RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 14  - Testo della Trasmissione di mercoledì 14 gennaio 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il mistero della passione di Cristo apre all’uomo la via della giustizia dopo aver cancellato il peccato: così il Papa all’udienza generale di oggi in Vaticano

 

L’accettazione della sofferenza come partecipazione alla croce di Cristo: è quello che ha vissuto Alessandrina da Costa, prossima alla beatificazione: con noi il vice-postulatore della causa, padre Luigi Fedrizzi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue il vertice dei vescovi cattolici in Terra Santa: oggi gli incontri con il presidente palestinese Arafat e quello israeliano Katsav: ai nostri microfoni padre Giovanni Battistelli

 

Il dramma delle stragi in famiglia in Italia: intervista con Vittorino Andreoli.

 

Proteggere i bambini dalla violenza in TV: convegno a Roma.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Record di ordinazioni sacerdotali nell’arcidiocesi di Hanoi, in Vietnam

 

Sempre accesa in Germania e Francia la polemica sul velo islamico a scuola

 

E’ emergenza umanitaria al confine tra Ciad e Sudan, dove il conflitto tra le forze fedeli al governo di Khartoum e il Sudan Liberation Movement ha già provocato circa un milione di sfollati

 

Ennesimo sbarco di clandestini sulle coste di Lampedusa

 

Ennesima condanna del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, contro ogni forma di “antisemitismo” e “islamfobia”

 

Indetto un concorso dalla Chiesa evangelica tedesca e la Chiesa evangelica renana che premierà il miglior progetto di meditazione e preghiera via Internet

 

24 ORE NEL MONDO:

Medio Oriente: donna Kamikaze si fa esplodere al valico di Eretz: 5 i morti

 

Catturati al Cairo i due brigatisti Algranati e Falessi: esulta il ministro Pisanu: è una vittoria dello Stato democratico

 

 Concluso il vertice delle Americhe: sì al mercato unico del continente.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 gennaio 2004

 

 

 IL MISTERO DELLA PASSIONE DI CRISTO SCHIUDE ALL’UOMO LA VIA DELLA GIUSTIZIA,

DOPO AVERNE ANNIENTATO IL PECCATO. LA CATECHESI

DEL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE,

INCENTRATA SULLA PRIMA LETTERA DI PIETRO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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La Passione di Cristo, mistero che libera l’uomo dalle sue miserie, dal suo uomo vecchio, e lo proietta in un orizzonte di giustizia e di santità. A pochi giorni dalla rivelazione di Gesù tra le acque del Giordano, lo sguardo di Giovanni Paolo II si spinge verso la Pasqua e al mistero di dolore e di risurrezione che la prepara.

 

La catechesi dell’udienza generale di oggi - la nona dedicata alla spiegazione dei secondi vespri, quelli della domenica sera - è stata interamente dedicata dal Papa alla prima Lettera di Pietro, nella quale il primo tra i discepoli si definisce “testimone delle sofferenze di Cristo”. La nostra attenzione, ha osservato il Pontefice, deve soffermarsi su quel profilo: quello di Gesù disegnato dalle pagine dell’inno di Pietro:

 

“Egli ci appare come il modello da contemplare e imitare, il ‘programma’, come si dice nell’originale greco, da realizzare, l’esempio da seguire senza esitazione, conformandoci alle sue scelte”.

 

 Conformarsi alle scelte di Gesù, ha proseguito il Papa, vuol dire incamminarsi sulle sue stesse orme. Una strada non facile - ha notato - anzi “erta e faticosa” per la presenza della Croce che Cristo invita a prendere sulle spalle. Ma con il suo sacrificio estremo - vissuto, ha ricordato Giovanni Paolo II, “con un comportamento esemplare ispirato a mitezza e dolcezza”, in un “silenzio paziente” - Gesù ha annientato il peccato. Indicandoci, ancora una volta, la via da seguire:

 

“Per questa via anche noi, liberati dall’uomo vecchio, col suo male e la sua miseria, possiamo ‘vivere per la giustizia’, cioè in santità (...), immergendoci nel mistero della passione, morte e gloria di Cristo”.

 

“Il ricordo di questa verità - ha aggiunto il Pontefice in polacco, salutando i suoi connazionali – ci accompagni sempre, affinché siamo fedeli seguaci di Cristo nella giustizia e nell’amore pieno di dedizione”.

 

Al termine, un istante prima dei saluti in lingua italiana – uno dei quali il Papa lo ha indirizzato all’Associazione “Amici di Raoul Follereau” – Giovanni Paolo II ha avuto un sorriso e una risposta piena di affetto nei riguardi dei pellegrini che gli dicevano a gran voce: “Ti vogliamo bene!”:

 

“Ti vogliamo bene… Anch’io vi voglio bene!”

 

(applausi)

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L’ACCETTAZIONE DELLA SOFFERENZA COME PARTECIPAZIONE ALLA CROCE  DI CRISTO:

E’ QUELLO CHE HA VISSUTO ALESSANDRINA MARIA DA COSTA,

PROSSIMA ALLA BEATIFICAZIONE

- Intervista con padre Luigi Fedrizzi -

 

Fra le prossime beatificazioni figura quella di una laica portoghese, Alessandrina Maria da Costa, una cooperatrice salesiana vissuta agli inizi del 1900. Il 20 dicembre scorso è stato promulgato il decreto sul miracolo attribuito alla sua intercessione. Una donna che ha accettato le grandi sofferenze della sua vita abbracciando la croce di Cristo: paralizzata a soli 21 anni, ebbe singolari esperienze mistiche e dal letto della sua stanza non cessò mai di annunciare e testimoniare il Vangelo. Ci parla della sua vita il vice-postulatore della causa di beatificazione, padre Luigi Fedrizzi, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Pur essendo fin da giovane robusta e vivace, una contadina, il Sabato Santo del 1918, a 14 anni, per salvare la sua purezza si gettò da una finestra. In seguito a questo le vennero dei disturbi crescenti fino all’immobilità che la inchiodò in un letto all’età di 21 anni, dove vi rimase fino alla morte, all’età di 30 anni. Attraverso questa paralisi totale, Alessandrina rivive la Passione di Cristo: prova tutti i tormenti, le sofferenze fisiche e psichiche di Gesù; le tenebre, la notte paurosa, una tristezza infinita, il terrore, fino a battere i denti. A questi dolori, provocati da una identificazione con Cristo sofferente, sono da aggiungere anche gli altri patimenti – soprattutto spirituali – gli attacchi diabolici, talvolta veniva sbattuta fuori dal letto e per terra, le tentazioni contro la castità, i sentimenti di vuoto, di abbandono; i dubbi ripetuti sulla realtà dei suoi fenomeni mistici, le dicerie della gente, un senso di solitudine desolata; ed ancora dubbi sulla fede. Possiamo poi precisare l’altro fenomeno straordinario: dal 1937, comincia ad avere difficoltà per mangiare, fino a non poter più ingerire nulla salvo l’Eucaristia. Questo digiuno da qualunque cibo e liquido dura per 13 anni e sette mesi fino alla morte.

 

D. – Don Luigi, qual è il messaggio di Alessandrina da Costa per l’uomo d’oggi?

 

R. – La caratteristica distintiva di questa beata è proprio l’unione mistica con Cristo Crocifisso, fino ad indentificarsi con Lui, e non solo per le sofferenze fisiche provate ma soprattutto per l’angosciante sete di salvezza dell’umanità. In una visione ricevette proprio questo incarico di scuotere il mondo sugli effetti del peccato, per una decisa conversione. In conclusione direi che questa laica e cooperatrice salesiana ha vissuto proprio in chiave mistica e dolorosa quello che è anche stato il motto di Don Bosco: “dammi le anime e tieniti il resto”. Credo che questo sia un messaggio da accogliere.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Il Medio Oriente appare come una regione di contrasti e di guerre dove occorre rilanciare il dialogo di pace": è quanto si sottolinea in apertura di prima pagina; seguono un articolo sull'attacco suicida al valico di Erez, nella Striscia di Gaza, ed un articolo sull'attentato a Baaquba in Iraq.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Un articolo di padre Gino Concetti dal titolo "Un anno dedicato a Santa Lucia, 'colonna della Chiesa siracusana'"; l'anno è stato indetto dall'arcivescovo Giuseppe Costanzo.

 

Nelle estere, in rilievo il Vertice straordinario delle Americhe, in Messico, che si è chiuso con un appello contro la miseria e le ingiustizie.

Per la rubrica dell'"Atlante geopolitico", un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Afghanistan: la Costituzione speranza di democrazia".  

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Claudio Bellinati dedicato al nuovo Museo della Basilica di San Marco a Venezia.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il Lodo Schifani: dopo la sentenza della Consulta si riapre lo scontro sull'immunità.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 gennaio 2004

 

 

NELL’AMBITO DELLA RIUNIONE DI MEMBRI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

E AMERICANE CON GLI ORDINARI CATTOLICI DI TERRA SANTA,

 PREVISTI OGGI GLI INCONTRI DI DUE DELEGAZIONI DI PRESULI

CON IL PRESIDENTE PALESTINESE E CON IL CAPO DI STATO ISRAELIANO

- Intervista con padre Giovanni Battistelli -

 

Prosegue a Gerusalemme la riunione di rappresentanti delle Conferenze episcopali europee e americane con gli ordinari cattolici di Terra Santa incentrata sul tema “La Chiesa universale in solidarietà con la Chiesa di Terra Santa”. A Ramallah, i vescovi incontrano, oggi, il presidente palestinese, Yasser Arafat, e a Gerusalemme il presidente israeliano, Moshe Katsav. Oltre agli sforzi per promuovere la riconciliazione ed il dialogo in Medio Oriente, la Conferenza - che si conclude domani - sta evidenziando anche le difficoltà del popolo palestinese e della locale comunità cristiana. Ce lo conferma il custode di Terra Santa, padre Giovanni Battistelli, al microfono di Amedeo Lomonaco:

 

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R. – E’ stato analizzato  il difficile scenario nel quale vivono, non soltanto i cristiani, ma tutti i palestinesi presenti nelle zone occupate. Sono state messe in evidenza le difficoltà nel superare i posti di controllo, la mancanza di lavoro ed i disagi che la gente vive anche a livello psicologico. Per quanto riguarda la famiglia, è stato sottolineato l’alto numero di divorzi registrato nell’ultimo periodo.

 

D. – In quali dimensioni di possono intravedere spiragli di speranza per un solido e duraturo processo di pace in Medio Oriente?

 

R. – Per operare la pace, è necessario instaurare un dialogo proficuo tra le parti. Attualmente il muro che divide lo Stato ebraico dai Territori costituisce un fossato sempre più profondo e le difficoltà di dialogare creano astio anche in coloro che hanno il desiderio di vivere pacificamente. Quindi credo che non ci siano prospettive di pace in un immediato futuro.

 

D. – Si è parlato anche dell’attuale situazione della Chiesa di Terra Santa. Cosa è emerso?

 

R. – Come cristiani che vivono tra queste due realtà - quella musulmana e quella ebrea - è importante per noi ricevere un riconoscimento. Penso che la nostra identità e la nostra forza dipendano molto anche da queste conferenze. Tutti quanti hanno detto a parole – ma si vedeva che parlavano anche con affetto e con il cuore – che il loro essere qui non era semplicemente qualcosa di convenzionale. Erano venuti portando tutta la preoccupazione della Chiesa e del mondo intero.

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IL DRAMMA DELLE STRAGI IN FAMIGLIA IN ITALIA

- Intervista con Vittorino Andreoli -

 

Le cronache italiane hanno registrato recentemente numerosi casi di delitti compiuti in ambito famigliare. Si tratta di vere stragi in cui generalmente uomini di mezz’età uccidono le mogli o le conviventi e i figli o i genitori anziani e che spesso si concludono con il suicidio. Questo tipo di delitti, rileva un rapporto dell’Eurispes, rappresenta un quarto di tutti i delitti commessi in Italia. Ma che cosa c’è dietro a questi drammi e perché sempre più spesso si uccide in famiglia, quasi che proprio nella famiglia le persone lasciassero emergere il peggio di sé? Al microfono di Adriana Masotti risponde lo psichiatra Vittorino Andreoli.

 

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R. – E’ vero, la famiglia non appare più come il luogo dove ci si sente riparati e difesi. E’ il luogo, invece, dove noi perdiamo i freni inibitori. E’ come se ci sentissimo in dovere qui di non mantenere più nessun limite. Quindi, finiamo per vedere la casa come il ring in cui buttiamo tutte le nostre frustrazioni. Questa è certamente una condizione che ci deve far ripensare proprio all’atteggiamento che ciascuno all’interno della famiglia deve mantenere. Non deve essere il luogo dove tutto è permesso e, fuori dalla casa, il luogo dove mantenere la maschera perbenista.

 

D. – Una nota comune - poi certamente ogni caso è a sé - è che a più omicidi segue il suicidio. Questo denota una grande disperazione evidentemente?

 

R. – Naturalmente da quello che abbiamo detto sull’atmosfera famigliare si inseriscono dei casi estremi quali sono quelli della cronaca di questi giorni, cioè casi in cui bisogna considerare la patologia. Qui la storia ci riporta sempre a quelle che sono le forme depressive, le forme depressive più gravi, in cui tutto è vissuto così negativamente da pensare che i famigliari soffrano quanto soffre quello che uccide.  Quindi, avviene una distruzione. Si distrugge tutto. Si vorrebbe distruggere il mondo.

 

D. – Qualche volta la depressione non è così evidente e gli stessi famigliari non riescono a capirlo…

 

R. – E’ vero, però bisogna a questo punto considerare che sovente si comunica poco. All’interno della famiglia non c’è tanto spazio per tirare fuori anche questi aspetti che, se si sta attenti, si capisce che c’erano.

 

D. – Ma dalla depressione si può guarire? O, comunque, si può curare?

 

R. – Le depressioni possono essere curate. Quello che bisogna fare però è capire le depressioni nello stadio iniziale. Ecco perché bisogna spegnere il televisore, parlare di più, sentire i nostri sentimenti.

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PROTEGGERE I BAMBINI DALLA VIOLENZA IN TV: CONVEGNO A ROMA

 

 

 

 

Bisogna prestare più attenzione alla violenza nascosta, trasmessa ai bambini dai mass media. E’ l’allarme lanciato dal convegno promosso dal Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione “Tv e minori”, a un anno dalla sua istituzione. I particolari, in questo servizio di Ignazio Ingrao:

 

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Riflettiamo insieme sulla violenza in tv - ha affermato il presidente del Comitato, Emilio Rossi - non solo quella fisica e verbale, ma anche quella psicologica, acuta o cronicizzata, patente o latente. Una forma di violenza nascosta, ha osservato Carlo Alfredo Moro, è quella legata all’immagine stereotipata dell’infanzia, che viene offerta dai media. C’è il bambino oggetto felice o appagato, e all’opposto quello maltrattato e violentato. Ma il bambino reale, il bambino-persona, ha osservato il giurista, resta il grande sconosciuto dei media.

 

E’ violenza, ha aggiunto la psicologa Maria Rita Parsi, anche parlare dei bambini, senza mai dare loro spazio di parola e di espressione autentica. L’antidoto a tutta questa violenza, ha suggerito Francesco D’Agostino, presidente del Comitato nazionale di Bioetica, è la comunicazione capace di diventare dialogo autentico e rispettoso tra le persone. Perciò, il sociologo Mario Morcellini ha invitato educatori e operatori della comunicazione a confrontarsi e lavorare insieme, per promuovere nelle scuole la media education, cioè l’educazione all’uso dei media. Per aiutare le famiglie, il neuropsichiatra Giovanni Bollea, ha proposto che ogni programma televisivo sia accompagnato dall’indicazione della fascia d’età consigliata, così da aiutare i genitori nella scelta. Ma tutto questo non basta se non è accompagnato da una sempre maggiore responsabilizzazione anche degli operatori.

 

 A questo proposito il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha invitato ad una maggiore attenzione alla violenza trasmessa dai telegiornali, soprattutto da quelli che vanno in onda durante le fasce protette. L’uso del mezzo deve essere accompagnato da un’adeguata professionalità, ha raccomandato il ministro. La moltiplicazione degli spazi e delle opportunità in televisione non deve abbassare le garanzie di professionalità.

 

Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.

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CHIESA E SOCIETA’

14 gennaio 2004

 

 

BOOM DI VOCAZIONI IN VIETNAM.

ORDINATI LO SCORSO 22 DICEMBRE AD HANOI 12 SACERDOTI

DEL SEMINARIO MAGGIORE DI SAN GIUSEPPE

 

HANOI. = Record di ordinazioni sacerdotali nell’arcidiocesi di Hanoi, in Vietnam. Il 22 dicembre l’arcivescovo della capitale, il cardinale Paul Joseph Pham Dinh Tung, ha ordinato dodici novelli sacerdoti nel Seminario Maggiore di San Giuseppe. Si tratta di una cifra record che è motivo di “grande speranza per le parrocchie dell’arcidiocesi, da anni prive di sacerdoti residenti, soprattutto nelle province di Ha Nam, Ha Tay e Nam Dinh”, ha spiegato all’agenzia Ucan l’amministratore apostolico, mons. Joseph Ngo Quang Kiet, che ha concelebrato la messa di ordinazione insieme con il cardinale, l’ausiliare e 60 sacerdoti, alla presenza di 7mila fedeli. I novelli presbiteri, ha ricordato nell’omelia il presule, daranno un significativo aiuto ai parroci più anziani, alcuni dei quali hanno superato i 70 anni e riescono a stento a portare avanti la loro pesante mole di lavoro pastorale. Ad Hanoi, infatti, ogni parroco assiste mediamente 9mila fedeli. Il record di ordinazioni conferma il boom delle vocazioni alla vita sacerdotale registrato in questi ultimi anni nell’arcidiocesi di Hanoi, come in diverse altre diocesi vietnamite. Boom limitato tuttavia dalle restrizioni imposte dalle autorità vietnamite. Quest’anno, spiega mons. Kiet, che dal 2003 dirige il Seminario maggiore di San Giuseppe, avremmo voluto ammettere una novantina di nuovi candidati, ma dobbiamo fare i conti con il governo, che sinora ha autorizzato un massimo di 48 seminaristi ogni due anni. Secondo le ultime statistiche, relative al 2003, l’arcidiocesi di Hanoi conta circa 304 mila cattolici, distribuiti in 130 parrocchie, di cui 96 senza parroci residenti. Con le nuove ordinazioni, il numero dei sacerdoti sale a 59, cui vanno aggiunti 213 religiosi, 46 seminaristi e 1.700 catechisti. (L.Z.)

 

 

SEMPRE ACCESA IN GERMANIA E FRANCIA LA POLEMICA SUL VELO ISLAMICO A SCUOLA. VARATA UNA LEGGE CONTRO

IL FOULARD SUL CAPO IN ALTRI DUE LAENDER TEDESCHI

 

BERLINO. = In Germania salgono a tre i Laender che hanno formalmente approvato una legge sulla proibizione del velo islamico a scuola. Dopo la Baviera, infatti, anche i governi regionali del Baden-Wuerttemberg (nel sudovest del Paese) e della Bassa Sassonia (nel nordovest) hanno varato una legge sul divieto, per le insegnanti musulmane, di indossare il foulard sul capo nelle aule. La questione, quindi, si fa sempre più delicata, in un Paese dove vivono oltre 3 milioni di musulmani. Monaco, Stoccarda e Hannover si sono pronunciate dopo la decisione della Corte costituzionale del 24 settembre scorso, che rimandava la scelta ai singoli governi regionali. Numerose associazioni islamiche, intanto, hanno annunciato per sabato a Berlino una grande manifestazione, denunciando la minaccia alla libertà di religione e la difficile integrazione in questo senso per la comunità musulmana. La questione del velo islamico nelle scuole infiamma la polemica anche in Francia. Tra le contestazioni si registra l’intervento del primo ministro francese, Jean-Pierre Raffarin, che ha indicato nella laicità “una forma di grammatica tra tutti i francesi, un valore da aggiungere e quelli di libertà, uguaglianza, fraternità”. Immediate le critiche suscitate nel mondo musulmano e anche nella Chiesa locale che ha espresso la propria perplessità per il bando del velo islamico e altri simboli religiosi da scuole e istituzioni governative. (B.C.)

 

 

SEMPRE PIU’ DELICATA LA SITUAZIONE UMANITARIA IN SUDAN.

PROSEGUONO I SANGUINOSI SCONTRI NELLA REGIONE OCCIDENTALE DEL DARFUR

TRA RIBELLI E FORZE FEDELI A KHARTOUM

 

KHARTOUM. = E’ emergenza umanitaria al confine tra Ciad e Sudan, dove il conflitto tra le forze fedeli al governo di Khartoum e il Sudan Liberation Movement (Slm), in tre stati del Darfur, nell’ovest del Paese, ha già provocato circa un milione di sfollati. L’allarme è lanciato dal Programma alimentare mondiale (Pam), chiedendo undici milioni di dollari per coprire le esigenze alimentari dei più vulnerabili. “La situazione umanitaria nella zona di frontiera è diventata molto seria - ha sottolineato in una dichiarazione Philippe Guyon Le Bouffy, rappresentante del Pam nella capitale del Ciad N'Djamena - e cresce il bisogno di assistenza”. L'Alto commissariato per i profughi delle Nazioni Unite (Unhcr), intanto, riferisce di bande che entrano nei villaggi del Darfur per saccheggiare, uccidere e dare fuoco alle abitazioni. Gran parte dei profughi sono donne e bambini, affamati e bisognosi di cure. (B.C.)

 

 

ENNESIMO SBARCO DI CLANDESTINI SULLE COSTE DI LAMPEDUSA.

135 NORDAFRICANI, STIPATI SU UN BARCONE DI 12 METRI,

TRATTI IN SALVO QUESTA MATTINA DALLA GUARDIA COSTIERA

 

LAMPEDUSA. = Sciagura evitata nei pressi di Lampedusa. Centotrentacinque immigrati, tutti uomini provenienti dal Maghreb, sono stati tratti in salvo questa mattina dalla Guardia Costiera. I clandestini, di cui due accusavano un principio di assideramento, erano a bordo di un barcone, lungo circa 12 metri, in condizioni di totale sovraffollamento. L’imbarcazione, ha spiegato il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, Michele Miosi, proveniva da ponente, cioè dalle coste tunisine e avrebbe percorso poco più di 60 miglia per arrivare a Lampedusa, impiegando circa 10 ore. Gli extracomunitari sono stati trasferiti nel centro di accoglienza, da dove stamani erano partiti per Agrigento gli ultimi 9 ospiti rimasti. (B.C.)

 

 

STOP AD OGNI FORMA DI ANTISEMITISMO E ISLAMFOBIA.

E’ IL MONITO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,

INTERVENENDO AD UNA CERIMONIA COMMEMORATIVA DEL POETA ROBERT BURNS

 

NEW YORK. = Ennesima condanna del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, contro ogni forma di “antisemitismo” e “islamfobia”. Intervenendo ad una cerimonia in onore di Robert Burns, grande poeta scozzese, Annan ha criticato ogni forma di odio e discriminazione. Dopo i fatti dell’11 settembre 2001, infatti, ha sottolineato, si  sono intensificati episodi di discriminazione, che hanno portato ad una generalizzata diffidenza verso il popolo mussulmano. Ogni forma di “antisemitismo” e “islamfobia” - ha dichiarato Annan, rappresentano una sfida per il genere umano. “Un conto è criticare la politica di Israele - ha detto Annan riferendosi alla crisi in Medio Oriente - un altro è strumentalizzare queste critiche per compiere attacchi fisici o verbali contro persone di religione ebraica o contro simboli della loro memoria e della loro fede”. (F.C)

 

 

UN CONCORSO PER RICERCARE SPUNTI DI MEDITAZIONE E PREGHIERA

 DESTINATE AL WEB.  E’ LA SINGOLARE INIZIATIVA LANCIATA

 DALLA CHIESA EVANGELICA TEDESCA

E DALLA CHIESA EVANGELICA RENANA

 

BERLINO. = La Chiesa evangelica tedesca (Ekd) e la Chiesa evangelica renana (Ekir) hanno indetto un concorso che premierà il miglior progetto di meditazione e preghiera via Internet. “I temi della fede sono molto richiesti in Internet - ha dichiarato Tom O. Brok, responsabile del settore Internet dell’Ekd - gli utilizzatori della rete, infatti, cercano volutamente contenuti religiosi”. Fino al 31 maggio 2004, singoli o gruppi, agenzie pubblicitarie o scolaresche, potranno così inviare i propri spunti di riflessione, tenendo conto delle leggi di comunicazione via Internet. I lavori di alcune agenzie, inoltre, sono presentati a titolo di esempio sul sito evangelico www.webandacht.de, che raccoglie anche altre riflessioni per la preghiera, salmi, cartoline virtuali e un forum. “Vogliamo che la Webandacht (preghiera sul web) diventi un punto di riferimento nella rete”, ha spiegato Ralf-Peter Reimann, responsabile Internet delll’Ekir. I vincitori del concorso si aggiudicheranno premi in denaro (da 200 a 500 euro), oltre alla pubblicazione nel sito del lavoro realizzato. (B.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 gennaio 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Sono cinque  i morti e una decina i feriti per l'attentato di questa mattina al valico di Erez, che mette in comunicazione la striscia di Gaza con Israele. L’interlocutore, che con una telefonata anonima ha  rivendicato il gesto per conto delle Brigate dei martiri di Al Aqsa e di Hamas, ha rivelato che kamikaze è stata una donna 21 anni originaria di Gaza e madre di due figli. Ma perché ora questa recrudescenza degli attacchi anti-israeliani, proprio quando il premier dello Stato ebraico Sharon non ha escluso che i suoi militari possano in futuro lasciare Gaza e i Territori? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi del Mediterraneo all’Università di Bologna:

 

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R. – Si sta creando in tutta l’area, non solo in Israele, un clima che porta ad un inizio di distensione. Abbiamo visto come il presidente israeliano abbia fatto offerte di pace a Bashar al-Assad, il siriano; abbiamo visto come Gheddafi abbia comunque accettato di riallacciare le relazioni diplomatiche con Israele. C’è un clima di distensione nell’area, creato dagli esiti della guerra in Iraq, che a questo punto fa sentire i palestinesi estremisti sempre più isolati.

 

D. – Dopo mesi in cui gli attentati di questo tipo erano nettamente diminuiti, perché colpire proprio il valico di Erez?

 

R. – Io credo che sia ormai un discorso che riguarda il controllo del territorio. Quello in cui i terroristi possono colpire si restringe sempre più. Diciamo che colpiscono dove possono. Certamente, come sempre è successo in passato, più si avvicinano momenti di tensione e più gli attentati terroristici si moltiplicano.

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Intanto, è morto ieri sera a Londra il pacifista  britannico rimasto in coma per nove mesi dopo che un soldato israeliano gli aveva sparato nella Striscia di Gaza. Stava aiutando alcuni bambini di Rafah, in Palestina, a mettersi in salvo. La radio israeliana conferma che il soldato è stato identificato e che affronterà presto la Corte marziale di Israele.

 

Ha causato almeno due morti e 14 feriti l'autobomba esplosa questa mattina presto davanti ad una stazione di polizia della città di Baquba, nell'Iraq centrale. Sempre all’alba, le forze americane hanno arrestato, nei pressi di Samarra a nord della capitale irachena, quattro parenti del super ricercato iracheno  Izzat Ibrahim al-Douri, sospettato tra l'altro di essere una  delle menti dei continui attacchi anti-coalizione. Nell’operazione sarebbero rimasti uccisi otto iracheni.

 

Intanto, il ministro della difesa Donald Rumsfeld ha definito “improbabile” ma “non impossibile” la decisione di sottoporre l'ex presidente iracheno a processo in un tribunale militare  americano. Rumsfeld ha anche detto che gli Stati Uniti si riservano il diritto di modificare la posizione giuridica di Saddam, attualmente classificato come prigioniero di guerra protetto dalla convenzione di Ginevra.

 

In Iran, il presidente Mohammad Khatami, parlando in Parlamento, ha criticato le bocciature delle candidature alle prossime elezioni politiche di febbraio di un'ottantina di attuali deputati. Bocciatura dichiarata da parte del Consiglio dei Guardiani della rivoluzione, organismo controllato dai conservatori e dagli ayatollah. Ma ha anche chiesto ai deputati che protestano di interrompere i sit-in di fronte al Parlamento dicendosi ottimista per una possibile mediazione. Intanto esponenti delle scuole teologiche della città santa di Qom, hanno definito traditori i deputati minacciando di “tagliare via le loro mani dalla 'casa del popolo'”. Khatami, questa mattina ha anche chiarito di non prendere in seria considerazione l’ipotesi di dimettersi. Ma qual è l’atteggiamento della comunità internazionale di fronte alla crisi politica iraniana? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alberto Zanconato dell’agenzia Ansa di Teheran:

 

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R. - E’ una crisi che viene seguita anche perché si ha la sensazione che i nodi siano arrivati al pettine per quanto riguarda il confronto tra potere politico “laico” e potere religioso. Però, a  Teheran, a differenza che all’estero, c’è la sensazione che si tratti di un confronto confinato per ora all’interno delle istituzioni, cioè che non coinvolge l’opinione pubblica più di tanto. Non coinvolge la piazza, come invece era avvenuto negli anni passati per altre occasioni di scontro, in cui c’erano state manifestazioni di studenti e di persone comuni. Quindi, forse per l’esperienza di questi ultimi anni, in cui queste manifestazioni sono state sempre represse, gli studenti soprattutto, ma anche la gente comune stanno un po’ a guardare aspettando di vedere quello che succederà. Ma non sembra ci sia una grandissima partecipazione popolare.

 

D. – Nella comunità internazionale, non c’è paura che l’Iran diventi un altro polo di tensione all’interno della più vasta area mediorientale?

 

R. – Non credo che ci sia questa paura, anche perché in questo momento dal punto di vista internazionale, l’Iran è in una situazione migliore di quanto lo fosse alcuni mesi fa. Si parla di trattative, pur segrete e dietro le quinte, che stanno andando avanti con gli Stati Uniti, riprese anche con maggiore vigore dopo il terremoto di Bam. Quindi, gli Stati Uniti, ma anche gli europei, continuano le loro trattative con il regime di Teheran e non sembrano preoccupati più di tanto. 

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Gli Stati Uniti con il presidente Bush hanno ottenuto quella che è stata definita una vittoria diplomatica al Vertice delle Americhe, conclusosi a Monterrey, in Messico. Nonostante l’opposizione di Brasile, Venezuela e Argentina, la dichiarazione finale rispecchia a grandi linee i piani internazionali di Washington. Ci spiega perché Maurizio Salvi:

 

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Nonostante accordi presi in precedenza e la strenua opposizione di Brasile, Venezuela e Argentina, il documento finale contiene una menzione all’Alca, l’area di libero commercio delle Americhe che Washington vuole vedere avviata a partire dal 2005 tra l’Alaska e la Terra del Fuoco. Il presidente George W. Bush ha partecipato al Vertice con l’evidente obiettivo di stringere i Paesi latinoamericani attorno ai due perni della sua politica estera: la lotta al terrorismo e il rafforzamento del libero commercio. Entrambi i punti sono presenti nel documento finale, mentre non lo è in termini categorici il tema della corruzione. Il capo della Casa Bianca avrebbe voluto introdurre nell’Organizzazione degli Stati americani una clausola della trasparenza, che permettesse di espellere un Paese considerato corrotto. Infine, la Dichiarazione pone grande enfasi sulla qualità dello sviluppo, la lotta all’emarginazione sociale e la necessità di trovare una soluzione al problema del debito estero che, come ha provato l’Argentina, può gettare nel caos un intero Paese.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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In Italia sono in custodia  della polizia di Roma, dopo essere stati fermati al Cairo, in Egitto,  altri due brigatisti, Rita Algranati e  Maurizio Falessi. La donna, condannata all'ergastolo per il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro e latitante dal 1978, è considerata una figura di primo piano delle Brigate rosse. Entrambi non si sono dichiarati prigionieri politici. Il ministro dell’interno Pisanu ha definito l’arresto “una vittoria dello Stato democratico”.

 

Sempre in Italia, sul piano politico si registrano i botta e risposta tra maggioranza e opposizione dopo il no della Consulta alla legge blocca-processi. La Corte costituzionale ha infatti dichiarato ieri illegittimo il cosiddetto lodo Schifani, il provvedimento con il quale si garantisce l'immunità e si sospendono i processi in corso per le cinque più alte cariche dello Stato: presidente della Repubblica, premier, presidenti di Camera e Senato e presidente della Consulta. Secondo la Corte "viola gli articoli costituzionali che riguardano il principio di uguaglianza e il diritto di difesa, ma il testo completo della  sentenza verrà reso noto nei prossimi giorni. Il suo primo effetto, in ogni caso è la ripresa del processo stralcio Sme a carico del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Tra i commenti del giorno dopo della maggioranza emerge l’opinione che quella della Consulta sia una sentenza “politica” e che il Lodo vada difeso, perché legge giusta e coerente. Si distingue il capogruppo della Lega, Cè, che invita la maggioranza a riflettere. Soddisfazione, invece, ha espresso il centro sinistra sottolineando che la Corte costituzionale ha dimostrato libertà e indipendenza.

 

Visita storica domani e dopodomani di Romano Prodi in Turchia. E’ la prima volta che un presidente della Commissione Europea compie una  visita ufficiale in Turchia negli ultimi 40 anni. Prodi si recherà ad Ankara e Istanbul per incontri ufficiali con rappresentanti del governo e delle autorità turche. In una nota della Commissione si legge che Prodi intende esprimere l’apprezzamento per i cambiamenti già avviati dal governo turco per soddisfare i criteri di adesione all’Unione, chiedendo di migliorare ancora tali riforme. Prodi ha anche chiarito, però, di non aver preso e di non aver in programma di prendere impegni precisi.

 

Il premier irlandese Bertie Ahern, nuovo presidente di turno dell'Ue, ha ringraziato a  Strasburgo davanti all'Europarlamento la precedente presidenza italiana per “il buon lavoro svolto”, per poi  indicare le linee guida del semestre in corso. Massima priorità – ha ribadito – avrà la questione della Costituzione, sulla quale ha fallito il vertice di Bruxelles di dicembre scorso. Il nodo irrisolto è stato quello del sistema di voto.  Il nostro servizio:

 

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Il premier di Dublino afferma che l'Irlanda “è determinata a fare tutto il possibile per facilitare un accordo il più presto possibile”, sottolineando di  avere già avviato “un processo di consultazione” intensivo per poi presentare una relazione in merito al Consiglio europeo di marzo. Da parte sua, il presidente della Commissione, Prodi, afferma che il 2004 “deve essere l'anno della nuova Costituzione europea” e che la presidenza irlandese e quella successiva olandese potranno  contare sul totale sostegno dell'esecutivo Ue. La Commissione “insiste perchè si proceda tutti assieme verso una integrazione più forte e condivisa”- spiega Prodi - ma “se gli sforzi in questa direzione dovessero ripetutamente fallire, non ci si potrebbe certo opporre a una cooperazione più forte da parte di alcuni, cooperazione che dovrebbe poi servire come punto di partenza per una Unione più vigorosa e coesa, utilizzando a questo scopo il metodo che ha garantito il successo di 40 anni di integrazione europea”. Resta da dire che il primo ministro irlandese ha annunciato anche un’altra delle sfide prioritarie: migliorare la competitività. E qui il riferimento è alla cosiddetta agenda di Lisbona, con l’obiettivo di aumentare i posti di lavoro dando sviluppo all'economia. Infine, un annuncio che fa sentire più concreto il prossimo allargamento: a fine febbraio si conosceranno i nomi dei commissari dei dieci nuovi Paesi membri. 

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Un aereo delle linee locali dell’Uzbekistan è precipitato nei pressi della capitale, Tekent, mentre si accingeva ad atterrare. Molto probabilmente si tratta di un incidente causato dalla fitta nebbia, che impediva la visibilità nell’aeroporto. Tra le vittime anche un alto rappresentante delle Nazioni Unite.

 

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37 PERSONNES, DONT UN COLLABORATEUR DE L’ONU EN UZBEKISTAN,…

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37 persone, tra cui un collaboratore dell’Onu in Uzbekistan, hanno trovato la morte nell’incidente aereo di un ‘Aviojet 40’, apparecchio - sembra - di fabbricazione sovietica. Secondo le autorità uzbeke, la colpa della catastrofe ricade sulla nebbia. Eppure, questo incidente non è che l’ultimo di una lunga serie e pone ancora una volta la questione della sicurezza dei trasporti aerei nell’ex-Unione Sovietica. Nel giugno 2002, un velivolo si è schiantato al decollo sulla pista di Mosca, provocando 14 morti. Mentre nel giugno 2001 un ‘Tupolev 154’ si è inabissato in Siberia con 143 persone a bordo. Certamente c’è stato un periodo nero nella prima metà degli anni Novanta, dopo lo smembramento di una molteplicità di piccole compagnie dell’Aeroflot che fino a quel momento deteneva il monopolio dei voli interni sovietici. Ma, pur rimanendo il problema di fondo, la sicurezza degli apparecchi nei trasporti aerei è notevolmente migliorata. C’è anche il fatto che, essendo l’ex Unione Sovietica un territorio vastissimo, è evidente che molte tragedie sicuramente sono imputabili al trasporto aereo.

 

 

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