RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 29- Testo della
Trasmissione di giovedì 29 gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nello
Sri Lanka è stata attaccata una chiesa cattolica
Sospesa
nelle Filippine l’esecuzione capitale di due condannati a morte
Consegnato il premio Sakharov
2003 al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan
In
Marocco un’indagine governativa mette in rilievo la drammatica emergenza dei
bambini lavoratori
Ancora
morti in Iraq: colpita la forza di sicurezza irachena in diversi attentati
Firma
solenne a Nairobi dell’intesa tra le varie fazioni in guerra in Somalia: aperta
la strada verso la pace
Proseguono
le polemiche in Gran Bretagna, dopo il Rapporto Hutton.
29 gennaio 2004
IL MONDO NON CHIUDA GLI OCCHI DI FRONTE AI DRAMMI
CHE
COINVOLGONO I BAMBINI: COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA.
LA
SANTA SEDE ESORTA LE COMPAGNIE FARMACEUTICHE AD ABBASSARE I PREZZI
DEI
MEDICINALI PER CURARE I MALATI DI AIDS E LANCIA UNA INIZIATIVA
PER LE
PICCOLE VITTIME DELL’EPIDEMIA IN AFRICA. AI NOSTRI MICROFONI, L’ARCIVESCOVO
PAUL JOSEF CORDES PRESIDENTE DI “COR UNUM”
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Il
periodo quaresimale sia “utile occasione per dedicare maggiore cura ai bambini,
nel proprio ambiente familiare e sociale: essi sono il futuro dell’umanità”. E’
l’esortazione del Papa ai fedeli contenuta nel Messaggio per la Quaresima,
presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede alla presenza
dell’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor
Unum”, mons. Karel Kasteel, segretario del medesimo dicastero e padre Angelo
D’Agostino, fondatore e direttore medico del “Nyumbani”, The Children of God
Relief Institute of Nairobi. Il tema di quest’anno, “Chi accoglie anche uno
solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”, vuole offrire l’occasione per
riflettere sulla condizione dei bambini, che anche oggi Gesù chiama a sé e
indica come esempio a coloro che vogliono diventare suoi discepoli. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
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I
bambini, futuro dell’umanità al centro del Messaggio di Giovanni Paolo II per
la Quaresima. “Le parole di Gesù – si legge nel documento – costituiscono
un’esortazione ad esaminare come sono trattati i bambini nelle nostre famiglie,
nella società civile e nella Chiesa”. D’altro canto, sono anche “uno stimolo
per riscoprire la semplicità e la fiducia che il credente deve coltivare”,
imitando il Figlio di Dio che condivise la “sorte dei piccoli e dei poveri”.
Nelle sue parole, prosegue, il bambino diventa “immagine eloquente del discepolo
chiamato” a seguire il divino Maestro con la docilità di un fanciullo.
Diventare piccolo e accogliere i piccoli – spiega il Pontefice – sono “due
aspetti di un unico insegnamento che il Signore rinnova ai suoi discepoli in
questo nostro tempo”.
Oggi, rileva, accanto alla generosità di
molti credenti verso i fanciulli, c’è anche l’egoismo di quanti “non accolgono
i bambini”. Ci sono minori – evidenzia il messaggio – che “sono feriti profondamente dalla violenza degli adulti”:
abusi sessuali, coinvolgimento nello spaccio e nell’uso della droga, bambini
obbligati a combattere o lavorare, travolti dal turpe traffico di organi e
persone. E poi la tragedia dell’Aids, così devastante per le giovani
generazioni del continente africano. “L’umanità – afferma con forza il Santo
Padre – non può chiudere gli occhi di fronte a un dramma così preoccupante”. Da
un punto di vista umano, avverte, è impossibile rispondere all’interrogativo
inquietante sulle ragioni per cui questi bambini debbano soffrire così tanto.
“Solo la fede ci aiuta a penetrare un così profondo dolore”. Facendosi
“obbediente fino alla morte di croce”, rammenta il Papa, Gesù ha “assunto su di
sé la sofferenza umana e l’ha illuminata con la luce sfolgorante della
risurrezione”.
Giovanni
Paolo II non manca poi di esprimere ammirazione per quanti si prendono cura
dell’infanzia in difficoltà alleviando le “sofferenze dei bambini e dei loro
familiari causate dai conflitti e dalla violenza”, dalle tante ingiustizie
esistenti nel mondo. E ricorda i genitori che “non esitano a farsi carico di
una famiglia numerosa” e, ancora, le madri e i padri che invece di considerare
“prioritaria la ricerca del successo professionale” si preoccupano “di
trasmettere ai figli quei valori umani e religiosi che danno senso vero
all’esistenza”.
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Durante la presentazione del messaggio, è stata annunciata
per maggio prossimo l’emissione straordinaria di un francobollo il cui ricavato
sarà destinato dal Papa alla realizzazione di un progetto di aiuto per i
bambini orfani di Aids in Kenya. Un’iniziativa di “Cor Unum” in collaborazione
con l’Ufficio filatelico del Governatorato di Città del Vaticano. “Questi bambini
– ha affermato, in Sala Stampa, mons. Cordes - muoiono perché non hanno le
medicine. Bisogna fare una pressione pubblica per convincere le case farmaceutiche
ad abbassare i prezzi per curare le vittime dell'Aids”. Dal canto suo, padre
Angelo D’Agostino, fondatore e direttore medico del villaggio keniano, che
beneficerà della raccolta fondi, ha affermato che ogni giorno “circa 400
persone muoiono ogni giorno in Kenya a causa dell’Aids”. In Europa e in America
del Nord, invece, la malattia sta diventando sempre meno mortale e sempre più
cronica. “La differenza - ha dichiarato padre D’Agostino – è nell’azione di
genocidio dei cartelli farmaceutici che rifiutano di abbassare i prezzi per
l'Africa, nonostante abbiano realizzato profitti per 517 miliardi di dollari
nel 2002”. Per contribuire all’iniziativa si possono versare offerte, in
Italia, sul conto corrente postale n. 603035.
Ma torniamo al significato del
messaggio per la Quaresima con l’intervista di Giovanni Peduto all’arcivescovo
Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”.
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R. – Il bambino ci sta a cuore in due sensi. Da una parte
c’è il bambino che ha bisogno di aiuto: i bambini malati, quelli che hanno
contratto l’Aids e quelli sfruttati e maltrattati. D’altra parte, viene preso
come modello per la conversione, per la sua semplicità, per la gioia di vivere,
perché il bambino aspetta tutto dall’Altro, con la “A” maiuscola. Per il credente
questo Altro è Dio. E Gesù si identifica con i bambini: “Chi accoglie uno solo
di questi bambini in mio nome, accoglie Me”.
D. – Cosa si può fare di più per i bambini?
R. – Nella nostra società è molto importante creare un
clima favorevole per i bambini. Si dovrebbero aiutare concretamente le famiglie
con molti figli e applicare una giusta legislazione.
D. – La Quaresima è un tempo liturgico forte. Come “fare”
una buona Quaresima?
R. – Si deve tentare di fare quello che il Vangelo ci
consiglia: salire con il Signore a Gerusalemme. Ciò vuol dire cercare la Sua
vicinanza. I tre punti sono sempre: la preghiera, il digiuno e l’elemosina.
Vivere bene la Quaresima vuol dire convertirsi.
D. – La Quaresima è percepita tradizionalmente come un
tempo triste, ma è davvero così?
R. – Non c’è una via facile per uno scopo alto. Se
vogliamo accompagnare Gesù Cristo a Gerusalemme e morire con Lui ci costa. Ma
io penso che, nella fede, sappiamo bene che alla fine il Signore risorge.
Dipende dai nostri occhi pieni di fede se siamo in grado di vedere veramente lo
scopo: la Risurrezione e la vittoria di Cristo sulla morte, che celebreremo
nella notte di Pasqua.
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IL
PRINCIPIO DI VALIDITÀ DEL MATRIMONIO NELLA CAUSE DI NULLITÀ
AL CENTRO DEL DISCORSO DEL PAPA AL
TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA,
CHE OGGI HA INAUGURATO L’ANNO
GIUDIZIARIO
Si è inaugurato oggi l’Anno
giudiziario del Tribunale della Rota Romana, Corte d’Appello della Sede
Apostolica, con competenza universale, che ha radici millenarie e che si occupa
principalmente di cause matrimoniali, ma anche di cause patrimoniali e cause
penali. In questo giorno particolare come ogni anno il Papa ha ricevuto tutti i
componenti del Tribunale, cogliendo questa occasione per puntualizzare alcune
verità giuridiche e pastorali sulla vera natura del matrimonio. Il Santo Padre
è apparso affaticato ed ha letto solo in parte il testo del suo lungo discorso, su cui ci riferisce Roberta
Gisotti:
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Gli aspetti fondamentali del matrimonio: la sua indole
naturale, la sua indissolubilità, la sua dignità sacramentale. Temi cari a
Giovanni Paolo II, che raccogliendo le preoccupazioni espresse da mons.
Raffaello Funghini, Decano del Tribunale della Rota Romana, ha affrontato oggi
un aspetto particolare che investe direttamente il lavoro di questa Corte,
chiamata soprattutto a pronunciarsi su cause matrimoniali.
Premesso che “il dovere di difendere e favorire il
matrimonio” spetta in modo particolare ai sacri Pastori, ma è anche “una
precisa responsabilità” di ogni fedele, di tutti gli uomini e delle stesse
autorità civili, il Papa ha ribadito il principio del favor iuris, ovvero
il favore del diritto, di cui gode il matrimonio, che “implica la presunzione
della sua validità, fino a che non sia provato il contrario”. Un principio –
aveva spiegato mons Funghini – che tutela “il matrimonio come istituto naturale” e “difende pure i rapporti giuridici di interesse
pubblico e sociale garantiti alle parti”. Per cui in ogni processo, e così
anche nella cause di nullità di matrimonio, spetta a chi lo promuove l’onere
della prova. E se ai nostri giorni “si sentono voci critiche al riguardo” per
cui - vista la crisi che segna purtroppo in tanti ambienti questa istituzione -
ci si chiede “se non sarebbe più giusto presumere l’invalidità del matrimonio
contratto piuttosto che la sua validità”, Giovanni Paolo II, ha sgombrato il
campo da ogni dubbio in merito, ricordando che la presunzione di validità è “un
principio fondamentale di ogni ordinamento giuridico”, e che il favor
matrimonii si fonda sul bene oggettivo rappresentato da ogni unione
coniugale e da ogni famiglia”. “Proprio quando è minacciato” – ha aggiunto –“un
bene cosi fondamentale, si scopre più profondante la sua importanza per le
persone e per le comunità”.
Ma cosa rispondere a chi argomenta che il fallimento della
vita coniugale dovrebbe far presumere l’invalidità del matrimonio? “Che secondo
l’esperienza umana segnata dal peccato, un matrimonio valido può fallire a
causa dell’uso sbagliato della libertà degli stessi coniugi” che la
constatazione delle vere nullità dovrebbe piuttosto portare ad accertare con
maggior serietà, al momento delle nozze, i requisiti necessari per sposarsi.
Infine una raccomandazione: la “tendenza ad ampliare” “le nullità”,
dimenticando la “verità oggettiva” comporta una “distorsione dell’intero
processo”, ed un monito perché la giustizia giuridica del matrimonio non sia
sostituita da “ottiche empiriche”, di stampo sociologico o psicologico. Infine
il ringraziamento:
“Desidero rinnovare l’espressione del mio
apprezzamento per il delicato e impegnativo vostro lavoro nell’amministrazione
della giustizia”
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Ma al
di là dei casi di nullità matrimoniale, perché oggi il matrimonio è così in
crisi? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Giuseppe Sciacca, prelato uditore
della Rota Romana.
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R. – Ma non ci si può nascondere dietro ad un dito, sia
pure per evitare inutili allarmismi. L’istituto matrimoniale, come è sotto gli
occhi di tutti, è purtroppo in crisi, vuoi per la crisi generale che investe un
po’ tutti i valori, specie quelli più alti e quindi più impegnativi, che
esigono un potente, formidabile supporto di sacrificio, di oblatività, di
reciprocità, insomma: di vero amore che non si arresta di fronte alle
tentazioni ricorrenti e fatali di egoismo, ma piuttosto le supera. Alla luce di
ciò, credo che quello che impaurisce forse maggiormente i giovani, i quali
risentono fatalmente di questa grave crisi di valori, ciò che li impaurisce è
l’irrevocabile e generosa – aggiungo: generosa ed eroica eppur quotidiana e
possibile – definitività della scelta coniugale che si configura pertanto come
una vera e propria vocazione cristiana alla vita familiare.
D. – Oggi noi assistiamo ad una società sempre più fondata
sulle convivenze, sulle coppie di fatto e non sul matrimonio ...
R. – Ma, vede, una società fondata sulle cosiddette coppie
di fatto mentre scardinerebbe i più elementari principi del diritto naturale e
della stessa rivelazione cristiana, peraltro sanciti – penso qui all’Italia, ma
non solo all’Italia – dalla Costituzione italiana che ribadisce l’istituto familiare
come fondato sull’unione tra l’uomo e la donna, diventerebbe – dicevo, una
società che si fondasse sulle coppie di fatto – il regno caotico e ingiusto
della rapsodia dei rapporti, dell’egoismo, d’una fugace e capricciosa
mutevolezza di gusti e di tendenze. In definitiva, sarebbe oltraggiosa della dignità
medesima della persona umana.
D. – Mons. Sciacca, per quanto riguarda le cause di
nullità del matrimonio, qual è la curva: aumentano?, diminuiscono?, e quali
sono le principali cause che portano alla dichiarazione di nullità del
matrimonio?
R. – In Rota arrivano in appello processi da tutto il
mondo, quindi non è facile fare una statistica in poche parole. Posso dire
semplicemente che, guardando l’ultima relazione, sono in Rota 1.062 processi,
di cui il 90 per cento circa di cause matrimoniali, il resto di cause ‘iurium’
o patrimoniali e penali, sulle quali noi abbiamo competenza. Rispetto all’anno
precedente, credo ci siano circa dieci cause in più. Per quanto riguarda le
cause matrimoniali, la nullità del matrimonio sostanzialmente può essere
ricondotta a tre principali gruppi di motivi che riguardano la capacità
personale, o ‘abilitas’, da parte dei contraenti e tale capacità non sussiste e
quindi vi è una ‘incapacitas’ che rende nullo il consenso, allorquando ci sono
dei fattori, degli elementi detti ‘impedimenti dirimenti’ che la escludono.
Oltre all’assenza di impedimenti invalidanti, si richiede il consenso delle
parti. Se tale consenso manca, il matrimonio pur formalmente celebrato risulta
invalido. E infine, un altro gruppo di motivi per cui si può accusare la
nullità di matrimonio riguarda la cosiddetta ‘forma canonica’: la nullità, in
altre parole, può derivare dalla inosservanza di alcune formalità previste
dalla legge. Il canone 1057, sinteticamente recita che l’atto che costituisce
il matrimonio è il consenso delle parti, manifestato legittimamente tra
persone che siano giuridicamente abili a farlo e che nessuna potestà
umana può supplire a tale consenso, ove esso mancasse.
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ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto in
udienza anche due vescovi francesi in visita ad limina: mons. André Fort,
vescovo di Orléans, e mons. Raymond Séguy, vescovo di Autun.
E inoltre, il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente
del Pontificio Consiglio per la salute, con mons. José Luis Redrado Marchite,
vescovo tit. di Ofena, e il padre camilliano Felice Ruffini, rispettivamente
segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
Messaggio per la Quaresima 2004, in cui il Pontefice invita ad alleviare le
sofferenze dell’infanzia causate dai conflitti, dalla violenza e da tante forme
di ingiustizia esistenti nel mondo.
Nelle vaticane, nel discorso al
Rota Romana, il Papa ha sottolineato con forza che l’istituto matrimoniale
rimane una realtà personale indissolubile, vincolo di giustizia e di amore,
elevato alla dignità di sacramento cristiano.
Nelle estere, in rilievo la
notizia dell’attentato suicida a Gerusalemme, avvenuto su un autobus; l’attacco
è stato sferrato mente è in corso uno scambio di prigionieri tra Israele e guerriglieri
Hezbollah.
Per la rubrica dell’“Atlante
geopolitico”, un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo “Georgia: alla
ricerca della stabilità”.
In Sri Lanka, una chiesa
cattolica è stata data alle fiamme.
Nella pagina culturale, un
articolo di Claudio Bellinati su un volume che indaga “uno spettacolare
fenomeno celeste”, la Via Lattea.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il Cdl ed il tema della giustizia.
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29 gennaio 2004
ALMENO DIECI I MORTI, OLTRE ALL’ATTENTATORE, E 50
I FERITI
NELL’ESPLOSIONE
QUESTA MATTINA A GERUSALEMME.
LA
VIOLENZA TORNA IN PRIMO PIANO IN MEDIO ORIENTE IN UNA GIORNATA
CHE
DOVEVA ESSERE DI APERTURA
PER L’INIZIO DELLO SCAMBIO DI PRIGIONIERI CON
LA GUERRIGLIA LIBANESE
Almeno
dieci israeliani, oltre all’attentatore, sono rimasti uccisi nel centro di Gerusalemme,
nell’attentato suicida palestinese avvenuto a poche decine di metri dalla residenza
del premier Ariel Sharon. I feriti sono una cinquantina di cui dieci ritenuti
gravi. Il kamikaze si chiamava Ali Jaara e militava nelle Brigate dei martiri
di al Aqsa, una formazione legata ad al Fatah. In ogni caso, in mattinata è
iniziato il significativo e imponente scambio di prigionieri fra Israele e
Hezbollah all'aeroporto militare di Colonia in Germania. In base all'accordo,
circa 400 militanti dell'intifada vengono rimessi in libertà oggi in quella che
si sperava sarebbe stata una giornata di distensione. Il servizio di Graziano
Motta:
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A Gerusalemme erano le 9.00 del mattino – le 8.00 in
Italia – e l’autobus 19, che collega il grande ospedale di Ein Karem al centro
della città, era pieno. Il terrorista suicida senza suscitare sospetti ha
provocato la strage nell’importante via poco distante dalla residenza ufficiale
del primo ministro Sharon, che comunque in quel momento era assente. La condanna
dell’Autorità palestinese è stata espressa dal primo ministro Abu Ala che, prevedendo
una rappresaglia israeliana, ha affermato: “Gli attentati non possono che alimentare
il ciclo di violenze contro il popolo palestinese”. Il portavoce del primo
ministro Sharon, ambasciatore Pazner, nel sottolineare che “l’autorità
palestinese porta sulle sue spalle l’intera responsabilità di questo cruento,
brutale e inumano attentato”, ha detto che certamente saranno presi
provvedimenti per punire chi sta dietro ad esso e per tentare di impedire al
massimo che se ne possano verificare di altri. Purtroppo, la strage ha compromesso
le possibilità di un incontro fra i primi ministri israeliano e palestinese che
l’inviato del presidente Bush, John Wolf, è venuto a promuovere.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Ma come
considerare questo nuovo sanguinoso attentato a Gerusalemme? Giada Aquilino lo
ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi del Mediterraneo
all’Università di Bologna:
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R. – Va collegato all’azione
militare a Gaza, fatta dall’esercito israeliano l’altro giorno con un bilancio
di morti piuttosto elevato. D’altra parte, però, è anche, ovviamente, la risposta
al timido tentativo di distensione che si sta attuando in Germania tra Hezbollah
ed Israele, con scambi di prigionieri e salme di morti israeliani.
D. – Perché reagire in questa maniera?
R. – Perché, fintanto che ci sarà l’instabilità,
esisteranno i movimenti terroristici. Quando si arriverà veramente ad una
pacificazione, per loro non ci sarà più spazio politico. Quindi, è evidente
come sia loro interesse far saltare qualsiasi tavolo di negoziato, anche se
riguarda uno scambio di prigionieri o qualcosa del genere. Inoltre, non
dobbiamo dimenticare una cosa, cioè che Hezbollah è stato in questi anni uno
dei principali punti di appoggio, finanziamento e addestramento per i kamikaze
di Hamas e della Jihad islamica. E’ evidente che se Hezbollah entrasse in una
vera trattativa con Israele, questi stessi movimenti integralisti si
sentirebbero sempre più isolati e circondati.
D. – In questo quadro cosa si può prevedere? Ci
saranno nuovi attentati?
R. – Dipende da diverse cose. Innanzitutto, c’è la
proposta di Ginevra che, comunque, continua a riscuotere per lo meno una grossa
attenzione da parte dell’opinione pubblica in Europa. La proposta di Ginevra è
stata fatta da personaggi politici, personaggi della cultura, sia israeliani
che palestinesi, e voleva dimostrare che la pace se si vuole è possibile. E poi
c’è sempre la road map.
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Sul
grave attentato di oggi, ascoltiamo, al microfono di Rosario Tronnolone, la riflessione del cardinale Roberto Tucci:
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E’ un
fatto veramente grave: il terrorismo non conduce a niente. E arriva proprio
quando c’è stata una certa apertura da parte del governo d’Israele per la
liberazione di 400 palestinesi, restituiti al gruppo degli Hezbollah libanesi,
che sono uno dei movimenti più responsabili di questo terrorismo. Si è
trattato, però, di un gesto positivo del governo di Sharon. E’ quindi veramente
triste che si verifichino ancora questi attentati, che sono naturalmente da
condannare nella maniera più totale, tanto più che si tratta di un’esplosione
in un autobus e quindi è un attentato che non tiene conto in nessun modo dei
civili. Se si è in guerra, si combatte fra militari e non si colpiscono
obiettivi civili. La situazione ora è molto delicata ed anche le critiche al governo
Sharon andrebbero sempre controbilanciate dal riconoscimento di qualche nuovo
passo positivo che lo stesso governo Sharon ha compiuto in questi ultimi tempi.
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IL
MEDIOEVO, NON UN’EPOCA BUIA MA UN’ETA’ RICCA DI CULTURA.
COSI’
LO STORICO LUDOVICO GATTO NEL SUO ULTIMO LIBRO
-
Intervista con l’autore -
Il Medioevo non più visto come un’epoca buia, ma come un periodo ricco di
mutamenti e di vivaci sviluppi in ogni campo: dalla letteratura di Nicolò Machiavelli
all’arte di Giotto, alla filosofia di Severino Boezio. Così in sintesi vengono
tracciati nell’ultimo libro di Ludovico Gatto, docente ordinario di Storia
Medioevale all’università La Sapienza di Roma, i secoli dal 500 al 1500 dopo
Cristo. “Storia universale del Medioevo è il titolo del volume, edito dalla
Newton Compton, di cui ci parla, al microfono di Dorotea Gambardella, lo stesso
autore.
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R. –
Il Medioevo è stato un periodo in cui è venuta formandosi quella società che ancora
oggi è al centro della vita del nostro e anche di altri continenti. E’ nell’età
medioevale che si sono formate le lingue che ancora oggi noi parliamo, che si sono
affermate le grandi religioni monoteistiche, che si sono formate le amministrazioni
municipali che ancora oggi governano popoli e città, che hanno visto la luce i
principali regni e Stati nazionali che hanno poi determinato la storia del
continente per secoli.
D. - Qual è il ruolo della Chiesa in questo periodo?
R. – Un ruolo centrale, perché mano a mano che è venuta
esaurendosi la funzione dell’Impero Romano, la Chiesa di Roma è venuta ad
accollarsi la maggior parte dei compiti che prima erano dell’Impero. Quindi, ha
provveduto alla difesa della cristianità, soprattutto durante il periodo delle
invasioni barbariche e ha anche dato una prima definizione alla vita
dell’Occidente, anche da un punto di vista territoriale. Per esempio, non si
può fare a meno di registrare l’importanza della formazione delle diocesi, che
servirono per radicare meglio la Chiesa dal punto di vista territoriale, e che
però hanno anche avuto una vera importanza di carattere organizzativo. Tanto è
vero che l’organizzazione provinciale italiana dopo il 1860 fu basata in gran
parte sulle diocesi.
D. – Nel suo libro lei parla anche delle Crociate e invita
a non dare giudizi, ma a cercare di comprendere il fenomeno...
R. – Le Crociate rappresentano una pagina molto difficile
della storia della Chiesa. Vanno viste in quell’epoca. C’è un aspetto delle
Crociate che rappresenta la violenza. Non bisogna però dimenticare che le
Crociate partono anche dall’intendimento di riportare alla religione cristiana
soprattutto le terre dove Cristo visse, si sacrificò per l’umanità e dove si
ebbe il primo sviluppo del cristianesimo. Così come non si può trascurare che
le Crociate hanno avuto grande importanza, perché per la prima volta le popolazioni
europee, diverse per cultura e per storia, si sono ritrovate insieme.
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29 gennaio 2004
NELLO
SRI LANKA E’ STATA ATTACCATA UNA CHIESA CATTOLICA.
LA CONFERENZA
EPISCOPALE CRITICA INOLTRE LE SETTE CRISTIANE FONDAMENTALISTE
IL CUI
COMPORTAMENTO “METTEREBBE IN PERICOLO LA PACIFICA CONVIVENZA
TRA LE MOLTEPLICI COMPONENTI DEL PAESE ASIATICO”
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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COLOMBO.
= Una chiesa cattolica dello Sri Lanka è stata recentemente devastata da una
ventina di uomini. Al momento dell’aggressione l’edificio era vuoto e sono
state distrutte statue e date alle fiamme una ventina di bibbie. Si tratta
dell’ultimo di una serie di attacchi contro la comunità cristiana accusata da
un movimento buddista di convertire, con metodi non etici, la popolazione
locale. Alcuni rappresentanti buddisti
hanno chiesto alla presidente, Chandrika Kumaratunga, di promulgare una legge
contro “le conversioni non etiche”. Una legge fortemente osteggiata dai vescovi
dello Sri Lanka che ricordano al legislatore la difficoltà di definire quali
sarebbero i criteri per valutare la legittimità di una conversione. I presuli
temono che eventuali processi contro “conversioni sospette” finiscano per
ostacolare il dialogo interreligioso e criticano, inoltre, l’aggressivo
proselitismo di alcune sette cristiane. “Il comportamento delle sette
fondamentaliste cristiane – spiegano i presuli – mette in pericolo la pacifica
coesistenza tra le diverse espressioni della società srilankese”. I vescovi
hanno infine espresso la loro disapprovazione per l’interpretazione letterale
che queste organizzazioni danno della Bibbia. Secondo il governo di Colombo
sono stati almeno una trentina, fino ad oggi, gli edifici sacri –
prevalentemente appartenenti alle sette religiose evangeliche – attaccati in
varie aree del Paese.
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SOSPESA
NELLE FILIPPINE L’ESECUZIONE CAPITALE DI DUE CONDANNATI A MORTE.
LA CHIESA DEL PAESE ASIATICO ESPRIME LA
PROPRIA SODDISFAZIONE PER LA DECISIONE DELLA CORTE E CHIEDE L’ABOLIZIONE DELLA
LEGGE SULLA PENA DI MORTE
MANILA. = Nelle Filippine
l’esecuzione capitale di due prigionieri, prevista domani, è stata sospesa
dalla Corte Suprema. I due detenuti, Roberto Lara e Roderick Licayan, sono
accusati di aver partecipato nel 1998 ad un sequestro, ma in loro favore sono
state raccolte prove e testimonianze. Prima della decisione da parte della Corte
di sospendere l’esecuzione, i vescovi filippini hanno espresso la loro ferma
condanna della pena di morte e in un documento, redatto nel mese di dicembre,
hanno ribadito la loro opposizione al provvedimento del presidente filippino,
Gloria Arroyo, che revoca la moratoria. Dopo aver appreso la notizia, il presidente della Commissione episcopale per la cura pastorale,
mons. Pedro Arigo, ha espresso la propria soddisfazione per la sospensione
delle due condanne a morte. “La nostra Commissione – ha dichiarato - è
felice e piena di gratitudine, anzitutto al Signore e poi alla Corte
Suprema, per aver fermato le esecuzioni. Ma continueremo a chiedere
l’abolizione della legge sulla pena di morte, un atto immorale perché contrario
alla legge di Dio”. Il coordinatore della Coalizione contro la pena di morte,
il sacerdote gesuita Silvino Borres, ha inoltre evidenziato come “i giudici
abbiano mostrato che si può perseguire la giustizia con misericordia e compassione”. (A.L.)
CONSEGNATO IL PREMIO SAKHAROV 2003 AL
SEGRETARIO GENERALE
DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, CHE HA EVIDENZIATO L’IMPORTANZA
DEGLI IMMIGRATI PER
L’EUROPA
BRUXELLES. = Clima di commozione, a Bruxelles, per la consegna del
Premio Sakharov 2003, che il presidente del Parlamento, Pat Cox, ha consegnato
al Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, a tutto lo staff delle Nazioni
Unite, e in particolare alle vittime dell’attentato perpetrato lo scorso 19
agosto a Baghdad e costato la vita a 22 persone. Gli europarlamentari presenti
alla sessione solenne hanno tributato un lungo e commosso applauso a tutte le
famiglie delle vittime, tra cui la moglie e il figlio dell’inviato speciale
dell’Onu in Iraq, Sergio Vieira de Mello, rimasto ucciso nell’agguato. Una
lunga standing ovation è stata inoltre dedicata anche ai sopravvissuti
all’attacco di Baghdad presenti in aula. Nel suo discorso rivolto al Parlamento
europeo, Annan ha sottolineato come “un’Europa senza immigrati sarebbe più
povera e più debole”. “Gli immigrati – ha affermato – non dovrebbero essere trasformati
nei capri espiatori per una vasta gamma di disagi sociali”. Annan ha quindi
ricordato l’importanza dell’integrazione: “gli immigrati – ha detto –
arricchiscono l’Europa portando nuove culture, religioni e lingue”. (A.L.)
IN MAROCCO UN’INDAGINE GOVERNATIVA METTE IN RILIEVO LA DRAMMATICA
EMERGENZA DEI BAMBINI LAVORATORI
RABAT.
= Sono almeno 800 mila i bambini che in Marocco non frequentano la scuola e la
maggior parte è costretta a lavorare, soprattutto nel settore agricolo. E’
questo il risultato di un’indagine svolta dal governo e presentata ieri al
ministero del Lavoro, degli Affari sociali e della Solidarietà. Nonostante lo
sforzo delle autorità di ridurre il lavoro minorile non sembra dunque
attenuarsi questa grave emergenza in Marocco, Paese dove la quasi totalità dei
lavoratori minorenni viene mandata nei campi dalle loro famiglie. L’esecutivo
di Rabat, che la 1993 ha sottoscritto la convenzione dell’Onu per i diritti
dell’infanzia, si dichiara deciso a sradicare la piaga del lavoro dei bambini
ma resta ancora disattesa l’esortazione delle Nazioni Unite a tutelare i più
piccoli ed evitare che vengano sfruttati illegalmente come manodopera a basso
costo. Sembra comunque probabile che, entro la fine dell’anno, possa essere
approvata una nuova legge che vieta il lavoro ai minori di 15 anni. (A.L.)
IN CROAZIA LA CHIESA CATTOLICA ESPRIME LA PROPRIA CONTRARIETA’
AD
UN PROGRAMMA DI PREVENZIONE DELL’AIDS, INTRODOTTO NELLE SCUOLE
DEL PAESE, CHE INCORAGGIA
L’USO DEI CONTRACCETTIVI
ZAGABRIA. = La Chiesa cattolica croata si oppone ad un programma
di prevenzione dell’Aids, introdotto nelle scuole medie superiori del Paese,
che incoraggia i giovani all’uso dei preservativi. “Usando come pretesto la
protezione dei giovani dall’Aids e dalle malattie sessualmente trasmissibili –
spiega la Conferenza episcopale croata in un documento – si incoraggia l’uso
dei contraccettivi trascurando la personalità degli studenti e la dimensione
educativa della scuola”. “E’ inammissibile che gli studenti e gli insegnanti
credenti – si legge nel comunicato – siano costretti a partecipare ad un corso
esplicitamente contrario alle loro convinzioni e ai principi della morale
cristiana”. Sebbene la Croazia non sia un Paese ad alto rischio di contrazione
dell’Aids, malattia che finora è stata riscontrata in poche centinaia di
persone, desta preoccupazione, negli ultimi anni, il comportamento sempre più a
rischio degli adolescenti. (A.L.)
SI TERRÀ SABATO PROSSIMO A NAPOLI IL QUARTO CAMMINO PREPARATORIO
ALLA 44° SETTIMANA SOCIALE
DEI CATTOLICI ITALIANI
NAPOLI. = Si svolgerà a Napoli, il prossimo 31 gennaio, il quarto
congresso preparatorio della 44° Settimana sociale dei cattolici italiani sul
tema “La democrazia: nuovi scenari e nuovi poteri”. Sarà questa un’occasione
per analizzare effetti, opportunità e minacce degli attuali processi di
globalizzazione. L’iniziativa intende
inoltre approfondire come l’impegno della comunità internazionale possa
promuovere una “democrazia dell’inclusione” dei Paesi più poveri nell’attuale
scenario mondiale, sempre più dominato dagli Stati industrializzati. Verranno
anche discusse complesse questioni quali la necessità di principi etici nel
mercato finanziario ed il ruolo dell’economia per avviare un equo processo di
distribuzione delle risorse nel pianeta. (F.C.)
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29
gennaio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Un ausiliario di polizia
iracheno è stato ucciso e un altro è stato ferito in un attacco a sud della città petrolifera di
Kirkuk, nel nord dell’Iraq. Mentre dieci ausiliari sono rimasti feriti per
l’esplosione che ha colpito una pattuglia di sicurezza irachena nella città di
Baaquba, a nord di Baghdad. Intanto, per quanto riguarda la presenza
statunitense, il capo di Stato Maggiore dell’esercito Usa sta predisponendo i
piani perché decine di migliaia di soldati possano restare in Iraq fino al
2006. Ma ci sono anche dichiarazioni polemiche: David Kay, fino alla scorsa
settimana responsabile degli ispettori, parlando alla Commissione Forze Armate
del Senato americano ha detto che si è sbagliato a credere che l’Iraq avesse
armi di distruzione di massa e ha sottolineato la necessità di aprire
un’inchiesta indipendente per far luce sull’operato dell’intelligence americana.
E le polemiche in relazione alle armi di distruzione di
massa di Saddam Hussein non si chiudono in Gran Bretagna, neanche dopo
l’assoluzione piena del governo decretata dal rapporto del giudice Brian
Hutton. La stampa oggi si divide fra chi celebra la vittoria di Blair,
scagionato dall’accusa di aver mentito sulla minaccia irachena per spingere il
Paese verso una guerra già decisa a Washington, e chi parla di insabbiamento.
Tutti però si soffermano sul colpo per la Bbc. Mentre il Consiglio di amministrazione
della prestigiosa emittente pubblica è riunito per discutere il delicatissimo
caso, Tony Blair manda a dire che sta ancora aspettando le scuse. Secondo il
portavoce ufficiale del premier, infatti, la dichiarazione televisiva del
direttore generale della Bbc, Greg Dyke, che ieri sera si era scusato per gli
errori commessi dal giornalista Andrew Gilligan, non basta. Ma per chiarire
quanto emerso dal rapporto, ascoltiamo da Londra Sagida Syed:
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Il Rapporto della Commissione Hutton ha scagionato Blair e
il suo governo da qualsiasi comportamento disonorevole che avrebbe potuto,
direttamente o indirettamente, portare al suicidio di Kelly. L’attesissima
commissione parlamentare ha, invece, posto sul banco degli imputato la Bbc ed
ha già provocato la prima illustre vittima: il presidente Kevin Davis ha
rassegnato la proprie dimissioni. Fortemente criticato anche il giornalista Andrew
Gilligan che avrebbe alterato la conversazione avuta con lo scienziato. Il
giudice Hutton non ha risparmiato neppure il dottor David Kelly che non avrebbe
dovuto discutere le proprie competenze con un giornalista del servizio
televisivo pubblico. Tony Blair ha chiesto formalmente le scuse di tutti coloro
che lo avevano accusato di “malafede” in relazione alla vicenda che ha
imbarazzato il governo. In una vivace riunione parlamentare ha ribadito la
propria estraneità ai fatti.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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La Somalia guarda da oggi con maggior fiducia al suo
futuro istituzionale e politico. Alle 14.00 locali di oggi, le 12.00 in Italia,
è stata solennemente firmata nel palazzo presidenziale di Nairobi l’intesa tra
le fazioni somale che, nell’attesa, dovrebbe aprire la strada alla
ricostruzione del devastato Paese africano. Ce ne parla Giancarlo La Vella:
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Una
terra senza Stato, un Paese dove vige la legge del più forte, crocevia di
predoni e di traffici illeciti e dove a pagare lo scotto più drammatico, tra le
lotte intestine delle varie fazioni, è la popolazione civile, ridotta allo
stremo da tredici anni di guerra civile, scoppiata nel 1991 alla caduta del
presidente Siad Barre. Queste le cronache che sinora venivano diffuse sulla
Somalia. Da domani, tutto questo potrebbe essere un lontano ricordo, se si
riuscirà a concretizzare in tempi brevi l’accordo firmato in Kenya. L’intesa
prevede l’avvio della “fase tre”, con la creazione di un parlamento di 275
deputati nominati, con criteri di proporzionalità concordati, da capiclan,
fazioni e gruppi politici; un governo di unità nazionale della durata di cinque
anni, con una costituzione fortemente federalista, da sottoporre a referendum
popolare, che sarà preceduto da un censimento. E’ stato poi rilanciato e
rafforzato il sistema di controllo del cessate il fuoco firmato nell’ottobre
del 2002, che ormai da tempo era ampiamente disatteso. Rispetto ai numerosi
tentativi fatti in precedenza, questi ultimi negoziati, ospitati a Nairobi e
guidati dal Kenya per 14 mesi, sono andati in porto grazie alla mediazione
dell’Igad, l’organizzazione che raggruppa i Paesi del Corno d’Africa. Di
particolare rilievo il ruolo svolto dall’Italia.
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Delusione negli ambienti che
operano per la difesa dei diritti umani è stata espressa in Francia dopo la
visita del presidente cinese Hu Jintao. Si sottolinea che è stato lasciato in
secondo piano proprio il tema della tutela delle prerogative fondamentali della
persona, mentre la visita ha avuto per lo più scopi commerciali, con la
vendita, tra l’altro, a Pechino di 21 airbus. Da Taiwan, intanto, giungono forti critiche al presidente Chirac perché avrebbe
condannato il referendum per il rafforzamento delle difese militari di quella
che la Cina considera una provincia ribelle. Il presidente cinese Hu Jintao
prosegue ora il suo viaggio in Africa.
Malgrado le riserve e le perplessità espresse nei giorni
scorsi da alcuni ministri di spicco, il governo di Jean-Pierre Raffarin ha
varato ieri il contestato progetto di legge che vieta alle studentesse
musulmane di sfoggiare il velo islamico nelle scuole pubbliche, ma anche la
kippa ebraica e croci cristiane “smisurate”. Il dibattito in parlamento, dal 3
febbraio, si preannuncia acceso perché una parte del centro destra ha già fatto
sapere che voterà contro o si asterrà. Resta il fatto che la maggioranza
assoluta all’assemblea nazionale è detenuta dal partito di Jacques Chirac, che
al Consiglio dei ministri è tornato a difendere la legge che ha definito
necessaria di fronte alle “difficoltà crescenti” di insegnanti e presidi.
I cadaveri di due immigrati
sono stati recuperati presso l’isola greca di Eubea, a nordest di Atene, nella
zona dove è affondata l’imbarcazione con a bordo 45 clandestini. Lo ha detto
oggi il ministero della marina mercantile greco confermando che finora sono
state tratte in salvo 26 persone mentre 17 risultano disperse. Nel mare Egeo
sono frequenti le sciagure che coinvolgono le imbarcazioni cariche di
immigrati, che partono dalle vicine coste turche.
Nei dieci Paesi orientali
colpiti dall’influenza aviaria continuano le misure urgenti per far fronte
all’epidemia. La presidente indonesiana Sukarnoputri ha ordinato l’abbattimento
di tutto il pollame infetto. Dopo le due vittime registrate recentemente in
Vietnam, a Taiwan si contano altri quattro casi di contagio, mentre in Cina
sono 23 le persone sotto osservazione. Pechino, tra l’altro, ha sospeso tutte
le importazioni di pollame.
Un
impegno solenne a tentare di prevenire nuove minacce di genocidio, ma solo un vago
riferimento alle conseguenze penali per i colpevoli di omicidi di massa: sono i
due elementi da mettere in luce a
proposito del documento finale della
conferenza internazionale contro il genocidio che si è chiusa ieri a Stoccolma.
Nei tre giorni di dibattiti, per iniziativa del governo svedese e con la
partecipazione di una cinquantina di Paesi, sono emerse diverse proposte tra
cui quella del Segretario Generale dell'Onu, Kofi Annan, di creare in seno alle
Nazioni Unite un Comitato per la prevenzione dei genocidi. Negli interventi dei
singoli delegati è stato citato più volte il Tribunale penale internazionale,
Tpi, che però non trova riferimenti nel testo finale. Restano le priorità di
intervento indicate dal capo della delegazione della Santa Sede, mons.
Celestino Migliore, e condivise da molti. Le chiarisce Vincenzo Lanza spiegando
anche alcuni motivi di delusione in relazione al documento finale:
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Necessità di mettere in pratica gli strumenti legali e le
strutture già esistenti contro il genocidio, come ad esempio il Tribunale internazionale
contro i crimini approvato a Roma nel 1998 ed in vigore dal 2002; mettere in
evidenza il ruolo centrale delle organizzazioni internazionali, regionali e
subregionali, come ad esempio le Nazioni Unite; sottolineare il dovere del
consesso internazionale di insegnare la prevenzione agli individui ed alle collettività
di tutto il mondo, evidenziando gli orrori del genocidio, opponendosi alle
stragi di massa, ma anche e soprattutto trovando il modo di evitare che i
genocidi possano ripetersi. La dichiarazione finale della Conferenza viene
giudicata da osservatori e partecipanti alquanto “annacquata”. Critiche vengono
mosse al premier svedese e organizzatore della Conferenza, Joran Person, per
non aver cercato a sufficienza di far comprendere a Stati Uniti ed Israele la
necessità di mettere in rilievo l’importanza del Tribunale internazionale
contro i crimini. Il leader svedese si è difeso, però, facendo rilevare che una
stragrande maggioranza dei mille partecipanti, tra cui rappresentanti
governativi di una sessantina di Paesi, hanno comunque dichiarato il proprio
sostegno a tale Tribunale.
Per la
Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.
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