RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 27  - Testo della Trasmissione di martedì 27 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’America lavori al rafforzamento della cooperazione internazionale per la pace nel mondo: queste le parole di Giovanni Paolo II al vicepresidente degli Stati Uniti, Dick Cheney, ricevuto in Vaticano: ai nostri microfoni Joaquin Navarro-Valls.  

 

Il dialogo tra ragione e fede fondamentale per il sapere: così il Papa nell’incontro con mons. Zygmunt Kaminski, arcivescovo di Szczecin-Kamien, città polacca, che presto avrà nell’università la facoltà di teologia.

 

L’impegno convinto contro la fame: al centro dell’incontro del Papa con il direttore esecutivo del Pam,  James Morris.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le iniziative nella giornata della memoria: il dramma della Shoah rivissuto in tutt’Italia e in una solenne cerimonia: ai nostri microfoni la testimonianza di una sopravvissuta, Liliana Segre.

 

Questioni internazionali e conflittualità politica al centro del comunicato finale del Consiglio episcopale permanente della Cei: con noi mons. Giuseppe Betori.

 

Mai più minori nei conflitti è l’obiettivo della coalizione “Stop all’uso dei bambini soldato”: ce ne parla Davide Cavazza.

 

Allarme influenza aviaria: la collaborazione internazionale per scongiurare epidemie nell’uomo. Intervista con il dottor Donato Greco

 

CHIESA E SOCIETA’:

Stroncato da un malore, a Kinshasa, il 74.enne vescovo di Kindu, mons. Paul Mambe Mukanga

 

Al termine della loro 88.ma Assemblea plenaria, i vescovi filippini invitano i cittadini alla trasparenza politica, in vista delle elezioni legislative e presidenziali

 

Appello dei missionari scalabriniani alle istituzioni comunitarie, perché le politiche europee sui flussi migratori siano ispirate al rispetto dei diritti fondamentali della persona

 

Secondo una ricerca dell’Unicef la mancanza di vitamine e di minerali nell’alimentazione sta compromettendo la salute di un terzo della popolazione mondiale

 

Tra il gennaio del 2000 e il giugno 2003 sono scomparsi in Bangladesh 2.400 bambini e bambine, mille dei quali circa portati via dal Paese

 

24 ORE NEL MONDO:

Esplosione a Baghdad mentre l’Onu conferma il rientro in Iraq

 

Prosegue nel New Hampshire il processo elettorale per designare il candidato democratico che sfiderà Bush

 

Tra oggi e domani appuntamenti cruciali per il futuro politico del governo britannico di Tony Blair.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 gennaio 2004

 

 

L’AMERICA LAVORI AL RAFFORZAMENTO DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

 PER LA PACE NEL MONDO: COSI’ IL PAPA AL VICEPRESIDENTE DEGLI STATI UNITI,

DICK CHENEY, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La cooperazione internazionale sia strumento primario per la promozione della pace nel mondo. Il Papa lo ha ribadito stamani nell’incontro con il vicepresidente degli Stati Uniti, Dick Cheney. Il numero due dell’amministrazione di Washington è stato ricevuto in Vaticano assieme alla consorte e ad un folto seguito. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Il popolo americano ha sempre tenuto in gran conto i valori fondamentali della libertà, della giustizia e dell’eguaglianza”: è quanto sottolineato da Giovanni Paolo II nell’udienza a Dick Cheney avvertendo che “in un mondo segnato da conflitti, ingiustizie e divisioni, la famiglia umana ha proprio bisogno di questi valori nella ricerca dell’unità, della pace e del rispetto per la dignità di ognuno”. Incoraggio voi e il vostro popolo – ha proseguito il Papa – a lavorare, nel vostro Paese come all’estero, per la crescita della cooperazione internazionale e della solidarietà al servizio della pace che è la più profonda aspirazione dell’umanità”. Masui temi centrali dell’incontro in Vaticano, ascoltiamo il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dott. Joaquín Navarro-Valls:

 

R. – Prima c’è stato l’incontro con il Santo Padre, poi il vicepresidente americano è stato a colloquio con il cardinale segretario di Stato. In tutti e due i colloqui i temi sono stati naturalmente il Medio Oriente, con particolare riferimento alla Terra Santa, e la situazione attuale e futura in Iraq. Il Papa ha fatto anche riferimento ad una serie di problemi morali e religiosi, che riguardano la vita degli Stati: la difesa e la promozione della vita e della famiglia. Si apprezza la posizione dell’amministrazione americana su questi temi.

 

D. – Direttore, in quale clima si è svolto l’incontro?

 

R. – E’ stato un incontro cordiale, nel quale il Papa ha ricevuto anche la consorte e la figlia del vicepresidente americano. C’è stato poi lo scambio di doni. Direi che è stato un incontro cordiale.

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IL DIALOGO TRA RAGIONE E FEDE E’ FONDAMENTALE PER UNA CONOSCENZA

CHE TENGA CONTO DELLA DIMENSIONE ETICA DELLA PERSONA:

COSI’  IL PAPA A MONS. ZYGMUNT KAMINSKI, ARCIVESCOVO DI SZCZECIN-KAMIEN,

CITTA’ POLACCA CHE PRESTO COMPRENDERA’

NELL’UNIVERSITA’ LA  FACOLTA’ DI TEOLOGIA

 

“E’ necessario un dialogo tra ragione e fede se i frutti delle ricerche scientifiche in diverse discipline devono servire per il pieno sviluppo dell’uomo”. Lo ha sottolineato il Papa incontrando mons. Zygmunt Kaminski, arcivescovo di Szczecin-Kamien, in Polonia, e una delegazione del Senato accademico dell’Università di Szczecin. Giovanni Paolo II ha espresso il suo rallegramento per l’occasione particolare di questa visita: l’Ateneo raccoglierà tra le sue mura la Facoltà di teologia che finora ha svolto indipendentemente l’attività scientifica ed educativa. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Poiché non si può dividere la ragione dall’anima, così non si può pienamente trasmettere la scienza  non tenendo conto delle necessità dell’animo umano che è aperto all’infinito”. Con questa riflessione il Papa ha sottolineato che “lo sviluppo delle scienze comporta tante questioni etiche”. Da qui il bisogno di risolverle “con il rispetto dell’autonomia delle scienze, ma anche nello spirito della verità”. “Non può non dare buoni frutti” – ha spiegato Giovanni Paolo II - l’impegno per un “confronto dei concetti” che non dimentichi la “dignità dei fini cui tende la scienza e dei mezzi con i quali opera”.

 

Con la ricchezza di queste considerazioni, il Papa ha espresso l’auspicio che, grazie all’iniziativa dell’Università di Szczecin, i giovani della città e di tutta la regione nord-ovest della Polonia, avranno maggiori possibilità di acquisire la scienza filosofica e teologica. E Giovanni Paolo II  ha parlato di “conoscenza della verità sull’uomo, sulla dignità dell’animo umano, sul valore della vita” , ma anche  di “grandiosità dei risultati scientifici in tutte le discipline”, ribadendo che tutto questo serve per il dovuto approfondimento del sapere trasmesso. Ma ha anche ricordato che il sapere è in funzione dello sviluppo delle persone, di quanti “vorranno attingere dalla fonte della scienza e della saggezza”.

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IMPEGNARSI IN MODO CONVINTO NELLA LOTTA CONTRO LA FAME:

COSI’ IL PAPA AL DIRETTORE ESECUTIVO

DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE DELL’ONU,

JAMES T. MORRIS, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II ha espresso stamani il suo vivo apprezzamento per quanto il Pam, il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu, sta facendo in favore di quanti soffrono la fame nel mondo. L’occasione è stata l’udienza con il direttore esecutivo dell’agenzia delle Nazioni Unite, James T. Morris. Di fronte alla “complessità della nostra era” - ha sottolineato il Papa - serve il comune impegno delle organizzazioni internazionali per affrontare adeguatamente i “bisogni nutrizionali di milioni di uomini, donne e bambini”. E’ un compito “non facile” , ha riconosciuto il Santo Padre. Tuttavia, si è detto convinto che con l’aiuto di tante persone di buona volontà, il Pam “continuerà ad essere uno strumento di solidarietà e di assistenza nella battaglia in corso contro la fame”.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto l’ambasciatore di Argentina, Vicente Espeche Gil, e la consorte, in visita di congedo.

 

Il Papa Santo ha nominato osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo mons. Vito Rallo, consigliere di Nunziatura. Originario di Trapani, dove è nato 51 anni fa, mons. Rallo è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel 1988. Dopo una prima destinazione nella Nunziatura apostolica in Corea, in qualità di addetto, ha poi prestato servizio nelle Nunziature apostoliche di Senegal, Messico, Canada, Libano e Spagna.

 

In Nigeria, il Pontefice ha nominato nunzio apostolico l’arcivescovo Renzo Fratini, finora nunzio apostolico in Indonesia e in Timor Orientale.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq, nuovamente segnato dalla violenza; intanto il Segretario generale dell'Onu si è detto favorevole all'invio di una missione incaricata di valutare tempi e modalità delle elezioni generali.

 

Nelle vaticane, il discorso del Papa alla Delegazione del Senato accademico dell'Università di Szczecin (Polonia). 

In riferimento alla conclusa Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, un articolo di John A. Radano dal titolo "Relazioni con l'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate".

 

Nelle estere, Medio Oriente: iniziativa della Lega Araba contro il "muro" israeliano.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Luigi Maria Personé dal titolo "E' davvero un progresso cancellare le tradizioni?"

Per l'"Osservatore libri", un articolo di Giulio Colombi sull'opera - a cura di Ugo Trombi - dal titolo "Inni preghiera cantici. Poesia latino cristiana dal IV al XIII secolo".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano le iniziative promosse per celebrare la Giornata della Memoria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 gennaio 2004

 

TANTE E DIVERSE LE INIZIATIVE NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA: IL DRAMMA DELLA SHOAH RIVISSUTO IN TUTT’ITALIA E IN UNA SOLENNE CERIMONIA PERCHE’,

COME HA RACCOMANDATO IL CAPO DI STATO CIAMPI, “NON SI RIPETA PIU’”

- Intervista con Liliana Segre -

 

Dibattiti, incontri con i sopravvissuti, filmati e mostre per non dimenticare. Così oggi il dramma della Shoah, lo sterminio di sei milioni di ebrei deportati dai nazisti, viene ricordato in tutt’Italia nel Giorno della Memoria. All’Auditorium-Parco della Musica di Roma si è svolta l’iniziativa promossa dal Senato alla presenza del capo di Stato, Carlo Azeglio Ciampi. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Era il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche entrarono per la prima volta nel lager polacco di Auschwitz, abbandonato dai nazisti in ritirata. E questa data, 27 gennaio, è stata scelta come Giornata della memoria che l’Italia ha istituito per legge nel 2000. All’Auditorium di Roma l’apertura delle celebrazioni. “Occorre ricordare, perché l’orrore non si ripeta più”, afferma il capo dello Stato, Ciampi, “e perché ogni manifestazione di antisemitismo, di razzismo in tutte le sue forme, venga condannata e messa al bando. Ricordiamo i colpevoli, l’ideologia razzista di Hitler, e ricordiamo – aggiunge Ciampi – i giusti, coloro che agirono secondo coscienza e spirito di umanità”. E davanti ai rappresentanti della comunità ebraica di Roma, il presidente del Senato, Pera, ha sottolineato come la Shoah sia stata un fenomeno unico, in quanto sistematica eliminazione di un popolo.

 

E sempre a Roma, questa mattina, dalla Stazione Tiburtina è partito un treno allestito con carri merci analoghi a quelli che trasportarono gli ebrei. Il treno toccherà le tappe italiane dello sterminio. E stasera allo Stadio Olimpico verrà disputata la “partita della memoria”, un incontro di calcio tra squadre composte da personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport. L’incasso della gara sarà devoluto alla realizzazione di un museo della Shoah nella capitale. In tutta Italia sono centinaia le iniziative in programma: tra queste ricordiamo la mostra di Milano dedicata ai bambini vittime del nazismo.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Liliana Segre, che oggi ha 74 anni, all’età di quattordici, nel gennaio del 1944 veniva deportata ad Auschwitz. Ci offre la sua testimonianza nell’intervista di Fabio Colagrande:

 

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R. – Per chi è stato ad Auschwitz, non c’è un giorno della memoria: sono tutti giorni della memoria, perché Auschwitz ti resta dentro. Non ti resta solo per il numero tatuato sulla pelle, ma per un tatuaggio profondo, un tatuaggio dell’anima. Con i miei 14 anni, non sapevo neanche geograficamente dove mi trovassi, non l’avevo capito fino in fondo ...

 

D. – Signora Segre, lei ha deciso di testimoniare la sua esperienza. Qual è, secondo lei, lo scopo più importante di questa testimonianza?

 

R. – Guardi, io ho taciuto per tantissimi anni. Quest’anno compirò 74 anni e fino ai miei 70 non sono riuscita a parlare di questo argomento, se non rarissime volte e mai in pubblico. Poi, dopo un lungo travaglio psicologico, dopo averci pensato tanto, ho capito che non potevo più tacere: era già troppo tardi. E le motivazioni, ovviamente, sono tantissime: sono la mia coscienza, il desiderio che sei milioni di morti non siano morti nell’oblio generale ... Ma ci terrei a dire questo: noi testimoni diretti, noi sopravvissuti – ancora pochi al mondo –  diamo voce anche ai testimoni estremi, quelli che, avendo varcato quella soglia della camera a gas non hanno potuto testimoniare. Sono loro i veri testimoni.

 

D. – Signora Segre, con la memoria di quei giorni, nonostante tutto, ha mantenuto la fiducia, la speranza nell’umanità?

 

R. – Ho avuto la fortuna di avere, dopo quell’esperienza, delle gioie nella vita: affetti, amore, un matrimonio riuscito, figli e nipoti, un grande attaccamento alla vita. La somma di questi lati positivi della vita cerco sempre di trasmetterli. Al di là  del fatto che sia diventato il titolo di un film, sono convinta che sia vero: la vita è bella!

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PRESENTATO QUESTA MATTINA, PRESSO LA SEDE DELLA NOSTRA EMITTENTE,

IL DOCUMENTO FINALE DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

- Intervista con mons. Giuseppe Betori -

 

La delicata situazione in Terra Santa, lo spettro del terrorismo internazionale, il futuro dell’Unione Europea, nonché le lacerazioni politiche che in Italia impediscono un vero dialogo tra maggioranza e opposizione. Questi i temi al centro del comunicato finale del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, svoltosi a Roma tra il 19 e il 21 gennaio. Il documento è stato presentato questa mattina presso la Sala Marconi della Radio Vaticana dal segretario della Cei, mons. Giuseppe Betori. Per noi c’era Barbara Castelli.

 

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In Medio Oriente devono riprendere i negoziati, così “da giungere alla legittimazione e al rispetto reciproci”. In Iraq si deve porre fine “alle azioni terroristiche e alle violenze che seminano morte, generano odio e rendono precaria la vita di tutta la popolazione” e la comunità internazionale deve permettere “al popolo iracheno di autodeterminarsi con un sistema politico ed economico conforme alle sue aspirazioni”. Con queste parole, nel documento finale del Consiglio Permanente, la Conferenza Episcopale Italiana si pronuncia sui temi più attuali del panorama internazionale. Nel documento, sintetico ma accurato, la Cei non manca di esprimere la propria soddisfazione per quei segni di speranza che si sono registrati negli ultimi mesi: in Iran, Libia e Corea del Cord, ad esempio, che hanno abbandonato la strategia del riarmo, in particolare di quello nucleare. Afghanistan, Sudan, India e Pakistan sembrano aver imboccato la via della democrazia e del dialogo. Al centro delle riflessioni dei vescovi anche i “tanti conflitti, troppo spesso dimenticati, in terra africana” e “i milioni di bambini che nel mondo vivono in condizioni miserevoli a causa della fame, dell’abbandono, delle malattie non curate, dello sfruttamento lavorativo, degli abusi e del reclutamento nei conflitti armati”.

 

Auspicando un fattivo cammino verso l’unità dell’Unione Europea, “senza rimanere prigionieri delle sole logiche dell’economia e dei rapporti di forza tra i diversi stati”, la Cei non ha mancato di esprimere le proprie considerazioni sulla situazione politica in Italia. “La persistente conflittualità tra alcuni poteri istituzionali, come Governo e Magistratura - sottolineano i vescovi - e le rivendicazioni di diverse categorie sociali evidenziano l’urgenza di una maggiore collaborazione e di un effettivo impegno per il  bene comune, nel rispetto delle norme e evitando al Paese perniciose lacerazioni”. Nel corso delle conferenza per la presentazione del documento, mons. Giuseppe Betori, segretario della Cei, si è anche pronunciato sul caso Parmalat:

 

“La riflessione dei vescovi si è fermata sulla constatazione, su come l’etica oggi venga considerata normalmente un sovrappiù rispetto all’agire in campo economico. E’ chiaro che all’interno di questo discorso occorre prendere atto che l’agire economico oggi è legato a modalità del tutto nuove. Lo scenario globalizzato chiede di essere affrontato sia con maggiore senso etico, sia con una riorganizzazione dei sistemi di controllo. E’ ovvio, però, che questa riorganizzazione debba nascere dalla valorizzazione dei diversi ruoli e delle diverse funzioni”.

 

Argomento centrale dei lavori di questa sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente è stato anche la scelta del tema principale per la prossima Assemblea. I vescovi hanno concordato che a maggio si dovrà giungere all’elaborazione di alcuni orientamenti che possano essere “di effettivo aiuto per le parrocchie e per il grande impegno della nuova evangelizzazione”. “La missione del credente, nel contesto culturale e sociale odierno - concludono i vescovi nel documento - si attua in modo particolare attraverso la via privilegiata della testimonianza e dell’annuncio evangelico e attraverso l’incontro personale con la comunità cristiana”.

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MAI PIU’ MINORI NEI CONFLITTI. LA COALIZIONE “STOP ALL’USO

 DEI BAMBINI SOLDATO” CHIEDE UN INTERVENTO DECISO DELL’ONU

 PER PORRE FINE A QUESTA PIAGA

- Intervista con Davide Cavazza -

 

Il dramma dei conflitti aperti nel mondo deve richiamare l’attenzione della comunità  internazionale che rischia di essere solo concentrata sulla situazione in Iraq e sull’emergenza terrorismo. E’ il richiamo che il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha rivolto nel suo discorso in occasione del Forum Economico Mondiale in Svizzera, nei giorni scorsi. E se si guarda alle guerre in atto, si scopre che in almeno 18 dei Paesi in conflitto ad imbracciare le armi sono minori.

 

La denuncia è dell’Unicef e della coalizione internazionale nata per lottare contro il fenomeno: “Stop ai bambini soldato”. Giancarlo La Vella ha intervistato il segretario generale della sezione italiana, Davide Cavazza, che conferma che il fenomeno è in aumento:

 

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R. – Sono centinaia di migliaia i bambini che vengono impiegati nelle guerre del mondo. Secondo i nostri dati, sono almeno 300 mila, forse anche 500 mila i minori di 18 anni che in Asia, in Africa e in America Latina ancora sono costretti a imbracciare le armi e a combattere.

 

D. – Perché gruppi armati senza scrupolo preferiscono arruolare i minorenni per fare la guerra?

 

R. – Perché è più facile costringerli con la forza, trasformarli in piccoli soldati. Dopo averli rapiti dalle loro case, drogati, violentati, vengono costretti a combattere. Inoltre, è più facile inculcare nozioni e obbligarli a gesti terribili: ad esempio, a bambini di 7-8 anni, viene fatto bere latte misto a polvere da sparo e vengono fatti praticare riti orrendi, per eliminare del tutto il concetto di buono e cattivo. Quindi, purtroppo, questi bambini indifesi si trovano nella condizione di poter commettere delle vere e proprie atrocità, perché sono costretti a farlo con la forza.

 

D. – La vostra iniziativa che cosa vuole ottenere?

 

R. – Noi vogliamo che nessun minore di 18 anni prenda parte a guerre e possa mai imbracciare delle armi. Ci proponiamo di chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu che istituisca una lista, regolarmente aggiornata, di tutte le parti coinvolte nei conflitti armati, allo scopo di fornire entro breve tempo informazioni per porre fine all’arruolamento di minori in tutti i Paesi, verificando che gruppi armati e governi attuino, poi, questi programmi. Altro punto molto importante è porre fine al flusso di armi, in particolare le armi leggere che sono dirette specialmente a coloro che arruolano e utilizzano i bambini soldato. Sono molto semplici da utilizzare e, per questo, vengono messe in mano anche a fanciulli di 7 o 8 anni.

 

D. – Che cosa vi aspettate faccia l’Onu per questa emergenza?

 

R. – Ci aspettiamo che il Palazzo di Vetro adotti non più soltanto delle risoluzioni ma che aumenti lo sforzo per chiamare sia i gruppi armati di opposizione, sia i governi stessi a rendere conto del proprio operato. E’ necessario e urgente che il Consiglio di Sicurezza agisca per fermare il flusso di armi e per applicare sanzioni mirate.

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ALLARME INFLUENZA AVIARIA: L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ,

LA FAO E L’OIE CHIEDONO LA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE

PER SCONGIURARE EPIDEMIE NELL’UOMO

- Intervista con il dott. Donato Greco -

 

L’influenza dei polli, che si sta tragicamente diffondendo in molti Paesi asiatici, costituisce una minaccia ‘mondiale’ per la salute umana ed una catastrofe per la produzione agricola. In un appello congiunto, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Organizzazione dell'Onu per l’alimentazione e l’agricoltura e l'Ufficio internazionale per le malattie epizootiche, chiedono un'assistenza e una mobilitazione internazionali per far fronte all’emergenza. In Thailandia, intanto, è stata confermata la seconda vittima per l’influenza aviaria e in Vietnam la situazione appare ancora più complessa, come conferma Maurizio Pascucci: 

 

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Più di 700 soldati saranno impegnati per abbattere un numero imprecisato di polli in Thailandia. Il governo di Bangkok ha ammesso di aver ricevuto informazioni sulla possibilità di un’epidemia due settimane fa. Ma il primo ministro thailandese, Thaksin Shinawatra, ha negato di essere rimasto inerme cedendo alle pressioni della locale industria del pollame.

 

I THINK THAT …

“Ritengo che ogni Paese si debba far carico della sicurezza della propria gente. Ieri non ho negato nulla, ma stiamo ancora attendendo i risultati degli esami di laboratorio”.

 

Simile la situazione in Indonesia, dove, a settembre, erano stati individuati alcuni casi della micidiale H5M1. Il ministro dell’agricoltura di Jakarta, Bungaran Saragi, ha però negato di aver ignorato l’allarme dato allora da un gruppo di veterinari.

 

IT WAS NOT …                 

“Non è stato un tentativo di insabbiamento. C’era disaccordo tra gli esperti. Non è un virus letale per gli uomini. Non so se lo è nel resto dell’Asia, ma non in Indonesia”.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Ma è realmente trasmissibile, allo stato attuale, la malattia all’uomo? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al dott. Donato Greco, direttore del laboratorio di Epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità:

 

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R. – Non è ancora dimostrata la trasmissione di questi virus da uomo a uomo. Adesso abbiamo solo casi, purtroppo numerosi e alcuni fatali, di contagio dai polli a chi manipola questi polli. Quindi, non possiamo ancora parlare di un rischio umano concreto. Parliamo di un preallarme.

 

D. – Direttore, la paura nasce dal timore che il virus mutando possa trasferirsi all’uomo e quindi diffondersi con gran facilità…

 

R. – Si sa che il virus dell’influenza è uno tra i più mutevoli fra quelli che conosciamo. Il fatto che dobbiamo vaccinarci tutti gli anni ne è testimonianza: il virus cambia tutti gli anni. E che il virus si combini con il virus dell’influenza dei polli o delle anatre e dei maiali è un’altra cosa già nota da molti anni. Quindi, il rischio esiste, ma non abbiamo ancora un virus capace di trasmettersi da uomo a uomo. In questo momento questa possibilità è relativamente remota.

 

D. – Molti Paesi hanno chiuso le frontiere delle importazioni delle carni dalle aree a rischio. Ma è una risposta sufficiente?

 

R. – Di fatto, la prima risposta è soltanto la sorveglianza. In Italia c’è una rete basata su mille medici che tutte le settimane ci forniscono via Internet dei dati sull’influenza. Anche a livello mondiale c’è una rete di laboratori che fa il monitoraggio dei virus influenzali isolati. La prevenzione in Oriente si basa molto sull’abbattimento degli animali infetti. Quindi, in qualche modo le barriere possibili sono state già innalzate. Queste misure, ripeto, non garantiscono in maniera totale perché i virus hanno una loro capacità molto forte di sfuggire alle barriere.

 

D. – Quindi, non c’è un vero e proprio allarme ma una grande allerta?

 

R. – No, non c’è un allarme influenza aviaria, perché lo stesso Oms ci conferma che non c’è una trasmissione interumana per il momento. Non c’è un nuovo virus adattato all’uomo. Purtroppo, questo non è impossibile che avvenga. Quindi, grande allerta. Stiamo seguendo questo fenomeno.

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CHIESA E SOCIETA’

27 gennaio 2004

 

 

STRONCATO DA UN MALORE, A KINSHASA,

IL 74.ENNE VESCOVO DI KINDU, MONS. PAUL MAMBE MUKANGA.

ERA IL VICEPRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL CONGO EX ZAIRE

 

KINSHASA.= Si è spento ieri sera a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, il 74.enne vescovo di Kindu, mons. Paul Mambe Mukanga, vicepresidente della Cenco, la Conferenza episcopale nazionale del Congo. Secondo le prime informazioni, il presule era giunto nei giorni scorsi nella capitale nell'ambito della preparazione alla prossima Commissione permanente della Cenco, in programma a febbraio. Nella serata di ieri, mons. Mikanga è stato colto da malore ed è stato trasportato in ospedale, ma i sanitari non hanno potuto far altro che constatarne il decesso, probabilmente dovuto ad un infarto. Nato a Shopo, nella diocesi di Tshumbe, il 13 aprile 1929, mons. Mambe Mukanga “ieri, durante la cena, appariva in salute e scherzava volentieri”, ha spiegato alla Misna padre Kahanga. Verso le 21:30, ora locale, il vescovo ha accusato un improvviso malessere, “ed è deceduto durante il trasporto alla clinica universitaria di Kinshasa, situata nelle vicinanze del suo alloggio”. Ordinato il 28 dicembre 1957, monsignor Mambe Mukamba era stato consacrato vescovo il 24 giugno 1979 e assegnato alla diocesi di Kindu, “dove aveva operato a favore della riconciliazione tra i Mayi-Mayi, i miliziani nazionalisti congolesi, e la popolazione civile”, ha aggiunto padre Kahanga. Le spoglie di monsignor Mambe Mukamba riposano ora nella camera mortuaria della clinica universitaria dove oggi si terrà una veglia funebre. Il feretro verrà quindi trasferito a Kindu dove il presule sarà sepolto. (A.D.C.)

 

 

AL TERMINE DELLA LORO 88.MA ASSEMBLEA PLENARIA,

I VESCOVI FILIPPINI INVITANO I CITTADINI ALLA TRASPARENZA POLITICA,

IN VISTA DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE E PRESIDENZIALI

 

TAGAYTAY.= Il ruolo dei vescovi, “maestri servitori”, e lo scenario politico in vista della prossima tornata elettorale nazionale. Su questi due temi principali si è svolta l’88.ma Assemblea plenaria degli 80 vescovi filippini, conclusasi ieri dopo tre giorni nella località di Tagaytay, nelle Filippine. I lavori sono stati incentrati sull’ultima Esortazione apostolica del Papa, “Pastores Gregis”, sintetizzata dal vescovo di Imus, mons. Luis Antonio. Il presidente della Conferenza episcopale filippina, l’arcivescovo Fernando Capalla, ha parlato della fratellanza tra i vescovi, mentre il cardinale Ricardo Vidal ha approfondito l’ambito della vita spirituale dei presuli. Durante l’assemblea, riferisce l’agenzia Asianews, varie commissioni episcopali hanno prodotto delle relazioni su particolari progetti di evangelizzazione. Tra gli altri, grande attenzione è stata prestata dai vescovi filippini alla legge pro-aborto in discussione al Senato e alla fine della moratoria riguardante la pena capitale. Ma lo spazio maggiore è stato dedicato alle prossime elezioni nazionali e presidenziali, in programma a maggio. In una nota pastorale, pubblicata ieri, i presuli hanno denunciato il “clima di confusione, cinismo e mancanza di credibilità” del periodo pre-elettorale, “dominato - scrivono - da clientelismo, corruzione, personalismi, e non da princípi, piattaforme politiche, partecipazione genuina e popolare”. Di fronte a un tale scenario, i vescovi delle Filippine hanno invitato i loro connazionali a sostenere il processo costituzionale ed il diritto, facendo politica senza essere partigiani. “Incoraggiamo gli insegnanti, i giovani, le forze militari e di polizia e chiunque è coinvolto nelle elezioni – è l’appello conclusivo - ad esercitare il proprio ruolo in modo retto. In una Chiesa dei poveri, il povero deve guidare la trasformazione della società e comprendere che tale trasformazione richiede capi al servizio della gente e non dispensatori di favori”. (A.D.C.)

 

 

LE POLITICHE EUROPEE SUI FLUSSI MIGRATORI SIANO ISPIRATE AL RISPETTO

 DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA:

 LO CHIEDONO I MISSIONARI SCALABRINIANI IN UN APPELLO

ALLE ISTITUZIONI COMUNITARIE

 

MILANO.= Interventi effettivi per lo sviluppo dei Paesi di maggior pressione migratoria; introduzione da parte di tutti i Paesi dell’Unione Europea di quote annuali d’ingresso regolare; ratifica dei singoli Stati membri o della stessa Ue della Convenzione Onu per la tutela dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro ,niani europei - operanti in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Inghilterra e Sudafrica – hanno rivolto alle istituzioni comunitarie, alla luce del loro secolare servizio verso ogni forma di migrazione. Al termine di una recente assemblea tenuta a Triuggio, nell’hinterland milanese, i missionari hanno divulgato un comunicato nel quale riscontrano “il progressivo deteriorarsi delle politiche migratorie in ambito di Unione Europea”. Spesso sono politiche “tendenzialmente ispirate a un’immagine dell’immigrato come poten-ziale disturbo e pericolo” per i Paesi benestanti. Ma gli Scalabriniani criticano anche le “misure prevalentemente restrittive e repressive” nei riguardi degli immigrati, testimoniate dall’istituzione della recente Agenzia europea per il controllo dei flussi migratori, dalle espulsioni di massa dei clandestini, concordate anche fra più Paesi dell’Unione, dalla “sproporzionata limitazione dei ricongiungimenti familiari”. Inoltre, i religiosi stigmatizzano il “persistente e insinuante sospetto che la richiesta di asilo o di protezione umanitaria sia un camuffato tentativo di ingresso nell’area europea”. Temiamo – concludono  che nella volontà di regolare la materia, l’accordo tra gli Stati dell’Ue “si ponga a livelli così bassi da violare diritti fondamentali della persona”. Per scongiurare un simile scenario, i missionari fanno appello alle istituzioni, “in particolare al Parlamento europeo, perché diano chiari segnali, in direzione opposta”. (A.D.C.)

 

 

SECONDO UNA RICERCA DELL’ UNICEF CONDOTTA IN 80 NAZIONI,

LA CARENZA DI MINERALI E VITAMINE NELLA DIETA ALIMENTARE STA DANNEGGIANDO

LA SALUTE DI MOLTE POPOLAZIONI. UN MILIONE DI GIOVANI MUORE OGNI ANNO

PER MANCANZA DI VITAMINA A

 

ROMA.= La mancanza di vitamine e di minerali nell’alimentazione sta compromettendo la salute di un terzo della popolazione mondiale, provocando un regresso dello sviluppo economico di quasi tutti i Paesi dell’emisfero meridionale. E’ quanto emerge da una ricerca che l’Unicef ha presentato al recente World Economic Forum di Davos. Nel rapporto dell’organismo Onu per l’infanzia, vengono messi in rilievo gli effetti della carenza di cibo e degli alimenti troppo poveri di vitamine e minerali. La mancanza di questi elementi, viene ricordato dall’Unicef, compromette le funzioni dell’organismo, causando carenze alla nascita e consegnando quasi 2 milioni di persone ad una esistenza al di sotto del proprio potenziale fisico e mentale. Dalla ricerca, realizzata in 80 nazioni, emerge un quadro generale rilevante: la mancanza di ferro incide sullo sviluppo mentale dei bambini, diminuendo il loro quoziente d’intelligenza, ma influenza anche la produttività degli adulti. La carenza di vitamina A, invece, compromette il sistema immunitario dei bambini al di sotto dei cinque anni nei Paesi in via di sviluppo, portando alla morte di un milione di giovani ogni anno. Ma secondo un progetto dell’Unicef, intere popolazioni potrebbero essere protette con una serie di iniziative poco costose: dall’aggiunta di minerali e vitamine nei cibi utilizzati, all’utilizzo di integratori su gruppi considerati a rischio, soprattutto donne e bambini. Inoltre, una spesa di 85 milioni di dollari consentirebbe di ridurre del 10% il deficit delle economie dei Paesi in via di sviluppo colpiti dall’alto tasso di mortalità. Un costo che, a persona, equivale appena a quattro centesimi. (F.C.)

 

 

RAPITI E COSTRETTI A LAVORARE O AVVIATI ALLA PROSTITUZIONE:

E’ IL DESTINO DEI 2.400, TRA BAMBINI E BAMBINE, SCOMPARSI IN BANGLADESH

TRA IL 2000 E IL 2003. LO RIVELA LO STUDIO DI UNA ONG LOCALE

 

DAKHA.= Tra il gennaio del 2000 e il giugno 2003, sono scomparsi in Bangladesh 2.400 bambini e bambine, mille dei quali portati via dal Paese. Lo ha dichiarato l’organizzazione non governativa “Centro studi sulle donne e i bambini”, che ha presentato ieri a Dhaka, capitale del Bangladesh, un rapporto sui minori scomparsi. Secondo il Centro, si sarebbero perse le tracce di 1209 ragazzini e 1196 bambine: tra questi, 510 maschietti e 457 ragazzini sarebbero stati portati all’estero. La maggior parte dei minori scomparsi, che ha meno di dieci anni, sarebbe destinata ai Paesi della regione del Golfo Persico e costretta a lavorare. Le ragazzine, solitamente tra gli 11 e i 16 anni, sono in gran parte vittime del racket della prostituzione. Il direttore del Centro studi, Ishrat Samin, avverte che non è possibile fornire un bilancio completo del traffico di minori. Uno studio delle Nazioni Unite, condotto nel 2002, indicava in circa 30 mila casi, in grande maggioranza bambine, la stima dei minori rapiti in Bangladesh. (A.D.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

27 gennaio 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Prosegue nel New Hampshire, la prima colonia americana a proclamare l’indipendenza dall’Inghilterra, il processo elettorale che porterà, il prossimo 2 novembre, il candidato democratico alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti. L’ex generale Wesley Clark cerca il recupero sul favorito, il senatore John Kerry, che si è aggiudicato le elezioni nell’Iowa. Il calendario delle assemblee di partito e delle primarie, i due meccanismi con cui i democratici dei singoli Stati designano i loro delegati, prevede in Arizona la prossima consultazione elettorale. Sulle votazioni del New Hampshire, che con poco più di un milione di abitanti è uno dei più piccoli Stati americani, ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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I primi voti sono già stati depositati nell’urna, in un piccolo villaggio nel Nord del New Hampshire, che si chiama Dixil Notch. Ma per conoscere i risultati della sfida iniziale tra i democratici bisognerà aspettare la notte. Gli ultimi sondaggi dicono che il confronto si è riaperto. Il senatore del Massachussetts, John Kerry, resta il favorito, ma secondo le prime rilevazioni il suo vantaggio sull’ex governatore del Vermont, Howard Dean, si è ridotto a soli tre punti di percentuale. In queste condizioni, considerando le sorprese già fatte in passato dagli elettori indipendenti del New Hampshire, qualunque cosa potrebbe succedere. L’altro senatore della Carolina, John Edward, sembra impegnato in un testa a testa con il generale Clark per conquistare il terzo posto e poi puntare sulle prossime primarie negli Stati del sud, mentre l’ex candidato alla vice presidenza, Joe Liebarmann, resta più indietro. Howard Dean rincuorato dalla rimonta degli ultimi giorni, dopo la sconfitta in Iowa, è andato all’attacco di Kerry puntando sull’argomento che ha lanciato la sua campagna elettorale, cioè l’opposizione alla guerra in Iraq, e ha accusato il governatore di aver sbagliato linea perché si è opposto al conflitto del ’91, mentre ha appoggiato quello dell’anno scorso. Parlando con la Radio Vaticana, al termine di un comizio, Dean ha detto che l’attacco a Baghdad ha fatto perdere agli Stati Uniti la leadership morale e internazionale e lui cercherebbe di ricostruire subito il rapporto con gli alleati, visitando l’Europa. Kerry ha tentato di mantenersi fuori dalla mischia, e pur dicendo che le posizioni di Dean lo espongono ad una facile sconfitta da parte dei repubblicani, ha concentrato i suoi attacchi contro il presidente Bush.

 

Da Manchester, nel New Hampshire, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Con l’obiettivo di accelerare il processo democratico in Iraq, l’Onu si dichiara favorevole all’invio, nel Paese arabo, di una missione tecnica per valutare - se le condizioni di sicurezza lo permetteranno - la possibilità di indire elezioni generali entro la metà del 2004. Lo ha affermato stamani il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che si trova a Parigi per un colloquio con il presidente francese, Jacques Chiraq.

 

Il voto sulla riforma dei finanziamenti universitari e il rapporto sulla morte dello scienziato inglese, David Kelly. Sono questi i prossimi, delicati tasselli del complesso mosaico politico britannico. Il nostro servizio:

 

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Il governo di Tony Blair rischia, stasera, di essere battuto nel voto ai Comuni sul progetto di legge per l’Università. Il premier britannico continua infatti ad incontrare serie difficoltà nel convincere i parlamentari laburisti sulla necessità di aumentare le tasse universitarie fino a 4.200 euro l’anno. Il vicepremier, John Prescott, ha rivolto stamani un appello ai membri del partito del primo ministro che minacciano di votare contro il nuovo progetto di finanziamento universitario, ma la sconfitta appare molto probabile. Ed il governo di Blair potrebbe essere offuscato anche da altre ombre. La commissione del giudice Lord Hutton illustrerà domani le conclusioni dell’inchiesta sul presunto suicidio del consulente governativo, David Kelly. Radio e televisioni trasmetteranno in diretta l’avvenimento che si presenta come un momento mediatico ad alta tensione. Le prime copie del rapporto saranno consegnate al governo, alla rete televisiva Bbc e alla famiglia Kelly.

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Il Parlamento serbo scaturito dalle legislative del 28 dicembre si è riunito stamani per eleggere un nuovo presidente. Al momento però non c’è accordo fra i partiti sulle candidature. Lo schieramento dell’ex presidente jugoslavo Kostunica, secondo dopo i radicali alle elezioni di dicembre, è con i suoi 53 seggi l’arbitro delle future coalizioni.

 

Si riaccende la violenza in Afghanistan. Un attentato kamikaze, questa mattina a Kabul, ha causato la morte di un soldato canadese e il ferimento di altri due. Il presidente, Hamid Karzai, intanto, ha firmato ieri la nuova costituzione, approvata lo scorso 4 gennaio dalla Loya Jirga, la Grande assemblea tribale.  Il testo spiana la strada alle elezioni democratiche, le prime dopo la caduta del regime taleban, previste per giugno.

 

Il presidente iraniano Khatami ha respinto le dimissioni presentate da un gruppo di ministri ed alti funzionari del governo, che volevano così protestare contro la bocciatura di massa di candidati progressisti alle prossime legislative del 20 febbraio. Intanto, il Parlamento iraniano, a maggioranza progressista, ha deciso di rinunciare al progetto di riforma urgente del codice elettorale, che doveva essere un mezzo per forzare il Consiglio dei Guardiani a rivedere l'esclusione di migliaia di candidati.

 

Almeno 13 morti ed oltre 40 persone ferite. E’ questo il drammatico bilancio causato, la scorsa notte, dal crollo di un palazzo di dodici piani al Cairo. Il tragico episodio è avvenuto mentre i vigili del fuoco erano impegnati a domare le fiamme divampate nel sottosuolo dell’edificio.

 

Primi giorni di vita per la Corte africana per i diritti dell'uomo. Il protocollo istitutivo del tribunale, emanazione dell’Unione africana, è stato ratificato da 15 dei 53 Stati che compongono l’Unione stessa. Il modello è quello della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che vigila sulla tutela dei valori fondamentali di tolleranza, solidarietà ed eguaglianza.

 

 

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