RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 25 - Testo della Trasmissione di domenica 25
gennaio 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Allarme in Asia per il diffondersi del virus dei polli:
intervista con l’epidemiologo Giovanni Rezza
CHIESA E SOCIETA’
Annunciato in Afghanistan un progetto per la ricostruzione di
scuole e ospedali
Inviare medici nel Sud del mondo. E’ lo scopo dell’associazione
“L’avete fatto a me”
Prosegue in Camerun l’impegno della Chiesa cattolica contro la
piaga della corruzione
Aperta in Congo l’emittente
radiofonica cattolica “Radio nostra speranza”.
Dopo Spirit, atterrata
con successo su Marte la sonda americana Opportunity
Stamani, a Tbilisi
l’insediamento del nuovo presidente georgiano, Saakashvili
Disgelo tra Washington
e Tripoli: da ieri, una delegazione parlamentare americana in visita in Libia.
25 gennaio 2004
NESSUN
OSTACOLO DEVE SCORAGGIARE I CRISTIANI SULLA VIA
DELLA
PIENA COMUNIONE: COSI’, IL PAPA ALL’ANGELUS DOMENICALE,
NELLA
GIORNATA CHE SEGNA LA CHIUSURA DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA
PER
L’UNITA’ DEI CRISTIANI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
**********
“L’unità
dei cristiani è stata ansia costante del mio Pontificato e continua ad essere
un’esigente priorità del mio ministero”. All’Angelus, nella festa della
conversione dell’apostolo Paolo, il Papa ha messo l’accento sul significato
profondo dell’odierna giornata che chiude la “Settimana di Preghiera per
l’Unità dei Cristiani”. In questi giorni, ha sottolineato, “in ogni angolo
della terra, i cristiani hanno pregato insieme perché si realizzi la loro piena
comunione secondo la volontà del Signore”.
“‘Ut unum sint -
che siano una sola cosa’: L’ardente invocazione di Gesù nel Cenacolo
continua a ricordare alle comunità cristiane che l’unità è un dono da
accogliere e sviluppare in modo sempre più profondo”.
Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, ha poi
ricordato, “ho voluto ricordare che l’anelito di Cristo è “imperativo che ci
obbliga, forza che ci sostiene, salutare rimprovero per le nostre pigrizie e
ristrettezze”.
“Mai, pertanto, venga meno l’impegno di pregare per
l’unità e di ricercarla incessantemente! Ostacoli, difficoltà, e persino
incomprensioni e insuccessi, non possono e non devono scoraggiarci”.
E ciò, ha aggiunto, perché la “fiducia di raggiungere,
anche nella storia, la comunione piena e visibile di tutti i cristiani poggia
non sulle nostre capacità umane, bensì sulla preghiera del nostro comune
Signore”. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha invitato tutti i fedeli ad
“unirsi spiritualmente” al momento di comunione nella Basilica romana di San
Paolo fuori le Mura, dove oggi pomeriggio avrà luogo la tradizionale
celebrazione ecumenica di chiusura della Settimana di preghiera per l’Unità dei
Cristiani. D’altro canto, non ha mancato di ricordare nell’odierna Giornata
mondiale della Lebbra quanti soffrono a causa del morbo di Hansen:
“Mentre invito a pregare per loro e per quanti se
ne prendono cura, incoraggio gli sforzi
della comunità internazionale per debellare questa malattia”.
Quindi, dopo aver segnalato che domenica prossima sarà
celebrata in Italia la Giornata della Vita, ha rivolto un saluto speciale al
cardinale vicario Camillo Ruini e ai circa 5 mila ragazzi dell’Azione cattolica
di Roma, che sfidando il freddo pungente, hanno formato la festosa “Carovana
della Pace” da Piazza Navona a Piazza San Pietro, a conclusione del mese della
pace. E’ stata così la volta di un momento molto atteso dai più piccoli
presenti all’udienza. Accanto al Papa, una bambina dell’Azione Cattolica ha
letto un messaggio di grande affetto per il Santo Padre, che ha mostrato il suo
vivo gradimento. Poi, assieme ad un altro bambino hanno liberato due colombe
bianche, simbolo della pace. Una di esse è però rimasta sul davanzale della
finestra dello studio papale, sotto lo sguardo divertito di Giovanni Paolo II.
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IL TALENTO ARTISTICO È UN DONO DI DIO, LA
CREATIVITA’
SIA SEMPRE GUIDATA DAL BENE: E’ L’ESORTAZIONE DEL
PAPA
AD UN GRUPPO DI BALLERINI E MUSICISTI POLACCHI
DELLA FONDAZIONE
“CENTRO DI CREATIVITA’ NAZIONALE”,
STAMANI IN VATICANO PER UN INCONTRO ALL’INSEGNA
DELLA MUSICA HIP-HOP
- Servizio di Alessandro Gisotti -
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(musica hip-hop)
La musica hip-hop ha
fatto stamani il suo ingresso in Vaticano, nella Sala Clementina, dove - dopo
l’Angelus - il Papa ha ricevuto un gruppo di 70 artisti della Fondazione
polacca “Centro di Creatività Nazionale” (Centrum Twórczości Narodowej) nata per dare sostegno in
Polonia agli emarginati e ai poveri. Ballerini di break dance, dunque, e musica
hip-hop per un momento davvero inedito. Il Papa ha colto l’occasione
dell’incontro per soffermarsi sulla funzione dell’artista nella società
odierna. “Nell'uomo artefice
– ha detto - si rispecchia l’immagine del Creatore”. Per questo, tutti gli artisti
hanno una “grande
responsabilità”. Il talento artistico, ha aggiunto, “è un dono di
Dio e chi lo scopre in se stesso” sa che “non può sprecare questo talento, ma
deve svilupparlo”. L’artista,
ha proseguito, non deve badare solo all’autosoddisfazione, ma servire
“con il suo talento il prossimo e la società, nella quale gli è dato vivere”.
Quando si parla della creatività, ha poi rilevato, “spontaneamente si pensa al
bello”. Tuttavia, ha avvertito, “il bello può cominciare ad esistere solo
quando nella sua natura si rifugia la potenza del bene”. Se una persona, nella
creatività “non si lascia guidare dal bene, o peggio si dirige verso il male –
ha concluso – non è degno del titolo di
artista”.
La Fondazione ha dato vita ad
una “giostra culturale” che prevede tanto esibizioni di “alta cultura” quanto
quelle dei giovani che si stanno affacciando nel mondo della creatività. Così,
accanto ai danzatori dell’Opera, ci sono i giovani che ballano i ritmi
sincopati. E ancora, poeti rapper, e pittori armati di bombolette spray.
All’udienza era presente il vicepresidente della Fondazione, il regista
Krysztof Zanussi e il ministro polacco per gli affari europei, Danuta Hübner.
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CON LA SOLENNE CELEBRAZIONE
ECUMENICA DEI VESPRI,
OGGI
POMERIGGIO A SAN PAOLO FUORI LE MURA,
SI
CHIUDE LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI.
UN
APPROFONDIMENTO SUL RAPPORTO TRA CATTOLICI, RIFORMATI E PENTECOSTALI
- Ai
nostri microfoni, mons.
John Radano e padre Juan Fernando Usma Gomez -
Come
sottolineato dal Papa all’Angelus, questa sera si conclude solennemente la
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Alle ore 18, il cardinale
Walter Kasper presiederà a nome del Papa la celebrazione ecumenica nella Basilica
di San Paolo fuori le Mura a Roma alla presenza dei rappresentanti delle varie
Chiese cristiane. In questi giorni sono state numerose le liturgie comuni e gli
incontri ecumenici. D’altra parte, nonostante le difficoltà, continua il
dialogo tra le varie confessioni alla ricerca dell’unità voluta da Cristo.
Intensi sono per esempio i rapporti con le Chiese riformate, nate nel 1500
dalle tesi di Calvino che sostengono la sola autorità della Bibbia e accentuano
la teoria della predestinazione. Oggi i Riformati sono circa 32 milioni. Ma
quali sono le speranze di questi colloqui? Giovanni Peduto lo ha chiesto a
mons. John Radano del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei
cristiani, che segue in particolare il dialogo con l’Alleanza mondiale
riformata e con i Mennoniti:
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La speranza è che dopo questa ricerca comune possa essere
possibile, per Riformati e Cattolici, chiarire alcuni punti di ecclesiologia in
cui ancora persistono divergenze. Anche in questa fase di dialogo abbiamo trovato
convergenze fra due descrizioni della Chiesa: la Chiesa come ‘creatura Verbi’,
che è un concetto sostanzialmente dei Riformati; e l’altra nozione, prettamente
cattolica, cioè la Chiesa come sacramento. Speriamo che in questa terza fase
possiamo approfondire queste convergenze: questo sarebbe molto importante!
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Contatti e dialogo teologico continuano anche tra
cattolici e movimento pentecostale, che conta varie centinaia di milioni di
fedeli. Difficile precisarne il numero. I Pentecostali sottolineano la
necessità di una nuova Pentecoste, e al di là delle strutture intendono fare
esperienza dello Spirito Santo. Sui Pentecostali, Giovanni Peduto ha
intervistato padre Juan Fernando Usma Gomez, anch’egli del dicastero per
l’unità dei cristiani, che si occupa proprio dei rapporti con i Pentecostali e
gli Evangelici:
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R. – I Pentecostali sono cristiani che emergono dopo un
movimento di rinnovamento che sorge all’inizio del Novecento. Attualmente sono
il secondo gruppo più numeroso di cristiani dopo la Chiesa cattolica, sono non
soltanto Pentecostali classici, ma anche all’interno delle Chiese storiche,
come all’interno della Chiesa cattolica esistono i Carismatici, e poi c’è una
terza onda, che sarebbero i Pentecostali non denominazionali.
D. – Quali sono le differenze specifiche tra Pentecostali
e Carismatici cattolici?
R. – I Carismatici cattolici sono persone che hanno avuto
l’esperienza dello Spirito Santo, il battesimo nello Spirito Santo ma che a
livello dottrinale sono in comunione piena con la Chiesa cattolica. Loro sono
cattolici e all’interno della comunione cattolica rappresentano un movimento
spirituale. I Pentecostali non sono cattolici e sono persone che avendo la
stessa esperienza spirituale non necessariamente confessano la stessa fede, cioè
alcuni si rifanno a dottrine protestanti, altri – anche all’interno di altre
Chiese – ne assumono la dottrina.
D. – Che tipo di rapporti la Chiesa cattolica intrattiene
con i Pentecostali?
R. – E’ molto importante quello che noi facciamo dal 1972:
è una commissione di dialogo con alcuni leader e gruppi di queste comunità
cristiane che cerca soprattutto di conoscere come sono, in cosa credono, quale
è la loro funzione all’interno della Chiesa di Cristo, ma anche di spiegare,
soprattutto, cos’è la Chiesa cattolica, qual è la dottrina cattolica e come è
possibile che noi tutti insieme confessiamo la fede comune in Gesù Cristo.
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IERI
POMERIGGIO, NELLA BASILICA VATICANA,
L’ORDINAZIONE
EPISCOPALE DI MONS. RENATO BOCCARDO,
SEGRETARIO
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI,
PRESIEDUTA
DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Nel giorno della memoria liturgica di San Francesco di
Sales, patrono dei giornalisti cattolici, ieri pomeriggio nella Basilica
Vaticana, è stato ordinato vescovo mons. Renato Boccardo, segretario del
Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, che - dal 2001 - ha la
responsabilità dell’organizzazione dei viaggi apostolici del Papa. La
celebrazione, a cui hanno preso parte un migliaio di fedeli, è stata presieduta
dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. Nell’omelia, il porporato ha
sottolineato la missione “non facile” che aspetta mons. Boccardo.
Ha così indicato alcune figure straordinarie della Chiesa,
che potranno essere d’aiuto e di esempio al nuovo vescovo. Oltre a San
Francesco di Sales, il cardinale Sodano ha ricordato il beato Edoardo Giuseppe
Rosaz, vescovo di Susa – piemontese come mons. Boccardo – che, vissuto nel XIX
secolo, ha prestato grande attenzione ai mezzi di comunicazione. D’altro canto,
il cardinale Sodano ha indicato l’importanza per tutti i vescovi
dell’Esortazione apostolica “Pastores Gregis”, promulgata il 16 ottobre scorso
da Giovanni Paolo II:
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In questo
documento il nuovo vescovo troverà l’ispirazione sia per l’esercizio della sua
missione – la triplice missione tipica di ogni vescovo: la predicazione, la
santificazione, il governo del popolo di Dio – e sia per la sua vita
spirituale; lì pure troverà preziose indicazioni, nell’ultimo capitolo, sul
ministero del vescovo di fronte alle nuove sfide che il mondo oggi rivolge alla
Chiesa, all’inizio del terzo millennio cristiano.
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25 gennaio 2004
LA TESTIMONIANZA DI “PERFETTA LETIZIA” DEI MALATI
DI LEBBRA IN VIETNAM
NELL’ESPERIENZA DI UNA MISSIONARIA FRANCESCANA
- Intervista con suor Maria Pia De Paolis -
La comunità internazionale si
impegni a debellare la lebbra: questa la viva esortazione del Papa stamani, in
occasione dell’odierna giornata mondiale dei malati di lebbra. Intanto, i
volontari dell’Aifo sono in centinaia di piazze italiane per distribuire il
“miele della solidarietà”. Si tratta di vasetti avvolti in sacchetti di iuta
provenienti da Sumana Halli, nel sud dell’India, particolarmente colpito dal morbo
di Hansen. Ma cosa vuol dire vivere a contatto con un malato di lebbra? Ecco la
testimonianza di suor Maria Pia De Paolis, 70 anni, francescana missionaria di
Maria per anni a servizio nei lebbrosari dello Sri Lanka, del Giappone e del
Vietnam. L’intervista è di Paolo Ondarza:
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(musica)
R. – Quando ho fatto lo studio
francescano, ho visto che San Francesco aveva amato molto i lebbrosi: è stato
proprio l’incontro con i lebbrosi che lo aveva indotto a lasciare tutto!
D. – Un incontro, tra l’altro,
preceduto da una certa resistenza di Francesco ai lebbrosi...
R. – Quando hanno saputo che mi
sarei fatta suora, nessuno ci credeva! Ero appassionata di sport: sci e
bicicletta, poi il Signore ha chiamato anche me e ho lasciato tutto, sci e
bicicletta...
D. – E qual è stata la sua prima
impressione?
R. – Ero contenta, aspettavo
tanto di trovarmi tra di loro, quindi non facevo caso a niente, davo loro la
mano ... mi hanno detto: ‘No, i malati non si toccano!’. Per me era un
sacrificio, non dar loro la mano, non accarezzarli ... Potevo soltanto metter
loro la mano in testa, e loro così mi riconoscevano ...
D. – Non ha mai avuto paura?
R. – Paura, no. Noi eravamo
obbligate a cambiarci tutte, dal velo alle scarpe, quando entravamo
nell’ambulatorio, e cambiarci quando uscivamo. Dopo 15 anni a Colombo, sono
andata in un lebbrosario in Vietnam, che allora era ancora diviso: Vietnam del
Sud e Vietnam del Nord. Il lebbrosario era proprio della nostra missione.
Avevamo iniziato noi, con le capanne di paglia, avevamo fatto tutte casette di
cemento, colorate, e quando venivano gli americani a trovare i lebbrosi
dicevano: ‘Questo è un luogo di villeggiatura, non un lebbrosario’. Era bello.
Con la guerra era diventata un po’ pericolosa, la situazione. Poi, sono stata
poco bene e alla fine ho scoperto che avevo l’incubazione. Fortunatamente, sono
guarita subito...
D. – I malati di lebbra, come vi
accoglievano?
R. – A noi, bene, benissimo:
erano contenti che fossimo lì. Mi chiamavano ‘la nostra madre’.
D. – Suor Maria Pia, ricorda
qualche episodio significativo?
R. – La loro povertà era
peggiore della nostra. Quello che mi ha colpito era che i malati gravi erano i
più sereni. Mi ricordo di un malato che si chiamava Ugo: non aveva le gambe,
gli erano state amputate al ginocchio e non aveva le mani. Bene, lui si faceva
mettere una penna tra i moncherini e scriveva; voleva mangiare da solo ... E
poi, la mattina quando andavamo al lebbrosario, alle 7, lui ci cantava le
preghiere, tutto contento ... Erano pieni di fede, tanta fede: mi meravigliavo
a vederli così contenti! Ma mi hanno insegnato ad essere contenta con la sofferenza.
D. – Quindi, una testimonianza
concreta di perfetta letizia ...
R. – Sì, sì ...
D. – Che cosa ha imparato lei in
quegli anni di missione prima in Sri Lanka, a Colombo, poi in Vietnam?
R. – Quando c’è una sofferenza,
soffrire contenti perché il pensiero della vita eterna è una forza per soffrire
bene. E ho imparato ad accettare la sofferenza serenamente ...
(musica)
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ALLARME IN ASIA PER IL DIFFONDERSI DEL VIRUS DEI
POLLI:
GRAVE
LA SITUAZIONE IN VIETNAM,
DOVE
IL MORBO HA CAUSATO LA MORTE DI SEI PERSONE
-
Intervista con l’epidemiologo Giovanni Rezza -
Cresce l’allarme in Asia per l’influenza dei volatili che
ha colpito diversi Paesi, e che, in Vietnam, trasmettendosi all’uomo, ha
causato la morte di 6 persone. Intanto, si registrano due persone ammalate in
Tailandia, Stato dal quale l’Unione Europea ha bloccato le importazioni di
pollame. Provvedimento preso stamani anche dal governo cinese. Per far fronte
alla cosiddetta influenza dei polli, mercoledì prossimo a Bangkok si riuniranno
gli esperti della sanità dei Paesi asiatici. Ma c’è emergenza per l’Italia? Debora
Donnini lo ha chiesto a Giovanni Rezza, epidemiologo dell’Istituto superiore di
sanità in Roma:
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R. – Non possiamo parlare di emergenza per l’Italia.
Assolutamente no. A livello mondiale, invece, data la situazione in Estremo
Oriente, l’Organizzazione mondiale della Sanità tiene alto il livello di
allerta, perché questa influenza si è diffusa nelle popolazioni di volatili,
soprattutto nei polli del Vietnam, della Tailandia, e in alcuni casi è riuscita
a passare dal pollo direttamente all’uomo.
D. – Il contagio, quindi, avverrebbe solo da animale a
uomo?
R. – Un reale rischio di infezione ce l’ha l’uomo che
viene a contatto con pollame che fa parte di allevamenti infetti. Questo
avviene solo, per ora, in alcune zone dell’Estremo Oriente e non da noi. Il
pericolo, però, di un’epidemia globale la si avrebbe solo se ricombinandosi con
un virus umano, il virus aviario, potesse dar vita ad un nuovo virus in grado
di trasmettersi da uomo a uomo. Questo per ora non si è mai verificato, per
cui, finché non si verifica, siamo relativamente tranquilli.
D. – Quale livello di mortalità ha l’influenza dei polli?
R. – Questo tipo di influenza aviaria, cioè il virus H5N1,
è in grado di uccidere una persona su tre, tra le persone infettate. Quindi, ha
una letalità molto elevata. Però non è detto che una volta mutato, e adattatosi
all’uomo, mantenga questa letalità. Per cui, è bene mantenere l’allerta, i
sistemi di sorveglianza, ma non c’è per ora da fare alcun allarmismo.
D. – Come mai dai Paesi asiatici e non da altri Paesi,
tante epidemie animale-uomo, come la Sars, l’influenza dei polli...?
R. – Questo è molto interessante. La zona è appunto quella
da cui è nata anche l’epidemia Sars. In quell’area ci sono allevamenti molto
estesi, allevamenti misti di pollame, anatre e maiali. Quindi, i virus si
ricombinano – diciamo - circolano in
queste popolazioni e danno vita a dei mutanti, che dopo sono in grado di
passare all’uomo, che vive a stretto contatto con questi allevamenti animali.
Non è un caso che molte epidemie di questo tipo nascano proprio da quella zona
del mondo.
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RAFFORZARE GLI SFORZI PER COMBATTERE IL TRAFFICO
DI ESSERE UMANI:
E’
L’OBIETTIVO DI UN MEMORANDUM DI COOPERAZIONE
SIGLATO
DA ITALIA E NIGERIA, PROMOSSO DALLE NAZIONI UNITE
- Con
noi, il procuratore Pier Luigi Vigna -
Il traffico
di esseri umani al fine di sfruttamento sessuale rappresenta un drammatico
fenomeno in crescita esponenziale e insieme una vera e propria “nuova forma di
schiavitù”. Per mettere fine a questa tragica forma di sfruttamento, è stato
firmato recentemente a Roma un “Memorandum di cooperazione” tra Italia e
Nigeria, promosso dall’Unicri, l’Istituto delle Nazioni Unite per la Ricerca
sul Crimine e la Giustizia. Ad apporre la firma sul documento, il Procuratore
nazionale antimafia, Pier Luigi Vigna, ed il ministro della Giustizia della Repubblica federale della Nigeria,
Akinlolu Olujinmi. Tra gli obiettivi del progetto: il miglioramento del livello
delle indagini sui reati di tratta nei due Paesi. Salvatore Sabatino ha
raggiunto telefonicamente il procuratore Pier Luigi Vigna, al quale ha chiesto
di tracciare il profilo del triste fenomeno:
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R. – Il fenomeno, come è stato analizzato, vede un
reclutatore che fa leva sia sulle condizioni di povertà, sia sulle condizioni
di amicizia con la famiglia e prospetta situazioni false per la sistemazione
delle donne nel luogo di arrivo. Questo è dovuto ad un deficit informativo che
le popolazioni, soprattutto dei luoghi più lontani dai centri urbani, sofforno.
Per questo la nostra azione deve essere mirata sia all’informazione, sia alla
repressione delle reti di traffico. Negli scorsi giorni, prima in Nigeria, e
poi qui a Roma, la direzione nazionale antimafia ha stipulato un’intesa con il
procuratore generale della Nigeria per lo scambio di informazioni sulle persone
e sulle modalità di questo traffico.
D. – Ci sono naturalmente delle collusioni anche con le
criminalità organizzate europee?
R. – Purtroppo la nostra criminalità non vede da un lato
il carnefice, dall’altro la vittima. Purtroppo soddisfa richieste del mercato.
Pensi alle sigarette di contrabbando, pensi alla prostituzione, pensi agli
stupefacenti.
D. – Dal 2002, a Torino, opera una unità di strada che
fornisce assistenza a queste ragazze. Di cosa si tratta nello specifico?
R. – Si tratta di esporre come la nostra legislazione su
questo punto sia all’avanguardia rispetto ad altri Paesi anche europei. Nella
nostra legge sulla immigrazione, infatti, è previsto che la persona che vuole
sottrarsi a un vincolo di schiavitù nei confronti di un gruppo criminale,
indipendentemente dalla collaborazione con l’autorità giudiziaria, possa
ottenere un permesso di soggiorno e possa intraprendere un percorso educativo e
formativo per entrare a svolgere attività lecite.
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UN
INNO AL CORAGGIO E ALLA SPERANZA:
IL 27
GENNAIO, GIORNO DEDICATO ALLA MEMORIA DELL’OLOCAUSTO,
ESCE
NELLE SALE ITALIANE ROSENSTRASSE,
FILM
AMBIENTATO NELLA BERLINO DEL 1943
-
Servizio di Luca Pellegrini -
Martedì prossimo 27 gennaio, giorno dedicato alla Memoria
dell'Olocausto, esce nelle sale di tutta Italia il bel film, presentato a
settembre al Festival del cinema di Venezia, di Margarethe von Trotta, Rosenstrasse
che ricostruisce in modo appassionato e autentico la storia di un gruppo
di donne tedesche nella Berlino del 1943, capaci di imporsi, con la forza
dell'amore e la determinazione del coraggio, sulla barbarie e la follia
nazista. Splendida la prova di tutte le attrici, tra le quali Katja Riemann, vincitrice
della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Il servizio di
Luca Pellegrini:
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Un film di memoria e di speranza. Un film tedesco fatto da
tedeschi che perfora coraggiosamente, con la forza dell’autenticità, uno dei
tanti episodi tragici – e questa volta marginali ma non meno importanti e
commoventi – della storia di quel popolo.
Margarethe von Trotta, già
narratrice degli “anni di piombo”, ha fatto un percorso sincero: ricostruisce
in modo originale e denso di pathos un fatto che si collega più che mai
alle vicende spaventose del suo popolo e di quello ebraico, uniti in un mare di
sangue e sopraffazione. In Rosenstrasse,
la via del titolo, sono racchiusi uomini ebrei sposati a donne tedesche,
insomma quella metà contaminata ed impura che macchia il vero matrimonio
ariano. Una spina nel fianco dell’ideologia nazista, del Reich
millenario, della fabbrica di uomini geneticamente provati ed approvati.
Le donne vogliono i mariti a
loro sottratti, i nazisti vogliono la loro eliminazione fisica, la storia vuole
la sua giustizia. Qui si innesta la doppia memoria, di Ruth e di Lena, che il
destino, come molti altri imprevedibili destini dell’epoca, riunisce per
sempre. Nel 2002, sempre a Berlino, Ruth cerca di sopprimere il passato senza
nemmeno più nominarlo, nel momento sofferente di un lutto familiare,
imponendosi un silenzio pieno di significato; Lena, invece, lo ripercorre e lo
racconta senza pudori interpretandolo come un momento vissuto eroicamente. Il
loro presente rimane però indivisibile. Ruth aveva perso definitivamente la madre,
ritrovandola in Lena, mentre quest’ultima (di ricca e prestigiosa famiglia ariana
che l’ha espulsa dal suo nucleo) è angosciosamente separata dal marito ebreo.
Sono state – e lo sono ancora, a modo loro – due donne coraggiose: la prima
aggrappandosi, per sopravvivere, ad una nuova identità e famiglia, la seconda
guidando il gruppo di indomite spose tedesche, giorno e notte vigilanti in quella
strada, sino alla loro vittoria. Una comunità di persone che si fronteggiano
per quelle insensatezze spaventose nate dalla mente e dagli ideali umani,
quando sono perversi.
La von Trotta governa benissimo
l’oscillare dei tempi e del racconto, coordinato dalla figura della figlia di
Ruth che si tuffa nel passato per fare chiarezza sul presente, suo e della
Germania. Non concede nulla al sentimentalismo, alla spettacolarità del dolore,
all’effetto pietà, alla condanna a priori: in modo bifronte cerca soltanto di
riappacificare lei stessa e lo spettatore con il ‘non-rimosso’ di quell’epoca.
Da segnalare le attrici: Katja Riemann, che giustamente ha ricevuto a Venezia
la Coppa Volpi come migliore interpretazione femminile, Jutta Lampe, Maria
Schrader e Doris Schade, tutte splendide. Dopo Il Pianista di Polanski, anche le ‘madri coraggio’ della von Trotta
vincono con la loro passione, il loro pianto, la loro determinazione nel
combattere, con le sole armi del cuore, le follie della storia.
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25 gennaio 2004
“NON UCCIDETE DEGLI INNOCENTI”.
E’
L’APPELLO DEL CAPPELLANO DEL PENITENZIARIO NAZIONALE DI MANILA,
PADRE
ROBERT OLAGUER, PER SCONGIURARE L’ESECUZIONE DI DUE CONDANNATI, PREVISTA LA
PROSSIMA SETTIMANA
MANILA. =
“Siamo contrari alla pena di morte: l’esecuzione di due prigionieri prevista
per la fine di gennaio deve essere rinviata o cancellata”. Lo ha detto
all’Agenzia Fides il cappellano del penitenziario nazionale di Manila,
padre Robert Olaguer, raccontando il caso di due detenuti, Roberto Lara e
Roderick Licayan, condannati a morte per aver partecipato, nel 1998, ad un
sequestro. I due dovrebbero subire un’iniezione letale il prossimo 30 gennaio:
sarebbero i primi due uomini a subire la pena capitale, dopo il provvedimento
di revoca della moratoria - che durava dal 2000 - promulgato dalla presidente,
Gloria Arroyo, lo scorso dicembre. Attorno alla loro vicenda si è sollevata,
nelle Filippine, la protesta di movimenti ed organizzazioni non governative.
Secondo gli osservatori, la scelta della Arroyo è la risposta alle pressioni di
lobby ricche e influenti, spesso vittime di numerosi sequestri di persona e
uccisioni. “I due prigionieri che rischiano la pena di morte – spiega Padre
Olaguer - potrebbero essere innocenti. Abbiamo infatti raccolto prove,
documentazioni e testimonianze a loro favore”. La Coalizione contro la pena di
morte, che riunisce movimenti e associazioni civili e religiose, sta intanto
organizzando veglie di preghiera. In questi giorni sono inoltre riuniti in
assemblea i vescovi filippini e molti sperano in un comunicato ufficiale della
Conferenza episcopale sulla vicenda di Lara e Licayan. Nei giorni scorsi il
vescovo ausiliario di Manila, monsignor Socrates Villegas, ha nuovamente
espresso pubblicamente la propria condanna alla pena di morte. Nel mese di
dicembre i presuli avevano diramato un documento nel quale ribadivano la loro
opposizione al provvedimento del presidente, Gloria Arroyo, e la posizione
della Chiesa in difesa del valore della vita. (A.L.)
ANNUNCIATO
IN AFGHANISTAN UN PROGETTO
PER LA
RICOSTRUZIONE DI ISTITUZIONI PUBBLICHE ENTRO DUE ANNI
KABUL.
= Il governo di Kabul ha annunciato un progetto per la costruzione, nei
prossimi anni, di scuole, ospedali e vie di comunicazione in tutti i distretti
dell’Afghanistan, Paese devastato da decenni di guerra e miseria. Il presidente
Hamid Karzai ha firmato, nei giorni scorsi, un progetto di ricostruzione del
valore di 160 milioni di dollari. Lo ha annunciato in questi giorni alla stampa
il ministro dell’Interno, Ali Ahmad Jalali, spiegando che “il piano riguarderà
la costruzione di istituzioni pubbliche, tra cui banche, uffici postali,
moschee e biblioteche in ogni distretto del Paese”. Il progetto, della cui
supervisione si occuperà un comitato composto da alcuni ministri, dovrebbe
essere portato a termine entro due anni. Attualmente sono stati stanziati solo
67 milioni di dollari per il suo finanziamento, ma il governo afgano sta
cercando di raccogliere ulteriori fondi. L’Afghanistan è diviso in 32 province
e in più di 340 distretti, ma la maggior parte delle istituzioni locali
pubbliche è rimasta danneggiata, o completamente distrutta, negli ultimi 23
anni di conflitti. (A.L.)
INVIARE MEDICI NEGLI STATI DEL SUD DEL MONDO ED OFFRIRE UN PERIODO
DI
FORMAZIONE AL PERSONALE SANITARIO PROVENIENTE DAI PAESI POVERI.
E’ IL
DUPLICE OBIETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE “L’AVETE FATTO A ME”,
RECENTEMENTE
PRESENTATA A MILANO
MILANO.
= Creare una banca dati di medici disposti ad andare in alcuni ospedali del Sud
del mondo per periodi più o meno lunghi e offrire percorsi di formazione al
personale sanitario proveniente dai Paesi in via di sviluppo. È nata con questi
scopi l’associazione “L’avete fatto a me”, presentata recentemente a Milano
alla presenza dell’arcivescovo del capoluogo lombardo, il cardinale Dionigi
Tettamanzi. L’Associazione collaborerà inizialmente con dieci ospedali,
strutture direttamente legate alla presenza di missionari e situate in Africa e
in Sud America. “Nei prossimi mesi - ha detto il presidente dell’Associazione, Marco
Goglio – censiremo i reali bisogni degli ospedali con i quali già esistono
contatti”. L’intento è di valutare le diverse necessità di volontariato ed i
piani per la formazione del personale locale. È prevista, inoltre, la
collaborazione con altri organismi impegnati nel mondo missionario quali
l’Ufficio per la pastorale missionaria della diocesi di Milano, il Centro laici
per le missioni (Celim), il Centro Orientamento Educativo (Coe) e
l’organizzazione di Volontari italiani per la solidarietà ai Paesi emergenti
(Vispe). Il flusso di solidarietà Nord-Sud promosso dall’associazione, spiegano
i responsabili, avverrà anche “in senso inverso”, facilitando la formazione e
l’aggiornamento del personale locale in Italia attraverso tirocini e corsi di
specializzazione . “L’Avete fatto a me” costituirà anche una commissione
scientifica per studiare gli aspetti clinici delle emergenze sanitarie. Per
ricevere informazioni su questa iniziativa è possibile chiamare i seguenti
numeri: 02/67732101 e 02/8556232. (A.L.)
A
TAIWAN, IL PRIMO MENSILE CATTOLICO IN LINGUA CINESE.
A PROMUOVERE L’INIZIATIVA E’ L’ISTITUTO DI
STUDI DI MATTEO RICCI
TAIPEI.=
Un’iniziativa editoriale per promuovere il confronto all’interno della società
cinese. Con questo obiettivo, in concomitanza con il Capodanno lunare, è uscito
a Taiwan il primo mensile cattolico in lingua cinese. La rivista – riferisce
l’Agenzia di stampa Asianews – si intitola “Renlai”, che significa
“Flauto dell’umanità”. A lanciare la pubblicazione è l’Istituto di studi Matteo
Ricci, attraverso la sua casa editrice “Ricci Cultural Enterprise” curata dai
padri gesuiti. “E’ un giornale di opinione - scrive nel suo editoriale il
direttore della rivista, padre Jacques Duraud - che mira a generare un genuino
dibattito culturale e sociale all’interno del mondo cinese. Ci occuperemo nei
prossimi mesi di tematiche quali la pianificazione urbana, cibi geneticamente
modificati, clonazione, malattie mentali, funzione della televisione... insomma
argomenti a tutto tondo che solleveranno problemi e aiuteranno a capire i
diversi punti di vista esistenti nel mondo cinese”. Padre Duraud sarà
coadiuvato da padre Benoit Vermander e da Claire Shen Hsiu-chen, a capo della
redazione. Il mensile, spiegano i responsabili, vuole offrire anche ai giovani
l’occasione di esprimere le loro idee e far sentire la loro voce. Ogni numero
della rivista avrà un tema centrale che sarà affrontato soprattutto con una
prospettiva culturale. La rivista contiene editoriali, commenti, interviste,
saggi, articoli di letteratura e cinema. Annunciata anche una stretta sinergia
con altre pubblicazioni dei gesuiti nel mondo, come la francese “Etudes”. Messaggi
di auguri sono giunti alla rivista anche da esponenti di altre religioni, e da
personalità del mondo politico e sociale di Taiwan. (A.G.)
CON UN
PROGRAMMA RIVOLTO AD OLTRE 90 MILA ALUNNI, CONTINUA IN CAMERUN L’IMPEGNO DELLA
CHIESA CATTOLICA CONTRO LA CORRUZIONE
YAOUNDE’.
= Spiegare il rispetto del bene comune agli studenti di 209 scuole del Camerun,
Paese segnato da un’allarmante diffusione della corruzione. E’ questo
l’obiettivo del programma lanciato nei giorni scorsi nel Paese africano dal
Segretariato nazionale dell’insegnamento cattolico (Seneca), dal Catholic
Relief Service (Crs) dei gesuiti e dall’Agenzia per lo sviluppo della
Chiesa cattolica degli Stati Uniti. L’iniziativa, che coinvolgerà oltre 90 mila
alunni, è rivolta anche a genitori ed insegnanti. (A.L.)
SONO INIZIATE IN CONGO LE TRASMISSIONI
DELLA
NUOVA EMITTENTE CATTOLICA COMUNITARIA, RADIO NOSTRA SPERANZA
KINSHASA.
= Con le finalità di
diffondere il Vangelo in Congo e sostenere la popolazione locale nella lotta
all’analfabetismo e alle malattie, è entrata in funzione nei giorni scorsi,
nella diocesi di Matadi del Paese africano, un’emittente radiofonica cattolica.
Si tratta di Radio nostra speranza (Vuvu Kieto), ideata dal redentorista
congolese padre, Athanase Nsiamina, e diretta da un altro redentorista, padre
Michel Aveledi. Il vescovo di Matadi, mons. Gabriel Kembo, non ha fatto mancare
la propria presenza nel giorno dell’inaugurazione, cerimonia alla quale hanno
partecipato anche diversi esponenti politici locali. “Oggi viviamo in un
ambiente politico divenuto pluralista – ha detto padre Aveledi, commentando la
nascita della nuova emittente – e dopo una guerra atroce, il nostro Paese ha
bisogno di un’informazione di qualità”. (A.M.)
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25
gennaio 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Ancora
alta tensione in Medio Oriente, dove le parti stentano a imboccare le via del
dialogo. Con l’edificazione di un alto muro perimetrale, ha denunciato stamani
il premier palestinese Abu Ala (Ahmed Qrei) “Ariel Sharon vuole uccidere
Gerusalemme”. E proprio a Gerusalemme oggi è stato sventato un attentato:
l’esercito israeliano ha disinnescato un ordigno nascosto in un computer. Raggiunta
un’intesa, intanto, ieri tra Israele e il movimento sciita integralista libanese
degli Hezbollah per lo scambio di prigionieri, che potrebbe avvenire già il prossimo
29 gennaio. Il compromesso, siglato grazie alla mediazione della Germania,
prevede che Israele restituisca al Libano 21 prigionieri e i cadaveri di 60
combattenti e liberi circa 400 palestinesi, ricevendo in cambio le salme di tre
soldati e un uomo di affari rapito tre anni fa.
La violenza in Iraq continua ad essere in primo piano. Un
soldato statunitense è morto stamani per le ferite riportate ieri sera in un attacco
a colpi di lanciagranate contro il suo convoglio, a Baiji, 200 chilometri a
nord di Baghdad. Nella giornata di ieri, inoltre, una delle più sanguinose
dall’inizio dell’anno per le forze d’occupazione, hanno perso la vita almeno
altri cinque soldati americani: tre a Baghdad nell’esplosione di un’autobomba e
due a Falluja, nelle medesime circostanze.
La sonda statunitense
‘Opportunity’ ha raggiunto stamani con successo il suolo di Marte e ha già
inviato le prime immagini dal pianeta rosso. Lo hanno reso noto i tecnici della
Nasa a Pasadena. Le immagini mostrano una parte del robot posata su una zona pianeggiante,
vicino a affioramenti rocciosi. Il nostro servizio:
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Grida di gioia e un applauso scrosciante dell’equipe Nasa
di Pasadena, in California, hanno salutato le prime immagini inviate dalla
sonda Opportunity, scesa oggi su Marte tre settimane dopo la sonda gemella
Spirit. Opportunity ha toccato il suolo di Marte in una zona pianeggiante
chiamata Meridiani Planum, vicino all’equatore marziano e pressoché agli
antipodi rispetto a dove il 4 gennaio scorso è scesa Spirit. Il robot americano
si è avvicinato a Marte alla velocità di 19.000 chilometri orari; la discesa
nell'atmosfera, durata circa sei minuti, è stata rallentata da un paracadute,
mentre l’impatto con il suolo è stato attutito dal sistema di airbag che avvolgono
come in una piramide il veicolo spaziale. La missione della sonda americana è
di cercare acqua sul pianeta rosso e la zona di Meridiani Planum è ricca di
ematite grigia, un ossido di ferro che normalmente si forma in presenza di
acqua allo stato liquido. Le condizioni della sonda gemella Spirit, intanto, in
panne da mercoledì, sono state aggiornate ieri dalla Nasa da “critiche” a
“gravi”.
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Ristabiliti contatti ufficiali tra Libia e Stati Uniti,
dopo un silenzio diplomatico di 23 anni. Tripoli ha, infatti, accolto ieri
l’arrivo dello statunitense Tom Lantos, rappresentante democratico della
California. “Spero che questa visita - ha detto Lantos, il primo membro del
Congresso americano in visita in Libia dopo 30 anni - contribuirà ad avvicinare
i due Paesi e a migliorare i loro rapporti”. La visita della delegazione
americana, composta da altri sette parlamentari repubblicani, giunti stamani,
rappresenta la prima risposta di Washington all’annuncio libico dello scorso
dicembre di rinuncia alle armi di distruzione di massa.
Mikhail Saakashvili è entrato ufficialmente in carica oggi
quale presidente della Georgia. La cerimonia di investitura, alla quale hanno
preso parte i capi della diplomazia russa, Igor Ivanov, e americana, Colin
Powell, si è svolta a Tbilisi, due mesi dopo la rivoluzione di velluto che ha
portato alla caduta dell’allora presidente, Eduard Shevardnadze. Il servizio di
Giuseppe d’Amato.
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Una donna con un abito bianco, da sposa, ha portato un
vassoio con il testo della Costituzione fino ad un leggio; successivamente, è
apparso il nuovo presidente che, fra gli applausi della folla, dopo aver
percorso qualche decina di metri, fra bambini in costume tradizionale e la
guardia d’onore, ha letto la formula del giuramento. Alla cerimonia erano
presenti i capi delle diplomazie russa ed americana, Ivanov e Powell.
Quest’ultimo, al suo arrivo a Tbilisi, ha invitato Mosca a chiudere le sue due
ultime basi nel Paese caucasico. “Stati Uniti e Russia - ha sottolineato il
segretario di Stato Usa - non sono in concorrenza per ottenere maggiore
influenza sulla Georgia”, dov’è in costruzione lo strategico oleodotto
meridionale del Caspio. La Russia, critica per la presenza di qualche centinaio
di consiglieri militari americani, ha, tuttavia, risposto qualche giorno fa che
serviranno una decina di anni per dismettere le basi di Achalcalaci e Batumi in
Adzharia. “Non saremo terreno di scontro fra russi ed americani”, ha detto Saakashvili,
che ha sottolineato il valore dell’indipendenza. Il suo compito è però molto
difficile: il Paese è sull’orlo della bancarotta e sono stati necessari fondi
della comunità internazionale per svolgere le ultime elezioni. Le autonomie
locali non riconoscono il potere di Tblisi.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Il terrorismo continuerà a dilagare e l’economia mondiale
non potrà riprendersi a pieno se non verrà risolto in maniera soddisfacente il
problema della povertà. E’ quanto si legge nel messaggio del Forum economico
mondiale, conclusosi stamani a Davos, in Svizzera. Dalla tribuna del cosiddetto
“Vertice dei Grandi”, che riunisce ogni anno nella località alpina alcuni tra i
protagonisti del mondo economico politico, è stato, quindi, nuovamente
ricordato che l’unico modo per abbattere l’odio che fomenta certi tipi di
estremismi è strappare dalla miseria la gente. Diverse le personalità che hanno
preso parte alla cinque giorni, tra gli altri: il vice presidente statunitense,
Richard Cheney; il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan; e il
governatore della Banca Centrale Europea, Jean Paul Trichet.
Il parlamento iraniano, a maggioranza riformatrice, ha
dato il via libera oggi, con una procedura eccezionale, all’esame immediato di
una riforma del codice elettorale. Il progetto di legge fa seguito alla
massiccia bocciatura di candidature alle legislative da parte dei conservatori.
I due emendamenti all’articolo 28 del codice elettorale devono ora essere
esaminati dal Consiglio dei guardiani, istituzione conservatrice che veglia sul
rispetto della legge islamica e della costituzione.
Le forze di sicurezza pachistane hanno arrestato ieri un
ex governatore Taleban afghano, stretto collaboratore del mullah Omar. Lo hanno
annunciato alcuni funzionari di Islamabad, specificando che Maulvi Mannan
Khawajazai si occupava delle questioni finanziarie del decaduto regime di
Kabul.
Negli Stati Uniti si moltiplicano i sondaggi sulle
nomination per le elezioni presidenziali. Secondo quanto riferisce il
settimanale ‘Newsweek’, il successo nello Iowa e l’attenzione dei media
proiettano John Kerry in testa, a livello nazionale, alla corsa per la
candidatura democratica alla Casa Bianca, addirittura davanti al presidente in
carica, George W. Bush. L’eroe di guerra del Vietnam, dunque, raccoglie un
sempre maggiore consenso popolare, mentre arrancano l’ex governatore del
Vermont, Howard Dean, e l’ex generale, Wesley Clark.
Sciagura
a nord delle Filippine. Una tempesta di vento ha raggiunto una settantina di
piccoli battelli da pesca al largo della provincia di La Union, causando un
morto e 67 dispersi in mare.
L’ondata di gelo che ha investito in questi ultimi giorni
l’Italia non accenna ad allentare la propria morsa. Temperature polari in
Veneto, dove il record delle minime è stato registrato nella zona disabitata
del Rifugio Marcesina, nel vicentino, con 25 gradi sotto lo zero. Previsto,
inoltre l’arrivo, prima al centro e poi al sud, di precipitazioni che si
potranno tradurre in copiose nevicate anche a quote basse. Un candido manto
bianco è già disceso su Firenze, Bologna e San Giovanni Rotondo (Foggia).
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