RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.7 - Testo della Trasmissione di mercoledì 7
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
25 anni fa cadeva il
regime comunista cambogiano di Pol Pot: testimonianza di padre Giuseppe Florio
CHIESA E SOCIETA’:
Pubblicata
la lettera pastorale dei vescovi tedeschi per la Giornata mondiale della
gioventù 2005
Nominato
dalla Farnesina il nuovo ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede
Eseguita
in Texas la prima condanna a morte del
2004.
Due le persone arrestate per l'attentato che ha
provocato 15 morti, di cui 12 bambini,
ieri a Kandahar, in Afghanistan
Il servizio legale della
Commissione europea “conferma” le riserve sulla decisione dell'Ecofin in tema
di patto di stabilità e apre a prossime
iniziative
Avvia la cooperazione
tra Damasco e Ankara la visita in Turchia del presidente siriano Assad
7 gennaio 2004
CLIMA FESTOSO NELLA PRIMA UDIENZA GENERALE DEL PAPA NEL NUOVO ANNO:
TRA LE MIGLIAIA DI PELLEGRINI ALCUNI ARTISTI DEL CIRCO
La divina maternità di Maria, al centro dell’odierna
udienza generale del Papa, la prima del 2004. Circa 4 mila i pellegrini
presenti di molti Paesi, e tra questi alcuni artisti del Circo Americano e di
altri circhi presenti in questi giorni a Roma, che hanno allietato l’incontro
nell’Aula Paolo VI, con l’esibizione di un pagliaccio. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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“Alma Madre del Redentore”: è “un’antica e
suggestiva antifona mariana” e Giovanni Paolo II l’ha scelta per introdurre la
sua catechesi su “Maria Madre di Dio”, “umile creatura”, che “nello stupore di
tutto il creato” “ha generato il Creatore del mondo”; “la donna eletta da Dio
per realizzare il progetto salvifico incentrato sul mistero dell’incarnazione
del Verbo divino.” Ed “il tempo di Natale – ha ricordato il Santo Padre – ci
rinnova la consapevolezza di questo mistero”, dove Maria è “compartecipe agli
eventi culminanti della storia della salvezza”. “Immacolata” ed “Assunta”,
“perché – ha spiegato il Papa – non poteva certo essere soggetta alla
corruzione, derivante dal peccato originale Colei che doveva generare il
Salvatore”; “Madre del Corpo Mistico, cioè della Chiesa”. “A Natale è Lei ad
offrire Gesù all’umanità”, e sulla Croce ... sarà Gesù a far dono ad ogni
essere umano della sua stessa Madre, quale eredità preziosa della redenzione …
Egli affida Giovanni a sua Madre e, allo stesso tempo, consegna l’Apostolo e
ogni credente all’amore di Maria”. Ascoltiamo Giovanni Paolo II:
“Lasciamo pertanto che sia Lei a
guidare i nostri passi nel nuovo anno, che la Provvidenza ci dona da vivere. E’
questo l'augurio che formulo per tutti voi in questa prima Udienza generale del
2004.”
Al termine dell’udienza i saluti
del Papa nelle varie lingue e infine musica da circo, con l’esibizione di un
clown, mascherato e truccato di tutto punto che ha giostrato con un bimbo,
sotto lo sguardo divertito del Santo Padre.
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INIZIA
DOMANI IN VATICANO LA RIUNIONE PLENARIA
DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO
- Intervista di Giovanni Peduto
con il segretario del dicastero,
arcivescovo Csaba Ternyàk -
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R. – La riunione plenaria della Congregazione per il clero
ha un doppio tema. Il primo si riferisce alla corresponsabilità di tutti i
fedeli nella collaborazione con i pastori, tramite i diversi organismi di
consultazione, che furono suggeriti dal Concilio Vaticano II e che attualmente
sono operanti sia a livello diocesano che a livello parrocchiale. Questi sono:
il Consiglio presbiteriale, il Consiglio pastorale diocesano e i diversi
Consigli parrocchiali. Un secondo tema sarà quello dell’attività pastorale dei
sacerdoti nei santuari.
D. – Eccellenza vuole spiegarci perché è rilevante questo
argomento?
R. – Il tema è molto importante, perché tocca un aspetto
fondamentale della Costituzione della Chiesa, in cui nel sacerdozio
ministeriale, che raffigura la persona di Cristo Capo, che agisce in suo nome
ed è al servizio dei fedeli cristiani. I fedeli, a loro volta, in forza del
loro battesimo, sono chiamati ad esercitare il sacerdozio comune, in un’intima
e corresponsabile comunione con i vescovi e con i parroci. Questa
corresponsabilità trova appunto negli organismi di consultazione un’espressione
importante.
D. – Eccellenza, perché mai accanto a questa tematica
avete inserito anche quella della pastorale nei santuari?
R. – La finalità ultima dei santuari è l’evangelizzazione.
Essa vede impegnati in prima linea i sacerdoti, nell’annunzio straordinario
della parola di Dio, nell’assistenza religiosa e sacramentale e specialmente
nell’amministrazione del sacramento
della penitenza. A questi sacerdoti il dicastero desidera offrire un
aiuto alla loro attività, in vista della nuova evangelizzazione tante volte
auspicata dal Santo Padre.
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ASSENSO
ALL’ELEZIONE ALLA SEDE EPARCHIALE DI ISKANDERIYA DEGLI ARMENI
Il Santo Padre ha concesso oggi il suo assenso
all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei vescovi della Chiesa
armeno-cattolica, riunitosi a Bzommar, in Libano, dall’1 al 9 settembre scorso,
del padre Kricor-Okosdinos (Augustin) Coussa, del clero di Alkeppe, alla sede
eparchiale di Iskanderiya degli Armeni.
RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha accettato stamane le rinunce:
dall’ufficio di ausiliare di Southwark, in Inghilterra, presentata da mons.
Howard George Tripp, vescovo titolare di Newport, per raggiunti limiti di età;
e dal governo pastorale della diocesi di Jundiaí, in Brasile, presentata da
mons. Amaury Castanho, per raggiunti limiti di età.
Il Papa ha anche nominato arcivescovo coadiutore di Kansas
City in Kansas, negli Stati Uniti, mons. Joseph F. Naumann, finora vescovo
titolare di Capocilla ed ausiliare di Saint Louis.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con forte evidenza apre la
prima pagina il titolo “Faccio mie le parole del Servo di Dio Paolo VI in Terra
Santa: pace nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell’amore
fraterno”. All’Angelus dell’Epifania, Giovanni Paolo II torna spiritualmente in
pellegrinaggio nella Terra del Risorto ricalcando le orme tracciate dal suo predecessore
durante lo storico viaggio di quarant’anni fa.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca della prima udienza generale del 2004.
L’omelia del nunzio apostolico
in Uganda durante il rito esequiale in suffragio del compianto
nunzio apostolico in Burundi assassinato il 29 dicembre.
Nelle estere, in rilievo la
strage di bambini provocata da un attentato compiuto a Kandahar, in
Afghanistan.
Si allunga la scia di
sangue sia in Iraq sia in Medio Oriente.
Nella pagina culturale, un
contributo di Franco Lanza su una mostra commemorativa dedicata a Paolo VI ed
allestita nel Palazzo Reale di Milano.
Nelle pagine italiane, in primo
piano sempre la vicenda Parmalat.
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7
gennaio 2004
RAPITI TRE MISSIONARI DELLA CONSOLATA E NOVE RAGAZZI
NELLO
STATO BRASILIANO DI RORAIMA. IL FATTO FORSE COLLEGATO
ALL’ENTRATA
IN VIGORE DI UNA LEGGE SUL LATIFONDISMO
-
Intervista con padre Giorgio Dal Ben -
Un
assalto alla missione, la distruzione, poi il rapimento di tre missionari della
Consolata: è accaduto nello Stato brasiliano di Roraima. La notizia è stata
diffusa dall'agenzia missionaria Misna. I tre – il brasiliano Ronildo Franca,
il colombiano Cesar Avellaneda e lo spagnolo Carlos Martinez – sono stati
sequestrati nel villaggio di Contaoa, a circa 200 chilometri a nord della
capitale Boa Vista. Trattenuti anche nove alunni che si trovavano nel
centro di formazione indigena attivo presso la missione, spesso osteggiata dai
latifondisti, coltivatori di riso. Per saperne di più Andrea Sarubbi ha raggiunto telefonicamente
padre Giorgio Dal Ben, missionario della Consolata, da 35 anni impegnato in
Brasile accanto agli indios.
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R. – C’è stato questo attacco alla missione: è stata invasa,
è stata anche depredata. In questa missione c’è una scuola di secondo grado,
tipo liceo, però orientata per la formazione di indigeni nel campo
dell’allevamento del bestiame, dell’agricoltura e anche a livello accademico
...
D. – Ma perché i coltivatori di riso se la prendono
proprio con i missionari?
R. – I coltivatori di riso hanno le loro piantagioni in
quest’area ma dovranno lasciarla, perché dichiarata zona indigena. C’è già il
decreto di demarcazione firmato dal ministro della giustizia nel ’98: adesso
manca soltanto la firma del presidente, che è stata annunciata dal ministro
della giustizia come imminente. Ecco, quindi, la reazione contro coloro che –
come la Chiesa ed i missionari – già da molto tempo, appoggiati dalla
Conferenza dei vescovi e naturalmente da tutta la Chiesa del Brasile, hanno
appoggiato queste rivendicazioni giuste degli indios. Tra l’altro, avevano
annunciato persino la chiusura dell’aeroporto di Boa Vista, perché vogliono che
Lula, il presidente, vada a Roraima per risolvere questo problema.
D. – Questa vicenda conferma ancora una volta che essere
missionari in America Latina significa anche impegnarsi sul fronte politico.
Lei condivide questa opinione?
R. – Noi dell’impegno sociale e politico diciamo così, che
rientra nell’impegno per la vita, no?, come dice San Giovanni: Gesù Cristo ha
detto che è venuto a portare la vita ed a portarla in abbondanza, e quindi non
si capisce come questa vita dovrebbe riguardare solo qualche aspetto ...
Quindi, sì, è interpretato tutto questo come un’azione politica, ma noi ci
rifiutiamo di dare al termine ‘politica’ l’accezione comune di presa di
posizione di parte o altre cose. Deve essere inquadrata in questa ‘marcia della
vita contro la morte’, quindi è un’espressione molto concreta, molto molto
forte, pacifica ed efficace.
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DOPO LA PRIMA EMERGENZA, NELLA ZONA COLPITA DAL TERREMOTO IN IRAN
SI DELINEA
MEGLIO IL CONTORNO DEL DRAMMA E EMERGONO LE REALI NECESSITA’
- Intervista con Cristina Estrada della Croce
Rossa Internazionale -
Nel sud dell'Iran tredici scosse di terremoto, che non hanno
provocato danni gravi, sono avvenute in poco più di 24 ore nelle città di Izeh
e Masjed Soleiman. Le scuole sono chiuse fino a nuovo ordine e 1.700 tende sono
state distribuite a famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case. L'area
si trova un migliaio di chilometri a ovest di Bam, la città distrutta dal
terremoto del 26 dicembre scorso che aveva raggiunto un raggio di non più di 16
Km. Qui, secondo la stima di un portavoce dell'Onu, Jesper Lund, 45.000 persone
devono essere ospitate nelle tendopoli, ma la necessità riguarda anche altre
25.000, che avevano trovato rifugio presso loro familiari, e altre 10.000,
ricoverate in ospedali di altre regioni, che potrebbero presto tornare in
città. Secondo i dati di Lund, circa 30.000 abitanti di Bam sono morti e altri
30.000 sono rimasti feriti. Le cifre aiutano a mettere immediatamente a fuoco
una situazione che Cristina Estrada del team della Croce Rossa Internazionale
ci racconta direttamente da Bam, nell’intervista di Fausta Speranza:
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R. – THE SITUATION IN BAM
IS STILL …
La situazione a Bam è ancora
molto complicata e difficile. Girando per la città non si vedono più
costruzioni in piedi. Finora abbiamo seppellito 28.500 corpi. Tutto è
complicato anche perché, essendo inverno, durante la notte la temperatura cala
al di sotto dello zero. E questo è solo l’inizio, perché, come ci ha detto un
rappresentante della Mezza Luna Rossa, l’inverno è appena cominciato.
D. – Il presidente ha
pubblicamente ringraziato i Paesi stranieri per il loro aiuto. Quali sono i
sentimenti della popolazione?
R. – WHAT I CAN SAY FROM MY OWN EXPERIENCE …
Quello che posso dire, dalla mia personale esperienza, è
che quando il gruppo della Croce Rossa è arrivato all’aeroporto della città più
vicina a Bam, il 1 gennaio, gli iraniani ci hanno accolto con mazzi di rose
rosse, perché sapevano che quello era un giorno molto importante per noi
stranieri. Quello è stato un modo per mostrarci la loro gratitudine per essere
lì. Ed ogni volta che incontriamo degli iraniani, ci ringraziano. Ci sono molto
di aiuto e non potremmo fare quello che facciamo senza il loro supporto e
collaborazione. Noi siamo qui per coordinare il lavoro insieme a loro. Quando
facciamo qualcosa vediamo subito la gratitudine della gente.
D. – Qualche volta, dopo
l’emergenza, la comunità internazionale dimentica alcune situazioni. Cosa può
dirci dell’Iran? Ci sono piani per il futuro per continuare ad aiutare le
persone?
R. – IN TERMS OF RED CRESCENT AND RED CROSS SUPPORT …
La Mezza Luna Rossa e la Croce
Rossa saranno qui a lungo. Proprio oggi lanciamo un piano per chiedere fondi e sarà un’operazione molto lunga.
Quindi, non lasceremo, né dimenticheremo gli iraniani. Continueremo a lavorare
con la Mezza Luna Rossa iraniana, per far sì che i senzatetto, coloro che hanno
perso tutto, oltre al dramma di aver perso persone care, possano tornare, al
più presto, alla vita che conducevano prima.
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25 ANNI FA, CADEVA IL REGIME COMUNISTA CAMBOGIANO
DI POL POT
- Intervista con padre Giuseppe Florio -
25 anni
fa veniva rovesciato in Cambogia il terribile regime dei Khmer Rossi
responsabile di avere ucciso oltre 2 milioni di cambogiani nel tentativo di
realizzare l’utopia di uno Stato agrario su base comunista. Oggi, la Cambogia
ricorda il suo recente passato tentando di rendere partecipi le generazioni che
non hanno conosciuto l’orrore di Pol Pot. Ma il ricordo del genocidio è ancora
vico nella popolazione, così come il desiderio di fare giustizia portando
davanti a un tribunale internazionale i responsabili dei massacri, molti dei
quali ancora in vita. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
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Il
regime comunista dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979 ha trasformato la
Cambogia in un enorme Gulag, dove 2 milioni di prigionieri sono stati uccisi brutalmente
o semplicemente lasciati morire di fame e malattie. Una realtà, il genocidio
cambogiano, testimoniata dal museo nazionale creato per non dimenticare nel
vecchio campo di rieducazione di Tuol Sleng. A capo di questo regime del terrore
era Pol Pot capo del segretissimo Partito comunista della Kampuchea. Il 7
gennaio del 1979, con l’invasione vietnamita, crolla il regime di Phnom Pen. Ma
ci vorranno altri 10 anni prima che il Paese torni a governarsi da solo. Ad
oggi, nessuno dei leader dei Khmer rossi è mai stato processato per i crimini
commessi sotto Pol Pot, il quale è rimasto braccato nella giungla fino alla sua
morte nel 1998. Tuttavia dopo 5 anni di negoziati, il governo cambogiano e le
Nazioni Unite sembrano avere raggiunto un accordo per l’istituzione di un
tribunale dedicato a fare luce e giustizia sui crimini commessi nel corso del
genocidio. L’anno in corso potrebbe essere quello decisivo per le vittime ed i
loro parenti, anche se non sarà facile individuare i responsabili. La settimana
scorsa Khieu Samphan - già presidente di Kampuchea Democratica, lo Stato degli
Khmer Rossi - è stato il primo ex leader del regime ad ammettere che vi era
stato un “genocidio”, anche se aveva detto di non sentirsene colpevole. Di sicuro
ci sono soltanto i morti, le cui ossa ancora emergono dalle risaie del Paese.
Ma per un commento sull’odierna ricorrenza cambogiana e
sul suo significato sentiamo padre Giuseppe Florio, direttore di “Progetto Continenti”.
R. – Ancora oggi, parlando con la gente, le ferite sono
quanto mai vive, perché quasi tutte le famiglie hanno avuto degli scomparsi. Ma
anche sul piano nazionale, le faccio un esempio: sono state distrutte tutte le
scuole. Fra tutti i disastri, penso che questo sia piuttosto unico perché non è
quasi mai accaduto che i quadri formati e capaci di poter gestire un Paese,
siano stati sistematicamente quasi tutti distrutti.
D. – Come viene vissuta la Cambogia di oggi dai più giovani?
R. – I giovani di queste realtà di Pol Pot certo, ne hanno
sentito parlare, hanno in famiglia il ricordo vivo delle morti che ci sono
state, ma non c’è da parte dei giovani questa grande spinta a fare giustizia, a
fare chiarezza, ad avere un tribunale. Sono interessati al presente: come oggi
si può avere una scuola, una formazione, un lavoro che dia un minimo di
reddito. Non dimentichiamoci che la Cambogia è uno dei Paesi dove la
malnutrizione tocca, ancora oggi, tra il 40 e il 60 per cento dei bambini.
Credo che la preoccupazione più grave dei giovani, oggi, a livello nazionale
sia quello della corruzione. I giovani vedono che il problema della corruzione
è un problema grave che rischia di minare lo sviluppo.
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INIZIATA
A GENOVA LA CONFERENZA INTERNAZIONALE
“I
BAMBINI E IL MEDITERRANEO”
E’ iniziato questa mattina a Genova a bordo della nave
Mistral la Conferenza internazionale “I bambini e il Mediterraneo” organizzata
dalla Fondazione Gaslini, dell’omonimo ospedale pediatrico. L’iniziativa, che si svolge nell’ambito delle
manifestazioni per Genova, quale capitale europea della cultura per il 2004, intende
contribuire - ha spiegato l’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone -
a una maggiore consapevolezza e attenzione ai diritti dei minori. Da Genova il
servizio di Dino Frambati.
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L’iniziativa, ha fatto sapere il presidente, Carlo Azeglio
Ciampi, con un messaggio ai partecipanti al Convegno, rappresenta un esempio
concreto dell’impegno italiano a favore dei bambini. Valore primario per il cardinale
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, che sull’argomento ha svolto una
toccante lectio magistralis, nella quale è partito dall’etimologia di
Mediterraneo, derivante da “medium” e “terra”, per far comprendere come
quest’ampia zona del mondo non sia soltanto spazio geografico, ma punto di
incontro, da sempre, di religioni e cultura, come di commercio e fatti passati
alla storia. “Sia un nuovo baricentro – ha invitato il porporato – di pace,
solidarietà, cultura e fede, non di dominio.” Chi più dei bambini incarna il
futuro, si è chiesto l’arcivescovo di Milano, definendoli straordinaria
ricchezza, ricordando l’intenso rapporto che avevano con Gesù. Concludiamo con
i dati forniti da Lynkeus, dai quali si apprende che se l’Europa è vecchia, con
94 anziani ogni 100 minori, nell’ambito di questo mare ci sono 233 milioni di
giovani tra 0 e 20 anni. La mortalità materna è elevata, con 9 decessi per 100
mila abitanti nel sud Europa. Mentre nel Nord Africa solo il 75 per cento della
gente sa leggere e scrivere.
Dino Frambati, dalla nave Mistral nel porto di Genova, per
la Radio Vaticana.
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7 gennaio 2004
PRESIEDUTA
DAL PATRIARCA RUSSO ALESSIO II, NELLA CHIESA DI CRISTO SALVATORE
A
MOSCA, LA MESSA DI MEZZANOTTE DEL NATALE ORTODOSSO,
CHE LE
CHIESE D’ORIENTE DEL CALENDARIO GIULIANO CELEBRANO OGGI.
IL
PRESIDENTE PUTIN HA PARTECIPATO ALLA MESSA IN UN’ANTICA CITTADINA RUSSA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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MOSCA. = La Chiesa ortodossa, come pure le altre chiese cristiane,
sono punti di riferimento per la diffusione dei valori morali nella società. Si
è espresso così ieri Vladimir Putin, nel rivolgere a tutti i russi cristiani e
al patriarca Alessio II gli auguri per il Natale, che le Chiese orientali che
seguono il calendario giuliano festeggiano oggi. Il capo del Cremino ha
partecipato alla messa di mezzanotte nella cittadina di Suzdal, 220 chilometri
a est di Mosca, una grazioso centro di 12 mila abitanti, con 33 chiese e cinque
monasteri, fondato nel XII secolo e popolare meta di fine settimana sia per i
russi che per gli stranieri. Nei messaggi di auguri, Putin ha sottolineato il
ruolo della chiesa ortodossa “e delle altre religioni cristiane” per la
“promozione dei valori morali della società”. Per il Patriarca Alessio II, che
ha officiato la Messa natalizia di mezzanotte nella cattedrale di Cristo Salvatore
a Mosca, le feste della Natività precedono di poco un’altra importante celebrazione
personale: il 75.mo anno di età (è nato il 23 febbraio 1929), che avrà il suo
culmine il 10 giugno, festa della sua intronizzazione al soglio patriarcale. Il
giubileo patriarcale verrà ulteriormente onorato dalla commemorazione dei 250
anni dalla nascita di San Serafino di Sarov, il santo più amato dai russi, di
cui si è appena concluso il centenario della canonizzazione, e dai mille anni
dalla costruzione della cattedrale di Santa Sofia a Kiev, chiesa madre di tutti
i russi. Lo scorso 23 dicembre, il Patriarca ha presieduto la tradizionale
riunione del clero moscovita, durante la quale viene reso noto il bilancio
della vita dell’intera Chiesa ortodossa russa. Questi alcuni dati, forniti da
AsiaNews: 132 diocesi, 154 vescovi, 847 tra monasteri ed eremi, 16.350
parrocchie in cui lavorano 15.600 sacerdoti. L’elenco delle strutture
ecclesiastiche è completato dalle cinque Accademie teologiche, due Università
ortodosse, un Istituto superiore di Teologia per laici, 33 Seminari maggiori e
44 minori.
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PRESENTATI
I RISULTATI DEL RAPPORTO COMMISSIONATO
DALLA
CONFERENZA EPISCOPALE AMERICANA AD UNA COMMISSIONE INDIPENDENTE
PER LA
LOTTA CONTRO LA PEDOFILIA.
WASHINGTON.
= Il 90 per cento delle 195 diocesi sta applicando le nuove norme auto-imposte
per prevenire gli abusi sessuali da parte del clero. Questo il risultato del
rapporto commissionato dalla Conferenza Episcopale americana ad una commissione
indipendente di esperti per la lotta contro la pedofilia. Evidenziate, però,
alcune eccezioni: la diocesi di New York, oltre a quelle di Anchorage in Alaska
e di Omaha in Nebraska. La Conferenza Episcopale aveva commissionato il
rapporto al Gavin Group di Boston, una società guidata da un ex funzionario dell'Fbi.
A condurre l'inchiesta era stata Kathleen McChesney, ex agente del Bureau
federale e capo del gruppo di sorveglianza dei vescovi “Office of Child and
Youth Protection”. La Chiesa americana nei primi mesi del 2002 era rimasta
colpita da alcuni casi di abusi sessuali su minori. (S.S.)
PUBBLICATA
LA LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI TEDESCHI
PER LA
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DEL 2005
- A
cura di Salvatore Sabatino -
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BERLINO.
= Approvata dal Consiglio Permanente della Conferenza episcopale tedesca il 24
novembre scorso, la lettera dei vescovi tedeschi per la giornata mondiale della gioventù del 2005. Verrà letta
domenica prossima, festa del Battesimo del Signore, in tutte le Celebrazioni Eucaristiche in Germania, comprese le
Messe della vigilia. “Il tema di questo evento –
si legge - è: Siamo
venuti, per adorarlo (Mt
2,2). Con queste parole dei Magi dall’Oriente, afferma la lettera, “il Papa
mette al centro di questi giorni la vocazione degli uomini a cercare, trovare e
adorare Cristo”. La prossima Gmg vedrà affluire in Germania giovani dai 16 ai
30 anni, che condivideranno esperienze di fede, “approfondiranno il loro amore
per Gesù Cristo, celebreranno la Santa Messa e troveranno il perdono nel sacramento
della penitenza”. Un incontro interculturale, con giovani che - provenienti da
diverse parti del mondo - si incontreranno come cristiani “per provare la comunione
della Chiesa diffusa in tutto il mondo”. La lettera dei presuli evidenzia il
ruolo primario delle diocesi tedesche che, secondo una schema consolidato, ospiteranno in un primo momento, dall’11
al 15 agosto 2005, i giovani, facendo conoscere loro la Germania e la Chiesa
tedesca. Durante la seconda fase, dal 16 al 21 agosto, i giovani tedeschi, insieme
ai loro ospiti, si trasferiranno a Colonia, dove si riuniranno per le catechesi
con i vescovi dei loro Paesi, andranno in pellegrinaggio al duomo, faranno la
Via Crucis e celebreranno un grande festival culturale giovanile, fino al
“punto culminante” del 21 agosto, con la solenne celebrazione eucaristica alla
presenza del Pontefice. I vescovi invitano tutto il popolo tedesco a prendere a
cuore la Gmg, per “farne un grande tema” nel quartiere di residenza e in tutto
il Paese. Con un’attenzione alla programmazione delle ferie estive: affinché,
concludono i vescovi tedeschi, “i giovani del mondo non trovino case e comunità
vuote”.
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I
PRESULI DELL’INDIA E LA SFIDA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
PER
L’ANNUNCIO DEL VANGELO NELL’EPOCA DEI MEDIA:
IL
TEMA AL CENTRO DELLA PLENARIA DEI VESCOVI CATTOLICI DEL SUBCONTINENTE
TRISSUR/TRICHUR (INDIA). =
I vescovi dell’India hanno iniziato questa mattina un importante
confronto sul microcosmo dei media: sul loro ruolo imprescindibile per
l’annuncio del Vangelo e sulla necessità di implementare le specifiche professionalità
che l’uso dei mezzi di comunicazione sociale richiede. Si svolgerà fino al 14
gennaio prossimo l’Assemblea plenaria della Cbci, la Conferenza dei vescovi
cattolici dell’India sul tema esplicito di “Chiesa e Comunicazioni Sociali”.
L’incontro, che si svolge nel Marymatha Seminary di Trissur/Trichur, e
che è stato inaugurato dalla prolusione dell’arcivescovo John P. Foley, presidente
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è nato dall’esigenza
avvertita dai presuli del subcontinente di approfondire il magistero della
Chiesa nello specifico settore delle comunicazioni sociali e di affrontare con
maggiore consapevolezza le sfide poste dalla nuova cultura mediale, oltre che
di sviluppare strategie volte ad integrare la comunicazione nei vari ministeri:
formazione di sacerdoti e religiosi, liturgia, catechesi,
evangelizzazione. Le relazioni e i contributi della plenaria si soffermeranno
anche sulla promozione di una “cultura delle comunicazioni sociali”,
all’interno della Chiesa stessa, e sull’opera di sensibilizzazione a una
fruizione più attenta e critica dei media. Si discuterà anche delle strategie
necessarie a migliorare la rete di comunicazione pastorale, soprattutto nei
momenti di crisi. (A.D.C.)
NOMINATO
DALLA FARNESINA IL NUOVO AMBASCIATORE D’ITALIA
PRESSO
LA SANTA SEDE:
E’ IL
63.ENNE GIUSEPPE BALBONI ACQUA
ROMA. = E’ il 63.enne Giuseppe Balboni Acqua il nuovo
ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede nominato dal governo. La nomina è
stata ufficializzata ieri dal Ministero degli esteri. Balboni Acqua, che
prenderà il posto dell'ambasciatore Raniero Avogadro, è originario di Osimo, in
provincia di Ancona, ed è entrato nella carriera diplomatica nel 1964. Dopo
aver prestato servizio presso la Direzione generale per l'emigrazione e il
Servizio Stampa, nel 1969 è stato a Parigi e dal 1972 ha ricoperto il ruolo di
Console commerciale a Montreal. Nel 1980 ha lavorato fuori ruolo per prestare
servizio presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Dal 1981 al 1983 è
stato Primo consigliere a Parigi. Dopo una serie di altri incarichi, il neo
ambasciatore presso la Santa Sede è stato nominato nel ‘93 ambasciatore a
Varsavia e, nel ’97, capo della Rappresentanza diplomatica permanente d'Italia
presso la Conferenza del disarmo a Ginevra. Dal Duemila, è divenuto capo del Cerimoniale diplomatico della
Repubblica e nel 2002 è stato nominato ambasciatore di grado. (A.D.C.)
ESEGUITA
IN TEXAS LA PRIMA CONDANNA A MORTE DEL 2004:
UCCISO
UN UOMO DI DALLAS, COLPEVOLE DI OMICIDIO E DI STUPRO
HUNTSVILLE.
= La macchina americana delle esecuzioni capitali non conosce pause. Nel
carcere texano di Huntsville, è stata eseguita ieri la prima condanna a morte
del 2004 negli Stati Uniti: a ricevere l'iniezione letale è stato Ynobe Matthews,
un uomo originario di Dallas, condannato per avere violentato e ucciso una
donna nel suo appartamento di College Station, tre anni e mezzo fa. Matthews
era stato anche condannato per un altro omicidio, ed era stato collegato ad
altri tre casi di stupro. L'uomo aveva rinunciato a interporre appello e aveva
chiesto di essere messo a morte. (A.D.C.)
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7 gennaio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
India e Pakistan, Paesi rivali
giunti nel 2002 ad un passo da una possibile guerra nucleare per la questione
del Kashmir, hanno raggiunto un accordo per l'avvio di un dialogo diplomatico
su tutto il loro contenzioso a partire dal prossimo mese di febbraio. L'intesa
sul calendario dei colloqui è tata siglata ieri durante l'incontro tra il
premier indiano, Atal Behari Vajpayee, e il presidente pakistano, Pervez
Musharraf, ai margini del summit regionale asiatico che si è svolto a
Islamabad. Ci aiuta a valutare l’importanza dell’annuncio il servizio di Maria
Grazia Coggiola.
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Il presidente pakistano Pervez
Musharraf ha detto che ”si è fatta la storia”, che “la nuova intesa tra India e
Pakistan è una vittoria per le forze moderate di entrambi i Paesi”.
L’entusiasmo può forse apparire eccessivo se si pensa ai precedenti tentativi
falliti di risolvere un conflitto che dura da oltre mezzo secolo, ma le
intenzioni sembrano serie. Dopo essere stati, due anni fa, sull’orlo di un conflitto
nucleare, il ghiaccio è stato rotto e le basi di partenza sono solide, anche se
ancora generiche. Nella dichiarazione congiunta, resa nota ieri, i due Paesi si
impegnano a proseguire sulla strada della pace, avviata lo scorso aprile dall’indiano
Vajpayee, un moderato alla guida di una coalizione di partiti indu-nazionalisti
che punta ad una riconferma nelle elezioni politiche che si terranno
quest’anno. L’India è pronta a trovare una soluzione alla disputa sul
territorio di Jammu e Kashmir, mentre il Pakistan in cambio si impegna a
smantellare le basi del terrorismo islamico dal proprio territorio e dalla
parte del Kashmir sotto il suo controllo. Questo è il patto siglato ad
Islamabad, ai margini del vertice dei sette Paesi della Saarc, il cui successo,
come zona di libero scambio dipende proprio dalla normalizzazione delle
relazioni indo-pakistane. L’entusiasmo per questo disgelo inaspettato è percepibile
in entrambe le capitali e le aspettative sono molte, ma anche le incognite sono
numerose, soprattutto sul come affrontare il nodo del Kashmir nel rispetto
delle aspirazioni della popolazione e coinvolgendo i gruppi separatisti. Questo
è davvero un problema per l’India.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Sono due le persone arrestate
dopo l'attentato che ha provocato 15
morti, di cui 12 bambini, e 58 feriti ieri a Kandahar, nell'Afghanistan
meridionale. Nessuna indicazione è stata fornita sull'identità dei due
arrestati, bloccati sul luogo poco dopo la mortale esplosione che aveva fatto
seguito ad una prima senza conseguenze. Una folla, tra cui molti bambini di una scuola vicina, si era
avvicinata proprio per capire l’accaduto quando è esploso il secondo ordigno,
nel quartiere di Manzalbath, all'uscita
sudorientale dell'ex feudo dei taleban. Il servizio.
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Oggi
sempre a Kandahar miliziani di due gruppi rivali si sono affrontati brevemente con armi leggere. Secondo un
corrispondente dell'Afp ci sono stati alcuni feriti e gli scontri sono cessati dopo l'intervento di
militari americani. D’altra parte,
l'attacco di ieri non è mai stato visto come un episodio isolato ma piuttosto,
si fa interpretare come la micidiale risposta dei taleban all'approvazione
della nuova carta fondamentale del
paese da parte della Loya Jirga (la Grande assemblea) a Kabul. Anche se una
fonte dei miliziani taleban ha smentito ogni coinvolgimento della guerriglia nell'attentato,
forse per lo straziante annuncio dell’elevato numero di giovanissime vite
stroncate. Resta il fatto che Kandahar è stata la roccaforte dei taleban che,
dopo la guerra e il rovesciamento del
loro regime, hanno dichiarato la Jihad, guerra
santa, contro i militari stranieri e contro i soldati del nuovo esercito
afghano considerati alla stregua di collaborazionisti degli americani. “E' stato un atto di crudeltà e di barbarie”:
questo il commento del presidente afghano, Hamid Karzai, secondo il quale
l'attentato non può che rafforzare “la determinazione a combattere il
terrorismo”. Resta la Costituzione votata tre giorni fa da tutte le componenti
etniche del paese, contro la quale alcuni esponenti politici locali non hanno
risparmiato critiche. Il forte sistema presidenziale previsto dalla Carta,
secondo alcuni membri dell'opposizione, è pensato per condurre il Paese ad un regime
dittatoriale. In realtà, per il momento è la prima carta democratica del Paese.
Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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La Commissione europea ha
ricevuto ieri sera il parere del suo servizio legale che “conferma” le riserve
e i dubbi nutriti dall'esecutivo Ue sulla legittimità della decisione presa in
novembre dai ministri dell'Ecofin di congelare le misure previste dal patto di
stabilità per Francia e Germania che non hanno rispettato la soglia prevista
nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo. Da parte sua, il commissario agli affari economici e monetari,
Pedro Solbes, conferma
che l'esecutivo Ue sta preparando una “iniziativa” che punta a rafforzare la
”governance economica” dell'Unione. Aggiunge che le conclusioni del consiglio
Ecofin di novembre sono al di fuori dello spirito e della lettera del patto di
stabilità e che, dunque, una decisione della corte di giustizia può essere
utile. Solbes definisce la situazione
“difficile proprio perché il Consiglio non ha contestato le argomentazioni economiche, né il merito delle
raccomandazioni della Commissione e tuttavia non ha preso le proprie decisioni
sulla base di tali raccomandazioni”.
Dopo la netta vittoria
ottenuta da Mikhail Saakashvili nelle recenti
elezioni presidenziali, l'Unione europea è pronta ad aiutare la Georgia ad
avvicinarsi alla “famiglia europea” e in tale prospettiva un emissario dell'Ue
si recherà prossimamente a Tbilisi. Lo ha annunciato oggi la presidenza irlandese
dell'Unione in un comunicato, ricordando anche che l'Unione europea ha deciso
di fornire aiuti per organizzare elezioni legislative “libere e giuste” che
auspica si tengano, come previsto, nella seconda metà di marzo. Intanto,
Saakashvli, nuovo presidente con il 97,5% dei voti, fa sapere che chiederà il
congelamento dei beni all'estero dei responsabili dell'ex regime, ex ministri,
alti funzionari o membri della famiglia dell'ex presidente Eduard Shevardnadze,
responsabili di aver sottratto 1,7 miliardi di dollari al Paese. Saakashvili
parteciperà al Forum economico mondiale che si apre il 21 gennaio a Davos, in
Svizzera, e proprio sulle autorità svizzere ha detto di contare per trovare
appoggio.
L'intesa sulla divisione dei proventi petroliferi
sudanesi, raggiunta nella notte tra lunedì e martedì, è stata formalmente
firmata oggi a Naivasha in Kenya. Sulla scorta di tale accordo, la via per una
pace definitiva tra le parti, il nord
di etnia araba e bianca e di religione islamica, e il sud, secessionista
nero ed animista, appare ormai spianata dopo 20 anni di guerra civile, che
hanno causato circa due milioni di
morti.
Tre palestinesi armati sono
stati uccisi in nottata in Cisgiordania. Secondo la radio delle forze armate,
uno di essi era un militante di Hamas, colpito a morte mentre si trovava a
Tulkarem. Gli altri due palestinesi sono stati uccisi a Nablus, durante una retata.
L'emittente ha aggiunto che a Jenin i soldati sono riusciti a catturare il
numero due delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. L'arresto è avvenuto poche ore
dopo che il leader locale delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, Zbeidi, era
comparso alla televisione israeliana ed aveva annunciato di essere ormai il responsabile
supremo a Jenin.
Promuovere il disgelo e la
cooperazione tra Damasco e Ankara è l’obiettivo della visita di tre giorni in
Turchia del presidente siriano Bashar al Assad. Iniziato ieri, il viaggio
ufficiale del capo di Stato giunge dopo che cinque anni fa i due Paesi si
trovarono a un passo dalla guerra. Le relazioni tra Siria e Turchia sono state
molto tese a causa di dispute territoriali, problemi di ripartizione delle
risorse idriche e questioni legate al separatismo curdo. In questo momento nel
panorama mediorientale si segnalano nuovi contatti diplomatici tra Libia e
Israele e tra Egitto e Iran. Con la missione diplomatica di Bashar al Assad si
possono cancellare anche i contrasti tra Siria e Turchia? Giada Aquilino lo ha
chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del Sole24Ore, appena rientrato da
Damasco:
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R. – Si tratta di un
avvicinamento importante, in corso dal ’98, cioè dopo il caso Ocalan, quando la
Siria liquidò il leader curdo e la sua sede a Damasco. Di recente, i rapporti
tra i due Paesi sono notevolmente cambiati in meglio. Soprattutto il cambiamento
è stato forte dall’apertura della crisi e della guerra in Iraq. Dobbiamo considerare
i comuni interessi che hanno la Siria e la Turchia in Kurdistan: sia la Turchia
sia la Siria hanno infatti forti minoranze curde e vedono di malocchio
un’eventuale costituzione di uno Stato indipendente curdo.
D. – E’ pur vero che la Turchia
ha stretti legami con gli Stati Uniti, cosa che la Siria non ha. C’è un
significato particolare per eventuali sviluppi nei rapporti tra Damasco e
Washington?
R. – I rapporti tra gli Stati Uniti
e Damasco sono sempre stati tra la collaborazione e la condanna da parte di
Washington delle attività siriane di sostegno a gruppi ritenuti, da parte degli
Stati Uniti, terroristici. Parliamo soprattutto di gruppi della resistenza
palestinese oppure gli hezbollah, in Libano. I siriani, in qualche modo, erano
stati colti in contropiede dalle mosse prima dell’Iran, che aveva firmato il
protocollo aggiuntivo sul Trattato di non-proliferazione nucleare, e poi di
Gheddafi, di aprire i propri arsenali e di avviare timide aperture verso
Israele. Insomma, i siriani da una parte confinano con l’Iraq e quindi, ad
oggi, devono fare i conti con gli Stati Uniti, e dall’altra sono vicini di
Israelee, duqnue, devono fronteggiare due fronti. Su questi due fronti in qualche
modo devono agire diplomaticamente per trovare alleati.
D. – Sembrano riavviarsi anche i
contatti tra Israele e Libia, come pure tra Iran ed Egitto. Che significato ha
questo fermento nell’area mediorientale?
R. – Dal giorno in cui è stato
catturato Saddam Hussein, noi abbiamo assistito ad un’accelerazione poderosa di
eventi diplomatici mediorientali. Oggi abbiamo due facce del Medio Oriente:
quella degli Stati-Nazione, che in qualche modo cercano di negoziare la loro
posizione in questo nuovo quadro strategico, e un Medio Oriente che è quello
della guerra santa e del terrorismo, con il quale non ci sono negoziati in
corso.
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Le elezioni politiche in Grecia
si terranno il prossimo 7 marzo. Lo ha annunciato oggi il premier greco Costas
Simitis annunciando anche le sue dimissioni da presidente del Pasok. Apre la
strada all'insediamento dell'attuale ministro degli esteri Ghiorgos Papandreou,
che con ogni probabilità sarà il candidato premier dei socialisti alle prossime
elezioni. Simitis resta premier fino al voto.
Mijailo Mijailovic, sospettato
di essere l’assassino del ministro degli esteri svedese Anna Lindh, ha ammesso
il crimine, secondo quanto riferito oggi dal suo avvocato. Mijailovic, 25 anni,
nato in Svezia da genitori serbi, ha confessato ieri nel corso di un
interrogatorio organizzato su richiesta del suo difensore. Pugnalata il 10
settembre mentre stava facendo degli acquisti senza scorta in un grande
magazzino del centro di Stoccolma, Anna Lindh è morta il giorno dopo per le
ferite riportate. Il tutto accadeva alla vigilia del referendum per l’adesione
della Svezia all’Euro, la moneta unica europea.
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