RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 20 - Testo della Trasmissione di martedì 20
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
All’Europarlamento oggi Giornata di solidarietà della
gioventù.
Spazio:
Spirit raddoppia la passeggiata sul
suolo marziano
In
Polonia è a rischio una delle foreste più antiche del continente
La Mostra
di fotografia “Un mondo possibile-le vie di sviluppo”, a Torino fino al 4
febbraio
Ancora manifestazioni in Iraq contro i piani di transizione
dei poteri Usa
Arresti in Cisgiordania e case demolite al confine
con l’Egitto
Il caso Parmalat approda a Bruxelles, dove l’Ue
elabora nuove direttive antitruffa.
20
gennaio 2004
EDUCARE
ALLA PACE SENZA CEDERE ALLA SFIDUCIA:
COSI’
GIOVANNI PAOLO II AL PERSONALE
DELL’ISPETTORATO
DI PUBBLICA SICUREZZA IN VATICANO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Credere all’obiettivo della
pace ed educare l’uomo a raggiungerlo, senza cedere a fatalistiche rassegnazioni
che l’efferata violenza del terrorismo potrebbe indurre. E’ stata una vigorosa
esortazione - e insieme un attestato di apprezzamento e di stima per la delicatezza
del lavoro svolto - quella indirizzata da Giovanni Paolo II ai dirigenti e al
personale dell’Ispettorato generale di Pubblica sicurezza, incaricato della
sorveglianza e della tutela del Vaticano. “Mentre viene intensificata con ogni
mezzo l’azione di vigilanza – ha detto il Papa ai circa 130 presenti
all’udienza nella Sala Clementina - appare ogni giorno più urgente l’impegno di
educare alla pace:
“Il vostro compito è
diventato più complesso negli ultimi anni, perché episodi di efferata violenza
terroristica hanno fortemente scosso la sicurezza delle nostre città”.
Nonostante ciò, il Pontefice
ha ribadito - come già affermato nel Messaggio per la Giornata mondiale della
pace di quest’anno – che formare l’umanità alla pace resta una priorità, ora
che le “non poche situazioni drammatiche del nostro tempo” rischiano di far
“cedere al fatalismo”, come se “la pace fosse un traguardo quasi impossibile da
raggiungere”:
“Non bisogna soccombere
a tale tentazione! L’educazione alla pace, con tutte le sue concrete esigenze,
deve continuare ad essere oggetto dell’impegno incessante di tutti”.
**********
NONOSTANTE
LE TRAGEDIE CHE COLPISCONO IL MONDO
LE
RELIGIONI LAVORINO PER PACIFICARE I POPOLI.
L’INVITO
DEL PAPA AI MEMBRI DEL COMITATO DI COLLEGAMENTO ISLAMO-CATTOLICO
- A
cura di Alessandro De Carolis
La pace, un obiettivo che deve
vedere in prima linea le grandi religioni del mondo unite in dialogo. Giovanni
Paolo II ha parlato ancora della pace internazionale nel ricevere questa
mattina i trenta rappresentanti del Comitato di collegamento islamo-cattolico,
impegnati ieri e oggi a Roma nel loro IX Congresso annuale. Nel ringraziare il
Comitato per il suo lavoro di raccordo tra la cattolicità e l’Islam, il Papa ha
affermato che “ancor più necessario” oggi “convincere le persone che la pace è
possibile”, di fronte a tragedie “che continuano ad affliggere l’umanità”.
“Incoraggio voi, e tutti i leader delle religioni – ha concluso Giovanni Paolo
II – a promuovere una cultura di dialogo, di reciproca comprensione e rispetto”.
ALTRE
UDIENZE E RINUNCIA
Nel corso della mattinata, il Santo Padre ha ricevuto
anche mons. Giovanni Battista Morandini, arcivescovo titolare di Numidia,
nunzio apostolico in Corea e Mongolia, ed il Maestro Gilbert Levine, con la
consorte ed i figli.
Il Papa ha inoltre accettato
stamane la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Shkodrë
(Scutari) in Albania, presentata da mons. Zef Simoni, vescovo titolare di
Bararo, per raggiunti limiti di età.
NELLA
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI:
UNA
RIFLESSIONE SULLE RELAZIONI TRA CATTOLICI E ANGLICANI
- Intervista
con il reverendo Donald Bolen -
In un mondo assetato di pace,
è “urgente che le comunità cristiane annuncino il Vangelo in modo concorde”.
Così, all’Angelus di domenica scorsa, Giovanni Paolo II ha messo l’accento
sullo spirito che deve contraddistinguere questa Settimana dedicata alla preghiera
per l’unità dei Cristiani. Un momento forte di riflessione e raccoglimento che
invita i Cristiani delle diverse confessioni a pregare intensamente il Signore,
affinché rafforzi il comune impegno per la loro piena unità. La Settimana di
preghiera si chiuderà domenica prossima 25 gennaio con la celebrazione
ecumenica dei Vespri presieduta a nome del Santo Padre dal cardinale Walter
Kasper, nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, alla presenza dei rappresentanti
delle Chiese e delle comunità ecclesiali. Ma soffermiamoci ora sullo stato
delle relazioni tra Anglicani e Cattolici: Giovanni Peduto ha intervistato il
reverendo Donald Bolen, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’unità dei Cristiani, incaricato per i rapporti con gli anglicani:
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R. – Le relazioni tra
Anglicani e Cattolici, nel corso del 2003, sono state caratterizzate da segni
di promessa, ma hanno anche rivelato l’emergere di nuovi ostacoli. Sul fronte
operativo si sono stabilite buone relazioni con l’arcivescovo di Canterbury, il
dottor Rowan Williams. L’arcivescovo è venuto in Vaticano per la sua prima
visita ufficiale lo scorso ottobre.
D. – Quali difficoltà sono
emerse nel dialogo fra Cattolici e Anglicani?
R. – Le difficoltà nelle
relazioni tra Anglicani e Cattolici sono legate alle decisioni di due province
anglicane, e cioè l’autorizzazione di un rito di benedizione per coppie dello
stesso sesso e la consacrazione all’episcopato di un uomo che vive apertamente
una relazione omosessuale. Sono state contrastate da leader anglicani in tutto
il mondo, ma a causa dell’autonomia legislativa delle singole province
anglicane, sono comunque state ratificate. In seguito a ciò, la Comunione
anglicana sta attraversando un periodo di turbamento nel pericolo di dividersi
a causa di queste questioni.
D. – Queste difficoltà sono
state discusse al livello di vertici, sia cattolici sia anglicani?
R. – Sì. Quando l’arcivescovo
è stato in Vaticano, queste problematiche sono state discusse in modo
amichevole ma franco. Ed è stata chiaramente espressa l’opposizione cattolica
riguardo alle due decisioni.
D. – Come si prospetta il
futuro?
R. – Mentre il nostro dialogo
teologico continuerà, l’incontro di una seconda Commissione internazionale che
avrebbe dovuto studiare e mettere in luce il grado di fede che condividiamo,
quest’anno non avrà luogo. Nel frattempo, l’arcivescovo di Canterbury ha
chiesto che sia costituita una Commissione ‘ad hoc’ tra Anglicani e Cattolici
per iniziare uno studio sulle dichiarazioni congiunte emerse dal nostro dialogo
teologico, per cercare indicazioni che offrano una via per la Comunione
anglicana, in questo momento critico della sua storia. Certamente, questo è un
segno di speranza.
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LA
SITUAZIONE IN IRAQ E IN INDIA AL CENTRO DELLA RIFLESSIONE
DELLA
ROACO RIUNITA A ROMA PER LA 70.MA ASSEMBLEA GENERALE
-
Intervista con mons. Francesco Brugnaro -
La situazione nell’Iraq del
dopo Saddam Hussein e la realtà cristiana in India sono i temi centrali
all’attenzione della 70.ma Assemblea generale della Roaco, la Riunione delle
Opere di Aiuto alle Chiese Orientali, iniziata ieri a Roma, presso la sede del
Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani. Costituita in
seno alla Congregazione per le Chiese orientali, la Roaco è formata da agenzie
e organismi assistenziali di diversi Paesi. Si riunisce in Assemblea due volte
l’anno a gennaio e giugno. Ma torniamo ai contenuti dell’assemblea generale,
che si concluderà il prossimo 24 gennaio, con mons. Francesco Brugnaro, intervistato
microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Nella sessione di giugno del 2003 si è
ascoltata la presentazione fatta da mons. Warduni, a nome della Conferenza dei
vescovi dell’Iraq e del nunzio Filoni, appena conclusa la grave emergenza della
guerra. Quindi, i problemi riguardavano l’assistenza immediata e i soccorsi
urgenti. Ora che invece la situazione lentamente sta assumendo un carattere di
normalità, si desidera sapere quali sono invece i progetti più urgenti sia di
ordine sanitario e di soccorso alla popolazione, sia soprattutto di aiuto alle
varie Chiese per rimettersi in cammino con le attività consuete di
evangelizzazione, di vita pastorale e anche di impegno caritativo.
D. – E per quanto riguarda
l’India?
R. – Si è desiderato dedicare
una giornata proprio alle grandi problematiche delle Chiese siro-malabarese e
siro-malankarese. Queste Chiese sono molto vivaci, in espansione vocazionale e
missionaria. Hanno delle urgenze e desiderano un’attenzione diversa, a volte
più matura rispetto ad altre situazioni. Allora, vogliamo offrire l’opportunità
al cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly,
per la comunità siro-malabarese, e all’arcivescovo metropolita di Trivandrum,
Cyril Mar Baselios Malancharuvil, per quella siro-malankarese, di dare informazioni
sui progetti di carattere ecclesiale, pastorale, missionario e di promozione
laicale che le due Chiese hanno. Quindi, sentire dalla viva voce dei pastori
quali sono le priorità pastorali e le urgenze più immediate. Far convogliare
verso queste Chiese così antiche e così vive gli aiuti di cui possono avere necessità,
per continuare a svolgere la loro attività apostolica.
D. – L’attenzione della Roaco
non si fermerà solamente ad Iraq ed India, ma punterà la sua attenzione anche
su altri argomenti …
R. – In particolare, una parte
sarà dedicata all’esame consueto dei progetti che ci sono in agenda. Ritornano
ancora aiuti all’Egitto, aiuti all’Etiopia e all’Eritrea, alla Romania,
all’Ucraina e alle Chiese di Terra Santa. Naturalmente, alcuni progetti sono
già avviati ed hanno bisogno di ulteriori sostegni, ed altri invece sono del
tutto nuovi. Anche in questo ci sarà la fervida collaborazione delle agenzie,
che a seconda della caratteristica e della specificità del loro impegno offrono
all’Assemblea generale una completezza di vedute e dei suggerimenti, in base ai
quali si possono scegliere e privilegiare alcuni progetti, rispetto ad altri.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“E’ nostro dovere convincere gli uomini che la
pace è possibile” è il titolo di apertura della Prima Pagina in riferimento al
messaggio di Giovanni Paolo II rivolto ai membri della Commissione
islamo-cattolica in un incontro promosso dalla Pontificia Commissione per i
rapporti religiosi con i musulmani.
Il Santo Padre ha ricevuto in udienza anche i
dirigenti e il personale dell’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza presso
il Vaticano.
In evidenza l’articolo di Umberto Santarelli sul
discorso del Papa al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Per la cronaca estera, Algeria: 20 morti e 74
feriti nell’esplosione di un impianto petrolchimico a Skikda, circa 500 chilometri
ad Est di Algeri,
Iraq: gli Stati Uniti chiedono all’Onu di inviare
una missione nel Paese per verificare la possibilità di svolgere le elezioni
entro maggio.
Nelle pagine vaticane, due articoli di padre Gino
Concetti sui “Frutti dell’Anno del Rosario”
Nelle pagine estere,
Afghanistan: undici civili sarebbero stati uccisi in un raid statunitense su un
villaggio nella provincia di Oruzgan.
Usa: Kerry vince le primarie
democratiche dell’Iowa.
Medio Oriente: arrestati 34
militanti palestinesi; ucciso un militare israeliano al confino con il Libano.
Libia: accordo sui controlli
nucleari tra l’Aiea, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Nella pagina culturale, il
volume “La conferenza di pace di Parigi del 1919-1920 e le sue conseguenze”.
Nelle pagine italiane, la
vicenda Parmalat e i temi della politica e dell’economia.
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20
gennaio 2004
DALLE PRIMARIE DELL’IOWA EMERGONO LE PRIME
PREFERENZE
SULLA ROSA DEI CANDIDATI DEL PARTITO DEMOCRATICO,
DA CUI EMERGERA’ LO SFIDANTE DI BUSH
- A cura di Fausta Speranza -
Le Assemblee dello Iowa, primo
degli Stati Uniti a recarsi alle urne in vista delle prossime presidenziali,
hanno dato a John Kerry una netta vittoria. John Edwards, secondo, è andato
molto bene. Howard Dean ha ottenuto un
terzo posto deludente, ma che gli consente di restare in corsa con possibilità
di successo. Resta da ricordare che il voto nell’Iowa è la prima tappa del
complicato processo che porterà a novembre all’elezione del prossimo presidente
USA. Dalle urne dell’Iowa sono emerse le percentuali di preferenze sui diversi
candidati che andranno a confluire nella convention del Partito democratico che
eleggerà lo sfidante di Bush, unico candidato da parte del Partito
repubblicano. Ma ascoltiamo da Des Moines, Elena Molinari:
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Gli analisti politici ieri sera
scherzavano sul fatto che gli abitanti dell’Iowa hanno prima “flirtato” con
Dean ma, quando è stato il momento di scegliere chi sposare, hanno dato il loro
voto ad un candidato più esperto e più affidabile. A dare una mano a Kerry è
stato sicuramente anche il suo passato di reduce del Vietnam, mentre le gaffe e
il risentimento con cui Dean ha reagito agli attacchi degli avversari democratici
non l’hanno di certo aiutato, soprattutto in uno Stato come l’Iowa orgoglioso
di essere famoso come il più gentile e misurato d’America. In questo senso ha
fatto colpo, invece, la personalità di John Edward, che si è piazzato secondo,
dopo essere partito in fondo ai sondaggi. Edward è giovane, positivo, ottimista
ed ha sempre rifiutato di mostrare ostilità nei confronti degli altri candidati.
Ha conquistato così gli elettori, parlando anche di valori, in particolare del
dovere morale di fare dell’America un posto più equo. E’ questo anche il messaggio
di Kerry ed è questo, a quanto pare, che gli americani, o almeno per ora i democratici,
vogliono sentirsi dire.
Da Des Moines Elena Molinari,
per la Radio Vaticana.
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Ma quali sono i valori e gli obiettivi dell’elettorato del
Partito democratico secondo le scelte fatte in queste elezioni primarie?
Ascoltiamo da Washington la nota di Empedocle Maffia:
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E’ bastato il primo voto reale
di una lunga campagna presidenziale per compattare il messaggio con il quale i
Democratici sfideranno a novembre il presidente Bush: una politica sociale non
succube dei grandi interessi finanziari in una società che non vuole rinunciare
alle proprie libertà civili per combattere il terrorismo. E’ un’America stanca
di essere isolata nella comunità internazionale. Su questi principi, condivisi
da tutti i candidati, la scelta è caduta su John Kerry perché ha saputo rendere
credibile la sua sfida a Bush. Lui è un eroe di guerra che, tornato in patria,
ha contribuito a sradicare certi sentimenti di guerra dalla coscienza del suo
Paese. Un candidato già pronto a sfidare il presidente sul nervo scoperto
dell’elettorato americano: se, cioè, la politica aggressiva ed isolata del
dopo-11 settembre renda davvero più sicura l’America. Ma resta un’incognita e,
cioè, se in questo suo messaggio possa essere insidiato, tra i Democratici, da
un altro candidato con il quale si confronterà a partire dalla prossima
settimana: il generale Wesley Clark.
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I
PRINCIPALI TEMI DI ATTUALITÀ POLITICA IN ITALIA AFFRONTATI
DAL
CARDINALE RUINI, IN APERTURA DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI
- Servizio di Ignazio Ingrao -
Il caso Parmalat, la lunga serie di scioperi nei
trasporti, la legge Gasparri sul riassetto radiotelevisivo, la procreazione
assistita, ma anche le riforme istituzionali, la nascente Costituzione europea,
gli scenari disegnati dal terrorismo e dal conflitto in Medio Oriente. Nella
sua prolusione alla riunione del Consiglio permanente della Cei, il cardinale
Camillo Ruini ha spaziato, come di consueto, sui principali temi di dibattito
proposti dalle vicende italiane e internazionali. Il presidente dei vescovi
italiani ha aperto ieri pomeriggio i lavori, durante i quali il segretario
generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Giuseppe Betori, ha
illustrato la riflessione sulla parrocchia avviata dalla 52.ma Assemblea
generale nel novembre scorso.
Nell’agenda dei lavori, che si concluderanno giovedì
prossimo, figurano anche l’esame del documento “Comunicazione e missione.
Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa in Italia” e
la riflessione sulla situazione e prospettive della Fondazione “Giustizia e
Solidarietà”. Sulla riflessione del cardinale Ruini, il servizio di Ignazio
Ingrao:
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Il caso Parmalat, ha osservato Ruini, ha messo a nudo la
vulnerabilità del nostro sistema imprenditoriale e finanziario. Si tratta ora
di salvare i posti di lavoro e di fissare strumenti in grado di tutelare meglio
i risparmiatori ma soprattutto, ha sottolineato il cardinale, di riscoprire il
valore dell’etica in economia.
Quanto agli scioperi, il presidente della Cei ha criticato
la rivendicazione degli interessi delle singole categorie condotta a
prescindere da ogni norma. Sulla legge Gasparri, il cardinale ha auspicato una
nuova formulazione della normativa che recepisca le indicazioni del presidente
della Repubblica. Ruini ha definito invece “alquanto fuori misura” le reazioni
assai aspre che hanno accompagnato l’approvazione della legge sulla
procreazione medicalmente assistita. Non si tratta di una legge cattolica, ha
detto il presidente dei vescovi italiani, dato che essa non corrisponde
all’insegnamento etico della Chiesa, ma il suo merito consiste nel porre fine
ad un vuoto normativo.
Il cardinale si augura inoltre che le forze politiche
portino a compimento il percorso delle riforme istituzionali con una visione
organica e lungimirante, senza mettere in discussione l’unità della Nazione.
Riguardo alla Costituzione europea, Ruini ha invitato a ritrovare quello
spirito che ha guidato la fase iniziale della costruzione dell’Unione, senza
rimanere prigionieri dei rapporti di forza e della logica dell’economia.
Massima vigilanza contro il terrorismo interno e
internazionale: questa un’altra delle raccomandazioni espresse dal porporato
unita all’auspicio che la comunità internazionale aiuti gli iracheni a
riprendere in mano le redini del proprio destino, così come sollecitato dal
Papa. Analogamente, ha proseguito il cardinale Ruini, dal conflitto in Terra
Santa non si potrà uscire con il terrorismo e con la sua repressione armata, ma
solo con un negoziato rispettoso delle legittime aspirazioni di Israeliani e
Palestinesi.
Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.
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DOMANI IN ANTEPRIMA ALL’AUDITORIUM “PARCO DELLA
MUSICA” DI ROMA
IL
FILM “IL RITORNO DEL RE”,
CHE
CONCLUDE LA TRILOGIA DE “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”
-
Servizio di Enzo Natta -
Con “Il Ritorno del Re”, terzo episodio della serie, si
conclude la saga de “Il Signore degli Anelli”, il più grande colossal di tutti
i tempi. 12 ore di proiezione, sette anni di lavorazione, un costo di 310
milioni di dollari: tanto, per il monumentale romanzo di Tolkien, ha richiesto
il passaggio dalla pagina scritta allo schermo. Il servizio di Enzo Natta.
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Come per i due precedenti, ci sono tanti modi per
accostarsi a questo film del neozelandese Peter Jackson. C’è la chiave di
lettura epica, puramente spettacolare, resa avvincente da un uso mai prima
sperimentato di effetti speciali. C’è poi la chiave filologica che comporta un
continuo riferimento al ciclo arturiano, nonché un costante rinvio alle
leggende celtiche e alla favolistica nordica. C’è, infine, la chiave esegetica
e teologica che è la più interessante e il cui approfondimento merita
un’attenzione particolare.
Non a caso Michael Drout, docente di letteratura medievale
alla Wheaton University del Massachussetts, sostiene che sdoganando il romanzo
di Tolkien il cinema sia riuscito a far sì che anche il mondo accademico si
decidesse a prendere sul serio l’opera dello scrittore inglese. Uno dei primi a
raccogliere l’invito è stato Stratford Caldecott, direttore del Chesterton
Institute di Oxford, autore di due volumi sulla spiritualità di Tolkien e sui risvolti
biblici ed evangelici presenti nel suo testo.
Una lettura che dà il via ad una nuova straordinaria
avventura per l’opera di Tolkien, della quale il terzo film della serie, pur
nella riduttività di una trasposizione scenica limitata alla rivisitazione
avventurosa, rappresenta una valida ed incoraggiante premessa.
Per la Radio Vaticana, Enzo Natta.
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20
gennaio 2004
LE
PARROCCHIE PROMOTRICI DELLA VALORIZZAZIONE DELLA FAMIGLIA:
E’
QUANTO SI PROPONE UN’INIZIATIVA DEI VESCOVI D’INGHILTERRA E GALLES
CHE
VERRA’ LANCIATA A LONDRA, IL 26 GENNAIO PROSSIMO
LONDRA.=
Le parrocchie spazio di confronto sul significato della famiglia, attraverso
incontri sul territorio. E’ questo l’obiettivo dell’iniziativa che verrà
lanciata lunedì 26 gennaio a Londra dai presuli dell’Inghilterra e del Galles.
Con il titolo “Ascoltare 2004: la mia famiglia, la mia Chiesa. Conversazioni
sul matrimonio e la famiglia”, l’evento – che si snoderà lungo tutto l’anno –
si propone di festeggiare in modo innovativo il 10.mo anniversario dell’Anno
della Famiglia, promosso dalle Nazioni Unite nel 1994. Un’opportunità, dunque,
per rafforzare l’istituzione familiare tanto a casa quanto nella comunità e
nella vita della Chiesa. Il presidente del Comitato episcopale per il
matrimonio e la famiglia, mons. John Hine, sarà presente a tutti gli incontri
diocesani che avranno luogo in Inghilterra e nel Galles. “Questa iniziativa –
ha affermato mons. Hine – rappresenta una grande occasione per le famiglie di
scoprire cosa ognuna può fare per l’altra”. E’ importante, ha detto ancora, che
all’iniziativa prenda parte il maggior numero di famiglie possibili in modo che
le parrocchie possano prendere coscienza delle problematiche e delle sfide che
oggigiorno devono affrontare le famiglie. (A.G.)
ALL’EUROPARLAMENTO SI CELEBRA OGGI
LA GIORNATA
DELLA SOLIDARIETA’ DELLA GIOVENTU’.
A BRUXELLES, PIU’ DI 600 GIOVANI DISCUTERANNO DI
AIUTI UMANITARI
E DI INTERVENTI NELLE
ZONE DI CRISI
BRUXELLES.= Gli alunni di trenta scuole europee
sono impegnati oggi, all’Europarlamento di Bruxelles, in attività e dibattiti
per comprendere il lavoro di molte associazioni impegnate nel sociale. La
Giornata della solidarietà della gioventù, organizzata dal Parlamento Europeo e
dall’ufficio per gli aiuti umanitari della Commissione Ue, Echo, ha come scopo
quello di sensibilizzare gli oltre cinquecento giovani accorsi, sul tema degli
aiuti umanitari. Per tutto il giorno, il personale della Croce Rossa
Internazionale, delle agenzie Onu e delle organizzazioni non governative
mostrerà cosa significa l’impegno umanitario, quali ostacoli vanno superati e
in che modo si migliora la vita delle persone aiutate. Oltre ai dibattiti e
alle conferenze, sono previste simulazione di missioni umanitarie ed un
esercizio di sminamento. L’impegno dell’Europa, in materia di solidarietà, è
stato sottolineato dal presidente dell’Europarlamento, Pat Cox, che ha ribadito
come i ragazzi di oggi siano il futuro e come l’aiuto umanitario dipenda da
loro. “Sono convinto che i giovani si sentono profondamente coinvolti dalle
questioni umanitarie - ha insistito Cox - e pronti ad impegnarsi”. Il
Commissario Ue per gli aiuti Paul Nielson, che ha accolto i giovani giunti a
Bruxelles, ha parlato di un’Europa come unione di forze, in grado di fare la
differenza per le vittime di crisi umanitarie. Non solo, dunque, un’Europa
allargata a livello politico ed economico ma anche al sociale. Tra le scuole
presenti, l’unica italiana è l’Istituto Magistrale Filzi di Rovereto, in
provincia di Trento. (B.C.)
PROMOZIONE
UMANA, GIUSTIZIA E PACE FANNO PARTE DELLA PREDICAZIONE
DEL VANGELO: LO HA SOTTOLINEATO STAMANE IL CARDINALE RENATO MARTINO
AGLI ALUNNI DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA A
ROMA,
NELLA FESTA DELLA PATRONA SANTA AGNESE
ROMA. =
Interessarsi della promozione umana, annunciare le regole di una nuova
convivenza nella pace e nella giustizia, lavorare insieme a tutti gli uomini di
buona volontà per l’instaurazione di rapporti e istituzioni più umane, ciò fa
parte della predicazione del Vangelo. Lo ha ricordato il presidente del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato R. Martino,
agli alunni dell’Almo Collegio Capranica in Roma nella festa della patrona
Santa Agnese. Presiedendo in mattinata l’Eucaristia nella Cappella
dell’Istituto, di cui egli stesso è stato alunno negli anni Cinquanta,
all’omelia il porporato ha affermato che il sacerdote “serve il mondo non
quando trascura la propria natura e si disperde in dirette attività sociali ed
economiche. Egli lo serve predicando il Vangelo sociale dall’altare;
annunciando nella predicazione la liberazione di Cristo e denunciando le
negazioni dei diritti umani e lo spregio della dignità della persona; mostrando
la dirompente forza d’amore e di giustizia che promana dal Vangelo”. “In questa
dedizione a Dio e all’uomo – ha detto inoltre il cardinale Martino – sta
l’elemento essenziale della chiamata al sacerdozio e il martirio del nostro
essere preti nel mondo di oggi che, in molte manifestazioni, non è meno ostile
di quello in cui visse la martire Sant’Agnese, ma che noi continueremo a
consolare con la parola di speranza del Vangelo e a servire con l’amore di Dio per reintegrarlo nel bene e nella vita”.
SPAZIO:
SPIRIT RADDOPPIA LA PASSEGGIATA SUL
SUOLO MARZIANO,
INTANTO
DA UNA SONDA EUROPEA ARRIVANO
LE PRIME IMMAGINI DEL PIANETA ROSSO
NEW YORK. = Spirit, l’esploratore robotizzato della
Nasa, ha raddoppiato l’estensione della propria maratona su Marte. Si è mosso,
infatti, per altri tre metri impiegando circa mezz’ora, comprese le soste per
scattare una nuova serie di fotografie del Pianeta Rosso. Ma da Marte, giunge
anche la prima fotografia a colori e tridimensionale, rivelata dall’agenzia
spaziale europea Mars Express. L’immagine mostra circa un terzo del gigantesco
canyon, il Valles Marineris, lungo 6000 chilometri e largo 65, un paesaggio nel
quale il rosso–mattone è il colore dominante. Dalla foto, appare evidente
l’azione d’erosione esercitata in passato dall’acqua sulle rocce. Un’azione
abrasiva che potrebbe aver rimosso enormi quantità di roccia, creando
avvallamenti e piccole catene montuose. Per scoprirlo, non si attenderà troppo,
tra pochi giorni, infatti, la Nasa renderà note le prime analisi del suolo dove
“il geologo robotizzato” è rimasto
fermo durante il fine settimana. Nei prossimi tre mesi, batterie permettendo,
si allontanerà fino a 600 metri dalla base, puntando verso le colline marziane
che si delineano all’orizzonte del cratere del Gustav. Per altro, tra meno di
dieci giorni, Spirit non sarà più solo a contemplare il paesaggio sul Pianeta
rosso: è previsto l’arrivo di una sonda gemella “L’Observer”, che affiancherà
la ricerca. (F.C)
IN POLONIA E’ A RISCHIO UNA DELLE FORESTE PIU’
ANTICHE DEL CONTINENTE.
ALLARME
ANCHE PER MOLTE SPECIE ANIMALI. IL WWF CHIEDE LA
SOSPENSIONE IMMINENTE DEL PROGETTO DEL GOVERNO DI VARSAVIA
VARSAVIA.
= Centinaia di alberi secolari, che appartengono ad una delle foreste più belle
d’Europa, sono a rischio in Polonia, ai confini con la Bielorussia. Il governo
polacco vuole, infatti, eliminare un vasta zona di foresta, a Bielowieza, per
demarcare i futuri confini in vista della sua entrata nell’ Unione Europea, a maggio.
Lo riferisce il Wwf Internazionale, secondo il quale, alcuni alberi sono stati
già recisi e oltre 400, in gran parte querce, lo saranno prossimamente, se,
come ha chiesto l’associazione, non s’interromperanno immediatamente i lavori.
Lo sconvolgimento ambientale investirà anche le numerose specie animali e
vegetali che abitano la foresta, come gli ultimi esemplari di bisonte europeo.
Nonostante la legge dello Stato circoscriva l’abbattimento di piante o alberi,
ammesso solo in caso di patologie infettive, il governo polacco sembra stia
ignorando queste norme. Intanto, gli scienziati di tutto il mondo fanno il loro
appello e chiedono all’Unione Europea politiche specifiche per aiutare gli
Stati che entreranno prossimamente nell’Ue. L’invito è di applicare il progetto
“Natura 2000”, che sostiene il salvataggio delle ultime foreste vergini
nell’Europa dell’Est.(F.C.)
LA
MOSTRA DI FOTOGRAFIA:“UN MONDO POSSIBILE-LE VIE DI SVILUPPO”, A TORINO FINO AL
4 FEBBRAIO. 150 SCATTI CHE RACCONTANO L’ATTIVITA’ DEL VIS,
VOLONTARIATO INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO
TORINO.= Quattro fotoreporter,
che attraverso l’obiettivo della loro macchina, raccontano la povertà e
l’abbandono in diversi posti del mondo. A Torino, nel bookshop della Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo, dal 12 gennaio sono esposte le 150 fotografie
realizzate da Dario Mitidieri, Paolo Pellegrin, Ivo Taglietti e Paolo Verzone.
Gli scatti documentano l’opera del Vis - Volontariato internazionale per lo
sviluppo; sono foto in bianco e nero scattate in 12 Paesi come la Repubblica Domenicana, il Brasile, l’Ecuador e molti altri
luoghi del mondo. I bambini dell’Angola che giocano su montagne d’immondizia,
quelli che lavorano nelle fabbriche di mattoni in Cambogia, le immagini delle
scuole professionali ai limiti della Foresta Amazzonica, sono solo alcuni degli
scatti in mostra. Un percorso tra la miseria e il disagio che si snoda
attraverso la documentazione del lavoro negli ambulatori, nelle aule di scuola,
nelle strutture create appositamente dal Vis, nei Paesi in cui opera. Il
ricavato del catalogo pubblicato sarà interamente devoluto ai progetti
dell’associazione in favore dell’infanzia. (B.C.)
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20 gennaio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Ancora manifestazioni oggi in
Iraq, a Baghdad, Najaf e Garbala, dopo che ieri decine e decine di migliaia di
iracheni sciiti si sono riversati nelle piazze e nelle principali arterie della
capitale per protestare contro il piano di transizione dei poteri sostenuto dagli
Usa e per chiedere di tenere subito elezioni dirette per una Assemblea
nazionale. Nell’incontro di ieri a New York tra Onu, Usa e rappresentante del
governo provvisorio a Baghdad, l’inviato di Bush, Paul Bremer, ha chiesto
all’Onu di tornare a impegnarsi sul campo in Iraq. Ma la questione più problematica
era proprio quella del sistema di voto per lasciare agli iracheni la guida del
Paese. Ascoltiamo quanto riferisce dell’incontro Paolo Mastrolilli:
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Al centro dei colloqui c’era la
richiesta dell’Ayatollah Al Sistani, principale leader religioso sciita, di
tenere elezioni dirette per scegliere i membri del nuovo governo, cui
Washington intende cedere il potere entro la fine di giugno. Gli americani sono
contrari perché ritengono impossibile organizzare il voto e temono che gli
sciiti acquistino troppo potere rispetto agli altri gruppi etnici minoritari
sunniti e curdi. Hanno chiesto ad Annan di inviare in Iraq una missione per
dichiarare che ora non si possono tenere le elezioni e mediare con Al Sistani
un compromesso per garantire comunque la legittimità del futuro governo. Il
leader religioso sembra sia aperto a questa ipotesi. Ma prima di tornare nel
Paese, il segretario generale vuole comunque garanzie sulla sicurezza e
chiarimenti sul ruolo politico affidato all’Onu, per non essere usato solo come
una copertura. Quindi, pur indicando la disponibilità a inviare la missione, ha
rimandato la decisione a dopo una serie di colloqui tecnici, cominciati già nel
pomeriggio.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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All’Onu,
dunque, si è discusso ieri della data delle prossime elezioni, che gli americani
vorrebbero nel 2005 mentre gli iracheni a breve scadenza. Ma che differenza c’è
tra le due opzioni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato
speciale del “Sole 24 Ore”, che segue l’evolversi delle vicende irachene:
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R. – C’è una differenza molto importante, significativa.
Il processo che vorrebbero instaurare gli americani manterrebbe sotto controllo
esterno la politica irachena. Si tratterebbe, infatti, di nominare dall’alto
un’Assemblea nazionale provvisoria che a sua volta insedierebbe un governo
iracheno provvisorio, fino a quando non siano possibili elezioni generali con
l’elezione diretta dei rappresentanti iracheni. Quello che chiedono gli sciiti
è nettamente diverso. Gli sciiti che, sono il 60% della popolazione e hanno la
loro espressione politica più compiuta nella rappresentanza religiosa degli
ayatollah, chiedono, anche nelle piazze e con grandi manifestazioni di massa,
che vengano convocate elezioni generali dirette al più presto possibile.
Vorrebbe dire che la politica irachena sfuggirebbe completamente al controllo. E’
presumibile che gli sciiti conquistino gran parte dei seggi nel centro e nel
sud del Paese, acuendo quella contrapposizione soprattutto con la minoranza
sunnita.
D. – Gli Usa quindi vorrebbero una sorta di primarie, in
Iraq, con queste assemblee locali. Ma è possibile in un Paese in balìa delle
violenze?
R. – Gli americani vogliono tenere sotto controllo la
situazione. Vogliono evitare che l’espressione politica degli sciiti si traduca
in una travolgente vittoria dei religiosi, che in qualche modo metterebbe in
rotta di collisione gli americani con una parte consistente della popolazione
irachena. Non dimentichiamo che l’Iraq confina con la Repubblica islamica degli
ayatollah iraniani. E poi non possono concedere troppo agli sciiti proprio per
non trovarsi, dall’altra parte, in rotta di collisione con curdi e sunniti.
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34 palestinesi sono stati
arrestati in diverse località della Cisgiordania. Lo ha confermato un portavoce
dell’esercito israeliano definendoli esponenti di Hamas e della Jihad Islamica.
Sono state demolite, inoltre, 13 case e i resti di una moschea nel campo
profughi di Rafah, nella striscia di Gaza al confine con l'Egitto. Al valico di
Erez, nella striscia di Gaza, soldati israeliani hanno fatto uso di candelotti
lacrimogeni per disperdere una folla di operai palestinesi. In tre anni di intifada
centinaia di case sono state demolite nell'area, usata da militanti palestinesi
per sparare contro postazioni dell'esercito e per contrabbandare armi dall'Egitto
tramite gallerie sotterranee. Intanto, risale la tensione al confine tra Israele
e Libano dove ieri un razzo anticarro, sparato dai guerriglieri Hezbollah
contro un bulldozer militare impegnato in un'operazione di sminamento, ha ucciso
un soldato israeliano e ne ha ferito un altro.
Si
allenta la tensione politica in Iran. Il Consiglio dei Guardiani, una sorta di
Corte Costituzionale guidata da esponenti conservatori, ha deciso di riammettere
200 candidati dei 3500 che erano stato respinti in vista delle elezioni del 20
febbraio prossimo, la maggior parte di parte riformista. L’11 gennaio scorso la
bocciatura di un elevato numero di candidati riformisti, fra cui anche 80
deputati uscenti, ha provocato una grave crisi politica nel Paese, che ha
coinvolto il presidente Kathami, che fa parte dell’ala riformista.
Sta per arrivare alla
conclusione il IV World Social Forum. Dopo le edizioni a Porto Alegre, questa,
che si è svolta a Bombay, in India, certamente sarà ricordata per la
partecipazione record di delegati: 100.000, provenienti soprattutto dall’India
e dal resto dell’Asia. Ma in primo piano restano le contraddizioni emerse nei
tantissimi dibattiti. Ce ne parla da Bombay Maria Grazia Coggiola:
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Ci si è accorti che quell’altro
mondo possibile che i cosiddetti no global vogliono costruire ha innumerevoli
volti. Dipende se lo si guarda con gli occhi di uno dei 138 milioni di intoccabili
indiani, oppure con quelli degli agricoltori biologici della Toscana.
Differenze emergono anche sul come trasformare l’attuale sistema economico e
finanziario dominato dagli Stati Uniti e delle multinazionali. Il dibattito su
come rendere più umana la globalizzazione è una delle tematiche principali.
Secondo Joseph Stiglitz, l’economista americano diventato il portavoce dell’ala
morbida del movimento no global, “la globalizzazione non è tutta da buttare”.
Lo ha detto in un Convegno ieri, sottolineando, per esempio, che il sud-est
asiatico è riuscito a ridurre la povertà grazie all’apertura dei mercati. Ma va
detto anche che la deregolamentazione dei capitali, suggerita dal Fondo
monetario internazionale, lo ha trascinato alla bancarotta e all’insicurezza
sociale. Quindi, per Stiglitz, basta ripensare alle politiche di sviluppo e,
come ha detto, “rinnovare i tecnocrati che attualmente guidano le istituzioni
internazionali”. Altri, però, non sono d’accordo. Uno dei più noti economisti indiani
ha affermato che il libero mercato non può funzionare nella situazione attuale,
dove il potere è concentrato nelle mani di pochi.
Da Bombay, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In Italia, nell'ambito dell'indagine sul risparmio dopo il crac della Parmalat, il presidente della Consob, Cardia, ha
parlato davanti alle commissioni
Finanze ed attività produttive di Camera e Senato. Riferendosi alle banche, ha
spiegato che per la loro attività di finanziare imprese e collocare titoli, “i
conflitti di interesse sono endemici e strutturali ma che i rapporti con
Bankitalia sono ottimi”. Ha definito il caso Parmalat una truffa di dimensioni
ultranazionali aggiungendo che il gruppo avrebbe perseguito un “disegno
criminoso” e che, comunque, negli ultimi mesi erano stati fatti ben 75
interventi. Intanto, le banche hanno già chiarito la loro posizione: rimborseranno
solo i clienti che non erano stati ben informati sul rischio che correvano nel
comprare le obbligazioni legate alla Parmalat. Infine, mentre il commissario
straordinario, Bondi, si appresta a chiedere dimissioni o sospensioni ai
manager operativi coinvolti nel dissesto, un portavoce della Bank of America ha
annunciato che è stata appurata l'inesistenza del 'tesoro' di Tanzi che, secondo invece l'avvocato Zauli,
sarebbe stato depositato in una filiale
dell'istituto di credito.
E la vicenda Parmalat è oggetto
di analisi all'Ecofin, il Consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze
dell’Unione europea, in corso a Bruxelles. Il commissario Ue al mercato interno,
Bolkestein, presenterà una comunicazione sulle nuove regole europee alle quali
la Commissione sta da tempo lavorando per evitare nuovi scandali finanziari e
tutelare meglio i risparmiatori. Ma in tema di economia c’è un’altra questione
aperta ed è quella dei contributi per l’Unione che si appresta a raccogliere 25
Paesi. Romano Prodi vorrebbe proporre di aumentare l’attuale contributo
all’1,24% del Pil, mentre la Germania e altri Paesi membri, tra i quali sembra
ci sia anche l’Italia, intendono porre un limite dell'1%.
Di Europa ha parlato questa
mattina il presidente della Repubblica italiana, Ciampi, dopo aver
ricevuto al Quirinale in visita di Stato il presidente di Malta, Guido de
Marco. Malta è tra i Paesi che
entreranno a far parte dell’Unione il prossimo maggio. Il nostro servizio:
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''La stabilità, la democrazia,
la sicurezza, il benessere sono essenziali
per il futuro degli europei che hanno
bisogno di più Europa, non di meno Europa”. Così Ciampi ha sottolineato che ci
sono momenti in cui occorre afferrare a pieno la portata delle sfide che la storia ci presenta e che
la Costituzione europea è fra queste.
Secondo il capo di Stato, l'Europa allargata impone appropriate istituzioni e
regole, altrimenti “non è più un passo avanti, ma un passo indietro, un danno
per tutti, vecchi e nuovi membri''. E poi Ciampi ha speso parole anche per
l’euro, definendo ''l'unificazione monetaria un esempio di successo” e
affermando che l'euro ha portato stabilità, facendo superare le laceranti crisi
monetarie e valutarie intereuropee. Ma la coesione dell’Unione - ha
sottolineato Ciampi - deve fare altri passi. La soggettività politica deve
affermarsi come protagonista di pieno diritto sulla scena mondiale''. Con l'allargamento,
si forma un mercato interno di oltre 400 milioni di consumatori. Ma questo non
basta a esercitare nel mondo una influenza proporzionata alle dimensioni.
''Divisi gli europei sono impotenti –
ha ribadito– mentre uniti possono intervenire con efficacia nella realta'
internazionale”. La strada da seguire e' quella già intrapresa – ha affermato
Ciampi- spiegando che “l'integrazione realizzata attraverso un cinquantennio di
progressi incoraggia a consolidare il quadro dei principi che la sorreggono e a
sviluppare pienamente le potenzialità
dell'Ue.
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Al via oggi in Algeria una prima
tornata di colloqui ufficiali tra governo e rappresentanti della popolazione
berbera della Cabilia, la regione sconvolta da quasi tre anni di rivolta
popolare che ha provocato 124 morti e più di 5mila feriti. Il servizio di Luciano Ardesi:
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Dopo l’incontro preliminare, 15
giorni fa, quello di oggi segna l’avvio della vera trattativa sul futuro della
Cabilia, sconvolta da quasi tre anni di rivolta popolare che ha fatto 124 morti
e centinaia di feriti. I delegati delle assemblee di villaggio, che di fatto si
sono sostituite al potere statale, hanno il compito di ottenere dal governo
l’applicazione della cosiddetta ‘piattaforma di Alxur’, elaborata nel giugno di
tre anni fa. Vogliono il riconoscimento della specificità nazionale della
Cabilia, popolata da berberi, e un programma di sviluppo economico e sociale in
una delle regioni più povere del Paese. I delegati chiederanno come precondizione
la rinuncia ai processi nei confronti dei leader della rivolta e, soprattutto,
l’allontanamento delle elezioni amministrative e politiche, boicottate in massa
dalla popolazione. Solo dopo inizierà la trattativa vera e propria sulle
singole rivendicazioni. Per questo il negoziato si annuncia difficile e di
lunga durata, anche se il potere ha fretta di chiudere in vista delle elezioni
presidenziali di aprile.
Luciano Ardesi, per la Radio
Vaticana.
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