RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 30 - Testo della
Trasmissione di venerdì 30 gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Due milioni di persone in pellegrinaggio alla Mecca, per il
tradizionale precetto islamico annuale
Una ventina di soldati dell’ esercito nepalese,
condannati per violazione dei diritti umani
Torna
la paura a Betlemme: dopo 7 mesi truppe israeliane entrano nella città della
Galilea
Nuovi casi di influenza aviaria in
Thailandia.
30
gennaio 2004
“OGNI
SOCIETA’ SI IMPEGNI A GARANTIRE AI CITTADINI LA LIBERTA’ DI REALIZZARE
LA
PROPRIA VOCAZIONE”: COSI’ IL PAPA, RICEVENDO IN VATICANO
PER LE
CREDENZIALI L’AMBASCIATORE DELLA
REPUBBLICA DI CINA IN TAIWAN,
SOTTOLINEA
L’IMPORTANZA DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA,
DELLA
DIFESA DELLA PACE E DELLA LOTTA ALLA POVERTA’
Le
tradizioni religiose e culturali della Repubblica di Cina in Taiwan danno
testimonianza del fatto che lo sviluppo dell’uomo non può essere limitato al
successo economico o materiale ma, piuttosto, è legato alla dimensione
interiore e trascendente: sono parole del Papa che ha ricevuto in Vaticano, per
le lettere credenziali, il signor Chou-seng Tou, ambasciatore della Repubblica
di Cina, in Taiwan. Forte il richiamo di Giovanni Paolo II all’importanza della
libertà religiosa. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
“E’
importante che ogni società si impegni a garantire ai suoi cittadini la
necessaria libertà di realizzare la propria vocazione”: lo ribadisce il Papa, ricordando
che tutto ciò che deriva dal rispetto della dignità della persona è veramente
fondamentale. Ed ecco il richiamo alla dimensione religiosa che guida l’uomo in
questo discernimento e che – riconosce Giovanni Paolo II – fa parte della
storia dell’Asia. Religione e, dunque, innanzitutto, libertà religiosa perché
si permetta davvero alla persona di vivere quell’ interiorità che, come
riconosce ogni religione, nasconde una difesa della pace, quale esigenza
profondamente radicata nell’animo umano. E l’appello è concreto: il Papa chiede
il diritto per ognuno di esercitare la propria religione, con “un
riconoscimento ufficiale della legge e una protezione effettiva” di tale
diritto.
Giovanni Paolo II non manca di ribadire i più seri
problemi che il mondo vive oggi: “la povertà, la negazione dei diritti di
alcuni popoli, l’assenza di fermezza di alcuni nel difendere la pace e la
stabilità”. Comportano “un dovere incombente per ognuno”: promuovere i valori
di generosità, riconciliazione, giustizia, pace, coraggio e pazienza.
“L’universale famiglia umana – sottolinea – ne ha bisogno oggi più che mai.
Fanno parte di quelle “esigenze morali, culturali e spirituali” che il Papa
stesso ricorda di aver citato nella sua enciclica Sollicitudo rei socialis,
per spiegare che sono “fondate sulla dignità della persona e sull’identità
propria di ciascuna comunità, a cominciare dalla famiglia e dalle società
religiose”. Quando tutto ciò non viene rispettato – torna a ribadire Giovanni
Paolo II – “tutto il resto, disponibilità di beni, abbondanza di risorse
tecniche applicate alla vita quotidiana, un certo livello di benessere
materiale, risulterà insoddisfacente e, alla lunga, disprezzabile”.
Ringraziando il nuovo ambasciatore per le parole di
apprezzamento per l’impegno della Santa Sede in favore della pace, Giovanni
Paolo II sottolinea l’importanza della cooperazione tra popoli, nazioni e
governi. E ai governi, in particolare, il Papa raccomanda l’attenzione ai più
emarginati all’interno del proprio Paese o in altre zone del mondo. Esprimendo apprezzamento per le iniziative
di solidarietà sostenute dalla Repubblica di Cina a livello internazionale, in
modo speciale nei Paesi in via di sviluppo, aggiunge la speranza che continui a
farlo in futuro. Ricorda che la Chiesa cattolica nella Repubblica di Cina ha
dato un contributo notevole in termini di educazione, servizi sanitari e
assistenza ai meno fortunati. “Tutti gli uomini di buona volontà - afferma il Papa – devono farsi carico
della piaga della povertà nel mondo. Ma lo sguardo del Papa si sofferma oggi in
particolare sull’Asia. Lo fa con le parole della sua Esortazione Apostolica
Post-sinodale Ecclesia in Asia: “un continente con abbondanti risorse e
grandi civiltà, ma dove si possono trovare alcune delle Nazioni più povere
della terra e dove più della metà della popolazione soffre privazioni, povertà
e sfruttamento”.
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“RIPARTIRE DA CRISTO” “CON ENTUSIASMO RINNOVATO”:
COSI’
IL PAPA STAMANE AI VESCOVI DELLE PROVINCE ECCLESIASTICHE
DI DIJON
E DI TOURS E DELLA PRELATURA DELLA MISSIONE DI FRANCIA,
IN
VISITA AD LIMINA
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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“Raccogliere insieme le sfide della nuova evangelizzazione”:
dopo avere ascoltato “speranze e preoccupazioni” dei presuli francesi, Giovanni
Paolo II li ha incoraggiati a ripartire da Cristo, anzitutto con gli sforzi
quotidiani della santità:
“..Me faisant part de vos esperances
et de vos preoccupations…”
Molte dunque le preoccupazioni espresse dell’episcopato
francese: il calo delle vocazioni sacerdotali ed anche dei laici che servono la Chiesa, e poi
l’invecchiamento progressivo delle comunità cristiane, sparuto ormai il numero
dei fedeli tra i 25 e i 45 anni, infine il confronto con una società informata
da una cultura contraria agli insegnamenti cristiani, dove la persona umana è
sovente strumentalizzata e lesa nella sua dignità. Tuttavia non mancano segni
di speranza, sottolineati dal Papa: i laici che desiderano una solida
formazione filosofica, teologica e spirituale o pastorale per meglio servire la
Chiesa e il mondo; la ricerca di coerenza tra fede e vita quotidiana; la
preoccupazione di radicare la testimonianza cristiana in una vita spirituale autentica;
il gusto riscoperto per lo studio delle Scritture e la meditazione della
Parola; la crescente di responsabilità e l’impegno per la giustizia e le opere
di solidarietà. Da qui l’invito del Santo Padre a tutti i pastori perché diano
“appoggio a questi desideri del popolo di Dio, per intraprendere nuove
iniziative, anche se queste non toccano inizialmente che un piccolo numero di
persone, con la certezza che i fedeli che avranno riscoperto Cristo proporranno
in maniera credibile il Vangelo agli uomini dei nostri tempi”.
E tra le urgenze in primo piano nell’attività pastorale,
quella di promuovere ed accompagnare la famiglia che – come ha sottolineato
Giovanni Paolo II – “non è un modello di relazione tra altri, ma un tipo di
relazione indispensabile all’avvenire della società”. Allora “non si può
assistere impunemente alla rovina della famiglia”, di fronte ai messaggi
sovente distruttori della società attuale, che lasciano pensare che tutti i
comportamenti affettivi sono buoni, negando ogni qualifica morale degli atti
umani. Un’attitudine – ha ammonito il Papa – “particolarmente disastrosa per i
giovani talvolta indotti in maniera sconsiderata a comportamenti errati che poi
- lo vediamo sovente - lasciano tracce profonde nella loro psiche, ipotecando le
loro attitudini ed impegni futuri”
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TIMORE
PER LE RESPONSABILITA’ E TENDENZA A DOMINARE E MANIPOLARE LA VITA: SONO LE
CONTRADDIZIONI DELLA MENTALITA’ CORRENTE IN TEMA DI PROCREAZIONE, SOTTOLINEATE
DAL PAPA CHE RILANCIA I METODI NATURALI
NEL MESSAGGIO AI PARTECIPANTI AL
CONVEGNO
“REGOLAZIONE NATURALE E CULTURA
DELLA VITA”
IN CORSO ALL’UNIVERSITA’ CATTOLICA
In tema di procreazione si afferma una mentalità divisa
tra un certo timore per le responsabilità e la tendenza a “dominare e
manipolare la vita”. E’ la riflessione del Papa che rilancia i
metodi naturali come via per “una
regolazione delle nascite rispettosa della persona e del disegno di Dio sulla
coppia umana”. Lo fa nel messaggio ai partecipanti al Convegno internazionale
“Regolazione naturale della fertilità e cultura della vita” che si è aperto oggi a Roma presso il Centro
Congressi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e che si concluderà domani.
Il servizio di Fausta Speranza.
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Il Papa
invita i medici e le coppie a diffondere i metodi naturali di regolazione della
fertilità e gli scienziati a promuovere la ricerca in tal senso. Lo fa
ringraziando molte coppie cristiane “grazie alle quali in tante parti del mondo i metodi sono
entrati nell’esperienza e nella riflessione dei gruppi e dei movimenti
familiari e delle associazioni ecclesiali”. “E’ urgente – sottolinea il Papa –
un’azione culturale che aiuti a superare luoghi comuni e mistificazioni, molto
spesso amplificati da una certa propaganda”. Significa parlare di regolazione
naturale non riferendosi solo al rispetto del ritmo biologico ma, piuttosto,
rispondendo alla “verità della persona nella sua intima unità di spirito,
psiche e corpo, unità mai riducibile soltanto a un insieme di meccanismi
biologici”.
Protagonisti sono i coniugi, nel contesto del loro amore
reciproco, totale e senza riserve. Ma importante è il ruolo dei medici quali “servitori della vita” nel momento in
cui coniugano l’impegno scientifico e il rispetto dei valori morali. Giovanni Paolo II non dimentica il compito
delle Università, quali luoghi decisivi “per la promozione di programmi di
ricerca in tale campo, come pure per la formazione di futuri professionisti
capaci di guidare i giovani e le coppie a compiere scelte consapevoli e
responsabili”. Sottolinea che
l’argomento della procreazione è molto interessante per lo sviluppo dei
rapporti tra scienza e etica, ricordando che la Chiesa, da Pio XII a Paolo VI,
ha sempre guardato ad esso con attenzione.
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ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattinata, in successive udienze, Giovanni
Paolo II ha ricevuto l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente
presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, e il cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.
IL CARDINALE SEPE NEGLI EMIRATI ARABI UNITI
PER L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DEL
PADRE CAPPUCCINO PAUL HINDER
Il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione
per l’evangelizzazione dei popoli, è da ieri negli Emirati Arabi Uniti in
visita al Vicariato apostolico di Arabia. Questa sera, alle 18,00 locali,
celebrerà la messa ad Abu Dhabi con l’ordinazione episcopale del padre
cappuccino Paul Hinder, nominato dal Papa vescovo ausiliare di Arabia. Padre
Hinder è nato a Lanterswill-Steherenberg in Svizzera il 22 aprile 1942 e dal
2001 è definitore Generale dell’Ordine dei Cappuccini. Il cardinal Sepe
rientrerà a Roma lunedì prossimo.
Il Vicariato apostolico di Arabia, affidato
ai Cappuccini,
istituito il 28 giugno 1889, è la più estesa circoscrizione ecclesiastica del
mondo. Ha una superficie di 3.143.669 kmq che comprende 6 nazioni (Arabia
Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar, Yemen), 42.250.000
abitanti, di cui 1.400.000 cattolici (la maggior parte immigrati), 40 sacerdoti
(24 Cappuccini, 5 Salesiani, 2 Carmelitani, 9 del clero regolare, 3 diaconi permanenti), 21
parrocchie, 68 religiose. Le Suore si occupano di handicappati, gestiscono case
per anziani e orfani. Altre religiose sono impegnate nell’insegnamento in 6
grandi scuole, in Bahrain e negli Emirati Arabi Uniti, con oltre 12.000 alunni
(60% musulmani, 36% cristiani, 4% indù). La sede del vescovo Giovanni Bernardo Gremoli è Abu Dhabi
negli Emirati Arabi Uniti.
LA LIBERTA’ ALL’INTERNO DEL SISTEMA MEDIATICO NON E’ UN TABU’ INVIOLABILE
SE LEDE LA DIGNITA’
DELLA PERSONA: COSI’ IL RAPPRESENTANTE DELLA SANTA SEDE NEL SUO INTERVENTO ALLA
PRIMA CONFERENZA MONDIALE SULLA COMUNICAZIONE
IN AMBITO TURISTICO, IN
CORSO A MADRID
- Servizio di Roberta
Gisotti -
“Un
nuovo modello di sviluppo turistico, basato sulla qualità, sulla competitività
e sulla sostenibilità.”, a partire da “un’informazione non superficiale”,
“rispettosa della chiarezza”, e “culturalmente valida”. E’ l’auspicio espresso
ieri da mons. Piero Monni, osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Organizzazione mondiale del turismo (Omt). Occasione dell’intervento,
l’apertura a Madrid della prima Conferenza mondiale sulla comunicazione
nell’ambito del turismo, che si chiuderà oggi. In particolare mons. Monni si è
soffermato sul mercato del turismo on-line, in continua crescita, che
esige il “rispetto del cliente, attraverso i valori della qualità e della
correttezza”. “La libertà della comunicazione telematica non può essere sempre
e comunque illimitata”, quando ad esempio “alimenta – ha ammonito il
rappresentante della Santa Sede - la diffusione del turpe mercato della
pedofilia e del cosiddetto turismo sessuale”, che può favorire lo sfruttamento
dei minori, “rendendo difficilmente identificabili gli autori di tale crimine.”
“Ecco che la libertà all’interno del web e all’interno di tutto il
sistema mediatico non è un tabù inviolabile, anch’essa deve confrontarsi con
l’esigenza critica della valutazione dei valori umani, quali il rispetto della
dignità della persona.”
Dunque
il ruolo della comunicazione in ambito turistico, non può ignorare la “responsabilità
etica”, perché “il turismo è un momento formativo della persona”, e “coinvolge
interessi ed aspettative che vanno ben oltre il semplice desiderio di
evasione.” Inoltre l’industria turistica è un settore strategico per lottare
contro la povertà nei cosiddetti Paesi del Terzo Mondo e “si auspica, pertanto
- ha concluso mons. Monni – un rinnovato slancio della comunità
internazionale”, perché il settore turistico possa diventare “la chiave di
volta di questa lotta, che deve essere assolutamente vinta”.
SEMINARIO A ROMA SULLA DIVERSITA’
E
COMPLEMENTARIETA’ DELL’UOMO E DELLA DONNA
-
Intervista con Lucienne Sallé -
Si
tiene oggi e domani a Roma un seminario di studio promosso dal Pontificio
Consiglio per i laici sul tema “Uomini e donne: diversità e reciproca
complementarietà”. Sugli obiettivi dell’iniziativa Giovanni Peduto ha
intervistato la dottoressa Lucienne Sallé, officiale del dicastero.
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R. – Il Pontificio Consiglio per i Laici vuole
approfondire le prospettive già offerte durante il Sinodo sui laici sul valore
della differenza e su ciò che significa rispettare l’identità dell’uomo e della
donna.
D. – Secondo il progetto di Dio, qual è l’identità dell’uomo
e quale quella della donna?
R. – L’identità è legata alla loro dignità e alla loro
somiglianza a Dio: sono stati infatti creati l’uno e l’altra a somiglianza di
Dio. Questo che sembra così facile da dire, non è altrettanto facile da
promuovere; durante tutti questi secoli, le interpretazioni sono state anche
diverse.
D. – Le donne chiedono una maggiore presenza nei luoghi
decisionali, sia della società che della Chiesa. Cosa dire in proposito?
R. – E’ normale, in un certo senso, perché ci sono stati
questi secoli di negazione delle capacità della donna; l’importante è cercare
di non attribuire responsabilità solo per ottenere una parità numerica, ma
rispettando i doni veri della donna. Così potrà esserci una ricchezza molto più
grande ed anche più responsabilità per la donna, ma insieme all’uomo.
D. – Giovanni Paolo II ha detto che la donna ha una
sensibilità particolare per salvare l’umanità. Cosa significa?
R. – Credo che questo sia proprio vero. Non per nulla Gesù
è nato da una donna: avrebbe potuto venire tra di noi in altro modo, invece ha
voluto nascere da una donna. Cioè, Maria ci fa vedere quale enorme capacità
abbiamo di accogliere il dono di Dio. Penso che veramente la donna abbia questo
dono e che non è qualcosa di inferiore all’uomo, forse addirittura è più
importante, come dono. Non per nulla il cardinale Ratzinger ha detto: “Maria,
prima Chiesa”, e tutta la Chiesa deve ripartire da quel dono fatto alla donna.
E solo così l’uomo e la donna potranno vivere bene insieme, se rispetteranno questo
dono.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
situazione in Medio Oriente, dove continuano gli episodi di violenza.
Nelle vaticane, nel discorso
all'ultimo gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Francia, Giovanni
Paolo II ha esortato a guidare con saggezza pastorale il Popolo di Dio sui
cammini della santità e della fraternità.
Nel discorso al nuovo
ambasciatore della Repubblica di Cina, il Papa ha sottolineato che il bene
della società comporta che il diritto alla libertà religiosa sia assicurato dalla
Legge e sia protetto in modo efficace.
Il Messaggio del Santo Padre ai
partecipanti al Convegno su "Regolazione naturale della fertilità e
cultura della vita".
Il Messaggio dei vescovi del
Burundi ad un mese dal barbaro assassinio del Nunzio Courtney.
L'omelia dell'arcivescovo
Angelo Amato durante la Santa Messa in occasione della memoria liturgica di san
Giovanni Bosco.
Nelle estere, l'intervento
dell'arcivescovo Celestino Migliore, capo della Delegazione della Santa Sede,
al IV Forum di Stoccolma sul tema "Prevenire il genocidio: minacce e responsabilità".
Un articolo di Antonio Chilà
sulla Somalia, con particolare riferimento all'intesa firmata a Nairobi, dalla
quale nasce "una speranza di pace per le popolazioni stremate da tredici
anni di lotte armate".
Un articolo di Gabriele Nicolò
sul dramma della fame in Etiopia, che segna più di sette milioni di persone.
Nella pagina culturale, un
articolo di Mario Spinelli sugli Atti di un convegno promosso dalla Fondazione
Ambrosiana Paolo VI e dedicato al ruolo delle comunità religiose nella società
contemporanea.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i forti disagi causati in tutta la Penisola dall'inclemenza del tempo.
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30
gennaio 2004
LA CATTEDRALE DI BUJUMBURA GREMITA DI PERSONE IERI
PER LA CELEBRAZIONE
A UN
MESE DALL’UCCISIONE DEL NUNZIO MICHAEL COURTNEY
-
Intervista con Paolo Loriga -
Migliaia di persone hanno
gremito ieri la cattedrale ‘Regina Mundi’ di Bujumbura per la celebrazione che
ha ricordato a trenta giorni dalla morte, mons. Michael Courtney, il nunzio
apostolico in Burundi ucciso lo scorso 29 dicembre in un’imboscata dalle
circostanze ancora poco chiare. Al rito hanno partecipato il presidente del
Burundi, Domitien Ndayizeye, numerosi ministri e molti sacerdoti locali e
missionari. Lo scorso 22 gennaio il Papa ha nominato come nuovo nunzio in
Burundi mons. Paul Richard Gallagher,
finora osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a
Strasburgo. Ma sulla figura di mons. Courtney e sulle speranze di pace in
questo Paese afflitto da 10 anni di guerra civile ascoltiamo il giornalista
Paolo Lòriga, caporedattore della rivista dei Focolari “Città Nuova”, appena
rientrato dal Burundi. L’intervista è di Maria di Maggio:
**********
R. – Il mio viaggio è iniziato i primi di gennaio,
all’indomani dell’uccisione del nunzio apostolico in Burundi. Abbiamo potuto
ben sentire – ahimé! – una situazione di grande tensione, molto drammatica, di
grande costernazione perché tutti apprezzavano molto l’operato del nunzio e il
suo amore per il popolo burundese. Lui svolgeva un ruolo di mediazione
formidabile, era un grande tessitore di pace perché era un profondo
appassionato del dialogo. E le fazioni tra loro ribelli trovavano però nel
nunzio apostolico l’interlocutore valido, autorevole e stimato che consentiva
di non mollare mai il dialogo. E quindi anche la trattativa in corso che c’è
tra il presidente del Burundi e la fazione che si è arresa per ultima, viene
detto anche dagli esperti che è sicuramente uno dei lavori che ha portato a
termine il nunzio.
D. – Dottor Loriga, c’è un episodio del suo viaggio a
Bujumbura che lei porterà sempre con sé?
R. –
In questo quadro di guerriglia, trovare tante situazioni di dialogo tra le due
etnie – hutu e tutsi – è la cosa che fa più sperare, ed è bello vedere come le
varie articolazioni della Chiesa, le varie realtà ricche che compongono la
Chiesa cattolica in Burundi, sono in questo senso una casa e una scuola di
dialogo interetnico, di fratellanza ... questo fa molto sperare per il futuro
del Paese.
D. – Che cosa le ha lasciato questo viaggio?
R. – Molte indicazioni. Intanto, non è più un piccolo
Paese sconosciuto nella zona dei Grandi Laghi dell’Africa, così poco alla
ribalta sul piano internazionale se non quando ci sono guerre; dall’altra, la
possibilità che – dopo dieci anni di guerra civile – il Burundi possa approdare
ad una pace stabile. E poi, un grande amore per questa gente perché i giovani
ed i ragazzi sono davvero desiderosi di pace e di voglia di costruire un ponte
tra l’Africa e l’Europa.
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MEDICI SENZA FRONTIERE SI UNISCE
ALL’APPELLO LANCIATO IERI IN VATICANO
ALLE CASE FARMACEUTICHE AD ABBASSARE I PREZZI DELLE MEDICINE PER L’AIDS
-
Intervista con Chiara Bannelli -
Grande risalto è stato dato dai mass media internazionali
all’appello lanciato ieri in Vaticano affinché le case farmaceutiche abbassino
i prezzi delle medicine per curare le vittime dell’Aids nei Paesi poveri.
L’invito è stato formulato durante la presentazione ieri mattina in sala stampa
vaticana del messaggio del Papa per la Quaresima dedicato alla situazione dei
bambini nel mondo. Anche Medici senza
frontiere si è unita all’appello: ascoltiamo in proposito Chiara Bannelli,
portavoce della sezione italiana dell’organizzazione, intervistata da Fabio Colagrande:
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R. – E’ un genocidio perché l’Aids, se nei Paesi ricchi è
diventata una malattia cronica, in quanto esistono dei farmaci efficaci per
tenere sotto controllo il virus, purtroppo questi farmaci non arrivano nei
Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, per la ferma opposizione delle
case farmaceutiche. Le case farmaceutiche detengono il brevetto su questi
farmaci: questi sono farmaci nuovi e quindi sono ancora coperti da brevetto, e
quindi le case farmaceutiche e le multinazionali che hanno sede principalmente
in America e in Europa, sono libere di fissare il prezzo di questi farmaci, sono
dei monopolisti. Questo prezzo è altissimo, assolutamente irraggiungibile per i
Paesi in via di sviluppo.
D. – Ci puoi raccontare qual è la campagna che in questo
momento Medici senza frontiere sta facendo nel mondo, proprio a questo scopo?
R. – Sì. Medici senza frontiere lavora su due fronti. Da
una parte, abbiamo attivato progetti per la cura dell’Aids in tutta l’Africa e
anche in molti Paesi asiatici e del Sudamerica, quindi direttamente portiamo
aiuto alle persone. Oggi abbiamo in cura nei Paesi in via di sviluppo circa 10
mila pazienti. Curare 10 mila pazienti, ovviamente, rispetto alle cifre
dell’epidemia non è molto, però ci dà una conoscenza del problema che ci
permette di condurre una campagna a livello politico. La campagna cerca di
sensibilizzare l’opinione pubblica dei Paesi
ricchi ed esercita un’azione diretta sulle istituzioni, a partire
dall’Organizzazione mondiale della sanità fino ai singoli governi, affinché a
livello mondiale vengano attuate politiche commerciali che, una volta per
tutte, trattino i farmaci come un prodotto ‘salvavita’. I farmaci, soprattutto
i farmaci anti-Aids, ma anche molti altri, sono dei prodotti ‘salvavita’ e non
possono essere trattati alla stregua di un software protetto da brevetto.
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PINOCCHIO,
IN VERSIONE MUSICAL IN SCENA A MILANO,
PONE L’ACCENTO SULL’IMPORTANZA DELLA FAMIGLIA
-
Intervista con Saverio Marconi e Dodi Battaglia -
Dopo oltre cento repliche a Milano, ieri sera il debutto
al Gran Teatro di Roma del Musical “Pinocchio”, prodotto dalla Compagnia della
Rancia e firmato da Saverio Marconi, con le musiche dei “Pooh”, un cast di
trenta attori-cantanti-ballerini e 300 fra maschere e costumi sfarzosi
disegnati da Zaira De Vicentis. Il servizio è di A.V.:
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(inizio della favola di Pinocchio: C’era una volta un re ... no, un
pezzo di legno...)
Un classico, soggetto a molteplici interpretazioni:
favolistiche, umorali, didattiche o finanche teologiche. Ecco quella di Saverio
Marconi, regista del musical:
“Questa versione di Pinocchio ha messo l’accento
sulla famiglia, quindi noi abbiamo un padre, io ho aggiunto una madre –
evoluzione della Fata Turchina quando diventa grande – e poi c’è il figlio. La
famiglia è una protezione ma è anche fondamentalmente rispetto. Non un clan, ma
fonte di energia: quando c’è l’amore e il rispetto verso gli altri”.
Una lettura contro la disgregazione familiare e a tutela
dell’infanzia:
“Era un’esigenza, il rispetto verso i bambini: non hai
nessun diritto su di loro, il tuo compito è soltanto quello di aiutarli, non di
adoperarli. Molto spesso il discorso di dire ‘sono padre’, ‘sono madre’ ti dà
dei poteri, ed invece questi poteri devono essere molto dosati: è un rispetto
verso i figli”.
L’unico
personaggio originale, rispetto al racconto di Collodi, è Angela, la madre, una
donna che ha fede:
“La fede è difficile, ma quando uno ha fede non ha bisogno
di sforzi: ci crede e basta. Ed è un dono. Quindi, Angela ha il dono di amare.
Lei ha fede nell’amore”.
Per Pinocchio, i “Pooh” abbandonano la consueta
forma della canzone per sperimentare un’opera teatrale completa. Dodi
Battaglia:
“Sono rimasto assolutamente affascinato da questa
possibilità di utilizzare la nostra maniera di fare musica per raccontare delle
storie, perché è molto stimolante. Insomma, non c’è niente di più bello della
curiosità, in maniera particolare per noi che facciamo questo mestiere da tanto
tempo, di fare cose nuove e di rimettersi in gioco, alla prova, un po’ come Pinocchio
si mette in gioco per cercare delle sue conferme, e questa è la maniera per
farlo crescere. Probabilmente siamo cresciuti noi, anche come autori, come
professionisti insieme a Pinocchio”.
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30
gennaio 2004
LA
SCELTA DEL DIALOGO E DELL’INCULTURAZIONE EVANGELICA
RILANCIATA
DAL CARDINALE DAOUD DURANTE LA SUA RECENTE VISITA IN INDIA,
DOVE
HA INCONTRATO LE CHIESE SIRO-MALABRESE E SIRO-MALANKARESE
NUOVA DELHI. = “Vi invito ad una
sempre più convinta comunione ad intra,
attenta alla peculiare ricchezza interrituale della Chiesa indiana, in vista di
una credibile ed effettiva capacità di comunicazione ad extra, in adesione all’irrevocabile scelta di dialogo ecumenico
e interreligioso attuata dal Concilio Vaticano II e dal magistero di Giovanni
Paolo II”. E’ questa l’esortazione rivolta ai vescovi dell’India dal prefetto
della Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Ignace Moussa I
Daoud, in occasione del suo recente viaggio nel Paese asiatico, dove ha
inaugurato i lavori della 26.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale
indiana, tenutasi nello Stato del Kerala. Il porporato ha inoltre annunciato la
recente decisione di Giovanni Paolo II di concedere al Sinodo dei presuli della
Chiesa Siro-malabrese la facoltà, prevista dal Codice dei Canoni delle Chiese
orientali e finora riservata alla Santa Sede, di provvedere all’elezione dei
propri vescovi e proporne i nominativi al Papa per l’assenso. (A.L.)
DUE MILIONI DI PERSONE IN PELLEGRINAGGIO ALLA
MECCA,
PER IL TRADIZIONALE PRECETTO ISLAMICO ANNUALE.
RAFFORZATE LE MISURE DI SICUREZZA DALLE AUTORITA’
SAUDITE
LA MECCA. = Una marea umana, uomini e donne, avvolti in
bianchi teli di cotone senza cuciture, che raggiunge e si affolla attorno alla
Kaaba, la struttura cubica ricoperta da un manto di velluto nero (Kiswa) che
sorge nel centro della moschea della Mecca, nel cui angolo orientale e'
incastonata la “pietra nera”, il cuore dell'Islam. Sono le immagini che da
stamani rinviano nel mondo le telecamere della televisione satellitare saudita.
Con le tradizionali preghiere del venerdì islamico, e la deambulazione intorno
alla Grande Moschea della Mecca, sono cominciati in Arabia Saudita i riti per
l'Haj, l'annuale pellegrinaggio ai luoghi santi dell'Islam, che registra
quest'anno la presenza di oltre due milioni di fedeli. L'Haj costituisce il
quinto precetto fondamentale dell'Islam, che ogni fedele musulmano -
fisicamente ed economicamente in grado di assolverlo - deve osservare almeno
una volta nella vita per tornare - secondo gli insegnamenti del profeta
Maometto - puro come al momento della nascita. Le autorità saudite hanno
aumentato le misure di sicurezza per gestire l’enorme afflusso di persone, un
milione e mezzo delle quali, circa, è giunto in Arabia dall’estero. Il governo
di Riad ha provveduto a migliorare le attrezzature per la ricezione dei fedeli,
soprattutto installando migliaia di tende realizzate con tessuti ignifughi e
aumentando le riserve di acqua per combattere eventuali incendi, per evitare il
ripetersi della tragedia che nel ‘97 fece 343 morti. I riti del pellegrinaggio
- che oltre alla Mecca, proibita ai non musulmani, comprendono la vicina Medina
dove è sepolto il Profeta - si svolgono nei primi 10 giorni del Dhul-Hijja, il
12.mo mese del calendario lunare islamico. L'Haj culminerà lunedì quando i
pellegrini saliranno in massa sul monte Arafat, a circa 20 km dalla Mecca,
dalla cui cima 14 secoli fa il Profeta pronunciò il suo ultimo sermone. (A.D.C.)
L’ARCIVESCOVO DI COLOMBO, OSWALD
GOMIS, HA INDETTO PER DOMENICA PROSSIMA, UNA GIORNATA DI PREGHIERA NELLO SRI
LANKA, IN FAVORE DELLA CONVIVENZA PACIFICA TRA I BUDDISTI E LA MINORANZA
CRISTIANA,
DOPO LE VIOLENZE DEGLI ULTIMI
TEMPI
COLOMBO.
= Pregheranno in tutte le chiese con l’Adorazione Eucaristica e digiuneranno
per chiedere a Dio il dono dell’armonia fra comunità religiose. I cattolici
dello Sri Lanka, pur preoccupati per l’ondata di violenza che li ha colpiti
negli ultimi tempi, non hanno perso le speranze di poter restaurare un clima di
rispetto e di dialogo nei rapporti con la comunità buddista. Per questo motivo,
l’arcivescovo di Colombo, Oswald Gomis, presidente dei vescovi locali, ha
indetto una Giornata di preghiera e digiuno che si celebrerà domenica prossima
nell’arcidiocesi di Colombo. “Non bisogna colpevolizzare l’intero mondo
buddista per gli attacchi subiti dalle chiese cattoliche negli ultimi tempi -
ha affermato alla Fides una fonte dell’agenzia vaticana - I diretti
responsabili delle violenze restano ancora non identificati: chiediamo alle
forze dell’ordine di svolgere indagini approfondite e tempestive”. La violenza,
afferma la fonte di Fides, non fa parte del credo buddista, imperniato sulla
filosofia della non violenza, che dunque non si concilia “con la sua natura,
tradizione e dottrina”. La sera fra i 25 e il 26 gennaio scorsi, nel villaggio
di Mathegoda, a est di Colombo, un gruppo di 20 estremisti ha dato alle fiamme
la terza chiesa cattolica in pochi giorni. In Sri Lanka circa il 70 per cento
della popolazione professa il buddismo. (A.D.C.)
UNA VENTINA DI SOLDATI DELL’ ESERCITO NEPALESE,
CONDANNATI PER VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI.
RESTANO INTANTO SANGUINOSI GLI SCONTRI ARMATI CON
I MAOISTI
KATMANDU. = Sono stati condannati a pene detentive o a
misure disciplinari, ventidue soldati dell’Esercito reale nepalese. Sono
accusati di reati relativi alla violazione dei diritti umani, commessi durante
le operazioni militari contro la rivolta maoista. Secondo le accuse, formulate
dopo la conclusione di un’inchiesta attuata dall’Unità per i diritti umani, le
imputazioni rivolte ai soldati comprendono il sequestro di persona e atti di
ribellione. Quindici di loro hanno subito una pena che va da due ai sette anni,
mentre i rimanenti sette sono stati degradati o sospesi dalla carriera
militare. Secondo le organizzazioni per i diritti umani in Nepal, da almeno due
anni - da quando cioè le operazioni contro i maoisti sono passate dal comando
della polizia a quello dell’esercito - si sono verificati crimini, abusi ed
esecuzioni extragiudiziali. A riguardo, è stata istituita dall’esercito
nepalese una commissione d’inchiesta con il compito di controllare
accuratamente episodi di denuncia di ogni genere. L’esercito nepalese ha
intanto fornito il bilancio sugli ultimi mesi di scontri con i maoisti, ripresi
lo scorso agosto, dopo il fallimento dei negoziati di pace durati otto mesi.
Sarebbero quasi 1200 i maoisti rimasti uccisi e 200 gli uomini delle forze di
sicurezza caduti negli scontri. (F.C)
PUBBLICATO
DALL’EURISPES IL RAPPORTO ANNUALE SULL’ITALIA:
LE STATISTICHE PARLANO DI UN PAESE SMARRITO E
DIFFIDENTE
SOPRATTUTTO A LIVELLO ECONOMICO E IMPRENDITORIALE
- A cura di Stefano Leszczynski -
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ROMA.
= Un'Italia smarrita, diffidente, alla ricerca di un'identità. E' quanto emerge
dal secondo rapporto annuale dell'Eurispes, presentato oggi. Il rapporto
sottolinea un disorientamento diffuso che ritiene sia frutto di un intreccio
tra fattori politici, sociali e psicologici e che soprattutto risente di un
clima generale fortemente conflittuale. Gli italiani sono, inoltre, sempre più
pessimisti riguardo alle prospettive economiche del Paese e la maggior parte di
loro non riesce a mettere da parte quasi nulla perché 'non ci sono più le
risorse da destinare al risparmio'. Aumentano del 10% le famiglie a ''rischio
serio'' di povertà e nel biennio 2001-2003, la perdita del potere d'acquisto
delle retribuzioni è stata pari al 19,7% per gli impiegati, al 16% per gli
operai, al 15,4% per i dirigenti e al 13,3% per i quadri. Eurispes punta,
quindi, il dito sulle imprese, poco competitive perché producono beni poco
innovativi e a scarso contenuto tecnologico. Vanno, invece, a gonfie vele i
proventi della mafia il cui giro d'affari, toccherà i 100 miliardi di euro,
vale a dire il 9,5% del prodotto interno lordo. Grave anche la percezione che
gli italiani hanno del fenomeno corruzione, per un gran numero di cittadini
infatti Tangentopoli non sarebbe mai finita e, anzi, opererebbe a pieno regime.
Dirigenti e funzionari della pubblica
amministrazione sono al primo posto, per gli italiani, tra le persone maggiormente interessate alla
corruzione. Dati al rialzo secondo l’Eurispes anche sul campo
dell’immigrazione: sarebbero circa 800 mila gli immigrati extracomunitari
clandestini attualmente presenti in Italia. Mentre nel complesso la presenza
straniera in Italia ammonterebbe a 3.400.000, ossia il 6% della popolazione
italiana.
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30
gennaio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
E’ sempre più alta la tensione
in Medio Oriente. E’ infatti scattata questa mattina la dura reazione del
governo israeliano all’attentato avvenuto ieri a Gerusalemme e rivendicato da
Hamas. E proprio sull’incursione delle truppe dello Stato ebraico a Betlemme,
di cui è originario il poliziotto palestinese che si
è fatto esplodere su un bus provocando la morte di 10 persone, ascoltiamo il nostro servizio:
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Veicoli blindati dell’esercito
israeliano sono entrati questa mattina a Betlemme, città da cui le truppe di
Israele si erano ritirate 7 mesi fa accogliendo la richiesta del governo
palestinese di trasferire la responsabilità della sicurezza alle proprie forze
armate. Unità scelte dello Stato ebraico sono giunte, senza incontrare resistenza,
fino alla piazza della Mangiatoia, dislocandosi vicino alla Basilica della Natività.
Intanto tre palestinesi sono rimasti uccisi, nella notte, durante scontri
avvenuti ad Hebron e nella Striscia di Gaza. In Israele cresce l’indignazione
per la mancata condanna, da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, della
strage perpetrata ieri a Gerusalemme. L’Algeria, unico Paese arabo attualmente
rappresentato nell’organismo, ha infatti impedito la condanna dell’atto
terroristico invocando la parallela denuncia dell’uccisione di otto attivisti
palestinesi, avvenuta mercoledì scorso a Gaza, da parte di militari israeliani.
Nell’ambito dello scambio di prigionieri tra israeliani ed hezbollah, si deve
infine registrare la restituzione, avvenuta questa mattina, delle salme di 59
combattenti al movimento sciita libanese che ieri ha consegnato l’uomo di
affari israeliano, Elhanan Tannenbaum, in cambio
della liberazione di circa 400 detenuti, in gran
parte palestinesi.
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Israele ritiene che la Corte
internazionale di giustizia dell’Aja sia incompetente per quanto riguarda la
costruzione del controverso muro a ridosso della linea di demarcazione con la
Cisgiordania. E’ questa la posizione ufficiale, resa nota oggi, sulla delicata
questione della barriera di sicurezza.
In Thailandia le autorità del Paese asiatico hanno reso
noto, oggi, che sono stati individuati altri 4 casi di contagio umano della
cosiddetta influenza dei polli: una persona, che aveva contratto il virus, è
morta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inoltre dichiarato che la
soppressione indiscriminata dei polli affetti dall’influenza aviaria potrebbe provocare
un aumento della diffusione dell’epidemia. Il governo cinese ha intanto
confermato, stamani, l’esistenza di focolai dell’influenza e Indonesia e
Pakistan hanno dato inizio all’eliminazione del pollame infetto. Il servizio di
Maurizio Pascucci:
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L’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito che il
contagio degli uomini è per ora avvenuto solo attraverso il contatto con i
volatili. Tuttavia se il virus mutasse rischierebbe di interessare milioni di
persone. Rischio, questo, che diventa più preoccupante di giorno in giorno con
l’aumentare del numero di persone infette. Ed ancora l’Organizzazione mondiale
della sanità sta verificando le circostanze relative a due casi di contagio che
sarebbero stati registrati in Cina a febbraio dello scorso anno. Tuttavia
Pechino ha respinto con decisione le accuse. Senza citare il nome della
pubblicazione, un funzionario degli esteri di Pechino, Young Ching Jo, ha
definito non fondato l’articolo apparso sul “New Scientist”: “è privo di
prove – ha detto – irrispettoso della scienza e perciò irresponsabile”.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha ammesso che al momento nulla suggerisce
una relazione diretta tra i casi di un anno fa in Cina e l’attuale epidemia che
interessa ormai dieci Paesi. Intanto la Cina ha vietato l’esportazione dei
propri polli, mentre nella vicina India sono state interrotte le importazioni
di pollame da qualsiasi Paese.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
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Nella Repubblica Domenicana è
salito a otto morti il bilancio dei disordini avvenuti nel corso dello sciopero
di 48 ore realizzato dall’opposizione contro la politica economica del governo
del presidente dominicano, Hipolito Mejia.
Torna la violenza ai danni dei
militari americani in Afghanistan. Sette soldati sono infatti rimasti uccisi
ieri nel Sud del Paese nell’esplosione di un deposito clandestino di armi. Il
servizio di Giada Aquilino:
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La missione era di normale routine: disinnescare alcune
armi e neutralizzare esplosivi nascosti da guerriglieri vicini ai Taleban. Gli
ordigni, depositati in un anfratto, sono però scoppiati, provocando - oltre
alle sette vittime - anche quattro feriti e un disperso. L’esplosione si è
verificata nei pressi di Ghazni, 150 km a Sud di Kabul, e sembra sia stata accidentale.
Almeno questa è la versione fornita dal CentCom, il Comando Centrale statunitense
di Tampa, in Florida. Proprio ieri erano circolate voci, secondo cui le truppe
americane starebbero preparando una nuova offensiva in Afghanistan, da attuare
alla fine dell’inverno, per catturare Osama Bin Laden. Di sicuro invece si sa
che il Pentagono ha deciso di liberare tre ragazzini detenuti dal 2002 a
Guantanamo, il penitenziario militare di Cuba dove gli Stati Uniti custodiscono
circa 660 presunti terroristi di Al Qaeda e seguaci dei Taleban. L'annuncio
della scarcerazione è arrivato all'indomani della decisione della Corte suprema
Usa, che ha riconosciuto il diritto del Pentagono di tenere in isolamento
totale i prigionieri di Guantanamo. Una condizione criticata dalle
organizzazioni umanitarie internazionali e denunciata in particolare da Human
Rights Watch.
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E anche in Iraq la guerriglia
antiamericana continua a colpire con azioni giornaliere. Intanto a Washington
la presidenza è tornata sul problema delle armi di distruzione di massa, il cui
possesso da parte di Saddam Hussein è stato recentemente messo in dubbio. Ce ne
parla Paolo Mastrolilli:
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La Casa Bianca è andata al contrattacco per sedare le
polemiche suscitate dalla testimonianza al Senato dell’ex capo degli ispettori
americani in Iraq, David Kay, ed evitare una inchiesta indipendente sul mancato
ritrovamento delle armi di distruzione di massa. La consigliera per la sicurezza
nazionale Rice ha ammesso che c’erano discrepanze tra le notizie di
intelligence possedute prima della guerra e quello che è stato poi trovato. Ha
accollato, però, la responsabilità alla segretezza con cui Saddam gestiva il
suo governo ed ha aggiunto che l’indagine esterna non serve, perché la Cia sta
conducendo una inchiesta interna non ancora terminata. Il Pentagono per
fronteggiare la guerriglia ha deciso di aumentare di 30 mila uomini gli
effettivi dell’esercito e il generale che lo comanda ha dichiarato che le
truppe potrebbero restare in Iraq fino al 2006.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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In Indonesia due frane in altrettanti villaggi dell’isola
di Giava hanno sepolto 14 persone. Finora sono stati ritrovati tre corpi senza
vita e i soccorritori sono al lavoro per cercare gli altri dispersi.
La Somalia guarda con maggior
fiducia al suo futuro istituzionale e politico. Ieri è stata solennemente
firmata nel palazzo presidenziale di Nairobi, in Kenya, l’intesa tra le fazioni
somale che, nell’attesa, dovrebbe aprire la strada alla ricostruzione del
devastato Paese africano dopo oltre 13 anni di guerra civile.
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