RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 20  - Testo della Trasmissione di martedì 20 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Educare alla pace senza cedere alla sfiducia: così Giovanni Paolo II, rivolto al personale addetto alla sicurezza in Vaticano

 

Le religioni lavorino per pacificare i popoli: l’invito del Papa ai 30 delegati del Comitato di collegamento islamo-cattolico riunito in Vaticano

 

Nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani una riflessione sulle relazioni tra cattolici e anglicani: con noi padre Donald Bolen

 

Le situazioni di bisogno in Iraq ed India al centro dell’Assemblea della Roaco, a Roma: ai nostri microfoni mons. Francesco Brugnaro.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Elezioni nell’Iowa: le prime preferenze sui candidati democratici, da cui emergerà lo sfidante di Bush. Nota di Empedocle Maffia

 

I principali temi di attualità politica in Italia affrontati dal cardinale Ruini, in apertura del Consiglio permanente della Cei

 

Domani in anteprima, all’Auditorium “Parco della musica” di Roma, il film “Il Ritorno del Re”, che conclude la trilogia de “Il Signore degli anelli”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il 26 gennaio a Londra lancio del piano  dei vescovi d’Inghilterra e Galles per rilanciare il ruolo della parrocchia a favore della famiglia

 

All’Europarlamento oggi Giornata di solidarietà della gioventù.

 

Promozione umana, giustizia e pace fanno parte della predicazione del Vangelo: lo ha sottolineato stamane il cardinale Renato Martino agli alunni dell’Almo Collegio Capranica a Roma

 

Spazio: Spirit  raddoppia la passeggiata sul suolo marziano

 

In Polonia è a rischio una delle foreste più antiche del continente

 

La Mostra di fotografia “Un mondo possibile-le vie di sviluppo”, a Torino fino al 4 febbraio

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora manifestazioni in Iraq contro i piani di transizione dei poteri Usa

 

Arresti in Cisgiordania e case demolite al confine con l’Egitto

 

Il caso Parmalat approda a Bruxelles, dove l’Ue elabora nuove direttive antitruffa.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 gennaio 2004

 

        

EDUCARE ALLA PACE SENZA CEDERE ALLA SFIDUCIA:

COSI’ GIOVANNI PAOLO II AL PERSONALE

DELL’ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA IN VATICANO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Credere all’obiettivo della pace ed educare l’uomo a raggiungerlo, senza cedere a fatalistiche rassegnazioni che l’efferata violenza del terrorismo potrebbe indurre. E’ stata una vigorosa esortazione - e insieme un attestato di apprezzamento e di stima per la delicatezza del lavoro svolto - quella indirizzata da Giovanni Paolo II ai dirigenti e al personale dell’Ispettorato generale di Pubblica sicurezza, incaricato della sorveglianza e della tutela del Vaticano. “Mentre viene intensificata con ogni mezzo l’azione di vigilanza – ha detto il Papa ai circa 130 presenti all’udienza nella Sala Clementina - appare ogni giorno più urgente l’impegno di educare alla pace:

 

“Il vostro compito è diventato più complesso negli ultimi anni, perché episodi di efferata violenza terroristica hanno fortemente scosso la sicurezza delle nostre città”.

 

Nonostante ciò, il Pontefice ha ribadito - come già affermato nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno – che formare l’umanità alla pace resta una priorità, ora che le “non poche situazioni drammatiche del nostro tempo” rischiano di far “cedere al fatalismo”, come se “la pace fosse un traguardo quasi impossibile da raggiungere”:

 

“Non bisogna soccombere a tale tentazione! L’educazione alla pace, con tutte le sue concrete esigenze, deve continuare ad essere oggetto dell’impegno incessante di tutti”.

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NONOSTANTE LE TRAGEDIE CHE COLPISCONO IL MONDO

LE RELIGIONI LAVORINO PER PACIFICARE I POPOLI.

L’INVITO DEL PAPA AI MEMBRI DEL COMITATO DI COLLEGAMENTO ISLAMO-CATTOLICO

- A cura di Alessandro De Carolis

 

La pace, un obiettivo che deve vedere in prima linea le grandi religioni del mondo unite in dialogo. Giovanni Paolo II ha parlato ancora della pace internazionale nel ricevere questa mattina i trenta rappresentanti del Comitato di collegamento islamo-cattolico, impegnati ieri e oggi a Roma nel loro IX Congresso annuale. Nel ringraziare il Comitato per il suo lavoro di raccordo tra la cattolicità e l’Islam, il Papa ha affermato che “ancor più necessario” oggi “convincere le persone che la pace è possibile”, di fronte a tragedie “che continuano ad affliggere l’umanità”. “Incoraggio voi, e tutti i leader delle religioni – ha concluso Giovanni Paolo II – a promuovere una cultura di dialogo, di reciproca comprensione e rispetto”.

 

 

ALTRE UDIENZE E RINUNCIA

 

Nel corso della mattinata, il Santo Padre ha ricevuto anche mons. Giovanni Battista Morandini, arcivescovo titolare di Numidia, nunzio apostolico in Corea e Mongolia, ed il Maestro Gilbert Levine, con la consorte ed i figli.

 

Il Papa ha inoltre accettato stamane la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Shkodrë (Scutari) in Albania, presentata da mons. Zef Simoni, vescovo titolare di Bararo, per raggiunti limiti di età.

 

 

NELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI:

UNA RIFLESSIONE SULLE RELAZIONI TRA CATTOLICI E ANGLICANI

- Intervista con il reverendo Donald Bolen -

 

In un mondo assetato di pace, è “urgente che le comunità cristiane annuncino il Vangelo in modo concorde”. Così, all’Angelus di domenica scorsa, Giovanni Paolo II ha messo l’accento sullo spirito che deve contraddistinguere questa Settimana dedicata alla preghiera per l’unità dei Cristiani. Un momento forte di riflessione e raccoglimento che invita i Cristiani delle diverse confessioni a pregare intensamente il Signore, affinché rafforzi il comune impegno per la loro piena unità. La Settimana di preghiera si chiuderà domenica prossima 25 gennaio con la celebrazione ecumenica dei Vespri presieduta a nome del Santo Padre dal cardinale Walter Kasper, nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali. Ma soffermiamoci ora sullo stato delle relazioni tra Anglicani e Cattolici: Giovanni Peduto ha intervistato il reverendo Donald Bolen, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani, incaricato per i rapporti con gli anglicani:

 

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R. – Le relazioni tra Anglicani e Cattolici, nel corso del 2003, sono state caratterizzate da segni di promessa, ma hanno anche rivelato l’emergere di nuovi ostacoli. Sul fronte operativo si sono stabilite buone relazioni con l’arcivescovo di Canterbury, il dottor Rowan Williams. L’arcivescovo è venuto in Vaticano per la sua prima visita ufficiale lo scorso ottobre.

 

D. – Quali difficoltà sono emerse nel dialogo fra Cattolici e Anglicani?

 

R. – Le difficoltà nelle relazioni tra Anglicani e Cattolici sono legate alle decisioni di due province anglicane, e cioè l’autorizzazione di un rito di benedizione per coppie dello stesso sesso e la consacrazione all’episcopato di un uomo che vive apertamente una relazione omosessuale. Sono state contrastate da leader anglicani in tutto il mondo, ma a causa dell’autonomia legislativa delle singole province anglicane, sono comunque state ratificate. In seguito a ciò, la Comunione anglicana sta attraversando un periodo di turbamento nel pericolo di dividersi a causa di queste questioni.

 

D. – Queste difficoltà sono state discusse al livello di vertici, sia cattolici sia anglicani?

 

R. – Sì. Quando l’arcivescovo è stato in Vaticano, queste problematiche sono state discusse in modo amichevole ma franco. Ed è stata chiaramente espressa l’opposizione cattolica riguardo alle due decisioni.

 

D. – Come si prospetta il futuro?

 

R. – Mentre il nostro dialogo teologico continuerà, l’incontro di una seconda Commissione internazionale che avrebbe dovuto studiare e mettere in luce il grado di fede che condividiamo, quest’anno non avrà luogo. Nel frattempo, l’arcivescovo di Canterbury ha chiesto che sia costituita una Commissione ‘ad hoc’ tra Anglicani e Cattolici per iniziare uno studio sulle dichiarazioni congiunte emerse dal nostro dialogo teologico, per cercare indicazioni che offrano una via per la Comunione anglicana, in questo momento critico della sua storia. Certamente, questo è un segno di speranza.

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LA SITUAZIONE IN IRAQ E IN INDIA AL CENTRO DELLA RIFLESSIONE

DELLA ROACO RIUNITA A ROMA PER LA 70.MA ASSEMBLEA GENERALE

- Intervista con mons. Francesco Brugnaro -

 

La situazione nell’Iraq del dopo Saddam Hussein e la realtà cristiana in India sono i temi centrali all’attenzione della 70.ma Assemblea generale della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, iniziata ieri a Roma, presso la sede del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani. Costituita in seno alla Congregazione per le Chiese orientali, la Roaco è formata da agenzie e organismi assistenziali di diversi Paesi. Si riunisce in Assemblea due volte l’anno a gennaio e giugno. Ma torniamo ai contenuti dell’assemblea generale, che si concluderà il prossimo 24 gennaio, con mons. Francesco Brugnaro, intervistato microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Nella sessione di giugno del 2003 si è ascoltata la presentazione fatta da mons. Warduni, a nome della Conferenza dei vescovi dell’Iraq e del nunzio Filoni, appena conclusa la grave emergenza della guerra. Quindi, i problemi riguardavano l’assistenza immediata e i soccorsi urgenti. Ora che invece la situazione lentamente sta assumendo un carattere di normalità, si desidera sapere quali sono invece i progetti più urgenti sia di ordine sanitario e di soccorso alla popolazione, sia soprattutto di aiuto alle varie Chiese per rimettersi in cammino con le attività consuete di evangelizzazione, di vita pastorale e anche di impegno caritativo. 

 

D. – E per quanto riguarda l’India?

 

 

R. – Si è desiderato dedicare una giornata proprio alle grandi problematiche delle Chiese siro-malabarese e siro-malankarese. Queste Chiese sono molto vivaci, in espansione vocazionale e missionaria. Hanno delle urgenze e desiderano un’attenzione diversa, a volte più matura rispetto ad altre situazioni. Allora, vogliamo offrire l’opportunità al cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly, per la comunità siro-malabarese, e all’arcivescovo metropolita di Trivandrum, Cyril Mar Baselios Malancharuvil, per quella siro-malankarese, di dare informazioni sui progetti di carattere ecclesiale, pastorale, missionario e di promozione laicale che le due Chiese hanno. Quindi, sentire dalla viva voce dei pastori quali sono le priorità pastorali e le urgenze più immediate. Far convogliare verso queste Chiese così antiche e così vive gli aiuti di cui possono avere necessità, per continuare a svolgere la loro attività apostolica.

 

D. – L’attenzione della Roaco non si fermerà solamente ad Iraq ed India, ma punterà la sua attenzione anche su altri argomenti …

 

R. – In particolare, una parte sarà dedicata all’esame consueto dei progetti che ci sono in agenda. Ritornano ancora aiuti all’Egitto, aiuti all’Etiopia e all’Eritrea, alla Romania, all’Ucraina e alle Chiese di Terra Santa. Naturalmente, alcuni progetti sono già avviati ed hanno bisogno di ulteriori sostegni, ed altri invece sono del tutto nuovi. Anche in questo ci sarà la fervida collaborazione delle agenzie, che a seconda della caratteristica e della specificità del loro impegno offrono all’Assemblea generale una completezza di vedute e dei suggerimenti, in base ai quali si possono scegliere e privilegiare alcuni progetti, rispetto ad altri.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“E’ nostro dovere convincere gli uomini che la pace è possibile” è il titolo di apertura della Prima Pagina in riferimento al messaggio di Giovanni Paolo II rivolto ai membri della Commissione islamo-cattolica in un incontro promosso dalla Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani.

Il Santo Padre ha ricevuto in udienza anche i dirigenti e il personale dell’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano.

In evidenza l’articolo di Umberto Santarelli sul discorso del Papa al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Per la cronaca estera, Algeria: 20 morti e 74 feriti nell’esplosione di un impianto petrolchimico a Skikda, circa 500 chilometri ad Est di Algeri,

Iraq: gli Stati Uniti chiedono all’Onu di inviare una missione nel Paese per verificare la possibilità di svolgere le elezioni entro maggio.

 

Nelle pagine vaticane, due articoli di padre Gino Concetti sui “Frutti dell’Anno del Rosario”

 

Nelle pagine estere, Afghanistan: undici civili sarebbero stati uccisi in un raid statunitense su un villaggio nella provincia di Oruzgan.

Usa: Kerry vince le primarie democratiche dell’Iowa.

Medio Oriente: arrestati 34 militanti palestinesi; ucciso un militare israeliano al confino con il Libano.

Libia: accordo sui controlli nucleari tra l’Aiea, Stati Uniti e Gran Bretagna.

 

Nella pagina culturale, il volume “La conferenza di pace di Parigi del 1919-1920 e le sue conseguenze”.

 

Nelle pagine italiane, la vicenda Parmalat e i temi della politica e dell’economia.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 gennaio 2004

 

 

 

DALLE PRIMARIE DELL’IOWA EMERGONO LE PRIME PREFERENZE

SULLA ROSA DEI CANDIDATI  DEL  PARTITO DEMOCRATICO,

DA CUI EMERGERA’ LO SFIDANTE DI BUSH

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Le Assemblee dello Iowa, primo degli Stati Uniti a recarsi alle urne in vista delle prossime presidenziali, hanno dato a John Kerry una netta vittoria. John Edwards, secondo, è andato molto bene. Howard Dean ha  ottenuto un terzo posto deludente, ma che gli consente di restare in corsa con possibilità di successo. Resta da ricordare che il voto nell’Iowa è la prima tappa del complicato processo che porterà a novembre all’elezione del prossimo presidente USA. Dalle urne dell’Iowa sono emerse le percentuali di preferenze sui diversi candidati che andranno a confluire nella convention del Partito democratico che eleggerà lo sfidante di Bush, unico candidato da parte del Partito repubblicano. Ma ascoltiamo da Des Moines, Elena Molinari:

 

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Gli analisti politici ieri sera scherzavano sul fatto che gli abitanti dell’Iowa hanno prima “flirtato” con Dean ma, quando è stato il momento di scegliere chi sposare, hanno dato il loro voto ad un candidato più esperto e più affidabile. A dare una mano a Kerry è stato sicuramente anche il suo passato di reduce del Vietnam, mentre le gaffe e il risentimento con cui Dean ha reagito agli attacchi degli avversari democratici non l’hanno di certo aiutato, soprattutto in uno Stato come l’Iowa orgoglioso di essere famoso come il più gentile e misurato d’America. In questo senso ha fatto colpo, invece, la personalità di John Edward, che si è piazzato secondo, dopo essere partito in fondo ai sondaggi. Edward è giovane, positivo, ottimista ed ha sempre rifiutato di mostrare ostilità nei confronti degli altri candidati. Ha conquistato così gli elettori, parlando anche di valori, in particolare del dovere morale di fare dell’America un posto più equo. E’ questo anche il messaggio di Kerry ed è questo, a quanto pare, che gli americani, o almeno per ora i democratici, vogliono sentirsi dire.

 

Da Des Moines Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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Ma quali sono i valori e gli obiettivi dell’elettorato del Partito democratico secondo le scelte fatte in queste elezioni primarie? Ascoltiamo da Washington la nota di Empedocle Maffia:

 

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E’ bastato il primo voto reale di una lunga campagna presidenziale per compattare il messaggio con il quale i Democratici sfideranno a novembre il presidente Bush: una politica sociale non succube dei grandi interessi finanziari in una società che non vuole rinunciare alle proprie libertà civili per combattere il terrorismo. E’ un’America stanca di essere isolata nella comunità internazionale. Su questi principi, condivisi da tutti i candidati, la scelta è caduta su John Kerry perché ha saputo rendere credibile la sua sfida a Bush. Lui è un eroe di guerra che, tornato in patria, ha contribuito a sradicare certi sentimenti di guerra dalla coscienza del suo Paese. Un candidato già pronto a sfidare il presidente sul nervo scoperto dell’elettorato americano: se, cioè, la politica aggressiva ed isolata del dopo-11 settembre renda davvero più sicura l’America. Ma resta un’incognita e, cioè, se in questo suo messaggio possa essere insidiato, tra i Democratici, da un altro candidato con il quale si confronterà a partire dalla prossima settimana: il generale Wesley Clark.

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I PRINCIPALI TEMI DI ATTUALITÀ POLITICA IN ITALIA AFFRONTATI

DAL CARDINALE RUINI, IN APERTURA DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI

 

- Servizio di Ignazio Ingrao -

 

Il caso Parmalat, la lunga serie di scioperi nei trasporti, la legge Gasparri sul riassetto radiotelevisivo, la procreazione assistita, ma anche le riforme istituzionali, la nascente Costituzione europea, gli scenari disegnati dal terrorismo e dal conflitto in Medio Oriente. Nella sua prolusione alla riunione del Consiglio permanente della Cei, il cardinale Camillo Ruini ha spaziato, come di consueto, sui principali temi di dibattito proposti dalle vicende italiane e internazionali. Il presidente dei vescovi italiani ha aperto ieri pomeriggio i lavori, durante i quali il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Giuseppe Betori, ha illustrato la riflessione sulla parrocchia avviata dalla 52.ma Assemblea generale nel novembre scorso.

 

Nell’agenda dei lavori, che si concluderanno giovedì prossimo, figurano anche l’esame del documento “Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa in Italia” e la riflessione sulla situazione e prospettive della Fondazione “Giustizia e Solidarietà”. Sulla riflessione del cardinale Ruini, il servizio di Ignazio Ingrao:

 

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Il caso Parmalat, ha osservato Ruini, ha messo a nudo la vulnerabilità del nostro sistema imprenditoriale e finanziario. Si tratta ora di salvare i posti di lavoro e di fissare strumenti in grado di tutelare meglio i risparmiatori ma soprattutto, ha sottolineato il cardinale, di riscoprire il valore dell’etica in economia.

 

Quanto agli scioperi, il presidente della Cei ha criticato la rivendicazione degli interessi delle singole categorie condotta a prescindere da ogni norma. Sulla legge Gasparri, il cardinale ha auspicato una nuova formulazione della normativa che recepisca le indicazioni del presidente della Repubblica. Ruini ha definito invece “alquanto fuori misura” le reazioni assai aspre che hanno accompagnato l’approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita. Non si tratta di una legge cattolica, ha detto il presidente dei vescovi italiani, dato che essa non corrisponde all’insegnamento etico della Chiesa, ma il suo merito consiste nel porre fine ad un vuoto normativo.

 

Il cardinale si augura inoltre che le forze politiche portino a compimento il percorso delle riforme istituzionali con una visione organica e lungimirante, senza mettere in discussione l’unità della Nazione. Riguardo alla Costituzione europea, Ruini ha invitato a ritrovare quello spirito che ha guidato la fase iniziale della costruzione dell’Unione, senza rimanere prigionieri dei rapporti di forza e della logica dell’economia.

 

Massima vigilanza contro il terrorismo interno e internazionale: questa un’altra delle raccomandazioni espresse dal porporato unita all’auspicio che la comunità internazionale aiuti gli iracheni a riprendere in mano le redini del proprio destino, così come sollecitato dal Papa. Analogamente, ha proseguito il cardinale Ruini, dal conflitto in Terra Santa non si potrà uscire con il terrorismo e con la sua repressione armata, ma solo con un negoziato rispettoso delle legittime aspirazioni di Israeliani e Palestinesi.

 

Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.

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DOMANI IN ANTEPRIMA ALL’AUDITORIUM “PARCO DELLA MUSICA” DI ROMA

IL FILM  “IL RITORNO DEL RE”,

CHE CONCLUDE LA TRILOGIA DE “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”

- Servizio di Enzo Natta -

 

Con “Il Ritorno del Re”, terzo episodio della serie, si conclude la saga de “Il Signore degli Anelli”, il più grande colossal di tutti i tempi. 12 ore di proiezione, sette anni di lavorazione, un costo di 310 milioni di dollari: tanto, per il monumentale romanzo di Tolkien, ha richiesto il passaggio dalla pagina scritta allo schermo. Il servizio di Enzo Natta.

 

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Come per i due precedenti, ci sono tanti modi per accostarsi a questo film del neozelandese Peter Jackson. C’è la chiave di lettura epica, puramente spettacolare, resa avvincente da un uso mai prima sperimentato di effetti speciali. C’è poi la chiave filologica che comporta un continuo riferimento al ciclo arturiano, nonché un costante rinvio alle leggende celtiche e alla favolistica nordica. C’è, infine, la chiave esegetica e teologica che è la più interessante e il cui approfondimento merita un’attenzione particolare.

 

Non a caso Michael Drout, docente di letteratura medievale alla Wheaton University del Massachussetts, sostiene che sdoganando il romanzo di Tolkien il cinema sia riuscito a far sì che anche il mondo accademico si decidesse a prendere sul serio l’opera dello scrittore inglese. Uno dei primi a raccogliere l’invito è stato Stratford Caldecott, direttore del Chesterton Institute di Oxford, autore di due volumi sulla spiritualità di Tolkien e sui risvolti biblici ed evangelici presenti nel suo testo.

 

Una lettura che dà il via ad una nuova straordinaria avventura per l’opera di Tolkien, della quale il terzo film della serie, pur nella riduttività di una trasposizione scenica limitata alla rivisitazione avventurosa, rappresenta una valida ed incoraggiante premessa.

 

Per la Radio Vaticana, Enzo Natta.

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CHIESA E SOCIETA’

20 gennaio 2004

 

                                                                                        

LE PARROCCHIE PROMOTRICI DELLA VALORIZZAZIONE DELLA FAMIGLIA:

E’ QUANTO SI PROPONE UN’INIZIATIVA DEI VESCOVI D’INGHILTERRA E GALLES

CHE VERRA’ LANCIATA A LONDRA, IL 26 GENNAIO PROSSIMO

 

LONDRA.= Le parrocchie spazio di confronto sul significato della famiglia, attraverso incontri sul territorio. E’ questo l’obiettivo dell’iniziativa che verrà lanciata lunedì 26 gennaio a Londra dai presuli dell’Inghilterra e del Galles. Con il titolo “Ascoltare 2004: la mia famiglia, la mia Chiesa. Conversazioni sul matrimonio e la famiglia”, l’evento – che si snoderà lungo tutto l’anno – si propone di festeggiare in modo innovativo il 10.mo anniversario dell’Anno della Famiglia, promosso dalle Nazioni Unite nel 1994. Un’opportunità, dunque, per rafforzare l’istituzione familiare tanto a casa quanto nella comunità e nella vita della Chiesa. Il presidente del Comitato episcopale per il matrimonio e la famiglia, mons. John Hine, sarà presente a tutti gli incontri diocesani che avranno luogo in Inghilterra e nel Galles. “Questa iniziativa – ha affermato mons. Hine – rappresenta una grande occasione per le famiglie di scoprire cosa ognuna può fare per l’altra”. E’ importante, ha detto ancora, che all’iniziativa prenda parte il maggior numero di famiglie possibili in modo che le parrocchie possano prendere coscienza delle problematiche e delle sfide che oggigiorno devono affrontare le famiglie. (A.G.)

 

 

ALL’EUROPARLAMENTO SI CELEBRA OGGI

 LA GIORNATA DELLA SOLIDARIETA’ DELLA GIOVENTU’.

A BRUXELLES, PIU’ DI 600 GIOVANI DISCUTERANNO DI AIUTI UMANITARI

E DI INTERVENTI NELLE ZONE DI CRISI

 

BRUXELLES.= Gli alunni di trenta scuole europee sono impegnati oggi, all’Europarlamento di Bruxelles, in attività e dibattiti per comprendere il lavoro di molte associazioni impegnate nel sociale. La Giornata della solidarietà della gioventù, organizzata dal Parlamento Europeo e dall’ufficio per gli aiuti umanitari della Commissione Ue, Echo, ha come scopo quello di sensibilizzare gli oltre cinquecento giovani accorsi, sul tema degli aiuti umanitari. Per tutto il giorno, il personale della Croce Rossa Internazionale, delle agenzie Onu e delle organizzazioni non governative mostrerà cosa significa l’impegno umanitario, quali ostacoli vanno superati e in che modo si migliora la vita delle persone aiutate. Oltre ai dibattiti e alle conferenze, sono previste simulazione di missioni umanitarie ed un esercizio di sminamento. L’impegno dell’Europa, in materia di solidarietà, è stato sottolineato dal presidente dell’Europarlamento, Pat Cox, che ha ribadito come i ragazzi di oggi siano il futuro e come l’aiuto umanitario dipenda da loro. “Sono convinto che i giovani si sentono profondamente coinvolti dalle questioni umanitarie - ha insistito Cox - e pronti ad impegnarsi”. Il Commissario Ue per gli aiuti Paul Nielson, che ha accolto i giovani giunti a Bruxelles, ha parlato di un’Europa come unione di forze, in grado di fare la differenza per le vittime di crisi umanitarie. Non solo, dunque, un’Europa allargata a livello politico ed economico ma anche al sociale. Tra le scuole presenti, l’unica italiana è l’Istituto Magistrale Filzi di Rovereto, in provincia di Trento. (B.C.)

 

 

PROMOZIONE UMANA, GIUSTIZIA E PACE FANNO PARTE DELLA PREDICAZIONE

 DEL VANGELO: LO HA SOTTOLINEATO STAMANE IL CARDINALE RENATO MARTINO

 AGLI ALUNNI DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA A ROMA,

 NELLA FESTA DELLA PATRONA SANTA AGNESE

  

ROMA. = Interessarsi della promozione umana, annunciare le regole di una nuova convivenza nella pace e nella giustizia, lavorare insieme a tutti gli uomini di buona volontà per l’instaurazione di rapporti e istituzioni più umane, ciò fa parte della predicazione del Vangelo. Lo ha ricordato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato R. Martino, agli alunni dell’Almo Collegio Capranica in Roma nella festa della patrona Santa Agnese. Presiedendo in mattinata l’Eucaristia nella Cappella dell’Istituto, di cui egli stesso è stato alunno negli anni Cinquanta, all’omelia il porporato ha affermato che il sacerdote “serve il mondo non quando trascura la propria natura e si disperde in dirette attività sociali ed economiche. Egli lo serve predicando il Vangelo sociale dall’altare; annunciando nella predicazione la liberazione di Cristo e denunciando le negazioni dei diritti umani e lo spregio della dignità della persona; mostrando la dirompente forza d’amore e di giustizia che promana dal Vangelo”. “In questa dedizione a Dio e all’uomo – ha detto inoltre il cardinale Martino – sta l’elemento essenziale della chiamata al sacerdozio e il martirio del nostro essere preti nel mondo di oggi che, in molte manifestazioni, non è meno ostile di quello in cui visse la martire Sant’Agnese, ma che noi continueremo a consolare con la parola di speranza del Vangelo e a servire con l’amore di Dio per reintegrarlo nel bene e nella vita”.

 

 

SPAZIO: SPIRIT  RADDOPPIA LA PASSEGGIATA SUL SUOLO MARZIANO,

INTANTO DA UNA SONDA EUROPEA ARRIVANO

 LE PRIME IMMAGINI DEL PIANETA ROSSO

 

NEW YORK. =  Spirit, l’esploratore robotizzato della Nasa, ha raddoppiato l’estensione della propria maratona su Marte. Si è mosso, infatti, per altri tre metri impiegando circa mezz’ora, comprese le soste per scattare una nuova serie di fotografie del Pianeta Rosso. Ma da Marte, giunge anche la prima fotografia a colori e tridimensionale, rivelata dall’agenzia spaziale europea Mars Express. L’immagine mostra circa un terzo del gigantesco canyon, il Valles Marineris, lungo 6000 chilometri e largo 65, un paesaggio nel quale il rosso–mattone è il colore dominante. Dalla foto, appare evidente l’azione d’erosione esercitata in passato dall’acqua sulle rocce. Un’azione abrasiva che potrebbe aver rimosso enormi quantità di roccia, creando avvallamenti e piccole catene montuose. Per scoprirlo, non si attenderà troppo, tra pochi giorni, infatti, la Nasa renderà note le prime analisi del suolo dove “il geologo robotizzato”  è rimasto fermo durante il fine settimana. Nei prossimi tre mesi, batterie permettendo, si allontanerà fino a 600 metri dalla base, puntando verso le colline marziane che si delineano all’orizzonte del cratere del Gustav. Per altro, tra meno di dieci giorni, Spirit non sarà più solo a contemplare il paesaggio sul Pianeta rosso: è previsto l’arrivo di una sonda gemella “L’Observer”, che affiancherà la ricerca. (F.C)

 

 

IN POLONIA E’ A RISCHIO UNA DELLE FORESTE PIU’ ANTICHE DEL CONTINENTE.

ALLARME ANCHE PER MOLTE SPECIE ANIMALI. IL WWF CHIEDE LA SOSPENSIONE IMMINENTE DEL PROGETTO DEL GOVERNO DI VARSAVIA

 

VARSAVIA. = Centinaia di alberi secolari, che appartengono ad una delle foreste più belle d’Europa, sono a rischio in Polonia, ai confini con la Bielorussia. Il governo polacco vuole, infatti, eliminare un vasta zona di foresta, a Bielowieza, per demarcare i futuri confini in vista della sua entrata nell’ Unione Europea, a maggio. Lo riferisce il Wwf Internazionale, secondo il quale, alcuni alberi sono stati già recisi e oltre 400, in gran parte querce, lo saranno prossimamente, se, come ha chiesto l’associazione, non s’interromperanno immediatamente i lavori. Lo sconvolgimento ambientale investirà anche le numerose specie animali e vegetali che abitano la foresta, come gli ultimi esemplari di bisonte europeo. Nonostante la legge dello Stato circoscriva l’abbattimento di piante o alberi, ammesso solo in caso di patologie infettive, il governo polacco sembra stia ignorando queste norme. Intanto, gli scienziati di tutto il mondo fanno il loro appello e chiedono all’Unione Europea politiche specifiche per aiutare gli Stati che entreranno prossimamente nell’Ue. L’invito è di applicare il progetto “Natura 2000”, che sostiene il salvataggio delle ultime foreste vergini nell’Europa dell’Est.(F.C.)

 

 

LA MOSTRA DI FOTOGRAFIA:“UN MONDO POSSIBILE-LE VIE DI SVILUPPO”, A TORINO FINO AL 4 FEBBRAIO. 150 SCATTI CHE RACCONTANO L’ATTIVITA’ DEL VIS, VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO

 

TORINO.= Quattro fotoreporter, che attraverso l’obiettivo della loro macchina, raccontano la povertà e l’abbandono in diversi posti del mondo. A Torino, nel bookshop della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal 12 gennaio sono esposte le 150 fotografie realizzate da Dario Mitidieri, Paolo Pellegrin, Ivo Taglietti e Paolo Verzone. Gli scatti documentano l’opera del Vis - Volontariato internazionale per lo sviluppo; sono foto in bianco e nero scattate in 12 Paesi come la Repubblica Domenicana, il Brasile, l’Ecuador e molti altri luoghi del mondo. I bambini dell’Angola che giocano su montagne d’immondizia, quelli che lavorano nelle fabbriche di mattoni in Cambogia, le immagini delle scuole professionali ai limiti della Foresta Amazzonica, sono solo alcuni degli scatti in mostra. Un percorso tra la miseria e il disagio che si snoda attraverso la documentazione del lavoro negli ambulatori, nelle aule di scuola, nelle strutture create appositamente dal Vis, nei Paesi in cui opera. Il ricavato del catalogo pubblicato sarà interamente devoluto ai progetti dell’associazione in favore dell’infanzia. (B.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

20 gennaio 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Ancora manifestazioni oggi in Iraq, a Baghdad, Najaf e Garbala, dopo che ieri decine e decine di migliaia di iracheni sciiti si sono riversati nelle piazze e nelle principali arterie della capitale per protestare contro il piano di transizione dei poteri sostenuto dagli Usa e per chiedere di tenere subito elezioni dirette per una Assemblea nazionale. Nell’incontro di ieri a New York tra Onu, Usa e rappresentante del governo provvisorio a Baghdad, l’inviato di Bush, Paul Bremer, ha chiesto all’Onu di tornare a impegnarsi sul campo in Iraq. Ma la questione più problematica era proprio quella del sistema di voto per lasciare agli iracheni la guida del Paese. Ascoltiamo quanto riferisce dell’incontro Paolo Mastrolilli:

 

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Al centro dei colloqui c’era la richiesta dell’Ayatollah Al Sistani, principale leader religioso sciita, di tenere elezioni dirette per scegliere i membri del nuovo governo, cui Washington intende cedere il potere entro la fine di giugno. Gli americani sono contrari perché ritengono impossibile organizzare il voto e temono che gli sciiti acquistino troppo potere rispetto agli altri gruppi etnici minoritari sunniti e curdi. Hanno chiesto ad Annan di inviare in Iraq una missione per dichiarare che ora non si possono tenere le elezioni e mediare con Al Sistani un compromesso per garantire comunque la legittimità del futuro governo. Il leader religioso sembra sia aperto a questa ipotesi. Ma prima di tornare nel Paese, il segretario generale vuole comunque garanzie sulla sicurezza e chiarimenti sul ruolo politico affidato all’Onu, per non essere usato solo come una copertura. Quindi, pur indicando la disponibilità a inviare la missione, ha rimandato la decisione a dopo una serie di colloqui tecnici, cominciati già nel pomeriggio.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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All’Onu, dunque, si è discusso ieri della data delle prossime elezioni, che gli americani vorrebbero nel 2005 mentre gli iracheni a breve scadenza. Ma che differenza c’è tra le due opzioni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del “Sole 24 Ore”, che segue l’evolversi delle vicende irachene:

 

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R. – C’è una differenza molto importante, significativa. Il processo che vorrebbero instaurare gli americani manterrebbe sotto controllo esterno la politica irachena. Si tratterebbe, infatti, di nominare dall’alto un’Assemblea nazionale provvisoria che a sua volta insedierebbe un governo iracheno provvisorio, fino a quando non siano possibili elezioni generali con l’elezione diretta dei rappresentanti iracheni. Quello che chiedono gli sciiti è nettamente diverso. Gli sciiti che, sono il 60% della popolazione e hanno la loro espressione politica più compiuta nella rappresentanza religiosa degli ayatollah, chiedono, anche nelle piazze e con grandi manifestazioni di massa, che vengano convocate elezioni generali dirette al più presto possibile. Vorrebbe dire che la politica irachena sfuggirebbe completamente al controllo. E’ presumibile che gli sciiti conquistino gran parte dei seggi nel centro e nel sud del Paese, acuendo quella contrapposizione soprattutto con la minoranza sunnita.

 

D. – Gli Usa quindi vorrebbero una sorta di primarie, in Iraq, con queste assemblee locali. Ma è possibile in un Paese in balìa delle violenze?

 

R. – Gli americani vogliono tenere sotto controllo la situazione. Vogliono evitare che l’espressione politica degli sciiti si traduca in una travolgente vittoria dei religiosi, che in qualche modo metterebbe in rotta di collisione gli americani con una parte consistente della popolazione irachena. Non dimentichiamo che l’Iraq confina con la Repubblica islamica degli ayatollah iraniani. E poi non possono concedere troppo agli sciiti proprio per non trovarsi, dall’altra parte, in rotta di collisione con curdi e sunniti.

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34 palestinesi sono stati arrestati in diverse località della Cisgiordania. Lo ha confermato un portavoce dell’esercito israeliano definendoli esponenti di Hamas e della Jihad Islamica. Sono state demolite, inoltre, 13 case e i resti di una moschea nel campo profughi di Rafah, nella striscia di Gaza al confine con l'Egitto. Al valico di Erez, nella striscia di Gaza, soldati israeliani hanno fatto uso di candelotti lacrimogeni per disperdere una folla di operai palestinesi. In tre anni di intifada centinaia di case sono state demolite nell'area, usata da militanti palestinesi per sparare contro postazioni dell'esercito e per contrabbandare armi dall'Egitto tramite gallerie sotterranee. Intanto, risale la tensione al confine tra Israele e Libano dove ieri un razzo anticarro, sparato dai guerriglieri Hezbollah contro un bulldozer militare impegnato in un'operazione di sminamento, ha ucciso un soldato israeliano e ne ha ferito un altro.

 

Si allenta la tensione politica in Iran. Il Consiglio dei Guardiani, una sorta di Corte Costituzionale guidata da esponenti conservatori, ha deciso di riammettere 200 candidati dei 3500 che erano stato respinti in vista delle elezioni del 20 febbraio prossimo, la maggior parte di parte riformista. L’11 gennaio scorso la bocciatura di un elevato numero di candidati riformisti, fra cui anche 80 deputati uscenti, ha provocato una grave crisi politica nel Paese, che ha coinvolto il presidente Kathami, che fa parte dell’ala riformista.

 

Sta per arrivare alla conclusione il IV World Social Forum. Dopo le edizioni a Porto Alegre, questa, che si è svolta a Bombay, in India, certamente sarà ricordata per la partecipazione record di delegati: 100.000, provenienti soprattutto dall’India e dal resto dell’Asia. Ma in primo piano restano le contraddizioni emerse nei tantissimi dibattiti. Ce ne parla da Bombay Maria Grazia Coggiola:

 

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Ci si è accorti che quell’altro mondo possibile che i cosiddetti no global vogliono costruire ha innumerevoli volti. Dipende se lo si guarda con gli occhi di uno dei 138 milioni di intoccabili indiani, oppure con quelli degli agricoltori biologici della Toscana. Differenze emergono anche sul come trasformare l’attuale sistema economico e finanziario dominato dagli Stati Uniti e delle multinazionali. Il dibattito su come rendere più umana la globalizzazione è una delle tematiche principali. Secondo Joseph Stiglitz, l’economista americano diventato il portavoce dell’ala morbida del movimento no global, “la globalizzazione non è tutta da buttare”. Lo ha detto in un Convegno ieri, sottolineando, per esempio, che il sud-est asiatico è riuscito a ridurre la povertà grazie all’apertura dei mercati. Ma va detto anche che la deregolamentazione dei capitali, suggerita dal Fondo monetario internazionale, lo ha trascinato alla bancarotta e all’insicurezza sociale. Quindi, per Stiglitz, basta ripensare alle politiche di sviluppo e, come ha detto, “rinnovare i tecnocrati che attualmente guidano le istituzioni internazionali”. Altri, però, non sono d’accordo. Uno dei più noti economisti indiani ha affermato che il libero mercato non può funzionare nella situazione attuale, dove il potere è concentrato nelle mani di pochi.

 

Da Bombay, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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In Italia, nell'ambito dell'indagine sul risparmio  dopo il crac della Parmalat,  il presidente della Consob, Cardia,  ha  parlato davanti alle  commissioni Finanze ed attività produttive di Camera e Senato. Riferendosi alle banche, ha spiegato che per la loro attività di finanziare imprese e collocare titoli, “i conflitti di interesse sono endemici e strutturali ma che i rapporti con Bankitalia sono ottimi”. Ha definito il caso Parmalat una truffa di dimensioni ultranazionali aggiungendo che il gruppo avrebbe perseguito un “disegno criminoso” e che, comunque, negli ultimi mesi erano stati fatti ben 75 interventi. Intanto, le banche hanno già chiarito la loro posizione: rimborseranno solo i clienti che non erano stati ben informati sul rischio che correvano nel comprare le obbligazioni legate alla Parmalat. Infine, mentre il commissario straordinario, Bondi, si appresta a chiedere dimissioni o sospensioni ai manager operativi coinvolti nel dissesto, un portavoce della Bank of America ha annunciato che è stata appurata l'inesistenza del 'tesoro' di  Tanzi che, secondo invece l'avvocato Zauli, sarebbe stato depositato in  una filiale dell'istituto di credito.

 

E la vicenda Parmalat è oggetto di analisi all'Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione europea, in corso a Bruxelles. Il commissario Ue al mercato interno, Bolkestein, presenterà una comunicazione sulle nuove regole europee alle quali la Commissione sta da tempo lavorando per evitare nuovi scandali finanziari e tutelare meglio i risparmiatori. Ma in tema di economia c’è un’altra questione aperta ed è quella dei contributi per l’Unione che si appresta a raccogliere 25 Paesi. Romano Prodi vorrebbe proporre di aumentare l’attuale contributo all’1,24% del Pil, mentre la Germania e altri Paesi membri, tra i quali sembra ci sia  anche l’Italia,  intendono porre  un limite  dell'1%.

 

Di Europa ha parlato questa mattina  il presidente della  Repubblica italiana, Ciampi, dopo aver ricevuto al Quirinale in visita di Stato il presidente di Malta, Guido de Marco.  Malta è tra i Paesi che entreranno a far parte dell’Unione il prossimo maggio. Il nostro servizio:

 

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''La stabilità, la democrazia, la  sicurezza, il benessere sono essenziali per il futuro degli  europei che hanno bisogno di più Europa, non di meno Europa”. Così Ciampi ha sottolineato che ci sono momenti in cui occorre afferrare a pieno la portata  delle sfide che la storia ci presenta e che la Costituzione europea  è fra queste. Secondo il capo di Stato, l'Europa allargata impone appropriate istituzioni e regole, altrimenti “non è più un passo avanti, ma un passo indietro, un danno per tutti, vecchi e nuovi membri''. E poi Ciampi ha speso parole anche per l’euro, definendo ''l'unificazione monetaria un esempio di successo” e affermando che l'euro ha portato stabilità, facendo superare le laceranti crisi monetarie e valutarie intereuropee. Ma la coesione dell’Unione - ha sottolineato Ciampi - deve fare altri passi. La soggettività politica deve affermarsi come protagonista di pieno diritto sulla scena mondiale''. Con l'allargamento, si forma un mercato interno di oltre 400 milioni di consumatori. Ma questo non basta a esercitare nel mondo una influenza proporzionata alle dimensioni. ''Divisi gli  europei sono impotenti – ha ribadito– mentre uniti possono intervenire con efficacia nella realta' internazionale”. La strada da seguire e' quella già intrapresa – ha affermato Ciampi- spiegando che “l'integrazione realizzata attraverso un cinquantennio di progressi incoraggia a consolidare il quadro dei principi che la sorreggono e a sviluppare pienamente le potenzialità  dell'Ue.

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Al via oggi in Algeria una prima tornata di colloqui ufficiali tra governo e rappresentanti della popolazione berbera della Cabilia, la regione sconvolta da quasi tre anni di rivolta popolare che ha provocato 124 morti e più di 5mila feriti. Il servizio di  Luciano Ardesi:

 

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Dopo l’incontro preliminare, 15 giorni fa, quello di oggi segna l’avvio della vera trattativa sul futuro della Cabilia, sconvolta da quasi tre anni di rivolta popolare che ha fatto 124 morti e centinaia di feriti. I delegati delle assemblee di villaggio, che di fatto si sono sostituite al potere statale, hanno il compito di ottenere dal governo l’applicazione della cosiddetta ‘piattaforma di Alxur’, elaborata nel giugno di tre anni fa. Vogliono il riconoscimento della specificità nazionale della Cabilia, popolata da berberi, e un programma di sviluppo economico e sociale in una delle regioni più povere del Paese. I delegati chiederanno come precondizione la rinuncia ai processi nei confronti dei leader della rivolta e, soprattutto, l’allontanamento delle elezioni amministrative e politiche, boicottate in massa dalla popolazione. Solo dopo inizierà la trattativa vera e propria sulle singole rivendicazioni. Per questo il negoziato si annuncia difficile e di lunga durata, anche se il potere ha fretta di chiudere in vista delle elezioni presidenziali di aprile.

Luciano Ardesi, per la Radio Vaticana.

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