RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 22  - Testo della Trasmissione di giovedì 22 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’importanza delle radici cristiane e dei valori della famiglia al centro dell’incontro, oggi in Vaticano, tra Giovanni Paolo II e il presidente di Malta, Guido De Marco

 

Nominato dal Papa il nuovo nunzio apostolico in Burundi: è il britannico Paul Richard Gallagher. Succede a mons. Michael Courtney, ucciso nei pressi di Bujumbura il 29 dicembre scorso

 

Il cardinale Kasper si recherà a Mosca dal 16 al 20 febbraio prossimi. Durante il soggiorno, incontrerà il patriarca ortodosso russo, Alessio II

 

La Sala stampa vaticana smentisce che ci siano stati commenti del Papa al film “The Passion of the Christ”, di Mel Gibson, visionato in anteprima dal Pontefice

 

Quinto giorno oggi della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sul tema: la pace di Dio e la pace del mondo. Interviste con padre Giancarlo Bruni e con mons. Rino Fisichella.

 

Il messaggio del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute in occasione della 51.ma Giornata mondiale della lebbra

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’Onu lancia l’allarme per la regione sudanese del Darfur: migliaia di civili in fuga dalla guerra. Intervista con Donatella Massai

 

Da oggi nei  cinema in Italia l’ultimo atto del Signore degli anelli, ispirato alla trilogia di Tolkien: ce ne parla Andrea Mondoa.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Fides denuncia: novanta milioni di bambini in tutto il mondo vivono per strada tra miseria e violenza

 

L’ufficio internazionale dei Gesuiti per i rifugiati denuncia che i governi europei costringono, spesso e volentieri, i richiedenti asilo in luoghi di detenzione per scoraggiare l’immigrazione clandestina

 

Secondo l’Oms, è sempre più alto il rischio di trasmissione all’uomo del virus dell’influenza aviaria “H5N1”

 

Concluso ieri in Guinea Bissau il V Incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali delle Chiese di lingua portoghese

 

Non focalizzare tutta l’attenzione sull’Iraq, ma impegnarsi a combattere la povertà nel mondo: così Kofi Annan ieri nel ricevere il premio 2003 dei media tedeschi

 

Si è spento ieri Roberto Franchina, apprezzato autore di programmi musicali per la Radio Vaticana.

 

24 ORE NEL MONDO

La Bce difende il  Patto di stabilità mentre si levano le critiche contro ipotesi di un’Europa a due velocità

 

Ancora morti in Iraq: tra le vittime poliziotti iracheni, donne  irachene e  soldati statunitensi

 

Sharon smentisce ogni ipotesi di dimissioni per l’inchiesta di corruzione

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 gennaio 2004

 

 

IL PAPA RICEVE IN VATICANO IL PRESIDENTE DI MALTA, GUIDO DE MARCO

 

Incontro oggi in Vaticano tra Giovanni Paolo II e il presidente di Malta Guido De Marco, accompagnato dalla moglie e da un piccolo seguito. Al centro del colloquio, durato una ventina di minuti, l’importanza delle radici cristiane e dei valori familiari ancora forti nell’isola maltese. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa  ha ricordato il suo pellegrinaggio giubilare a Malta tre anni fa sulle orme di San Paolo, un’occasione – ha detto – per apprezzare una volta di più  l’ ''antica  eredita' cristiana'' del Paese e per incoraggiare i maltesi nel loro impegno “a costruire una società degna della sua nobile tradizione culturale.”

 

“MALTA’ STRENGTH HAS ALWAYS BEEN ITS FAMILIES …”

 

“La forza di Malta - ha affermato il Papa - sono sempre state le sue famiglie, che non solo hanno arricchito il tessuto sociale ma hanno anche contribuito in modo significativo alla missione universale della Chiesa, non ultimo attraverso la loro abbondante messe di vocazioni religiose e sacerdotali”. “Possano le famiglie – ha concluso Giovanni Paolo II - trovare sempre incoraggiamento e sostegno nella loro opera di educazione dei giovani che sono il futuro di Malta”. Da parte sua il presidente  De Marco ha affermato che i viaggi papali hanno lasciato una forte impronta nei maltesi soprattutto per il  messaggio di fede.

 

Malta è un arcipelago del Mediterraneo con circa 380 mila abitanti, al 93% cattolici. Già colonia britannica, è indipendente dal 1964 e il 1° maggio prossimo entrerà a far parte con altri 9 Paesi dell’Unione Europea.

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E’ L’ARCIVESCOVO PAUL RICHARD GALLAGHER IL NUOVO NUNZIO DEL BURUNDI.

PRENDE IL POSTO DI MONS. MICHAEL COURTNEY, UCCISO IL 29 DICEMBRE SCORSO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La Chiesa in Burundi ha il suo nuovo rappresentante della Santa Sede. Giovanni Paolo II ha nominato come nunzio apostolico nello Stato africano, elevandolo alla dignità di arcivescovo, il britannico Paul Richard Gallagher, 50 anni domani, finora osservatore permanente presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo. Mons. Gallagher è il successore dell’arcivescovo irlandese Michael Courtney, ucciso a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti il 29 dicembre scorso, all’età di 58 anni. Mons. Courtney stava ritornando in auto a Bujumbura, capitale burundese, dopo aver celebrato le esequie di un religioso nella località di Bururi. Verso le 16, il mezzo sul quale viaggiava insieme ad altre persone è stato bersagliato da raffiche di proiettili che hanno ferito a morte il presule, rendendo vane le cure prestategli successivamente in una clinica. Per alcuni giorni, il governo a guida Tutsi e i ribelli di etnia Hutu dell’Fnl hanno più volte smentito ogni coinvolgimento nel tragico episodio, che resta a tutt’oggi senza colpevoli.

 

Una particolarità. Per il nuovo nunzio – che prima dell’attuale nomina aveva tra l’altro prestato servizio in Tanzania, Uruguay e Filippine - quella in Burundi rappresenta in realtà una seconda successione al presule scomparso. Entrambi erano già stati interessati da un passaggio di consegne nel 2000, quando il Papa aveva destinato mons. Courtney al Burundi dalla carica di osservatore permanente della Santa Sede a Strasburgo, nominando quindi al suo posto mons. Gallagher.

 

 

LA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE SMENTISCE COMMENTI AL FILM

THE PASSION OF THE CHRIST  DA PARTE DEL PAPA,

CHE HA POTUTO VISIONARE L’OPERA IN ANTEPRIMA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Giovanni Paolo II ha assistito a un’anteprima del film The Passion of the Christ, ma non ha commentato in alcun modo la pellicola. E’ un comunicato del direttore della Sala stampa della Santa Sede, Navarro Valls, a fare chiarezza delle indiscrezioni pubblicate giorni fa dal quotidiano statunitense “Wall Street Journal” circa un presunto commento del Papa sull’opera diretta e prodotta dal celebre attore e regista australiano Mel Gibson. Dopo essersi consultato con il segretario personale del Pontefice, l’arcivescovo Stanisław Dziwisz, Navarro Valls ha confermato che Giovanni Paolo II “ha avuto l’opportunità di visionare il film” - definito nel comunicato “una trasposizione cinematografica del fatto storico della Passione di Gesù Cristo secondo il racconto evangelico” - senza però commentarlo in alcun modo. “E’ abitudine del Santo Padre - afferma il direttore della Sala stampa vaticana - non esprimere giudizi pubblici su opere artistiche, giudizi che sono sempre aperti a diverse valutazioni di carattere estetico”.

 

Costato 25 milioni di dollari e interamente finanziato dalla “Icon”, la casa di produzione di Gibson (che aveva scritto il copione circa dieci anni fa insieme a Benjamin Fitzgerald), il film ha già sollevato prima della sua uscita – programmata negli Stati Uniti per il 25 febbraio - le critiche della comunità ebraica americana, per l’immagine che la pellicola offrirebbe delle autorità e del popolo ebraico dell’epoca. La trama – con l’interpolazione di alcuni flashback – racconta le ultime 12 ore di vita di Gesù, dall’agonia nell’Orto degli ulivi alla crocifissione sul Golgota. Molti degli esterni sono stati girati sullo sfondo rupestre dei Sassi di Matera, mentre negli studi romani di Cinecittà sono state ricostruiti l’antica Gerusalemme, il Tempio, il palazzo di Pilato e il cortile della flagellazione. A circa un mese dal suo debutto americano, Gibson ha superato - la notizia è di questi giorni - anche l’ultimo ostacolo legato alla distribuzione del film. La scelta di girare tutte le scene in aramaico e latino, giudicata alla stregua di una follia dagli addetti ai lavori, non ha impedito al regista di ottenerne l’uscita su 2000 schermi, ad opera della Newmarket Films. Un numero record se si considera che il kolossal Ritorno a Cold Mountain, pluricandicato ai Golden Globe e dato per favorito agli Oscar, ha esordito in America su 2.100 schermi.

 

In Italia, “La Passione di Cristo” esordirà il prossimo 7 aprile, distribuita dalla Eagle Pictures in 150 copie. Qualche parola ancora sugli attori: James Caviezel interpreta Gesù, Maia Morgenstern è Maria. Folto il gruppo degli attori italiani, tra i quali Monica Bellucci (Maria Maddalena), Sergio Rubini (il ladrone buono), Claudia Gerini (la moglie di Pilato), Rosalinda Celentano (Satana).

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IL CARDINALE KASPER SI RECHERA’ A MOSCA DAL 16 AL 20 FEBBRAIO PROSSIMI.

DURANTE IL SOGGIORNO, INCONTRERA’ IL PATRIARCA ORTODOSSO RUSSO,

ALESSIO II

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un viaggio a Mosca per incontrare la Chiesa cattolica locale e i vertici della Chiesa ortodossa, guidata dal Patriarca Alessio II. Lo compirà, il prossimo 16 febbraio, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, accogliendo l’invito della Conferenza dei vescovi della Federazione Russa. La visita - “animata anche da sentimenti di stima verso la Chiesa ortodossa russa”, come sottolinea un comunicato della Sala stampa vaticana - si protrarrà fino al 20 febbraio e consentirà al cardinale Kasper di intrattenersi a colloquio con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, oltre al metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche estere del Patriarcato di Mosca, “in vista del dialogo ecumenico tra le due Chiese”. Ad accompagnare il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, saranno mons. Brian Farrell e dal rev. padre Jozef M. Maj, rispettivamente segretario ed officiale del medesimo Dicastero.

 

 

V GIORNO DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

SUL TEMA: “LA PACE DI DIO E LA PACE DEL MONDO”

- Intervista con padre Giancarlo Bruni e con il vescovo Rino Fisichella -

 

“Vi do la mia pace... non come la dà il mondo (Gv 14,27) - Pace e violenza: la pace di Dio e la pace del mondo”. E’ il tema che accompagna il quinto giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’urgenza di un concreto cammino ecumenico, che proceda non solo sul confronto teologico o dottrinale, rappresenta un segno di speranza e un modello per un mondo che anela alla vera pace. Lo sottolinea padre Giancarlo Bruni, dell’ordine dei Servi di Maria, insegnante di Ecumenismo alla facoltà teologica del ‘Marianum’ a Roma e al Seminario di Scutari, in Albania. L’intervista di Fabio Colagrande.

 

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R. - Il fatto stesso di essere non pienamente uniti rischia veramente di indebolire il messaggio di riconciliazione e di pace; questo vale anche per l’Europa, alla ricerca della sua unità. Nonostante questa condizione di non piena unità, tuttavia, le Chiese possono offrire all’Europa qualcosa di molto importante: il camminare insieme, il parlarsi, il prendersi cura le une delle altre e, infine, un esserci camminando verso una diversità riconciliata. Questo segno è davvero un segno d’unità per l’Europa, unita ma rispettosa delle diversità. Le Chiese che camminano verso l’unità sanno che l’unità è nella differenza e queste differenze possono essere un segnale contro il rischio delle omologazioni imposte dal più forte e contro il rischio delle divisioni, che sono la ribellione del più debole.

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Al dialogo ecumenico, “contributo decisivo perché l’umanità superi le ragioni delle divisioni e dei conflitti”, ha rivolto il proprio pensiero anche Giovanni Paolo II, ieri nel corso dell’udienza generale. La ricerca dell’unità tra i cristiani registra una consistente espansione, ha sottolineato, “grazie ad opportune iniziative”. Pensando a questi “segni positivi”, dunque, non bisogna scoraggiarsi per le “difficoltà vecchie e nuove che s’incontrano”, ma affrontarle “con pazienza e comprensione”. A questo proposito Fabio Colagrande ha raccolto il commento del vescovo Rino Fisichella, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo e vescovo ausiliare di Roma.

 

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R. - Evidentemente permangono delle difficioltà, com’è comune, com’è normale nella vita di tutti i giorni. Sono difficoltà di diverso genere, più d’ordine teologico-dottrinale. Io penso, tuttavia, che il dialogo e la conoscenza di questi anni ha portato i cristiani ad un rispetto reciproco e ad una conoscenza molto più approfondita. Il segno di un cammino verso l’unità passa necessariamente dalla stima, dal rispetto e inevitabilmente anche dalla preghiera comune.

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LA CHIESA PROCLAMA I LEBBROSI “IMMAGINE DI DIO”

ED ESPRIME TUTTO IL SUO RISPETTO E STIMA PER OGNI ESSERE UMANO

CHE PORTA IL TORMENTO DELLE INDELEBILI FERITE:

COSI’ IL CARDINALE LOZANO BARRAGAN,

NEL MESSAGGIO PER LA 51.MA GIORNATA MONDIALE DELLA LEBBRA

- Il servizio di Barbara Castelli -

 

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La Chiesa deve continuare a tendere una mano ai lebbrosi, suoi figli doppiamente colpiti, “dalla malattia fisica e dai pregiudizi sociali che conducono ad una umiliante emarginazione”. Lo ricorda il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, nel suo messaggio per la 51.ma Giornata Mondiale della Lebbra, domenica 25 gennaio 2004.

 

Ricordando l’impegno di tanti eroici religiosi, religiose, sacerdoti e laici impegnati in questo settore, il porporato ha tratteggiato i drammatici contorni numerici di un morbo non ancora debellato. Secondo quanto riferiscono i dati 2003 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, nell’anno appena trascorso sono stati denunciati 620.000 nuovi casi, concentrati soprattutto in India; a questi poi vanno aggiunti 2 - 3 milioni di persone che in conseguenza del morbo di Hansen portano menomazioni permanenti sul proprio corpo. Molto è stato fatto in questi ultimi anni, ma molto resta ancora da fare: da qui la necessità di un impegno comune nella lotta alla lebbra.

 

E’ proprio in questo contesto che si inserisce anche l’operato della Chiesa. Seguendo l’esempio di Giovanni Paolo II, sottolinea il cardinale Lozano Barragan nel messaggio, la comunità ecclesiale deve incoraggiare e accompagnare “la ricerca scientifica, indicando agli specialisti i contenuti valoriali da rispettare, affinché non si perda di vista l’unità e la dignità della persona, soprattutto nella sperimentazione”; “formare operatori capaci di seguire il travaglio spirituale non soltanto dei malati ma anche dei professionisti impegnati in prima persona”; e, infine, “convogliare le energie per offrire nuovi servizi più adeguati ai bisogni reali della gente”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche alcuni vescovi francesi in visita ad Limina: mons. Emile Marcus, arcivescovo di Toulouse, mons. Piere-Marie Carré, arcivescovo di Albi e mons. Maurice Fréchard, arcivescovo di Auch. E sempre oggi sono stati ricevuti dal Papa il cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, mons. Karl Josef Romer e mons. Francesco Di Felice, rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la situazione nel tormentato Iraq, segnato nelle ultime ore da nuovi attacchi ed agguati, che hanno provocato numerose vittime.

 

Nelle vaticane, il saluto di Giovanni Paolo II al presidente di Malta. 

Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, in rilievo il Forum di Davos, sottolineando che l'Unicef ha chiesto 85 milioni di dollari per combattere la malnutrizione.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Irene Iarocci sull'epistolario di Francesco Saverio, in cui spicca una cronaca vivace del mondo orientale nel Cinquecento.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 gennaio 2004

 

L’ONU LANCIA L’ALLARME PER LA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR:

MIGLIAIA DI CIVILI IN FUGA DALLA GUERRA

- Intervista con Donatella Massai -

 

 

E’ dall’inizio dello scorso anno che nella desertica regione occidentale sudanese del Darfur si sono intensificati i combattimenti tra truppe governative e ribelli che accusano Khartoum di voler isolare la zona. Un conflitto che, secondo gli esperti, potrebbe destabilizzare gravemente tutto il Sudan che cerca faticosamente di uscire da decenni di guerra civile. E la situazione umanitaria nel Darfur si aggrava sempre più: le Nazioni Unite e le agenzie sul posto lanciano l’allarme. Servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Nel Darfur non si può più parlare soltanto di crisi umanitaria quanto di vera e propria emergenza. Gli scontri in atto in questa regione occidentale del Sudan, fanno sapere le agenzie dell’Onu e le organizzazioni non governative presenti sul posto, stanno facendo crescere il flusso dei civili che cercano di sfuggire ai combattimenti tra truppe governative e i due movimenti ribelli attivi nell’area. Un milione sono gli sfollati interni, 95 mila quelli che hanno cercato riparo nel confinante Ciad. Decine di migliaia di uomini, donne e bambini che camminano per giorni e giorni nel deserto. Arrivano nei campi stremati, senza nulla, dopo aver visto messi a ferro e fuoco i loro villaggi. Nei due campi della città di Nyala, nel Darfur stesso, si riesce a assicurare l’assistenza medica, soprattutto ai bambini gravemente malnutriti, ma ora le autorità sudanesi stanno a forza trasferendo altrove gli sfollati, in luoghi dove non si riesce a far fronte all’urgenza sanitaria. Nei campi oltre il confine sudanese ad assicurare l’aiuto ai rifugiati sono alcune equipe di Medici Senza Frontiere. Donatella Massai è la coordinatrice delle operazioni in Ciad di Msf Belgio.

 

R. – In questo ultimo fine settimana si sono ricominciati a sentire i bombardamenti dall’altra parte del confine e, di conseguenza, abbiamo cominciato a ricevere molti feriti gravi. Molti altri, purtroppo, non hanno la possibilità di raggiungere i nostri centri di salute. La situazione si sta ogni giorno aggravando.

 

Dallo scorso aprile si sono iniziati a registrare in Ciad i primi grandi arrivi di rifugiati ma è soprattutto a dicembre che il flusso si è intensificato, a causa della rottura dei colloqui di pace tra il governo di Khartoum e il gruppo ribelle Spla, Esercito di liberazione del Sudan, un movimento di autodifesa creato dalla popolazione del Darfur per rispondere agli attacchi di milizie islamiche. Ancora la Massai:

 

R. – I primi profughi continuavano a poter portare i loro animali, i loro averi e quel poco che comunque in queste regioni africane le persone possiedono. La seconda grossa ondata di partenze è stata verso settembre, quando già le condizioni si degradano. Essendo le tribù del Ciad più o meno della stessa etnia di quelle del Sudan all’inizio c’è stata una grande ospitalità fra i due popoli. Ma alla fine i mezzi erano talmente limitati che i ciadiani non hanno più potuto aiutare i rifugiati. Quindi, la situazione si è deteriorata. L’ultima ondata è stata a fine dicembre, quando 30 mila nuove persone sono praticamente arrivate senza niente, famiglie completamente separate, in fuga a causa dei forti combattimenti.

 

Secondo alcuni analisti per risolvere la crisi in Darfur è necessaria una soluzione politica basata sulla decentralizzazione dei poteri e su un’equa distribuzione di risorse. Ciò a quale si oppone il governo che intende sconfiggere la ribellione usando tutti i mezzi a sua disposizione.

 

R. – Il conflitto iniziale è un conflitto tra tribù stanziali, dedite all’agricoltura, e le tribù nomadi con animali. Questo è sempre stato il conflitto di base. A questo si è aggiunto un conflitto, non solo etnico, ma anche di tipo politico e, probabilmente, un tentativo da parte del governo di prendere il controllo, forse, di questa zona.

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DA OGGI NEI CINEMA IN ITALIA L’ULTIMO ATTO DEL “SIGNORE DEGLI ANELLI”,

TRATTO DALLA CELEBRE TRILOGIA DI TOLKIEN

- Intervista con Andrea Mondoa -

 

 

E’ da oggi nelle sale italiane il film “Il ritorno del re”, terza parte della trilogia tratta dal celebre romanzo di Tolkien, “Il Signore degli anelli”. Una pellicola che, come le due precedenti, si prepara ad un grande successo di pubblico, anche in Italia. Del grande fascino esercitato dalla storia de “Il Signore degli anelli”, Debora Donnini ha parlato con Andrea Mondoa, autore assieme a Saverio Simonelli di due saggi su Tolkien.

 

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R. – C’è il fascino di ogni storia che è incentrata sul libero arbitrio; sul fatto che l’uomo è posto sempre di fronte a delle scelte e quindi anche di fronte a delle tentazioni. E di tutte, forse, il potere è la tentazione più forte. Questa storia ci mostra che si può resistere alle tentazioni e siccome questo è presentato con umiltà, perché gli hobbit  sono uomini semplici, con molti problemi e non sono potenti, diventa tutto credibile: il lettore si identifica e vive questa esperienza sentendola molto vicina a sé. Ma qual è la virtù di Frodo e degli hobbit? Che sono disponibili. Ma a che cosa sono disponibili? Questo lo si legge in controluce continuamente nel romanzo: sono disponibili alla grazia; si prestano ai disegni della Provvidenza, che non conoscono perfettamente ma ai quali si affidano. In questo senso, la figura di Gandalf, il mago che suggerisce ma non impone mai, è molto significativa.

 

D. – Questo può essere, appunto, uno degli elementi di fascino di quest’opera per i giovani?

 

R. – Direi proprio di sì. Questo perché il giovane non è solo colui che vuole affermare se stesso, ma colui che soffre perché, seguendo il mito dell’autoaffermazione, certe volte si trova di fronte agli smacchi della vita: la vita è dura, la vita non realizza tutti i nostri desideri. Questa storia ci racconta allora che aprendosi a qualcosa di trascendente - all’amicizia, che è il canale di questo mistero – perdendosi, paradossalmente ritrova se stesso. L’apertura, il senso che l’uomo, la realtà non può essere tutto quello che si vede e basta, ma che ci deve essere qualcosa di più, è uno degli aspetti più interessanti di questa grande opera fantasy.

 

D. – E secondo lei, il film in qualche modo questo riesce a trasmetterlo?

 

R. – Sì, il film riesce a trasmettere questi significati profondi, che sono sottotraccia nel romanzo di Tolkien, nonostante ovviamente prediliga più l’azione ed i momenti spettacolari. Il regista, Peter Jackson, ha però colto questi significati e direi che in due o tre momenti li ha esplicitati anche più di Tolkien.

 

D. – Interessante il rapporto che c’è fra Frodo e Smeagol-Gollum ...

 

R. – Certamente il rapporto tra Gollum e Frodo è uno dei temi fondamentali di tutta l’opera. E’ la prova che, al di là di quello che si è detto con qualche critica un po’ frettolosa, il romanzo di Tolkien è cristiano ed è profondamente antimanicheo. Non ci sono buoni e cattivi divisi in maniera netta. Gollum è un hobbit, quindi appartiene ad una razza pacifica, che cade però nella tentazione e si perde; talmente si perde che non sa più il suo vecchio nome di Smeagol. La cosa bella è che Frodo, che avrebbe tutte le ragioni per diffidare e per odiare Gollum, non lo punisce mai, non lo uccide mai ma ne ha pietà. E questo perché in qualche modo si riconosce in Gollum: tutte e due hanno portato l’anello; Frodo lo sta portando e quindi si immedesima in qualche modo in lui e – tra virgolette – lo ama e lo perdona. Questa sarà la molla – narrativamente parlando – che permette la soluzione finale – positiva - di tutta la vicenda.

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CHIESA E SOCIETA’

22 gennaio 2004

 

NOVANTA MILIONI DI BAMBINI IN TUTTO IL MONDO VIVONO PER STRADA

 TRA MISERIA E VIOLENZE: E’ LA GRAVE DENUNCIA DELL’AGENZIA FIDES

SULLA SCORTA DI UN DOSSIER REALIZZATO DAI MISSIONARI COMBONIANI

- A cura di Flaminia Caldani -

 

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CITTA’ DEL VATICANO.= Sono circa 90 milioni i bambini in tutto il mondo, che popolano le strade, costretti a vivere nella miseria, sfruttati e umiliati. La maggioranza dei governi dei Paesi interessati da questa piaga tende ad ignorare il fenomeno. E’ il nuovo allarme infanzia lanciato ieri dall’agenzia vaticana Fides. Ma a sollevare inizialmente la questione, sono stati i missionari comboniani spagnoli, che hanno verificato sul campo l’ampiezza di questa terribile realtà. I dati che emergono sono sconvolgenti: i bambini di strada sono 40 milioni in America Latina, 10 milioni in Africa. Numerosi anche in Asia, dove solo in India sono più di 18 milioni, anche se non mancano casi in Europa, in particolare in Romania. Secondo i missionari, questa è “una delle maggiori tragedie, per non dire vergogne, della società moderna”. L’aspetto più preoccupante, sottolineato dalla Fides, oltre al generale atteggiamento d’indifferenza, è che molti governi, in Africa, in Asia come in America Latina, tendono a perseguire i minorenni, che vivono per le strade, come delinquenti.

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I RICHIEDENTI ASILO IN EUROPA SPESSO E VOLENTIERI COSTRETTI DAI GOVERNI

IN LUOGHI DI DETENZIONE PER SCORAGGIARE L’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA:

LO DENUNCIA L’UFFICIO INTERNAZIONALE DEI GESUITI PER I RIFUGIATI

 

ROMA.= Sempre più spesso i richiedenti asilo in Europa vengono posti in luoghi di detenzione. La denuncia arriva dall’Ufficio internazionale dei Gesuiti per i rifugiati (JRS), che sottolinea come tali pratiche costrittive avvengano in spazi chiusi, dove non c’è libertà di movimento, oppure in spazi aperti, dove si respira però un’atmosfera di prigionia. “I governi lo fanno perché vogliono scoraggiare gli immigrati per motivi economici che usano il canale dell’asilo ed anche perché vogliono apparire severi al loro elettorato”, ha dichiarato John Dardis, direttore del JRS Europa. “Noi riteniamo che sia un modo ingiusto di trattare le persone che richiedono asilo”, persone che possono essere scappate per sfuggire alla tortura, alla minaccia di morte, ad abusi contro i diritti umani. Quando vengono posti in detenzione, sono perseguitati una seconda volta e questa volta al fine di mettere in atto una politica contro gli  immigrati irregolari. Ancor peggio, quando vengono detenuti in centri simili a prigioni, sono persino criminalizzati. Anche le condizioni di detenzione preoccupano il JRS. Dopo una recente visita ad  un Centro, il JRS Europa ha espresso le sue preoccupazioni: “Mi ha scioccato trovare 40 o 50 richiedenti asilo trattenuti in uno spazio molto piccolo, autorizzati ad uscire per fare un po’ di movimento in un cortile chiuso e per un tempo molto limitato durante il giorno”, ha riferito John Dardis. “Richiediamo con forza che i governi e i politici, considerandolo un valore fondamentale, trovino il modo di proteggere gli esseri umani e di stabilire un sistema di asilo più umano”. Il lavoro del JRS in Germania, Austria, Belgio, Malta, Regno Unito - ma anche altrove - si concentra sul supporto legale da fornire ai detenuti e sulle visite ai rifugiati in stato di detenzione. (R.G.)

 

 

CRESCE L’ALLARME PER IL “VIRUS H5N1” CHE IN ALCUNI PAESI ASIATICI

 STA UCCIDENDO MILIONI DI VOLATILI. SECONDO L’OMS E’ SEMPRE PIU’

ALTO IL RISCHIO DI TRASMISSIONE ALL’UOMO

 

GINEVRA.= L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha lanciato l’allarme sull’aumento del rischio di trasmissione dell’influenza aviaria all’uomo grazie ad una mutazione del virus ora riscontrato in un quinto Paese, la Tailandia. Intanto, il Giappone ha deciso di bloccare tutte le importazioni di pollame tailandese. Bob Dietz, portavoce dell'Oms, ha affermato: “siamo sempre più preoccupati nel vedere infezioni dovute al virus H5N1 manifestarsi negli allevamenti di nuovi Paesi”. Per Dietz “è impossibile prevedere una data ma aumentano le possibilità di un’evoluzione del virus e della sua trasmissione alla popolazione umana”. In Vietnam il virus ha attaccato anche l’uomo, uccidendo cinque persone. Nello stesso Vietnam ed in Corea del Sud, Giappone e Taiwan, milioni di volatili sono morti a causa dell’influenza dei polli nelle ultime tre settimane. (A.G.)

 

 

RAFFORZARE LA SOLIDARIETA’ TRA I FEDELI AL SERVIZIO DEL VANGELO E DEI BISOGNOSI: CON QUESTA ESORTAZIONE SI E’ CONCLUSO IERI IN GUINEA BISSAU

 IL QUINTO INCONTRO DEI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI

 DELLE CHIESE DI LINGUA PORTOGHESE

 

BISSAU.= Promuovere un maggiore scambio nella formazione dei futuri sacerdoti e avviare nuove iniziative di solidarietà tre le Chiese di lingua portoghese: sono queste alcune delle proposte emerse nel quinto incontro dei presidenti delle conferenze episcopali delle Chiese lusofone (di lingua portoghese) conclusosi ieri a Bissau, capitale della Guinea Bissau. Nell’incontro si è inoltre messo l’accento sulla valorizzazione dei progetti di sostegno alle radio cattoliche, intese come strumenti essenziali nella diffusione del Vangelo e, ancora, sull’educazione popolare e lo sviluppo dei diritti umani. All’assise hanno preso parte 8 vescovi provenienti da Guinea Bissau, Angola, Portogallo, Brasile e Capo Verde che hanno analizzato la situazione sociale e pastorale nei propri Paesi. Tra le principali preoccupazioni condivise dai vescovi ci sono la fame, la miseria e la diffusione dell’Aids, ma anche la scarsa fiducia delle popolazioni nelle istituzioni sociali, educative e politiche. “In conclusione – afferma nel comunicato finale - nonostante le limitazioni”, resta nella mente di tutti “un grande sentimento di speranza e un ardore missionario” capace di “trasformare le difficoltà in opportunità”, con un “coinvolgimento sempre maggiore dei cristiani delle varie Chiese”. Il prossimo incontro si terrà nel gennaio 2005 in Mozambico. (A.G.)

 

 

NON FOCALIZZARE TUTTA L’ATTENZIONE SULL’IRAQ, MA IMPEGNARSI A LIVELLO GLOBALE PER COMBATTERE FAME, POVERTA’ E AIDS: COSI’, IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN, CHE IERI A BADEN-BADEN

HA RICEVUTO IL PREMIO 2003 DEI MEDIA TEDESCHI

 

BADEN-BADEN.= Nel 2004, l’attenzione del mondo non si concentri esclusivamente sull’Iraq: è l’invito alla comunità internazionale espresso dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che ieri a Baden-Baden - nella Germania sud orientale - ha ricevuto il premio dei media tedeschi 2003. Nel discorso di ringraziamento, Annan ha messo in guardia contro lo “scontro delle culture” e le azioni militari unilaterali in nome del diritto all'autodifesa. La laudatio è stata tenuta dall'ex presidente americano Bill Clinton, anch’egli insignito del prestigioso riconoscimento nel 1999. Il segretario generale dell'Onu ha sottolineato la necessità di rafforzare la lotta alla povertà e all'Aids passata in secondo piano con la guerra in Iraq. “Senza la pace – ha detto ancora Annan – non ci sarà la sicurezza neanche per i più privilegiati fra di noi, in un mondo diviso fra estremi di ricchezza e povertà salute e malattia, sapere e ignoranza, libertà e oppressione”. (A.G.)

 

 

UNA VITA PER LA MUSICA: SI E’ SPENTO ALL’ETA’ DI 52 ANNI, ROBERTO FRANCHINA, APPREZZATO AUTORE DI PROGRAMMI MUSICALI PER LA RADIO VATICANA.

DOMANI MATTINA I FUNERALI NELLA CHIESA DELL’OSPEDALE ROMANO SAN CAMILLO

- A cura di Marco Guadagnini -

 

ROMA.= Si è spento ieri a Roma, all’età di 52 anni, Roberto Franchina in seguito ad un ictus cerebrale. Nato in Francia da un diplomatico italiano, Franchina era uno dei più autorevoli autori di programmi musicali per la Radio Vaticana. Ha formato la sua cultura musicale dapprima attraverso la chanson francese ed il ricchissimo panorama jazzistico parigino, dilatando poi i suoi interessi – oltre all’amatissimo jazz – al soul, al blues, alla musica leggera d’autore e al folk. Stabilitosi in Italia, ha messo a frutto la sua esperienza alla Rai e alla Radio Vaticana, dove tra l’altro ha contribuito alla realizzazione di un ambizioso progetto di jam sessions dal vivo coi principali esponenti del jazz italiano che si è tradotto in una serie di programmi radiofonici offerti all’Unione Europea di Radiodiffusione e trasmessi in Europa, Australia e Giappone. I funerali saranno celebrati domani, alle ore 11, presso la Chiesa dell’Ospedale San Camillo de Lellis.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 gennaio 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

“Il  Patto di  stabilità è  cruciale e deve essere rispettato integralmente”. Lo raccomanda la Banca centrale europea precisando l’importanza anche per la crescita e lamentando le oscillazioni dell’euro  degli ultimi mesi. La Bce denuncia che  tra il 1998 ed il 2003 Germania, Francia e Italia hanno accusato il “deterioramento di bilancio più marcato”. Così la Bce interviene nella disputa tra il Consiglio dei ministri delle finanze e la Commissione. L’Ecofin, a novembre scorso, aveva assolto Francia e Germania sotto accusa per il deficit eccessivo, mentre l’esecutivo comunitario, che chiedeva sanzioni, ha annunciato il ricorso all’Alta Corte. Il nostro servizio:

 

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L’Italia, presidente di turno al momento della decisione dell’Ecofin, ha difeso l’idea di flessibilità delle regole da applicare al Patto. E il ministro Frattini, intervenuto proprio oggi al Senato sul passato semestre, dice che il ricorso della Commissione non aiuta soprattutto “nell'attuale quadro negoziale sulla Costituzione europea”. Torna il nodo della Carta costituzionale, che doveva essere un successo dell’Italia ma Frattini ripete che “sarebbe stato accordo di facciata”. La questione resta ingombrante per l’attuale presidenza irlandese che ha promesso incontri serrati per una qualche formula da presentare al prossimo Consiglio europeo a marzo. Ma intanto, sembra prendere corpo l’ipotesi dell’Europa a due velocità, viste  le manovre a tre fra Gran Bretagna, Francia e Germania. Ieri hanno confermato l’incontro dei ministri degli esteri, anche se  solo dopo l’annuncio del Financial Times, e il 18 febbraio hanno appuntamento i rispettivi premier. Frattini mette in guardia da “un direttorio” di alcuni paesi, “un nucleo divisivo che metterebbe in pericolo l'unità  europea”. Gli fa eco Giulio Andreotti: “E’ sbagliato il triopolio, l’imminente riunione è un fatto grave che offende l’Irlanda”. E sulla costituzione il senatore a vita raccomanda di non avere fretta lamentando  la poca prudenza  avuta quando fu siglato il trattato di  Maastricht. Romano Prodi non ha mai sposato l’ipotesi di un motore forte, però, il presidente della Commissione ha spesso riconosciuto che l’Europa non può marciare al ritmo del binario più lento. Restano le esperienze dell’euro, di Schengen e i primi passi in tema di difesa, ma restano  anche tutte le incognite del prossimo tavolo a 25.

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Guerriglieri a  bordo di un’auto hanno attaccato oggi un posto di controllo  della polizia vicino alla città irachena di Falluja uccidendo  tre poliziotti e ferendone cinque. Ieri quattro  irachene che  lavoravano in una base americana a ovest di Baghdad e due soldati americani erano stati uccisi in due diversi episodi di violenza a ovest e a nord di Baghdad. Intanto, il  presidente di turno del Governo Provvisorio iracheno, Adnan Pachachi, si dice convinto che il futuro elettorale dell'Iraq è nelle mani delle Nazioni Unite o quasi. Avrà  un fortissimo peso, dunque, la missione che l'Onu si appresterebbe a compiere nel paese arabo per capire se le elezioni politiche possono essere indette in meno di tre mesi. Kofi Annan ha chiarito che nel caso in cui le elezioni non risultassero possibili, si studieranno  le alternative e i suggerimenti da dare per fare progredire il processo elettorale.

 

“Non sono sul punto di dimettermi”. Lo ha dichiarato stamani il premier israeliano, Ariel Sharon, dopo l’incriminazione per corruzione dell’imprenditore David Appel, accusato di aver tentato di corrompere, nel 1998, l’attuale primo ministro dello Stato ebraico. Diversi esponenti dell’opposizione, tra i quali Shimon Peres, hanno chiesto alla Knesset un voto di sfiducia contro Sharon e, secondo un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano Maariv, la maggioranza degli intervistati ritiene che il premier dovrà dimettersi se sarà dimostrato che ha violato le leggi.

 

“Ci siamo posti la priorità di avere elezioni libere e competitive”. E’ l’obiettivo espresso dal presidente della repubblica islamica dell’Iran, Mohammad Khatami, nel corso della conferenza stampa tenutasi a Davos, nell’ambito del Forum economico. Sulla possibilità che il Paese rinunci alle proprie ambizioni nucleari, Khatami ha sottolineato come “il governo di Teheran si sia sempre opposto alla costruzione di armi di distruzione di massa” ma ha rivendicato  il diritto di utilizzare, al pari degli altri Paesi, le tecnologie moderne.

 

Quello di Khatami è stato il più lungo degli interventi delle varie personalità convenute al 34.mo Forum economico mondiale di Davos. Ma sulle tematiche in discussione, dalla località elvetica ascoltiamo il servizio di Mario Martelli:

 

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Iraq ed Afghanistan, sulla base del tema di sicurezza e prosperità del Forum, rimarranno in primo piano, con l’intervento del presidente del Pakistan, Musharraf, ed in particolare con quello del vicepresidente americano Dick Cheney. Quest’ultimo, secondo informazioni che giungono dagli Stati Uniti, si preoccupa principalmente di ottenere dagli europei una maggiore collaborazione per migliorare la situazione in Iraq, con la speranza di trasformarlo in uno Stato prospero e democratico. Cheney dovrà parlare anche dell’evoluzione della situazione dell’economia americana e, a conclusione della sua visita in Svizzera, si recherà poi a Roma. L’assenza della maggior parte delle personalità dell’America Latina lascia spazio a Davos al presidente ecuadoriano Gutierrez, il quale si porta appresso  le preoccupazioni per le manifestazioni dei suoi contestatori in patria.

 

Tornando all’Iraq, è infine da rilevare l’annuncio del mancato arrivo dell’amministratore americano Paul Bremer, trattenuto a New York da impegni più importanti.

 

Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.

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In Italia, l'ex Imam della Moschea di Gallarate, in Lombardia, il marocchino Mohamed el Mahfoudi, è stato condannato a un anno e quattro  mesi  mentre il giudice ha assolto il tunisino Chabaane  Trabelsi. Erano stati  accusati di associazione per delinquere finalizzata al fiancheggiamento del gruppo Salafita  di Predicazione e Combattimento, ritenuto vicino ad Al Qaeda.

 

Il governo indiano avvia colloqui di pace con i gruppi ribelli della contesa regione del Kashmir. Oggi a New Delhi è fissato l’incontro tra il vicepremier e una delegazione di cinque leader separatisti kashmiri.  Da New Delhi ci riferisce Maria Grazia Coggiola:

 

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E’ difficile che l’incontro tra Advani, un falco del governo indiano e l’ala moderata degli indipendentisti kashmiri possa portare dei risultati concreti, ma almeno servirà a rompere il ghiaccio. E’ la prima volta da quando è iniziata l’insurrezione, 14 anni fa, che il governo indiano incontra rappresentanti del cartello dei diversi gruppi separatisti attivi nella regione himalayana del Kashmir. L’incontro va inquadrato nel nuovo clima di disgelo tra India e Pakistan, avviato qualche settimana fa, al summit dei Paesi del sud dell’Asia e Islamabad. Mentre il governo indiano è cauto, i separatisti kashmiri guidati da Maulana Basansari, nuovo presidente del cartello sono  abbastanza entusiasti e sperano di avere in futuro un ruolo nel processo di pace. Tra le loro richieste immediate c’è il rilascio di prigionieri politici, il ritorno dei militanti kashmiri in esilio e il ritiro dell’esercito indiano da alcune aree ad uso civile. Di sicuro non usciranno dall’incontro completamente a mani vuote, anche perché dai risultati del colloquio dipende il coinvolgimento degli altri gruppi separatisti che per ora non hanno accettato l’offerta del governo indiano. Lo stesso cartello è spaccato in due e il Pakistan, ad esempio,  riconosce solo l’ala più dura.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Il presidente dello Zimbabwe Mugabe ha accettato di intavolare colloqui formali con l'opposizione di Harare. Lo ha comunicato oggi il presidente sudafricano Thabo Mbeki a una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Gerhard Schröder, in visita in Sudafrica.

 

 

 

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