RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 157 - Testo della trasmissione di sabato 5 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Uscito nelle sale
cinematografiche il terzo capitolo della saga di Harry Potter.
CHIESA E SOCIETA’:
Segni di speranza per i
cistercensi nel Vietnam del nord
Accordo tra militari nella penisola coreana: un primo passo verso
la pace e la collaborazione
Il futuro dell’Iraq al
centro dei colloqui, a Roma, tra il presidente americano, Bush, ed il premier
italiano, Berlusconi, mentre proseguono i fatti di sangue nel Paese
mediorientale
Assassinato
in Kosovo un sedicenne serbo, arrestati due albanesi.
Medio
Oriente: irreperibile il ministro del Turismo israeliano licenziato ieri dal
premier Sharon.
5
giugno 2004
“UN VIAGGIO ALL’INSEGNA DEI GIOVANI”:
COSÌ IL PAPA ALL’ARRIVO QUESTA MATTINA IN SVIZZERA.
ACCOLTO
STAMANE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FEDERALE
E DAL
PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE.
STASERA
LA MANIFESTAZIONE-EVENTO AL PALAGHIACCIO DI BERNA,
PER IL
PRIMO INCONTRO NAZIONALE DELLA GIOVENTÙ CATTOLICA SVIZZERA
- Ai
nostri microfoni Cristina Vonzun e Marc Aellen -
Per la
terza volta nel suo pontificato, Giovanni Paolo II è in Svizzera. Il Papa è
arrivato stamani intorno alle ore 11,30 all’aeroporto militare di Payerne, vicino
Berna, dove è stato ricevuto dal presidente del Consiglio federale, Joseph
Deiss, e dal presidente della Conferenza episcopale svizzera, mons. Amédée
Grab. Il 103.mo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II sarà soprattutto
all’insegna dei giovani, che stasera lo accoglieranno nel Palaghiaccio di Berna
in occasione del primo incontro nazionale della gioventù cattolica svizzera. Ma
segna anche un passo in avanti nei rapporti diplomatici. Colleghiamoci in
diretta con la capitale federale, dove c’è il nostro inviato, Alessandro Gisotti:
********
A
vent’anni di distanza, Giovanni Paolo II è tornato in Svizzera per ricevere
l’abbraccio dei fedeli elvetici e dei giovani in particolare. Nel discorso
rivolto al presidente Deiss, all’aeroporto di Payerne, il Pontefice, che ha
parlato in tedesco, francese ed italiano, ha sottolineato come scopo di questa
visita sia proprio l’incontro con i giovani cattolici della Svizzera. “Sarà una
festa per loro - ha detto - ed anche per me”.
ZUM DRITTEN FÜHRT MICH DIE...
“La
divina provvidenza – ha affermato il Papa – mi conduce in questo nobile Paese”,
“crocevia di idiomi e di culture, per incontrare un popolo custode di antiche
tradizioni e aperto alla modernità”. Quindi, ha spiegato il significato profondo
di questo come dei precedenti 102 viaggi apostolici, che hanno caratterizzato
il suo pontificato:
C’EST LE DEVOIR D’ANNONCER L’EVANGILE…
“E’ il
dovere di annunciare il Vangelo di Cristo – ha detto – a spingermi sui sentieri
del mondo, per riproporlo agli uomini e alle donne del Terzo Millennio, in particolare
alle nuove generazioni”. Ha, così, rivolto parole d’affetto al popolo svizzero:
“Cari
abitanti della Svizzera, mi permetto di bussare idealmente al cuore di ognuno
di voi, entrando nelle vostre case e nei vari luoghi dove vivete e svolgete le
vostre quotidiane attività. A tutti vorrei proporre il gioioso annuncio evangelico
di Cristo salvatore, offrendo a ciascuno l’augurio della sua pace”.
Nel
salutare i vescovi della Svizzera e le comunità ecclesiali di ogni cantone, il
Papa ha quindi rivolto un pensiero speciale “ai cristiani delle altre Confessioni
e a tutte le persone di buona volontà operanti nel Paese”. Dal canto suo, il
presidente Deiss ha annunciato ufficialmente che in occasione della visita del
Papa, il Consiglio federale ha deciso di normalizzare le relazioni diplomatiche
tra Svizzera e Santa Sede. La decisione, ha spiegato, riflette il rapporto
stretto tra Berna e Vaticano in favore della pace, del rispetto del diritto
internazionale e, ancora, la tutela dei diritti umani.
“In un
Paese in cui democrazia e molteplicità culturale sono saldamente ancorate nella
tradizione – ha proseguito il presidente – è naturale che le opinioni in merito
a certi Suoi insegnamenti e precetti possono a volte divergere. Ognuno
riconosce però che in questo modo Lei ci induce a riflettere su questioni
centrali della nostra società”. Come segno d’affetto verso il popolo svizzero,
il Papa ha chiesto di essere accompagnato, in questo viaggio, da 4 Guardie
Svizzere, le più anziane in servizio attivo - una per ogni lingua nazionale -
rigorosamente in alta uniforme.
Il Papa
si trova ora nella Residenza Viktoriaheim di Berna, la Casa delle Suore di
Carità della Santa Croce, dove alloggerà in questi due giorni. Cresce, intanto,
l’attesa dei giovani cattolici, che oggi pomeriggio, nell’ambito del loro primo
incontro nazionale, accoglieranno il Papa nel Palaghiaccio di Berna, intorno
alle ore 18. All’evento, parteciperanno almeno 12 mila ragazzi, un risultato al
di là delle aspettative degli organizzatori. L’incontro, dedicato
all’esortazione evangelica “Alzati” che sprona a vivere con coraggio il Vangelo
nel Terzo Millennio, rappresenta un momento di unità particolarmente
significativo per una realtà diversificata come quella svizzera. Il tema è
stato approfondito dai giovani, stamani, in una marcia di avvicinamento al
luogo dell’incontro. L’evento di stasera offre un programma originale con
canti, musical, danze e coreografie che proseguiranno anche dopo il ritorno del
Papa nella sua residenza. I giovani potranno, inoltre, parlare con i vescovi in
appositi “bistrot”. Un dato significativo: il capo della Chiesa riformata bernese
rivolgerà un messaggio di benvenuto ai ragazzi raccolti nel Palaghiaccio.
Da
Berna, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.
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Nel lasciare il suolo italiano per recarsi in visita
pastorale in Svizzera, Giovanni Paolo II ha voluto rivolgere un messaggio di
saluto al presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, nel quale ha invocato
“copiosi doni celesti” affinché le nuove generazioni della cara nazione
Italiana sappiano conservare e sviluppare il patrimonio di valori cristiani che
è stato loro trasmesso. Il capo di Stato italiano Ciampi, rispondendo al
messaggio del Papa, ha sottolineato come in un mondo devastato ancora da troppa
violenza e reso insicuro dalla terribile minaccia del terrorismo, la voce dei
giovani indichi nel dialogo e nella comprensione reciproca l’ancora di salvezza
contro le contrapposizioni e l’odio.
E i protagonisti del viaggio del Papa in Svizzera, il
terzo dopo quelli del 1982 e del 1984, sono dunque i giovani. Uno dei momenti
centrali di questa visita è infatti il primo Incontro nazionale dei giovani
cattolici svizzeri. Un evento che nasce dalle esperienze delle Giornate
Mondiali della Gioventù e in particolare da un’idea nata a Toronto nel 2002. Al
microfono di Alessandro Gisotti, ascoltiamo Cristina Vonzun, responsabile del
Comitato pastorale per la Svizzera italiana:
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R. – Noi siamo una realtà composita. Questo ha comportato anche creare
delle strutture che non esistevano a livello svizzero, come un Comitato
pastorale nazionale, che noi non abbiamo mai avuto perché abbiamo sempre lavorato
a realtà divise. La realtà della Svizzera francese aveva il suo ambito, la realtà
di lingua tedesca il suo e così quella italiana…
D. – Com’è nata l’idea del tema dell’incontro,
l’esortazione evangelica “Alzati”?
R. – Il tema “Alzati” è nato attraverso una grande
consultazione. La scorsa estate abbiamo inviato a parrocchie, movimenti di
tutta la Svizzera, la richiesta di formularci quello che poteva essere per
tutti questi giovani e questi gruppi un tema attorno al quale incontrarci. Ne
sono arrivati 80 e fra questi, il gruppo del Comitato nazionale ha scelto
“alzati”, perché è un tema giovane che richiama il dinamismo di cui i giovani
sono portatori e di cui la nostra società di oggi ha così bisogno. Portiamo
dinamismo, portiamolo con Cristo, portiamolo attraverso questa tematica che può
effettivamente essere un eccellente spunto in tale direzione.
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Il programma di questa sera per il primo incontro
giovanile dei cattolici svizzeri prevede diverse iniziative. Dell’apertura
della manifestazione-evento, ascoltiamo due giovani animatori, intervistati dal
nostro inviato:
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R. –
Apriremo questo grande incontro giovanile, il primo incontro giovanile svizzero
con uno skatch. Il titolo dell’incontro è “Alzati” e quindi noi faremo questo
piccolo skatch su come ci si alza nella Svizzera italiana: la rappresentazione
è incentrata sulla storia di due coniugi che, volendo fare una gita, si recano
alla stazione. Dopo aver scoperto che il loro treno è già partito, il marito
tutto infuriato decide di tornare a casa, ma a metà strada la moglie gli
propone di andare al lago. Il marito inizialmente è un po’ scettico ma poi la segue e si avviano cantando “Quel
mazzolin di fiori”, tipica canzone della Svizzera italiana. Il messaggio
centrale di questa rappresentazione è quello di indicare ai giovani che nelle
azioni di ogni giorno ci sono momenti nei quali, pur sentendosi svogliati,
bisogna sempre continuare ad alzarsi per affrontare la vita, giorno dopo
giorno, con energia e con forza.
D. – Questa sveglia che abbiamo appena sentito, vuol dire,
appunto, svegliarsi, alzarsi e vivere il Vangelo nella quotidianità?
R. – Esattamente. Un altro fattore che abbiamo pensato di
mettere in risalto nel nostro skatch è il fatto che oggi siamo sempre più
stressati, viviamo senza avere neanche il tempo di riflettere, di sedersi a
pensare. E’ proprio questo che vogliamo mettere in evidenza: il sapersi
interrogare, sapersi fermare e saper apprezzare ogni giorno della nostra vita.
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Ma quali frutti ci
si aspetta dal viaggio del Papa in Svizzera? Risponde il portavoce della
Conferenza episcopale elvetica, Marc Aellen:
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R. – Penso veramente in termini di unità. In Svizzera
abbiamo grandissime differenze tra le regioni: c’è chi è più vicino alla Chiesa
universale, chi è più lontano come nella parte tedesca. Il fatto che il Papa
venga rappresenta un fattore di unità. Credo che questo viaggio gioverà
sicuramente al senso di unità.
D. – Come ha risposto la Svizzera a questo arrivo del
Papa?
R. – L’interesse mediatico è enorme. Ma gli svizzeri sono
persone molto riservate e quindi non ci saranno grandi manifestazioni di gioia
nelle strade. Nel nostro Paese esternazioni piene di entusiasmo non sono
riservate a nessuno.
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RINUNCIA E NOMINA
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Ariano
Irpino-Lacedonia, in Italia, don Giovanni D’Alise, del clero della diocesi di
Acerra, parroco della parrocchia Sant’Alfonso di Cancello Scalo.
Mons. D’Alise è nato a Napoli, il 14
gennaio 1948. Ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Facoltà
Teologica dell’Italia meridionale. E’ stato ordinato sacerdote il 23 settembre
1972 ed ha svolto il ministero di vicario cooperatore nella parrocchia di
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori in Cancello Scalo, dal 1974 fino al 1990, quando
vi è stato nominato parroco, ministero che ha svolto fino ad oggi. Da circa due
anni e mezzo è Vicario Foraneo della Forania di San Felice-Arienzo. Nel 1984
Mons. D’Alise è stato incaricato di alcuni uffici pastorali della Curia diocesana,
diventando responsabile della catechesi diocesana, della scuola di religione e
della formazione alla catechesi. Ha avviato la scuola di formazione per i
laici, di cui è direttore. Ha curato l’organizzazione dei 22 Convegni diocesani
annuali della diocesi di Acerra e la celebrazione annuale della Giornata per la
Vita. Da un anno, la diocesi di Nocera Inferiore-Sarno lo ha incaricato della
formazione dei propri diaconi permanenti.
Il Santo Padre ha poi accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Riohacha, in Colombia, presentata da mons. Armando
Larios Jiménez, in conformità al Codice di Diritto Canonico.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Un pellegrinaggio per riproporre il Vangelo di Cristo alle generazioni
del Terzo Millennio": Giovanni Paolo II per la terza volta in Svizzera,
crocevia di idiomi e di culture, per incontrare la gioventù cattolica. All'interno,
il resoconto dettagliato del viaggio apostolico del Santo Padre; l'articolo del
nostro inviato Giampaolo Mattei.
Nelle vaticane, gli articoli di
Jean Galot e di Alessandro De Sortis sulla Festa della Santissima Trinità.
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno presentato al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite una terza bozza di risoluzione.
Nella pagina culturale, un
approfondito contributo di Marco Impagliazzo che rievoca lo sbarco alleato in
Normandia (6 giugno 1994).
Nelle pagine italiane, in primo
piano la conclusione della visita del Presidente Usa a Roma.
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5
giugno 2004
DI
RIENTRO DALLA VISITA IN UGANDA,
IL CARDINALE MARTINO PRESIEDE OGGI
E DOMANI IL XXVI PELLEGRINAGGIO DELLA PACE DA MACERATA A LORETO, NELLE MARCHE
- Intervista con Ermanno Calzolaio
-
Di
rientro dalla visita in Uganda, terra provata da lunghi anni di conflitti
armati, il cardinale Renato Martino presiede oggi e domani il XXVI
Pellegrinaggio della Pace da Macerata a Loreto, nelle Marche. Il porporato
celebrerà stasera la messa che darà inizio al pellegrinaggio notturno e domani
mattina accoglierà l’arrivo dei fedeli sulla spianata del Santuario lauretano,
dove avrà luogo la Celebrazione della Parola. Dopo l’atto solenne di
consacrazione alla Madonna, la recita della “Preghiera a Maria, Regina della
Pace”, composta dallo stesso cardinale Martino. Il presidente di Giustizia e
Pace concluderà la sua visita nelle Marche al carcere di Fossombrone, dove
pronuncerà uno speciale appello in difesa dei diritti umani dei reclusi e in
particolare contro la pratica della tortura. Sul significato dell’iniziativa
Stefano Leszczynski ha intervistato Ermanno Calzolaio, direttore del comitato
per il pellegrinaggio
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R. –
Il pellegrinaggio è un gesto proposto ai giovani per indicare loro che la vita
è un cammino ricco di fatica, di gioia e di dolore ma è anzitutto un cammino.
Un cammino si può fare solo se si segue chi ha una meta da indicare, una meta
che per noi cristiani è presente ed è Cristo stesso. Questo gesto, che si
ripete ormai da 26 anni, è stato proposto da Comunione e Liberazione insieme
con le diocesi di Macerata e di Loreto. Il pellegrinaggio è guidato da mons.
Giancarlo Vecerrica, giacché è stato il fondatore.
D. –
Molti i momenti di riflessione, di preghiera, di spiritualità ma anche molti i
momenti di discussione e forse di dibattito sui grandi temi dell’attualità internazionale,
dall’Africa al conflitto in Medio Oriente …
R. – Noi abbiamo voluto porre al centro
dell’attenzione il dramma che sta attraversando l’umanità. Siamo estremamente
lieti che il cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, abbia accettato di essere con noi questa sera. Vogliamo
rilanciare l’accorata preghiera per la pace, ricordando anzitutto quello che ci
insegna il Papa: la pace non la costruiamo da soli, ma è un dono da domandare
insieme a Cristo, che è la vera pace. A questo riguardo ci sono delle
testimonianze molto significative. Anzitutto la testimonianza di Andrea Angeli,
che è funzionario dell’Onu e portavoce del governo provvisorio appena sciolto
in Iraq, che porta il proprio saluto da quella terra martoriata; poi abbiamo il
saluto della vedova Beci, del funzionario dell’Onu scomparso tragicamente in
Iraq.
**********
“LA RESPONSABILITA’ DELLE CHIESE E DELLE RELIGIONI
PER LA CREAZIONE”:
IL TEMA DELLA VI CONSULTAZIONE
DEL
CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, APERTASI IERI IN BELGIO
-Intervista
con mons. Aldo Giordano-
“La
responsabilità delle Chiese e delle religioni per la creazione”: è il tema
della VI Consultazione del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, Comece,
che si è aperta ieri a Namur, in Belgio. A
mons. Aldo Giordano, segretario del Comece, che ha tenuto la relazione
introduttiva, Giovanni Peduto ha chiesto quale messaggio si vuole lanciare:
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R. – Sono partito dalle parole ecologia, economia ed
ecumenismo. Tutte e tre le parole contengono la parola oikos, cioè
“casa”. Mi sono domandato che tipo di legame ci sia nel fatto che, se
distruggiamo la casa economica, quindi, se c’è ingiustizia, se c’è morte per
fame, è come distruggere la casa ecologica, quindi la casa ambiente. Poi mi
sono chiesto come anche la divisione tra i cristiani, quindi la distruzione
della casa ecumenica, abbia un legame con tutto questo. La sfida è rifare la
casa a tutti i livelli, rifare la casa nella visione dell’uomo nei rapporti tra
gli uomini. Il che vuol dire rifare la casa anche a livello di ambiente, di
natura e questa è la responsabilità prima dei cristiani, delle religioni e di
tutti gli uomini che credono nell’uomo.
D. – Quali sono le urgenze ecologiche di oggi?
R. – Alcune esemplari. Uno è il tema dell’acqua e questo è
legato all’ingiusta distribuzione dell’acqua che non è considerata un diritto
per tutti, ma una proprietà di alcuni. Un altro tema è l’energia, pensiamo
all’attualità anche del dibattito sull’Iraq, ecc. L’altra questione è avere,
specialmente in Occidente, una vita sostenibile. Per noi sono poi interessanti
anche i temi legati alla vita, i temi legati alla nascita, alla clonazione,
alle cellule staminali, il tema della salute, fino al tema dell’eutanasia.
Secondo noi, anche questi sono temi della natura.
D. – Cosa dice la fede cristiana sul rispetto
dell’ambiente e cosa stanno facendo le Conferenze episcopali europee sulla
questione ecologica?
R. – Da una parte, a noi interessa soprattutto il discorso
sui fondamenti teologici dell’impegno per il creato. L’interesse è di mettere
l’uomo al centro di questo discorso, di sfruttare tutta la potenzialità della
spiritualità che noi abbiamo, pensiamo alla Giornata del ringraziamento che
sosteniamo per tutto il mondo e al tema della formazione, dove la Chiesa ha una
grande tradizione. Dall’altra, spingiamo a realizzare esperienze concrete e la
Chiesa lo può fare anche a livello di stili di vita concreti a livello locale.
Si tratta sempre di pensare globale ma agire localmente. Pensiamo al risparmio
energetico, all’uso di prodotti legati ad un commercio solidale, nelle Comunità
religiose, per esempio, dove si può favorire investimenti etici, cercare di
costruire canoniche, chiese, centri parrocchiali in chiave ecologica, sostenere
un’economia che spinga alla comunione. Un altro compito che abbiamo è quello di
cercare di favorire la coscienza pubblica, la sensibilità e anche di creare una
sorta di lobby politica per le politiche
ambientali.
D. - C’è unità su questi temi con le altre Chiese
cristiane e con le altre religioni?
R. – Forse questo è uno dei temi dove noi troviamo più
consenso, perché è un tema dove le Chiese stanno crescendo tutte. Pensiamo
all’attenzione dell’ortodossia che ha una tradizione, in questo senso, ed anche
alle altre religioni. Noi abbiamo qui, oggi, un incontro con buddisti, con
ebrei, con musulmani e naturalmente con cristiani ed è un tema che ci accomuna.
Ovviamente le prospettive sono anche diverse, però è un tema ecumenico, è un
tema di dialogo interreligioso. E’ un campo su cui noi vogliamo lavorare
insieme e lavorare insieme permetterà anche di porsi in questi grandi dialoghi
così urgenti per l’umanità.
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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE
DELL’AMBIENTE:
L’ONU RICHIAMA GOVERNI E PRIVATI A TUTELARE
OCEANI E MARI, PATRIMONIO INESTIMABILE DELL’INTERA UMANITA’
-
Intervista con il prof. Roberto Danovaro -
“Ricercati! Mari e oceani: morti o vivi?” E’ il tema
provocatorio della Giornata mondiale per l’ambiente, che si celebra oggi per richiamare la comunità internazionale a
prendere coscienza della fragilità del patrimonio marino. In questa occasione
il Programma dell’Onu per l’ambiente ha redatto uno speciale rapporto,
lanciando un gravissimo allarme sulla salute delle acque a livello
planetario. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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Basti dire che gli oceani coprono il 70 per cento della
superficie terrestre e contengono il 90 per cento della biomassa vivente e che
l’80 per cento dell’inquinamento marino si deve alle attività dell’uomo, per
cui ogni anno 1 milione di uccelli e 100 mila mammiferi marini muoiono per la
plastica che invade le acque. Un esempio fra altri di mali prevedibili e forse
in gran parte evitabili. Ne parliamo con il prof. Roberto Danovaro, docente di
Biologia marina presso il Dipartimento di Scienze del Mare, all’Università
Politecnica delle Marche:
R. – Il problema è che i mari sono sempre stati considerati un po’ la
terra di tutti e di nessuno. Quindi, l’uomo ne ha nei secoli largamente
abusato. Rispondendo alla domanda “morti o vivi?”, io direi che senz’altro i
mari sono vivi ed hanno una ricchezza di vita straordinaria e contengono
tuttora la maggior parte della biodiversità inesplorata. Probabilmente
all’interno degli oceani ci sono ancora – c’è chi dice - milioni di specie da
scoprire. Credo che questo rapporto metta il dito su un problema essenziale e
cioè che dobbiamo avere cura delle cose che ci sono care, come i nostri mari,
perché rischiamo di perderli.
D. – In particolare l’Onu punta il dito su alcuni agenti
di inquinamento principali, ovvero il petrolio, gli scarichi urbani e le
cosiddette acque di zavorra…
R. – Aggiungerei un quarto elemento che è l’impatto dei
cambiamenti climatici. Dobbiamo stare attenti a non inquinare il mare oltre le
capacità dello stesso mare di autodepurarsi. Questa è la sfida della
sostenibilità per quanto riguarda il settore mare. Lei parlava ad esempio degli
idrocarburi. Nel Mediterraneo, che è un mare chiuso, c’è oltre il 30 per cento
del commercio mondiale di idrocarburi. Il problema maggiore non è quello
evidenziato dai mass media delle ‘carrette del mare’ e degli incidenti. Il problema
principale da un punto di vista quantitativo è il rilascio cronico di
idrocarburi dalle piattaforme e dalle raffinerie.
D. – Poi ci sono le acque di zavorra. Cosa sono
esattamente?
R. – Sono le acque che vengono imbarcate dalle navi, una
volta che viene scaricato il greggio. Il problema non sono tanto le acque
sporche, perché in realtà ormai le nuove normative prevedono di ripulirle. Il
problema è che quando una nave parte dal Mar Nero, arriva lungo le coste
dell’Atlantico e degli Stati Uniti, lascia il petrolio e imbarca acqua
dell’Atlantico. Quando torna indietro deve liberarsi di queste acque e le
rilascia nell’ambiente di approdo, magari il Mar Nero. Solo che queste acque
che pullulano di vita, sono ricchissime di organismi che sono alieni per questi
ambienti e possono trovare dei luoghi dove insediarsi, creando notevoli
problemi ambientali.
D. – Lei, da esperto, quale suggerimento urgente darebbe a
livello governativo e istituzionale?
R. – Il primo suggerimento è quello di valorizzare la risorsa mare, soprattutto
cercando di limitare il più possibile gli interventi strutturali, che vanno
dall’abusivismo edilizio lungo le coste, alla cementificazione non solo dei litorali
ma anche delle opere in mare. E poi investire su queste risorse valorizzandole
e studiandole. Lungo le coste dell’Adriatico, ad esempio, recentemente c’era
una lamentela da parte dei turisti, per il problema di alghe, quindi
l’atrofizzazione. Ci hanno chiamato per studiare il problema e in realtà si
trattava di pregiatissime praterie di mare, che sono tre delle prime cinque
specie da proteggere per la conservazione della biodiversità. Se noi avessimo
tolto quelle piante avremmo fatto un danno enorme. A volte è un problema di
cultura, di non conoscenza. Magari si ha un patrimonio e si pensa che sia un
problema.
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IL TERZO CAPITOLO DELLA SAGA DI HARRY POTTER
E’
ARRIVATO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE:
ATMOSFERE
CUPE PER IL SIMPATICO MAGHETTO
Il terzo capitolo della saga di
Harry Potter è arrivato nelle sale cinematografiche per la gioia di tutti i
numerosissimi fan: atmosfere cupe e minacciose contraddistinguono le nuove
avventure del simpatico maghetto costretto ora ad affrontare il proprio
passato. Già in cantiere, naturalmente, il quarto film. Il servizio di Luca
Pellegrini:
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Chi non
è dotato di poteri magici, nella saga di Harry Potter, è un Babbano. Il Babbano
è particolarmente fastidioso: crede di sapere tutto, è invadente, aggressivo.
E’ anche molto antipatico: maltratta, forse per pura invidia, i giovani maghi.
Insomma, non crede al fantastico, non accetta il soprannaturale, anche quando
ragazzini con la bacchetta magica gli circolano per casa. Harry ne sa qualche
cosa di questi terribili Babbani: gli zii Dursley sono della peggior specie. E
la zia Marge, che arriva per mangiare a crepapelle, comanda anche a destra e a
manca: giusto che si gonfi come un pallone e finisca a girovagare per il cielo
illuminato dalla luna. Una luna molto minacciosa, perché molto minaccioso è il
terzo capitolo dark di Harry Potter, diretto questa volta dal messicano Alfonso
Cuarón (al posto di Chris Columbus), incuriosito e assai predisposto a scrutare
l’animo di bambini che stanno per non esserlo più.
E’ il
momento della crescita, per Harry, Hermione e Ron. E’ il momento di fare i
conti con un passato oscuro - per Harry la perdita violenta dei genitori - e
con un presente assai cupo. Intanto il futuro cinematografico è già in cantiere,
ossia il quarto episodio della serie che sarà diretto da Mike Newell e ci svelerà
un nuovo segreto, quello del “calice di fuoco”. In questo capitolo, dunque,
tutto è più tetro e inquieto e i personaggi più cinici e aggressivi. Piove
sempre a dirotto sul castello di Hogwarts, mentre nell’aria volteggiano i
Dissennatori, ossia i guardiani della prigione di Azkaban, ai quali è dato il
potere, sfruttando i nostri dolori (quando non sappiamo controllarli), di
risucchiarci l’intera anima. Non solo il clima è più che mai nuvoloso ma anche
le lezioni del terzo anno della Scuola di magia e stregoneria sembrano essere
meno sicure: si deve imparare a contrastare il “Molliccio”, ossia
l’incarnazione delle proprie paure. E nemmeno le lezioni di Divinazione
affidate a Sibilla Cooman, irresistibile Emma Thompson, sono rassicuranti.
Fondamentale
questa volta è passare indenni gli esami di Difesa contro le Arti Oscure,
tenuti dal professor Lupin (attenzione ad evitarlo quando è luna piena). Del
prigioniero del titolo, ossia Sirius Black - Gary Oldman, non c’è troppo da
fidarsi mentre il saggio Albus Silente (Michael Gambon che ha preso il posto
dello scomparso Richard Harris) dice e non dice, addirittura gioca e fa giocare
col tempo, complicando non poco la già complessa vicenda. Tra spettri e ululati,
però, non manca mai l’ironia ed un magico stupore: quale Babbano non
frequenterebbe volentieri la taverna “Il paiolo magico” o non inforcherebbe
subito una scopa volante? Chi rifiuterebbe, infine, di avvicinarsi
all’ippogrifo Fierobecco? La sua planata sul lago scozzese, in un livido
tramonto, con Harry avvinghiato alle sue piume, tocca momenti di avvincente
poesia.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani,
domenica 6 giugno, la Chiesa celebra la Solennità della Santissima Trinità,
mistero grande della fede cristiana. La liturgia ci presenta il brano evangelico
dell’apostolo Giovanni in cui Gesù dice ai discepoli:
“Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando, però,
verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera... Egli mi
glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il
Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve
l’annunzierà”.
Sul mistero della Trinità
ascoltiamo il teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Professando
il credo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo confessiamo la nostra fede in Dio
che è amore. Il nostro Dio è la comunione delle tre Santissime Persone, le
quali sono assolutamente libere e allo stesso tempo unita in un amore di
comunione incrollabile. Da qui si inabissa il mistero supremo della nostra
fede. La persona è una realtà del tutto irripetibile, unica e libera e allo
stesso tempo si definisce e si realizza nelle relazioni con gli altri. In
questo mistero affonda la verità dell’uomo, creato ad immagine della comunione
trinitaria. Anche l’uomo scopre la sua verità come una persona unica e
insostituibile, che però vive la sua piena identità nelle relazioni libere e
fedeli con gli altri. Come unirsi? Come vivere in comunione senza mutilarsi a
vicenda, senza esclusioni e prevaricazioni? E’ la domanda essenziale
dell’umanità. La risposta è proprio nell’amore salvifico con il quale la
Santissima Trinità riveste l’uomo.
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5
giugno 2004
IL
RAPPORTO SULL’IRAQ DELL’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I DIRITTI UMANI
PRESENTATO IERI, METTE IN EVIDENZA LE GRAVI VIOLAZIONI GIA’ COMPIUTE,
RICHIAMANDO LE FORZE DELLA COALIZIONE A PREDISPORRE OGNI MISURA PER EVITARE IN FUTURO ALTRE ‘MACCHIE’ INFAMANTI
- A
cura di Mario Martelli -
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GINEVRA.= Progressi ma anche accuse di violazioni dei
diritti umani in Irak. E’ quanto emerge dal voluminoso Rapporto dell’Alto
Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicato ieri a Ginevra.
Nel documento di 45 pagine si espongono passato, presente e speranze per il
futuro dell’Iraq, si chiede alle autorità della Coalizione di provvedere a
regolari ispezioni di tutti i luoghi di detenzione e la nomina immediata di un
mediatore o commissario internazionale per controllare il rispetto dei diritti
umani nel Paese e di presentare rapporti periodici, oltre a rivolgere
raccomandazioni alle autorità irachene. Nel Rapporto si osserva inoltre che
quanto si è appreso sul crudele modo di trattare i prigionieri ha macchiato gli
sforzi della Coalizione per instaurare la libertà in Iraq. Nelle conclusioni
gli esperti dell’Onu riconoscono che dall’intervento degli Stati Uniti e del Regno
Unito nel marzo 2003 sono stati compiuti progressi e si cita in particolare la
maggiore libertà di espressione ed una maggiore partecipazione delle donne, ma
vengono elencati anche i gravi pericoli per la sicurezza derivanti dalle
operazioni militari e dagli atti di terrorismo. Una situazione che colpisce in
particolare la popolazione civile per la quale la protezione dovrebbe essere
garantita dalle Convenzioni di Ginevra.
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TRE
GIORNI DI STUDIO E SERRATO DIBATTITO A TORINO SUL FUTURO
DEGLI ATENEI IN EUROPA NELL’ERA DELLA
GLOBALIZZAZIONE.
L’INCONTRO CHE SI CHIUDE OGGI
E’ STATO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA
EUROPEA
TORINO. = Si chiude oggi a Torino la Conferenza
dell’Associazione universitaria europea (Eua), che raccoglie 700 membri in 45
Paesi. L’Assise è stata organizzata dopo l'incontro di Marsiglia, nell'aprile
scorso, e prima di quello a Maastricht previsto nel prossimo ottobre. Tema al
centro dei lavori è stato: ''Il percorso dal servizio pubblico al trasferimento
sul mercato: costi, valori e qualità'', sul quale hanno dibattuto relatori
illustri, come David Ward, presidente dell'American Council of Education, per
capire come l'educazione superiore stia affrontando le nuove sfide derivanti
dalla globalizzazione, che riguardano non soltanto l'apertura al mercato, ma
anche l'ampliamento dell'accesso, la stagnazione o la riduzione dei finanziamenti
pubblici, l'accresciuta dimensione internazionale del sapere. Tra gli interrogativi
principali posti nella tre giorni di studio e scambi di esperienze: come
conciliare gli aspetti commerciali con i valori accademici e come assicurare
risultati di insegnamento di qualità in un contesto in cambiamento. I promotori
dell'evento, tra cui il rettore dell'Università di Torino, Rinaldo Bertolino,
sottolineano l'importanza delle tre missioni che ogni Università deve
perseguire: insegnamento, ricerca e servizio per la società. (R.G.)
SEGNI DI SPERANZA PER I
CISTERCENSI NEL VIETNAM DEL NORD.
IL GOVERNO HA DATO IL VIA LIBERA
ALLA RISTRUTTURAZIONE DELL’ABBAZIA DI CHAO SON
CHAU SON. = “Un grande futuro ci aspetta”. Padre Jean Pham
Van Hung è ottimista circa le sorti dell’ordine cistercense nel Vietnam del
Nord, dopo la decisione del governo di permettere ai religiosi la
ristrutturazione dell’abbazia di Chao Son. Il trentacinquenne frate è stato il
primo ordinato nel 2001 e oggi è entusiasta di rivedere il convento, risalente
al 1936, tornare a vita nuova. Fondato da padre Thaddeus Le Huu Tu, come ramo
della casa provinciale di Quang Tri, nel sud del Vietnam, è situato ai piedi
del monte Chau Son, nel distretto di Nho Quan. Con l’avvento del regime comunista
e la divisione del Paese, padre Tu, nel frattempo ordinato vescovo, fuggì al
sud con 124 sacerdoti e 60 mila fedeli laici. Né il conflitto con francesi, né
quello con gli Stati Uniti, minarono le fondamenta del monastero, anche se il
tempo ha fatto la sua parte. “I lavori per il restauro dei 1500 metri quadrati
saranno completati nel 2005 e si prevede una spesa complessiva di 1,5 milioni
di dong (circa 98 mila dollari). I Cistercensi in Vietnam sono arrivati nel
1918 a Quang Tri. Attualmente contano su sei abbazie di frati e un convento di
monache. I religiosi in tutto sono 52, 303 i professi (tra uomini e donne), 88
i novizi e 71 i postulanti. (D.D.)
IL
COMITATO ONU PERI DIRITTI DELL’INFANZIA HA CHIESTO ALLA FRANCIA
DI GARANTIRE CHE LA NUOVA LEGGE CONTRO I
SIMBOLI RELIGIOSI
NELLE
SCUOLE PUBBLICHE NON SI RILEVI STRUMENTO DI DISCRIMINAZIONE
PER NESSUNO STUDENTE
GINEVRA.
= Il Comitato per i diritti dell'infanzia delle Nazioni Unite ha chiesto ieri
alla Francia che la Legge contro i simboli religiosi nelle scuole pubbliche,
come il velo islamico, non si traduca nell'esclusione di alcun allievo dal
sistema scolastico. Questo violerebbe il dettato della Convenzione internazionale
dell'infanzia, che obbliga gli Stati firmatari a “rispettare i diritti del
bambino, della sua libertà di pensiero, di coscienza e di religione''. Il
Comitato, che raccoglie 18 esperti indipendenti, si è detto inquieto per il
rischio che la Legge promulgata il 14 marzo scorso ''ignori il principio che dà
la priorità ai diritti del bambino e al diritto all'accesso all'istruzione e
non pervenga ai risultati attesi''. L'organo dell'Onu ha inoltre invitato la
Francia ad esaminare la situazione delle ragazze escluse dalla scuola dopo
l'approvazione della legge. Il Comitato ''riconosce l'importanza che la Francia
accorda alla laicità nelle scuole pubbliche, ma è preoccupato dalle troppe
accuse di discriminazione, comprese quelle relative alla religione''. Secondo
gli esperti, il problema dell'abbigliamento da indossare nelle scuole si
risolverebbe più facilmente se affrontato direttamente dagli stessi allievi. La
legge, che sarà in vigore in Francia dal prossimo anno scolastico, è stata
giudicata da diversi membri del Comitato intollerabile per i musulmani che
portano il velo islamico. (R.G.)
SEGNALI
POSITIVI DI DISGELO NELLA PENISOLA COREANA: RAGGIUNTO OGGI L’ACCORDO PER
L’APERTURA DI STRADE E LINEE FERROVIARIE FRA NORD E SUD
SEUL/PYONGYANG=
Concluso oggi a Pyongyang un accordo tra i responsabili economici della Corea
del Nord e quella del Sud per l’apertura di due strade che attraversano la
frontiera fortificata fra i Paesi. Il patto prevede anche l’avvio in ottobre di
test di funzionamento su due linee ferroviarie parallele al tracciato delle
strade. Inoltre, ieri a Seul, dopo un incontro di 21 ore, le delegazioni di
militari dei due Paesi, riunitisi allo stesso tavolo di discussione per la
prima volta dopo più di mezzo secolo, avevano annunciato la decisione di
spegnere gli altoparlanti e di rimuovere gli striscioni per la propaganda di frontiera
al confine tra Nord e Sud. Il documento congiunto conclusivo dell’incontro
afferma l’intenzione di adottare una frequenza radio e un sistema di
segnalazione comuni tra le due Marine per impedire incidenti ed equivoci in
acque dai confini poco chiari. In passato sia la pesca, sia altre circostanze
avevano innescato incidenti tra le navi dei due Paesi, che da ora in poi
agiranno insieme contro le attività pescherecce illegali. Lo storico accordo
prevede anche l’istituzione di una ‘linea calda’ tra le capitali per favorire
comunicazioni dirette e immediate. (R.M.)
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5
giugno 2004
- A
cura di Dorotea Gambardella -
Il presidente Bush ed il suo
seguito stanno per giungere a Parigi. Nell’ultima giornata a Roma, in occasione
del 60° anniversario della liberazione della capitale dai nazisti, il capo
della Casa Bianca e il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, hanno
incontrato i giornalisti per tirare le somme di questo viaggio. Al centro della
conferenza stampa il futuro dell’Iraq. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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In questo momento Bush ed il
suo seguito stanno per giungere a Parigi. Domani in Normandia il capo della
Casa Bianca parteciperà alle celebrazioni per lo sbarco degli alleati che
consenti all’Europa di scrivere la parola “fine” sulla dolorosa esperienza del
nazifascismo. E per Bush gli Stati Uniti, allora contro Hitler, oggi contro
altri totalitarismi, lottano per affermare la libertà e la democrazia nel mondo
e per debellare terrorismo e fondamentalismo. E’ questa – ha detto – la vera
sfida dei nostri tempi. E soprattutto l’Iraq è oggi il Paese che deve diventare
libero e democratico. Un impegno – ha detto il presidente americano – per il quale
risulta preziosa la collaborazione dell’Italia, che ha pagato un pesante
tributo di vittime a Nassiryia. Bush e Berlusconi annunciano ormai imminente la
risoluzione dell’Onu, alla stesura della quale ha partecipato anche il governo
di Roma, risoluzione che il 1° luglio consegnerà ad un esecutivo iracheno la
piena sovranità, anche per preparare le prime elezioni del gennaio prossimo. Ma
sarà necessario che le truppe straniere rimangano per consentire che la transizione
avvenga nella massima sicurezza:
“Le nostre truppe sono in Iraq
e resteranno in Iraq fino a quando il governo che sarà eletto nel mese di
gennaio prossimo riterrà che le truppe degli altri Paesi possano essere utili
al mantenimento dell’ordine e alla ricostruzione della democrazia”.
L’apporto italiano alla
risoluzione del Consiglio di Sicurezza – ha continuato Berlusconi – si era
spinto anche fino alla proposta di una Conferenza internazionale sull’Iraq, idea
che poi è stata accantonata:
“Si è ritenuto che sarà
proprio il nuovo governo iracheno a decidere sulla possibilità e sull’utilità di
una conferenza internazionale”.
Rispondendo ad una domanda dei
giornalisti Bush, nel ricordo dell’incontro di ieri con il Papa, è tornato poi
sulla questione delle torture ai detenuti iracheni:
“LIKE HIS HOLINESS I WAS REPULSED BY ...
Come il Santo Padre anch’io ho
provato orrore di fronte a quelle immagini”.
Ma i principi basilari della
democrazia, tra cui quello della responsabilità personale – è stato detto –
consentono di debellare qualsiasi aspetto patologico nella vita di un Paese.
Non ci arrenderemo – ha sottolineato Bush – di fronte a chi ha travisato una
grandissima religione come l’Islam. Infine, ancora il ringraziamento del
presidente del Consiglio italiano per quanto gli Stati Uniti fecero per l’Europa
60 anni fa. Il contesto storico e il ruolo dell’Italia ai tempi del D-Day – ha
detto il premier – hanno fatto propendere per la non partecipazione alle cerimonie
in Normandia, ma è un onore avere avuto a Roma il primo rappresentante del
popolo americano.
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Fine settimana decisivo per il
futuro dell’Iraq. Riuniti in conclave in una località balneare a Long Island,
alle porte di New York, i 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite
potrebbero raggiungere a breve un accordo sulla tanto attesa risoluzione.
L’intesa sembra più vicina dopo la presentazione di una terza bozza messa a
punto da Stati Uniti e Gran Bretagna. Sul terreno, comunque, la tensione resta
alta: 17 iracheni sono stati feriti oggi in un attacco contro un centro di
reclutamento dell’esercito a Mossul, mentre è stato assassinato uno dei
fratelli dell’uomo che tradì i due figli dell’ex dittatore iracheno, Uday e Qusay
Hussein. Il servizio di Barbara Castelli:
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Riconoscimento della “piena
sovranità” del governo iracheno dal 30 giugno e potere al nuovo esecutivo di
ordinare in qualsiasi momento il ritiro della forza multinazionale dal Paese:
sono le principali modifiche introdotte nella terza bozza di risoluzione
sull’Iraq, presentata ieri da Stati Uniti e Gran Bretagna al Consiglio di
Sicurezza Onu. Dinanzi al testo di sette pagine, tuttavia, Mosca non sembra essere
“completamente soddisfatta”. Vista l’importanza del documento - ha detto il
vice-ministro degli Esteri russo - Iuri Fedotov, è “necessario continuare a
discutere”. Il Paese del Golfo, intanto, resta stretto nella morsa della
violenza. Una pattuglia di militari italiani è finita stamani, per ben due
volte, nel mirino della guerriglia nei pressi di Nassiriya. I razzi esplosi al
passaggio del convoglio, impegnato in operazioni umanitarie, non hanno fortunatamente
causato vittime. Tre soldati americani, invece, hanno perso la vita a Baghdad
per la deflagrazione di una bomba artigianale. E sempre nella capitale irachena,
precisamente nel quartiere sciita di Sadr City, un numero indeterminato di
guerriglieri sono morti sotto i colpi delle truppe americane. Un paramilitare
iracheno è rimasto vittima ad Amara nel fallito attentato contro il capo dei
Corpi della difesa civile, Hussein Karim, mentre sembra essere tornata la calma
nella città santa sciita di Najaf, dove ieri le truppe americane, dopo
settimane di combattimenti contro i miliziani del leader radicale Moqtada
Al-Sadr, hanno accettato un parziale ritiro dalle loro posizioni. Sulle violenze
che ogni giorno si consumano sul terreno si è pronunciato, intanto, ieri anche
il ministro degli esteri iracheno, Hashiyar Zebari. Lo svolgimento in tempi rapidi
dei processi a Saddam Hussein e ad altri gerarchi del suo regime - ha sottolineato
- avrebbe evitato una parte almeno delle violenze che scuotono l’Iraq. “Noi lo
abbiamo chiesto con insistenza - ha concluso Zebari - ma gli Stati Uniti si
sono opposti”.
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Medio Oriente. Si troverebbe a Netzarim, nella Striscia di Gaza,
il ministro del Turismo israeliano, Benny Elon, che il premier, Ariel Sharon,
ha estromesso ieri dal governo a causa della sua opposizione al piano di
disimpegno unilaterale da Gaza. Elon, licenziato insieme con Avigdor Lieberman,
titolare delle Infrastrutture nonché compagno del partito di estrema destra,
Unione nazionale, si è reso irreperibile per guadagnare tempo. Le dimissioni,
infatti, diventano effettive 48 ore dopo la consegna della relativa lettera
nelle mani del dimissionato e avrebbero avuto effetto a partire da domenica mattina,
in tempo per lo svolgimento del consiglio dei ministri. Intanto, un migliaio di
pacifisti tra palestinesi, israeliani e stranieri hanno manifestato a Ram, un
sobborgo arabo a nord di Gerusalemme, contro la barriera di separazione dalla
Cisgiordania che Israele sta costruendo intorno alla città. Sul terreno, ieri
sera, si sono registrati nuovi scontri armati tra soldati israeliani e
palestinesi, nel centro di Ramallah.
Un ragazzo serbo di 16 anni è
stato ucciso in Kosovo da colpi d’arma da fuoco sparati da un’auto in corsa. In
relazione al delitto, la polizia ha arrestato due albanesi. A renderlo noto, un
portavoce delle Nazioni Unite. L’uccisione, avvenuta nella “enclave” serba di
Gracanica, è il primo episodio di rilievo dal marzo scorso, quando l’omicidio
di un serbo e il successivo annegamento in un fiume di tre ragazzi albanesi
innescarono una serie di attentati, assassinii e violenze costati la vita ad
almeno 19 persone.
Il Burundi, Paese dilaniato da
oltre dieci anni di guerra civile, al centro dei colloqui di oggi a Dar
es-Salaam tra diversi capi di Stato africani. In particolare, si discuterà
delle elezioni previste per la fine di ottobre e della questione delle Forze di
Liberazione nazionale, l’unico movimento di etnia hutu ancora ostile al
governo. Nei confronti del gruppo ribelle, il presidente burundese, Domitien Ndayzeye,
ha proposto ieri delle sanzioni, nel caso in cui continuasse ad ostacolare i
negoziati di pace.
Gli Stati Uniti hanno chiesto
al governo di Bogotà l’estradizione di Simon Trinidad, il capo delle Farc, Forze
armate rivoluzionarie di Colombia, accusato di traffico di droga e del
sequestro di tre statunitensi nel febbraio 2003. Intanto, l’Esercito di
liberazione nazionale, il secondo gruppo guerrigliero di sinistra della
Colombia, grazie alla mediazione del Messico, ha proposto ieri all’esecutivo un
cessate il fuoco e un’amnistia generale per i detenuti politici.
Una bomba è esplosa la scorsa
notte in un deposito di carburante nella cittadina russa di Neftekumsk, al
confine con la Cecenia. La deflagrazione ha provocato un vasto incendio, ma,
per fortuna, nessuna vittima. Circa l’esplosione di ieri nei pressi del mercato
di Samara, è salito ad 11 morti e 40 feriti il bilancio definitivo delle
vittime. Inizialmente si pensava che la deflagrazione fosse stata causata dallo
scoppio di due bombole di gas, ma in un secondo momento gli investigatori hanno
rivelato che si è trattato di un attentato dinamitardo.
Italia. Si svolgeranno nel
pomeriggio nella chiesa di San Luca a Varcaturo, in provincia di Napoli, i
funerali solenni di Antonio Amato, il cuoco partenopeo ucciso negli attentati
della scorsa settimana ad Al Khobar, in Arabia Saudita. Alle esequie parteciperanno
il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, e il premier, Silvio Berlusconi.
Restiamo
in Italia. È aperta dalle 9.30 di stamani in Campidoglio a Roma, la camera
ardente per Nino Manfredi. Alla commemorazione, che si terrà alle 18, sono
previsti, tra gli altri, gli interventi del sindaco, Walter Veltroni, e del
regista, Ettore Scola. Le esequie dell’attore, deceduto ieri nella capitale
all’età di 83 anni, si svolgeranno lunedì mattina nella chiesa degli Artisti in
piazza del Popolo.
Sei persone sono morte nel
Kashmir indiano nel corso di attacchi ad opera dei guerriglieri separatisti
islamici contro militari e civili indiani. Ne hanno dato notizia fonti della
polizia locale, precisando che tra le vittime vi è un esponente del gruppo
Hezb-ul-Mijahedeen, la più importante tra le formazioni ribelli presenti nella
regione.
Il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha lanciato un appello ai
venezuelani, invitandoli a mantenere la calma in vista del referendum sulla
revoca del mandato del presidente, Hugo Chavez. La consultazione, possibile
grazie alle oltre duemila firme raccolte dall’opposizione e annunciata giovedì
scorso dal Consiglio nazionale elettorale, potrebbe svolgersi l’8 agosto.
Ancora
violenza in Arabia Saudita. Ad una settimana dall’attacco terroristico di al
Khobar, costato la vita a 22 persone, sospetti militanti musulmani, nella
notte, hanno sparato sulla polizia locale a Gedda, città del Mar Rosso. Al momento,
non si sa ancora se nello scontro a fuoco vi siano state vittime.
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