RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 9 - Testo della Trasmissione di venerdì 9
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
100 anni fa nasceva Giorgio La
Pira: la testimonianza dell’arcivescovo Ennio Antonelli.
CHIESA E SOCIETA’:
Sugli schermi italiani arriva oggi “L’ultimo samurai”
interpretato da Tom Cruise
Cresce
in modo drammatico la mortalità infantile in Kenya
Iraq: sei morti per
l’esplosione alla moschea sciita a Baaquba, a nord di Baghdad
Accordo tra Francia e Libia nella vicenda del
DC-10 UTA abbattuto nel 1989
Ambigue dichiarazioni
del leader dei ribelli ceceni sulla disponibilità a fermare il terrorismo.
9
gennaio 2004
UN’ITALIA SEMPRE PIU’ UNITA E SOLIDALE PROMUOVA LA
PACE NEL MONDO
E I
VALORI CRISTIANI IN EUROPA: COSI’, GIOVANNI PAOLO II
NEL
DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE ITALIANO PRESSO LA SANTA SEDE,
GIUSEPPE
BALBONI ACQUA,
RICEVUTO
STAMANI IN VATICANO PER LE LETTERE CREDENZIALI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Possa
Dio rendere l’Italia “sempre più intimamente unita e solidale”: è l’auspicio
espresso stamani da Giovanni Paolo II nel discorso indirizzato al nuovo
ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Giuseppe Balboni Acqua, ricevuto in
Vaticano per la presentazione delle lettere credenziali. Il Papa ha messo
l’accento sul ruolo dell’Italia in campo internazionale a partire dall’Europa
ed ha sottolineato come quest’anno ricorrano due tappe fondamentali nei
rapporti fra la Santa Sede e l’Italia: il 75.mo anniversario dei Patti
Lateranensi e il 20.mo dell’Accordo di Villa Madama. Il Pontefice si è augurato
che il popolo italiano progredisca “sulla via della prosperità e della pace”,
mantenendo “intatto il patrimonio di valori religiosi, spirituali e culturali
che ne hanno reso grande la civiltà”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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In
momenti difficili, l’Italia “ha saputo mantenere alto il suo spirito di
altruismo”, prodigandosi con “responsabilità e generosa dedizione” verso quanti
“si sono trovati nel bisogno di solidarietà concreta e fattiva”. E’ il sentito
riconoscimento del Papa al ruolo dell’Italia nel mondo. Non va dimenticata, ha
detto, l’attenzione da parte italiana “a creare in campo internazionale un
giusto ordine al cui centro ci sia il rispetto per l’uomo, per la sua dignità e
per i suoi inalienabili diritti”. Impegno, ha sottolineato, che “comporta anche
dei rischi, com’è accaduto di recente con il tributo di sangue sia dei militari
caduti in Iraq sia di volontari italiani in altre parti del mondo”. Ha così
auspicato che l’Italia possa continuare con le sue “peculiari doti di umanità e
generosità a promuovere vero dialogo e crescita” nel bacino del Mediterraneo,
nei Balcani, ma anche in Medio Oriente, in Afghanistan e nel Continente
Africano.
D’altro canto, ha affermato, l’Italia ha titolo
per operare affinché anche l’Europa “riconosca le proprie radici cristiane” in
grado di assicurare ai cittadini del Vecchio Continente “un’identità non
effimera” o basata solo su interessi economico-politici. Quindi, ha
incoraggiato il governo di Roma e tutti i politici italiani a proseguire negli
sforzi finora compiuti in tale direzione. “I fondamenti etici e le idealità che
furono alla base degli sforzi per l’unità europea – ha ribadito – sono oggi
ancor più necessari, se si vuole offrire una stabilità al profilo
istituzionale” dell’Unione. Perciò, l’Italia continui a richiamare alle nazioni
sorelle la straordinaria eredità che ha permesso all’Europa di essere grande
nei secoli.
Non ha
poi tralasciato di richiamare i Patti Lateranensi e l’Accordo di Villa Madama.
La proficua collaborazione tra Italia e
Santa Sede, ha constatato, si è sviluppata nel reciproco rispetto e attraverso
un “costante e sereno dialogo” per la “promozione dell’uomo e del bene comune”.
La Chiesa, ha proseguito, “non chiede privilegi, né intende sconfinare
dall’ambito spirituale della propria missione”. Le intese non hanno, infatti,
altro scopo se non quello di “permetterle di svolgere in piena libertà il suo
compito universale”, favorendo “il bene spirituale del popolo italiano”. La presenza
della Chiesa in Italia, ha detto ancora, arreca vantaggio a tutta la società.
Non ha mancato infine di rivolgere l’attenzione al ruolo della famiglia,
“società naturale fondata sul matrimonio” recita l’art.29 della Costituzione
italiana, avvertendo che è “compito dei governanti promuovere leggi che ne favoriscano
la vitalità”. Lo Stato, ha aggiunto, deve prestare aiuto alla famiglia, “senza
mai soffocare la libertà di scelta educativa dei genitori”, sostenendoli nei
loro diritti e sforzi a consolidamento del nucleo familiare.
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Sposato, due figli,
l’ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua è nato ad Osimo, in provincia di Ancona,
il 14 settembre 1940. Laureatosi in Legge, ha intrapreso la carriera
diplomatica nel 1964. E’ stato console a Montreal, primo consigliere
d’ambasciata a Parigi, quindi ambasciatore a Varsavia. Dal 1997 al 2000, ha
guidato la rappresentanza diplomatica permanente d’Italia presso la Conferenza
del Disarmo a Ginevra. Negli ultimi tre anni, ha rivestito l’incarico di capo
del cerimoniale diplomatico della Repubblica. Dal 2 gennaio del 2002 ha
ricevuto il titolo di Ambasciatore d’Italia.
“FEDE E CULTURA”: ANTOLOGIA DI TESTI PONTIFICI
DA LEONE XIII A GIOVANNI PAOLO II.
STAMANE
L’OMAGGIO DEL VOLUME AL SANTO PADRE PER IL XXV DI PONTIFICATO
Presentato stamane al Santo Padre, quale omaggio per i 25
anni del suo pontificato, il volume “Fede E cultura”, curato dal Pontificio
Consiglio per la cultura, alla presenza del cardinale Paul Poupard,
responsabile del Dicastero vaticano, istituito proprio da Giovanni Paolo II 22
anni fa, segno della particolare sensibilità del Papa verso il mondo della
cultura, cosi come aveva rivelato in un discorso all’Unesco nel 1980 affermando
che “l'uomo vive di una vita veramente umana grazie alla cultura”. Il
servizio di Roberta Gisotti:
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Da Leone XIII, eletto Papa nel 1878, a Giovanni Paolo II,
salito alla Cattedra di Pietro esattamente 100 anni dopo, nel 1978: nove
pontefici che abbracciano tre secoli, densi di avvenimenti che hanno portato a
strabilianti evoluzioni nel mondo, marcate in modo rilevante dal rapporto tra
Chiesa e società. Da qui l’idea di raccogliere i testi più significativi del
loro Magistero nel libro “Fede e cultura”, a testimoniare – ha detto Giovanni
Paolo II – “che nel corso dei secoli il Magistero pontificio ha sempre
coltivato una visione positiva dei rapporti tra Chiesa e protagonisti della
cultura”. “L’ambito culturale – ha aggiunto - costituisce infatti un
significativo areopago dell’azione missionaria della Chiesa”.
Un
libro che rivela chiaramente ciò che il Magistero pontificio ha affermato “in diversi
modi e con vari accenti”, ha sottolineato il cardinale Poupard, e cioè che “il
Dio dei cristiani non è contro il progresso dell’uomo, anzi, gli offre ragione vere,
reali, sostenute da una ricerca inesauribile di maggior pienezza, libertà e
felicità. Un itinerario dove il progresso è in funzione dell’uomo e non
viceversa.” E per questo la copertina del libro – ha spiegato il porporato -
riporta la lettera autografa di creazione del Pontificio Consiglio della
Cultura del 20 maggio 1982, “in cui Giovanni Paolo II rammenta a tutta la
Chiesa una delle sue più profonde convinzioni: "Una fede che non
diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non
fedelmente vissuta".
Cosa rispondere allora a quanti
vogliono separare la cultura dalla fede, la vita della Chiesa da quella del
mondo? Ascoltiamo il cardinale Poupard, al microfono di Giovanni Peduto:
R. – Rispondo a quanti che non hanno capito cos’è la fede,
perché la fede è la risposta dell’uomo alla proposta di Dio, e quando uno
riceve questa buona novella dell’amore di Dio, questo trasforma tutta la vita:
la vita personale, la vita familiare, la vita di lavoro, la vita del tempo
libero, cioè tutta la cultura.
D. – Eminenza, come può la Chiesa essere nel mondo
senza essere del mondo?
R. – Ci sono sempre due tentazioni: quelli che, vedendo il
mondo nel quale agisce il principe del male, sentono la tentazione di uscire
dal mondo, cioè di chiudersi e di evitare il contatto con il mondo; ma in
questo modo non si può onorare il mandato di Cristo che ha detto: ‘Andate alle
Nazioni e predicate’. Poi, c’è l’altra tentazione che, per essere accettati dal
mondo, si tenterebbe di mettere da parte quel segno di contraddizione che rimane
il Vangelo di Cristo, per cui ogni messaggio incarnato nel cuore delle culture
parla il loro linguaggio ma fa la scelta di seguire il bene e promuoverlo.
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TOCCANTE
INCONTRO IN VATICANO TRA IL PAPA E I PARENTI DI MONS. COURTNEY,
IL NUNZIO UCCISO IN BURUNDI IL 29
DICEMBRE SCORSO.
IERI SERA IN SAN PIETRO LA MESSA
DI SUFFRAGIO
PRESIEDUTA DAL CARDINALE SODANO
Toccante incontro questa mattina in Vaticano tra Giovanni
Paolo II e i familiari dell’arcivescovo Michael Courtney, il nunzio
apostolico in Burundi, ucciso barbaramente in questo Paese africano il 29
dicembre scorso. I parenti giunti dall’Irlanda, terra d’origine del presule
scomparso, hanno partecipato ieri sera
nella Basilica di San Pietro ad una celebrazione eucaristica di
suffragio presieduta dal cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
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(musica)
“Giorno
e notte, senza sosta, Monsignor Michael Courtney ha aiutato i Burundesi a
ristabilire tra loro l’intesa e la concordia attraverso il dialogo”. E’ solo un
passo del messaggio rilasciato dai sette vescovi burundesi, durante i funerali
del nunzio apostolico nel Paese africano, ucciso il 29 dicembre scorso;
messaggio ricordato ieri sera in San Pietro dal segretario di Stato vaticano,
il cardinale Angelo Sodano, durante la concelebrazione eucaristica in suo
onore.
Il porporato non ha voluto tralasciare le parole che
sabato scorso il cardinale Arinze rivolse ai fedeli che gremivano la Chiesa di
Nenagh, in Irlanda, dove sono stati celebrati i funerali: “La nostra fede – ha
detto - ci guida, specialmente nei momenti dolorosi come questo”. La fede che
getta una luce nuova sulla nostra vita, fino a trasformare il tramonto
dell’esistenza in un’aurora di vita.
“L’amore
ci porta al pianto, la fede invece al gaudio.Con questa serenità dei santi, noi
oggi ricordiamo il compianto nostro fratello Michael. La sua morte non è che un
ponte fra due vite, quella terrena e quella celeste; non è che un ponte fra le
due rive dell’esistenza umana”.
Non possiamo dimenticare – ha poi aggiunto il cardinale
Sodano - che ogni sacrificio eucaristico è anche per la remissione dei peccati.
Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati.
“È ciò
che vogliamo fare in questa Santa Messa, affidando il carissimo nostro fratello
Michael all’amore misericordioso di Dio”.
Infine un sentito ricordo di mons. Courtney, che “ci ha
insegnato – ha riferito il cardinale Sodano - quest’arte del vivere cristiano.
Figlio della nobile terra irlandese, egli portò sulle strade del mondo il
testimonio della sua fede adamantina. Sulle orme di Cristo, Buon Pastore, si
sacrificò per il popolo del Burundi, ove il Papa l’aveva inviato come Apostolo
di pace”.
(musica)
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CONCLUSO
IN VATICANO IL SIMPOSIO SULLA DIGNITA’
E I DIRITTI DELLA PERSONA CON
HANDICAP MENTALE
- Intervista con il cardinale
Lozano Barragan -
Si è
concluso oggi in Vaticano il simposio internazionale sulla “Dignità e i diritti
della persona con handicap mentale” promosso dalla Congregazione per la dottrina
della Fede. Ieri aveva suscitato vasta eco il messaggio del Papa per l’evento:
Giovanni Paolo II ha ricordato che “il mondo dei diritti non può essere
appannaggio solo dei sani” e che una società fondata sulla discriminazione in base
all’efficienza non è degna dell’uomo. Le persone portatrici di handicap invece
sono “testimoni di umanità” e possono annunciare un mondo nuovo non più dominato
dalla violenza, ma dalla solidarietà e dall’amore. Ma ascoltiamo la riflessione
del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per
la pastorale della salute intervistato da Giovanni Peduto.
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R. – Il Santo Padre dice che la saggezza va oltre
l’apparenza, e la saggezza cristiana è di vedere in ogni essere umano un figlio
di Dio dove l’immagine del Signore sta lì, anche se le apparenze possono
essere, talvolta, contraddittorie’. Le capacità mentali e umane delle persone
che hanno un handicap e magari non riescono ad esprimersi, sono uguali e a
volte superiori di quelle di altre persone. Ecco perché il Papa parla contro la
superficialità di coloro che giudicano solo dalle apparenze.
D. – Giovanni Paolo II sottolinea anche l’importanza
dell’educazione affettivo-sessuale della persona con handicap ...
R. – Ma sì, perché parlare dell’aspetto affettivo sessuale
è parlare dell’origine della vita; dunque il Papa spiega come anche questi
portatori di handicap siano portatori di vita, e in quanto portatori di vita è
necessario ricordare che la vita non dipende dall’handicap, ma dal piano di
Dio.
D. – Nel suo messaggio, il Pontefice ricorda le tante
esperienze compiute in alcune comunità cristiane, dove l’accoglienza e l’amore
sono riuscite spesso a riequilibrare affettivamente le persone portatrici di
handicap mentale ...
R. – Penso in modo particolare a tante opere in Italia
come quella di Don Guanella, il Cottolengo di Torino che sono prove tangibili
di quello che significa vivere pienamente il cristianesimo in tutta la sua ampiezza.
D. – Come tratta la società, oggi, le persone disabili?
R. – Penso che si inizi ad essere più coscienti della
dignità e dei diritti di queste persone. Penso che lo slancio sia verso un
riconoscimento della piena personalità umana di queste persone, che non si
chiamano più – ufficialmente – handicappati, ma ‘persone con altre abilità.
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ALTRE
UDIENZE
Nel
corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche mons. Javier Echevarría
Rodríguez, vescovo tit.di Cilibia, prelato della Prelatura personale dell'Opus
Dei, mons. Fabio Duque Jaramillo, vescovo eletto di Armenia (Colombia), il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, con mons. Giampaolo Crepaldi e mons. Frank J. Dewane,
rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero.
Infine il Santo Padre ha ricevuto il signor Jean Vanier,
fondatore dell’Arca, comunità volta all’accoglienza di persone con handicap.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la notizia
dell'udienza di Giovanni Paolo II ai familiari dell'arcivescovo Michael Aidan
Courtney, il nunzio apostolico barbaramente ucciso in Burundi il 29 dicembre
2003.
All'interno l'omelia del
cardinale Angelo Sodano nella Santa Messa in suffragio del compianto presule,
presieduta nella Basilica di San Pietro.
Nelle vaticane, nel discorso al
nuovo ambasciatore d'Italia, il Santo Padre ha esortato il Paese a
richiamare alle Nazioni la straordinaria eredità religiosa, culturale e civile
che ha reso grande l'Europa.
In occasione della presentazione
di un volume a cura del Pontificio Consiglio della Cultura, il Papa ha
ricordato che l'ambito culturale costituisce un significativo areopago dell'azione
missionaria della Chiesa.
Nelle estere, Brasile: liberati
i missionari sequestrati nel Nord.
Riguardo all'Iran si sottolinea
che oltre settemila bambini orfani vagano tra le rovine di Bam distrutta dal
terremoto.
Nella pagina culturale, un
articolo di Biagio Buonomo su una mostra allestita nel nuovo Museo del Tesoro
di san Gennaro a Napoli.
Nelle pagine italiane, in primo
piano sempre la vicenda Parmalat.
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9
gennaio 2004
LIBERATI I TRE MISSIONARI DELLA CONSOLATA RAPITI IN BRASILE
- Intervista con fratel Carlo Zacquini -
Si è
conclusa felicemente la vicenda dei tre missionari della Consolata rapiti il 6
gennaio nello Stato brasiliano di Roraima: i tre – un brasiliano, un colombiano
ed uno spagnolo – sono stati rilasciati ieri sera dai sequestratori, un gruppo
legato ai coltivatori di riso e contrario alla redistribuzione della terra a
favore degli indios. Ma la paura per la loro sorte è stata molta, come conferma
fratel Carlo Zacquini, da 40 anni impegnato nella pastorale indigena in
Brasile, intervistato da Andrea Sarubbi:
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R. –
Noi abbiamo avuto paura perché sono coinvolti non-indios, e poi c’era gente
ubriaca; uno dei tre missionari ha fatto subito una dichiarazione dicendo di
avere avuto paura che li uccidessero: li hanno minacciati, si sono sentiti molto
umiliati, in una situazione abbastanza difficile.
D. – Fratel Carlo, qual è il panorama della presenza
indigena a Roraima?
R. – E’ una savana abbastanza arida, dove gli stessi
indios allevano bestiame; adesso si vedono con questa terra ancora invasa dai
grandi latifondisti che fanno grandi piantagioni di riso con uso abbondante di
agrotossici che causano problemi seri non solo alla fauna ma anche alle persone
che si lamentano di malesseri dovuti a queste sostanze tossiche.
D. – Come sono riusciti questi latifondisti a farsi
appoggiare da una parte – si dice il 20 per cento – della popolazione indigena?
R. – Uno dei punti su cui fanno forza è, per esempio, quel
villaggio in cui sono stati tenuti prigionieri è un villaggio dichiaratamente
protestante; ora, i missionari protestanti orientano la popolazione a non
lottare per la propria terra perché – insegnano i missionari – la loro terra è
in cielo: ecco una posizione facilmente sfruttabile. Il governo ne approfitta e
in quel villaggio finanzia opere sociali ed altre attività per tener buona la
gente, per averla dalla sua parte.
D. – Fratel Carlo, immagino che questo rapimento sia
soltanto lo specchio delle tante pressioni che voi missionari siete costretti a
subire in quella zona ...
R. – Per carità! Là bisogna sempre fare attenzione a dove
si va, come si fa e quando si parte ... ci sono missionari che sono stati
minacciati di morte già da anni e devono fare attenzione alle imboscate ... i
mezzi di comunicazione sono tutti contro la Chiesa, in questo campo, perché sanno
che l’appoggio della Chiesa agli indios è estremamente importante!
D. – Torniamo su Lula. In campagna elettorale il
presidente aveva puntato molto sulla questione indigena. Sta mantenendo la
promessa di difendere gli indios oppure no?
R. – Per ora, io direi che i suoi interventi sono stati
troppo timidi, inaspettatamente timidi. Noi siamo rimasti veramente malissimo
da questa situazione: ci rendiamo conto che lui non ha la maggioranza in
Parlamento e quindi ha bisogno dei voti anche dei politici di Roraima. Ma mi
sembra che questo non possa giustificare le lungaggini che sono già costate
altre vite, per cui mi pare dovrebbe fare una seria riflessione, l’attuale
governo, e dare prova di maggiore decisione.
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100
ANNI FA NASCEVA GIORGIO LA PIRA
-
Intervista con il cardinale Ennio Antonelli e Angelo Scivoletto -
Un
instancabile promotore di pace. Si potrebbe definire così Giorgio la Pira, il cosiddetto
“sindaco santo”, che nacque 100 anni fa – esattamente il 9 gennaio del 1904 - a
Pozzallo, in Sicilia, ma la cui attività, dopo essere stato membro della Costituente
e deputato, si svolse per lo più a Firenze. Qui è stato aperto il suo processo
di beatificazione che è nella fase
diocesana. Numerose le celebrazioni per ricordare La Pira sia in Sicilia, a Messina
e a Pozzallo, sia a Firenze, dove La Pira morì il 5 novembre del 1977. Oggi il
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito la medaglia d’oro
al merito civile alla memoria di La Pira che “rappresenta per le nuove
generazioni - scrive Ciampi –un esempio da coltivare nella pratica del dialogo
e del confronto”. Il servizio di Debora
Donnini.
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“Tutto
si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede”.
Queste parole del cardinale Benelli nell’omelia per i funerali di Giorgio la
Pira nel 1977 sembrano ben riassumere il “motore” della sua azione. Deputato,
padre costituente e per tre volte sindaco di Firenze. Fu proprio qui che sia
all’interno sia all’esterno si manifestò il suo strenuo impegno per la pace: pace
interna da costruirsi con il dare lavoro: basti pensare al suo schierarsi al
fianco degli operai che rischiavano la disoccupazione, per esempio nel caso del
Pignone, così come pace esterna negli anni della guerra fredda, con i convegni
internazionali, quelli con i sindaci delle capitali del mondo e i colloqui
mediterranei cui parteciparono rappresentanti arabi e israeliani. Intervenne
anche al Cremlino, davanti al Soviet supremo difendendo con coraggio la libertà
religiosa e descrisse così i suoi intenti: “Dare ai popoli la pace - disse - costruire
case, fecondare campi, aprire officine, scuole ospedali, ricostruire e aprire dovunque
le chiese e le cattedrali”. Nel 1965 La Pira si recò addirittura ad Hanoi, in
Vietnam dove incontrò Ho Chi Minh per proporre una bozza di soluzione pacifica
e per scongiurare il conflitto che poi invece scoppiò comunque. Sentiamo Angelo
Scivoletto, sociologo, amico e collaboratore di La Pira.
“Diede forza al suo essere sindaco per essere uomo di
pace: si incontrarono a Firenze i sindaci dell’Est e dell’Ovest, si
incontrarono il sindaco di Pechino con quello di New York; riunì poi quelli del
Mediterraneo perché il Mediterraneo era simbolo di apertura ai popoli sottosviluppati”.
E per un
ricordo personale di Giorgio La Pira ancora Angelo Scivoletto:
“Una volta eravamo alla Consuma, vicino Firenze. Lui stava
a tavola, io ero vicino a lui quasi ad incoraggiarlo a mangiare e quando io ho
sollevato non so quale questione, lui ha messo le due mani intorno al piatto,
lo ha sollevato leggermente per dire: “io sto mangiando ma come si fa a non
pensare a tutti coloro che non mangiano”. Aveva un’idea forte dell’eguaglianza,
della dignità. Non ha mai cercato la ricchezza ed i suoi soldi mensili erano
destinati ai vicini poveri”.
Centrale
nel suo slancio verso la vita, la preghiera e il rapporto con Cristo. Il cardinale
Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze:
“E’ stato
un contemplativo ed ha avuto sicuramente una profondità mistica nella sua vita.
Per lui c’era un unico amore, quello per il Signore che lo portava anche a
sentire come dimensione di Cristo tutte le realtà della storia umana”.
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9
gennaio 2004
DOMANI
POMERIGGIO, NELLA CHIESA DI S. ANNA IN VATICANO,
IL
CARDINALE SARAIVA MARTINS PRESIEDERA’ UNA MESSA IN MEMORIA DELLA BEATA DOLORES
SOPEÑA, APOSTOLA DELLA PROMOZIONE UMANA NELLA SPAGNA DELL’800
CITTA’ DEL VATICANO. = Una Messa per celebrare e ricordare
una donna, consacrata infaticabile che fece della promozione umana un vessillo
di fede e di servizio. A presiedere domani pomeriggio, alle 16.15 nella Chiesa
di S. Anna in Vaticano, la concelebrazione eucaristica in memoria della Beata
Dolores R. Sopeña, fondatrice della Famiglia che porta il suo nome, sarà il
cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei
Santi. Nata in Spagna a Velez Rubio, nel 1848, Dolores scopre giovanissima la
sua ardente vocazione che la chiamava a servire l’umanità. Apre i Centri di
Istruzione, nei quali insegna il catechismo e la cultura di base. Questi Centri
cominciano ad estendersi a tutta la Spagna, partendo dalle borgate periferiche
di Madrid. Più di 30 città e Paesi, specialmente dove si soffrivano gli effetti
della rivoluzione industriale, sollecitano la presenza di questa nuova opera e
suor Dolores, beatificata dal Papa lo scorso 23 marzo, compie in soli 4 anni
199 viaggi per rispondere alle molteplici domande. I suoi Centri sono concepiti
come spazi dove si cerca lo sviluppo della persona e la creazione di ambienti
dove si vive la fraternità e l’amicizia, facendo conoscere l’amore e la
tenerezza di un Dio intimo, che ci fa figli e fratelli in Cristo. (A.D.C.)
LA
PROCURA DI ROMA APRE UN’INCHIESTA SUL TRAFFICO DI MINORI E DI ORGANI,
DENUNCIATO
NEL DOSSIER DELL’AGENZIA FIDES
ROMA. = Scattano le indagini dopo la denuncia dell’agenzia
Fides. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla presunta vendita di
minori e di organi resa nota, a livello mondiale, dal dossier redatto da Miela
Fagiolo D' Attilia per conto dell'agenzia Fides. Il fascicolo è affidato al
pubblico ministero Adelchi D'Ippolito, il quale ha incaricato oggi il maggiore
dei carabinieri Giovanni Arcangioli di avviare i primi accertamenti
sull'eventuale esistenza del fenomeno nella capitale. Nel dossier, si parla di
“un milione di bambini venduti all'anno”, oltre che di tariffe di 50 mila euro
per l'acquisto di neonati e di 30 mila euro per un fegato. Un'inchiesta, quella
avviata dalla procura di Roma, che ricalca quella della magistratura di
Pescara, da tempo impegnata a stroncare un traffico di adolescenti provenienti
dall'Albania. (A.D.C.)
INTERROGATA
DALLA POLIZIA E ALLONTANATA DAL LAVORO LA GIORNALISTA CINESE
CHE
AVEVA PUBBLICATO LA NOTIZIA DEL CASO DI SARS NELLA REGIONE
DEL GUANDONG. IL CENTRO PER I DIRITTI UMANI
DI HONG KONG INSORGE
CONTRO
L’INTIMIDAZIONE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
*********
HONG KONG. = Aveva riferito qualche giorno fa del riaffiorare
della Sars in Cina e l’aver obbedito alle regole dell’informazione le è costato
il posto di lavoro. La giornalista Zeng Wenqiong del quotidiano Nanfangzhoumo
(“Il rotocalco del sud”), un popolare giornale locale che ha pubblicato per
primo la notizia del produttore televisivo 32.enne ammalatosi di Sindrome
respiratoria acuta nella regione del Guangdong, è stata allontanata dal lavoro
dopo essere stata interrogata a lungo dalla polizia, insieme allo staff
redazionale. “Se qualche giornale osa riportare cose che al governo non
piacciono, essi usano questo modo per spaventare i giornali, i direttori, i
giornalisti. La cosa è molto seria”, ha affermato Frank Lu, del Centro per i
Diritti Umani e la Democrazia, con base ad Hong Kong. L’epidemia di Sars
dell’anno scorso era stata tenuta nascosta dalle autorità per mesi, permettendo
al virus di diffondersi in più di 30 Paesi. Oggi il primo caso di Sars è stato
dichiarato chiuso, ma un altro caso è stato confermato: quello di una cameriera
20enne sempre nel Guangdong. Intanto, fra molte difficoltà è in atto
l’uccisione di 10 mila zibetti, ritenuti responsabili dell’epidemia di Sars. Ma
l’Oms ha espresso dubbi su uno stretto legame fra gli zibetti e i nuovi casi di
Sars.
*********
SUGLI SCHERMI ITALIANI ARRIVA OGGI “L’ULTIMO
SAMURAI”,
STORIA
DELL’INCONTRO-SCONTRO DI UN UFFICIALE AMERICANO DELL’800
CON I
COSTUMI MILITARI E SOCIALI DEL GIAPPONE IMPERIALE
- A
cura di Enzo Natta -
*********
ROMA. =
E’ un americano “L’ultimo Samurai” del grande schermo. Tom Cruise presta il
volto al protagonista dell’omonimo film diretto da Edward Zwick, che esce oggi
in tutte le sale italiane. La storia, ambientata nella seconda metà dell’800,
racconta la vicenda di un ufficiale americano finito nel Giappone dilaniato da
lotte intestine. Un lungo filo rosso attraversa la storia degli Stati Uniti
d’America e lega la conquista dell’Ovest ai giorni nostri. Un filo revisionista
che riesamina criticamente la politica estera americana nel continente asiatico
durante gli ultimi cento anni. Tra i limiti, l’espansione sui mercati
dell’Estremo Oriente, l’ostilità nei confronti del Giappone che portò alle
bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, la guerra nel Vietnam iniziata con
l’invio di Consiglieri militari. Questa filosofia della storia sottende
l’intreccio avventuroso de “ L’ultimo Samurai”, film di largo respiro epico e
di forte suggestione spettacolare, dove i valori della tradizione e la
nostalgia per la memoria perduta si nutrono di un vago spiritualismo imbevuto
di new age e si caricano di continue citazioni: dalla resa dei conti che
chiudeva la carica dei Seicento alla crisi di coscienza per il genocidio degli
indiani in “Soldato Blu”, fino alle scelte di campo, estreme e radicali, di
“Piccolo grande uomo” e di “Balla coi lupi”.
*********
CRESCE
IN MODO DRAMMATICO LA MORTALITA’ INFANTILE IN KENYA:
UN
BAMBINO SU NOVE MUORE PRIMA DEI CINQUE ANNI,
A CAUSA DELLA MALNUTRIZIONE.
NUMEROSI
I CASI DI RACHITISMO DOVUTI ALL’INSUFFICIENZA DI CIBO
NAIROBI.
= In Kenya, la povertà uccide un bambino su nove prima dei cinque anni. La
brutalità della cifra emerge dalla ricerca effettuata dal Centro nazionale
demografico e sanitario keniano. La mortalità tra i minori fino ad un anno è
cresciuta del 30% tra l’89 ed il 2003, passando da 60 a 78 morti per ogni mille
nascite. Per quanto riguarda la mortalità infantile entro i cinque anni, si
registra una crescita analoga (30%) nello stesso periodo, con livello di
decessi passato da 89 a 114 su mille nati, ovvero oltre un bimbo su nove. La
ricerca mette, inoltre, in luce la piaga di una malnutrizione estremamente
diffusa, che ha causato e continua a causare una vasta fascia di bambini
portatori di handicap fisici e mentali. Si calcola che addirittura il 31% dei
bimbi keniani soffra di forme di rachitismo nel corso della crescita, l'11% in
maniera grave ed accentuata. E i dati evidenziano anche il fatto che circa il
20% dei bimbi keniani sia sottopeso, uno stato grave per il 4% di essi.
Indicazioni precise, spiega la ricerca, di malnutrizione cronica ed acuta. (A.D.C.)
MORTA A STOCCOLMA L’ATTRICE SVEDESE INGRID THULIN,
RAFFINATA
E INTENSA INTERPRETE DI NUMEROSI FILM DI INGMAR BERGMAN
STOCCOLMA.=
Uno dei grandi nomi svedesi del cinema mondiale, come Ingrid Bergman e Gustav
Molander. Una “musa” come Greta Garbo, bella di una bellezza angolosa e
raffinata interprete di ruoli femminili complessi, per i quali metteva in campo
una naturale interiorità, sviluppata a partire dai corsi giovanili frequentati
al Reale Teatro drammatico di Stoccolma. E’ da qui che parte la parabola della
carriera, ricca di successi, di Ingrid Thulin, stella ormai anziana, 77 anni,
del firmamento di celluloide. L'attrice svedese e' morta a Stoccolma due giorni
fa, ma la notizia e' stata diffusa solo ieri. Interprete di teatro e di oltre
60 film, la Thulin era diventata celebre con i film di Ingmar Bergman, in
particolare il “Silenzio” e “Il posto delle fragole” del ’57, pellicola, quest’ultima,
di grande spessore umano e spirituale in cui l’attrice scandinava è la dolce
Marianne, ruolo che la fece scoprire
dalla critica dopo la vincita dell'Orso
d'oro al Festival di Berlino. Innamorata dell'Italia, da una ventina d'anni aveva stabilito la propria residenza
nelle vicinanze di Roma. La Thulin, nata il 21 gennaio del 1929 a Solleftea,
dopo il successo del “Posto delle Fragole” divenne la “musa” di Bergman,
prendendo parte, uno dietro l'altro, a tutti i film diretti dal cineasta svedese:
“Alle soglie della vita” (premio a Cannes come miglior attrice), “Luci
d'inverno”, “Il silenzio”, “Sussurri e grida”, “L'ora del lupo”, “Il rito”,
“Dopo la prova”. L'intenso rigore e lo squisito pudore delle sue prove
d’attrice la resero presto popolare, schiudendole le porte in produzioni
cinematografiche di altre nazioni: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti. Il
primo impegno della Thulin in Italia fu il film del ’62 “Agostino” di Mauro
Bolognini, tratto dal racconto di Moravia, ma fu diretta anche da Luchino
Visconti. Attorno agli Anni ’80, l’attrice svedese si cimentò anche nella regia
sia nel cinema, che nel teatro. (A.D.C.)
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9
gennaio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Sono sei i morti e una
quarantina i feriti per la bomba esplosa all'esterno di una moschea sciita a
Baaquba, a nord di Baghdad. Nella stessa città, due fratelli iracheni sono
stati uccisi da un proiettile di mortaio caduto nel giardino della loro casa.
Si tratta di una regione a maggioranza sunnita, teatro di frequenti attacchi
della guerriglia irachena contro le forze americane e i loro alleati e collaboratori.
Nessuna vittima, invece, per i colpi che hanno colpito nelle prime ore del
mattino un hotel nel centro di Baghdad. Intanto, il Ministro della Difesa giapponese
ha ordinato l'invio di circa 30 soldati in Iraq, precisamente a Samawa, per una
missione di perlustrazione che dovrebbe partire già la settima prossima
Sei militanti di al-Fatah sono
stati catturati stamani a Jenin, in Cisgiordania, da reparti militari
israeliani. Lo ha riferito radio Gerusalemme, sottolineando che uno è indicato
come un leader. Il raid israeliano era cominciato nella notte nella città dove
i quartieri occidentali sono sotto regime di coprifuoco. Intanto, sulle prospettive
per il Medio Oriente, è intervenuto il segretario di Stato Usa, Colin Powell,
che in una conferenza stampa a Washington ha confermato di essere contrario ad
uno stato ebraico-palestinese unitario binazionale, come prospettato dal
premier dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Ala, nel caso in cui i
negoziati attualmente in corso naufragassero definitivamente. Powell ha
ribadito che gli Usa concepiscono una soluzione a due stati, Palestina e Stato
d’Israele, e ha confermato la missione in Medio Oriente, nei prossimi giorni,
del suo vice Nicholas Burns. L’obiettivo è fare pressioni sul governo egiziano
perché convinca Abu Ala a smantellare i gruppi terroristici palestinesi che
continuano ad attaccare Israele.
Accordo raggiunto a Parigi tra
Francia e Libia nella delicata vicenda del risarcimento delle vittime del DC-10
francese UTA abbattuto nel 1989 sui cieli del Niger: le famiglie delle vittime
riceveranno un milione di dollari ciascuna, in quattro versamenti. Dopo la
conclusione della più nota vicenda Lockerbie, si chiude anche la questione
dell’attentato che provocò 170 vittime di 17 diverse nazionalità, tra cui 54
erano francesi, e per il quale sono stati riconosciuti responsabili agenti dei
servizi segreti libici.
Un appello per l'invio di osservatori
internazionali nel Darfur, la regione del Sudan occidentale sconvolta dalla
guerra civile: lo ha lanciato Amnesty International che chiede anche la
costituzione di una commissione d'inchiesta sulla crisi in corso. Il nostro
servizio.
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L’appello giunge dopo l’annuncio
del positivo accordo per la spartizione di risorse petrolifere tra le parti in
conflitto nel Paese africano. E,
infatti, Amnesty scrive che “mentre i colloqui di pace che si sono svolti nei
giorni scorsi in Kenya facevano registrare progressi importanti nei rapporti
tra il governo e l'Esercito popolare di liberazione del Sudan, Spla, il
conflitto e la crisi umanitaria nel Darfur
sono peggiorati”. L'organizzazione per i diritti umani è precisa nel denunciare
uccisioni, quotidiani rapimenti di bambini e detenzioni arbitrarie commesse
dalle milizie filo-governative. Nella regione del Darfur lo scontro tra le
forze filo-governative e l’Esercito popolare di liberazione del Sudan si
complica anche per la guerriglia alimentata dal Movimento giustizia e
uguaglianza, Jem. E, secondo stime delle Nazioni Unite, il conflitto ha già
provocato 3000 morti, soprattutto civili, e l'esodo massiccio degli abitanti,
ai quali mancano cibo e cure mediche. Dallo scorso aprile, oltre 700.000
persone hanno dovuto abbandonare le loro case e più di 90.000 sono fuggite in
Ciad. La convinzione espressa da Amnesty è che “un accordo di pace duraturo per
il Sudan non può essere concluso finché gli abusi dei diritti umani provocati
dalla guerra nel sud continuano ad aver luogo”. E’ una convinzione che si fa
appello alla comunità internazionale.
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Perquisizioni sono cominciate questa mattina nella sede di
Bank of America di Milano. Le ispezioni avvengono dopo che nella giornata di
ieri si era parlato di un conto presso la Banca statunitense che conterrebbe il
cosiddetto “tesoro” dell’ex patron Calisto Tanzi. Ma la banca aveva smentito.
In Procura a Parma è giunto l'ex direttore di Parmalat Venezuela Giovanni
Bonici. Mentre ieri nel registro degli indagati della Procura di Milano è
risultato iscritto anche Luca Sala, un consulente che ebbe incarichi in Bank of
America fino all'inizio dell'anno scorso e poi entrò nell'entourage della
vecchia gestione di Parmalat. Intanto, la notifica del decreto emesso dal ministro
Antonio Marzano sulla Parmalat é arrivata a Bruxelles. Il portavoce della
Commissione europea ha precisato che sarà esaminata per accertare se “è in
linea” con normative dell'Unione.
Un “autentico spazio europeo
della ricerca” per vincere la sfida della competitività. E' la strada indicata
dal Presidente della Commissione Europea intervenuto a Genova all'inaugurazione
dell'anno accademico 2003-2004. Nel solo 2001 – ha ricordato Prodi - sono stati
circa 50 mila i ricercatori europei emigrati oltreoceano, ma lo scenario futuro
dovrà contemplare “centri di eccellenza” europei. La sfida della competitività
si farà ancora più ''forte ed affascinante”, secondo Prodi, “con la prossima
unificazione continentale attraverso l'allargamento dell'Ue ai nuovi Paesi
dell'Europa Centrale, Orientale e Mediterranea, evento centrale del 2004. “Ma
la coscienza europea - ha concluso Prodi - dovrà essere molto precisa, altrimenti prevalgono le
tensioni nazionali”.
Gli indipendentisti ceceni sono
pronti a mettere fine alle azioni terroristiche contro i civili, se il
presidente russo Putin si impegnerà a “rispettare scrupolosamente il diritto
internazionale”. Lo ha annunciato il principale comandante militare della
guerriglia cecena, Shamil Basayev. Ma quali prospettive concrete può aprire la
dichiarazione del leader separatista? Giada Aquilino lo ha chiesto a Giulietto
Chiesa, inviato speciale del quotidiano ‘La Stampa’, esperto di questioni
russe:
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R. – La formulazione è molto
ambigua. E poi il fatto che da un terrorista che ne ha fatte di tutti i colori
venga il riferimento al diritto internazionale mi lascia veramente interdetto.
Che cosa significa che Putin dovrebbe rispettare il diritto internazionale? Si
presuppone che Putin riconosca la Cecenia come Stato indipendente, come Paese
che non fa parte della Federazione Russa. Questo è esattamente ciò che Putin
non ha mai dichiarato e che non dichiarerà mai. Questa affermazione di Basaiev
sembra fondata sul nulla e, quindi, non apre nessuna possibilità sul terreno
diplomatico, politico o di discussione ai fini della conclusione della guerra
cecena.
D. - Putin in Cecenia ha, da
sempre, sposato la linea dura. Che effetto potranno fargli le dichiarazioni di
Basaiev?
R. – Non credo lo convincano. La
posizione di Putin in questo momento è fortissima e non ha problemi di appoggio
da parte dell’opinione pubblica interna. La sua linea è stata quella della
guerra, del perseguimento della vittoria incondizionata sui ribelli, che
considera dei “banditi”. Quindi, ritengo
che non ci sia neanche il minimo spiraglio di una possibile modificazione della
posizione del governo russo.
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Il presidente russo, Putin, ha
inviato un messaggio al capo dell'amministrazione afghana di transizione,
Karzai, assicurandolo che Mosca continuerà a sostenerlo negli interessi della
pace e della stabilità del Paese. Putin si è congratulato con Karzai per
l'adozione della nuova costituzione da parte della Loya Girga, Grande
Assemblea, che, afferma il leader russo, “concretamente promuoverà l'ulteriore
sviluppo dell'Afghanistan quale stato pacifico, indipendente e prospero che
vive in armonia con i paesi vicini e il resto del mondo”. Putin ha assicurato
Karzai che “la Russia continuerà a fornire un completo appoggio
all'amministrazione di transizione da lei guidata negli interessi della pace e
della stabilità in Afghanistan, del concreto sviluppo economico e il
miglioramento del benessere del popolo”.
La situazione appare
sostanzialmente calma oggi ad Haiti, malgrado l'opposizione abbia indetto uno
sciopero generale allo scopo di mettere in difficoltà il presidente Bertrand
Aristide e costringerlo alle dimissioni. Ieri la giornata è stata
caratterizzata da violenze di strada che hanno provocato due morti e una
trentina di feriti. Altre manifestazioni dell'opposizione sono previste per
domenica prossima. Restano i problemi che agitano il Paese a livello sociale e
politico. Ce ne parla Maurizio Salvi:
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A dimostrazione della
complessità della situazione e del difficile equilibrio delle forze in campo,
la protesta è riuscita solo a metà. Se, infatti, il sistema finanziario ed
economico nella capitale, Port-au-Prince, ha aderito allo sciopero, gli
impiegati pubblici, gli addetti del settore commerciale e dei trasporti hanno
operato normalmente. Le adesioni nella seconda città del Paese, Cap Etienne,
sono state ancora meno. Da lunedì si trova ad Haiti una delegazione di quattro
rappresentanti della Comunità dei Paesi dei Caraibi, il Caricom, che tenta una
mediazione. Ma l’opposizione, riunita nel cosiddetto Gruppo dei 184, non gli
riconosce legittimità di intervento. In un tentativo di scongiurare il peggio,
il segretario di Stato americano, Collin Power, ha rivolto un appello alle
parti affinché cerchino un’intesa sulla base di una proposta di compromesso
elaborata dalla Chiesa cattolica. Sostanzialmente i vescovi hanno proposto la
costituzione di un comitato speciale di consulenti che accompagni il governo
fino alle prossime elezione. Ma l’idea, accettata da Aristide, è stata respinta
dall’opposizione.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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I quattro italiani rimasti in
balia delle onde per circa 40 ore tra la costa dello Yemen e quella
dell'Eritrea, sono tornati sul panfilo ancorato vicino ad un'isola nella stessa
zona di mare, dal quale si erano allontanati la mattina di mercoledì con un
gommone per una battuta di pesca.
Il primo spostamento della sonda
Spirit sulla superficie di Marte è stato rimandato di alcuni giorni. Gli scienziati della Nasa speravano
di completare per domenica tutte le procedure preliminari. Ma adesso la prima
esplorazione del Pianeta Rosso da parte del veicolo-robot è stata rinviata a
mercoledì prossimo a causa della posizione di uno degli airbags che hanno
protetto la sonda dall'impatto con la superficie di Marte. Il problema, in ogni
caso, non appare grave.
La Georgia ha chiesto alla
Svizzera di bloccare alcuni conti bancari di persone vicine all'ex presidente
Eduard Shevardnadze. Lo conferma il competente Ufficio federale di giustizia di
Berna, spiegando che la domanda di assistenza giudiziaria della Georgia è
giunta alla Confederazione a fine dicembre 2003 e che tra le persone sospettate
di abuso d'autorità e di appropriazione indebita figurano ex ministri e
parlamentari ma non quello dell'ex presidente Shevardnadze.
Il premier turco, Erdogan, oggi
in visita a Berlino, si è recato nel quartiere di Kreuzberg, conosciuto nella
capitale come la ‘piccola Istanbul’ per
la forte presenza di immigrati turchi. In totale i turchi in Germania sono 2,1
milioni su un totale di oltre 7 milioni di stranieri.
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