RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n.7  - Testo della Trasmissione di mercoledì 7 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Prima udienza generale del 2004 in Vaticano: il Papa parla della divina maternità di Maria: sia Lei – ha detto - a guidare i nostri passi nel nuovo anno che la Provvidenza ci dona da vivere.

 

Inizia domani in Vaticano la riunione plenaria della Congregazione per il Clero: ne parliamo col segretario del dicastero l’arcivescovo Csaba Ternyàk

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Rapiti tre missionari della Consolata e 9 ragazzi nello Stato brasiliano di Roraima: ce ne parla padre Giorgio Dal Ben

 

Dopo la prima emergenza, in Iran emergono le reali necessità del dopo-terremoto: con noi, Cristina Estrada

 

25 anni fa cadeva il regime comunista cambogiano di Pol Pot: testimonianza di padre Giuseppe Florio

 

Al via oggi a Genova la conferenza internazionale sui Bambini e il Mediterraneo: gli interventi dei cardinali Bertone e Tettamanzi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il patriarca russo Alessio II ha presieduto la Messa di mezzanotte del Natale ortodosso nella chiesa di Cristo Salvatore, a Mosca

 

Presentati i risultati del Rapporto di una commissione indipendente americana per la lotta contro la pedofilia

 

Pubblicata la lettera pastorale dei vescovi tedeschi per la Giornata mondiale della gioventù 2005

 

Al centro della Plenaria dei vescovi cattolici dell’India, la sfida delle comunicazioni sociali per l’annuncio del Vangelo nell’epoca dei media

 

Nominato dalla Farnesina il nuovo ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede

 

Eseguita in  Texas la prima condanna a morte del 2004.

 

24 ORE NEL MONDO:

Due le persone arrestate per l'attentato che ha provocato 15  morti, di cui 12 bambini, ieri a Kandahar, in Afghanistan

 

Il servizio legale della Commissione europea “conferma” le riserve sulla decisione dell'Ecofin in tema di  patto di stabilità e apre a prossime iniziative

 

Avvia la cooperazione tra Damasco e Ankara la visita in Turchia del presidente siriano Assad

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 gennaio 2004

 

 

CLIMA FESTOSO NELLA PRIMA UDIENZA GENERALE DEL PAPA NEL NUOVO ANNO:

TRA LE MIGLIAIA DI PELLEGRINI ALCUNI ARTISTI DEL CIRCO

 

La divina maternità di Maria, al centro dell’odierna udienza generale del Papa, la prima del 2004. Circa 4 mila i pellegrini presenti di molti Paesi, e tra questi alcuni artisti del Circo Americano e di altri circhi presenti in questi giorni a Roma, che hanno allietato l’incontro nell’Aula Paolo VI, con l’esibizione di un pagliaccio. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Alma Madre del Redentore”: è “un’antica e suggestiva antifona mariana” e Giovanni Paolo II l’ha scelta per introdurre la sua catechesi su “Maria Madre di Dio”, “umile creatura”, che “nello stupore di tutto il creato” “ha generato il Creatore del mondo”; “la donna eletta da Dio per realizzare il progetto salvifico incentrato sul mistero dell’incarnazione del Verbo divino.” Ed “il tempo di Natale – ha ricordato il Santo Padre – ci rinnova la consapevolezza di questo mistero”, dove Maria è “compartecipe agli eventi culminanti della storia della salvezza”. “Immacolata” ed “Assunta”, “perché – ha spiegato il Papa – non poteva certo essere soggetta alla corruzione, derivante dal peccato originale Colei che doveva generare il Salvatore”; “Madre del Corpo Mistico, cioè della Chiesa”. “A Natale è Lei ad offrire Gesù all’umanità”, e sulla Croce ... sarà Gesù a far dono ad ogni essere umano della sua stessa Madre, quale eredità preziosa della redenzione … Egli affida Giovanni a sua Madre e, allo stesso tempo, consegna l’Apostolo e ogni credente all’amore di Maria”. Ascoltiamo Giovanni Paolo II:

 

“Lasciamo pertanto che sia Lei a guidare i nostri passi nel nuovo anno, che la Provvidenza ci dona da vivere. E’ questo l'augurio che formulo per tutti voi in questa prima Udienza generale del 2004.”

 

Al termine dell’udienza i saluti del Papa nelle varie lingue e infine musica da circo, con l’esibizione di un clown, mascherato e truccato di tutto punto che ha giostrato con un bimbo, sotto lo sguardo divertito del Santo Padre.

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INIZIA DOMANI IN VATICANO LA RIUNIONE PLENARIA

DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO

- Intervista di Giovanni Peduto con il segretario del dicastero,

arcivescovo Csaba Ternyàk -

 

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R. – La riunione plenaria della Congregazione per il clero ha un doppio tema. Il primo si riferisce alla corresponsabilità di tutti i fedeli nella collaborazione con i pastori, tramite i diversi organismi di consultazione, che furono suggeriti dal Concilio Vaticano II e che attualmente sono operanti sia a livello diocesano che a livello parrocchiale. Questi sono: il Consiglio presbiteriale, il Consiglio pastorale diocesano e i diversi Consigli parrocchiali. Un secondo tema sarà quello dell’attività pastorale dei sacerdoti nei santuari.

 

D. – Eccellenza vuole spiegarci perché è rilevante questo argomento?

 

R. – Il tema è molto importante, perché tocca un aspetto fondamentale della Costituzione della Chiesa, in cui nel sacerdozio ministeriale, che raffigura la persona di Cristo Capo, che agisce in suo nome ed è al servizio dei fedeli cristiani. I fedeli, a loro volta, in forza del loro battesimo, sono chiamati ad esercitare il sacerdozio comune, in un’intima e corresponsabile comunione con i vescovi e con i parroci. Questa corresponsabilità trova appunto negli organismi di consultazione un’espressione importante.

 

D. – Eccellenza, perché mai accanto a questa tematica avete inserito anche quella della pastorale nei santuari?

 

R. – La finalità ultima dei santuari è l’evangelizzazione. Essa vede impegnati in prima linea i sacerdoti, nell’annunzio straordinario della parola di Dio, nell’assistenza religiosa e sacramentale e specialmente nell’amministrazione del sacramento  della penitenza. A questi sacerdoti il dicastero desidera offrire un aiuto alla loro attività, in vista della nuova evangelizzazione tante volte auspicata dal Santo Padre.

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ASSENSO ALL’ELEZIONE ALLA SEDE EPARCHIALE DI ISKANDERIYA DEGLI ARMENI

 

Il Santo Padre ha concesso oggi il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei vescovi della Chiesa armeno-cattolica, riunitosi a Bzommar, in Libano, dall’1 al 9 settembre scorso, del padre Kricor-Okosdinos (Augustin) Coussa, del clero di Alkeppe, alla sede eparchiale di Iskanderiya degli Armeni.

 

 

 

RINUNCE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato stamane le rinunce: dall’ufficio di ausiliare di Southwark, in Inghilterra, presentata da mons. Howard George Tripp, vescovo titolare di Newport, per raggiunti limiti di età; e dal governo pastorale della diocesi di Jundiaí, in Brasile, presentata da mons. Amaury Castanho, per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha anche nominato arcivescovo coadiutore di Kansas City in Kansas, negli Stati Uniti, mons. Joseph F. Naumann, finora vescovo titolare di Capocilla ed ausiliare di Saint Louis.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Con forte evidenza apre la prima pagina il titolo “Faccio mie le parole del Servo di Dio Paolo VI in Terra Santa: pace nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell’amore fraterno”. All’Angelus dell’Epifania, Giovanni Paolo II torna spiritualmente in pellegrinaggio nella Terra del Risorto ricalcando le orme tracciate dal suo predecessore durante lo storico viaggio di quarant’anni fa. 

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca della prima udienza generale del 2004.

L’omelia del nunzio apostolico in Uganda durante il rito esequiale in suffragio del compianto nunzio apostolico in Burundi assassinato il 29 dicembre.

 

Nelle estere, in rilievo la strage di bambini provocata da un attentato compiuto a Kandahar, in Afghanistan.

Si allunga la scia di sangue sia in Iraq sia in Medio Oriente.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Franco Lanza su una mostra commemorativa dedicata a Paolo VI ed allestita nel Palazzo Reale di Milano.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano sempre la vicenda Parmalat.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 gennaio 2004

 

 

RAPITI TRE MISSIONARI DELLA CONSOLATA E NOVE RAGAZZI

NELLO STATO BRASILIANO DI RORAIMA. IL FATTO FORSE COLLEGATO

ALL’ENTRATA IN VIGORE DI UNA LEGGE SUL LATIFONDISMO

- Intervista con padre Giorgio Dal Ben -

 

Un assalto alla missione, la distruzione, poi il rapimento di tre missionari della Consolata: è accaduto nello Stato brasiliano di Roraima. La notizia è stata diffusa dall'agenzia missionaria Misna. I tre – il brasiliano Ronildo Franca, il colombiano Cesar Avellaneda e lo spagnolo Carlos Martinez – sono stati sequestrati nel villaggio di Contaoa, a circa 200 chilometri a nord della capitale Boa Vista. Trattenuti anche nove alunni che si trovavano nel centro di formazione indigena attivo presso la missione, spesso osteggiata dai latifondisti, coltivatori di riso. Per saperne di più Andrea Sarubbi ha raggiunto telefonicamente padre Giorgio Dal Ben, missionario della Consolata, da 35 anni impegnato in Brasile accanto agli indios.

 

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R. – C’è stato questo attacco alla missione: è stata invasa, è stata anche depredata. In questa missione c’è una scuola di secondo grado, tipo liceo, però orientata per la formazione di indigeni nel campo dell’allevamento del bestiame, dell’agricoltura e anche a livello accademico ...

 

D. – Ma perché i coltivatori di riso se la prendono proprio con i missionari?

 

R. – I coltivatori di riso hanno le loro piantagioni in quest’area ma dovranno lasciarla, perché dichiarata zona indigena. C’è già il decreto di demarcazione firmato dal ministro della giustizia nel ’98: adesso manca soltanto la firma del presidente, che è stata annunciata dal ministro della giustizia come imminente. Ecco, quindi, la reazione contro coloro che – come la Chiesa ed i missionari – già da molto tempo, appoggiati dalla Conferenza dei vescovi e naturalmente da tutta la Chiesa del Brasile, hanno appoggiato queste rivendicazioni giuste degli indios. Tra l’altro, avevano annunciato persino la chiusura dell’aeroporto di Boa Vista, perché vogliono che Lula, il presidente, vada a Roraima per risolvere questo problema.

 

D. – Questa vicenda conferma ancora una volta che essere missionari in America Latina significa anche impegnarsi sul fronte politico. Lei condivide questa opinione?

 

R. – Noi dell’impegno sociale e politico diciamo così, che rientra nell’impegno per la vita, no?, come dice San Giovanni: Gesù Cristo ha detto che è venuto a portare la vita ed a portarla in abbondanza, e quindi non si capisce come questa vita dovrebbe riguardare solo qualche aspetto ... Quindi, sì, è interpretato tutto questo come un’azione politica, ma noi ci rifiutiamo di dare al termine ‘politica’ l’accezione comune di presa di posizione di parte o altre cose. Deve essere inquadrata in questa ‘marcia della vita contro la morte’, quindi è un’espressione molto concreta, molto molto forte, pacifica ed efficace.

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DOPO LA PRIMA EMERGENZA,  NELLA ZONA COLPITA DAL TERREMOTO IN IRAN

 SI DELINEA MEGLIO IL CONTORNO DEL DRAMMA E EMERGONO LE REALI NECESSITA’

- Intervista con Cristina Estrada della Croce Rossa Internazionale -

 

      Nel sud dell'Iran tredici scosse di terremoto, che non hanno provocato danni gravi, sono avvenute in poco più di 24 ore nelle città di Izeh e Masjed Soleiman. Le scuole sono chiuse fino a nuovo ordine e 1.700 tende sono state distribuite a famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case. L'area si trova un migliaio di chilometri a ovest di Bam, la città distrutta dal terremoto del 26 dicembre scorso che aveva raggiunto un raggio di non più di 16 Km. Qui, secondo la stima di un portavoce dell'Onu, Jesper Lund, 45.000 persone devono essere ospitate nelle tendopoli, ma la necessità riguarda anche altre 25.000, che avevano trovato rifugio presso loro familiari, e altre 10.000, ricoverate in ospedali di altre regioni, che potrebbero presto tornare in città. Secondo i dati di Lund, circa 30.000 abitanti di Bam sono morti e altri 30.000 sono rimasti feriti. Le cifre aiutano a mettere immediatamente a fuoco una situazione che Cristina Estrada del team della Croce Rossa Internazionale ci racconta direttamente da Bam, nell’intervista di Fausta Speranza:

 

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R. – THE SITUATION IN BAM IS STILL …

La situazione a Bam è ancora molto complicata e difficile. Girando per la città non si vedono più costruzioni in piedi. Finora abbiamo seppellito 28.500 corpi. Tutto è complicato anche perché, essendo inverno, durante la notte la temperatura cala al di sotto dello zero. E questo è solo l’inizio, perché, come ci ha detto un rappresentante della Mezza Luna Rossa, l’inverno è appena cominciato.

 

D. – Il presidente ha pubblicamente ringraziato i Paesi stranieri per il loro aiuto. Quali sono i sentimenti della popolazione?

 

R. – WHAT I CAN SAY FROM MY OWN EXPERIENCE …

Quello che posso dire, dalla mia personale esperienza, è che quando il gruppo della Croce Rossa è arrivato all’aeroporto della città più vicina a Bam, il 1 gennaio, gli iraniani ci hanno accolto con mazzi di rose rosse, perché sapevano che quello era un giorno molto importante per noi stranieri. Quello è stato un modo per mostrarci la loro gratitudine per essere lì. Ed ogni volta che incontriamo degli iraniani, ci ringraziano. Ci sono molto di aiuto e non potremmo fare quello che facciamo senza il loro supporto e collaborazione. Noi siamo qui per coordinare il lavoro insieme a loro. Quando facciamo qualcosa vediamo subito la gratitudine della gente.

 

D. – Qualche volta, dopo l’emergenza, la comunità internazionale dimentica alcune situazioni. Cosa può dirci dell’Iran? Ci sono piani per il futuro per continuare ad aiutare le persone?

 

R. – IN TERMS OF RED CRESCENT AND RED CROSS SUPPORT …

La Mezza Luna Rossa e la Croce Rossa saranno qui a lungo. Proprio oggi lanciamo  un piano per chiedere fondi e sarà un’operazione molto lunga. Quindi, non lasceremo, né dimenticheremo gli iraniani. Continueremo a lavorare con la Mezza Luna Rossa iraniana, per far sì che i senzatetto, coloro che hanno perso tutto, oltre al dramma di aver perso persone care, possano tornare, al più presto, alla vita che conducevano prima.

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25 ANNI FA, CADEVA IL REGIME COMUNISTA CAMBOGIANO DI POL POT

- Intervista con padre Giuseppe Florio -

 

25 anni fa veniva rovesciato in Cambogia il terribile regime dei Khmer Rossi responsabile di avere ucciso oltre 2 milioni di cambogiani nel tentativo di realizzare l’utopia di uno Stato agrario su base comunista. Oggi, la Cambogia ricorda il suo recente passato tentando di rendere partecipi le generazioni che non hanno conosciuto l’orrore di Pol Pot. Ma il ricordo del genocidio è ancora vico nella popolazione, così come il desiderio di fare giustizia portando davanti a un tribunale internazionale i responsabili dei massacri, molti dei quali ancora in vita. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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Il regime comunista dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979 ha trasformato la Cambogia in un enorme Gulag, dove 2 milioni di prigionieri sono stati uccisi brutalmente o semplicemente lasciati morire di fame e malattie. Una realtà, il genocidio cambogiano, testimoniata dal museo nazionale creato per non dimenticare nel vecchio campo di rieducazione di Tuol Sleng. A capo di questo regime del terrore era Pol Pot capo del segretissimo Partito comunista della Kampuchea. Il 7 gennaio del 1979, con l’invasione vietnamita, crolla il regime di Phnom Pen. Ma ci vorranno altri 10 anni prima che il Paese torni a governarsi da solo. Ad oggi, nessuno dei leader dei Khmer rossi è mai stato processato per i crimini commessi sotto Pol Pot, il quale è rimasto braccato nella giungla fino alla sua morte nel 1998. Tuttavia dopo 5 anni di negoziati, il governo cambogiano e le Nazioni Unite sembrano avere raggiunto un accordo per l’istituzione di un tribunale dedicato a fare luce e giustizia sui crimini commessi nel corso del genocidio. L’anno in corso potrebbe essere quello decisivo per le vittime ed i loro parenti, anche se non sarà facile individuare i responsabili. La settimana scorsa Khieu Samphan - già presidente di Kampuchea Democratica, lo Stato degli Khmer Rossi - è stato il primo ex leader del regime ad ammettere che vi era stato un “genocidio”, anche se aveva detto di non sentirsene colpevole. Di sicuro ci sono soltanto i morti, le cui ossa ancora emergono dalle risaie del Paese.

 

Ma per un commento sull’odierna ricorrenza cambogiana e sul suo significato sentiamo padre Giuseppe Florio, direttore di “Progetto Continenti”.

 

R. – Ancora oggi, parlando con la gente, le ferite sono quanto mai vive, perché quasi tutte le famiglie hanno avuto degli scomparsi. Ma anche sul piano nazionale, le faccio un esempio: sono state distrutte tutte le scuole. Fra tutti i disastri, penso che questo sia piuttosto unico perché non è quasi mai accaduto che i quadri formati e capaci di poter gestire un Paese, siano stati sistematicamente quasi tutti distrutti.

 

D. – Come viene vissuta la Cambogia di oggi dai più giovani?

 

R. – I giovani di queste realtà di Pol Pot certo, ne hanno sentito parlare, hanno in famiglia il ricordo vivo delle morti che ci sono state, ma non c’è da parte dei giovani questa grande spinta a fare giustizia, a fare chiarezza, ad avere un tribunale. Sono interessati al presente: come oggi si può avere una scuola, una formazione, un lavoro che dia un minimo di reddito. Non dimentichiamoci che la Cambogia è uno dei Paesi dove la malnutrizione tocca, ancora oggi, tra il 40 e il 60 per cento dei bambini. Credo che la preoccupazione più grave dei giovani, oggi, a livello nazionale sia quello della corruzione. I giovani vedono che il problema della corruzione è un problema grave che rischia di minare lo sviluppo.

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INIZIATA A GENOVA LA CONFERENZA INTERNAZIONALE

“I BAMBINI E IL MEDITERRANEO”

 

E’ iniziato questa mattina a Genova a bordo della nave Mistral la Conferenza internazionale “I bambini e il Mediterraneo” organizzata dalla Fondazione Gaslini, dell’omonimo ospedale  pediatrico. L’iniziativa, che si svolge nell’ambito delle manifestazioni per Genova, quale capitale europea della cultura per il 2004, intende contribuire - ha spiegato l’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone - a una maggiore consapevolezza e attenzione ai diritti dei minori. Da Genova il servizio di Dino Frambati.

 

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L’iniziativa, ha fatto sapere il presidente, Carlo Azeglio Ciampi, con un messaggio ai partecipanti al Convegno, rappresenta un esempio concreto dell’impegno italiano a favore dei bambini. Valore primario per il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, che sull’argomento ha svolto una toccante lectio magistralis, nella quale è partito dall’etimologia di Mediterraneo, derivante da “medium” e “terra”, per far comprendere come quest’ampia zona del mondo non sia soltanto spazio geografico, ma punto di incontro, da sempre, di religioni e cultura, come di commercio e fatti passati alla storia. “Sia un nuovo baricentro – ha invitato il porporato – di pace, solidarietà, cultura e fede, non di dominio.” Chi più dei bambini incarna il futuro, si è chiesto l’arcivescovo di Milano, definendoli straordinaria ricchezza, ricordando l’intenso rapporto che avevano con Gesù. Concludiamo con i dati forniti da Lynkeus, dai quali si apprende che se l’Europa è vecchia, con 94 anziani ogni 100 minori, nell’ambito di questo mare ci sono 233 milioni di giovani tra 0 e 20 anni. La mortalità materna è elevata, con 9 decessi per 100 mila abitanti nel sud Europa. Mentre nel Nord Africa solo il 75 per cento della gente sa leggere e scrivere.       

 

Dino Frambati, dalla nave Mistral nel porto di Genova, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

7 gennaio 2004

 

PRESIEDUTA DAL PATRIARCA RUSSO ALESSIO II, NELLA CHIESA DI CRISTO SALVATORE

A MOSCA, LA MESSA DI MEZZANOTTE DEL NATALE ORTODOSSO,

CHE LE CHIESE D’ORIENTE DEL CALENDARIO GIULIANO CELEBRANO OGGI.

IL PRESIDENTE PUTIN HA PARTECIPATO ALLA MESSA IN UN’ANTICA CITTADINA RUSSA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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MOSCA. = La Chiesa ortodossa, come pure le altre chiese cristiane, sono punti di riferimento per la diffusione dei valori morali nella società. Si è espresso così ieri Vladimir Putin, nel rivolgere a tutti i russi cristiani e al patriarca Alessio II gli auguri per il Natale, che le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano festeggiano oggi. Il capo del Cremino ha partecipato alla messa di mezzanotte nella cittadina di Suzdal, 220 chilometri a est di Mosca, una grazioso centro di 12 mila abitanti, con 33 chiese e cinque monasteri, fondato nel XII secolo e popolare meta di fine settimana sia per i russi che per gli stranieri. Nei messaggi di auguri, Putin ha sottolineato il ruolo della chiesa ortodossa “e delle altre religioni cristiane” per la “promozione dei valori morali della società”. Per il Patriarca Alessio II, che ha officiato la Messa natalizia di mezzanotte nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, le feste della Natività precedono di poco un’altra importante celebrazione personale: il 75.mo anno di età (è nato il 23 febbraio 1929), che avrà il suo culmine il 10 giugno, festa della sua intronizzazione al soglio patriarcale. Il giubileo patriarcale verrà ulteriormente onorato dalla commemorazione dei 250 anni dalla nascita di San Serafino di Sarov, il santo più amato dai russi, di cui si è appena concluso il centenario della canonizzazione, e dai mille anni dalla costruzione della cattedrale di Santa Sofia a Kiev, chiesa madre di tutti i russi. Lo scorso 23 dicembre, il Patriarca ha presieduto la tradizionale riunione del clero moscovita, durante la quale viene reso noto il bilancio della vita dell’intera Chiesa ortodossa russa. Questi alcuni dati, forniti da AsiaNews: 132 diocesi, 154 vescovi, 847 tra monasteri ed eremi, 16.350 parrocchie in cui lavorano 15.600 sacerdoti. L’elenco delle strutture ecclesiastiche è completato dalle cinque Accademie teologiche, due Università ortodosse, un Istituto superiore di Teologia per laici, 33 Seminari maggiori e 44 minori.

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PRESENTATI I RISULTATI DEL RAPPORTO COMMISSIONATO

DALLA CONFERENZA EPISCOPALE AMERICANA AD UNA COMMISSIONE INDIPENDENTE

PER LA LOTTA CONTRO LA PEDOFILIA.

 

WASHINGTON. = Il 90 per cento delle 195 diocesi sta applicando le nuove norme auto-imposte per prevenire gli abusi sessuali da parte del clero. Questo il risultato del rapporto commissionato dalla Conferenza Episcopale americana ad una commissione indipendente di esperti per la lotta contro la pedofilia. Evidenziate, però, alcune eccezioni: la diocesi di New York, oltre a quelle di Anchorage in Alaska e di Omaha in Nebraska. La Conferenza Episcopale aveva commissionato il rapporto al Gavin Group di Boston, una società guidata da un ex funzionario dell'Fbi. A condurre l'inchiesta era stata Kathleen McChesney, ex agente del Bureau federale e capo del gruppo di sorveglianza dei vescovi “Office of Child and Youth Protection”. La Chiesa americana nei primi mesi del 2002 era rimasta colpita da alcuni casi di abusi sessuali su minori. (S.S.)

 

 

PUBBLICATA LA LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI TEDESCHI

PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DEL 2005

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

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BERLINO. = Approvata dal Consiglio Permanente della Conferenza episcopale tedesca il 24 novembre scorso, la lettera dei vescovi tedeschi  per la giornata mondiale della gioventù del 2005. Verrà letta domenica prossima, festa del Battesimo del Signore,  in tutte le Celebrazioni Eucaristiche in Germania, comprese le Messe della vigilia. “Il tema di questo evento – si legge - è: Siamo venuti, per adorarlo (Mt 2,2). Con queste parole dei Magi dall’Oriente, afferma la lettera, “il Papa mette al centro di questi giorni la vocazione degli uomini a cercare, trovare e adorare Cristo”. La prossima Gmg vedrà affluire in Germania giovani dai 16 ai 30 anni, che condivideranno esperienze di fede, “approfondiranno il loro amore per Gesù Cristo, celebreranno la Santa Messa e troveranno il perdono nel sacramento della penitenza”. Un incontro interculturale, con giovani che - provenienti da diverse parti del mondo - si incontreranno come cristiani “per provare la comunione della Chiesa diffusa in tutto il mondo”. La lettera dei presuli evidenzia il ruolo primario delle diocesi tedesche che, secondo  una schema consolidato, ospiteranno in un primo momento, dall’11 al 15 agosto 2005, i giovani, facendo conoscere loro la Germania e la Chiesa tedesca. Durante la seconda fase, dal 16 al 21 agosto, i giovani tedeschi, insieme ai loro ospiti, si trasferiranno a Colonia, dove si riuniranno per le catechesi con i vescovi dei loro Paesi, andranno in pellegrinaggio al duomo, faranno la Via Crucis e celebreranno un grande festival culturale giovanile, fino al “punto culminante” del 21 agosto, con la solenne celebrazione eucaristica alla presenza del Pontefice. I vescovi invitano tutto il popolo tedesco a prendere a cuore la Gmg, per “farne un grande tema” nel quartiere di residenza e in tutto il Paese. Con un’attenzione alla programmazione delle ferie estive: affinché, concludono i vescovi tedeschi, “i giovani del mondo non trovino case e comunità vuote”.

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I PRESULI DELL’INDIA E LA SFIDA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

PER L’ANNUNCIO DEL VANGELO NELL’EPOCA DEI MEDIA:

IL TEMA AL CENTRO DELLA PLENARIA DEI VESCOVI CATTOLICI DEL SUBCONTINENTE

 

TRISSUR/TRICHUR (INDIA). =  I vescovi dell’India hanno iniziato questa mattina un importante confronto sul microcosmo dei media: sul loro ruolo imprescindibile per l’annuncio del Vangelo e sulla necessità di implementare le specifiche professionalità che l’uso dei mezzi di comunicazione sociale richiede. Si svolgerà fino al 14 gennaio prossimo l’Assemblea plenaria della Cbci, la Conferenza dei vescovi cattolici dell’India sul tema esplicito di “Chiesa e Comunicazioni Sociali”. L’incontro, che si svolge nel Marymatha Seminary di Trissur/Trichur, e che è stato inaugurato dalla prolusione dell’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, è nato dall’esigenza avvertita dai presuli del subcontinente di approfondire il magistero della Chiesa nello specifico settore delle comunicazioni sociali e di affrontare con maggiore consapevolezza le sfide poste dalla nuova cultura mediale, oltre che di sviluppare strategie volte ad integrare la comunicazione nei vari ministeri: formazione di sacerdoti e religiosi, liturgia, catechesi, evangelizzazione.  Le relazioni e  i contributi della plenaria si soffermeranno anche sulla promozione di una “cultura delle comunicazioni sociali”, all’interno della Chiesa stessa, e sull’opera di sensibilizzazione a una fruizione più attenta e critica dei media. Si discuterà anche delle strategie necessarie a migliorare la rete di comunicazione pastorale, soprattutto nei momenti di crisi.  (A.D.C.)

 

 

NOMINATO DALLA FARNESINA IL NUOVO AMBASCIATORE D’ITALIA

PRESSO LA SANTA SEDE:

E’ IL 63.ENNE GIUSEPPE BALBONI ACQUA

 

ROMA. = E’ il 63.enne Giuseppe Balboni Acqua il nuovo ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede nominato dal governo. La nomina è stata ufficializzata ieri dal Ministero degli esteri. Balboni Acqua, che prenderà il posto dell'ambasciatore Raniero Avogadro, è originario di Osimo, in provincia di Ancona, ed è entrato nella carriera diplomatica nel 1964. Dopo aver prestato servizio presso la Direzione generale per l'emigrazione e il Servizio Stampa, nel 1969 è stato a Parigi e dal 1972 ha ricoperto il ruolo di Console commerciale a Montreal. Nel 1980 ha lavorato fuori ruolo per prestare servizio presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Dal 1981 al 1983 è stato Primo consigliere a Parigi. Dopo una serie di altri incarichi, il neo ambasciatore presso la Santa Sede è stato nominato nel ‘93 ambasciatore a Varsavia e, nel ’97, capo della Rappresentanza diplomatica permanente d'Italia presso la Conferenza del disarmo a Ginevra. Dal Duemila, è divenuto  capo del Cerimoniale diplomatico della Repubblica e nel 2002 è stato nominato ambasciatore di grado. (A.D.C.)

 

 

ESEGUITA IN TEXAS LA PRIMA CONDANNA A MORTE DEL 2004:

UCCISO UN UOMO DI DALLAS, COLPEVOLE DI OMICIDIO E DI STUPRO

 

HUNTSVILLE. = La macchina americana delle esecuzioni capitali non conosce pause. Nel carcere texano di Huntsville, è stata eseguita ieri la prima condanna a morte del 2004 negli Stati Uniti: a ricevere l'iniezione letale è stato Ynobe Matthews, un uomo originario di Dallas, condannato per avere violentato e ucciso una donna nel suo appartamento di College Station, tre anni e mezzo fa. Matthews era stato anche condannato per un altro omicidio, ed era stato collegato ad altri tre casi di stupro. L'uomo aveva rinunciato a interporre appello e aveva chiesto di essere messo a morte. (A.D.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

7 gennaio 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

India e Pakistan, Paesi rivali giunti nel 2002 ad un passo da una possibile guerra nucleare per la questione del Kashmir, hanno raggiunto un accordo per l'avvio di un dialogo diplomatico su tutto il loro contenzioso a partire dal prossimo mese di febbraio. L'intesa sul calendario dei colloqui è tata siglata ieri durante l'incontro tra il premier indiano, Atal Behari Vajpayee, e il presidente pakistano, Pervez Musharraf, ai margini del summit regionale asiatico che si è svolto a Islamabad. Ci aiuta a valutare l’importanza dell’annuncio il servizio di Maria Grazia Coggiola.

 

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Il presidente pakistano Pervez Musharraf ha detto che ”si è fatta la storia”, che “la nuova intesa tra India e Pakistan è una vittoria per le forze moderate di entrambi i Paesi”. L’entusiasmo può forse apparire eccessivo se si pensa ai precedenti tentativi falliti di risolvere un conflitto che dura da oltre mezzo secolo, ma le intenzioni sembrano serie. Dopo essere stati, due anni fa, sull’orlo di un conflitto nucleare, il ghiaccio è stato rotto e le basi di partenza sono solide, anche se ancora generiche. Nella dichiarazione congiunta, resa nota ieri, i due Paesi si impegnano a proseguire sulla strada della pace, avviata lo scorso aprile dall’indiano Vajpayee, un moderato alla guida di una coalizione di partiti indu-nazionalisti che punta ad una riconferma nelle elezioni politiche che si terranno quest’anno. L’India è pronta a trovare una soluzione alla disputa sul territorio di Jammu e Kashmir, mentre il Pakistan in cambio si impegna a smantellare le basi del terrorismo islamico dal proprio territorio e dalla parte del Kashmir sotto il suo controllo. Questo è il patto siglato ad Islamabad, ai margini del vertice dei sette Paesi della Saarc, il cui successo, come zona di libero scambio dipende proprio dalla normalizzazione delle relazioni indo-pakistane. L’entusiasmo per questo disgelo inaspettato è percepibile in entrambe le capitali e le aspettative sono molte, ma anche le incognite sono numerose, soprattutto sul come affrontare il nodo del Kashmir nel rispetto delle aspirazioni della popolazione e coinvolgendo i gruppi separatisti. Questo è davvero un problema per l’India.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Sono due le persone arrestate dopo l'attentato che ha provocato 15  morti, di cui 12 bambini, e 58 feriti ieri a Kandahar, nell'Afghanistan meridionale. Nessuna indicazione è stata fornita sull'identità dei due arrestati, bloccati sul luogo poco dopo la mortale esplosione che aveva fatto seguito ad una prima senza conseguenze. Una folla, tra cui molti  bambini di una scuola vicina, si era avvicinata proprio per capire l’accaduto quando è esploso il secondo ordigno, nel quartiere di  Manzalbath, all'uscita sudorientale dell'ex feudo dei taleban. Il servizio.

 

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Oggi sempre a Kandahar miliziani di due gruppi rivali si  sono affrontati brevemente con armi leggere. Secondo un corrispondente dell'Afp ci sono stati alcuni feriti e gli  scontri sono cessati dopo l'intervento di militari  americani. D’altra parte, l'attacco di ieri non è mai stato visto come un episodio isolato ma piuttosto, si fa interpretare come la micidiale risposta dei taleban all'approvazione della nuova  carta fondamentale del paese da parte della Loya Jirga (la Grande assemblea) a Kabul. Anche se una fonte dei miliziani taleban ha smentito ogni coinvolgimento della guerriglia nell'attentato, forse per lo straziante annuncio dell’elevato numero di giovanissime vite stroncate. Resta il fatto che Kandahar è stata la roccaforte dei taleban che, dopo la guerra e il  rovesciamento del loro regime, hanno dichiarato la Jihad, guerra  santa, contro i militari stranieri e contro i soldati del nuovo esercito afghano considerati alla stregua di collaborazionisti  degli americani. “E' stato un atto di crudeltà e di barbarie”: questo il commento del presidente afghano, Hamid Karzai, secondo il quale l'attentato non può che rafforzare “la determinazione a combattere il terrorismo”. Resta la Costituzione votata tre giorni fa da tutte le componenti etniche del paese, contro la quale alcuni esponenti politici locali non hanno risparmiato critiche. Il forte sistema presidenziale previsto dalla Carta, secondo alcuni membri dell'opposizione, è pensato per condurre il Paese ad un regime dittatoriale. In realtà, per il momento è la prima carta democratica del Paese.

 

Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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La Commissione europea ha ricevuto ieri sera il parere del suo servizio legale che “conferma” le riserve e i dubbi nutriti dall'esecutivo Ue sulla legittimità della decisione presa in novembre dai ministri dell'Ecofin di congelare le misure previste dal patto di stabilità per Francia e Germania che non hanno rispettato la soglia prevista nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo. Da parte sua, il  commissario agli affari economici e monetari, Pedro Solbes, conferma che l'esecutivo Ue sta preparando una “iniziativa” che punta a rafforzare la ”governance economica” dell'Unione. Aggiunge che le conclusioni del consiglio Ecofin di novembre sono al di fuori dello spirito e della lettera del patto di stabilità e che, dunque, una decisione della corte di giustizia può essere utile. Solbes definisce  la situazione “difficile proprio perché il Consiglio non ha contestato le argomentazioni  economiche, né il merito delle raccomandazioni della Commissione e tuttavia non ha preso le proprie decisioni sulla  base di tali raccomandazioni”.

 

Dopo la netta vittoria ottenuta  da Mikhail Saakashvili nelle recenti elezioni presidenziali, l'Unione europea è pronta ad aiutare la Georgia ad avvicinarsi alla “famiglia europea” e in tale prospettiva un emissario dell'Ue si recherà prossimamente a Tbilisi. Lo ha annunciato oggi la presidenza irlandese dell'Unione in un comunicato, ricordando anche che l'Unione europea ha deciso di fornire aiuti per organizzare elezioni legislative “libere e giuste” che auspica si tengano, come previsto, nella seconda metà di marzo. Intanto, Saakashvli, nuovo presidente con il 97,5% dei voti, fa sapere che chiederà il congelamento dei beni all'estero dei responsabili dell'ex regime, ex ministri, alti funzionari o membri della famiglia dell'ex presidente Eduard Shevardnadze, responsabili di aver sottratto 1,7 miliardi di dollari al Paese. Saakashvili parteciperà al Forum economico mondiale che si apre il 21 gennaio a Davos, in Svizzera, e proprio sulle autorità svizzere ha detto di contare per trovare appoggio.

 

L'intesa sulla divisione dei proventi petroliferi sudanesi, raggiunta nella notte tra lunedì e martedì, è stata formalmente firmata oggi a Naivasha in Kenya. Sulla scorta di tale accordo, la via per una pace definitiva tra le parti, il nord  di etnia araba e bianca e di religione islamica, e il sud, secessionista nero ed animista, appare ormai spianata dopo 20 anni di guerra civile, che hanno causato circa due milioni di  morti.

 

Tre palestinesi armati sono stati uccisi in nottata in Cisgiordania. Secondo la radio delle forze armate, uno di essi era un militante di Hamas, colpito a morte mentre si trovava a Tulkarem. Gli altri due palestinesi sono stati uccisi a Nablus, durante una retata. L'emittente ha aggiunto che a Jenin i soldati sono riusciti a catturare il numero due delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. L'arresto è avvenuto poche ore dopo che il leader locale delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, Zbeidi, era comparso alla televisione israeliana ed aveva annunciato di essere ormai il responsabile supremo a Jenin. 

 

Promuovere il disgelo e la cooperazione tra Damasco e Ankara è l’obiettivo della visita di tre giorni in Turchia del presidente siriano Bashar al Assad. Iniziato ieri, il viaggio ufficiale del capo di Stato giunge dopo che cinque anni fa i due Paesi si trovarono a un passo dalla guerra. Le relazioni tra Siria e Turchia sono state molto tese a causa di dispute territoriali, problemi di ripartizione delle risorse idriche e questioni legate al separatismo curdo. In questo momento nel panorama mediorientale si segnalano nuovi contatti diplomatici tra Libia e Israele e tra Egitto e Iran. Con la missione diplomatica di Bashar al Assad si possono cancellare anche i contrasti tra Siria e Turchia? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del Sole24Ore, appena rientrato da Damasco:

 

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R. – Si tratta di un avvicinamento importante, in corso dal ’98, cioè dopo il caso Ocalan, quando la Siria liquidò il leader curdo e la sua sede a Damasco. Di recente, i rapporti tra i due Paesi sono notevolmente cambiati in meglio. Soprattutto il cambiamento è stato forte dall’apertura della crisi e della guerra in Iraq. Dobbiamo considerare i comuni interessi che hanno la Siria e la Turchia in Kurdistan: sia la Turchia sia la Siria hanno infatti forti minoranze curde e vedono di malocchio un’eventuale costituzione di uno Stato indipendente curdo.

 

D. – E’ pur vero che la Turchia ha stretti legami con gli Stati Uniti, cosa che la Siria non ha. C’è un significato particolare per eventuali sviluppi nei rapporti tra Damasco e Washington?

 

R. – I rapporti tra gli Stati Uniti e Damasco sono sempre stati tra la collaborazione e la condanna da parte di Washington delle attività siriane di sostegno a gruppi ritenuti, da parte degli Stati Uniti, terroristici. Parliamo soprattutto di gruppi della resistenza palestinese oppure gli hezbollah, in Libano. I siriani, in qualche modo, erano stati colti in contropiede dalle mosse prima dell’Iran, che aveva firmato il protocollo aggiuntivo sul Trattato di non-proliferazione nucleare, e poi di Gheddafi, di aprire i propri arsenali e di avviare timide aperture verso Israele. Insomma, i siriani da una parte confinano con l’Iraq e quindi, ad oggi, devono fare i conti con gli Stati Uniti, e dall’altra sono vicini di Israelee, duqnue, devono fronteggiare due fronti. Su questi due fronti in qualche modo devono agire diplomaticamente per trovare alleati.

 

D. – Sembrano riavviarsi anche i contatti tra Israele e Libia, come pure tra Iran ed Egitto. Che significato ha questo fermento nell’area mediorientale?

 

R. – Dal giorno in cui è stato catturato Saddam Hussein, noi abbiamo assistito ad un’accelerazione poderosa di eventi diplomatici mediorientali. Oggi abbiamo due facce del Medio Oriente: quella degli Stati-Nazione, che in qualche modo cercano di negoziare la loro posizione in questo nuovo quadro strategico, e un Medio Oriente che è quello della guerra santa e del terrorismo, con il quale non ci sono negoziati in corso.

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Le elezioni politiche in Grecia si terranno il prossimo 7 marzo. Lo ha annunciato oggi il premier greco Costas Simitis annunciando anche le sue dimissioni da presidente del Pasok. Apre la strada all'insediamento dell'attuale ministro degli esteri Ghiorgos Papandreou, che con ogni probabilità sarà il candidato premier dei socialisti alle prossime elezioni. Simitis resta premier fino al voto. 

 

Mijailo Mijailovic, sospettato di essere l’assassino del ministro degli esteri svedese Anna Lindh, ha ammesso il crimine, secondo quanto riferito oggi dal suo avvocato. Mijailovic, 25 anni, nato in Svezia da genitori serbi, ha confessato ieri nel corso di un interrogatorio organizzato su richiesta del suo difensore. Pugnalata il 10 settembre mentre stava facendo degli acquisti senza scorta in un grande magazzino del centro di Stoccolma, Anna Lindh è morta il giorno dopo per le ferite riportate. Il tutto accadeva alla vigilia del referendum per l’adesione della Svezia all’Euro, la moneta unica europea.

 

 

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