RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 157 - Testo della trasmissione di sabato 5 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Un viaggio all’insegna dei giovani”: così il Papa all’arrivo questa mattina in Svizzera. Accolto stamane dal presidente del Consiglio Federale e dal presidente della Conferenza episcopale del Paese. Stasera la manifestazione-evento al Palaghiaccio di Berna, per il primo incontro nazionale della gioventù cattolica svizzera: ai nostri microfoni Cristina Vonzun e Marc Aellen.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Di rientro dalla visita in Uganda, il cardinale Martino presiede oggi e domani il XXVI pellegrinaggio della pace da Macerata a Loreto: intervista con Ermanno Calzolaio

 

Si è aperta ieri in Belgio la VI Consultazione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa: ce ne parla mons. Aldo Giordano

 

Giornata mondiale dell’ambiente: l’Onu richiama governi e privati a tutelare oceani e mari, patrimonio inestimabile dell’intera umanità: con noi il prof. Roberto Danovaro

 

Uscito nelle sale cinematografiche il terzo capitolo della saga di Harry Potter.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il rapporto sull’Iraq dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani mette in evidenza le gravi violazioni compiute, richiamando le forze della coalizione a predisporsi per evitare in futuro altre ‘macchie’ infamanti

 

Si chiude oggi a Torino la Conferenza dell’Associazione Universitaria Europea (Eua), che raccoglie 700 membri in 45 Paesi

 

Segni di speranza per i cistercensi nel Vietnam del nord

 

Il comitato Onu per diritti dell’infanzia ha chiesto alla Francia di garantire che la nuova legge contro i simboli religiosi non si rilevi strumento di discriminazione di alcuno studente

 

Accordo tra militari nella penisola coreana: un primo passo verso la pace e la collaborazione

 

24 ORE NEL MONDO:

Il futuro dell’Iraq al centro dei colloqui, a Roma, tra il presidente americano, Bush, ed il premier italiano, Berlusconi, mentre proseguono i fatti di sangue nel Paese mediorientale

 

Assassinato in Kosovo un sedicenne serbo, arrestati due albanesi.

 

Medio Oriente: irreperibile il ministro del Turismo israeliano licenziato ieri dal premier Sharon.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 giugno 2004

 

 

“UN VIAGGIO ALL’INSEGNA DEI GIOVANI”:

 COSÌ IL PAPA ALL’ARRIVO   QUESTA MATTINA IN SVIZZERA.

ACCOLTO STAMANE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FEDERALE

E DAL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE.

STASERA LA MANIFESTAZIONE-EVENTO AL PALAGHIACCIO DI BERNA,

PER IL PRIMO INCONTRO NAZIONALE DELLA GIOVENTÙ CATTOLICA SVIZZERA

- Ai nostri microfoni Cristina Vonzun e Marc Aellen -

 

Per la terza volta nel suo pontificato, Giovanni Paolo II è in Svizzera. Il Papa è arrivato stamani intorno alle ore 11,30 all’aeroporto militare di Payerne, vicino Berna, dove è stato ricevuto dal presidente del Consiglio federale, Joseph Deiss, e dal presidente della Conferenza episcopale svizzera, mons. Amédée Grab. Il 103.mo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II sarà soprattutto all’insegna dei giovani, che stasera lo accoglieranno nel Palaghiaccio di Berna in occasione del primo incontro nazionale della gioventù cattolica svizzera. Ma segna anche un passo in avanti nei rapporti diplomatici. Colleghiamoci in diretta con la capitale federale, dove c’è il nostro inviato, Alessandro Gisotti:

 

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A vent’anni di distanza, Giovanni Paolo II è tornato in Svizzera per ricevere l’abbraccio dei fedeli elvetici e dei giovani in particolare. Nel discorso rivolto al presidente Deiss, all’aeroporto di Payerne, il Pontefice, che ha parlato in tedesco, francese ed italiano, ha sottolineato come scopo di questa visita sia proprio l’incontro con i giovani cattolici della Svizzera. “Sarà una festa per loro - ha detto - ed anche per me”.

 

ZUM DRITTEN FÜHRT MICH DIE...

 

“La divina provvidenza – ha affermato il Papa – mi conduce in questo nobile Paese”, “crocevia di idiomi e di culture, per incontrare un popolo custode di antiche tradizioni e aperto alla modernità”. Quindi, ha spiegato il significato profondo di questo come dei precedenti 102 viaggi apostolici, che hanno caratterizzato il suo pontificato:

 

C’EST LE DEVOIR D’ANNONCER L’EVANGILE…

 

“E’ il dovere di annunciare il Vangelo di Cristo – ha detto – a spingermi sui sentieri del mondo, per riproporlo agli uomini e alle donne del Terzo Millennio, in particolare alle nuove generazioni”. Ha, così, rivolto parole d’affetto al popolo svizzero:

 

“Cari abitanti della Svizzera, mi permetto di bussare idealmente al cuore di ognuno di voi, entrando nelle vostre case e nei vari luoghi dove vivete e svolgete le vostre quotidiane attività. A tutti vorrei proporre il gioioso annuncio evangelico di Cristo salvatore, offrendo a ciascuno l’augurio della sua pace”.

 

Nel salutare i vescovi della Svizzera e le comunità ecclesiali di ogni cantone, il Papa ha quindi rivolto un pensiero speciale “ai cristiani delle altre Confessioni e a tutte le persone di buona volontà operanti nel Paese”. Dal canto suo, il presidente Deiss ha annunciato ufficialmente che in occasione della visita del Papa, il Consiglio federale ha deciso di normalizzare le relazioni diplomatiche tra Svizzera e Santa Sede. La decisione, ha spiegato, riflette il rapporto stretto tra Berna e Vaticano in favore della pace, del rispetto del diritto internazionale e, ancora, la tutela dei diritti umani.

 

“In un Paese in cui democrazia e molteplicità culturale sono saldamente ancorate nella tradizione – ha proseguito il presidente – è naturale che le opinioni in merito a certi Suoi insegnamenti e precetti possono a volte divergere. Ognuno riconosce però che in questo modo Lei ci induce a riflettere su questioni centrali della nostra società”. Come segno d’affetto verso il popolo svizzero, il Papa ha chiesto di essere accompagnato, in questo viaggio, da 4 Guardie Svizzere, le più anziane in servizio attivo - una per ogni lingua nazionale - rigorosamente in alta uniforme.

 

Il Papa si trova ora nella Residenza Viktoriaheim di Berna, la Casa delle Suore di Carità della Santa Croce, dove alloggerà in questi due giorni. Cresce, intanto, l’attesa dei giovani cattolici, che oggi pomeriggio, nell’ambito del loro primo incontro nazionale, accoglieranno il Papa nel Palaghiaccio di Berna, intorno alle ore 18. All’evento, parteciperanno almeno 12 mila ragazzi, un risultato al di là delle aspettative degli organizzatori. L’incontro, dedicato all’esortazione evangelica “Alzati” che sprona a vivere con coraggio il Vangelo nel Terzo Millennio, rappresenta un momento di unità particolarmente significativo per una realtà diversificata come quella svizzera. Il tema è stato approfondito dai giovani, stamani, in una marcia di avvicinamento al luogo dell’incontro. L’evento di stasera offre un programma originale con canti, musical, danze e coreografie che proseguiranno anche dopo il ritorno del Papa nella sua residenza. I giovani potranno, inoltre, parlare con i vescovi in appositi “bistrot”. Un dato significativo: il capo della Chiesa riformata bernese rivolgerà un messaggio di benvenuto ai ragazzi raccolti nel Palaghiaccio.

 

Da Berna, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

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Nel lasciare il suolo italiano per recarsi in visita pastorale in Svizzera, Giovanni Paolo II ha voluto rivolgere un messaggio di saluto al presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, nel quale ha invocato “copiosi doni celesti” affinché le nuove generazioni della cara nazione Italiana sappiano conservare e sviluppare il patrimonio di valori cristiani che è stato loro trasmesso. Il capo di Stato italiano Ciampi, rispondendo al messaggio del Papa, ha sottolineato come in un mondo devastato ancora da troppa violenza e reso insicuro dalla terribile minaccia del terrorismo, la voce dei giovani indichi nel dialogo e nella comprensione reciproca l’ancora di salvezza contro le contrapposizioni e l’odio.

 

E i protagonisti del viaggio del Papa in Svizzera, il terzo dopo quelli del 1982 e del 1984, sono dunque i giovani. Uno dei momenti centrali di questa visita è infatti il primo Incontro nazionale dei giovani cattolici svizzeri. Un evento che nasce dalle esperienze delle Giornate Mondiali della Gioventù e in particolare da un’idea nata a Toronto nel 2002. Al microfono di Alessandro Gisotti, ascoltiamo Cristina Vonzun, responsabile del Comitato pastorale per la Svizzera italiana:

 

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R. – Noi siamo una realtà composita. Questo ha comportato anche creare delle strutture che non esistevano a livello svizzero, come un Comitato pastorale nazionale, che noi non abbiamo mai avuto perché abbiamo sempre lavorato a realtà divise. La realtà della Svizzera francese aveva il suo ambito, la realtà di lingua tedesca il suo e così quella italiana…

 

D. – Com’è nata l’idea del tema dell’incontro, l’esortazione evangelica “Alzati”?

 

R. – Il tema “Alzati” è nato attraverso una grande consultazione. La scorsa estate abbiamo inviato a parrocchie, movimenti di tutta la Svizzera, la richiesta di formularci quello che poteva essere per tutti questi giovani e questi gruppi un tema attorno al quale incontrarci. Ne sono arrivati 80 e fra questi, il gruppo del Comitato nazionale ha scelto “alzati”, perché è un tema giovane che richiama il dinamismo di cui i giovani sono portatori e di cui la nostra società di oggi ha così bisogno. Portiamo dinamismo, portiamolo con Cristo, portiamolo attraverso questa tematica che può effettivamente essere un eccellente spunto in tale direzione.

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Il programma di questa sera per il primo incontro giovanile dei cattolici svizzeri prevede diverse iniziative. Dell’apertura della manifestazione-evento, ascoltiamo due giovani animatori, intervistati dal nostro inviato:

 

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R. – Apriremo questo grande incontro giovanile, il primo incontro giovanile svizzero con uno skatch. Il titolo dell’incontro è “Alzati” e quindi noi faremo questo piccolo skatch su come ci si alza nella Svizzera italiana: la rappresentazione è incentrata sulla storia di due coniugi che, volendo fare una gita, si recano alla stazione. Dopo aver scoperto che il loro treno è già partito, il marito tutto infuriato decide di tornare a casa, ma a metà strada la moglie gli propone di andare al lago. Il marito inizialmente è un po’ scettico  ma poi la segue e si avviano cantando “Quel mazzolin di fiori”, tipica canzone della Svizzera italiana. Il messaggio centrale di questa rappresentazione è quello di indicare ai giovani che nelle azioni di ogni giorno ci sono momenti nei quali, pur sentendosi svogliati, bisogna sempre continuare ad alzarsi per affrontare la vita, giorno dopo giorno, con energia e con forza.

 

D. – Questa sveglia che abbiamo appena sentito, vuol dire, appunto, svegliarsi, alzarsi e vivere il Vangelo nella quotidianità?

 

R. – Esattamente. Un altro fattore che abbiamo pensato di mettere in risalto nel nostro skatch è il fatto che oggi siamo sempre più stressati, viviamo senza avere neanche il tempo di riflettere, di sedersi a pensare. E’ proprio questo che vogliamo mettere in evidenza: il sapersi interrogare, sapersi fermare e saper apprezzare ogni giorno della nostra vita.

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Ma quali frutti ci si aspetta dal viaggio del Papa in Svizzera? Risponde il portavoce della Conferenza episcopale elvetica, Marc Aellen:

 

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R. – Penso veramente in termini di unità. In Svizzera abbiamo grandissime differenze tra le regioni: c’è chi è più vicino alla Chiesa universale, chi è più lontano come nella parte tedesca. Il fatto che il Papa venga rappresenta un fattore di unità. Credo che questo viaggio gioverà sicuramente al senso di unità.

 

D. – Come ha risposto la Svizzera a questo arrivo del Papa?

 

R. – L’interesse mediatico è enorme. Ma gli svizzeri sono persone molto riservate e quindi non ci saranno grandi manifestazioni di gioia nelle strade. Nel nostro Paese esternazioni piene di entusiasmo non sono riservate a nessuno.

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RINUNCIA E NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, in Italia, don Giovanni D’Alise, del clero della diocesi di Acerra, parroco della parrocchia Sant’Alfonso di Cancello Scalo.

 

Mons. D’Alise è nato a Napoli, il 14 gennaio 1948. Ha conseguito la Licenza in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale. E’ stato ordinato sacerdote il 23 settembre 1972 ed ha svolto il ministero di vicario cooperatore nella parrocchia di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori in Cancello Scalo, dal 1974 fino al 1990, quando vi è stato nominato parroco, ministero che ha svolto fino ad oggi. Da circa due anni e mezzo è Vicario Foraneo della Forania di San Felice-Arienzo. Nel 1984 Mons. D’Alise è stato incaricato di alcuni uffici pastorali della Curia diocesana, diventando responsabile della catechesi diocesana, della scuola di religione e della formazione alla catechesi. Ha avviato la scuola di formazione per i laici, di cui è direttore. Ha curato l’organizzazione dei 22 Convegni diocesani annuali della diocesi di Acerra e la celebrazione annuale della Giornata per la Vita. Da un anno, la diocesi di Nocera Inferiore-Sarno lo ha incaricato della formazione dei propri diaconi permanenti.

 

Il Santo Padre ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Riohacha, in Colombia, presentata da mons. Armando Larios Jiménez, in conformità al Codice di Diritto Canonico.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Un pellegrinaggio per riproporre il Vangelo di Cristo alle generazioni del Terzo Millennio": Giovanni Paolo II per la terza volta in Svizzera, crocevia di idiomi e di culture, per incontrare la gioventù cattolica. All'interno, il resoconto dettagliato del viaggio apostolico del Santo Padre; l'articolo del nostro inviato Giampaolo Mattei.

 

Nelle vaticane, gli articoli di Jean Galot e di Alessandro De Sortis sulla Festa della Santissima Trinità.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una terza bozza di risoluzione.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Marco Impagliazzo che rievoca lo sbarco alleato in Normandia (6 giugno 1994).

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la conclusione della visita del Presidente Usa a Roma.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 giugno 2004

 

DI RIENTRO DALLA VISITA IN UGANDA,

IL CARDINALE MARTINO PRESIEDE OGGI E DOMANI IL XXVI PELLEGRINAGGIO DELLA PACE DA MACERATA A LORETO, NELLE MARCHE

- Intervista con Ermanno Calzolaio -

 

Di rientro dalla visita in Uganda, terra provata da lunghi anni di conflitti armati, il cardinale Renato Martino presiede oggi e domani il XXVI Pellegrinaggio della Pace da Macerata a Loreto, nelle Marche. Il porporato celebrerà stasera la messa che darà inizio al pellegrinaggio notturno e domani mattina accoglierà l’arrivo dei fedeli sulla spianata del Santuario lauretano, dove avrà luogo la Celebrazione della Parola. Dopo l’atto solenne di consacrazione alla Madonna, la recita della “Preghiera a Maria, Regina della Pace”, composta dallo stesso cardinale Martino. Il presidente di Giustizia e Pace concluderà la sua visita nelle Marche al carcere di Fossombrone, dove pronuncerà uno speciale appello in difesa dei diritti umani dei reclusi e in particolare contro la pratica della tortura. Sul significato dell’iniziativa Stefano Leszczynski ha intervistato Ermanno Calzolaio, direttore del comitato per il pellegrinaggio

 

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R. – Il pellegrinaggio è un gesto proposto ai giovani per indicare loro che la vita è un cammino ricco di fatica, di gioia e di dolore ma è anzitutto un cammino. Un cammino si può fare solo se si segue chi ha una meta da indicare, una meta che per noi cristiani è presente ed è Cristo stesso. Questo gesto, che si ripete ormai da 26 anni, è stato proposto da Comunione e Liberazione insieme con le diocesi di Macerata e di Loreto. Il pellegrinaggio è guidato da mons. Giancarlo Vecerrica, giacché è stato il fondatore.

 

D. – Molti i momenti di riflessione, di preghiera, di spiritualità ma anche molti i momenti di discussione e forse di dibattito sui grandi temi dell’attualità internazionale, dall’Africa al conflitto in Medio Oriente …

 

R. – Noi abbiamo voluto porre al centro dell’attenzione il dramma che sta attraversando l’umanità. Siamo estremamente lieti che il cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, abbia accettato di essere con noi questa sera. Vogliamo rilanciare l’accorata preghiera per la pace, ricordando anzitutto quello che ci insegna il Papa: la pace non la costruiamo da soli, ma è un dono da domandare insieme a Cristo, che è la vera pace. A questo riguardo ci sono delle testimonianze molto significative. Anzitutto la testimonianza di Andrea Angeli, che è funzionario dell’Onu e portavoce del governo provvisorio appena sciolto in Iraq, che porta il proprio saluto da quella terra martoriata; poi abbiamo il saluto della vedova Beci, del funzionario dell’Onu scomparso tragicamente in Iraq.

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“LA RESPONSABILITA’ DELLE CHIESE E DELLE RELIGIONI PER LA CREAZIONE”:

IL TEMA DELLA VI CONSULTAZIONE

 DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, APERTASI IERI IN BELGIO

-Intervista con mons. Aldo Giordano-

 

“La responsabilità delle Chiese e delle religioni per la creazione”: è il tema della VI Consultazione del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, Comece, che si è aperta ieri a Namur, in Belgio. A  mons. Aldo Giordano, segretario del Comece, che ha tenuto la relazione introduttiva, Giovanni Peduto ha chiesto quale messaggio si vuole lanciare:

 

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R. – Sono partito dalle parole ecologia, economia ed ecumenismo. Tutte e tre le parole contengono la parola oikos, cioè “casa”. Mi sono domandato che tipo di legame ci sia nel fatto che, se distruggiamo la casa economica, quindi, se c’è ingiustizia, se c’è morte per fame, è come distruggere la casa ecologica, quindi la casa ambiente. Poi mi sono chiesto come anche la divisione tra i cristiani, quindi la distruzione della casa ecumenica, abbia un legame con tutto questo. La sfida è rifare la casa a tutti i livelli, rifare la casa nella visione dell’uomo nei rapporti tra gli uomini. Il che vuol dire rifare la casa anche a livello di ambiente, di natura e questa è la responsabilità prima dei cristiani, delle religioni e di tutti gli uomini che credono nell’uomo.

 

D. – Quali sono le urgenze ecologiche di oggi?

 

R. – Alcune esemplari. Uno è il tema dell’acqua e questo è legato all’ingiusta distribuzione dell’acqua che non è considerata un diritto per tutti, ma una proprietà di alcuni. Un altro tema è l’energia, pensiamo all’attualità anche del dibattito sull’Iraq, ecc. L’altra questione è avere, specialmente in Occidente, una vita sostenibile. Per noi sono poi interessanti anche i temi legati alla vita, i temi legati alla nascita, alla clonazione, alle cellule staminali, il tema della salute, fino al tema dell’eutanasia. Secondo noi, anche questi sono temi della natura.

 

D. – Cosa dice la fede cristiana sul rispetto dell’ambiente e cosa stanno facendo le Conferenze episcopali europee sulla questione ecologica?

 

R. – Da una parte, a noi interessa soprattutto il discorso sui fondamenti teologici dell’impegno per il creato. L’interesse è di mettere l’uomo al centro di questo discorso, di sfruttare tutta la potenzialità della spiritualità che noi abbiamo, pensiamo alla Giornata del ringraziamento che sosteniamo per tutto il mondo e al tema della formazione, dove la Chiesa ha una grande tradizione. Dall’altra, spingiamo a realizzare esperienze concrete e la Chiesa lo può fare anche a livello di stili di vita concreti a livello locale. Si tratta sempre di pensare globale ma agire localmente. Pensiamo al risparmio energetico, all’uso di prodotti legati ad un commercio solidale, nelle Comunità religiose, per esempio, dove si può favorire investimenti etici, cercare di costruire canoniche, chiese, centri parrocchiali in chiave ecologica, sostenere un’economia che spinga alla comunione. Un altro compito che abbiamo è quello di cercare di favorire la coscienza pubblica, la sensibilità e anche di creare una sorta di lobby politica per le politiche ambientali.

 

D. - C’è unità su questi temi con le altre Chiese cristiane e con le altre religioni?

 

R. – Forse questo è uno dei temi dove noi troviamo più consenso, perché è un tema dove le Chiese stanno crescendo tutte. Pensiamo all’attenzione dell’ortodossia che ha una tradizione, in questo senso, ed anche alle altre religioni. Noi abbiamo qui, oggi, un incontro con buddisti, con ebrei, con musulmani e naturalmente con cristiani ed è un tema che ci accomuna. Ovviamente le prospettive sono anche diverse, però è un tema ecumenico, è un tema di dialogo interreligioso. E’ un campo su cui noi vogliamo lavorare insieme e lavorare insieme permetterà anche di porsi in questi grandi dialoghi così urgenti per l’umanità.

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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE:

 L’ONU RICHIAMA GOVERNI E PRIVATI A TUTELARE OCEANI E MARI, PATRIMONIO INESTIMABILE DELL’INTERA UMANITA’

- Intervista con il prof. Roberto Danovaro -

 

“Ricercati! Mari e oceani: morti o vivi?” E’ il tema provocatorio della Giornata mondiale per l’ambiente, che si celebra oggi  per richiamare la comunità internazionale a prendere coscienza della fragilità del patrimonio marino. In questa occasione il Programma dell’Onu per l’ambiente ha redatto uno speciale rapporto, lanciando un gravissimo allarme sulla salute delle acque a livello planetario.  Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Basti dire che gli oceani coprono il 70 per cento della superficie terrestre e contengono il 90 per cento della biomassa vivente e che l’80 per cento dell’inquinamento marino si deve alle attività dell’uomo, per cui ogni anno 1 milione di uccelli e 100 mila mammiferi marini muoiono per la plastica che invade le acque. Un esempio fra altri di mali prevedibili e forse in gran parte evitabili. Ne parliamo con il prof. Roberto Danovaro, docente di Biologia marina presso il Dipartimento di Scienze del Mare, all’Università Politecnica delle Marche:

 

R. – Il problema è che i mari sono sempre stati considerati un po’ la terra di tutti e di nessuno. Quindi, l’uomo ne ha nei secoli largamente abusato. Rispondendo alla domanda “morti o vivi?”, io direi che senz’altro i mari sono vivi ed hanno una ricchezza di vita straordinaria e contengono tuttora la maggior parte della biodiversità inesplorata. Probabilmente all’interno degli oceani ci sono ancora – c’è chi dice - milioni di specie da scoprire. Credo che questo rapporto metta il dito su un problema essenziale e cioè che dobbiamo avere cura delle cose che ci sono care, come i nostri mari, perché rischiamo di perderli.

 

D. – In particolare l’Onu punta il dito su alcuni agenti di inquinamento principali, ovvero il petrolio, gli scarichi urbani e le cosiddette acque di zavorra…

 

R. – Aggiungerei un quarto elemento che è l’impatto dei cambiamenti climatici. Dobbiamo stare attenti a non inquinare il mare oltre le capacità dello stesso mare di autodepurarsi. Questa è la sfida della sostenibilità per quanto riguarda il settore mare. Lei parlava ad esempio degli idrocarburi. Nel Mediterraneo, che è un mare chiuso, c’è oltre il 30 per cento del commercio mondiale di idrocarburi. Il problema maggiore non è quello evidenziato dai mass media delle ‘carrette del mare’ e degli incidenti. Il problema principale da un punto di vista quantitativo è il rilascio cronico di idrocarburi dalle piattaforme e dalle raffinerie.

 

D. – Poi ci sono le acque di zavorra. Cosa sono esattamente?

 

R. – Sono le acque che vengono imbarcate dalle navi, una volta che viene scaricato il greggio. Il problema non sono tanto le acque sporche, perché in realtà ormai le nuove normative prevedono di ripulirle. Il problema è che quando una nave parte dal Mar Nero, arriva lungo le coste dell’Atlantico e degli Stati Uniti, lascia il petrolio e imbarca acqua dell’Atlantico. Quando torna indietro deve liberarsi di queste acque e le rilascia nell’ambiente di approdo, magari il Mar Nero. Solo che queste acque che pullulano di vita, sono ricchissime di organismi che sono alieni per questi ambienti e possono trovare dei luoghi dove insediarsi, creando notevoli problemi ambientali.

 

D. – Lei, da esperto, quale suggerimento urgente darebbe a livello governativo e istituzionale?

 

R. – Il primo suggerimento è quello di valorizzare la risorsa mare, soprattutto cercando di limitare il più possibile gli interventi strutturali, che vanno dall’abusivismo edilizio lungo le coste, alla cementificazione non solo dei litorali ma anche delle opere in mare. E poi investire su queste risorse valorizzandole e studiandole. Lungo le coste dell’Adriatico, ad esempio, recentemente c’era una lamentela da parte dei turisti, per il problema di alghe, quindi l’atrofizzazione. Ci hanno chiamato per studiare il problema e in realtà si trattava di pregiatissime praterie di mare, che sono tre delle prime cinque specie da proteggere per la conservazione della biodiversità. Se noi avessimo tolto quelle piante avremmo fatto un danno enorme. A volte è un problema di cultura, di non conoscenza. Magari si ha un patrimonio e si pensa che sia un problema.

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IL TERZO CAPITOLO DELLA SAGA DI HARRY POTTER

E’ ARRIVATO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE:

ATMOSFERE CUPE PER IL SIMPATICO MAGHETTO

 

Il terzo capitolo della saga di Harry Potter è arrivato nelle sale cinematografiche per la gioia di tutti i numerosissimi fan: atmosfere cupe e minacciose contraddistinguono le nuove avventure del simpatico maghetto costretto ora ad affrontare il proprio passato. Già in cantiere, naturalmente, il quarto film. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Chi non è dotato di poteri magici, nella saga di Harry Potter, è un Babbano. Il Babbano è particolarmente fastidioso: crede di sapere tutto, è invadente, aggressivo. E’ anche molto antipatico: maltratta, forse per pura invidia, i giovani maghi. Insomma, non crede al fantastico, non accetta il soprannaturale, anche quando ragazzini con la bacchetta magica gli circolano per casa. Harry ne sa qualche cosa di questi terribili Babbani: gli zii Dursley sono della peggior specie. E la zia Marge, che arriva per mangiare a crepapelle, comanda anche a destra e a manca: giusto che si gonfi come un pallone e finisca a girovagare per il cielo illuminato dalla luna. Una luna molto minacciosa, perché molto minaccioso è il terzo capitolo dark di Harry Potter, diretto questa volta dal messicano Alfonso Cuarón (al posto di Chris Columbus), incuriosito e assai predisposto a scrutare l’animo di bambini che stanno per non esserlo più.

 

E’ il momento della crescita, per Harry, Hermione e Ron. E’ il momento di fare i conti con un passato oscuro - per Harry la perdita violenta dei genitori - e con un presente assai cupo. Intanto il futuro cinematografico è già in cantiere, ossia il quarto episodio della serie che sarà diretto da Mike Newell e ci svelerà un nuovo segreto, quello del “calice di fuoco”. In questo capitolo, dunque, tutto è più tetro e inquieto e i personaggi più cinici e aggressivi. Piove sempre a dirotto sul castello di Hogwarts, mentre nell’aria volteggiano i Dissennatori, ossia i guardiani della prigione di Azkaban, ai quali è dato il potere, sfruttando i nostri dolori (quando non sappiamo controllarli), di risucchiarci l’intera anima. Non solo il clima è più che mai nuvoloso ma anche le lezioni del terzo anno della Scuola di magia e stregoneria sembrano essere meno sicure: si deve imparare a contrastare il “Molliccio”, ossia l’incarnazione delle proprie paure. E nemmeno le lezioni di Divinazione affidate a Sibilla Cooman, irresistibile Emma Thompson, sono rassicuranti.

 

Fondamentale questa volta è passare indenni gli esami di Difesa contro le Arti Oscure, tenuti dal professor Lupin (attenzione ad evitarlo quando è luna piena). Del prigioniero del titolo, ossia Sirius Black - Gary Oldman, non c’è troppo da fidarsi mentre il saggio Albus Silente (Michael Gambon che ha preso il posto dello scomparso Richard Harris) dice e non dice, addirittura gioca e fa giocare col tempo, complicando non poco la già complessa vicenda. Tra spettri e ululati, però, non manca mai l’ironia ed un magico stupore: quale Babbano non frequenterebbe volentieri la taverna “Il paiolo magico” o non inforcherebbe subito una scopa volante? Chi rifiuterebbe, infine, di avvicinarsi all’ippogrifo Fierobecco? La sua planata sul lago scozzese, in un livido tramonto, con Harry avvinghiato alle sue piume, tocca momenti di avvincente poesia.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, domenica 6 giugno, la Chiesa celebra la Solennità della Santissima Trinità, mistero grande della fede cristiana. La liturgia ci presenta il brano evangelico dell’apostolo Giovanni in cui Gesù dice ai discepoli:

 

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando, però, verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera... Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.

 

Sul mistero della Trinità ascoltiamo il teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Professando il credo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo confessiamo la nostra fede in Dio che è amore. Il nostro Dio è la comunione delle tre Santissime Persone, le quali sono assolutamente libere e allo stesso tempo unita in un amore di comunione incrollabile. Da qui si inabissa il mistero supremo della nostra fede. La persona è una realtà del tutto irripetibile, unica e libera e allo stesso tempo si definisce e si realizza nelle relazioni con gli altri. In questo mistero affonda la verità dell’uomo, creato ad immagine della comunione trinitaria. Anche l’uomo scopre la sua verità come una persona unica e insostituibile, che però vive la sua piena identità nelle relazioni libere e fedeli con gli altri. Come unirsi? Come vivere in comunione senza mutilarsi a vicenda, senza esclusioni e prevaricazioni? E’ la domanda essenziale dell’umanità. La risposta è proprio nell’amore salvifico con il quale la Santissima Trinità riveste l’uomo.

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CHIESA E SOCIETA’

5 giugno 2004

 

 

IL RAPPORTO SULL’IRAQ DELL’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I DIRITTI UMANI PRESENTATO IERI, METTE IN EVIDENZA LE GRAVI VIOLAZIONI GIA’ COMPIUTE,

RICHIAMANDO LE FORZE DELLA COALIZIONE A PREDISPORRE OGNI MISURA PER EVITARE IN FUTURO ALTRE ‘MACCHIE’ INFAMANTI

- A cura di Mario Martelli -

 

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GINEVRA.= Progressi ma anche accuse di violazioni dei diritti umani in Irak. E’ quanto emerge dal voluminoso Rapporto dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicato ieri a Ginevra. Nel documento di 45 pagine si espongono passato, presente e speranze per il futuro dell’Iraq, si chiede alle autorità della Coalizione di provvedere a regolari ispezioni di tutti i luoghi di detenzione e la nomina immediata di un mediatore o commissario internazionale per controllare il rispetto dei diritti umani nel Paese e di presentare rapporti periodici, oltre a rivolgere raccomandazioni alle autorità irachene. Nel Rapporto si osserva inoltre che quanto si è appreso sul crudele modo di trattare i prigionieri ha macchiato gli sforzi della Coalizione per instaurare la libertà in Iraq. Nelle conclusioni gli esperti dell’Onu riconoscono che dall’intervento degli Stati Uniti e del Regno Unito nel marzo 2003 sono stati compiuti progressi e si cita in particolare la maggiore libertà di espressione ed una maggiore partecipazione delle donne, ma vengono elencati anche i gravi pericoli per la sicurezza derivanti dalle operazioni militari e dagli atti di terrorismo. Una situazione che colpisce in particolare la popolazione civile per la quale la protezione dovrebbe essere garantita dalle Convenzioni di Ginevra.

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TRE GIORNI DI STUDIO E SERRATO DIBATTITO A TORINO SUL FUTURO

 DEGLI ATENEI IN EUROPA NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE.

 L’INCONTRO CHE SI CHIUDE OGGI

 E’ STATO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA EUROPEA

 

TORINO. = Si chiude oggi a Torino la Conferenza dell’Associazione universitaria europea (Eua), che raccoglie 700 membri in 45 Paesi. L’Assise è stata organizzata dopo l'incontro di Marsiglia, nell'aprile scorso, e prima di quello a Maastricht previsto nel prossimo ottobre. Tema al centro dei lavori è stato: ''Il percorso dal servizio pubblico al trasferimento sul mercato: costi, valori e qualità'', sul quale hanno dibattuto relatori illustri, come David Ward, presidente dell'American Council of Education, per capire come l'educazione superiore stia affrontando le nuove sfide derivanti dalla globalizzazione, che riguardano non soltanto l'apertura al mercato, ma anche l'ampliamento dell'accesso, la stagnazione o la riduzione dei finanziamenti pubblici, l'accresciuta dimensione internazionale del sapere. Tra gli interrogativi principali posti nella tre giorni di studio e scambi di esperienze: come conciliare gli aspetti commerciali con i valori accademici e come assicurare risultati di insegnamento di qualità in un contesto in cambiamento. I promotori dell'evento, tra cui il rettore dell'Università di Torino, Rinaldo Bertolino, sottolineano l'importanza delle tre missioni che ogni Università deve perseguire: insegnamento, ricerca e servizio per la società. (R.G.)

     

 

SEGNI DI SPERANZA PER I CISTERCENSI NEL VIETNAM DEL NORD.

IL GOVERNO HA DATO IL VIA LIBERA

ALLA RISTRUTTURAZIONE DELL’ABBAZIA DI CHAO SON

 

CHAU SON. = “Un grande futuro ci aspetta”. Padre Jean Pham Van Hung è ottimista circa le sorti dell’ordine cistercense nel Vietnam del Nord, dopo la decisione del governo di permettere ai religiosi la ristrutturazione dell’abbazia di Chao Son. Il trentacinquenne frate è stato il primo ordinato nel 2001 e oggi è entusiasta di rivedere il convento, risalente al 1936, tornare a vita nuova. Fondato da padre Thaddeus Le Huu Tu, come ramo della casa provinciale di Quang Tri, nel sud del Vietnam, è situato ai piedi del monte Chau Son, nel distretto di Nho Quan. Con l’avvento del regime comunista e la divisione del Paese, padre Tu, nel frattempo ordinato vescovo, fuggì al sud con 124 sacerdoti e 60 mila fedeli laici. Né il conflitto con francesi, né quello con gli Stati Uniti, minarono le fondamenta del monastero, anche se il tempo ha fatto la sua parte. “I lavori per il restauro dei 1500 metri quadrati saranno completati nel 2005 e si prevede una spesa complessiva di 1,5 milioni di dong (circa 98 mila dollari). I Cistercensi in Vietnam sono arrivati nel 1918 a Quang Tri. Attualmente contano su sei abbazie di frati e un convento di monache. I religiosi in tutto sono 52, 303 i professi (tra uomini e donne), 88 i novizi e 71 i postulanti. (D.D.)

 

 

IL COMITATO ONU PERI DIRITTI DELL’INFANZIA HA CHIESTO ALLA FRANCIA

 DI GARANTIRE CHE LA NUOVA LEGGE CONTRO I SIMBOLI RELIGIOSI

NELLE SCUOLE PUBBLICHE NON SI RILEVI STRUMENTO DI DISCRIMINAZIONE

 PER NESSUNO STUDENTE 

 

GINEVRA. = Il Comitato per i diritti dell'infanzia delle Nazioni Unite ha chiesto ieri alla Francia che la Legge contro i simboli religiosi nelle scuole pubbliche, come il velo islamico, non si traduca nell'esclusione di alcun allievo dal sistema scolastico. Questo violerebbe il dettato della Convenzione internazionale dell'infanzia, che obbliga gli Stati firmatari a “rispettare i diritti del bambino, della sua libertà di pensiero, di coscienza e di religione''. Il Comitato, che raccoglie 18 esperti indipendenti, si è detto inquieto per il rischio che la Legge promulgata il 14 marzo scorso ''ignori il principio che dà la priorità ai diritti del bambino e al diritto all'accesso all'istruzione e non pervenga ai risultati attesi''. L'organo dell'Onu ha inoltre invitato la Francia ad esaminare la situazione delle ragazze escluse dalla scuola dopo l'approvazione della legge. Il Comitato ''riconosce l'importanza che la Francia accorda alla laicità nelle scuole pubbliche, ma è preoccupato dalle troppe accuse di discriminazione, comprese quelle relative alla religione''. Secondo gli esperti, il problema dell'abbigliamento da indossare nelle scuole si risolverebbe più facilmente se affrontato direttamente dagli stessi allievi. La legge, che sarà in vigore in Francia dal prossimo anno scolastico, è stata giudicata da diversi membri del Comitato intollerabile per i musulmani che portano il velo islamico. (R.G.)

 

SEGNALI POSITIVI DI DISGELO NELLA PENISOLA COREANA: RAGGIUNTO OGGI L’ACCORDO PER L’APERTURA DI STRADE E LINEE FERROVIARIE FRA NORD E SUD

 

SEUL/PYONGYANG= Concluso oggi a Pyongyang un accordo tra i responsabili economici della Corea del Nord e quella del Sud per l’apertura di due strade che attraversano la frontiera fortificata fra i Paesi. Il patto prevede anche l’avvio in ottobre di test di funzionamento su due linee ferroviarie parallele al tracciato delle strade. Inoltre, ieri a Seul, dopo un incontro di 21 ore, le delegazioni di militari dei due Paesi, riunitisi allo stesso tavolo di discussione per la prima volta dopo più di mezzo secolo, avevano annunciato la decisione di spegnere gli altoparlanti e di rimuovere gli striscioni per la propaganda di frontiera al confine tra Nord e Sud. Il documento congiunto conclusivo dell’incontro afferma l’intenzione di adottare una frequenza radio e un sistema di segnalazione comuni tra le due Marine per impedire incidenti ed equivoci in acque dai confini poco chiari. In passato sia la pesca, sia altre circostanze avevano innescato incidenti tra le navi dei due Paesi, che da ora in poi agiranno insieme contro le attività pescherecce illegali. Lo storico accordo prevede anche l’istituzione di una ‘linea calda’ tra le capitali per favorire comunicazioni dirette e immediate. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 giugno 2004

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

 

Il presidente Bush ed il suo seguito stanno per giungere a Parigi. Nell’ultima giornata a Roma, in occasione del 60° anniversario della liberazione della capitale dai nazisti, il capo della Casa Bianca e il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, hanno incontrato i giornalisti per tirare le somme di questo viaggio. Al centro della conferenza stampa il futuro dell’Iraq. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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In questo momento Bush ed il suo seguito stanno per giungere a Parigi. Domani in Normandia il capo della Casa Bianca parteciperà alle celebrazioni per lo sbarco degli alleati che consenti all’Europa di scrivere la parola “fine” sulla dolorosa esperienza del nazifascismo. E per Bush gli Stati Uniti, allora contro Hitler, oggi contro altri totalitarismi, lottano per affermare la libertà e la democrazia nel mondo e per debellare terrorismo e fondamentalismo. E’ questa – ha detto – la vera sfida dei nostri tempi. E soprattutto l’Iraq è oggi il Paese che deve diventare libero e democratico. Un impegno – ha detto il presidente americano – per il quale risulta preziosa la collaborazione dell’Italia, che ha pagato un pesante tributo di vittime a Nassiryia. Bush e Berlusconi annunciano ormai imminente la risoluzione dell’Onu, alla stesura della quale ha partecipato anche il governo di Roma, risoluzione che il 1° luglio consegnerà ad un esecutivo iracheno la piena sovranità, anche per preparare le prime elezioni del gennaio prossimo. Ma sarà necessario che le truppe straniere rimangano per consentire che la transizione avvenga nella massima sicurezza:

 

“Le nostre truppe sono in Iraq e resteranno in Iraq fino a quando il governo che sarà eletto nel mese di gennaio prossimo riterrà che le truppe degli altri Paesi possano essere utili al mantenimento dell’ordine e alla ricostruzione della democrazia”.

 

L’apporto italiano alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza – ha continuato Berlusconi – si era spinto anche fino alla proposta di una Conferenza internazionale sull’Iraq, idea che poi è stata accantonata:

 

“Si è ritenuto che sarà proprio il nuovo governo iracheno a decidere sulla possibilità e sull’utilità di una conferenza internazionale”.

 

Rispondendo ad una domanda dei giornalisti Bush, nel ricordo dell’incontro di ieri con il Papa, è tornato poi sulla questione delle torture ai detenuti iracheni:

 

“LIKE HIS HOLINESS I WAS REPULSED BY ...

Come il Santo Padre anch’io ho provato orrore di fronte a quelle immagini”.

 

Ma i principi basilari della democrazia, tra cui quello della responsabilità personale – è stato detto – consentono di debellare qualsiasi aspetto patologico nella vita di un Paese. Non ci arrenderemo – ha sottolineato Bush – di fronte a chi ha travisato una grandissima religione come l’Islam. Infine, ancora il ringraziamento del presidente del Consiglio italiano per quanto gli Stati Uniti fecero per l’Europa 60 anni fa. Il contesto storico e il ruolo dell’Italia ai tempi del D-Day – ha detto il premier – hanno fatto propendere per la non partecipazione alle cerimonie in Normandia, ma è un onore avere avuto a Roma il primo rappresentante del popolo americano.

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Fine settimana decisivo per il futuro dell’Iraq. Riuniti in conclave in una località balneare a Long Island, alle porte di New York, i 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbero raggiungere a breve un accordo sulla tanto attesa risoluzione. L’intesa sembra più vicina dopo la presentazione di una terza bozza messa a punto da Stati Uniti e Gran Bretagna. Sul terreno, comunque, la tensione resta alta: 17 iracheni sono stati feriti oggi in un attacco contro un centro di reclutamento dell’esercito a Mossul, mentre è stato assassinato uno dei fratelli dell’uomo che tradì i due figli dell’ex dittatore iracheno, Uday e Qusay Hussein. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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Riconoscimento della “piena sovranità” del governo iracheno dal 30 giugno e potere al nuovo esecutivo di ordinare in qualsiasi momento il ritiro della forza multinazionale dal Paese: sono le principali modifiche introdotte nella terza bozza di risoluzione sull’Iraq, presentata ieri da Stati Uniti e Gran Bretagna al Consiglio di Sicurezza Onu. Dinanzi al testo di sette pagine, tuttavia, Mosca non sembra essere “completamente soddisfatta”. Vista l’importanza del documento - ha detto il vice-ministro degli Esteri russo - Iuri Fedotov, è “necessario continuare a discutere”. Il Paese del Golfo, intanto, resta stretto nella morsa della violenza. Una pattuglia di militari italiani è finita stamani, per ben due volte, nel mirino della guerriglia nei pressi di Nassiriya. I razzi esplosi al passaggio del convoglio, impegnato in operazioni umanitarie, non hanno fortunatamente causato vittime. Tre soldati americani, invece, hanno perso la vita a Baghdad per la deflagrazione di una bomba artigianale. E sempre nella capitale irachena, precisamente nel quartiere sciita di Sadr City, un numero indeterminato di guerriglieri sono morti sotto i colpi delle truppe americane. Un paramilitare iracheno è rimasto vittima ad Amara nel fallito attentato contro il capo dei Corpi della difesa civile, Hussein Karim, mentre sembra essere tornata la calma nella città santa sciita di Najaf, dove ieri le truppe americane, dopo settimane di combattimenti contro i miliziani del leader radicale Moqtada Al-Sadr, hanno accettato un parziale ritiro dalle loro posizioni. Sulle violenze che ogni giorno si consumano sul terreno si è pronunciato, intanto, ieri anche il ministro degli esteri iracheno, Hashiyar Zebari. Lo svolgimento in tempi rapidi dei processi a Saddam Hussein e ad altri gerarchi del suo regime - ha sottolineato - avrebbe evitato una parte almeno delle violenze che scuotono l’Iraq. “Noi lo abbiamo chiesto con insistenza - ha concluso Zebari - ma gli Stati Uniti si sono opposti”.

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Medio Oriente. Si troverebbe a Netzarim, nella Striscia di Gaza, il ministro del Turismo israeliano, Benny Elon, che il premier, Ariel Sharon, ha estromesso ieri dal governo a causa della sua opposizione al piano di disimpegno unilaterale da Gaza. Elon, licenziato insieme con Avigdor Lieberman, titolare delle Infrastrutture nonché compagno del partito di estrema destra, Unione nazionale, si è reso irreperibile per guadagnare tempo. Le dimissioni, infatti, diventano effettive 48 ore dopo la consegna della relativa lettera nelle mani del dimissionato e avrebbero avuto effetto a partire da domenica mattina, in tempo per lo svolgimento del consiglio dei ministri. Intanto, un migliaio di pacifisti tra palestinesi, israeliani e stranieri hanno manifestato a Ram, un sobborgo arabo a nord di Gerusalemme, contro la barriera di separazione dalla Cisgiordania che Israele sta costruendo intorno alla città. Sul terreno, ieri sera, si sono registrati nuovi scontri armati tra soldati israeliani e palestinesi, nel centro di Ramallah.

 

Un ragazzo serbo di 16 anni è stato ucciso in Kosovo da colpi d’arma da fuoco sparati da un’auto in corsa. In relazione al delitto, la polizia ha arrestato due albanesi. A renderlo noto, un portavoce delle Nazioni Unite. L’uccisione, avvenuta nella “enclave” serba di Gracanica, è il primo episodio di rilievo dal marzo scorso, quando l’omicidio di un serbo e il successivo annegamento in un fiume di tre ragazzi albanesi innescarono una serie di attentati, assassinii e violenze costati la vita ad almeno 19 persone.

 

Il Burundi, Paese dilaniato da oltre dieci anni di guerra civile, al centro dei colloqui di oggi a Dar es-Salaam tra diversi capi di Stato africani. In particolare, si discuterà delle elezioni previste per la fine di ottobre e della questione delle Forze di Liberazione nazionale, l’unico movimento di etnia hutu ancora ostile al governo. Nei confronti del gruppo ribelle, il presidente burundese, Domitien Ndayzeye, ha proposto ieri delle sanzioni, nel caso in cui continuasse ad ostacolare i negoziati di pace.

 

Gli Stati Uniti hanno chiesto al governo di Bogotà l’estradizione di Simon Trinidad, il capo delle Farc, Forze armate rivoluzionarie di Colombia, accusato di traffico di droga e del sequestro di tre statunitensi nel febbraio 2003. Intanto, l’Esercito di liberazione nazionale, il secondo gruppo guerrigliero di sinistra della Colombia, grazie alla mediazione del Messico, ha proposto ieri all’esecutivo un cessate il fuoco e un’amnistia generale per i detenuti politici.

 

Una bomba è esplosa la scorsa notte in un deposito di carburante nella cittadina russa di Neftekumsk, al confine con la Cecenia. La deflagrazione ha provocato un vasto incendio, ma, per fortuna, nessuna vittima. Circa l’esplosione di ieri nei pressi del mercato di Samara, è salito ad 11 morti e 40 feriti il bilancio definitivo delle vittime. Inizialmente si pensava che la deflagrazione fosse stata causata dallo scoppio di due bombole di gas, ma in un secondo momento gli investigatori hanno rivelato che si è trattato di un attentato dinamitardo.

 

Italia. Si svolgeranno nel pomeriggio nella chiesa di San Luca a Varcaturo, in provincia di Napoli, i funerali solenni di Antonio Amato, il cuoco partenopeo ucciso negli attentati della scorsa settimana ad Al Khobar, in Arabia Saudita. Alle esequie parteciperanno il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, e il premier, Silvio Berlusconi.

 

Restiamo in Italia. È aperta dalle 9.30 di stamani in Campidoglio a Roma, la camera ardente per Nino Manfredi. Alla commemorazione, che si terrà alle 18, sono previsti, tra gli altri, gli interventi del sindaco, Walter Veltroni, e del regista, Ettore Scola. Le esequie dell’attore, deceduto ieri nella capitale all’età di 83 anni, si svolgeranno lunedì mattina nella chiesa degli Artisti in piazza del Popolo.

 

Sei persone sono morte nel Kashmir indiano nel corso di attacchi ad opera dei guerriglieri separatisti islamici contro militari e civili indiani. Ne hanno dato notizia fonti della polizia locale, precisando che tra le vittime vi è un esponente del gruppo Hezb-ul-Mijahedeen, la più importante tra le formazioni ribelli presenti nella regione.

 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha lanciato un appello ai venezuelani, invitandoli a mantenere la calma in vista del referendum sulla revoca del mandato del presidente, Hugo Chavez. La consultazione, possibile grazie alle oltre duemila firme raccolte dall’opposizione e annunciata giovedì scorso dal Consiglio nazionale elettorale, potrebbe svolgersi l’8 agosto.

 

Ancora violenza in Arabia Saudita. Ad una settimana dall’attacco terroristico di al Khobar, costato la vita a 22 persone, sospetti militanti musulmani, nella notte, hanno sparato sulla polizia locale a Gedda, città del Mar Rosso. Al momento, non si sa ancora se nello scontro a fuoco vi siano state vittime.

 

 

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