RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 16 - Testo della Trasmissione di venerdì 16
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Incontro oggi in Vaticano
tra il Papa e i due rabbini capo di Israele Yona Metzger e Shlomo Amar
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Oggi al via in India il
Forum sociale mondiale: ai nostri microfoni Alberto Zoratti
Il muro di sicurezza in
Cisgiordania: una divisione che fomenta l’odio. Intervista con Michel Sabbah
CHIESA E SOCIETA’:
Sempre acceso in Francia il
dibattito per il progetto di legge sui segni religiosi
Ripresa
delle esecuzioni capitali in Libano
Attentato ieri a Karachi, in
Pakistan, nei pressi di una Chiesa anglicana
Boom
di contatti internet in Cina, dove continua, comunque, ad essere alto il
controllo statale
Condizioni
disumane per i prigionieri della prigione statunitense di Guantanamo
La
Turchia è sempre più vicina all’Europa. Lo sostiene il presidente della
Commissione europea, Romano Prodi, da ieri in visita in Turchia
Ufficializzata,
in Georgia, la vittoria di Mikhail Saakashvili.
16
gennaio 2004
TRA IL
PAPA E I DUE RABBINI CAPO D’ISRAELE YONA METZGER E SHLOMO AMAR
Incontro molto cordiale oggi in Vaticano tra Giovanni
Paolo II e i due rabbini capo di Israele, Yona Metzger e Shlomo Amar,
accompagnati dal direttore generale del Gran Rabbinato, Oded Wiener. Una visita
definita “storica” dall’ Ambasciata israeliana presso la Santa Sede. Ce ne
parla Sergio Centofanti.
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Il Papa ha accolto calorosamente la delegazione ebraica:
“Il dialogo ufficiale stabilito tra la Chiesa cattolica e il Gran Rabbinato di
Israele – ha detto Giovanni Paolo II – è un segno di grande speranza”.
“WE MUST SPARE NO EFFORT IN WORKING TOGETHER ...
Non
dobbiamo risparmiare sforzo alcuno – ha aggiunto – nel lavorare insieme per
costruire un mondo di giustizia, pace e riconciliazione tra tutti i popoli”.
Il Papa ha poi ricordato che nei suoi 25 anni di
pontificato si è “impegnato a promuovere il dialogo ebraico-cattolico e a
sostenere una sempre più grande comprensione, rispetto e cooperazione” tra i
seguaci delle due religioni. “Uno dei punti culminanti del mio Pontificato – ha
sottolineato Giovanni Paolo II – resterà sempre il mio pellegrinaggio giubilare
nella Terra Santa, che ha incluso momenti intensi di memoria, riflessione e
preghiera allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto, e al Muro Occidentale”.
Da parte loro i rabbini capo di Israele Yona Metzger e
Shlomo Amar hanno chiesto al Papa di continuare ad esercitare la sua influenza
contro “la crescente ondata di terrorismo che colpisce innocenti e mette a
repentaglio la riconciliazione, ringraziandolo per aver istituito la giornata
dedicata all'ebraismo'' nella Chiesa cattolica e per le sue parole contro
l’antisemitismo.
Poi hanno anche espresso al Papa il dolore delle famiglie
dei prigionieri di guerra e dei soldati israeliani scomparsi, chiedendogli di
esercitare il suo peso morale per aiutare a risolvere questi problemi.
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CONCERTO
DOMANI IN AULA PAOLO VI, ALLA PRESENZA DEL PAPA,
PER IL
DIALOGO TRA LE GRANDI RELIGIONI MONDIALI
-
Intervista con il vescovo Brian Farrell -
Le note di Gustav Mahler, con la sua Sinfonia n. 2
“Risurrezione”, e quelle di John Harbison e il suo mottetto sacro “Abraham” in
prima assoluta. I due brani risuoneranno domani pomeriggio in Aula Paolo VI
quando, sotto la direzione del celebre maestro Gilbert Levine, la Pittsburgh
Symphony Orchestra eseguirà il concerto dedicato al tema della riconciliazione
tra ebrei, cristiani e musulmani. Un concerto fortemente simbolico, dunque, che
vedrà la presenza di Giovanni Paolo II e della delegazione ebraica, ricevuta
questa mattina in Vaticano. Giovanni Peduto ha parlato dell’iniziativa con il
segretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, il vescovo Brian
Farrell:
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R. – Il messaggio di questo concerto è l’espressione di
una verità che il Papa ripete ormai da anni e cioè che la religione deve essere
sempre – se vuole essere fedele a se stessa - promozione di bontà, di
comprensione, di armonia tra i popoli, nel mondo intero. E’ necessario, quindi,
che le religioni e soprattutto i leader religiosi abbiano ben chiaro davanti a
sé il fatto fondamentale che Dio vuole sempre la giustizia, vuole sempre
difendere la dignità della persona. Tutto quello che devia da questo è
un’offesa alla religione, un’offesa alle persone ed una offesa a Dio stesso.
D. – Verrà eseguito un brano musicale inedito di John
Harbison dal titolo “Abraham”, cosa dice oggi il patriarca Abramo ai credenti
delle tre grandi religioni monoteiste?
R. – Ci parla di fede, di una risposta a Dio che si fa
presente e chiede ad Abramo di camminare per una strada di onestà personale,
fiducia nel Signore. Abramo è colui che con la sua fedeltà è diventato l’amico
di Dio.
D. – Per l’organizzazione di questo concerto sono stati coinvolti
i Cavalieri di Colombo, la Rai …
R. – Un concerto esige una grande organizzazione. Noi
siamo veramente grati ai Cavalieri di Colombo che hanno reso possibile questo
concerto, grazie al loro apporto finanziario – anzitutto – ma anche grazie
all’entusiasmo con cui hanno sostenuto questa iniziativa. Siamo grati alla Rai,
perché sono loro che riprenderanno il concerto, dando quindi la possibilità di
poterlo vedere in altri Paesi. Tutto questo per dare forza al gesto che vorremmo
creare con questo concerto: una affermazione forte del bisogno di
riconciliazione tra i popoli e tra le religioni.
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LA
FORZA DELLA DONNA SCATURISCE DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE DIO LE HA AFFIDATO IN
MODO SPECIALE L’ESSERE UMANO: COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA DI STAMANI AI MEMBRI
DEL CENTRO ITALIANO FEMMINILE, RICEVUTI IN OCCASIONE
DEL
26.MO CONGRESSO NAZIONALE DEL SODALIZIO NATO 60 ANNI FA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Aiutare
le donne “a svolgere sempre più responsabilmente il proprio ruolo nella
società”, ispirandosi ai principi cristiani. Giovanni Paolo II ha colto
l’occasione dell’udienza ai partecipanti al congresso nazionale del Cif, il
Centro Italiano Femminile, per parlare della missione della donna nel terzo
millennio. Il Papa ha sottolineato come di fronte ai nuovi problemi che generano
insicurezza e confusione è quanto mai opportuno riflettere sul tema scelto dal
Cif per il congresso: “Le donne di fronte alle attese del mondo”. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
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Giovanni Paolo II ha rilevato come l’epoca attuale abbia
visto crescere la partecipazione femminile in ogni ambito della vita sociale.
Per questo, è necessaria una “costante attenzione verso le problematiche
emergenti”. Attenzione associata alla “lungimiranza nell’affrontarle”. Riecheggiando
così la Lettera Apostolica “Mulieris dignitatem”, ha indicato come sia
“importante che la donna mantenga viva la coscienza” della sua fondamentale vocazione.
“Essa – ha avvertito – realizza se
stessa donando amore, con quel suo singolare genio che assicura la
sensibilità per l’uomo in ogni circostanza, per il fatto che è uomo”. Il
paradigma biblico della donna posta dal Creatore accanto all’uomo, ha
proseguito, “svela anche quale sia il vero senso della sua vocazione”.
“La sua forza morale e spirituale scaturisce dalla
consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano”.
Questa, ha detto ancora, è “la missione di ogni donna
anche nel terzo millennio”. Bisogna allora viverla appieno senza lasciarsi
scoraggiare dalle difficoltà e dagli ostacoli che si potranno incontrare
durante il cammino. Sempre fiduciose nell’aiuto divino, ha concluso, portate a
compimento con gioia questa missione “esprimendo il genio femminile che vi
contraddistingue”.
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Il Centro Italiano Femminile ha aperto ieri, alla Domus
Mariae di Roma, il suo 26.mo Congresso nazionale. Evento che celebra il 60.mo
anno di attività del sodalizio. Sulle sfide più urgenti che la donna deve
affrontare oggi nella società italiana ascoltiamo la riflessione del presidente
nazionale del Cif, Alba Dini Martino, raccolta da Marina Tomarro:
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R. – I problemi fondamentali sono sostanzialmente due: il
primo riguarda la non equilibrata presenza nei cosiddetti ‘luoghi decisionali’.
Basti pensare alla partecipazione delle donne nelle istituzioni. Le donne sono
presenti nel Parlamento italiano per meno del 10%, e questa situazione si
ripercuote anche negli altri settori. L’altro problema è la conciliazione tra
responsabilità familiari e professionali, che in parte spiega la ragione della
bassa natalità in Italia. Quindi, su questo piano sono necessarie testimonianze
di tipo diverso, un’azione ‘pedagogica’ – chiamiamola così – di tipo diverso.
D. – Quindi, oggi non è facile essere donna?
R. – No, infatti, non è facile essere donna, ma questo nel
senso – appunto – della proposta, non nel senso di rimpianto verso tempi
passati, anzi. Le possibilità che hanno oggi le donne non sono mai state
conosciute prima, nella storia, quindi c’è anche un loro compito, una loro responsabilità,
proprio in quanto donne, ecco. E in questo, l’organizzazione sociale non aiuta
le donne ad essere se stesse.
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IL SISTEMA GIUDIZIARIO VATICANO VA RIFORMATO:
COSI’, IL PROMOTORE
DI
GIUSTIZIA, NICOLA PICARDI, NELLA RELAZIONE CHE STAMANI
HA INAUGURATO L’ANNO GIUDIZIARIO
VATICANO
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La necessità di una riforma del sistema giudiziario
vaticano e l’adesione dello Stato Vaticano agli accordi di Schengen sono stati
i punti chiave della relazione del Promotore di Giustizia, il prof. Nicola
Picardi, con il quale stamani si è aperto l’anno giudiziario vaticano. Resi
noti anche i dati sui procedimenti civili e penali dell’anno 2003. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
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E’ quanto mai necessario adottare “delle misure idonee a
garantire che il sistema giudiziario vaticano” possa svolgere al meglio la sua
funzione: “l’amministrazione della giustizia tempestiva, autonoma e
indipendente”. E’ quanto sottolineato dal Promotore di Giustizia, il prof.
Nicola Picardi, secondo il quale si rende necessario il potenziamento
dell’istituto del Giudice Unico. La riforma deve prendere atto delle “mutate
situazioni politico-sociali”. D’altro canto, si rivela quanto mai urgente dato
che nel 2003 il carico di lavoro dei diversi uffici giudiziari è aumentato da
“un minimo del 18 per cento a un massimo del 98 per cento” rispetto alla media
dell’ultimo quinquennio. Per il prof. Picardi, vanno, dunque, attribuiti
all’ufficio del Giudice Unico “compiti più impegnativi”, trasferendo al Notaro
Attuario, “attualmente sottoutilizzato”, le “attività di verbalizzazione
stragiudiziale e di vidimazione”.
Il promotore di giustizia ha poi
volto l’attenzione alla cooperazione internazionale sul fronte della sicurezza.
“Oggi – ha avvertito – non è possibile affrontare realisticamente le
problematiche della giurisdizione senza tener conto dei vincoli di
interdipendenza tra i sistemi giudiziari dei diversi Stati”. Il fenomeno del
terrorismo nazionale, ha aggiunto, richiede “la conciliazione della libertà di
circolazione delle persone con il perfezionamento di misure a tutela della
sicurezza”. Sotto questo profilo, ha detto ancora, “meriterebbe di essere
attentamente esaminata l’eventualità dell’adesione dello Stato della Città del
Vaticano” al trattato di Schengen. Accordo che mira “non solo all’eliminazione
graduale dei controlli alle frontiere comuni”, ma intensifica anche “lo scambio
di informazioni, di rapporti operativi, di iniziative preventive e repressive a
tutela della sicurezza delle persone”. La dimensione territoriale vaticana,
infatti, imporrebbe “quanto meno un adeguamento degli standard comunitari per
ciò che attiene alle “informazioni e misure di polizia” come “alla validità ed
alla stessa modalità di predisposizione dei passaporti”. In tale contesto, il
prof. Picardi ha ricordato i compiti del comitato per la sicurezza istituito in
Vaticano nel 1999 cui spetta l’attività di coordinamento tra la magistratura
vaticana e la Gendarmeria.
Sul
fronte statistico, il prof. Picardi ha reso noto che - nel 2003 - sono stati
567 i procedimenti civili e 576 quelli penali, con un rapporto tra popolazione
e contenziosi rispettivamente del 115,2 per cento e del 117 per cento rispetto
alla popolazione. In Italia gli stessi rapporti sono del 5,7 e del 10 per
cento. L’elevato livello di contenziosi in Vaticano, ha spiegato, non è,
tuttavia, dovuto ad “una maggiore litigiosità degli abitanti della Città del
Vaticano”, ma piuttosto al fatto che in Vaticano, ogni anno, transitano 18
milioni di persone tra turisti e pellegrini. Nello stato della Città del Vaticano,
i cittadini sono 527, ma a questo numero vanno sottratti i 287 diplomatici e
vanno invece aggiunti 252 residenti non cittadini. Si ottiene, così, la cifra
complessiva di 492 persone che abitano effettivamente nella Città del Vaticano.
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UDIENZE
E NOMINE
Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto
il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell’unità dei cristiani, con il vescovo Brian Farrell, dei
Legionari di Cristo, segretario del medesimo discastero.
Negli Stati uniti, il Papa ha nominato vescovo coadiutore
della diocesi di Galveston-Houston mons. Daniel N. Di Nardo, finora vescovo di
Sioux City. Mons. Daniel N. DiNardo, 55 anni, originario dello Stato dell’Ohio,
ha studiato alla “Catholic University of America” di Washington, DC, conseguendovi
il “Masters Degree” in filosofia. Ha perfezionato gli studi presso la
Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la licenza in Patrologia presso l’Augustinianum
di Roma. Ha svolto incarichi di docenza e di formazione, divenendo, tra
l’altro, anche parroco fondatore della parrocchia Sts. John
and Paul a Franklin-Marshall Township. E’ vescovo dal ’97.
In India, il Pontefice ha
accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Goa e Damão,
presentata per raggiunti limiti di età dall’arcivescovo Raul Nicolau Gonsalves.
Al suo posto, il Papa ha nominato, con il titolo di Patriarca ad honorem delle Indie Orientali, mons.
Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão, finora ausiliare della
medesima arcidiocesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con il
Medio Oriente: il Ministro degli esteri irlandese in Israele per rilanciare il
negoziato.
Nelle vaticane, nel discorso al
Centro Italiano Femminile, Giovanni Paolo II ha esortato a testimoniare il
Vangelo della vita e della speranza.
Nell'udienza ai due Rabbini
Capo di Israele e al Direttore Generale del Gran Rabbinato, il Papa ha sottolineato
che il pellegrinaggio giubilare in Terra Santa resterà sempre uno dei momenti
centrali del Pontificato.
Una pagina sul tema: “La
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani; 18-25 gennaio”.
Un articolo di Francesco M.
Valiante sulla Messa celebrata dal cardinale Szoka per l'apertura dell'anno
giudiziario in Vaticano.
Nelle estere, Afghanistan: il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, elogia il varo della
Costituzione.
Nella pagina culturale, un
articolo di Francesco Licinio Galati sul quinto volume dei “Quaderni” di Paul
Valery.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Parmalat.
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16
gennaio 2004
APERTO
OGGI A BOMBAY, IN INDIA, IL FORUM SOCIALE MONDIALE
-
Intervista con Alberto Zoratti -
Si è
aperto a Bombay, India, il 4° Forum sociale mondiale. Tra le contraddizioni di
un Paese in cui l’estrema povertà convive con l’industria informatica HiTech
non poteva esserci uno scenario migliore per i contestatori della cosiddetta
“globalizzazione imperialista”. Da
Bombay, Maria Grazia Coggiola:
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A
differenza dell’anno scorso a Porto Alegre, in Brasile, a Bombay c’è forse una
partecipazione minore. Il Forum è dominato dagli asiatici e soprattutto dagli
indiani, che si battono per l’abolizione del sistema castale, per i diritti dei
contadini, penalizzati dal sistema degli alti sussidi all’agricoltura applicati
in Europa e negli Stati Uniti. E’ una battaglia, questa dell’agricoltura, che è
già stata vinta a Cancun, nei negoziati multilaterali del Wto, dove l’India,
insieme a Brasile e Sudafrica, hanno fatto fronte comune contro l’Occidente.
Forte di questa vittoria i movimenti del Social Forum sono venuti a Bombay, con
la consapevolezza di avere già ottenuto qualcosa. Alto il profilo dei
partecipanti. Manca Lula da Silva, il presidente brasiliano, l’eroe di Porto
Alegre, ma c’è Joseph Stiglitz, professore americano di economia e premio
Nobel, che dopo aver lasciato la Banca Mondiale è diventato uno dei più forti
oppositori delle politiche di sviluppo seguite dalla stessa Banca e dal Fondo
monetario internazionale. C’è poi il premio Nobel per la pace, l’iraniana
Shirin Ebadi, che si batte per i diritti delle donne nell’islam, Mary Robinson,
ex alto commissario dell’Onu per i diritti umani e Jeremy Corbin, parlamentare
laburista inglese e maggiore oppositore della guerra in Iraq. Si stima che al
Forum, organizzato in un ex sito industriale a nord della città, ci siano
almeno 75 mila persone, ma in una metropoli come Bombay non si vedono neppure.
Da Bombay, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Tra i temi in agenda, grande
spazio è dedicato a quello delle economie solidali, sostenuto da una rete di
organizzazioni diffuse nei 5 continenti. Alberto Zoratti, dell’associazione
italiana “Robe dell’altro mondo”, spiega al microfono di Andrea Sarubbi la
scelta di partecipare all’incontro di Bombay:
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R. – Per noi, questo Forum rappresenta un motivo di
incontro con tutte le persone che stanno costruendo economie solidali nel
mondo. Nei confronti di questo movimento c’è una richiesta molto forte di
concretezza, da parte della società civile e della cittadinanza. È infatti un
movimento estremamente eterogeneo, particolare, che necessita di maggiore
concretezza e di una maggiore attenzione alle cause dell’esclusione sociale.
Credo che le economie solidali possano essere una delle tante risposte al
problema: perciò noi, qui a Bombay, stiamo cercando di costruire relazioni più
solide con i nostri produttori nelle realtà che le economie solidali stanno
sviluppando e sperimentando.
D. – Riuscirete a passare dalla protesta alla proposta,
come è stato detto più volte?
R. – Io credo, in realtà, una cosa: che questo movimento –
a differenza di quelli degli anni e dei decenni passati – abbia una
peculiarità: l’aver legato, cioè, fin dall’inizio, protesta e proposta. Seattle
è stata un’esperienza fondamentale per noi, perché ha dimostrato che tutto il
lavoro precedente delle ong e le varie campagne avviate – penso, ad esempio, a
‘Sdebitarsi’ – hanno portato ad una grande consapevolezza collettiva, che
ancora oggi continua a crescere. Personalmente, dunque, ritengo che il problema
non sia tanto passare dalla protesta alla proposta, quanto invece rendere
ancora più fruibile la proposta alle persone. È importante, insomma, che anche
la nostra vicina di casa sappia che non è necessario essere un militante per
impegnarsi nella costruzione di un mondo più giusto: si può essere una persona
socialmente ed ecologicamente responsabile anche acquistando prodotti
eco-solidali oppure cambiando stile di vita.
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LA SICUREZZA DI UN PONTE PER IL DIALOGO IN MEDIO
ORIENTE,
CONTRO
LA GUERRA PROVOCATA DAL MURO DI SICUREZZA
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Intervista con il Patriarca Michel Sabbah -
La strada per la pace in Medio Oriente non può essere
interrotta da muri. Da Gerusalemme, il patriarca latino Michel Sabbah ribadisce
che la coesistenza tra israeliani e palestinesi deve poter contare sulla
ricerca continua del dialogo e del confronto, le uniche armi che possono
togliere forza alla violenza e al terrorismo. Al termine dell’incontro,
concluso ieri, tra gli ordinari di Terra Santa con i vescovi americani ed
europei – che ha visto questi ultimi toccare con mano la difficile realtà delle
comunità cristiane in Israele e Palestina – mons. Sabbah mette in risalto,
nell’intervista di Alessandro De Carolis, i punti salienti del lavoro svolto
dai presuli:
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R. – L’incontro è stato un segno della presenza cristiana,
per dire che questa terra, contesa tra due popoli, è una Terra Santa e dunque
dev’essere una terra di riconciliazione e non di guerra. Durante i lavori, ci
sono stati due incontri politici: una visita al presidente di Israele, Katsav,
un’altra al presidente Arafat.
D. – A questo proposito, ha avuto molta eco, anche qui in
Occidente, il dialogo, molto forte, che lei ha avuto con il presidente
Katsav...
R. – Anche l’anno scorso è stata la stessa cosa. Il
presidente Katsav porta avanti la sua tesi, che lascia intendere come tutti i
palestinesi siano coinvolti nel terrorismo, che tutta la questione sia
circoscrivibile al fenomeno del terrorismo. Io ho preso la parola per dire che,
sì, c’è il terrorismo, che noi lo condanniamo, che bisogna fare di tutto per
fermarlo, ma anche - come ha detto il Santo Padre - per combattere veramente il
terrorismo bisogna andare alle radici. E la radice qui, in Terra Santa, è
rappresentata dall’occupazione. Comunque, ho proposto al presidente di tornare
ad incontrarci un giorno non lontano, in privato e senza pubblicità, quando lui
avrà tempo. Del resto, sui principi di base siamo d’accordo entrambi: lui vuole
la sicurezza, la pace d’Israele ed ha espresso anche la sua simpatia per il popolo
palestinese, per i suoi diritti. Dunque, potremmo arricchirci vicendevolmente con
le rispettive idee.
D. – In merito alla questione del muro di sicurezza, qual
è la posizione della Chiesa locale?
R. – La Chiesa come tale - sia quella locale sia tutte
quelle presenti all’incontro di Gerusalemme - leva la voce per dire che non è
questa la strada per la pace. Il muro è una strada che porta ancor più alla
guerra. Inoltre, tutte le Chiese dialogano con i governi dei loro Paesi, nonché
con le ambasciate israeliane, per far pervenire loro un messaggio di
razionalità: se si cerca la sicurezza con il muro, questo muro non porterà
sicurezza. Per quanto riguarda noi cristiani, la presenza della guerra rende la
vita difficile, è la nostra condizione attuale. Dobbiamo adattarci a questa
situazione. Con la speranza in Dio e con coraggio, dobbiamo accettare la nostra
parte di sacrifici per intraprendere la via più retta per costruire una pace
che sia davvero stabile in Terra Santa.
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DOMANI LA GIORNATA DEL DIALOGO
EBRAICO-CATTOLICO
-
Intervista con il rabbino Riccardo Di Segni e mons. Rino Fisichella -
Si celebra domani in Italia la Giornata del
dialogo ebraico-cattolico, istituita dalla Conferenza episcopale italiana il 29
settembre 1989. Per l’occasione si è svolta ieri alla Pontificia Università
Lateranense, a Roma, un convegno al quale hanno partecipato Riccardo Di Segni,
rabbino capo della comunità ebraica romana, e Giovanni Odasso, docente di Sacra
Scrittura presso l’ateneo lateranense. L’incontro è stato presieduto dal vescovo
Rino Fisichella, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il
dialogo. Il servizio è di Dorotea Gambardella.
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Serviranno il Signore appoggiandosi spalla a spalla. E’ su
questo versetto di Sofonia che verte la riflessione della giornata del dialogo
ebraico-cattolico di quest’anno. Un tema che, secondo il rabbino capo di Roma
Riccardo di Segni, dovrebbe indurre ad interrogarsi su come possa essere attuato
oggi questo dialogo, se sia possibile
realizzarlo nel rispetto delle differenze, pur così radicali, esistenti tra le
due religioni. A lui abbiamo chiesto che cosa si sta facendo di concreto per
avvicinare ebrei e cristiani:
“Esistono continui contatti. Il clima è sereno, è un clima
di rispetto, è un clima in cui ciascuno cerca una sua identità misurandosi con
l’altro”.
In tal
senso il lavoro di Giovanni Paolo II, che lei ha incontrato lo scorso anno, è
stato importante…
“Il
Papa per definizione è la guida del mondo cattolico e quindi dell’eventuale
dialogo. Quello che ha fatto questo Papa per il dialogo ebraico-cristiano non
l’ha fatto nessun altro suo predecessore, sia per quanto riguarda l’intensità
che la continuità. Ovviamente l’agenda è ricca. Abbiamo passato la fase
dell’orribile, abbiamo tolto, o almeno abbiamo pensato che sia stata tolta la parte più negativa e pesante”.
A che
punto è, dunque, il dialogo ebraico-cattolico? Ci risponde mons. Rino Fisichella:
R. –
“Siamo a un punto di grande amicizia che si è manifestata anche quest’anno in
tante situazioni, nel richiamo a visitare, ad esempio, la Sinagoga, che abbiamo
avuto qualche mese fa e diversi momenti che portano la comunità cristiana di
Roma ad avere contatti non solo personali con i fratelli ebrei, ma anche a
partecipare ad iniziative comuni. Quella di oggi è una ulteriore espressione di
questa iniziativa comune che vuole indicare non soltanto una tappa
nell’amicizia, ma che questa amicizia è reale”.
D. –
Secondo lei, il dialogo tra ebrei e cristiani può favorire l’avvicinamento con
l’Islam e comunque stemperare questo clima di odio, di tensione che c’è nel mondo?
R. –
Più le religioni si conoscono e più sono anche nella condizione di poter allontanare
ogni forma di fondamentalismo e quindi più i cattolici con gli ebrei esprimono
la loro amicizia, che è una amicizia fatta anche su un grande fondamento comune
che è la fede di Abramo, ma è la fede nei Patriarchi, nei profeti, più noi
riusciamo a trovare gli elementi che sono comuni alle due religioni, e più
rimane una mano aperta anche all’Islam, perché segua ugualmente questo cammino
di incontro e quindi anche un cammino di amicizia.
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IN
SCENA A TEATRO A ROMA UNO SPETTACOLO SUL GENOCIDIO IN RWANDA
-
Intervista con Francesca Zanni e Daniele Scaglione -
Sono
trascorsi dieci anni dal genocidio in Rwanda. Dal 6 aprile al 19 luglio del
1994 almeno mezzo milione di persone vennero uccise nella guerra tra hutu e
tutsi, un massacro che avvenne nel totale silenzio della comunità
internazionale e delle Nazioni Unite. A ripercorrere con gli occhi di un occidentale,
quelli del generale dell’Onu Romeo Dallaire, una delle pagine più tragiche
della recente storia è lo spettacolo “La Carezza di Dio”, dal 13 gennaio all’8
febbraio in scena a Roma, al “Teatro Due”. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:
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(musica)
Aprile
1994, l’assassinio del presidente rwandese Habyarimana dà il via ad uno dei più
tragici e feroci massacri della storia africana. Un genocidio che alla fine
conta almeno mezzo milione di morti, per qualcuno anche un milione, e che pesa
anche sulle coscienze delle Nazioni Unite e dei governi di alcuni dei più
importanti Paesi del mondo, che nulla fecero per fermare lo sterminio tra hutu
e tutsi. 5 mila militari per impedire il genocidio: li chiese il generale Romeo
Dallaire, comandante della missione Onu in Rwanda, ma a New York fu deciso di
non inviarli. E gli appelli di Dallaire, rimasto solo, con una ridottissima
forza a disposizione e male armata, caddero nel vuoto. E il generale fu
testimone di uno dei più gravi massacri che la storia recente ricordi.
(Brano tratto dallo spettacolo)
“Oggi 25 febbraio 1998, io generale Romeo Dallaire. Mi
presento a deporre davanti a questa Corte Internazionale sui fatti a me noti,
avvenuti in Rwanda nel 1994. Io mi dichiaro pienamente responsabile della morte
di 10 caschi blu; dell’assassinio di 56 operatori della Croce Rossa, della
sorte di due milioni di rifugiati, dello sterminio di circa un milione di
rwandesi, perché la mia missione è fallita senza che io potessi fare niente.
Per questo io mi considero responsabile”.
(musica)
Oggi la storia del generale Dallaire, tornato alla vita
civile, con seri problemi psicologi, affetto dalla cosiddetta “sindrome di
peacekeeping”, è in scena a Roma. “La Carezza di Dio” è lo spettacolo di
Francesca Zanni e Paolo De Vita, interpretato da quest’ultimo e tratto dal
libro di Daniele Scaglione “Istruzioni per un genocidio”. Tre i momenti fondamentali
dello spettacolo. Francesca Zanni ne è anche la regista
R. – Il primo è la sua missione in Rwanda, il suo ufficio
a Kigali e questo fax che riceve solo brutte notizie mandate dalle Nazioni
Unite, che non riescono a capire la gravità della situazione. Il secondo
momento fondamentale è quello che avverrà dopo la sua deposizione al tribunale
e cioè la follia di Dallaire. Il terzo momento fondamentale è rappresentato
invece proprio dal tribunale, quando il generale Dallaire si è ritrovato a
dover ripercorrere nella sua memoria tutto quello che aveva visto.
(musica)
Nel
volume Scaglione analizza il conflitto, dal non intervento della comunità
internazionale, alla negazione del genocidio, alle sentenze del tribunale
penale internazionale.
R. – Abbiamo cercato di mettere in luce un aspetto della
vicenda rwandese, che è complicatissima: l’Occidente che sta a guardare, che
potrebbe fare ma non fa, mettendo delle distanze fra sé e quello che succede
sul campo. Così come in Rwanda è stato tremendo, così altrettanto facilmente è
stato dimenticato. Se ne parla
pochissimo, neanche in forma retorica. Quasi quasi verrebbe da sperare almeno
una formulazione retorica ogni tanto, perché almeno vorrebbe dire parlarne.
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16
gennaio 2004
SEMPRE ACCESO IN FRANCIA IL DIBATTITO PER IL
PROGETTO DI LEGGE
SUI
SEGNI RELIGIOSI. “NON RIAPRIAMO UNA GUERRA DI RELIGIONE”:
HA
AMMONITO IERI IL CARDINALE LUSTIGER, ARCIVESCOVO DI PARIGI
PARIGI.=
“Non si deve confondere lo statuto delle religioni e il mantenimento dell’ordine
pubblico”. Con queste parole il cardinale Lustiger, arcivescovo di Parigi,
intervistato dalla radio pubblica nazionale France Inter, si è pronunciato ieri
sulla legge che vieterebbe il velo islamico e gli altri simboli religiosi in
Francia, ammonendo il governo a “non riaprire una guerra” di religione. Con la
legge che è in via di approvazione, il governo “tocca uno dei principi della
libertà religiosa - ha sottolineato il porporato - entrando nella delicata
questione di sapere quale sia l’espressione pubblica legittima delle cose
religiose”. “Questa legge - ha aggiunto l’arcivescovo di Parigi - con la sua
goffaggine rischia di riaprire per gli incendiari involontari una guerra
religiosa”. La delicata questione sui segni religiosi causa profonde divisioni
anche a livello istituzionale. Il Consiglio superiore dell’educazione (Cse),
principale assemblea di rappresen-tanza del mondo educativo presieduta dal
ministro Luc Ferry, si è rifiutato ieri in larga maggioranza di esprimere un
giudizio sul testo legislativo redatto dallo stesso ministro. E’ stata,
intanto, ritirata, per probabile vizio di procedura, dal ministero
dell’Istruzione, la decisione del rettore dell’Accademia di Creteil (Parigi),
che aveva sospeso due sorelle che si presentavano a scuola con il velo, Alma e
Lila Levy. Espulsi, infine, dalla Francia due imam turchi, che esercitavano a
Parigi e Mulhouse, per “propaganda estremista”. (B.C.)
RIPRESA DELLE ESECUZIONI CAPITALI IN LIBANO.
PROFONDA
CONTRARIETA’ E’ STATA ESPRESSA DALL’UNIONE EUROPEA
BEIRUT.=
Dopo una parentesi di oltre sei anni e nonostante le pressioni dell’Unione
Europea, il Libano ha annunciato ieri la ripresa nel Paese delle esecuzioni
capitali. Secondo quanto riferisce il quotidiano di Beirut As Safir, tre
condanne a morte saranno messe in atto sabato contro altrettanti uomini
riconosciuti colpevoli di omicidio premeditato. Le sentenze capitali contro
Ahmed Mansour, Badi Hamadeh e Remy Antoine Zouaiter, sono state siglate
mercoledì dal presidente della Repubblica, Emile Lahoud, dopo che il premier,
Rafic Hariri, ed il ministro della giustizia, Bahij Tabbara, avevano apposto
anch’essi la loro firma. Le famiglie dei condannati non saranno presenti e non
è stato ancora reso noto se giornalisti e operatori televisivi potranno assistere
alle esecuzioni. Le sentenze stabiliscono che Mansour sarà giustiziato per
impiccagione mentre gli altri due saranno fucilati dal plotone di esecuzione
nel cortile della prigione centrale di Roumieh. La decisione di passare per le
armi Badi Hamadeh (un membro di un gruppo fondamentalista salafita di base nel
campo profughi palestinese di Ein el Helweh, nel sud del Paese) e Remy Antoine
Zouaiter è stata dettata dal fatto che le vittime dei due condannati, sei in
tutto, erano appartenenti delle forze dell’ordine libanesi e, quindi, sono
stati giudicati da un tribunale militare, che prevede la pena di morte tramite
fucilazione. Le ultime condanne a morte eseguite in Libano risalgono al maggio
1997. (B.C.)
E’ SALITO DRAMMATICAMENTE A 41.000 IL BILANCIO
DELLE VITTIME DEL TERREMOTO
CHE
LO SCORSO 26 DICEMBRE HA COLPITO LA CITTA’ DI BAM, IN IRAN
TEHERAN.=
Sono sempre più tristi i contorni della sciagura che il 26 dicembre scorso ha
colpito l’Iran. Il bilancio delle vittime del terremoto che ha sorpreso nella
notte la città di Bam, nel sud-est del Paese, infatti, è di 41.000 morti, forse
45.000, secondo quanto riferito da un collaboratore della guida suprema Ali
Khamenei. “Fino ad oggi 41.000 abitanti di Bam sono morti ed è possibile che
questa cifra salga a 45.000 - ha affermato Mohammad Mohammadi-Gholpayghani,
capo dell’ufficio dell’ayatollah Khamenei, in visita oggi nella località per la
seconda volta dopo la tragedia - si tratta di una grande catastrofe”. (B.C.)
ATTENTATO
IERI A KARACHI, IN PAKISTAN, NEI PRESSI DI UNA CHIESA ANGLICANA.
L’ESPLOSIONE,
NON ANCORA RIVENDICATA, HA CAUSATO 11 FERITI
KARACHI.= 11 persone sono rimaste ferite, ieri a
Karachi, in Pakistan, a causa dell’esplosione di un ordigno. La bomba, secondo
quanto è emerso dalle dichiarazioni della polizia locale, era stata collocata
davanti ad un negozio di Bibbie, nei pressi della chiesa della Trinità, nel
quartiere di Saddar. Secondo la ricostruzione degli agenti, poco prima che la
bomba esplodesse, due uomini a bordo di una moto hanno lanciato alcune granate
contro il muro di cinta della chiesa. L’attentato non è stato ancora
rivendicato da alcun gruppo terroristico, ma la polizia locale non ha dubbi
sulla natura della deflagrazione. La piccola comunità cristiana è stata, infatti,
già nel 2002 protagonista di episodi di violenza. Il clima, quindi, è di forte
paura, sopratutto da quando il Pakistan si è affiancato agli Stati Uniti nella
lotta contro il terrorismo. (F.C.)
I MASS MEDIA COME STRUMENTO PER COSTRUIRE UNA
CULTURA DI PACE E ARMONIA.
E’
IL NUOVO PROGETTO MESSO A PUNTO DAI VESCOVI INDIANI,
NEL
CORSO DELLA LORO 26.MA ASSEMBLEA PLENARIA
TRICHUR.= Promuovere un rinnovamento dei mass
media per costruire una “cultura di pace e di armonia in India”. E’ quanto si
prefigge il nuovo piano di intervento in tema di comunicazione ideato dai
vescovi indiani, durante la loro 26.ma Assemblea Plenaria. “Valuteremo
innanzitutto quanto già esiste a livello diocesano e regionale - ha
sottolineato il cardinale Telesphore Placidus Toppo, neo eletto presidente
della conferenza episcopale indiana - successivamente interverremo con
un’azione coordinata”. “La discussione sul tema della comunicazione è stata
molto interessante e produttiva”: ha sottolineato, invece, l’arcivescovo di
Trichur, mons. Jacob Thoomkuzhy. Convinti, quindi, dell’importanza strategica
dei mezzi di comunicazione, i presuli hanno invitato ogni diocesi ad
“attrezzarsi”, mettendo a punto un progetto da attuare a breve termine e
istituendo al tempo stesso un polo informativo locale, coordinato da sacerdoti,
religiosi e laici professionisti. Ogni diocesi, inoltre, dovrà nominare un
portavoce in grado di assicurare un contatto costante, sia a livello locale sia
nazionale. “I media - si legge nel documento finale licenziato a Trichur -
forniscono informazione, propongono spettacoli di intrattenimento, ma spesso
influiscono anche in modo negativo”. Per questo i vescovi si sono detti
convinti della necessità di una piattaforma che sia apprezzata da tutta la
famiglia, dai più piccoli ai più grandi. L’assemblea, conclusasi mercoledì
scorso, ha persino indetto una Giornata nazionale delle comunicazioni, che
prevedibilmente si terrà la domenica prima del Cristo Re (il 21 novembre).
Nell’occasione verranno celebrate liturgie a tema e verrà diffuso il messaggio
del Santo Padre per la Giornata mondiale della comunicazioni sociali. (D.D.)
BOOM
DI CONTATTI INTERNET IN CINA, DOVE CONTINUA, COMUNQUE, AD ESSERE ALTO IL
CONTROLLO STATALE. APPROVATA A CUBA, INVECE, UNA LEGGE
PER
LIMITARE L’ACCESSO IN RETE
PECHINO.= Il fascino di Internet conquista anche
la Cina. Secondo quanto riferisce la “China Internet information center”,
infatti, gli utenti del web nel 2003 sono aumentati del 34,5% e hanno toccato
quota 79,5 milioni. Questo improvviso boom è riconducibile a un allentamento
dei controlli da parte del governo di Pechino sul web, anche se rimane ancora
consistente. Di segno opposto, invece, la situazione a Cuba, altro baluardo
storico del comunismo. Amnesty International ha espresso viva preoccupazione
per la legge emanata dalle autorità dell’isola che limita l’accesso a Internet.
“E’ un tentativo - ha dichiarato l’organizzazione umanitaria - di escludere la
popolazione civile dall’accesso di idee alternative al regime”. (B.C)
UN MONASTERO DI SUORE FRANCESCANE IN BRASILE
CONTRO LA COSTRUZIONE DI UN’INDUSTRIA
PER LO SFRUTTAMENTO DELL’ALLUMINIO IN
AMAZZONIA
RIO DE JANEIRO. = Un monastero di suore
francescane in Brasile si è mobilitato contro la costruzione di un’industria di
sfruttamento dell’alluminio in Amazzonia. I danni ambientali che potrebbe
generare questo progetto, sottolineano le suore in una lettera inviata al
Ministro dell’Energia e al Ministro dell’Ambiente, non lasciano spazio
all’ottimismo. Le suore del convento di Nostra Signora di Saude, nel distretto
di Juruti Velho, chiedono così che venga rispettato il ritmo di vita dei 30
mila indigeni che popolano la zona e un ambiente naturale dalle caratteristiche
uniche. “Temiamo - scrivono ancora - che quest’area, una volta praticata la
deforestazione, diventerà come un deserto”. La Casa madre delle suore
brasiliane, il Monastero di Maria Stern di Augsburg, in Germania, ha trasmesso
una copia dell’appello a “Franciscans International”, il “network” che ha sede
a Ginevra e si occupa di coordinare le iniziative sui temi della giustizia,
della pace e del rispetto della creazione. Le religiose, inoltre, nominano
esplicitamente la multinazionale “Alcoa” quale responsabile del progetto, che
in dettaglio prevede la distruzione di 30 mila ettari di foresta per fare
spazio al nuovo stabilimento. Nel loro appello, le religiose chiedono di
inviare messaggi e lettere al governo brasiliano per sensibilizzarlo sulla
questione. “Questo progetto avrebbe un impatto sociale incalcolabile -
scrivono, infine, le suore - nei termini di impoverimento della cultura,
perdita del modo tradizionale di lavorare e di vivere e forte disoccupazione in
futuro”. (B.C.)
I
RELIGIOSI E LE RELIGIOSE SIANO LA BUSSOLA CHE ORIENTA IL CAMMINO DEI FEDELI
NELL’ATTESA DEL SIGNORE: E’ L’ESORTAZIONE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE
PER
IL CLERO E LA VITA CONSACRATA IN OCCASIONE
DELLA
VIII GIORNATA MONDIALE PER LA VITA CONSACRATA
CITTA’
DEL VATICANO.= “I consacrati sono una sfida per la Chiesa e per il mondo” e
“possono dire una parola rassicurante alla Chiesa e agli uomini”. Questo, in
sintesi, quanto sottolinea la Commissione episcopale per il clero e la vita
consacrata, nel messaggio per la VIII Giornata mondiale per la vita consacrata,
il prossimo 2 febbraio, ricorrenza della Presentazione del Signore. Secondo le
informazioni contenute nell’Annuario Pontificio 2003, i religiosi sacerdoti nel
mondo sono 139.159, ai quali si aggiungono 54.970 non sacerdoti; 792.317,
invece, le religiose di vita attiva e 51.973 le monache contemplative.
“'Vivendo intensamente il tempo presente - scrivono i vescovi nel messaggio,
reso noto dal Sir, l’agenzia di informazione religiosa promossa dalla
Conferenza Episcopale Italiana - i consacrati possono dire una parola
rassicurante alla Chiesa e agli uomini, testimoniando che non si deve vivere
nella paura di un mondo che finisce, ma nell’attesa del Signore che viene”.
Secondo i presuli, essi “indicano nel Vangelo la vera bussola che orienta”: di
qui l’auspicio che le consacrate e i consacrati “siano lampada che arde davanti
al mondo”. Consapevoli che “è loro compito far vivere la vita consacrata
custodendola e sostenendola, attuando il discernimento dei carismi” e
“favorendo le vocazioni”, i vescovi affermano la necessità che “la presenza
delle vocazioni di speciale consacrazione all’interno della Chiesa” entri “in
relazione sempre più convinta con gli altri soggetti ecclesiali”. (B.C.)
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16
gennaio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
“Tra Stati Uniti e Francia c’è
una reale volontà di voltare pagina dopo le tensioni degli ultimi mesi sulla
guerra in Iraq”. Lo ha sottolineato il ministro francese alla Difesa, Michele
Alliot-Marie, al termine dell’incontro con il segretario di Stato americano
alla Difesa, Donald Rumsfeld, e il consigliere per la sicurezza, Condoleezza
Rice. Crescono, intanto, le preoccupazioni sulle condizioni della prigione
americana di Guantanamo. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:
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Detenuti incappucciati,
incatenati, trascinati di peso e senza alcun tipo di privacy. Sono queste
alcune delle scioccanti immagini trasmesse, ieri sera, durante un servizio
della Rai sulla prigione di Guantanamo, a Cuba, dove sono rinchiuse oltre 600
persone, presunti terroristi di Al Qaida e guerriglieri talebani. Il Pentagono
ha inoltre confermato, oggi, che tra i prigionieri ci sono anche tre bambini,
considerati “nemici combattenti” e di un’età compresa tra i 13 ed i 15 anni.
Oltre a questo inquietante scenario si deve purtroppo registrare anche un altro
allarmante dato. Tra i responsabili della Difesa di Washington, sta infatti
destando forte preoccupazione l’alto numero di suicidi, tra i soldati
americani, dall’inizio della guerra. Dall’avvio della fase bellica – rileva
infatti l’amministrazione americana – sono almeno 22 i soldati che si sono
suicidati, ovvero il 14 per cento delle vittime morte non in operazioni
militari. Con l’obiettivo di garantire
una migliore cornice di sicurezza in Iraq, è intanto partito oggi un primo contingente
di soldati giapponesi. Si tratta, per le truppe nipponiche, della prima
missione, dopo la II guerra mondiale, in un Paese dove sono in corso combattimenti. E in Iraq non si arrestano, purtroppo, gli
episodi di violenza. Un aereo, che stava partendo
dall’aeroporto di Baghdad, è stato infatti raggiunto, questa mattina, da
colpi di arma da fuoco. Tutte le persone a bordo del velivolo, sul quale si trovava anche il ministro della Difesa georgiano, David
Tevzadze, sono fortunatamente uscite illese
dall’agguato perpetrato da guerriglieri iracheni.
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Prosegue il viaggio in Turchia
di Romano Prodi. L’obiettivo di questa storica trasferta è di valutare il
livello di adeguamento delle istituzioni di Ankara ai parametri europei in
vista del possibile ingresso del Paese nell’Unione. Il servizio di Giancarlo La
Vella:
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Il
presidente della Commissione europea è stato ricevuto questa mattina ad Ankara
dal presidente della Repubblica turca, Ahmet Necdet Sezer. Ieri aveva
incontrato il premier Erdogan ed altre autorità turche. Il presidente della
Commissione ha detto che la Turchia ha compiuto forti progressi nell'adeguamento
della sua legislazione ai criteri politici dell’Unione europea, ma che ancora
resta da completare la realizzazione pratica delle riforme. Prodi ha anche
chiarito che una soluzione del problema di Cipro - l'isola divisa dal 1974 in
una parte greca ed in una turca - non è una precondizione per l’ingresso
nell’Unione, ma faciliterebbe grandemente le aspirazioni europee della Turchia.
Prodi ha infine incoraggiato il Paese a cogliere quella che considera
un’opportunità unica per raggiungere l'obiettivo dell'adesione e consolidare la
sua posizione di società libera e democratica nella comunità delle nazioni
europee.
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E’ sempre più fosco lo scenario mediorientale. “Hamas non fermerà la
propria lotta contro Israele e la giovane kamikaze che ha agito mercoledì al
Valico di Erez non sarà l’ultima”. Lo ha assicurato, ieri, uno dei capi
politici del gruppo estremista palestinese ai funerali della attentatrice
suicida, madre di due bambine, che due giorni fa ha causato la morte di 4
persone. Il leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmad Yassin, ha intanto
smentito oggi ogni suo ruolo diretto nell’attentato.
Prosegue con
successo la storica missione spaziale su Marte. Gli scienziati della Nasa hanno infatti guidato fuori dalla piattaforma
di atterraggio il robot della sonda Spirit: il mezzo ha percorso tre metri sul
suolo marziano. L’ex vicepresidente americano, Al
Gore, ha intanto criticato il programma spaziale statunitense recentemente
presentato dal capo della Casa Bianca, George Bush. “Invece di spendere somme enormi per rendere abitabile una
piccola porzione della Luna – ha affermato – dovremmo migliorare le condizioni
di vita sulla Terra per le future generazioni”.
Sarà reso noto il 28 prossimo gennaio il rapporto
conclusivo dell’inchiesta sulla morte dello scienziato britannico, David Kelly.
La notizia è stata confermata da fonti governative. Apparentemente il
microbiologo si uccise perché non resse allo stress di essere stato
pubblicamente indicato come la fonte di un servizio della Bbc nel quale si
accusava il governo di Londra di aver ingigantito la minaccia delle armi
irachene.
Ad 11 giorni dalle elezioni, è stata ieri
ufficializzata la vittoria, e dunque la nomina a presidente della Georgia, per
Mikhail Saakashvili. Il neo presidente ha ricevuto il 96,27% dei voti. Un
messaggio di felicitazioni gli è stato spedito dal presidente russo Vladimir
Putin, che gli ha inoltre rinnovato l'invito per una visita ufficiale a Mosca.
Il governo argentino ha
denunciato, oggi, di aver ricevuto fotografie che descrivono torture e
maltrattamenti di prigionieri nell’ambito di corsi di addestramento militari
nella provincia di Cordoba dopo la fine della dittatura. Lo ha reso noto un
comunicato del ministero della Difesa di Buenos Aires. Il presidente del Paese
sudamericano, Nestor Kirchner, ha ordinato un’accurata inchiesta.
Un’autobomba è esplosa ieri di
fronte alla chiesa anglicana di Karachi, nel Sud del Pakistan, provocando il
ferimento di almeno undici persone. Tra loro anche sei agenti delle forze di
sicurezza che erano arrivati sul posto in seguito ad una precedente detonazione
provocata da una bomba di piccole dimensioni.
Prime prove del legame tra la
Sars e gli animali. Gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità,
giunti nel Guangdong, in Cina, per indagare sulla polmonite atipica, hanno
infatti trovato tracce del virus nel ristorante dove si servivano piatti a base
di zibetto e lavorava la cameriera ora ricoverata in isolamento per sospetto
caso di Sars.
Cresce la paura in Estremo Oriente
per l’espandersi dell’epidemia della febbre dei polli. Scoperta in Vietnam, la
patologia si è diffusa anche in Giappone e a Taiwan, ed ha già provocato la
morte di 3 persone. Le autorità vietnamite, d’accordo con la Fao e
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno vietato la vendita di pollame a
Ho Chi Minh City. Tokyo ha invece messo al bando le importazioni di pollame da Taiwan.
La Banca d’Italia e la Consob,
la commissione per il controllo della Borsa, avrebbero dovuto vigilare sui
conti della Parmalat. Questa l’idea espressa dal ministro dell’Economia,
Tremonti, sul crack dell’azienda agro-alimentare approdato ieri in Parlamento.
Sono infatti iniziate le audizioni presso le commissioni Finanza di Camera e
Senato, per indagare sui rapporti tra sistema delle imprese, mercati e tutela
del risparmio.
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