RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 16  - Testo della Trasmissione di venerdì 16 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Incontro oggi in Vaticano tra il Papa e i due rabbini capo di Israele Yona Metzger e Shlomo Amar

 

Concerto domani in aula Paolo VI, alla presenza del Papa e di una delegazione ebraica, per il dialogo tra le grandi religioni mondiali: con noi il vescovo Brian Farrell

 

L’importanza del ruolo della donna, cui Dio ha affidato in particolare l’essere umano: così il Papa nell’udienza al Centro Italiano Femminile. Intervista con Alba Dini Martino

 

 Aperto l’anno giudiziario in Vaticano: riforma del sistema giudiziario e adesione agli accordi di Shengen: questi i temi forti della relazione del promotore di giustizia Nicola Picardi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi al via in India il Forum sociale mondiale: ai nostri microfoni Alberto Zoratti

 

Il muro di sicurezza in Cisgiordania: una divisione che fomenta l’odio.  Intervista con Michel Sabbah

 

Si celebra domani in Italia la Giornata del dialogo ebraico-cristiano: il commento di Riccardo Di Segni e Rino Fisichella

 

In scena a Roma, dal 13 gennaio all’8 febbraio, lo spettacolo “La Carezza di Dio” che ripercorre il genocidio in Rwanda: con noi Francesca Zanni e Daniele Scaglione.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sempre acceso in Francia il dibattito per il progetto di legge sui segni religiosi

 

Ripresa delle esecuzioni capitali in Libano

 

E’ salito drammaticamente a 41.000 il bilancio delle vittime del terremoto che lo scorso 26 dicembre ha colpito la città di Bam, in Iran

 

Attentato ieri a Karachi, in Pakistan, nei pressi di una Chiesa anglicana

 

I mass media come strumento per costruire una cultura di pace e armonia. E’ il nuovo progetto messo a punto dai vescovi indiani, nel corso della loro 26.ma Assemblea plenaria

 

Boom di contatti internet in Cina, dove continua, comunque, ad essere alto il controllo statale

 

Un monastero di suore francescane in Brasile si è mobilitato contro la costruzione di un’industria di sfruttamento dell’alluminio in Amazzonia

 

I religiosi e le religiose siano la bussola che orienta il cammino dei fedeli nell’attesa del Signore: è l’esortazione della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata in occasione della VIII Giornata mondiale per la vita consacrata

 

24 ORE NEL MONDO:

Condizioni disumane per i prigionieri della prigione statunitense di Guantanamo

 

La Turchia è sempre più vicina all’Europa. Lo sostiene il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, da ieri in visita in Turchia

 

Ufficializzata, in Georgia, la vittoria di Mikhail Saakashvili.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 gennaio 2004

 

 

CORDIALE INCONTRO IN VATICANO

TRA IL PAPA E I DUE RABBINI CAPO D’ISRAELE YONA METZGER E SHLOMO AMAR

 

Incontro molto cordiale oggi in Vaticano tra Giovanni Paolo II e i due rabbini capo di Israele, Yona Metzger e Shlomo Amar, accompagnati dal direttore generale del Gran Rabbinato, Oded Wiener. Una visita definita “storica” dall’ Ambasciata israeliana presso la Santa Sede. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

**********

Il Papa ha accolto calorosamente la delegazione ebraica: “Il dialogo ufficiale stabilito tra la Chiesa cattolica e il Gran Rabbinato di Israele – ha detto Giovanni Paolo II – è un segno di grande speranza”.

 

“WE MUST SPARE NO EFFORT IN WORKING TOGETHER ...

Non dobbiamo risparmiare sforzo alcuno – ha aggiunto – nel lavorare insieme per costruire un mondo di giustizia, pace e riconciliazione tra tutti i popoli”.

 

Il Papa ha poi ricordato che nei suoi 25 anni di pontificato si è “impegnato a promuovere il dialogo ebraico-cattolico e a sostenere una sempre più grande comprensione, rispetto e cooperazione” tra i seguaci delle due religioni. “Uno dei punti culminanti del mio Pontificato – ha sottolineato Giovanni Paolo II – resterà sempre il mio pellegrinaggio giubilare nella Terra Santa, che ha incluso momenti intensi di memoria, riflessione e preghiera allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto, e al Muro Occidentale”.

 

Da parte loro i rabbini capo di Israele Yona Metzger e Shlomo Amar hanno chiesto al Papa di continuare ad esercitare la sua influenza contro “la crescente ondata di terrorismo che colpisce innocenti e mette a repentaglio la riconciliazione, ringraziandolo per aver istituito la giornata dedicata all'ebraismo'' nella Chiesa cattolica e per le sue parole contro l’antisemitismo. 

 

Poi hanno anche espresso al Papa il dolore delle famiglie dei prigionieri di guerra e dei soldati israeliani scomparsi, chiedendogli di esercitare il suo peso morale per aiutare a risolvere questi problemi.

**********

 

 

CONCERTO DOMANI IN AULA PAOLO VI, ALLA PRESENZA DEL PAPA,

PER IL DIALOGO TRA LE GRANDI RELIGIONI MONDIALI

- Intervista con il vescovo Brian Farrell -

 

 

Le note di Gustav Mahler, con la sua Sinfonia n. 2 “Risurrezione”, e quelle di John Harbison e il suo mottetto sacro “Abraham” in prima assoluta. I due brani risuoneranno domani pomeriggio in Aula Paolo VI quando, sotto la direzione del celebre maestro Gilbert Levine, la Pittsburgh Symphony Orchestra eseguirà il concerto dedicato al tema della riconciliazione tra ebrei, cristiani e musulmani. Un concerto fortemente simbolico, dunque, che vedrà la presenza di Giovanni Paolo II e della delegazione ebraica, ricevuta questa mattina in Vaticano. Giovanni Peduto ha parlato dell’iniziativa con il segretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, il vescovo Brian Farrell:

 

**********

R. – Il messaggio di questo concerto è l’espressione di una verità che il Papa ripete ormai da anni e cioè che la religione deve essere sempre – se vuole essere fedele a se stessa - promozione di bontà, di comprensione, di armonia tra i popoli, nel mondo intero. E’ necessario, quindi, che le religioni e soprattutto i leader religiosi abbiano ben chiaro davanti a sé il fatto fondamentale che Dio vuole sempre la giustizia, vuole sempre difendere la dignità della persona. Tutto quello che devia da questo è un’offesa alla religione, un’offesa alle persone ed una offesa a Dio stesso.

 

D. – Verrà eseguito un brano musicale inedito di John Harbison dal titolo “Abraham”, cosa dice oggi il patriarca Abramo ai credenti delle tre grandi religioni monoteiste?

 

R. – Ci parla di fede, di una risposta a Dio che si fa presente e chiede ad Abramo di camminare per una strada di onestà personale, fiducia nel Signore. Abramo è colui che con la sua fedeltà è diventato l’amico di Dio.

 

D. – Per l’organizzazione di questo concerto sono stati coinvolti i Cavalieri di Colombo, la Rai …

 

R. – Un concerto esige una grande organizzazione. Noi siamo veramente grati ai Cavalieri di Colombo che hanno reso possibile questo concerto, grazie al loro apporto finanziario – anzitutto – ma anche grazie all’entusiasmo con cui hanno sostenuto questa iniziativa. Siamo grati alla Rai, perché sono loro che riprenderanno il concerto, dando quindi la possibilità di poterlo vedere in altri Paesi. Tutto questo per dare forza al gesto che vorremmo creare con questo concerto: una affermazione forte del bisogno di riconciliazione tra i popoli e tra le religioni.

**********

 

 

LA FORZA DELLA DONNA SCATURISCE DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE DIO LE HA AFFIDATO IN MODO SPECIALE L’ESSERE UMANO: COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA DI STAMANI AI MEMBRI DEL CENTRO ITALIANO FEMMINILE, RICEVUTI IN OCCASIONE

DEL 26.MO CONGRESSO NAZIONALE DEL SODALIZIO NATO 60 ANNI FA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Aiutare le donne “a svolgere sempre più responsabilmente il proprio ruolo nella società”, ispirandosi ai principi cristiani. Giovanni Paolo II ha colto l’occasione dell’udienza ai partecipanti al congresso nazionale del Cif, il Centro Italiano Femminile, per parlare della missione della donna nel terzo millennio. Il Papa ha sottolineato come di fronte ai nuovi problemi che generano insicurezza e confusione è quanto mai opportuno riflettere sul tema scelto dal Cif per il congresso: “Le donne di fronte alle attese del mondo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

Giovanni Paolo II ha rilevato come l’epoca attuale abbia visto crescere la partecipazione femminile in ogni ambito della vita sociale. Per questo, è necessaria una “costante attenzione verso le problematiche emergenti”. Attenzione associata alla “lungimiranza nell’affrontarle”. Riecheggiando così la Lettera Apostolica “Mulieris dignitatem”, ha indicato come sia “importante che la donna mantenga viva la coscienza” della sua fondamentale vocazione. “Essa – ha avvertito – realizza  se stessa donando amore, con quel suo singolare genio che assicura la sensibilità per l’uomo in ogni circostanza, per il fatto che è uomo”. Il paradigma biblico della donna posta dal Creatore accanto all’uomo, ha proseguito, “svela anche quale sia il vero senso della sua vocazione”.

 

“La sua forza morale e spirituale scaturisce dalla consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano”.

 

Questa, ha detto ancora, è “la missione di ogni donna anche nel terzo millennio”. Bisogna allora viverla appieno senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà e dagli ostacoli che si potranno incontrare durante il cammino. Sempre fiduciose nell’aiuto divino, ha concluso, portate a compimento con gioia questa missione “esprimendo il genio femminile che vi contraddistingue”. 

**********

 

Il Centro Italiano Femminile ha aperto ieri, alla Domus Mariae di Roma, il suo 26.mo Congresso nazionale. Evento che celebra il 60.mo anno di attività del sodalizio. Sulle sfide più urgenti che la donna deve affrontare oggi nella società italiana ascoltiamo la riflessione del presidente nazionale del Cif, Alba Dini Martino, raccolta da Marina Tomarro:

 

**********

R. – I problemi fondamentali sono sostanzialmente due: il primo riguarda la non equilibrata presenza nei cosiddetti ‘luoghi decisionali’. Basti pensare alla partecipazione delle donne nelle istituzioni. Le donne sono presenti nel Parlamento italiano per meno del 10%, e questa situazione si ripercuote anche negli altri settori. L’altro problema è la conciliazione tra responsabilità familiari e professionali, che in parte spiega la ragione della bassa natalità in Italia. Quindi, su questo piano sono necessarie testimonianze di tipo diverso, un’azione ‘pedagogica’ – chiamiamola così – di tipo diverso.

 

D. – Quindi, oggi non è facile essere donna?

 

R. – No, infatti, non è facile essere donna, ma questo nel senso – appunto – della proposta, non nel senso di rimpianto verso tempi passati, anzi. Le possibilità che hanno oggi le donne non sono mai state conosciute prima, nella storia, quindi c’è anche un loro compito, una loro responsabilità, proprio in quanto donne, ecco. E in questo, l’organizzazione sociale non aiuta le donne ad essere se stesse.

**********

 

 

IL SISTEMA GIUDIZIARIO VATICANO VA RIFORMATO: COSI’, IL PROMOTORE

DI GIUSTIZIA, NICOLA PICARDI, NELLA RELAZIONE CHE STAMANI

 HA INAUGURATO L’ANNO GIUDIZIARIO VATICANO 

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La necessità di una riforma del sistema giudiziario vaticano e l’adesione dello Stato Vaticano agli accordi di Schengen sono stati i punti chiave della relazione del Promotore di Giustizia, il prof. Nicola Picardi, con il quale stamani si è aperto l’anno giudiziario vaticano. Resi noti anche i dati sui procedimenti civili e penali dell’anno 2003. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

*********

E’ quanto mai necessario adottare “delle misure idonee a garantire che il sistema giudiziario vaticano” possa svolgere al meglio la sua funzione: “l’amministrazione della giustizia tempestiva, autonoma e indipendente”. E’ quanto sottolineato dal Promotore di Giustizia, il prof. Nicola Picardi, secondo il quale si rende necessario il potenziamento dell’istituto del Giudice Unico. La riforma deve prendere atto delle “mutate situazioni politico-sociali”. D’altro canto, si rivela quanto mai urgente dato che nel 2003 il carico di lavoro dei diversi uffici giudiziari è aumentato da “un minimo del 18 per cento a un massimo del 98 per cento” rispetto alla media dell’ultimo quinquennio. Per il prof. Picardi, vanno, dunque, attribuiti all’ufficio del Giudice Unico “compiti più impegnativi”, trasferendo al Notaro Attuario, “attualmente sottoutilizzato”, le “attività di verbalizzazione stragiudiziale e di vidimazione”.

 

Il promotore di giustizia ha poi volto l’attenzione alla cooperazione internazionale sul fronte della sicurezza. “Oggi – ha avvertito – non è possibile affrontare realisticamente le problematiche della giurisdizione senza tener conto dei vincoli di interdipendenza tra i sistemi giudiziari dei diversi Stati”. Il fenomeno del terrorismo nazionale, ha aggiunto, richiede “la conciliazione della libertà di circolazione delle persone con il perfezionamento di misure a tutela della sicurezza”. Sotto questo profilo, ha detto ancora, “meriterebbe di essere attentamente esaminata l’eventualità dell’adesione dello Stato della Città del Vaticano” al trattato di Schengen. Accordo che mira “non solo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni”, ma intensifica anche “lo scambio di informazioni, di rapporti operativi, di iniziative preventive e repressive a tutela della sicurezza delle persone”. La dimensione territoriale vaticana, infatti, imporrebbe “quanto meno un adeguamento degli standard comunitari per ciò che attiene alle “informazioni e misure di polizia” come “alla validità ed alla stessa modalità di predisposizione dei passaporti”. In tale contesto, il prof. Picardi ha ricordato i compiti del comitato per la sicurezza istituito in Vaticano nel 1999 cui spetta l’attività di coordinamento tra la magistratura vaticana e la Gendarmeria.

 

Sul fronte statistico, il prof. Picardi ha reso noto che - nel 2003 - sono stati 567 i procedimenti civili e 576 quelli penali, con un rapporto tra popolazione e contenziosi rispettivamente del 115,2 per cento e del 117 per cento rispetto alla popolazione. In Italia gli stessi rapporti sono del 5,7 e del 10 per cento. L’elevato livello di contenziosi in Vaticano, ha spiegato, non è, tuttavia, dovuto ad “una maggiore litigiosità degli abitanti della Città del Vaticano”, ma piuttosto al fatto che in Vaticano, ogni anno, transitano 18 milioni di persone tra turisti e pellegrini. Nello stato della Città del Vaticano, i cittadini sono 527, ma a questo numero vanno sottratti i 287 diplomatici e vanno invece aggiunti 252 residenti non cittadini. Si ottiene, così, la cifra complessiva di 492 persone che abitano effettivamente nella Città del Vaticano.

**********

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, con il vescovo Brian Farrell, dei Legionari di Cristo, segretario del medesimo discastero.

 

Negli Stati uniti, il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Galveston-Houston mons. Daniel N. Di Nardo, finora vescovo di Sioux City. Mons. Daniel N. DiNardo, 55 anni, originario dello Stato dell’Ohio, ha studiato alla “Catholic University of America” di Washington, DC, conseguendovi il “Masters Degree” in filosofia. Ha perfezionato gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la licenza in Patrologia presso l’Augustinianum di Roma. Ha svolto incarichi di docenza e di formazione, divenendo, tra l’altro, anche parroco fondatore della parrocchia Sts. John and Paul a Franklin-Marshall Township. E’ vescovo dal ’97.

 

In India, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Goa e Damão, presentata per raggiunti limiti di età dall’arcivescovo Raul Nicolau Gonsalves. Al suo posto, il Papa ha nominato, con il titolo di Patriarca ad honorem delle Indie Orientali, mons. Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão, finora ausiliare della medesima arcidiocesi.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con il Medio Oriente: il Ministro degli esteri irlandese in Israele per rilanciare il negoziato.

 

Nelle vaticane, nel discorso al Centro Italiano Femminile, Giovanni Paolo II ha esortato a testimoniare il Vangelo della vita e della speranza.

Nell'udienza ai due Rabbini Capo di Israele e al Direttore Generale del Gran Rabbinato, il Papa ha sottolineato che il pellegrinaggio giubilare in Terra Santa resterà sempre uno dei momenti centrali del Pontificato.

Una pagina sul tema: “La Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani; 18-25 gennaio”.

Un articolo di Francesco M. Valiante sulla Messa celebrata dal cardinale Szoka per l'apertura dell'anno giudiziario in Vaticano.

 

Nelle estere, Afghanistan: il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, elogia il varo della Costituzione.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Licinio Galati sul quinto volume dei “Quaderni” di Paul Valery.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda Parmalat.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

16 gennaio 2004

 

 

 

 

APERTO OGGI A BOMBAY, IN INDIA, IL FORUM SOCIALE MONDIALE

 

- Intervista con Alberto Zoratti -

 

Si è aperto a Bombay, India, il 4° Forum sociale mondiale. Tra le contraddizioni di un Paese in cui l’estrema povertà convive con l’industria informatica HiTech non poteva esserci uno scenario migliore per i contestatori della cosiddetta “globalizzazione imperialista”.  Da Bombay, Maria Grazia Coggiola:

 

**********

A differenza dell’anno scorso a Porto Alegre, in Brasile, a Bombay c’è forse una partecipazione minore. Il Forum è dominato dagli asiatici e soprattutto dagli indiani, che si battono per l’abolizione del sistema castale, per i diritti dei contadini, penalizzati dal sistema degli alti sussidi all’agricoltura applicati in Europa e negli Stati Uniti. E’ una battaglia, questa dell’agricoltura, che è già stata vinta a Cancun, nei negoziati multilaterali del Wto, dove l’India, insieme a Brasile e Sudafrica, hanno fatto fronte comune contro l’Occidente. Forte di questa vittoria i movimenti del Social Forum sono venuti a Bombay, con la consapevolezza di avere già ottenuto qualcosa. Alto il profilo dei partecipanti. Manca Lula da Silva, il presidente brasiliano, l’eroe di Porto Alegre, ma c’è Joseph Stiglitz, professore americano di economia e premio Nobel, che dopo aver lasciato la Banca Mondiale è diventato uno dei più forti oppositori delle politiche di sviluppo seguite dalla stessa Banca e dal Fondo monetario internazionale. C’è poi il premio Nobel per la pace, l’iraniana Shirin Ebadi, che si batte per i diritti delle donne nell’islam, Mary Robinson, ex alto commissario dell’Onu per i diritti umani e Jeremy Corbin, parlamentare laburista inglese e maggiore oppositore della guerra in Iraq. Si stima che al Forum, organizzato in un ex sito industriale a nord della città, ci siano almeno 75 mila persone, ma in una metropoli come Bombay non si vedono neppure.

 

Da Bombay, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

**********

 

Tra i temi in agenda, grande spazio è dedicato a quello delle economie solidali, sostenuto da una rete di organizzazioni diffuse nei 5 continenti. Alberto Zoratti, dell’associazione italiana “Robe dell’altro mondo”, spiega al microfono di Andrea Sarubbi la scelta di partecipare all’incontro di Bombay:

 

**********

R. – Per noi, questo Forum rappresenta un motivo di incontro con tutte le persone che stanno costruendo economie solidali nel mondo. Nei confronti di questo movimento c’è una richiesta molto forte di concretezza, da parte della società civile e della cittadinanza. È infatti un movimento estremamente eterogeneo, particolare, che necessita di maggiore concretezza e di una maggiore attenzione alle cause dell’esclusione sociale. Credo che le economie solidali possano essere una delle tante risposte al problema: perciò noi, qui a Bombay, stiamo cercando di costruire relazioni più solide con i nostri produttori nelle realtà che le economie solidali stanno sviluppando e sperimentando.

 

D. – Riuscirete a passare dalla protesta alla proposta, come è stato detto più volte?

 

R. – Io credo, in realtà, una cosa: che questo movimento – a differenza di quelli degli anni e dei decenni passati – abbia una peculiarità: l’aver legato, cioè, fin dall’inizio, protesta e proposta. Seattle è stata un’esperienza fondamentale per noi, perché ha dimostrato che tutto il lavoro precedente delle ong e le varie campagne avviate – penso, ad esempio, a ‘Sdebitarsi’ – hanno portato ad una grande consapevolezza collettiva, che ancora oggi continua a crescere. Personalmente, dunque, ritengo che il problema non sia tanto passare dalla protesta alla proposta, quanto invece rendere ancora più fruibile la proposta alle persone. È importante, insomma, che anche la nostra vicina di casa sappia che non è necessario essere un militante per impegnarsi nella costruzione di un mondo più giusto: si può essere una persona socialmente ed ecologicamente responsabile anche acquistando prodotti eco-solidali oppure cambiando stile di vita.

**********

 

 

LA SICUREZZA DI UN PONTE PER IL DIALOGO IN MEDIO ORIENTE,

CONTRO LA GUERRA PROVOCATA DAL MURO DI SICUREZZA

 

- Intervista con il Patriarca Michel Sabbah -

 

La strada per la pace in Medio Oriente non può essere interrotta da muri. Da Gerusalemme, il patriarca latino Michel Sabbah ribadisce che la coesistenza tra israeliani e palestinesi deve poter contare sulla ricerca continua del dialogo e del confronto, le uniche armi che possono togliere forza alla violenza e al terrorismo. Al termine dell’incontro, concluso ieri, tra gli ordinari di Terra Santa con i vescovi americani ed europei – che ha visto questi ultimi toccare con mano la difficile realtà delle comunità cristiane in Israele e Palestina – mons. Sabbah mette in risalto, nell’intervista di Alessandro De Carolis, i punti salienti del lavoro svolto dai presuli:

 

**********

R. – L’incontro è stato un segno della presenza cristiana, per dire che questa terra, contesa tra due popoli, è una Terra Santa e dunque dev’essere una terra di riconciliazione e non di guerra. Durante i lavori, ci sono stati due incontri politici: una visita al presidente di Israele, Katsav, un’altra al presidente Arafat.

 

D. – A questo proposito, ha avuto molta eco, anche qui in Occidente, il dialogo, molto forte, che lei ha avuto con il presidente Katsav...

 

R. – Anche l’anno scorso è stata la stessa cosa. Il presidente Katsav porta avanti la sua tesi, che lascia intendere come tutti i palestinesi siano coinvolti nel terrorismo, che tutta la questione sia circoscrivibile al fenomeno del terrorismo. Io ho preso la parola per dire che, sì, c’è il terrorismo, che noi lo condanniamo, che bisogna fare di tutto per fermarlo, ma anche - come ha detto il Santo Padre - per combattere veramente il terrorismo bisogna andare alle radici. E la radice qui, in Terra Santa, è rappresentata dall’occupazione. Comunque, ho proposto al presidente di tornare ad incontrarci un giorno non lontano, in privato e senza pubblicità, quando lui avrà tempo. Del resto, sui principi di base siamo d’accordo entrambi: lui vuole la sicurezza, la pace d’Israele ed ha espresso anche la sua simpatia per il popolo palestinese, per i suoi diritti. Dunque, potremmo arricchirci vicendevolmente con le rispettive idee.

 

D. – In merito alla questione del muro di sicurezza, qual è la posizione della Chiesa locale?

 

R. – La Chiesa come tale - sia quella locale sia tutte quelle presenti all’incontro di Gerusalemme - leva la voce per dire che non è questa la strada per la pace. Il muro è una strada che porta ancor più alla guerra. Inoltre, tutte le Chiese dialogano con i governi dei loro Paesi, nonché con le ambasciate israeliane, per far pervenire loro un messaggio di razionalità: se si cerca la sicurezza con il muro, questo muro non porterà sicurezza. Per quanto riguarda noi cristiani, la presenza della guerra rende la vita difficile, è la nostra condizione attuale. Dobbiamo adattarci a questa situazione. Con la speranza in Dio e con coraggio, dobbiamo accettare la nostra parte di sacrifici per intraprendere la via più retta per costruire una pace che sia davvero stabile in Terra Santa.

**********

 

 

DOMANI LA GIORNATA DEL DIALOGO EBRAICO-CATTOLICO

 

- Intervista con il rabbino Riccardo Di Segni e mons. Rino Fisichella -

 

 Si celebra domani in Italia la Giornata del dialogo ebraico-cattolico, istituita dalla Conferenza episcopale italiana il 29 settembre 1989. Per l’occasione si è svolta ieri alla Pontificia Università Lateranense, a Roma, un convegno al quale hanno partecipato Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità ebraica romana, e Giovanni Odasso, docente di Sacra Scrittura presso l’ateneo lateranense. L’incontro è stato presieduto dal vescovo Rino Fisichella, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

**********

Serviranno il Signore appoggiandosi spalla a spalla. E’ su questo versetto di Sofonia che verte la riflessione della giornata del dialogo ebraico-cattolico di quest’anno. Un tema che, secondo il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni, dovrebbe indurre ad interrogarsi su come possa essere attuato oggi questo dialogo,  se sia possibile realizzarlo nel rispetto delle differenze, pur così radicali, esistenti tra le due religioni. A lui abbiamo chiesto che cosa si sta facendo di concreto per avvicinare ebrei e cristiani:

 

“Esistono continui contatti. Il clima è sereno, è un clima di rispetto, è un clima in cui ciascuno cerca una sua identità misurandosi con l’altro”.

 

In tal senso il lavoro di Giovanni Paolo II, che lei ha incontrato lo scorso anno, è stato importante…

 

“Il Papa per definizione è la guida del mondo cattolico e quindi dell’eventuale dialogo. Quello che ha fatto questo Papa per il dialogo ebraico-cristiano non l’ha fatto nessun altro suo predecessore, sia per quanto riguarda l’intensità che la continuità. Ovviamente l’agenda è ricca. Abbiamo passato la fase dell’orribile, abbiamo tolto, o almeno abbiamo pensato che sia stata tolta  la parte più negativa e pesante”.

 

A che punto è, dunque, il dialogo ebraico-cattolico? Ci risponde mons. Rino Fisichella:

 

R. – “Siamo a un punto di grande amicizia che si è manifestata anche quest’anno in tante situazioni, nel richiamo a visitare, ad esempio, la Sinagoga, che abbiamo avuto qualche mese fa e diversi momenti che portano la comunità cristiana di Roma ad avere contatti non solo personali con i fratelli ebrei, ma anche a partecipare ad iniziative comuni. Quella di oggi è una ulteriore espressione di questa iniziativa comune che vuole indicare non soltanto una tappa nell’amicizia, ma che questa amicizia è reale”.

 

D. – Secondo lei, il dialogo tra ebrei e cristiani può favorire l’avvicinamento con l’Islam e comunque stemperare questo clima di odio, di tensione che c’è nel mondo?

 

R. – Più le religioni si conoscono e più sono anche nella condizione di poter allontanare ogni forma di fondamentalismo e quindi più i cattolici con gli ebrei esprimono la loro amicizia, che è una amicizia fatta anche su un grande fondamento comune che è la fede di Abramo, ma è la fede nei Patriarchi, nei profeti, più noi riusciamo a trovare gli elementi che sono comuni alle due religioni, e più rimane una mano aperta anche all’Islam, perché segua ugualmente questo cammino di incontro e quindi anche un cammino di amicizia.

**********

 

 

IN SCENA A TEATRO A ROMA UNO SPETTACOLO SUL GENOCIDIO IN RWANDA

 

- Intervista con Francesca Zanni e Daniele Scaglione -

 

Sono trascorsi dieci anni dal genocidio in Rwanda. Dal 6 aprile al 19 luglio del 1994 almeno mezzo milione di persone vennero uccise nella guerra tra hutu e tutsi, un massacro che avvenne nel totale silenzio della comunità internazionale e delle Nazioni Unite. A ripercorrere con gli occhi di un occidentale, quelli del generale dell’Onu Romeo Dallaire, una delle pagine più tragiche della recente storia è lo spettacolo “La Carezza di Dio”, dal 13 gennaio all’8 febbraio in scena a Roma, al “Teatro Due”. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:

 

**********

(musica)

 

Aprile 1994, l’assassinio del presidente rwandese Habyarimana dà il via ad uno dei più tragici e feroci massacri della storia africana. Un genocidio che alla fine conta almeno mezzo milione di morti, per qualcuno anche un milione, e che pesa anche sulle coscienze delle Nazioni Unite e dei governi di alcuni dei più importanti Paesi del mondo, che nulla fecero per fermare lo sterminio tra hutu e tutsi. 5 mila militari per impedire il genocidio: li chiese il generale Romeo Dallaire, comandante della missione Onu in Rwanda, ma a New York fu deciso di non inviarli. E gli appelli di Dallaire, rimasto solo, con una ridottissima forza a disposizione e male armata, caddero nel  vuoto.  E il generale fu testimone di uno dei più gravi massacri che la storia recente ricordi.

 

(Brano tratto dallo spettacolo)

 

“Oggi 25 febbraio 1998, io generale Romeo Dallaire. Mi presento a deporre davanti a questa Corte Internazionale sui fatti a me noti, avvenuti in Rwanda nel 1994. Io mi dichiaro pienamente responsabile della morte di 10 caschi blu; dell’assassinio di 56 operatori della Croce Rossa, della sorte di due milioni di rifugiati, dello sterminio di circa un milione di rwandesi, perché la mia missione è fallita senza che io potessi fare niente. Per questo io mi considero responsabile”.

 

(musica)

 

Oggi la storia del generale Dallaire, tornato alla vita civile, con seri problemi psicologi, affetto dalla cosiddetta “sindrome di peacekeeping”, è in scena a Roma. “La Carezza di Dio” è lo spettacolo di Francesca Zanni e Paolo De Vita, interpretato da quest’ultimo e tratto dal libro di Daniele Scaglione “Istruzioni per un genocidio”. Tre i momenti fondamentali dello spettacolo. Francesca Zanni ne è anche la regista

 

R. – Il primo è la sua missione in Rwanda, il suo ufficio a Kigali e questo fax che riceve solo brutte notizie mandate dalle Nazioni Unite, che non riescono a capire la gravità della situazione. Il secondo momento fondamentale è quello che avverrà dopo la sua deposizione al tribunale e cioè la follia di Dallaire. Il terzo momento fondamentale è rappresentato invece proprio dal tribunale, quando il generale Dallaire si è ritrovato a dover ripercorrere nella sua memoria tutto quello che aveva visto.

 

(musica)

Nel volume Scaglione analizza il conflitto, dal non intervento della comunità internazionale, alla negazione del genocidio, alle sentenze del tribunale penale internazionale.

 

R. – Abbiamo cercato di mettere in luce un aspetto della vicenda rwandese, che è complicatissima: l’Occidente che sta a guardare, che potrebbe fare ma non fa, mettendo delle distanze fra sé e quello che succede sul campo. Così come in Rwanda è stato tremendo, così altrettanto facilmente è stato dimenticato. Se ne  parla pochissimo, neanche in forma retorica. Quasi quasi verrebbe da sperare almeno una formulazione retorica ogni tanto, perché almeno vorrebbe dire parlarne.

**********

 

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

16 gennaio 2004

 

 

SEMPRE ACCESO IN FRANCIA IL DIBATTITO PER IL PROGETTO DI LEGGE

SUI SEGNI RELIGIOSI. “NON RIAPRIAMO UNA GUERRA DI RELIGIONE”:

HA AMMONITO IERI IL CARDINALE LUSTIGER, ARCIVESCOVO DI PARIGI

 

PARIGI.= “Non si deve confondere lo statuto delle religioni e il mantenimento dell’ordine pubblico”. Con queste parole il cardinale Lustiger, arcivescovo di Parigi, intervistato dalla radio pubblica nazionale France Inter, si è pronunciato ieri sulla legge che vieterebbe il velo islamico e gli altri simboli religiosi in Francia, ammonendo il governo a “non riaprire una guerra” di religione. Con la legge che è in via di approvazione, il governo “tocca uno dei principi della libertà religiosa - ha sottolineato il porporato - entrando nella delicata questione di sapere quale sia l’espressione pubblica legittima delle cose religiose”. “Questa legge - ha aggiunto l’arcivescovo di Parigi - con la sua goffaggine rischia di riaprire per gli incendiari involontari una guerra religiosa”. La delicata questione sui segni religiosi causa profonde divisioni anche a livello istituzionale. Il Consiglio superiore dell’educazione (Cse), principale assemblea di rappresen-tanza del mondo educativo presieduta dal ministro Luc Ferry, si è rifiutato ieri in larga maggioranza di esprimere un giudizio sul testo legislativo redatto dallo stesso ministro. E’ stata, intanto, ritirata, per probabile vizio di procedura, dal ministero dell’Istruzione, la decisione del rettore dell’Accademia di Creteil (Parigi), che aveva sospeso due sorelle che si presentavano a scuola con il velo, Alma e Lila Levy. Espulsi, infine, dalla Francia due imam turchi, che esercitavano a Parigi e Mulhouse, per “propaganda estremista”. (B.C.)

 

 

RIPRESA DELLE ESECUZIONI CAPITALI IN LIBANO.

PROFONDA CONTRARIETA’ E’ STATA ESPRESSA DALL’UNIONE EUROPEA

 

BEIRUT.= Dopo una parentesi di oltre sei anni e nonostante le pressioni dell’Unione Europea, il Libano ha annunciato ieri la ripresa nel Paese delle esecuzioni capitali. Secondo quanto riferisce il quotidiano di Beirut As Safir, tre condanne a morte saranno messe in atto sabato contro altrettanti uomini riconosciuti colpevoli di omicidio premeditato. Le sentenze capitali contro Ahmed Mansour, Badi Hamadeh e Remy Antoine Zouaiter, sono state siglate mercoledì dal presidente della Repubblica, Emile Lahoud, dopo che il premier, Rafic Hariri, ed il ministro della giustizia, Bahij Tabbara, avevano apposto anch’essi la loro firma. Le famiglie dei condannati non saranno presenti e non è stato ancora reso noto se giornalisti e operatori televisivi potranno assistere alle esecuzioni. Le sentenze stabiliscono che Mansour sarà giustiziato per impiccagione mentre gli altri due saranno fucilati dal plotone di esecuzione nel cortile della prigione centrale di Roumieh. La decisione di passare per le armi Badi Hamadeh (un membro di un gruppo fondamentalista salafita di base nel campo profughi palestinese di Ein el Helweh, nel sud del Paese) e Remy Antoine Zouaiter è stata dettata dal fatto che le vittime dei due condannati, sei in tutto, erano appartenenti delle forze dell’ordine libanesi e, quindi, sono stati giudicati da un tribunale militare, che prevede la pena di morte tramite fucilazione. Le ultime condanne a morte eseguite in Libano risalgono al maggio 1997. (B.C.)

 

 

E’ SALITO DRAMMATICAMENTE A 41.000 IL BILANCIO DELLE VITTIME DEL TERREMOTO

CHE LO SCORSO 26 DICEMBRE HA COLPITO LA CITTA’ DI BAM, IN IRAN

 

TEHERAN.= Sono sempre più tristi i contorni della sciagura che il 26 dicembre scorso ha colpito l’Iran. Il bilancio delle vittime del terremoto che ha sorpreso nella notte la città di Bam, nel sud-est del Paese, infatti, è di 41.000 morti, forse 45.000, secondo quanto riferito da un collaboratore della guida suprema Ali Khamenei. “Fino ad oggi 41.000 abitanti di Bam sono morti ed è possibile che questa cifra salga a 45.000 - ha affermato Mohammad Mohammadi-Gholpayghani, capo dell’ufficio dell’ayatollah Khamenei, in visita oggi nella località per la seconda volta dopo la tragedia - si tratta di una grande catastrofe”. (B.C.)

 

 

ATTENTATO IERI A KARACHI, IN PAKISTAN, NEI PRESSI DI UNA CHIESA ANGLICANA.

L’ESPLOSIONE, NON ANCORA RIVENDICATA, HA CAUSATO 11 FERITI

 

KARACHI.= 11 persone sono rimaste ferite, ieri a Karachi, in Pakistan, a causa dell’esplosione di un ordigno. La bomba, secondo quanto è emerso dalle dichiarazioni della polizia locale, era stata collocata davanti ad un negozio di Bibbie, nei pressi della chiesa della Trinità, nel quartiere di Saddar. Secondo la ricostruzione degli agenti, poco prima che la bomba esplodesse, due uomini a bordo di una moto hanno lanciato alcune granate contro il muro di cinta della chiesa. L’attentato non è stato ancora rivendicato da alcun gruppo terroristico, ma la polizia locale non ha dubbi sulla natura della deflagrazione. La piccola comunità cristiana è stata, infatti, già nel 2002 protagonista di episodi di violenza. Il clima, quindi, è di forte paura, sopratutto da quando il Pakistan si è affiancato agli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo. (F.C.)

 

 

I MASS MEDIA COME STRUMENTO PER COSTRUIRE UNA CULTURA DI PACE E ARMONIA.

E’ IL NUOVO PROGETTO MESSO A PUNTO DAI VESCOVI INDIANI,

NEL CORSO DELLA LORO 26.MA ASSEMBLEA PLENARIA

 

TRICHUR.= Promuovere un rinnovamento dei mass media per costruire una “cultura di pace e di armonia in India”. E’ quanto si prefigge il nuovo piano di intervento in tema di comunicazione ideato dai vescovi indiani, durante la loro 26.ma Assemblea Plenaria. “Valuteremo innanzitutto quanto già esiste a livello diocesano e regionale - ha sottolineato il cardinale Telesphore Placidus Toppo, neo eletto presidente della conferenza episcopale indiana - successivamente interverremo con un’azione coordinata”. “La discussione sul tema della comunicazione è stata molto interessante e produttiva”: ha sottolineato, invece, l’arcivescovo di Trichur, mons. Jacob Thoomkuzhy. Convinti, quindi, dell’importanza strategica dei mezzi di comunicazione, i presuli hanno invitato ogni diocesi ad “attrezzarsi”, mettendo a punto un progetto da attuare a breve termine e istituendo al tempo stesso un polo informativo locale, coordinato da sacerdoti, religiosi e laici professionisti. Ogni diocesi, inoltre, dovrà nominare un portavoce in grado di assicurare un contatto costante, sia a livello locale sia nazionale. “I media - si legge nel documento finale licenziato a Trichur - forniscono informazione, propongono spettacoli di intrattenimento, ma spesso influiscono anche in modo negativo”. Per questo i vescovi si sono detti convinti della necessità di una piattaforma che sia apprezzata da tutta la famiglia, dai più piccoli ai più grandi. L’assemblea, conclusasi mercoledì scorso, ha persino indetto una Giornata nazionale delle comunicazioni, che prevedibilmente si terrà la domenica prima del Cristo Re (il 21 novembre). Nell’occasione verranno celebrate liturgie a tema e verrà diffuso il messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della comunicazioni sociali. (D.D.)

 

 

BOOM DI CONTATTI INTERNET IN CINA, DOVE CONTINUA, COMUNQUE, AD ESSERE ALTO IL CONTROLLO STATALE. APPROVATA A CUBA, INVECE, UNA LEGGE

PER LIMITARE L’ACCESSO IN RETE

 

PECHINO.= Il fascino di Internet conquista anche la Cina. Secondo quanto riferisce la “China Internet information center”, infatti, gli utenti del web nel 2003 sono aumentati del 34,5% e hanno toccato quota 79,5 milioni. Questo improvviso boom è riconducibile a un allentamento dei controlli da parte del governo di Pechino sul web, anche se rimane ancora consistente. Di segno opposto, invece, la situazione a Cuba, altro baluardo storico del comunismo. Amnesty International ha espresso viva preoccupazione per la legge emanata dalle autorità dell’isola che limita l’accesso a Internet. “E’ un tentativo - ha dichiarato l’organizzazione umanitaria - di escludere la popolazione civile dall’accesso di idee alternative al regime”. (B.C)

 

 

UN MONASTERO DI SUORE FRANCESCANE IN BRASILE

 CONTRO LA COSTRUZIONE DI UN’INDUSTRIA

 PER LO SFRUTTAMENTO DELL’ALLUMINIO IN AMAZZONIA

 

RIO DE JANEIRO. = Un monastero di suore francescane in Brasile si è mobilitato contro la costruzione di un’industria di sfruttamento dell’alluminio in Amazzonia. I danni ambientali che potrebbe generare questo progetto, sottolineano le suore in una lettera inviata al Ministro dell’Energia e al Ministro dell’Ambiente, non lasciano spazio all’ottimismo. Le suore del convento di Nostra Signora di Saude, nel distretto di Juruti Velho, chiedono così che venga rispettato il ritmo di vita dei 30 mila indigeni che popolano la zona e un ambiente naturale dalle caratteristiche uniche. “Temiamo - scrivono ancora - che quest’area, una volta praticata la deforestazione, diventerà come un deserto”. La Casa madre delle suore brasiliane, il Monastero di Maria Stern di Augsburg, in Germania, ha trasmesso una copia dell’appello a “Franciscans International”, il “network” che ha sede a Ginevra e si occupa di coordinare le iniziative sui temi della giustizia, della pace e del rispetto della creazione. Le religiose, inoltre, nominano esplicitamente la multinazionale “Alcoa” quale responsabile del progetto, che in dettaglio prevede la distruzione di 30 mila ettari di foresta per fare spazio al nuovo stabilimento. Nel loro appello, le religiose chiedono di inviare messaggi e lettere al governo brasiliano per sensibilizzarlo sulla questione. “Questo progetto avrebbe un impatto sociale incalcolabile - scrivono, infine, le suore - nei termini di impoverimento della cultura, perdita del modo tradizionale di lavorare e di vivere e forte disoccupazione in futuro”. (B.C.)

 

 

I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE SIANO LA BUSSOLA CHE ORIENTA IL CAMMINO DEI FEDELI NELL’ATTESA DEL SIGNORE: E’ L’ESORTAZIONE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE

PER IL CLERO E LA VITA CONSACRATA IN OCCASIONE

DELLA VIII GIORNATA MONDIALE PER LA VITA CONSACRATA

 

CITTA’ DEL VATICANO.= “I consacrati sono una sfida per la Chiesa e per il mondo” e “possono dire una parola rassicurante alla Chiesa e agli uomini”. Questo, in sintesi, quanto sottolinea la Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, nel messaggio per la VIII Giornata mondiale per la vita consacrata, il prossimo 2 febbraio, ricorrenza della Presentazione del Signore. Secondo le informazioni contenute nell’Annuario Pontificio 2003, i religiosi sacerdoti nel mondo sono 139.159, ai quali si aggiungono 54.970 non sacerdoti; 792.317, invece, le religiose di vita attiva e 51.973 le monache contemplative. “'Vivendo intensamente il tempo presente - scrivono i vescovi nel messaggio, reso noto dal Sir, l’agenzia di informazione religiosa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana - i consacrati possono dire una parola rassicurante alla Chiesa e agli uomini, testimoniando che non si deve vivere nella paura di un mondo che finisce, ma nell’attesa del Signore che viene”. Secondo i presuli, essi “indicano nel Vangelo la vera bussola che orienta”: di qui l’auspicio che le consacrate e i consacrati “siano lampada che arde davanti al mondo”. Consapevoli che “è loro compito far vivere la vita consacrata custodendola e sostenendola, attuando il discernimento dei carismi” e “favorendo le vocazioni”, i vescovi affermano la necessità che “la presenza delle vocazioni di speciale consacrazione all’interno della Chiesa” entri “in relazione sempre più convinta con gli altri soggetti ecclesiali”. (B.C.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

16 gennaio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

   

“Tra Stati Uniti e Francia c’è una reale volontà di voltare pagina dopo le tensioni degli ultimi mesi sulla guerra in Iraq”. Lo ha sottolineato il ministro francese alla Difesa, Michele Alliot-Marie, al termine dell’incontro con il segretario di Stato americano alla Difesa, Donald Rumsfeld, e il consigliere per la sicurezza, Condoleezza Rice. Crescono, intanto, le preoccupazioni sulle condizioni della prigione americana di Guantanamo. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

*********

Detenuti incappucciati, incatenati, trascinati di peso e senza alcun tipo di privacy. Sono queste alcune delle scioccanti immagini trasmesse, ieri sera, durante un servizio della Rai sulla prigione di Guantanamo, a Cuba, dove sono rinchiuse oltre 600 persone, presunti terroristi di Al Qaida e guerriglieri talebani. Il Pentagono ha inoltre confermato, oggi, che tra i prigionieri ci sono anche tre bambini, considerati “nemici combattenti” e di un’età compresa tra i 13 ed i 15 anni. Oltre a questo inquietante scenario si deve purtroppo registrare anche un altro allarmante dato. Tra i responsabili della Difesa di Washington, sta infatti destando forte preoccupazione l’alto numero di suicidi, tra i soldati americani, dall’inizio della guerra. Dall’avvio della fase bellica – rileva infatti l’amministrazione americana – sono almeno 22 i soldati che si sono suicidati, ovvero il 14 per cento delle vittime morte non in operazioni militari.  Con l’obiettivo di garantire una migliore cornice di sicurezza in Iraq, è intanto partito oggi un primo contingente di soldati giapponesi. Si tratta, per le truppe nipponiche, della prima missione, dopo la II guerra mondiale, in un Paese dove sono in corso combattimenti.  E in Iraq non si arrestano, purtroppo, gli episodi di violenza. Un aereo, che stava partendo dall’aeroporto di Baghdad, è stato infatti raggiunto, questa mattina, da colpi di arma da fuoco. Tutte le persone a bordo del velivolo, sul quale si trovava anche il ministro della Difesa georgiano, David Tevzadze, sono fortunatamente uscite illese dall’agguato perpetrato da guerriglieri iracheni.

*********

 

Prosegue il viaggio in Turchia di Romano Prodi. L’obiettivo di questa storica trasferta è di valutare il livello di adeguamento delle istituzioni di Ankara ai parametri europei in vista del possibile ingresso del Paese nell’Unione. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

*********

Il presidente della Commissione europea è stato ricevuto questa mattina ad Ankara dal presidente della Repubblica turca, Ahmet Necdet Sezer. Ieri aveva incontrato il premier Erdogan ed altre autorità turche. Il presidente della Commissione ha detto che la Turchia ha compiuto forti progressi nell'adeguamento della sua legislazione ai criteri politici dell’Unione europea, ma che ancora resta da completare la realizzazione pratica delle riforme. Prodi ha anche chiarito che una soluzione del problema di Cipro - l'isola divisa dal 1974 in una parte greca ed in una turca - non è una precondizione per l’ingresso nell’Unione, ma faciliterebbe grandemente le aspirazioni europee della Turchia. Prodi ha infine incoraggiato il Paese a cogliere quella che considera un’opportunità unica per raggiungere l'obiettivo dell'adesione e consolidare la sua posizione di società libera e democratica nella comunità delle nazioni europee.

*********

 

E’ sempre più fosco lo scenario mediorientale. “Hamas non fermerà la propria lotta contro Israele e la giovane kamikaze che ha agito mercoledì al Valico di Erez non sarà l’ultima”. Lo ha assicurato, ieri, uno dei capi politici del gruppo estremista palestinese ai funerali della attentatrice suicida, madre di due bambine, che due giorni fa ha causato la morte di 4 persone. Il leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmad Yassin, ha intanto smentito oggi ogni suo ruolo diretto nell’attentato.

 

Prosegue con successo la storica missione spaziale su Marte. Gli scienziati della Nasa hanno infatti guidato fuori dalla piattaforma di atterraggio il robot della sonda Spirit: il mezzo ha percorso tre metri sul suolo marziano. L’ex vicepresidente americano, Al Gore, ha intanto criticato il programma spaziale statunitense recentemente presentato dal capo della Casa Bianca, George Bush.  “Invece di spendere somme enormi per rendere abitabile una piccola porzione della Luna – ha affermato – dovremmo migliorare le condizioni di vita sulla Terra per le future generazioni”. 

 

Sarà reso noto il 28 prossimo gennaio il rapporto conclusivo dell’inchiesta sulla morte dello scienziato britannico, David Kelly. La notizia è stata confermata da fonti governative. Apparentemente il microbiologo si uccise perché non resse allo stress di essere stato pubblicamente indicato come la fonte di un servizio della Bbc nel quale si accusava il governo di Londra di aver ingigantito la minaccia delle armi irachene.

Ad 11 giorni dalle elezioni, è stata ieri ufficializzata la vittoria, e dunque la nomina a presidente della Georgia, per Mikhail Saakashvili. Il neo presidente ha ricevuto il 96,27% dei voti. Un messaggio di felicitazioni gli è stato spedito dal presidente russo Vladimir Putin, che gli ha inoltre rinnovato l'invito per una visita ufficiale a Mosca.

 

Il governo argentino ha denunciato, oggi, di aver ricevuto fotografie che descrivono torture e maltrattamenti di prigionieri nell’ambito di corsi di addestramento militari nella provincia di Cordoba dopo la fine della dittatura. Lo ha reso noto un comunicato del ministero della Difesa di Buenos Aires. Il presidente del Paese sudamericano, Nestor Kirchner, ha ordinato un’accurata inchiesta.

 

Un’autobomba è esplosa ieri di fronte alla chiesa anglicana di Karachi, nel Sud del Pakistan, provocando il ferimento di almeno undici persone. Tra loro anche sei agenti delle forze di sicurezza che erano arrivati sul posto in seguito ad una precedente detonazione provocata da una bomba di piccole dimensioni.

 

Prime prove del legame tra la Sars e gli animali. Gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità, giunti nel Guangdong, in Cina, per indagare sulla polmonite atipica, hanno infatti trovato tracce del virus nel ristorante dove si servivano piatti a base di zibetto e lavorava la cameriera ora ricoverata in isolamento per sospetto caso di Sars.

 

Cresce la paura in Estremo Oriente per l’espandersi dell’epidemia della febbre dei polli. Scoperta in Vietnam, la patologia si è diffusa anche in Giappone e a Taiwan, ed ha già provocato la morte di 3 persone. Le autorità vietnamite, d’accordo con la Fao e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno vietato la vendita di pollame a Ho Chi Minh City. Tokyo ha invece messo al bando le  importazioni di pollame da Taiwan.

 

La Banca d’Italia e la Consob, la commissione per il controllo della Borsa, avrebbero dovuto vigilare sui conti della Parmalat. Questa l’idea espressa dal ministro dell’Economia, Tremonti, sul crack dell’azienda agro-alimentare approdato ieri in Parlamento. Sono infatti iniziate le audizioni presso le commissioni Finanza di Camera e Senato, per indagare sui rapporti tra sistema delle imprese, mercati e tutela del risparmio.

 

 

=======ooo=======