RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 4 - Testo della
Trasmissione di domenica 4 gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
40 anni fa, Papa Paolo VI in Terra Santa: un viaggio storico.
OGGI IN PRIMO PIANO:
L’impegno dell’Unicef per i
bambini terremotati in Iran, nel resoconto di Roberto Salvan
CHIESA E SOCIETA’:
Al
via il restauro delle Mura Aureliane a Roma.
Prosegue la pietosa ricerca dei corpi delle
vittime dell’incidente aereo di ieri in Egitto che ha fatto 148 morti, in
massima parte turisti francesi
Ennesima giornata di violenza in Iraq: tre morti a
Mossul. Intanto, è arrivato a sorpresa a Bassora il premier britannico Blair.
E’ sempre allerta negli Stati Uniti per il rischio attentati
Tre
milioni alle urne oggi in Georgia per le presidenziali, dopo l’era Shevarnadze:
favorito nei sondaggi Saakashvili.
4 gennaio 2004
IL MISTERO E IL DONO DI NATALE CHE DA IL POTERE DI
DIVENTARE FIGLI DI DIO:
LA RIFLESSIONE DEL PAPA NEL PRIMO ANGELUS DOMENICALE DELL’ANNO
In una piazza San Pietro assolata e gremita di fedeli -
tantissime famiglie e bambini in occasione delle festività natalizie - il Papa
ha recitato il primo Angelus domenicale del nuovo anno 2004. E’ apparso in
buona forma e si è rivolto ai fedeli invitandoli a meditare sul “Verbo eterno
che per noi si è fatto piccolo bambino”. Il servizio è di Roberta Gisotti.
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“Due termini apparentemente incompatibili: ‘Verbo’ e
‘carne’”. Ad accostarli è l’evangelista Giovanni, perché “Si! Gesù è vero Dio e
vero uomo. E’ l’unigenito figlio di Dio, che Giovanni e gli altri apostoli
hanno ‘veduto’, ‘udito’, ‘toccato’”. Così ha commentato il Papa la liturgia
odierna in questa prima domenica del nuovo anno, la seconda dopo Natale. Si
tratta del Prologo del Vangelo di Giovanni, una pagina stupenda, l’ha definita
il Santo Padre. “In principio – scrive
Giovanni – era il Verbo…”. Il termine greco è “logos”, ma nella mente
dell’Apostolo – ha spiegato Giovanni Paolo II - il riferimento è alla
‘Sapienza’, che nell’Antico Testamento viene personificata come regolatrice del
cosmo e della storia. ‘… e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio … Tutto è
stato fatto per mezzo di lui’”. Poi “l’affermazione sorprendente: ‘Il Verbo si
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’”. “Proprio Giovanni – ha
sottolineato il Papa – che fissa lo sguardo della fede sull’origine divina di
Cristo, insiste con forza sulla realtà della sua Incarnazione”. “Nella sua
umanità dimora tutta la pienezza della divinità”. Nel Bambino di Betlemme Dio
ha dunque “rivelato pienamente il suo volto”:
“A quanti credono nel suo nome, Egli oggi come allora dà il ‘potere di
diventare figli di Dio’ E’ questo il mistero e il dono del Natale!”
Infine, dopo la recita dell’Angelus, i saluti alle migliaia di fedeli
riuniti in Piazza San Pietro, in particolare i fedeli della cittadina laziale
Giulianello di Cori, che hanno dato vita al tradizionale corteo dei Re Magi,
sfilando nei costumi tradizionali per via della Conciliazione.
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IL PRIMO VIAGGIO DI UN PAPA ALL’ESTERO,
L’ABRACCIO CON IL PATRIARCA ATENAGORA,
L’OMAGGIO AL MEMORIALE DELL’OLOCAUSTO.
40 ANNI FA PAOLO VI SI RECAVA IN TERRA SANTA: I
RICORDI DI QUEL BREVE
MA INTENSO PELLEGRINAGGIO
VENGONO OGGI RIEVOCATI DALL’OSSERVATORE ROMANO
Esattamente
40 anni fa, Paolo VI si recava in Terra Santa. Era la prima volta che un Pontefice
saliva su un aereo ed intraprendeva un viaggio che lo portava nella terra di
Pietro e degli Apostoli. I ricordi di quella storica visita sono rievocati oggi
da l’Osservatore Romano. “In quel pellegrinaggio rapidissimo (4-6 gennaio) –
ricorda Alberto Magone – col carattere di semplicità, di pietà, di penitenza e
di carità” vi furono gesti e parole che lo trasformarono in un avvenimento che,
come disse il Papa, ‘può avere una grande importanza storica’”.
Il primo dei “gesti” ricordati è l'incontro con il Patriarca Atenagora, “segnato da quell’abbraccio che
diceva che un’era nuova poteva e quindi doveva aprirsi, e caratterizzato da una
delicatezza, certo non di galateo, tipica di Papa Montini, con quel suo volersi
sedere accanto al Patriarca “su due identiche poltroncine di velluto rosso”.
L'altro è “un segno forte di rispetto e di considerazione nei confronti del
popolo dell'Antica Alleanza. Non potendo per la brevità del pellegrinaggio
recarsi personalmente sul Monte Herzl per un omaggio al Memoriale
dell'Olocausto, allora in costruzione, incaricò il cardinale Tisserant di
rendere visita alla Grotta dei Martiri, dove sono ricordati i sei milioni di
Ebrei sterminati dai nazisti. Un omaggio al dolore di un popolo e una condanna
della violenza assunta a sistema, accompagnato però da una difesa della
“memoria di quel grande Pontefice, Pio XII”, ingiustamente accusato in quei
giorni anche sulla stampa israeliana, sulla scia del testo teatrale “Il
Vicario” di Hochhuth.
Nel viaggio anche un’altra
importante sosta – questa volta più intima e riservata – a Tabga, dove il Papa
abbracciò e baciò la roccia dove Gesù conferì il primato a Pietro. Un silenzio
totale: solo un momento di intensa preghiera ed un lungo segno di croce, dopo
aver sfiorato l’acqua del lago con la mano.
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4 gennaio 2004
SOLENNI FUNERALI IERI IN IRLANDA, SUO PAESE
D’ORIGINE,
DELL’
ARCIVESCOVO MICHAEL COURTNEY. A PRESIEDERE IL RITO,
A NOME
DEL SANTO PADRE, IL CARDINALE FRANCIS ARINZE.
ANCORA
SENZA UN NOME GLI ASSASSINI DEL NUNZIO APOSTOLICO
- A
cura di Roberta Gisotti -
In un clima di profonda commozione si sono svolti ieri in
Irlanda suo Paese natio, i funerali dell’arcivescovo Michael Courtney, il
nunzio apostolico in Burundi, assassinato lunedì 29 dicembre, a Minago. Il rito
funebre, officiato nella chiesa di parrocchiale di Nenagh, nella diocesi di
Killaloe, è stato presieduto a nome del Santo Padre dal cardinale Francis
Arinze, che nel novembre del 2000 aveva conferito a mons. Courtney
l’ordinazione episcopale proprio nella stessa chiesa dedicata alla Beata
Vergine Maria del Rosario. Tra i concelebranti, il cardinale Desmond Connel,
arcivescovo di Dublino e mons. Diarmuid Martin, arcivescovo coadiutore, il
nunzio apostolico in Irlanda, arcivescovo Giuseppe Lazzarotto ed il presidente
della Conferenza dei presuli irlandesi, mons. Sean Baptist Brady, oltre a
numerosi altri vescovi del Paese. Presenti anche autorità civili, tra cui il ministro degli Esteri del
Burundi, Athanase Gahungu.
“E’ tragico – ha commentato nella sua omelia il cardinale
Arinze – che questo stesso testimone dell’amore di Cristo, questo ambasciatore
del Papa che quotidianamente manifestava la sollecitudine del Successore di San
Pietro per tutti i cittadini del Burundi, sia stato ucciso proprio dalle
persone che serviva”. “Piango – ha aggiunto il porporato – per questo atroce
atto di alcune persone tragicamente fuorviate in Burundi, persone di violenza, alle quali non bisogna
consentire di dare un’immagine negativa dell’intero popolo”.
A tale proposito i vescovi del Burundi hanno richiesto
formalmente al Governo di Bujumbura di
aprire un’inchiesta per individuare ed assicurare alla Giustizia gli assassini
dell’arcivescovo Michael Courtney. Intanto nel Paese africano sono circolate
voci secondo le quali l’Esercito non sarebbe estraneo alla drammatica vicenda,
ma non è di questo avviso mons. Bernard Bududira, vescovo di Bururi, che ha
trascorso con il nunzio le ore precedenti al suo omicidio. Per il presule burundese
non ci sono dubbi, i responsabili sarebbero i ribelli di etnia hutu del fronte
per la liberazione nazionale (Fln). Ascoltiamolo al microfono di Bruce de
Galzain:
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R. – AVEC LE NONCE, NOUS AVONS PASSEES 24 HEURES ...
Con il
nunzio abbiamo trascorso 24 ore insieme nella parrocchia di Minago. Da domenica
fino alle 14 del lunedì , anche a Minago non abbiamo udito spari. Le inchieste sono state condotte dal curato,
dai sacerdoti della parrocchia, dall’Esercito, dalla popolazione e dal
procuratore, e tutti concordano: i soldati non sapevano nulla. Alla vigilia i
militari avevano proposto al nunzio una scorta. Ma il nunzio ha rifiutato
dicendo: rappresento il Papa, viaggerò da solo. Prima di partire dopo aver
pranzato insieme ha indossato i suoi abiti, la sua croce pettorale, la sua
papalina e ha detto: così se mi uccidono non si può dire che abbiano sbagliato
persona. Certo non poteva sapere, forse un presentimento. L’Esercito non sapeva
nulla, sapeva che i ribelli erano sulla montagne, che sulla strada non
c’era nessuno.
D. - Lei pensa che l’Esercito abbia mancato ai suoi
doveri?
R. – NON, PARCE QUE QUAND IL EST PARTI, ON ETAIT ...
No, perché quando il nunzio è partito eravamo insieme
all’esercito. Non gli è stata data una scorta perché mons. Courtney l’aveva
rifiutata, come ho detto prima. Non ci sono dubbi, questo omicidio è firmato
dai ribelli, erano sulla montagna. Ed io dico: abbiamo di fronte un gruppo di
terroristi, non un movimento di liberazione. La comunità internazionale deve
aprire gli occhi.
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L’IMPEGNO
DELL’UNICEF ACCANTO AI BAMBINI TERREMOTATI DELL’IRAN:
AIUTARLI
NELL’IMMEDIATO ED OFFRIRE LORO UN FUTURO
-
Intervista con Roberto Salvan -
Continua l’azione umanitaria in Iran. L’Unicef ha già inviato
nella zona di Bam, la più colpita dal sisma dello scorso 26 dicembre, 4 aerei
carichi di aiuti per soccorrere i 70 mila senza tetto, di cui 40 mila vivono
nelle strade. L’agenzia delle Nazioni Unite ha inoltre già raccolto in Italia
oltre 2 milioni di euro per finanziare la spedizione e domani nel Paese
asiatico è previsto un incontro per coordinare i lavori tra le diverse ong
presenti sul posto e l’Onu. Ma come è possibile, per i bambini, superare a
livello psicologico questo trauma? E come si muove l’Unicef in tal senso?
Benedetta Capelli ha girato la domanda a Roberto Salvan, direttore generale dell’Unicef Italia.
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R. – Si fanno delle interviste personali con ogni bambino,
cercando di sapere da dove veniva, da quale zona della città, se c’è ancora
qualcuno in vita della sua famiglia; si cerca di elaborare in qualche modo, di
superare il trauma subito: molti di loro sono stati liberati dalle rovine o
addirittura hanno vagato per giornate all’interno della città distrutta.
Quindi, si tratta di intervistarli, di dare loro la possibilità di recuperare
con calma la situazione che vivevano qualche giorno prima. Stiamo facendo
questo censimento con diversi gruppi di psicologi in tutta l’area colpita.
D. – C’è un pericolo anche per la salute dei bambini?
R. – Certamente. Ora si stanno facendo delle campagne di
vaccinazione per i rischi di infezione o, a causa del freddo, a malattie legate
alla respirazione, quindi raffreddori e anche influenze che possono essere
pericolose per i bambini che sono, purtroppo, anche in una grave situazione di
denutrizione.
D. – Dunque, l’impegno dell’Unicef è anche un impegno a
lungo termine?
R. – L’impegno a lungo termine è quello di ricreare, prima
di tutto, nuovamente le scuole, cercare di proteggere quei bambini che sono
rimasti senza famiglia ... quindi, rivedere il futuro, non pensare solo ed
esclusivamente all’intervento della prima emergenza che è, sì, importante e
fondamentale, ma già mettere le basi per quello che sarà e deve essere un
futuro positivo per i bambini che hanno subito questo trauma. Quindi, noi
pensiamo già a lavorare sulla scuola, dove purtroppo c’è il grande problema:
molti insegnanti hanno perso la vita nel terremoto; cercheremo di ricreare
quegli spazi a misura di bambino dove i bambini, nella prima emergenza, possono
stare insieme, superare il trauma del terremoto, in qualche modo avviare da
subito, immediatamente già il ritorno alla normalità. Ci vorrà un po’ di tempo:
noi calcoliamo due-tre mesi. Non pensare, quindi, esclusivamente alla prima
emergenza, ma porre già le basi per il loro futuro, per il futuro dei bambini.
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IL
PICCOLO SCHERMO VISTO DAI PROTAGONISTI E DAGLI ESPERTI
Si sono
celebrati ieri i cinquant’anni dalle prime trasmissioni Tv in Italia. Ma quale
giudizio dare sull’attuale qualità dell’offerta televisiva nel Belpaese?
Sentiamo il servizio di Paolo Ondarza.
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(musica)
Chi come Buongiorno, Orsomando, Vianello è stato
protagonista della Tv nascente 50 anni orsono, muove non poche critiche
all’attuale programmazione del piccolo schermo.
R. - Un amico di famiglia che quando entra in casa
certamente non usa parolacce davanti ai figli o i doppi sensi. Ecco, la
televisione deve essere così.
R. – Questa grande volgarità che impera ormai dappertutto
è una cosa che poi riscontriamo anche in tutte le altre espressioni della vita
del Paese. Il più delle volte il mio televisore è spento.
R. – Meno aggressività quando ci sono le tavole rotonde,
quando ci sono più persone a parlare.
Ma cosa ne pensano gli esperti? Luca Collodi ha
intervistato Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera.
R. –
Non vorrei proprio nel 51.mo compleanno caricare come al solito la televisione
di tutte le colpe. Viviamo in una società che è più aggressiva di una volta,
che ha delle manifestazioni più volgari, questo indubbiamente. La televisione
non fa altro che registrare. La televisione di colpe ne ha tante, però alle
volte si carica di colpe per non caricare noi.
Che la Tv attuale non vada troppo condannata lo pensa
anche Ettore Bernabei, presidente Rai per 14 anni e attuale presidente della
Lux Vide.
R. – Io non credo che il passato sia migliore del
presente, credo che il pubblico sia molto migliorato e che non ci sia stato un
corrispondente adeguamento degli operatori della televisione. Il pubblico ha
acquistato questa capacità di scegliere. Purtroppo guarda anche certi
spettacoli deteriori, ma nell’uomo c’è anche l’istintività.
D. – Lei citava il reality show, che è un genere che però
ha preso e sta prendendo sempre più piede con grande successo…
R. – E’ una brutta deformazione del grande teatro. E’ una
turlupinatura del pubblico.
D. – In che cosa ha fatto scuola la televisione italiana
in questi primi 50 anni?
R. – Nel riprodurre con gli sceneggiati i fatti della vita
e dell’uomo, creatura di Dio.
D. – Ha un programma in mente tra i tanti?
R. –
“Giovanni XXIII”, recentemente “Madre Teresa”, “Soraya”, “Leonardo” del regista
Castellani, “l’Odissea” del regista Mario Rossi.
D. – Che cosa aspetta il futuro della televisione?
R. – Sempre un maggior rispetto dell’uomo come spettatore
e non come consumatore.
D. – Lei è fiducioso al riguardo?
R. – Io sono fiducioso. Cominciano ad esserci delle buone università,
un po’ meno in Italia, ma si sta cominciando anche qui, in modo che si possa
arrivare ad avere degli operatori della televisione ben preparati, così come
abbiamo dei buoni medici e dei buoni chirurghi, che possano dedicarsi ad una
sfera ancor più delicata di quella del corpo umano, che è lo spirito umano.
E
intanto la tivù italiana guarda al futuro, un futuro che con l’avvio dell’era
digitale è già realtà.
(musica)
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DA 70
ANNI A SERVIZIO DEI MALATI IN PELLEGRINAGGIO A LOURDES:
L’OPEROSA
ATTIVITA’ DELL’OFTAL
-
Intervista con mons. Franco Degrandi -
Ha
compiuto settant’anni di attività l’Oftal – Opera Federativa Trasporto Ammalati
a Lourdes, l’associazione impegnata nell’assistenza ai disabili e ai malati in
pellegrinaggio. Per celebrare questo anniversario le Edizioni Oftal pubblicano
il libro “La santità è tutto”, che ripercorre la storia di mons. Alessandro
Rastelli, il fondatore dell’associazione. Ma quali sono oggi i cardini
dell’attività dell’Oftal? Maria Di Maggio lo ha chiesto a mons. Franco
Degrandi, Presidente Generale dell’associazione.
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R. –
Il primo cardine è la preghiera; il secondo è il servizio gratuito generoso,
non soltanto nel pellegrinaggio, ma nella vita della Chiesa locale; il terzo è l’accoglienza dei giovani, la
disponibilità per i giovani, dando loro una esperienza, una capacità di
introdursi nella vita, e nella vita carica di dolore, con un’apertura di cuore
e con una disponibilità affettuosa che possa anche, e soprattutto, orientare le
loro scelte e le loro disponibilità nella vita di oggi.
D. –
Mons. Rastelli, il fondatore dell’Oftal, come testamento spirituale a tutti i
suoi seguaci disse: “La santità è tutto”. Oggi, come si concretizza questo
nell’attività dell’Oftal?
R. –
Al piano formativo uniamo l’impegno forte della preghiera, perché senza la
preghiera è difficile essere pronti ad accostare i malati e a poter dare, oltre
ad un servizio gratuito volontario, il segno dell’amore di Cristo per loro.
D. –
Vorrei che lei ci raccontasse un ricordo della sua attività all’interno
dell’Oftal, a cui lei è particolarmente legato?
R. –
Ricordo che nel 2000, nell’Anno Santo, abbiamo accolto in un pellegrinaggio di
Torino un medico russo che era alle Molinette per perfezionarsi. Alcuni nostri medici
lo hanno invitato a venire e lui mi ha detto subito che era completamente ateo.
Io gli ho detto che era importante che lui facesse il suo servizio come medico.
Ma quello che lo ha entusiasmato – continuiamo infatti a scriverci e credo che
nel prossimo anno tornerà – è stata la gioia dei malati e la gioia del
personale di servizio. Diceva: “Porterò nel mio cuore questa esperienza di
gioia nel servizio e di gioia nella sofferenza, che non avrei mai pensato di
incontrare nei miei cammini di servizio”.
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4 gennaio 2004
APERTO
IN PAKISTAN IL DODICESIMO VERTICE SAARC,
ASSOCIAZIONE
PER LA COOPERAZIONE REGIONALE NELL’ASIA DEL SUD,
DEDICATO
PRINCIPALMENTE ALLA LOTTA AL TERRORISMO.
PER
L’OCCASIONE TORNANO A PARLARE I GOVERNI DI ISLAMABAD E NEW DELHI,
DIVISI
SULLA QUESTIONE KASHMIR
ISLAMABAD.= Si è aperto stamattina e durerà fino a
martedì, il XII vertice Saarc dei sette paesi dell’Associazione dell’Asia
meridionale per la cooperazione regionale. Sul tavolo di discussione la lotta
al terrorismo internazionale, la creazione di una zona di libero scambio ed una
carta sociale. In occasione di questo vertice, si sono incontrati il primo
ministro indiano Atal Behari Vajpayee e
il suo omologo pachistano Zafarullah Jamali. Era dal 1999 che il governo di New
Delhi non faceva visite ufficiali in Pakistan dati i rapporti molto tesi sulla
questione Kashmir, che in più di un’occasione ha portato i due Paesi allo
scontro aperto tanto da minacciare un conflitto armato. Inoltre negli ultimi
due anni la tensione fra le due potenze nucleari è cresciuta particolarmente ed
infatti risale al febbraio 1999 la più recente visita del capo del governo
indiano a Latore, nell’est del Paese. Sebbene, prima della sua partenza dalla
capitale indiana, Vajpayee avesse escluso colloqui bilaterali sul Kashmir, ieri
si sono registrati i primi segnali distensivi. Durante un’intervista alla
televisione pachistana, il primo ministro indiano si è detto disponibile a
rivedere la questione Kashmir, che dal 1947 divide i due Paesi. Anche il
presidente americano George W. Bush ha
espresso l’auspicio che il summit possa stemperare i rapporti tra New Delhi e
Islamabad, in modo da favorire nuovi incontri e riaprire un dialogo interrotto
da tempo. (Be.C.)
70 PAESI DEL MONDO A RISCHIO CRISI E GUERRE, E’
L’ALLARME LANCIATO
DAL
BOLLETTINO MENSILE DI CRISIWATCH, OSSERVATORIO INDIPENDENTE
SUI
CONFLITTI. PREOCCUPANO LE SITUAZIONI IN GEORGIA, HAITI, SUDAN E SERBIA
BRUXELLES.= Un monitoraggio delle zone più calde
del mondo lancia l’allarme su 70 situazioni a rischio guerre. Secondo il
bollettino mensile di Crisiwatch, un osservatorio indipendente sui conflitti
nel mondo, presieduto dall’ex presidente finlandese Martti Ahtisaari, esistono
situazioni di reale preoccupazione che potrebbero esplodere nel 2004. Il
rischio guerra civile è elevato in molte zone dell’Afri-ca, come in Costa
d’Avorio, una volta considerata il bastione della stabilità. In Sudan, la lotta
intestina tra i ribelli dello “Spla”, Esercito di liberazione popolare, e il
governo di Khartoum durata vent’anni,
sta per concludersi, ma si teme l’a-pertura di un nuovo fronte nella
regione del Darfur. In America Latina, Haiti, guidata dal contestato presidente
Aristide, è anch’essa nella lista dei Paesi a rischio. In Europa, è la Georgia
a preoccupare maggiormente, mentre è pure peggiorata la situazione in Serbia
dopo la vittoria, nelle elezioni del 28 dicembre scorso, del partito
nazionalista di Vojislav Seselj e della
formazione dell’ex presidente Slobodan Milosevic. Nonostante la difficoltà
nella composizione del governo, è possibile uno stop sulla via delle riforme.
Secondo il bollettino, migliorano invece le situazioni in Burundi, nelle Isole
Comore, in Guatemala e in Libia, dopo le aperture del leader Gheddafi che ha
rinunciato ufficialmente alla costruzioni di armi di distruzione di massa.
(Be.C.)
2003
NERO PER I GIORNALISTI AMERICANI, SONO 36 QUELLI RIMASTI UCCISI
DURANTE
L’ANNO, 30 NEL SOLO PAESE IRACHENO. IL PIU’ ALTO BILANCIO DI VITTIME DAL 1995.
A DENUNCIARLO, IL COMITATO PER LA TUTELA DEI GIORNALISTI
NEW YORK.= Quasi il doppio dei giornalisti
americani, rispetto al 2002, sono stati uccisi mentre svolgevano il loro
lavoro. Secondo le stime fornite dal Comitato per la tutela dei giornalisti
(Cpj) che ha sede a New York, sul campo sono morti 36 reporter, 17 in più
dell’anno precedente. A far salire vertiginosamente il numero dei decessi è
stata la guerra in Iraq dove solo nel 2003 sono morti 30 cronisti statunitensi.
E’ il più alto bilancio di vittime dello stesso Paese dal 1995 quando persero
la vita in Algeria 24 giornalisti. Ann Cooper, direttore esecutivo del
Comitato, ha confermato gli alti rischi nel Paese iracheno: “I corrispondenti
ci hanno riferito che l’Iraq, anche nel dopoguerra, resta la destinazione più
pericolosa”. Anche nel resto del mondo la situazione dei giornalisti è
preoccupante, la maggioranza delle loro morti nel 2003 è stata legata al
contenuto delle inchieste svolte. Nelle Filippine, 5 cronisti sono rimasti
uccisi a seguito delle denunce di corruzione locale o per le osservazioni mosse
ai pubblici funzionari. In Russia, l’editore di un quotidiano famoso, è stato
accoltellato a morte dopo le critiche all’entourage del governo. (Be.C.)
IN
ETIOPIA CROLLA IL TETTO DI UN’ANTICA CHIESA CRISTIANA
SCAVATA
NELLA ROCCIA: QUINDICI LE VITTIME ACCERTATE
ADDIS ABBEBA:= Il crollo di un soffitto di
un’antica chiesa, a 300 km da Addis Abbeba ha causato la morte di quindici
fedeli ed è possibile che il bilancio della tragedia – che pure è accaduta
lunedì scorso, ma è stata resa nota solo ieri – possa crescere per le
difficoltà incontrate nelle operazioni di soccorso. L’incidente è avvenuto
nella zona di Lalibela famosa per le sue undici chiese ortodosse scavate nei
blocchi monolitici e dichiarata dall’Unesco “patrimonio mondiale dell’umanità”.
Mentre i fedeli partecipavano al festival di San Gabriele, cui la chiesa è
dedicata, improvvisamente il tetto è crollato. Il crollo è avvenuto nella
chiesa di ‘Mewa Tsadkan Gabriel’, una delle tre più antiche volute dal re
Lalibela. Questi luoghi di culto richiamano ogni anno milioni di visitatori sia
per la loro particolarità architettonica che per la ricchezza di simboli e di
oggetti di culto, appartenenti alla tradizione cristiana che risale al quarto
secolo. (Be.C.)
AL VIA
IL RESTAURO DELLE MURA AURELIANE A ROMA.
IL
COMUNE HA STANZIATO 15,3 MILIONI DI EURO PREVISTI INTERVENTI
ANCHE
SUGLI ACQUEDOTTI ROMANI
ROMA.= Cominceranno nel mese di gennaio gli
interventi previsti dal Comune di Roma per riqualificare le Mura Romane, il più
esteso monumento cittadino, ma anche gli acquedotti della capitale. Per
l’assessore ai lavori pubblici, Giancarlo D’Alessandro, le mura “vanno a
marcare il margine della città preindustriale che rappresenta un bordo da
riqualificare”, così come gli acquedotti “che costituiscono un forte elemento
d’identità dei quartieri semicentrali e della periferia romana”. Sulle mura
verranno realizzati lavori di pulizia e restauro delle superfici ma anche opere
di consolidamento di lesioni e collegamento dei paramenti distaccati. Sono
previsti, inoltre, interventi di
ricostruzioni di parti crollate, la creazione di itinerari interni, a cui i
visitatori potranno accedere, e di spazi da destinare a museo. In questo mese
partirà il restauro di Porta Asinara nel quartiere Appio-Latino, nella zona
sarà creato un percorso accessibile ai portatori di handicap che potranno
visitare la torre adiacente alla porta. Sempre a gennaio si darà il via al
restauro dell’acquedotto Alessandrino e dell’Arco di Sisto V. Prevista in
primavera, l’opera di ricostruzione di un tratto lungo 40 metri delle Mura
Gianicolensi, crollato nel 1980 all’altezza di Via Saffi. Per gli interventi,
il Comune di Roma ha stanziato la cifra di 15, 3 milioni di euro. (Be.C.)
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4 gennaio 2004
- A cura di Salvatore Sabatino -
E’ il giorno del dolore per la Francia, che piange i suoi
133 morti nella tragedia aerea avvenuta ieri a Sharm el Sheik, in Egitto.
Proseguono incessanti le ricerche dei corpi, e nel frattempo spuntano nuovi
particolari sugli ultimi istanti dell’aereo prima dell’impatto in mare:
“Un
decollo impeccabile, una virata verso sinistra, come previsto. Poi qualcosa è
successo e l'aereo ha cominciato a tremare. Il velivolo “ha allora effettuato una virata non prevista
verso destra e in quel momento ha avuto un problema. Diciassette secondi dopo
si schiantava in mare”. Questi gli ultimi istanti del Boeing 737 della
compagnia aerea Flash Airlines, finito nel Mar Rosso ieri subito dopo il
decollo dall’aeroporto di Sharm el Sheik. A rivelare ulteriori particolari
della tragedia è stato il ministro dell'aviazione civile del Cairo Ahmed Shafik
sulla base dei dati forniti dalla torre di controllo dello scalo di Sharm el
Sheikh. Nella notte navi della marina egiziana, elicotteri e aerei hanno
continuato a cercare i corpi delle 148 vittime, fra cui 133 francesi. Compito
certamente non facile, per la profondità del mare, ma anche per i pericoli
legati alla massiccia presenza di squali.
Le autorità egiziane hanno comunicato che finora non è stato recuperato
alcun cadavere riconoscibile, solo resti appartenenti ad una sessantina di
persone.
Intanto
la Boeing ha mandato un esperto in Egitto per collaborare alle indagini sul
disastro, mentre spunta un particolare inquietante: l'Aviazione civile elvetica
ha reso noto che la Flash Airlines non
era più autorizzata ad entrare nello spazio aereo svizzero dall'ottobre 2002,
quando durante un controllo a sorpresa erano state rilevate “importanti
mancanze”. Nel frattempo, la Francia piange i suoi morti e continuano ad
arrivare da tutto il mondo messaggi di cordoglio per la tragedia. Oggi il
cardinale arcivescovo di Parigi Jean-Marie Lustiger celebra a Notre Dame una
messa in memoria delle vittime”.
Ennesima
giornata di violenze in Iraq. Due iracheni sono stati uccisi ieri e un giordano
è rimasto ferito nell'esplosione di una vettura utilizzata come taxi che li
trasportava a Mossul nel nord del Paese. Gli inquirenti ritengono che
l'esplosione sia stata provocata da un ordigno che si trovava a bordo del
veicolo. Un passante iracheno è rimasto ucciso nel corso di una sparatoria tra
soldati americani ed alcuni ribelli armati nella località di Hantouch, a nord
di Baghdad.
E
intanto è arrivato questa mattina in Iraq il premier britannico Tony Blair. Una
visita a sorpresa a Bassora, nel sud del Paese, per incontrare le truppe
britanniche dispiegate nell’area. “Il caos creato dal terrorismo e favorito
dagli stati che vogliono sviluppare armi di distruzione di massa – ha detto
Blair - è la minaccia da combattere anche perché questo può portare alla
rottura dell'intero sistema politico ed economico mondiale”. Si tratta della seconda
visita del premier britannico in Iraq dalla caduta del regime di Saddam
Hussein.
Sempre
alta l’allerta attentati negli Stati Uniti. La sede del Congresso, a
Washington, è stata evacuata ieri per un falso allarme scattato in seguito la
presenza di una possibile sostanza pericolosa. Questa mattina l’edificio è
stato riaperto. Intanto è arrivato nella capitale statunitense il volo della
British Airways proveniente da Londra, ed annullato per motivi di sicurezza per
due giorni consecutivi. Era partito dallo scalo londinese di Heathrow con un
ritardo di tre ore e mezzo, a causa dei severissimi controlli di sicurezza.
Sono
circa tre milioni i cittadini georgiani chiamati oggi alle urne per scegliere
il successore di Shevardnadze, l'uomo che per oltre dieci anni ha guidato l'ex
Repubblica sovietica. Grande favorito è Mikhail Saakashvili, il 36enne avvocato
leader del Movimento nazionale, a capo della “rivoluzione di velluto”, che ha
defenestrato Shevardnadze il 23 novembre scorso, dopo giorni di protesta
seguiti ai brogli nelle elezioni parlamentari di tre settimane prima. Ci
riferisce Giuseppe D’Amato:
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L’unico dubbio della giornata è
legato al tasso di affluenza che deve superare il 50 per cento più uno degli
aventi diritto; si teme un forte astensionismo. Tra le tre autonomie, solo la
Repubblica dell’Ajaria partecipa alle elezioni. Super-favorito della
consultazione è Mikhail Saakashvili: i sondaggi lo danno all’80 per cento nelle
preferenze dei georgiani. Avvocato, con un periodo di studio alla Columbia
University, il candidato unico dell’opposizione è stato ministro della
Giustizia ed è considerato un nazionalista moderato. L’ex presidente
Shevardnadze si è già recato alle urne: “Anch’io ho votato per Saakashvili”, ha
detto l’ex ministro degli Esteri di Gorbaciov. 600 osservatori internazionali
sono presenti nel Paese caucasico e controllano la regolarità delle elezioni.
Il 2 novembre scorso, le parlamentari furono viziate da gravissimi brogli, che
dopo tre settimane di proteste portarono alle dimissioni di Shevardnadze. Oltre
a Saakashvili sono quattro i candidati in lizza; uno si è ritirato poco prima
dell’inizio del voto.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Infuriano
le polemiche dopo le dichiarazioni del ministro israeliano Zahi Hanegbi, del
Likud, riguardanti le alture del Golan, che “non torneranno mai più sotto
controllo siriano”. Intanto il premier Ariel Sharon ed il ministro della difesa
Shaul Mofaz hanno concordato questa mattina lo
sgombero “in tempi accelerati” di due avamposti illegali in
Cisgiordania. Ce ne parla Graziano Motta:
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E’ un momento difficile per la
coalizione di governo israeliana, sempre più divisa sulle scelte che il primo
ministro Sharon è impegnato a compiere, e che vedono divisi non solo i Partiti
che ne fanno parte, ma anche il principale partito, il Likud, di cui Sharon è
leader. Egli ha aderito alla richiesta degli Stati Uniti, patrocinatori del
processo di pace, innanzitutto di smantellare gli insediamenti illegali dei
coloni ebrei in Cisgiordania, ovvero nel territorio abitato dai palestinesi.
L’ultimo suo ordine riguarda quelli di Tal Benjamin, nella zona di Ofra, e di
Hawat Maon, ma già è viva l’opposizione dei Partiti di estrema destra, forte la
mobilitazione del movimento dei coloni e degli attivisti che intendono
resistere all’operazione affidata ai militari. L’altro motivo di divisione
all’interno del governo riguarda lo sviluppo dell’Altopiano del Golan,
conquistato alla fine delle Guerra dei sei giorni nel 1967 e annesso allo Stato
di Israele nel 1981; altopiano che ha un’enorme importanza strategica,
dominando tutto il lago di Tiberiade e gran parte della Galilea e perché ricco
di risorse idriche.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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La Loya
Jirga afghana, che riunisce i rappresentanti delle diverse fazioni politiche e
tribali del Paese, ha raggiunto oggi un accordo sulla nuova Costituzione. Lo ha
riferito il vice presidente della Grande Assemblea, Mirwais Yasini. L'intesa è
arrivata dopo tre settimane di dibattito.
Dopo i
segni di distensione dei giorni scorsi, torna il gelo tra Iran e Stati Uniti:
il ministro dei servizi segreti di Teheran, Ali Yunessi ha escluso ieri una
''missione politica americana'' in Iran, dopo che Washington ha proposto
l'invio di una delegazione, esclusivamente umanitaria, per discutere dei
soccorsi alle popolazioni colpite dal terremoto del 26 dicembre scorso. ''Il
governo americano – ha accusato il ministro – non ha mai accettato la realtà
della Repubblica islamica, l'attuale governo in particolare ha sempre tentato
di indebolire e rovesciare la Repubblica islamica ed ha classificato il nostro Paese tra le potenze
dell'asse del male”.
La sonda
americana Spirit è atterrata con successo sul pianeta Marte dopo un viaggio di
sette mesi nello spazio. All'interno della sonda c'e' un veicolo-robot a sei
ruote, munito di una serie di sofisticate macchine fotografiche in grado di
inviare immagini spettacolari, panoramiche o da distanza ravvicinata, della
superficie del pianeta. Numerosi anche gli strumenti per analizzare la polvere,
le rocce e la superficie del Pianeta rosso. Tra i misteri da scoprire:
l’esistenza o meno delle condizioni per sostenere una forma di vita. Spirit
sarà raggiunta su Marte fra tre settimane dalla sonda gemella Opportunity,
lanciata dalla Terra a un mese di distanza. Atterrerà sulla superficie opposta
del pianeta.
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