è nato il 18 maggio 1949
a Philadelphia in Pennsylvania ed è stato ordinato sacerdote il 17 maggio 1975.
Mons. Joseph Patrick McFadden è nato il 22 maggio 1947 anch’egli a Philadelphia
ed è stato ordinato sacerdote il 16 maggio 1981.
Il Papa ha nominato segretario della Commissione
interdicasteriale permanente per la Chiesa in Europa Orientale l'arcivescovo
Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di
Stato.
Il Santo Padre ha quindi nominato membri del
Pontificio Comitato di Scienze Storiche il padre gesuita Marcel Chappin, della
Pontificia Università Gregoriana in Roma, il prof. Lamin Sanneh, docente presso
la Yale University nel Connecticut (U.S.A.), e il prof. Johannes Helmrath, docente
presso la Facoltà di Filosofia presso la Humboldt-Universität di Berlino.
L’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO PUBBLICHERA’
ENTRO GIUGNO L’INVENTARIO
DELL’UFFICIO INFORMAZIONI
PER I PRIGIONIERI DI GUERRA CREATO DA PIO XII NEL
1939
L'Archivio Segreto Vaticano pubblicherà, entro
questo mese di giugno, l’inventario dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i
prigionieri di guerra istituito da Pio
XII nel 1939 e attivo fino al 1947.
Si tratta di due volumi di oltre
1.500 pagine ai quali sono stati allegati otto DVD che riguardano le schede
autentiche di oltre 2.100.000 nomi di prigionieri di cui si richiesero notizie.
L’Ufficio
Informazioni - le cui carte gli studiosi potranno personalmente consultare dal
prossimo 15 settembre - venne creato da Papa Pacelli per mettere in contatto le
famiglie smembrate dal conflitto e venire incontro alle innumerevoli richieste
relative ai profughi, ai dispersi, ai prigionieri militari e civili e assicurare
loro assistenza spirituale e materiale: una gigantesca opera di reperimento di
notizie delle persone che la guerra separava.
La
documentazione offre la testimonianza dell’ampia opera caritativa e sociale ispirata
ai principi di universalità e imparzialità svolta dal pontificato di Pio XII.
Si
trovano dati relativi ai perseguitati per motivi politici, religiosi e
razziali; racconti di guerra; voci dalla prigionia; i dimenticati in Russia.
La
particolare iniziativa assunta dall’Archivio Segreto Vaticano si colloca nella
scia delle direttive e della volontà espresse più volte da Giovanni Paolo II di
aprire progressivamente le fonti degli Archivi Vaticani anche per le epoche più
vicine a noi nella consapevolezza di rendere un solido servizio alla cultura e
alla verità storica senza clamori, timori o remore.
RISPETTARE L’IDENTITÀ DEI MIGRANTI E QUELLA DI CHI
LI ACCOGLIE:
IL CARDINALE FUMIO HAMAO PARLA
DELLA RECENTE ISTRUZIONE DAL TITOLO
“LA CARITA’ DI CRISTO VERSO I MIGRANTI”
- Intervista con il porporato -
Continua a far parlare la
recente Istruzione del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti dal
titolo “La carità di Cristo verso i migranti”. Il documento ha sottolineato la
necessità del dialogo, della solidarietà e dell’accoglienza e ha chiesto con
forza alla comunità internazionale di rispettare i diritti dei migranti, dei
rifugiati e delle loro famiglie. Nello stesso tempo ha però esortato le
comunità cristiane ad un maggiore discernimento nell’incontro con le diverse
culture, conservando e rivitalizzando la propria identità. Ma come è stato
trattata questa Istruzione dai mass media? Giovanni Peduto lo ha chiesto al
cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del dicastero vaticano per i migranti.
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R. – Purtroppo la lettura della
nostra Istruzione, come è risultata nei mass media, è stata assai riduttiva,
concentrandosi praticamente su un solo argomento, e in relazione con i nostri
fratelli musulmani. La caratteristica del documento è invece un grande
equilibrio, sia tra evangelizzazione e dialogo, tra missione e promozione
umana, o accoglienza e solidarietà come si dice, tra rispetto dell’identità dei
migranti e di quella di chi riceve.
D. – L’Istruzione sconsiglia i matrimoni
misti e fa riferimento in particolare ai musulmani, frutto – si dice – di
“amare esperienze”. Perché?
R. – Pregherei di leggere bene i
numeri 63 e 67 per capire il punto di vista ecclesiale, che è poi quello di
sempre. Tutte le parole vi sono accuratamente pesate. Per quel che riguarda la
considerazione di “amare esperienze”, non si può negare che tali siano per
molti, nel caso di matrimoni celebrati, nonostante tutto, con dispensa ecclesiastica.
Essa è e rimane possibile qualora vi siano le previe necessarie condizioni.
D. – Come sta procedendo
l’integrazione dei migranti musulmani nei Paesi a maggioranza cristiana?
R. – La parola “integrazione” ha
un contenuto di non facile determinazione. Le situazioni, poi, variano da Paese
a Paese. Si può dire, certo, che i migranti musulmani, in genere, hanno più
difficoltà di altri ad integrarsi. Comunque faccio eco alle parole del Santo Padre,
riportate al n. 2 di “Erga Migrantes Caritas Christi”, e cioè, cito:
“Sono molte le civiltà che si sono sviluppate e arricchite proprio per gli
apporti dati dall’immigrazione. In altri casi, le diversità culturali di
autoctoni e immigrati non si sono integrate, ma hanno mostrato la capacità di
convivere, attraverso una prassi di rispetto reciproco delle persone e di accettazione
o tolleranza dei differenti costumi”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
il giornale un articolo di riflessione di Giampaolo Mattei sul viaggio
apostolico di Giovanni Paolo II in Svizzera.
Allegato
al giornale un inserto speciale con i discorsi in lingua originale pronunciati
dal Papa durante la visita.
Sempre
in prima, il telegramma di cordoglio del Santo Padre per la morte dell'ex Presidente
degli Stati Uniti, Ronald Reagan.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata alla figura del Cardinale Agostino Casaroli nel
sesto anniversario della morte.
Nelle
estere, in rilievo l'Iraq: si profila il "sì" alla risoluzione Onu;
nel frattempo non si arrestano gli atti di violenza.
Nella
pagina culturale, nell' "Osservatore libri", un approfondito
contributo di Gino Concetti sull’”Enchiridion della Pace”: una raccolta di
documenti da Leone XIII a Giovanni XXIII
Nelle
pagine italiane, in primo piano l'acceso dibattito, in sede politica, riguardo
alla risoluzione Onu sull'Iraq.
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8
giugno 2004
MEDIO
ORIENTE E AFRICA LA CENTRO
DEL
VERTICE DEL G8 AL VIA OGGI A SEA ISLAND
-
Intervista con Sergio Marelli -
Terrorismo
internazionale, Iraq, crisi israelo-palestinese e debito estero dei Paesi africani.
E’ un’agenda a 360 gradi quella che si propone di affrontare il vertice del G8
che prende il via oggi a Sea Island, nello Stato americano della Georgia. Sugli
obiettivi che si pongono i Paesi industrializzati in questo incontro, Giancarlo
La Vella ha sentito il parere di Sergio Marelli, presidente dell’associazione
delle Ong italiane:
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R. – Concordo intanto su questa agenda importante e vasta
del G8. Ci sono otto tra i più grandi Paesi donatori, otto Paesi ricchi, otto
grandi della Terra. La loro influenza sui destini del mondo è, e deve essere,
questo è il nostro richiamo, proporzionale alla responsabilità che essi
assumono: a partire dal destinare delle risorse adeguate e sufficienti per
risolvere i grandi drammi dei Paesi in via di sviluppo, e anche soprattutto sul
discorso della pace, che è un discorso di grande attualità in questo momento.
D. – In testa all’agenda la situazione irachena. L’Iraq ha
sicuramente bisogno dell’avvio di un rinnovo istituzionale, ma ha soprattutto
bisogno di ricostruzione. Come fare a coinvolgere gli iracheni?
R. – Gli interessi dei Paesi che sono presenti oggi in
Iraq, devono essere subordinati agli interessi espressi oggi finalmente da un
nuovo governo locale, e comunque più in generale dagli interessi espressi dalla
popolazione. Occorrono grandi interventi strutturali, dall’acqua, alla sanità,
alla rete stradale ecc., e tutto questo va fatto coinvolgendo le organizzazioni
locali.
D. – Al G8 di Sea Island si parlerà anche di Africa. Voi
più di una volta avete parlato di cancellare il debito estero dei Paesi più
poveri, in particolare di quelli africani…
R. – Sicuramente il debito resta uno dei problemi più
importanti, nel senso che lasciare il debito è come togliere ogni possibilità,
ogni opportunità perché questi Paesi recuperino, rientrino nelle possibilità di
garantire uno sviluppo alle proprie popolazioni. Bisogna soprattutto
sensibilizzare le popolazioni e le società dei nostri Paesi ricchi. Ed anche
per questo, insieme alle Ong dei sette Paesi che fanno parte del G8, abbiamo
redatto un appello, con il quale si richiama la grande responsabilità che i
governi del G8 hanno per il raggiungimento degli obiettivi del millennio, che
sono stati sottoscritti alla fine del 2000, come obiettivi da raggiungere entro
il 2015. Il nostro appello rivolto a tutti i capi di Stato, a tutti i capi di
governo del G8, è un appello per non far loro dimenticare che questi impegni
che hanno sottoscritto sono degli impegni vincolanti, per garantire uno
sviluppo ed un futuro ai Paesi poveri, ma anche per garantire un futuro di
sicurezza e di pace ai nostri Paesi.
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-
Ai nostri microfoni, l’arcivescovo Francesco Cacucci -
Nell’imminenza
della solennità del Corpus Domini, è stato presentato oggi ai Musei Vaticani,
il 24.mo Congresso eucaristico nazionale, che si terrà a Bari – dal 21 al 29 maggio
del 2005 – sul tema “Senza la domenica, non possiamo vivere”. La conferenza
stampa si è svolta accanto alle stanze di Raffaello, dove si trova la
“Disputa”, capolavoro del pittore rinascimentale, incentrato proprio sul “Mistero
Eucaristico”. Il tema del Congresso, ha detto l’arcivescovo Angelo Comastri –
presidente del comitato per i Congressi eucaristici nazionali – ci impegna a
testimoniare il significato del tempo “in una società che non riesce più a dare
significato al tempo”. Dal canto suo, il segretario generale della Cei, mons.
Giuseppe Betori, ha affermato che il Congresso eucaristico di Bari vuole
ribadire che il giorno del Signore, con al centro l’Eucaristia, va
“riconosciuto come momento costitutivo della vita cristiana”. Alla conferenza
di stamani è intervenuto anche l’arcivescovo di Bari, mons. Francesco Cacucci,
che – al microfono di Alessandro Gisotti – spiega nascita e significato del
tema “Senza la domenica, non possiamo vivere”:
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R. - Parte da quell’espressione dei martiri di Abitine,
dell’inizio del IV secolo, presso l’antica Cartagine, l’attuale Tunisi, che
vengono scoperti dall’autorità romana a celebrare nel giorno di domenica. Ai
romani non interessava la religione cristiana vissuta privatamente, interessava
che non si manifestasse pubblicamente nelle riunioni, specie domenicali. Alla
domanda del giudice, un laico, un certo Emerito, risponde: “Perché senza la
domenica non possiamo vivere”, l’espressione “sine Dominico non possumus”. Dominicum
significa Gesù risorto, significa la Chiesa e la celebrazione dell’Eucaristia.
Ne va allora dell’identità del cristiano. Non può esserci cristiano senza la
celebrazione dei Misteri il giorno del Risorto e non può esserci celebrazione
dei Misteri senza il cristiano.
D. – C’è una prospettiva ecumenica in questo Congresso
eucaristico a Bari che, come il Papa ha sottolineato, è una città in cui c’è
compresenza del mondo latino e bizantino?
R. – La motivazione ecumenica è prevalente. La
celebrazione del Corpus Domini precede la divisione delle Chiese. Risale al
Medio Evo, quando la Chiesa era indivisa. Quindi, soprattutto con il mondo
ortodosso il riferimento alla domenica è costante. Tant’è che gli incontri che
abbiamo già avuto con rappresentanti del mondo ortodosso permettono di
comprendere come sul tema della domenica possiamo già camminare insieme.
D. – Che cosa ci si attende da questo 24.mo Congresso
eucaristico? Quali saranno i frutti?
R. – Io mi auguro che la Chiesa oggi faccia sentire al
mondo la nostalgia dell’incontro con Gesù risorto e soprattutto la nostalgia di
un giorno di festa, che non diventi un giorno soltanto di evasione.
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APERTO
A ROMA IL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI SULLA FAMIGLIA.
LANCIATO
UN APPELLO ALLE FAMIGLIE CRISTIANE PERCHE’, UNITE,
FACCIANO SENTIRE LA LORO VOCE NELLA SOCIETA’
Il
cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha
aperto ieri sera in san Giovanni in Laterano il convegno ecclesiale della
diocesi di Roma sul tema: “Famiglia, diventa ciò che sei…nella Chiesa e nella
società”. Si tratta di fare un bilancio al termine del primo anno del programma
pastorale triennale dedicato alla famiglia. Numerosissimi i partecipanti.
Domani sera la conclusione dei lavori. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il
cardinale Ruini, aprendo il convegno, ha rilevato che qualcosa sta cambiando in
Italia: finalmente - ha detto - c’è una nuova e maggiore attenzione del mondo
della cultura, della politica e dell’economia alla famiglia e ha ribadito che
senza figli non c’è futuro. Il vicegerente della diocesi mons. Luigi
Moretti ha esortato le famiglie cristiane
ad uscire dall’isolamento delle proprie case per andare incontro alle altre famiglie,
dove “la luce di Cristo è spenta da troppi anni”. “Una famiglia lasciata sola
in una società dove certi valori né si praticano, né si insegnano, ma molto
spesso si irridono o si disprezzano è una famiglia esposta al naufragio,
innanzitutto nel compito educativo verso i figli”.
E in un mondo in cui fanno sempre più rumore le cattive
notizie, l’obiettivo è quello di annunciare la buona notizia che “è possibile
anche oggi essere famiglia, unita, stabile, felice, solidale”, capace di amare
e di perdonare. Nelle famiglie cristiane che vivono insieme, nella preghiera,
nel divertimento, nell’aiuto reciproco, i figli – ha detto mons. Moretti -
“assimileranno i valori cristiani coll’aria che respirano”. Vedranno coi loro
occhi se questi valori sono tradizionalismo superato, come sentono dire, oppure
realtà gioiosa da vivere.
Anche la presidente del Forum delle Associazioni Familiari
Luisa Santolini ha esortato le famiglie ad uscire dal chiuso della propria casa
per aprirsi alle sfide del mondo nella consapevolezza di essere protagoniste
della cosiddetta politica familiare, assumendosi la responsabilità di
trasformare la società. “Diversamente - come ha detto Giovanni Paolo II nella
Familiaris Consortio - le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che
si sono limitate ad osservare con indifferenza”. La famiglia - ha quindi
sottolineato la Santolini - “non è e non può essere solo una questione
cattolica”: riguarda invece tutti i cittadini e il futuro stesso della società.
La cosa indispensabile - ha rilevato - è che i cattolici stessi ne siano convinti
e a questo punto si è chiesta: ma “se ne siamo convinti, perché non siamo
convincenti? Perché non siamo contagiosi?”.
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PER LA
PRIMA VOLTA DALL’INVENZIONE DEL CANNOCCHIALE,
TUTTA
L’EUROPA HA POTUTO OSSERVARE, OGGI, IL TRANSITO DI VENERE SUL SOLE.
SI TRATTA DI UN FENOMENO MOLTO RARO CHE SI
VERIFICA 4 VOLTE OGNI 243 ANNI.
- Intervista con Costantino Sigismondi e padre
Sabino Maffeo -
Telescopi
puntati su Venere, oggi: dalle 7.20 di stamani per sei ore, una mini eclisse è
stata determinata dal transito di questo pianeta sulla parte inferiore del
disco solare. In sostanza, gli osservatori hanno potuto ammirare una macchia
nera stagliarsi sulla superficie del Sole. Si tratta di un fenomeno molto raro,
che si verifica quattro volte ogni 243 anni. Ce ne parla Dorotea Gambardella.
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(musica)
Quello odierno è il primo
transito di Venere sul Sole visibile da tutta l’Europa da quando è stato
inventato il cannocchiale, tra la fine del 1500 e gli inizi del ‘600. Prima di
allora, l’ultimo passaggio osservato da tutti i Paesi europei era avvenuto
oltre 700 anni fa. Peccato, dunque, per chi ha perso lo spettacolo di oggi,
anche perché, secondo gli astronomi, condizioni ottimali, nelle quali il
transito sarà visibile da ogni parte del nostro Continente, si avranno soltanto
fra 243 anni, esattamente l’11 giugno 2247. Si tratta, quindi, di un fenomeno
molto raro, come ci conferma il prof. Costantino Sigismondi, docente di Storia
dell’Astronomia, presso l’Università di Roma, La Sapienza:
R. – Il transito di Venere nella storia dell’umanità, dopo
Keplero, è accaduto cinque volte: 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882, ed ogni volta
che ricapitava trovata l’umanità in una condizione scientifico-tecnologica
diversa, più evoluta. Nel 1639 ci furono solo due persone che lo videro, nel
1769 addirittura molti, come il capitano Cook, viaggiarono dall’altra parte del
mondo per vederlo da Tahiti; nell’800 fu visto da tutto il mondo mediante la fotografia.
D. – Perché si verifica questo
fenomeno?
R. – L’orbita di Venere e l’orbita della Terra non
giacciono sullo stesso piano. Questi due piani si intersecano su una linea.
Quando la Terra si trova su questa linea ed anche Venere si trova su quella
linea è possibile avere il transito. Questo è possibile soltanto ogni 243 anni
sulla stessa posizione oppure nel nodo opposto – il punto di intersezione tra
questi piani si chiama, appunto, nodo – è necessario aspettare soltanto 121, 5
anni.
(musica)
Ma qual è, oggi, l’importanza
di questo avvenimento? Abbiamo rivolto la domanda a padre Sabino Maffeo della
Specola Vaticana:
R. – L’importanza ce l’aveva
qualche secolo fa, in quanto dava la possibilità di misurare la distanza di
Venere dalla Terra. Questo oggi è sorpassato, perché la distanza tra Venere e
la Terra si misura con molta maggiore precisione col radar. Si manda un’onda di
radar sopra Venere e si aspetta che torni l’eco. Il tempo intercorso tra
l’andata e il ritorno di questo segnale radar permette di conoscere la distanza
Venere-Terra. Non ha quindi più un interesse scientifico. E’ pero una cosa
molto interessante proprio perché è molto rara.
D. – A quale riflessione ci
induce questo avvenimento?
R. – Per chi crede, queste cose
non fanno che aiutare a radicarsi nella fede. E non perché la scienza dimostri
l’esistenza di Dio, ma perché momenti come questi ispirano, sempre di più,
pensieri verso il Creatore.
(musica)
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8
giugno 2004
ALLARME
DEL PAM PER LA CRISI IN DARFUR: SERVONO MILIONI DI DOLLARI
PER SFAMARE
IL MILIONE DI SFOLLATI DALLA REGIONE SUDANESE, PRIMA DELL’ARRIVO DELLE PIOGGE.
AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA:
I
MILIZIANI STANNO DISTRUGGENDO UN POPOLO
KARTHOUM.= La situazione in Darfur, la regione del
Sudan occidentale teatro da più di un anno di una drammatica guerra intestina,
da più parti ritenuta un autentico genocidio, “diventa ogni giorno sempre più
critica e il peggio deve ancora venire”. L’allarme, riferito dalla Misna, viene
dalle parole di Ramiro Lopes da Silva, direttore del Programma alimentare
mondiale (Pam) nel Paese africano. A fargli eco è il rappresentante
dell’organizzazione nel confinante Ciad, Philippe Guyon Le Bouffe: “La sfida di
garantire cibo ai rifugiati lungo una frontiera di 600 chilometri, dove non ci
sono praticamente strade, è di per sé immensa. Ora le piogge renderanno più
difficili i nostri sforzi”. La “crisi umanitaria si fa ogni giorno più grave e
il numero delle persone che soffrono a causa della guerra è quasi raddoppiato a
due milioni”, si legge in un comunicato dell’agenzia Onu. Sia all’interno del
Darfur che in Ciad, i civili hanno bisogno di assistenza, per la quale il Pam
ammette di non avere fondi sufficienti e lancia un appello alla comunità internazionale.
Finora, del programma da 200 milioni di dollari per due milioni di sfollati sudanesi
(anche se per ora il loro numero è fermo a poco più di un milione), il Pam ha
finora raccolto poco meno di un terzo di questa cifra. Per quanto riguarda le
accuse di genocidio, è un duro comunicato di Amnesty International a gettare
nuova luce sui fatti: “Dalle informazioni raccolte – si legge - è emerso un
vero e proprio sistema di violazioni dei diritti umani di massa, che ha
l’obiettivo di umiliare la popolazione civile, distruggere la vita comunitaria
e spopolare il territorio. A compiere uccisioni, stupri, sequestri, incendi di
villaggi e saccheggi sono i Janjaweed, le milizie filogovernative, spesso
assistite dai bombardamenti aerei dell'esercito regolare”. (A.D.C.)
NUOVO IMPEGNO DEL GOVERNO DI PECHINO
PER COMBATTERE L’AIDS:
SONO 840 MILA I SIEROPOSITIVI E LA CRESCITA ANNUA
DEL CONTAGIO,
LA PIU’ ALTA AL MONDO, E’ DEL 30%. ANCHE LA CHIESA
CATTOLICA LOCALE
IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA AL VIRUS
PECHINO.= Senza un intervento efficace, entro il
2010 in Cina i malati di Aids potrebbero raggiungere i 10 milioni. Secondo
stime ufficiali, diffuse nei giorni scorsi dalle autorità di Pechino, nel Paese
vi sarebbero circa 840 mila sieropositivi, di cui 80 mila malati di l’Aids. La
malattia si diffonde con una crescita annua del 30%, la più alta al mondo. La
scorsa settimana, il Ministero della sanità cinese ha nuovamente avviato una
campagna nazionale contro i centri del sangue che violano le norme giuridiche e
igienico-sanitarie, imponendo gravi sanzioni a 3 centri non profit, per cattiva
gestione e speculazione sulla raccolta del sangue. In passato, il governo aveva
avviato serrati controlli sulle organizzazioni che traevano profitti da questo
commercio. L’iniziativa di Pechino dimostra come l’Aids in Cina non rappresenti
solo un problema sanitario, ma rifletta drammaticamente un disagio sociale,
soprattutto per l’ignoranza della popolazione sulla malattia. Inoltre, lo
scorso aprile le autorità sanitarie hanno iniziato a fornire test dell’Hiv
gratuiti per tutti e cure gratuite per i malati più poveri. Molto precaria nel
Paese è anche la situazione dei mezzi e del personale in grado di curare
l’Aids: vi sono meno di 150 dottori in grado di diagnosticare e curare la
malattia. Consapevole della situazione, recentemente la Chiesa cattolica cinese
ha mandato in Thailandia 5 suore, un sacerdote e un laico della diocesi di
Liaoning (Cina nord-orientale) a seguire corsi di formazione sull’Aids svolti
dalla Chiesa locale, con lo scopo di aprire una clinica specializzata. A
Hongjiang, nella provincia di Hunan, è stato da poco inaugurato dal missionario
gesuita, padre Luis Ruiz, il complesso “Aids Caring Centre”, per la cura e
l’assistenza ai malati terminali. (R.M.)
LA CEI
HA PUBBLICATO UNA NOTA DEDICATA ALLE PARROCCHIE ITALIANE:
HANNO
BISOGNO DI UNA SVOLTA MISSIONARIA, SCRIVONO I VESCOVI,
E DI
RISCOPRIRE NELL’EUCARISTIA IL CENTRO DELLA LORO ATTIVITA’ QUOTIDIANA
- A
cura di Ignazio Ingrao -
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ROMA. =
Una “svolta missionaria” per le parrocchie italiane. La sollecita la nota
pastorale dei vescovi italiani intitolata “Il volto missionario delle
parrocchie in un mondo che cambia” ed è il frutto di oltre due anni di
riflessione e di confronto in seno alla Conferenza episcopale italiana.
Pubblicato ieri, il documento offre alcuni indirizzi pastorali per sollecitare
un rinnovamento delle parrocchie in senso missionario. A questo scopo la nota
indica alle oltre 25 mila parrocchie italiane alcuni obiettivi prioritari.
Anzitutto, il cammino dell’iniziazione cristiana, sia per i fanciulli che per
gli adulti, deve ritrovare unità intorno all’Eucaristia. I vescovi danno spazio
inoltre alla sperimentazione di quelle diocesi che hanno avviato o stanno avviando
una successione diversa dei sacramenti che preveda la celebrazione della
Cresima prima o insieme alla Messa della prima Comunione. Prioritaria deve essere
inoltre la riscoperta del valore della domenica. Di fronte ad una cultura che
svuota il significato della festa, “dobbiamo custodire la domenica e la domenica
custodirà noi e le nostre parrocchie”, afferma la nota. Un altro obiettivo centrale
per la vita della parrocchia è sostenere e accompagnare le famiglie nella
preparazione al matrimonio, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza.
Ma le diverse realtà ecclesiali non possono agire da sole: una parrocchia
missionaria, conclude la nota, ha bisogno infine di nuovi protagonisti: a questo
scopo è chiamata a promuovere la formazione dei laici valorizzando gli
organismi di partecipazione nella comunità ecclesiale.
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INCONTRO
AL PIME DI MILANO LUNEDI’ 7 GIUGNO 2004.
PRESENTAZIONE
DEL LIBRO “UNA LAMPADINA PER KIMBAU” (MONDADORI ED.)
CON LA
PROTAGONISTA CHIARA CASTELLANI
- A
cura di Fabio Brenna -
MILANO.
= Chiara Castellani è una missionaria laica, medico in Congo. L’unico dottore
in una zona di 5.000 chilometri quadrati, con un ospedale, Kimbau, nel profondo
della foresta, senza luce né acqua. Il 6 dicembre 1992, la jeep su cui viaggia
questa donna parmigiana d’origine, 47 anni, si capovolge, il braccio destro,
stritolato dal peso del veicolo, le viene amputato. Da medico a paziente in un
attimo. Da allora, mama Clara come la chiama la sua gente in Africa è “un
passero con un’ala sola”. Ma tutt’altro che preda della disperazione convinta
com’è che Dio ha “pensato bene di salvarmi” racconta, “perché continuassi a sognare
insieme con lui e con chi ha una sola speranza: essere amato dal Padre degli
ultimi e degli oppressi”. Chiara Castellani ha raccontato la sua avventura con
Mariapia Bonanate, una giornalista amica con cui ha scritto il libro “Una lampadina
per Kimbau”. Il libro raccoglie le lettere che questo chirurgo di guerra ha
scritto nell’arco di una ventina d’anni. Un’esistenza intessuta d’amore che
parla a credenti e non. Chiara
Castellani viene spesso paragonata alla figura di Gino Strada, chirurgo di
guerra anch’egli, fondatore dell’associazione Emergency, che conquista molti
più titoli di giornali. “Mi potrei definire una pacifista alla Gino strada” ha
detto, ma con due differenze. In primo luogo, l’essere donna, orgogliosa della
sua femminilità anche e soprattutto in Africa e poi – ha continuato – “con la
differenza che nel 1992 Strada iniziava il suo progetto ed io rischiai di
chiudere il mio a causa dell’incidente”. Ma ancora oggi invece, anche con
“un’ala sola” questa umile donna continua a servire gli ultimi e i dimenticati.
COMPIE
100 ANNI LA PRESENZA NELLE ISOLE SALOMONE DELLE SUORE MISSIONARIE
DELLA
SOCIETA’ DI MARIA, ISTITUTO LEGATO AI FRATELLI MARISTI.
TRA
GLI INDIGENI DEL PACIFICO, LE RELIGIOSE SI OCCUPANO DI ISTRUZIONE,
CURA
DEI MALATI, PROMOZIONE SOCIALE
HONIARA. = Un secolo di missione e di servizio alla
Chiesa, condotto nelle sperdute Isole Salomone dell’Oceano Pacifico. Lo
celebrano le Suore Missionarie della Società di Maria, ordine religioso
femminile legato alla famiglia dei Fratelli Maristi, dedite alla cura pastorale
dei fedeli, all’istruzione, al sostegno alle famiglie e agli ammalati, servizi
sociali. L’Anniversario sarà celebrato dalla Chiesa locale il 12 giugno
prossimo, con una Messa di ringraziamento nella Cattedrale di Honiara. Per
l’occasione, la Superiora provinciale delle religiose nelle Salomone, Suor
Cristina Mac Lean, ha scritto una lettera alla popolazione dell’arcipelago. Nel
testo, reso noto dall’agenzia Fides, la religiosa, nel ringraziare la disponibilità
mostrata dagli abitanti locali verso le suore, mette in risalto la “ricchezza”
della loro cultura e tradizione e anche una pagina di drammi e di dolore. “In
tempi più recenti - scrive Suor Cristina - abbiamo sofferto con voi negli anni
della guerra civile e abbiamo pianto con voi la morte dei vostri figli. Oggi
siamo orgogliose di essere parte del vostro popolo”. La Congregazione si è
arricchita negli anni di religiose provenienti dalle isole Salomone:
attualmente vi sono cinque suore, originarie del posto, inviate in missione in
America Latina e in Africa, mentre altre due stanno completando gli studi in
Nuova Zelanda. (A.D.C.)
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8 giugno 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Una
notizia attesa da molto tempo giunge dall’Iraq, dove sono stati rilasciati i
tre ostaggi italiani, tutti trovati in buone condizioni di salute. La notizia è
stata data inizialmente dalla televisione polacca e successivamente confermata
anche dal governo italiano. Circa un’ora fa i tre italiani, Maurizio
Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio e il polacco Jerzy Kos sono stati rilasciati nei pressi di Baghdad dalle forze della
coalizione e si stanno ora recando all’aeroporto; il loro rientro in patria è
previsto nelle prossime ore. Ed un’altra importante svolta è attesa nelle
prossime ore nel Paese arabo, anche oggi teatro di diversi episodi di violenza:
il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite si appresta infatti a votare la
quarta bozza di risoluzione dell’Onu che
presenta alcune importanti novità. Tra queste, il riconoscimento della piena
sovranità al governo ad interim iracheno, lo
stretto coordinamento tra la forza multinazionale e le autorità locali e la
prevista consultazione delle forze della coalizione con l’esecutivo di Baghdad
sulle principali azioni militari nel Paese arabo. Sulla proposta presentata
da Stati Uniti e Gran Bretagna, che sembra riscuotere il consenso anche di
Paesi contrari alle precedenti bozze di risoluzione, ci riferisce Amedeo
Lomonaco:
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I ministri degli Esteri della Francia e della
Germania hanno annunciato che i loro Paesi sosterranno la risoluzione dell’Onu
sull’Iraq. Il ministro francese ha anche precisato che il voto al progetto è imminente anche se non sono state accolte alcune richieste di
Parigi, tra le quali la concessione del potere di veto al governo iracheno sulle operazioni militari
americane. Il presidente russo, Vladimir Putin, secondo il quale il negoziato
in corso si concluderà con un risultato positivo, ha inoltre sottolineato che,
dopo la presentazione della quarta versione della bozza, la nuova proposta
presenta miglioramenti e modifiche sostanziali. Tra queste si deve rimarcare il
manifesto apprezzamento al governo di Baghdad per l’impegno
volto a costruire un Iraq federale, democratico, pluralista e unificato, nel
quale ci sia pieno rispetto per i diritti politici e umani. In questo complesso
di principi e pianificazioni che dunque sembra assumere contorni
sempre più precisi, le Nazioni Unite attendono ora “una chiara definizione” del
ruolo che avranno nel Paese arabo, indicazioni precise sulla sicurezza del loro
personale e “risorse adeguate” per accompagnare il cammino delle nuove
istituzioni irachene. Sul terreno la situazione rimane incandescente e anche
oggi il Paese appare come una mappa dell’orrore segnata dall’ormai consueto e
tragico alternarsi di odio e violenze. Almeno 15 persone sono morte per
l’esplosione di due autobombe a Baquba e a Mosul ed un soldato americano è
stato ucciso ad ovest di Baghdad. Altre
vittime si segnalano ad Al Suwayrah, a sud della capitale, dove 6 soldati della
coalizione, tre slovacchi, due polacchi e un lettone, sono rimasti uccisi
durante un’operazione di sminamento. Il primo ministro iracheno, Iyad Allawi,
ha infine annunciato che è stato raggiunto un accordo per lo smantellamento
delle milizie armate all’inizio del 2005. Ma tale accordo è stato rifiutato dal leader radicale sciita,
Moktada Al Sadr, le cui milizie non intendono ritirarsi da Najaf fino a quando,
in Iraq, non ci sarà un governo eletto democraticamente.
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La rete
terroristica di Osama Bin Laden intende colpire in Arabia Saudita i velivoli
delle linee aeree americane e di altri Paesi occidentali ma anche installazioni
e luoghi frequentate da stranieri. E l’inquietante proposito contenuto in un
comunicato pubblicato su un sito internet islamico e siglato dal ramo saudita
di al Qaeda, guidato da Abdulaziz al Muqrin, leader dell’organizzazione
terroristica nel Regno e probabile ideatore del drammatico attacco recentemente
compiuto nella città petrolifera di al Khobar.
Importante
operazione antiterrorismo in Italia: a Milano è stato arrestato, nella tarda serata
di ieri, un uomo sospettato di coinvolgimento negli attentati dell’11 marzo a Madrid.
Si tratta del 33enne militante fondamentalista Rabei Sayed Ahmed, di
nazionalità marocchina e conosciuto con il nome di Mohamed l’Egiziano, che
secondo fonti giudiziarie citate dalla stampa spagnola potrebbe essere il capo
della cellula di Al Qaeda in Egitto.
In Medio
Oriente è alta la tensione dopo l’incursione israeliana, avvenuta la scorsa
notte senza causare vittime, contro basi palestinesi in Libano, a sud di
Beirut. Sul versante politico, per il governo dello Stato Ebraico è sempre
arduo il confronto interno sul ritiro dei coloni da Gaza. Il ministro degli
esteri ebraico Shalom, ha inoltre ottenuto, ieri al Cairo, la collaborazione
egiziana nell’attuazione del piano di smantellamento degli insediamenti. Si è intanto aperta ieri a Ginevra la conferenza
sul futuro degli aiuti umanitari ai profughi palestinesi. Presenti
rappresentanti di 62 Paesi e di 29 organizzazioni internazionali. Il servizio
di Mario Martelli:
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Il segretario generale dell’Onu,
Kofi Annan, in un suo messaggio alla Conferenza, ha ricordato che dal settembre
del 2000 il numero dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, che dipendono
dall’assistenza alimentare dell’Agenzia, è passato da 130 mila ad un milione e
100 mila, e che la percentuale dei palestinesi che vivono sotto la soglia della
povertà è triplicata, passando dal 20 al 60 per cento. Per la mobilitazione
della comunità internazionale ha rivolto un appello il direttore generale
dell’Agenzia, Peter Hansen, e ha chiesto ai Paesi donatori di incrementare i
finanziamenti a favore della sua organizzazione, che attualmente manca
pesantemente dei mezzi necessari per fronteggiare la situazione.
Da Ginevra, Mario Martelli, per
la Radio Vaticana.
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In Afghanistan, un soldato
americano è morto ed altri due sono rimasti feriti, ieri, nell’esplosione di un
ordigno, che ha colpito il veicolo sul quale viaggiavano. A renderlo noto, è
stato un portavoce delle forze armate statunitensi, precisando che l’episodio è
avvenuto nella provincia di Zabul.
Condanna
della presa di Bukavu da parte delle milizie filoruandesi, preoccupazione per
l’atteggiamento dei Paesi confinanti, invito a non compromettere l’unità del
governo provvisorio. Questi i contenuti di una dichiarazione approvata nella
notte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, dopo giorni di violenze, nell’est
della Repubblica democratica del Congo. Il commento di padre Carmine Curci,
direttore della rivista comboniana Nigrizia, intervistato da Andrea Sarubbi:
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R. – Riteniamo che sia arrivata
tardi. Era da qualche settimana che la situazione si stava aggravando,
soprattutto per l’interferenza del Rwanda, che si sta drammaticamente muovendo,
sotto l’indifferenza della comunità internazionale. Speriamo non solo che la
condanna sia formale, ma che l’Onu faccia sentire fortemente la sua presenza nella
zona.
D. – Eppure l’Onu è presente a
Bukavu con una forza di pace, la Monuc. Perché non è riuscita ad impedire la
guerra?
R. – Per il semplice motivo che
la Monuc sta ancora avendo un ruolo ambiguo nella zona. Se da una parte cerca
di restaurare una certa calma ed una certa pace, dall’altra parte non ha la
forza. Non è solo una questione di peacekeeping,
cioè di mantenere la pace, ma è una questione soprattutto di disarmare le
milizie, di rendere inefficaci i vari gruppi locali.
D. – Ma perché mentre a Kinshasa
c’è un governo transitorio di unità nazionale, a Bukavu invece si continua a
combattere?
R. – Bukavu è una zona
estremamente importante sia dal punto di vista strategico che simbolico.
Teniamo presente che il prossimo anno ci saranno le elezioni, quindi i vari
gruppi locali vogliono fare pressione su Kinshasa per dire “ci siamo anche
noi”.
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Un aereo
di una linea privata del Gabon con 30 persone a bordo è precipitato in mare
questa mattina subito dopo il decollo. Il velivolo era partito dalla capitale Libreville
ed era diretto a Franceville, nel sudest del Paese. I pescatori accorsi sul
luogo del disastro insieme ai vigili del fuoco e alle forze francesi di stanza
nell’ex colonia hanno salvato sei persone.
Ancora scontri in Costa D’Avorio. Elicotteri da
combattimento delle forze ivoriane sono stati abbattuti, ieri, in ritorsione a
un attacco contro l’esercito francese, nella zona sotto il controllo degli ex
ribelli. Diversi episodi di violenza si sono registrati, inoltre, nel corso di
una manifestazione contro l’ambasciata francese, ad Abidjan. In diversi punti
del quartiere centrale di Plateau, sono state segnalate aggressioni e una
trentina di veicoli della missione delle Nazioni Unite sono stati seriamente
danneggiati.
In Ruanda un tribunale di Kigali ha condannato l’ex
presidente, Pasteur Bizimungu, a 15 anni di reclusione, per aver creato una sua milizia, per istigazione alla
violenza e per storno di fondi pubblici. Bizimungu è stato riconosciuto
colpevole di aver dato vita al Partito Democratico per il Rinnovamento, che
intendeva muoversi su base etnica e non politica.
Proseguono i lavori della 34.ma assemblea generale
dell’Organizzazione degli Stati americani, riunita a Quito, in Ecuador. Ci
riferisce Maurizio Salvi:
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Al centro delle discussioni dei
34 ministri degli Esteri del continente vi è la delicata questione della
corruzione, vera e propria piaga che ha causato danni alle economie di molti
Paesi latino-americani, ed ha a volte costretto all’esilio capi di Stato
accusati di avere gestito la cosa pubblica a fini privati. Sostenendo la necessità
di lottare a fondo contro la corruzione, il segretario generale uscente
dell’Osa, Cesar Gaviria, ha anche avvertito che la povertà e l’esclusione
sociale sono le principali minacce per la democrazia in America Latina.
Gaviria, nel corso del suo intervento, ha fatto poi un riferimento preciso al
Venezuela, lodando l’atteggiamento del presidente Hugo Chavez che ha accettato
di sottoporsi in agosto ad un referendum popolare che potrebbe portarlo a
perdere l’incarico. Oltre alla situazione venezuelana, anche il problema del
litigio per lo sbocco al mare che la Bolivia rivendica dal Cile ha animato i
corridoi di Quito. E per la prima volta i ministri degli Esteri dei due Paesi
hanno accettato di parlarne a quattrocchi.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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