RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 160 - Testo della trasmissione di martedì 8 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Santo Padre ha nominato il cardinale Angelo Sodano legato pontificio ai funerali dell’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, che si svolgeranno venerdì prossimo a Washington: telegramma del Papa alla vedova Nancy

 

Celebrato a Fulda l’apostolo della Germania, San Bonifacio: il messaggio di Giovanni Paolo II.

 

L’Archivio Segreto Vaticano pubblicherà entro questo mese l’inventario dell’Ufficio Informazioni per i prigionieri di guerra istituito da Pio XII nel 1939

 

Rispettare l’identità dei migranti e quella di chi li accoglie: il cardinale Fumio Hamao parla della recente istruzione dal titolo “La carità di Cristo verso i migranti”: intervista con il porporato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Medio Oriente e Africa al centro del Vertice del G8 al via oggi a Sea Island: intervista con Sergio Marelli

 

Presentato oggi il 24° Congresso eucaristico nazionale che si terrà a Bari nel maggio 2005 sul tema “Senza la domenica non possiamo vivere”: ce ne parla mons. Francesco Cacucci

 

Aperto a Roma il Convegno ecclesiale della diocesi sulla famiglia. Lanciato un appello alle famiglie cristiane perché, unite, facciano sentire la loro voce nella società

 

Per la prima volta dall’invenzione del cannocchiale, tutta l’Europa ha potuto osservare, oggi, il transito di Venere sul sole: con noi Costantino Sigismondi e padre Sabino Maffeo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Allarme del Pam per la crisi in Darfur: servono milioni di dollari per sfamare il milione di sfollati dalla regione sudanese, prima dell’arrivo delle piogge

 

Nuovo impegno del governo di Pechino per combattere l’Aids: sono 840 mila i sieropositivi e la crescita annua del contagio, la più alta al mondo, è del 30%

 

Nota della Cei dedicata alle parrocchie italiane

Incontro al Pime di Milano lunedì 7 giugno 2004. Presentazione del libro “Una lampadina per Kimbau” con la protagonista  Chiara Castellani

 

Compie 100 anni la presenza nelle Isole Salomone delle suore missionarie della Società di Maria, istituto legato ai Fratelli Maristi.

 

24 ORE NEL MONDO:

Liberati i tre ostaggi italiani insieme ad un polacco

 

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu vicino al voto sulla nuova risoluzione per l’Iraq

 

Nuovo comunicato di Al Qaeda che minaccia di colpire l’Arabia Saudita e importante arresto in Italia di un uomo sospettato di essere coinvolto negli attentati di Madrid

 

Le Nazioni Unite condannano la presa della città congolese di Bukavu da parte delle milizie filoruandesi.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 giugno 2004

 

IL PAPA HA NOMINATO IL CARDINALE SODANO LEGATO PONTIFICIO AI FUNERALI

DELL’EX PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, RONALD REAGAN,

CHE SI SVOLGERANNO VENERDI’ PROSSIMO A WASHINGTON

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Giovanni Paolo II invierà il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, come suo rappresentante personale ai funerali dell’ex presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, spentosi sabato scorso a Los Angeles, dopo lunga malattia. Il rito funebre avrà luogo venerdì prossimo nella Cattedrale Nazionale di Washington, dove domani è attesa la salma dell’ex capo della Casa Bianca.

 

E quest’oggi è stato reso noto il telegramma inviato dal Papa - all’indomani della scomparsa di Ronald Reagan - alla moglie Nancy. Il Santo Padre, esprime tristezza per l’evento luttuoso assicurando le sue preghiere per l’eterno riposo di Reagan, di cui ricorda “con profonda gratitudine” “il fermo l’impegno a servizio della nazione e della causa della libertà così anche la sua costante fede nel valori umani e spirituali che assicurano un futuro di solidarietà, giustizia e pace nel nostro mondo”.

 

 

CELEBRATO A FULDA L’APOSTOLO DELLA GERMANIA, SAN BONIFACIO.

MESSAGGIO D’INCORAGGIAMENTO DEL PAPA AI TEDESCHI

PERCHE’ SEGUANO IL SUO ESEMPIO DI FEDE SOLIDA PURE TRA TANTE DIFFICOLTA’

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Apostolo della Germania, vescovo e martire: sono trascorsi 1250 anni dalla morte di San Bonifacio, monaco benedettino, nato da nobile famiglia inglese nel Devonshire, e dedicato all’evangelizzazione delle popolazione germaniche oltre il Reno. Una ricorrenza particolarmente cara alla Chiesa cattolica tedesca che, in questi giorni, ha festeggiato San Bonifacio, nella città di Fulda, dove è stato sepolto secondo il suo desiderio, dopo l’uccisione ad opera dei pagani nel 754, quando aveva circa 80 anni, vecchio eppur infaticabile predicatore.

 

In occasione di questo anniversario il Papa ha indirizzato una Lettera all’attuale vescovo di Fulda, mons. Heinz Josef Algermissen, ed anche il presidente della Repubblica tedesca, Johannes Rau, ha inviato un messaggio. L’evento è stato suggellato da una Santa Messa celebrata, sabato scorso nel duomo di Fulda, dal cardinale Walter Kasper, a cui hanno partecipato 25 mila persone, che hanno affollato la piazza antistante. Nella Lettera pontificia – che è stata letta dal nunzio apostolico in Germania, mons. Erwin Josef Ender – Giovanni Paolo II ha rivolto un appello perché la memoria di San Bonifacio sia d’incoraggiamento per dare testimonianza di una Chiesa viva, animata da una fede solida. Il Santo Padre ha sottolineato pure la stretta adesione che Bonifacio aveva con il Pontefice romano; un esempio dunque per i cristiani di oggi in questa sua fedeltà al Papato, come centro dell’unità ecclesiale.

 

Alle parole del Papa ha fatto eco il cardinale Kasper nella sua omelia.  Pure se il mondo è certamente mutato dai tempi di Bonifacio – ha osservato il porporato – il fondamento della fede, che ha posto rimane sempre lo stesso. Anche Bonifacio aveva problemi, delusioni e fallimenti ed alla fine della sua vita pensava che la sua opera fosse fallita, ma nonostante tutto andava sempre avanti.

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UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze: l’arcivescovo Augustine Kasujja, nunzio apostolico in Madagascar, in Maurizio e nelle Seychelles, delegato apostolico nelle Isole Comore, con funzioni di delegato apostolico in La Riunione; alcuni presuli della Conferenza Episcopale della Colombia in visita "ad Limina".

 

Il Pontefice ha nominato vescovi ausiliari dell'arcidiocesi di Philadelphia negli Usa: mons. Joseph Robert Cistone, del clero della medesima arcidiocesi, vicario per l’amministrazione, assegnandogli la sede titolare vescovile di Case Mediane; e mons. Joseph Patrick McFadden, del clero della medesima arcidiocesi, parroco della “Saint Joseph Parish” a Downingtown, assegnandogli la sede titolare vescovile di Orreomargo.

 

Mons. Joseph Robert Cistone è nato il 18 maggio 1949 a Philadelphia in Pennsylvania ed è stato ordinato sacerdote il 17 maggio 1975. Mons. Joseph Patrick McFadden è nato il 22 maggio 1947 anch’egli a Philadelphia ed è stato ordinato sacerdote il 16 maggio 1981.

 

Il Papa ha nominato segretario della Commissione interdicasteriale permanente per la Chiesa in Europa Orientale l'arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.

 

Il Santo Padre ha quindi nominato membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche il padre gesuita Marcel Chappin, della Pontificia Università Gregoriana in Roma, il prof. Lamin Sanneh, docente presso la Yale University nel Connecticut (U.S.A.), e il prof. Johannes Helmrath, docente presso la Facoltà di Filosofia presso la Humboldt-Universität di Berlino.

 

 

L’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO PUBBLICHERA’

ENTRO GIUGNO L’INVENTARIO DELL’UFFICIO INFORMAZIONI

PER I PRIGIONIERI DI GUERRA CREATO DA PIO XII NEL 1939

 

L'Archivio Segreto Vaticano pubblicherà, entro questo mese di giugno, l’inventario dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra  istituito da Pio XII  nel 1939 e attivo fino al 1947.

 

Si tratta di due volumi di oltre 1.500 pagine ai quali sono stati allegati otto DVD che riguardano le schede autentiche di oltre 2.100.000 nomi di prigionieri di cui si richiesero notizie.

 

L’Ufficio Informazioni - le cui carte gli studiosi potranno personalmente consultare dal prossimo 15 settembre - venne creato da Papa Pacelli per mettere in contatto le famiglie smembrate dal conflitto e venire incontro alle innumerevoli richieste relative ai profughi, ai dispersi, ai prigionieri militari e civili e assicurare loro assistenza spirituale e materiale: una gigantesca opera di reperimento di notizie delle persone che la guerra separava.

 

La documentazione offre la testimonianza dell’ampia opera caritativa e sociale ispirata ai principi di universalità e imparzialità svolta dal pontificato di Pio XII.

 

Si trovano dati relativi ai perseguitati per motivi politici, religiosi e razziali; racconti di guerra; voci dalla prigionia; i dimenticati in Russia.

 

La particolare iniziativa assunta dall’Archivio Segreto Vaticano si colloca nella scia delle direttive e della volontà espresse più volte da Giovanni Paolo II di aprire progressivamente le fonti degli Archivi Vaticani anche per le epoche più vicine a noi nella consapevolezza di rendere un solido servizio alla cultura e alla verità storica senza clamori, timori o remore.

 

 

RISPETTARE L’IDENTITÀ DEI MIGRANTI E QUELLA DI CHI LI ACCOGLIE:

IL CARDINALE FUMIO HAMAO PARLA DELLA RECENTE ISTRUZIONE DAL TITOLO

“LA CARITA’ DI CRISTO VERSO I MIGRANTI”

- Intervista con il porporato -

 

Continua a far parlare la recente Istruzione del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti dal titolo “La carità di Cristo verso i migranti”. Il documento ha sottolineato la necessità del dialogo, della solidarietà e dell’accoglienza e ha chiesto con forza alla comunità internazionale di rispettare i diritti dei migranti, dei rifugiati e delle loro famiglie. Nello stesso tempo ha però esortato le comunità cristiane ad un maggiore discernimento nell’incontro con le diverse culture, conservando e rivitalizzando la propria identità. Ma come è stato trattata questa Istruzione dai mass media? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del dicastero vaticano per i migranti.

 

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R. – Purtroppo la lettura della nostra Istruzione, come è risultata nei mass media, è stata assai riduttiva, concentrandosi praticamente su un solo argomento, e in relazione con i nostri fratelli musulmani. La caratteristica del documento è invece un grande equilibrio, sia tra evangelizzazione e dialogo, tra missione e promozione umana, o accoglienza e solidarietà come si dice, tra rispetto dell’identità dei migranti e di quella di chi riceve.

 

D. – L’Istruzione sconsiglia i matrimoni misti e fa riferimento in particolare ai musulmani, frutto – si dice – di “amare esperienze”. Perché?

 

R. – Pregherei di leggere bene i numeri 63 e 67 per capire il punto di vista ecclesiale, che è poi quello di sempre. Tutte le parole vi sono accuratamente pesate. Per quel che riguarda la considerazione di “amare esperienze”, non si può negare che tali siano per molti, nel caso di matrimoni celebrati, nonostante tutto, con dispensa ecclesiastica. Essa è e rimane possibile qualora vi siano le previe necessarie condizioni.

 

D. – Come sta procedendo l’integrazione dei migranti musulmani nei Paesi a maggioranza cristiana?

 

R. – La parola “integrazione” ha un contenuto di non facile determinazione. Le situazioni, poi, variano da Paese a Paese. Si può dire, certo, che i migranti musulmani, in genere, hanno più difficoltà di altri ad integrarsi. Comunque faccio eco alle parole del Santo Padre, riportate al n. 2 di “Erga Migrantes Caritas Christi”, e cioè, cito: “Sono molte le civiltà che si sono sviluppate e arricchite proprio per gli apporti dati dall’immigrazione. In altri casi, le diversità culturali di autoctoni e immigrati non si sono integrate, ma hanno mostrato la capacità di convivere, attraverso una prassi di rispetto reciproco delle persone e di accettazione o tolleranza dei differenti costumi”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre il giornale un articolo di riflessione di Giampaolo Mattei sul viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Svizzera.

Allegato al giornale un inserto speciale con i discorsi in lingua originale pronunciati dal Papa durante la visita.

Sempre in prima, il telegramma di cordoglio del Santo Padre per la morte dell'ex Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla figura del Cardinale Agostino Casaroli nel sesto anniversario della morte.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: si profila il "sì" alla risoluzione Onu; nel frattempo non si arrestano gli atti di violenza.

 

Nella pagina culturale, nell' "Osservatore libri", un approfondito contributo di Gino Concetti sull’”Enchiridion della Pace”: una raccolta di documenti da Leone XIII a Giovanni XXIII

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'acceso dibattito, in sede politica, riguardo alla risoluzione Onu sull'Iraq. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 giugno 2004

 

MEDIO ORIENTE E AFRICA LA CENTRO

DEL VERTICE DEL G8 AL VIA OGGI A SEA ISLAND

- Intervista con Sergio Marelli -

 

Terrorismo internazionale, Iraq, crisi israelo-palestinese e debito estero dei Paesi africani. E’ un’agenda a 360 gradi quella che si propone di affrontare il vertice del G8 che prende il via oggi a Sea Island, nello Stato americano della Georgia. Sugli obiettivi che si pongono i Paesi industrializzati in questo incontro, Giancarlo La Vella ha sentito il parere di Sergio Marelli, presidente dell’associazione delle Ong italiane:

 

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R. – Concordo intanto su questa agenda importante e vasta del G8. Ci sono otto tra i più grandi Paesi donatori, otto Paesi ricchi, otto grandi della Terra. La loro influenza sui destini del mondo è, e deve essere, questo è il nostro richiamo, proporzionale alla responsabilità che essi assumono: a partire dal destinare delle risorse adeguate e sufficienti per risolvere i grandi drammi dei Paesi in via di sviluppo, e anche soprattutto sul discorso della pace, che è un discorso di grande attualità in questo momento.

 

D. – In testa all’agenda la situazione irachena. L’Iraq ha sicuramente bisogno dell’avvio di un rinnovo istituzionale, ma ha soprattutto bisogno di ricostruzione. Come fare a coinvolgere gli iracheni?

 

R. – Gli interessi dei Paesi che sono presenti oggi in Iraq, devono essere subordinati agli interessi espressi oggi finalmente da un nuovo governo locale, e comunque più in generale dagli interessi espressi dalla popolazione. Occorrono grandi interventi strutturali, dall’acqua, alla sanità, alla rete stradale ecc., e tutto questo va fatto coinvolgendo le organizzazioni locali.

 

D. – Al G8 di Sea Island si parlerà anche di Africa. Voi più di una volta avete parlato di cancellare il debito estero dei Paesi più poveri, in particolare di quelli africani…

 

R. – Sicuramente il debito resta uno dei problemi più importanti, nel senso che lasciare il debito è come togliere ogni possibilità, ogni opportunità perché questi Paesi recuperino, rientrino nelle possibilità di garantire uno sviluppo alle proprie popolazioni. Bisogna soprattutto sensibilizzare le popolazioni e le società dei nostri Paesi ricchi. Ed anche per questo, insieme alle Ong dei sette Paesi che fanno parte del G8, abbiamo redatto un appello, con il quale si richiama la grande responsabilità che i governi del G8 hanno per il raggiungimento degli obiettivi del millennio, che sono stati sottoscritti alla fine del 2000, come obiettivi da raggiungere entro il 2015. Il nostro appello rivolto a tutti i capi di Stato, a tutti i capi di governo del G8, è un appello per non far loro dimenticare che questi impegni che hanno sottoscritto sono degli impegni vincolanti, per garantire uno sviluppo ed un futuro ai Paesi poveri, ma anche per garantire un futuro di sicurezza e di pace ai nostri Paesi.

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PRESENTATO OGGI IL 24.MO CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE.

SI TERRA’ A BARI, DAL 21 AL 29 MAGGIO DEL 2005, SUL TEMA

 “SENZA LA DOMENICA NON POSSIAMO VIVERE”

- Ai nostri microfoni, l’arcivescovo Francesco Cacucci -

 

Nell’imminenza della solennità del Corpus Domini, è stato presentato oggi ai Musei Vaticani, il 24.mo Congresso eucaristico nazionale, che si terrà a Bari – dal 21 al 29 maggio del 2005 – sul tema “Senza la domenica, non possiamo vivere”. La conferenza stampa si è svolta accanto alle stanze di Raffaello, dove si trova la “Disputa”, capolavoro del pittore rinascimentale, incentrato proprio sul “Mistero Eucaristico”. Il tema del Congresso, ha detto l’arcivescovo Angelo Comastri – presidente del comitato per i Congressi eucaristici nazionali – ci impegna a testimoniare il significato del tempo “in una società che non riesce più a dare significato al tempo”. Dal canto suo, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, ha affermato che il Congresso eucaristico di Bari vuole ribadire che il giorno del Signore, con al centro l’Eucaristia, va “riconosciuto come momento costitutivo della vita cristiana”. Alla conferenza di stamani è intervenuto anche l’arcivescovo di Bari, mons. Francesco Cacucci, che – al microfono di Alessandro Gisotti – spiega nascita e significato del tema “Senza la domenica, non possiamo vivere”:

 

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R. - Parte da quell’espressione dei martiri di Abitine, dell’inizio del IV secolo, presso l’antica Cartagine, l’attuale Tunisi, che vengono scoperti dall’autorità romana a celebrare nel giorno di domenica. Ai romani non interessava la religione cristiana vissuta privatamente, interessava che non si manifestasse pubblicamente nelle riunioni, specie domenicali. Alla domanda del giudice, un laico, un certo Emerito, risponde: “Perché senza la domenica non possiamo vivere”, l’espressione “sine Dominico non possumus”. Dominicum significa Gesù risorto, significa la Chiesa e la celebrazione dell’Eucaristia. Ne va allora dell’identità del cristiano. Non può esserci cristiano senza la celebrazione dei Misteri il giorno del Risorto e non può esserci celebrazione dei Misteri senza il cristiano.

 

D. – C’è una prospettiva ecumenica in questo Congresso eucaristico a Bari che, come il Papa ha sottolineato, è una città in cui c’è compresenza del mondo latino e bizantino?

 

R. – La motivazione ecumenica è prevalente. La celebrazione del Corpus Domini precede la divisione delle Chiese. Risale al Medio Evo, quando la Chiesa era indivisa. Quindi, soprattutto con il mondo ortodosso il riferimento alla domenica è costante. Tant’è che gli incontri che abbiamo già avuto con rappresentanti del mondo ortodosso permettono di comprendere come sul tema della domenica possiamo già camminare insieme.

 

D. – Che cosa ci si attende da questo 24.mo Congresso eucaristico? Quali saranno i frutti?

 

R. – Io mi auguro che la Chiesa oggi faccia sentire al mondo la nostalgia dell’incontro con Gesù risorto e soprattutto la nostalgia di un giorno di festa, che non diventi un giorno soltanto di evasione.

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APERTO A ROMA IL CONVEGNO ECCLESIALE DELLA DIOCESI SULLA FAMIGLIA.

 LANCIATO UN APPELLO ALLE FAMIGLIE CRISTIANE PERCHE’, UNITE,

FACCIANO SENTIRE LA LORO VOCE NELLA SOCIETA’

 

Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto ieri sera in san Giovanni in Laterano il convegno ecclesiale della diocesi di Roma sul tema: “Famiglia, diventa ciò che sei…nella Chiesa e nella società”. Si tratta di fare un bilancio al termine del primo anno del programma pastorale triennale dedicato alla famiglia. Numerosissimi i partecipanti. Domani sera la conclusione dei lavori. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il cardinale Ruini, aprendo il convegno, ha rilevato che qualcosa sta cambiando in Italia: finalmente - ha detto - c’è una nuova e maggiore attenzione del mondo della cultura, della politica e dell’economia alla famiglia e ha ribadito che senza figli non c’è futuro. Il vicegerente della diocesi mons. Luigi Moretti  ha esortato le famiglie cristiane ad uscire dall’isolamento delle proprie case per andare incontro alle altre famiglie, dove “la luce di Cristo è spenta da troppi anni”. “Una famiglia lasciata sola in una società dove certi valori né si praticano, né si insegnano, ma molto spesso si irridono o si disprezzano è una famiglia esposta al naufragio, innanzitutto nel compito educativo verso i figli”.

 

E in un mondo in cui fanno sempre più rumore le cattive notizie, l’obiettivo è quello di annunciare la buona notizia che “è possibile anche oggi essere famiglia, unita, stabile, felice, solidale”, capace di amare e di perdonare. Nelle famiglie cristiane che vivono insieme, nella preghiera, nel divertimento, nell’aiuto reciproco, i figli – ha detto mons. Moretti - “assimileranno i valori cristiani coll’aria che respirano”. Vedranno coi loro occhi se questi valori sono tradizionalismo superato, come sentono dire, oppure realtà gioiosa da vivere.

 

Anche la presidente del Forum delle Associazioni Familiari Luisa Santolini ha esortato le famiglie ad uscire dal chiuso della propria casa per aprirsi alle sfide del mondo nella consapevolezza di essere protagoniste della cosiddetta politica familiare, assumendosi la responsabilità di trasformare la società. “Diversamente - come ha detto Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio - le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che si sono limitate ad osservare con indifferenza”. La famiglia - ha quindi sottolineato la Santolini - “non è e non può essere solo una questione cattolica”: riguarda invece tutti i cittadini e il futuro stesso della società. La cosa indispensabile - ha rilevato - è che i cattolici stessi ne siano convinti e a questo punto si è chiesta: ma “se ne siamo convinti, perché non siamo convincenti? Perché non siamo contagiosi?”.

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PER LA PRIMA VOLTA DALL’INVENZIONE DEL CANNOCCHIALE,

 TUTTA L’EUROPA HA POTUTO OSSERVARE, OGGI, IL TRANSITO DI VENERE SUL SOLE.

SI TRATTA DI UN FENOMENO MOLTO RARO CHE SI VERIFICA 4 VOLTE OGNI 243 ANNI.

- Intervista con Costantino Sigismondi e padre Sabino Maffeo -

 

Telescopi puntati su Venere, oggi: dalle 7.20 di stamani per sei ore, una mini eclisse è stata determinata dal transito di questo pianeta sulla parte inferiore del disco solare. In sostanza, gli osservatori hanno potuto ammirare una macchia nera stagliarsi sulla superficie del Sole. Si tratta di un fenomeno molto raro, che si verifica quattro volte ogni 243 anni. Ce ne parla Dorotea Gambardella.

 

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Quello odierno è il primo transito di Venere sul Sole visibile da tutta l’Europa da quando è stato inventato il cannocchiale, tra la fine del 1500 e gli inizi del ‘600. Prima di allora, l’ultimo passaggio osservato da tutti i Paesi europei era avvenuto oltre 700 anni fa. Peccato, dunque, per chi ha perso lo spettacolo di oggi, anche perché, secondo gli astronomi, condizioni ottimali, nelle quali il transito sarà visibile da ogni parte del nostro Continente, si avranno soltanto fra 243 anni, esattamente l’11 giugno 2247. Si tratta, quindi, di un fenomeno molto raro, come ci conferma il prof. Costantino Sigismondi, docente di Storia dell’Astronomia, presso l’Università di Roma, La Sapienza:

R. – Il transito di Venere nella storia dell’umanità, dopo Keplero, è accaduto cinque volte: 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882, ed ogni volta che ricapitava trovata l’umanità in una condizione scientifico-tecnologica diversa, più evoluta. Nel 1639 ci furono solo due persone che lo videro, nel 1769 addirittura molti, come il capitano Cook, viaggiarono dall’altra parte del mondo per vederlo da Tahiti; nell’800 fu visto da tutto il mondo mediante la fotografia.

 

D. – Perché si verifica questo fenomeno?

 

R. – L’orbita di Venere e l’orbita della Terra non giacciono sullo stesso piano. Questi due piani si intersecano su una linea. Quando la Terra si trova su questa linea ed anche Venere si trova su quella linea è possibile avere il transito. Questo è possibile soltanto ogni 243 anni sulla stessa posizione oppure nel nodo opposto – il punto di intersezione tra questi piani si chiama, appunto, nodo – è necessario aspettare soltanto 121, 5 anni.

 

(musica)

 

Ma qual è, oggi, l’importanza di questo avvenimento? Abbiamo rivolto la domanda a padre Sabino Maffeo della Specola Vaticana: 

 

R. – L’importanza ce l’aveva qualche secolo fa, in quanto dava la possibilità di misurare la distanza di Venere dalla Terra. Questo oggi è sorpassato, perché la distanza tra Venere e la Terra si misura con molta maggiore precisione col radar. Si manda un’onda di radar sopra Venere e si aspetta che torni l’eco. Il tempo intercorso tra l’andata e il ritorno di questo segnale radar permette di conoscere la distanza Venere-Terra. Non ha quindi più un interesse scientifico. E’ pero una cosa molto interessante proprio perché è molto rara.

 

D. – A quale riflessione ci induce questo avvenimento?

 

R. – Per chi crede, queste cose non fanno che aiutare a radicarsi nella fede. E non perché la scienza dimostri l’esistenza di Dio, ma perché momenti come questi ispirano, sempre di più, pensieri verso il Creatore.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

8 giugno 2004

 

 

ALLARME DEL PAM PER LA CRISI IN DARFUR: SERVONO MILIONI DI DOLLARI

PER SFAMARE IL MILIONE DI SFOLLATI DALLA REGIONE SUDANESE, PRIMA DELL’ARRIVO DELLE PIOGGE. AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA:

I MILIZIANI STANNO DISTRUGGENDO UN POPOLO

 

KARTHOUM.= La situazione in Darfur, la regione del Sudan occidentale teatro da più di un anno di una drammatica guerra intestina, da più parti ritenuta un autentico genocidio, “diventa ogni giorno sempre più critica e il peggio deve ancora venire”. L’allarme, riferito dalla Misna, viene dalle parole di Ramiro Lopes da Silva, direttore del Programma alimentare mondiale (Pam) nel Paese africano. A fargli eco è il rappresentante dell’organizzazione nel confinante Ciad, Philippe Guyon Le Bouffe: “La sfida di garantire cibo ai rifugiati lungo una frontiera di 600 chilometri, dove non ci sono praticamente strade, è di per sé immensa. Ora le piogge renderanno più difficili i nostri sforzi”. La “crisi umanitaria si fa ogni giorno più grave e il numero delle persone che soffrono a causa della guerra è quasi raddoppiato a due milioni”, si legge in un comunicato dell’agenzia Onu. Sia all’interno del Darfur che in Ciad, i civili hanno bisogno di assistenza, per la quale il Pam ammette di non avere fondi sufficienti e lancia un appello alla comunità internazionale. Finora, del programma da 200 milioni di dollari per due milioni di sfollati sudanesi (anche se per ora il loro numero è fermo a poco più di un milione), il Pam ha finora raccolto poco meno di un terzo di questa cifra. Per quanto riguarda le accuse di genocidio, è un duro comunicato di Amnesty International a gettare nuova luce sui fatti: “Dalle informazioni raccolte – si legge - è emerso un vero e proprio sistema di violazioni dei diritti umani di massa, che ha l’obiettivo di umiliare la popolazione civile, distruggere la vita comunitaria e spopolare il territorio. A compiere uccisioni, stupri, sequestri, incendi di villaggi e saccheggi sono i Janjaweed, le milizie filogovernative, spesso assistite dai bombardamenti aerei dell'esercito regolare”. (A.D.C.)

 

 

 

NUOVO IMPEGNO DEL GOVERNO DI PECHINO PER COMBATTERE L’AIDS:

SONO 840 MILA I SIEROPOSITIVI E LA CRESCITA ANNUA DEL CONTAGIO,

LA PIU’ ALTA AL MONDO, E’ DEL 30%. ANCHE LA CHIESA CATTOLICA LOCALE

IN PRIMA LINEA NELLA LOTTA AL VIRUS

 

PECHINO.= Senza un intervento efficace, entro il 2010 in Cina i malati di Aids potrebbero raggiungere i 10 milioni. Secondo stime ufficiali, diffuse nei giorni scorsi dalle autorità di Pechino, nel Paese vi sarebbero circa 840 mila sieropositivi, di cui 80 mila malati di l’Aids. La malattia si diffonde con una crescita annua del 30%, la più alta al mondo. La scorsa settimana, il Ministero della sanità cinese ha nuovamente avviato una campagna nazionale contro i centri del sangue che violano le norme giuridiche e igienico-sanitarie, imponendo gravi sanzioni a 3 centri non profit, per cattiva gestione e speculazione sulla raccolta del sangue. In passato, il governo aveva avviato serrati controlli sulle organizzazioni che traevano profitti da questo commercio. L’iniziativa di Pechino dimostra come l’Aids in Cina non rappresenti solo un problema sanitario, ma rifletta drammaticamente un disagio sociale, soprattutto per l’ignoranza della popolazione sulla malattia. Inoltre, lo scorso aprile le autorità sanitarie hanno iniziato a fornire test dell’Hiv gratuiti per tutti e cure gratuite per i malati più poveri. Molto precaria nel Paese è anche la situazione dei mezzi e del personale in grado di curare l’Aids: vi sono meno di 150 dottori in grado di diagnosticare e curare la malattia. Consapevole della situazione, recentemente la Chiesa cattolica cinese ha mandato in Thailandia 5 suore, un sacerdote e un laico della diocesi di Liaoning (Cina nord-orientale) a seguire corsi di formazione sull’Aids svolti dalla Chiesa locale, con lo scopo di aprire una clinica specializzata. A Hongjiang, nella provincia di Hunan, è stato da poco inaugurato dal missionario gesuita, padre Luis Ruiz, il complesso “Aids Caring Centre”, per la cura e l’assistenza ai malati terminali. (R.M.)

 

 

LA CEI HA PUBBLICATO UNA NOTA DEDICATA ALLE PARROCCHIE ITALIANE:

HANNO BISOGNO DI UNA SVOLTA MISSIONARIA, SCRIVONO I VESCOVI,

E DI RISCOPRIRE NELL’EUCARISTIA IL CENTRO DELLA LORO ATTIVITA’ QUOTIDIANA

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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ROMA. = Una “svolta missionaria” per le parrocchie italiane. La sollecita la nota pastorale dei vescovi italiani intitolata “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia” ed è il frutto di oltre due anni di riflessione e di confronto in seno alla Conferenza episcopale italiana. Pubblicato ieri, il documento offre alcuni indirizzi pastorali per sollecitare un rinnovamento delle parrocchie in senso missionario. A questo scopo la nota indica alle oltre 25 mila parrocchie italiane alcuni obiettivi prioritari. Anzitutto, il cammino dell’iniziazione cristiana, sia per i fanciulli che per gli adulti, deve ritrovare unità intorno all’Eucaristia. I vescovi danno spazio inoltre alla sperimentazione di quelle diocesi che hanno avviato o stanno avviando una successione diversa dei sacramenti che preveda la celebrazione della Cresima prima o insieme alla Messa della prima Comunione. Prioritaria deve essere inoltre la riscoperta del valore della domenica. Di fronte ad una cultura che svuota il significato della festa, “dobbiamo custodire la domenica e la domenica custodirà noi e le nostre parrocchie”, afferma la nota. Un altro obiettivo centrale per la vita della parrocchia è sostenere e accompagnare le famiglie nella preparazione al matrimonio, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza. Ma le diverse realtà ecclesiali non possono agire da sole: una parrocchia missionaria, conclude la nota, ha bisogno infine di nuovi protagonisti: a questo scopo è chiamata a promuovere la formazione dei laici valorizzando gli organismi di partecipazione nella comunità ecclesiale.

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INCONTRO AL PIME DI MILANO LUNEDI’ 7 GIUGNO 2004.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “UNA LAMPADINA PER KIMBAU” (MONDADORI ED.)

CON LA PROTAGONISTA CHIARA CASTELLANI

- A cura di Fabio Brenna -

 

MILANO. = Chiara Castellani è una missionaria laica, medico in Congo. L’unico dottore in una zona di 5.000 chilometri quadrati, con un ospedale, Kimbau, nel profondo della foresta, senza luce né acqua. Il 6 dicembre 1992, la jeep su cui viaggia questa donna parmigiana d’origine, 47 anni, si capovolge, il braccio destro, stritolato dal peso del veicolo, le viene amputato. Da medico a paziente in un attimo. Da allora, mama Clara come la chiama la sua gente in Africa è “un passero con un’ala sola”. Ma tutt’altro che preda della disperazione convinta com’è che Dio ha “pensato bene di salvarmi” racconta, “perché continuassi a sognare insieme con lui e con chi ha una sola speranza: essere amato dal Padre degli ultimi e degli oppressi”. Chiara Castellani ha raccontato la sua avventura con Mariapia Bonanate, una giornalista amica con cui ha scritto il libro “Una lampadina per Kimbau”. Il libro raccoglie le lettere che questo chirurgo di guerra ha scritto nell’arco di una ventina d’anni. Un’esistenza intessuta d’amore che parla  a credenti e non. Chiara Castellani viene spesso paragonata alla figura di Gino Strada, chirurgo di guerra anch’egli, fondatore dell’associazione Emergency, che conquista molti più titoli di giornali. “Mi potrei definire una pacifista alla Gino strada” ha detto, ma con due differenze. In primo luogo, l’essere donna, orgogliosa della sua femminilità anche e soprattutto in Africa e poi – ha continuato – “con la differenza che nel 1992 Strada iniziava il suo progetto ed io rischiai di chiudere il mio a causa dell’incidente”. Ma ancora oggi invece, anche con “un’ala sola” questa umile donna continua a servire gli ultimi e i dimenticati.

 

 

COMPIE 100 ANNI LA PRESENZA NELLE ISOLE SALOMONE DELLE SUORE MISSIONARIE

DELLA SOCIETA’ DI MARIA, ISTITUTO LEGATO AI FRATELLI MARISTI.

TRA GLI INDIGENI DEL PACIFICO, LE RELIGIOSE SI OCCUPANO DI ISTRUZIONE,

CURA DEI MALATI, PROMOZIONE SOCIALE

 

HONIARA. = Un secolo di missione e di servizio alla Chiesa, condotto nelle sperdute Isole Salomone dell’Oceano Pacifico. Lo celebrano le Suore Missionarie della Società di Maria, ordine religioso femminile legato alla famiglia dei Fratelli Maristi, dedite alla cura pastorale dei fedeli, all’istruzione, al sostegno alle famiglie e agli ammalati, servizi sociali. L’Anniversario sarà celebrato dalla Chiesa locale il 12 giugno prossimo, con una Messa di ringraziamento nella Cattedrale di Honiara. Per l’occasione, la Superiora provinciale delle religiose nelle Salomone, Suor Cristina Mac Lean, ha scritto una lettera alla popolazione dell’arcipelago. Nel testo, reso noto dall’agenzia Fides, la religiosa, nel ringraziare la disponibilità mostrata dagli abitanti locali verso le suore, mette in risalto la “ricchezza” della loro cultura e tradizione e anche una pagina di drammi e di dolore. “In tempi più recenti - scrive Suor Cristina - abbiamo sofferto con voi negli anni della guerra civile e abbiamo pianto con voi la morte dei vostri figli. Oggi siamo orgogliose di essere parte del vostro popolo”. La Congregazione si è arricchita negli anni di religiose provenienti dalle isole Salomone: attualmente vi sono cinque suore, originarie del posto, inviate in missione in America Latina e in Africa, mentre altre due stanno completando gli studi in Nuova Zelanda. (A.D.C.)

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24 ORE NEL MONDO

8 giugno 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Una notizia attesa da molto tempo giunge dall’Iraq, dove sono stati rilasciati i tre ostaggi italiani, tutti trovati in buone condizioni di salute. La notizia è stata data inizialmente dalla televisione polacca e successivamente confermata anche dal governo italiano. Circa un’ora fa i tre italiani, Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio e il polacco Jerzy Kos sono stati rilasciati nei pressi di Baghdad dalle forze della coalizione e si stanno ora recando all’aeroporto; il loro rientro in patria è previsto nelle prossime ore. Ed un’altra importante svolta è attesa nelle prossime ore nel Paese arabo, anche oggi teatro di diversi episodi di violenza: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si appresta infatti a votare la quarta bozza di risoluzione dell’Onu che presenta alcune importanti novità. Tra queste, il riconoscimento della piena sovranità al governo ad interim iracheno, lo stretto coordinamento tra la forza multinazionale e le autorità locali e la prevista consultazione delle forze della coalizione con l’esecutivo di Baghdad sulle principali azioni militari nel Paese arabo. Sulla proposta presentata da Stati Uniti e Gran Bretagna, che sembra riscuotere il consenso anche di Paesi contrari alle precedenti bozze di risoluzione, ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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I ministri degli Esteri della Francia e della Germania hanno annunciato che i loro Paesi sosterranno la risoluzione dell’Onu sull’Iraq. Il ministro francese ha anche precisato che il voto al progetto è imminente anche se non sono state accolte alcune richieste di Parigi, tra le quali la concessione del potere di veto al governo iracheno sulle operazioni militari americane. Il presidente russo, Vladimir Putin, secondo il quale il negoziato in corso si concluderà con un risultato positivo, ha inoltre sottolineato che, dopo la presentazione della quarta versione della bozza, la nuova proposta presenta miglioramenti e modifiche sostanziali. Tra queste si deve rimarcare il manifesto apprezzamento al governo di Baghdad per l’impegno volto a costruire un Iraq federale, democratico, pluralista e unificato, nel quale ci sia pieno rispetto per i diritti politici e umani. In questo complesso di principi e pianificazioni che dunque sembra assumere contorni sempre più precisi, le Nazioni Unite attendono ora “una chiara definizione” del ruolo che avranno nel Paese arabo, indicazioni precise sulla sicurezza del loro personale e “risorse adeguate” per accompagnare il cammino delle nuove istituzioni irachene. Sul terreno la situazione rimane incandescente e anche oggi il Paese appare come una mappa dell’orrore segnata dall’ormai consueto e tragico alternarsi di odio e violenze. Almeno 15 persone sono morte per l’esplosione di due autobombe a Baquba e a Mosul ed un soldato americano è stato ucciso ad ovest di Baghdad. Altre vittime si segnalano ad Al Suwayrah, a sud della capitale, dove 6 soldati della coalizione, tre slovacchi, due polacchi e un lettone, sono rimasti uccisi durante un’operazione di sminamento. Il primo ministro iracheno, Iyad Allawi, ha infine annunciato che è stato raggiunto un accordo per lo smantellamento delle milizie armate all’inizio del 2005. Ma tale accordo  è stato rifiutato dal leader radicale sciita, Moktada Al Sadr, le cui milizie non intendono ritirarsi da Najaf fino a quando, in Iraq, non ci sarà un governo eletto democraticamente.

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La rete terroristica di Osama Bin Laden intende colpire in Arabia Saudita i velivoli delle linee aeree americane e di altri Paesi occidentali ma anche installazioni e luoghi frequentate da stranieri. E l’inquietante proposito contenuto in un comunicato pubblicato su un sito internet islamico e siglato dal ramo saudita di al Qaeda, guidato da Abdulaziz al Muqrin, leader dell’organizzazione terroristica nel Regno e probabile ideatore del drammatico attacco recentemente compiuto nella città petrolifera di al Khobar.

 

Importante operazione antiterrorismo in Italia: a Milano è stato arrestato, nella tarda serata di ieri, un uomo sospettato di coinvolgimento negli attentati dell’11 marzo a Madrid. Si tratta del 33enne militante fondamentalista Rabei Sayed Ahmed, di nazionalità marocchina e conosciuto con il nome di Mohamed l’Egiziano, che secondo fonti giudiziarie citate dalla stampa spagnola potrebbe essere il capo della cellula di Al Qaeda in Egitto.

 

In Medio Oriente è alta la tensione dopo l’incursione israeliana, avvenuta la scorsa notte senza causare vittime, contro basi palestinesi in Libano, a sud di Beirut. Sul versante politico, per il governo dello Stato Ebraico è sempre arduo il confronto interno sul ritiro dei coloni da Gaza. Il ministro degli esteri ebraico Shalom, ha inoltre ottenuto, ieri al Cairo, la collaborazione egiziana nell’attuazione del piano di smantellamento degli insediamenti. Si è intanto aperta ieri a Ginevra la conferenza sul futuro degli aiuti umanitari ai profughi palestinesi. Presenti rappresentanti di 62 Paesi e di 29 organizzazioni internazionali. Il servizio di Mario Martelli:

 

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Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in un suo messaggio alla Conferenza, ha ricordato che dal settembre del 2000 il numero dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, che dipendono dall’assistenza alimentare dell’Agenzia, è passato da 130 mila ad un milione e 100 mila, e che la percentuale dei palestinesi che vivono sotto la soglia della povertà è triplicata, passando dal 20 al 60 per cento. Per la mobilitazione della comunità internazionale ha rivolto un appello il direttore generale dell’Agenzia, Peter Hansen, e ha chiesto ai Paesi donatori di incrementare i finanziamenti a favore della sua organizzazione, che attualmente manca pesantemente dei mezzi necessari per fronteggiare la situazione.

 

Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.

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In Afghanistan, un soldato americano è morto ed altri due sono rimasti feriti, ieri, nell’esplosione di un ordigno, che ha colpito il veicolo sul quale viaggiavano. A renderlo noto, è stato un portavoce delle forze armate statunitensi, precisando che l’episodio è avvenuto nella provincia di Zabul.

 

Condanna della presa di Bukavu da parte delle milizie filoruandesi, preoccupazione per l’atteggiamento dei Paesi confinanti, invito a non compromettere l’unità del governo provvisorio. Questi i contenuti di una dichiarazione approvata nella notte dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, dopo giorni di violenze, nell’est della Repubblica democratica del Congo. Il commento di padre Carmine Curci, direttore della rivista comboniana Nigrizia, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Riteniamo che sia arrivata tardi. Era da qualche settimana che la situazione si stava aggravando, soprattutto per l’interferenza del Rwanda, che si sta drammaticamente muovendo, sotto l’indifferenza della comunità internazionale. Speriamo non solo che la condanna sia formale, ma che l’Onu faccia sentire fortemente la sua presenza nella zona.

 

D. – Eppure l’Onu è presente a Bukavu con una forza di pace, la Monuc. Perché non è riuscita ad impedire la guerra?

 

R. – Per il semplice motivo che la Monuc sta ancora avendo un ruolo ambiguo nella zona. Se da una parte cerca di restaurare una certa calma ed una certa pace, dall’altra parte non ha la forza. Non è solo una questione di peacekeeping, cioè di mantenere la pace, ma è una questione soprattutto di disarmare le milizie, di rendere inefficaci i vari gruppi locali.

 

D. – Ma perché mentre a Kinshasa c’è un governo transitorio di unità nazionale, a Bukavu invece si continua a combattere?

 

R. – Bukavu è una zona estremamente importante sia dal punto di vista strategico che simbolico. Teniamo presente che il prossimo anno ci saranno le elezioni, quindi i vari gruppi locali vogliono fare pressione su Kinshasa per dire “ci siamo anche noi”.

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Un aereo di una linea privata del Gabon con 30 persone a bordo è precipitato in mare questa mattina subito dopo il decollo. Il velivolo era partito dalla capitale Libreville ed era diretto a Franceville, nel sudest del Paese. I pescatori accorsi sul luogo del disastro insieme ai vigili del fuoco e alle forze francesi di stanza nell’ex colonia hanno salvato sei persone.

 

Ancora scontri in Costa D’Avorio. Elicotteri da combattimento delle forze ivoriane sono stati abbattuti, ieri, in ritorsione a un attacco contro l’esercito francese, nella zona sotto il controllo degli ex ribelli. Diversi episodi di violenza si sono registrati, inoltre, nel corso di una manifestazione contro l’ambasciata francese, ad Abidjan. In diversi punti del quartiere centrale di Plateau, sono state segnalate aggressioni e una trentina di veicoli della missione delle Nazioni Unite sono stati seriamente danneggiati.

 

In Ruanda un tribunale di Kigali ha condannato l’ex presidente, Pasteur Bizimungu, a 15 anni di reclusione, per aver creato  una sua milizia, per istigazione alla violenza e per storno di fondi pubblici. Bizimungu è stato riconosciuto colpevole di aver dato vita al Partito Democratico per il Rinnovamento, che intendeva muoversi su base etnica e non politica.

 

Proseguono i lavori della 34.ma assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati americani, riunita a Quito, in Ecuador. Ci riferisce Maurizio Salvi:

 

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Al centro delle discussioni dei 34 ministri degli Esteri del continente vi è la delicata questione della corruzione, vera e propria piaga che ha causato danni alle economie di molti Paesi latino-americani, ed ha a volte costretto all’esilio capi di Stato accusati di avere gestito la cosa pubblica a fini privati. Sostenendo la necessità di lottare a fondo contro la corruzione, il segretario generale uscente dell’Osa, Cesar Gaviria, ha anche avvertito che la povertà e l’esclusione sociale sono le principali minacce per la democrazia in America Latina. Gaviria, nel corso del suo intervento, ha fatto poi un riferimento preciso al Venezuela, lodando l’atteggiamento del presidente Hugo Chavez che ha accettato di sottoporsi in agosto ad un referendum popolare che potrebbe portarlo a perdere l’incarico. Oltre alla situazione venezuelana, anche il problema del litigio per lo sbocco al mare che la Bolivia rivendica dal Cile ha animato i corridoi di Quito. E per la prima volta i ministri degli Esteri dei due Paesi hanno accettato di parlarne a quattrocchi.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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