RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 3 - Testo della Trasmissione di sabato 3 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cordoglio del Papa per la sciagura aerea in Egitto, questa notte: 148 i morti, in massima parte turisti francesi

 

Non c’è pace senza perdono: le sfide politiche ed economiche nel messaggio del Papa per la Giornata per la pace

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La supervalutazione dell’euro preoccupa la Banca centrale europea, soprattutto per i riflessi sull’industria del Vecchio Continente: ce ne parla Fabrizio Onida

 

Domani, elezioni presidenziali in Georgia: tre milioni gli elettori attesi alle urne: analisi con Luigi Geninazzi

 

Fede e cultura per un lungo viaggio che parla di storia e di preghiera: attesi milioni di pellegrini in Galizia per il 118.mo Anno Santo compostelano. Intervista con mons. Jaime García

 

Mezzo secolo di intrattenimento e di informazione: la tv italiana compie oggi 50 anni, nel ricordo di Massimo Rendina, Nicoletta Orsomando, Mike Bongiorno e Raimondo Vianello.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Smentito l’annuncio dell’Assemblea mondiale dell’induismo di aver costretto con la forza mille cristiani dello Stato indiano del Gujarat ad abiurare la fede durante la scorsa notte di Natale

 

Alcune Ong israeliane si mobilitano per chiedere alla Corte suprema nazionale di avviare inchieste

per ogni palestinese disarmato ucciso

 

Al via un programma, voluto dal governo brasiliano, per proteggere l’Amazzonia

 

Attentati dinamitardi in serie danneggiano l’oleodotto transandino in Colombia

 

Uno studio pubblicato da una rivista americana documenta che nel mondo mezzo milione di donne muore di parto

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora caos nei cieli per l’allarme dagli usa di attacchi terroristici

 

Polemiche tra il governo italiano e Romano Prodi sul semestre italiano di presidenza europea appena terminato

 

Una delegazione americana visiterà tra breve la centrale di Yongbyon, in Corea del Nord.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 gennaio 2004

 

 

CORDOGLIO DEL PAPA PER LA TERRIBILE SCIAGURA AEREA IN EGITTO,

CHE HA CAUSATO, NELLA NOTTE SCORSA, LA MORTE DI CIRCA 150 PERSONE,

IN MASSIMA PARTE TURISTI FRANCESI

 

“Profonda partecipazione” e “vicinanza spirituale” nei riguardi delle vittime “colpite dalla catastrofe aerea”. Sono questi i sentimenti con i quali Giovanni Paolo II si è rivolto questa mattina in un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano dopo la notizia del drammatico inabissamento del Boeing 737 avvenuto questa mattina nel Mar Rosso. Il Papa ha raccomandato le vittime alla misericordia di Dio ed ha invocato il sostegno divino per le famiglie dei defunti, “duramente toccate da questo dramma”.

 

 

NON C’È PACE SENZA PERDONO:

LE SFIDE POLITICHE ED ECONOMICHE

NEL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA PER LA PACE

 

         “Educare alla pace perché la pace è possibile e, dunque, doverosa”. E’ il cuore del messaggio del Papa lanciato al mondo nell’omelia pronunciata il 1° gennaio, Giornata della pace. In molti, a partire dal capo dello Stato italiano, Ciampi, si sono uniti all’auspicio che gli Stati lavorino insieme per portare ad “un ordine internazionale fondato sul rispetto della dignità umana”. E’ risuonato forte e significativo l’appello a studiare modalità per dare più efficacia al ruolo dell’Onu ma anche l’invito a rimuovere situazioni di ingiustizia, che rappresentano focolai di conflitti. E poi, c’è un  richiamo perfino difficile da concepire: “non c’è pace senza perdono”. Come può la logica evangelica del perdono essere applicata ai complicati meccanismi e processi di politica e economia internazionali? Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Riccardo Moro, presidente di “Sentinelle del mattino”, la rete di associazioni cattoliche nata per tenere aperta la riflessione sui temi della pace e della globalizzazione.

 

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R. – Io credo che perdono significhi prima di tutto accoglienza. Quando il Papa ha detto con forza che non c’è pace senza giustizia, che non c’è giustizia senza perdono, credo volesse sottolineare che la giustizia è di fatto una relazione. Per  accendere una relazione reciproca abbiamo bisogno di essere disponibili alla relazione, cioè ad un’accoglienza reciproca: questo è fondamentalmente il perdono. E per poter perdonare, cioè accogliere gli altri anche con i loro limiti, abbiamo bisogno di accogliere prima di tutto noi stessi con i nostri limiti. Vale sul piano individuale delle relazioni familiari, di coppia, tra amici, ma vale anche sul piano delle Nazioni, cioè a dire ogni Nazione, tanto più oggi in tempi di globalizzazione, non riesce ad essere totalmente autonoma, non riesce a garantire i diritti a tutti i propri membri, non riesce nemmeno a difendersi dall’esterno. Allora, se noi vogliamo costruire relazioni di pace durature, probabilmente abbiamo bisogno anche di costruire delle dinamiche istituzionali, delle relazioni istituzionali che siano fondate su un’accoglienza reciproca. E per questo ha senso il richiamo alle Nazioni Unite e quant’altro, un ambito in cui prevalga non lo spirito della forza o della supremazia, ma un tavolo di concertazione comune all’interno del quale vediamo come reciprocamente possiamo essere utili e garantire per tutti i membri delle nostre comunità i diritti fondamentali.

 

D. – Dunque, si può parlare di Stati e perdono. Ma anche economia e perdono  sono parole che davvero si possono accordare?

 

R. – Certo, sembra francamente poco comune, però se l’obiettivo vero è quello della tutela della vita dei membri della nostra comunità, l’economia è una delle dimensioni importanti della vita della comunità e noi dobbiamo lavorare per eliminare le dinamiche di ingiustizia. Le ingiustizie nel mondo sono anche economiche. Conosciamo tutti lo squilibrio, la disparità tra Nord e Sud del mondo. Se ci muoviamo in una logica in cui, per esempio, immaginiamo dei meccanismi fiscali che garantiscano una distribuzione più equa, noi riusciamo a creare meccanismi di giustizia. E’ chiaro che anche in questo caso ci vuole una disponibilità reciproca, ci vuole accoglienza reciproca. E, allora, perdono significa anche affrontare le relazioni non tanto rivendicando, accusando, ma creando tavoli comuni per progettare, per camminare insieme.

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UDIENZA, NOMINA ED EREZIONE DI UNA NUOVA DIOCESI

 

Il Santo Padre ha ricevuto stamane l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, nunzio apostolico in Brasile; l’arcivescovo Alain Paul Lebeaupin, nunzio Apostolico in Ecuador; mons. Lucas Van Looy, vescovo eletto di Gent, in Belgio; ed il cardinale  Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Papa ha inoltre nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Medan, in Indonesia, mons. Anicetus Sinaga, trasferendolo dalla sede vescovile di Sibolga.

 

Giovanni Paolo II ha infine eretto la nuova diocesi di Irapuato, in Messico, con territorio dismebrato dalll’arcidiocesi di Morelia e dalla diocesi di León, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di San Luis Potosì ed ha nominato suo primo vescovo mons. José de Jesús Martínez Zepeda, finora vescovo titolare di Naratcata ed ausiliare di México.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“La morte dell’arcivescovo Courtney seme di giustizia, di pace e di riconciliazione” è il titolo di apertura della Prima Pagina in riferimento alla Santa Messa esequiale celebrata a Nenagh, in Irlanda, dal card. Francis Arinze a nome del Santo Padre. La cronaca dei funerali in un articolo del nostro inviato.

Un articolo di Alberto Migone sul viaggio apostolico compiuto 40 anni fa in Terra Santa da Paolo VI.

Per le pagine estere, Iran: aumenta a 50.000 il numero delle vittime del terremoto cha ha sconvolto il Sud-Est; il governo di Teheran respinge l’offerta di una missione umanitaria statunitense. Sciagura aerea in Egitto: 148 morti; il cordoglio del Santo Padre per le vittime in un telegramma a firma del cardinale Angelo Sodano. Iraq: operazione antiguerriglia alla periferia di Baghdad.

 

Nelle pagine vaticane, le celebrazioni della Giornata della Pace nelle diocesi italiane.

 

Nelle pagine estere, terrorismo: annullati i voli della British Airways da Londra per Washington e Riad. Medio Oriente: tre ragazzi uccisi da militari israeliani. Per la rubrica Atlante geopolitico, “Nucleare: dialogo per superare le crisi” di Giuseppe M. Petrone.

 

Nella pagina culturale, la recensione del volume “Giovanni Paolo II. Le vie della giustizia: itinerari per il terzo millennio” a cura di alcuni giuristi italiani e una pagina monografica di mons. Giuseppe Liberto sulla musica sacra.

Nelle pagine italiane, in primo piano, il tema dell’economia.

 

 

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 OGGI IN PRIMO PIANO

3 gennaio 2004

 

 

 

LA SUPERVALUTAZIONE DELL’EURO PREOCCUPA LA BANCA CENTRALE EUROPEA, SOPRATTUTTO PER I RIFLESSI SULL’INDUSTRIA DEL VECCHIO CONTINENTE

- Intervista con Fabrizio Onida -

 

L'euro ha proseguito la sua salita nei confronti del dollaro arrivando a toccare per la fine del 2003 il record di oltre 1,26 centesimi di dollaro. Nel corso dell’anno appena trascorso la moneta unica europea è cresciuta di oltre il 22% rispetto al biglietto verde. Una situazione che comincia a preoccupare la Banca Centrale europea per gli effetti esercitati sul commercio estero da una valuta troppo apprezzata, ma che non manca di avere anche aspetti positivi. Il commento di Fabrizio Onida, docente di economia internazionale alla Bocconi di Milano, intervistato da Stefano Leszczynski.

 

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R. – L’apprezzamento dell’euro, in questo momento, significa che la concorrenza dei Paesi dell’area del dollaro diventa più forte. Quindi, non solo l’industria americana, ma anche le industrie asiatiche prevalentemente legate al dollaro diventano più concorrenziali ed i nostri esportatori – quelli italiani e quelli degli altri Paesi della Moneta unica – sentono il morso di questa situazione che si ripercuote sui prezzi. A fronte di questo ci sono però dei vantaggi: il primo vantaggio di un euro forte è naturalmente una minore ‘inflazione importata’: ad esempio, quando il prezzo del petrolio sale da 28 a 30 dollari al barile, il cambio dell’euro più che compensa questo aumento, quindi significa minore aumento dei prezzi e – in ultima analisi – maggior potere d’acquisto  per i consumatori.

 

D. – La Banca centrale europea ha comunque mostrato alcuni segni di preoccupazione. Come si sta muovendo?

 

R. – La Banca centrale europea, giustamente, risente la preoccupazione dell’industria europea in difficoltà per l’indebolimento del dollaro. Un deprezzamento forse eccessivo in quanto altre monete – in particolare quelle asiatiche – non contribuiscono all’indebolimento del dollaro: il dollaro, infatti, si è deprezzato del 30 e passa per cento rispetto all’euro, ma un po’ meno nei confronti dello yen giapponese e soprattutto non si è deprezzato nei confronti delle monete – Cina in testa – che sono rimaste agganciate al dollaro. Quindi, la Banca centrale europea esercita una certa pressione affinché questi Paesi prendano in considerazione un apprezzamento delle proprie valute. Questo scenario, se pure non nell’immediato, potrebbe portare a una minore forza dell’euro nella misura in cui questi Paesi si decidessero a rivalutare le proprie monete, anziché continuare ad accumulare riserve in dollari come stanno facendo.

 

D. – Una diagnosi: quali i motivi di una moneta europea così forte?

 

R. – Non è certamente il risultato di una manifestazione di robustezza dell’economia europea che, per molti aspetti, invece, sappiamo nascondere elementi di debolezza, di minore crescita della produttività e di minore flessibilità rispetto all’industria americana.

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DOMANI, ELEZIONI PRESIDENZIALI IN GEORGIA:

TRE MILIONI GLI ELETTORI ATTESI ALLE URNE

- Intervista con Luigi Geninazzi -

 

Circa tre milioni di elettori si recano domani alle urne in Georgia per eleggere il nuovo presidente, dopo che l’ex capo di Stato Eduard Shevardnadze ha rassegnato le dimissioni il 23 novembre scorso, a seguito di tre settimane di proteste di piazza. Al voto politico del 2 novembre, infatti, Shevardnadze era stato accusato dall’opposizione guidata da Mikhail Saakashvili di brogli e irregolarità. Nelle elezioni di domani, indette dalla presidente ad interim Nino Burdzhanadze, proprio Saakashvili - leader del Movimento Nazionale - appare favoritissimo sugli altri 5 candidati. Ma cosa cambierebbe in Georgia se davvero vincesse Saakashvili? Giada Aquilino lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, esperto dell’area ex sovietica del quotidiano Avvenire:

 

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R. – E’ favoritissimo Michail Saakashvili. Egli ha promesso, un po’ demagogicamente, di raddoppiare stipendi, pensioni, di tassare i ricchi e soprattutto di colpire la diffusa corruzione mandando tante gente in galera. E’ un programma che bisognerà vedere se riuscirà a fare e soprattutto che cosa provocherà. Saakasvili è un leader molto giovane, che ha studiato negli Stati Uniti, che conosce il mondo ma che è fortemente nazionalista. Questo pone dei problemi perché il nazionalismo, insieme al crimine e alla corruzione, è stato uno dei grandi mali che ha portato la Georgia nel baratro negli ultimi 10 anni.

 

D. – Saakashvili è appoggiato sia dagli Stati Uniti, sia dalla Russia. Si gioca una lotta geo-politica per l’influenza nelle Repubbliche ex sovietiche in queste elezioni?

 

R. – Certamente, perché la Georgia, anche con Shevardnadze ha privilegiato l’asse con gli Stati Uniti e Saakashvili è decisamente su questa linea. La Russia di Putin ha recuperato terreno prima di tutto avendo mandato il suo ministro degli esteri Ivanov a impedire lo scoppio di una guerra civile. La Russia oggi può dire che ha favorito la cosiddetta “rivoluzione delle rose” e può avere ancora un ruolo da giocare in quella che ha sempre ritenuto il suo ‘cortile di casa’. Bisogna vedere un po’ le mosse degli Stati Uniti. Certamente la dichiarazione fatta da Rumsfeld, capo del Pentagono americano, quando è andato in visita a fine dicembre a Tbilisi e ha detto che la Russia dovrebbe smantellare le sue basi militari in Georgia, è un po’ una dichiarazione non dico di guerra, ma è la riapertura di una offensiva nel Caucaso dalla guerra  fredda, in cui Russia e Stati Uniti si confrontano anche se per fortuna non con le armi dirette.

 

D. – In Georgia rimane il problema dell’Ajaria, come l’Abkhazia o l’Ossezia meridionale sempre più lontana da Tbilisi. Quale sarà la politica del nuovo presidente?

 

R. – Questa regione è un nuovo ‘bubbone’ che si sta aprendo, non che l’Abkhazia e l’Ossezia del sud, le due regioni confinanti con la Russia con desideri secessionistici si siano calmate, però lì la Russia ha un po’ soffiato sul fuoco, un po’ ha calmato il gioco che lei stessa aveva provocato. Qui invece c’è un leader decisamente anti-Saakashvili, che vuole il separatismo. Vedremo se sarà l’occasione perché riprenda il fuoco del separatismo e del nazionalismo o se invece arriverà a più miti consigli.

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FEDE E CULTURA PER UN LUNGO VIAGGIO CHE PARLA DI STORIA E DI PREGHIERA.

ATTESI MILIONI DI PELLEGRINI IN GALIZIA,

PER IL 118.MO ANNO SANTO COMPOSTELANO

- Intervista con mons. Jaime García -

 

Un pellegrinaggio sempre nuovo su strade antiche, che attira ogni credente come “una chiamata alla speranza”. Tra i rintocchi a festa del migliaio di campane dell’arcidiocesi di Santiago de Compostela, la sera del 31 dicembre 2003 il vescovo locale, Julian Barrio, ha solennemente aperto la porta santa della cattedrale che da oltre dieci secoli è meta di pellegrinaggi a piedi verso la tomba di San Giacomo apostolo. Dopo la Messa, concelebrata da mons. Barrio insieme all’arcivescovo di Oviedo, Carlos Osoro Sierra, ai vescovi galiziani e di altri Paesi, migliaia di fedeli hanno assistito verso le 19 al rito d’apertura del grande portale in bronzo, che domina Piazza della Quintana. Anche la mattina del primo gennaio 2004, lungo gran parte del Camino francese, che dal Passo di Roncisvalle conduce a Santiago, uno scampanio a distesa ha salutato il primo giorno del 118.mo Anno santo giacobeo. Al 31 dicembre, già 170 persone hanno vissuto l’esperienza del pellegrinaggio, ma saranno alla fine milioni i pellegrini che ne avranno percorso le diverse rotte: otto itinerari che dalla Francia, dal Portogallo e da altre direzioni confluiscono verso la Galizia, per un totale di 1.100 km. di marcia e di preghiera. Ma quali sono le motivazioni che spingono queste masse di fedeli a intraprendere il viaggio verso Santiago? Risponde mons. Jaime García, delegato episcopale dei pellegrinaggi della Cattedrale di Compostela, intervistato dal nostro direttore, padre Ignacio Arregui:

 

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R. - NOSOTROS AQUI DISTINGUIMOS …

Nel calcolo dei numeri, noi distinguiamo i pellegrini che fanno il pellegrinaggio a piedi, che è quello tipico, caratteristico di Santiago, da quelli che partecipano a pellegrinaggi organizzati - ad esempio dalle diocesi, dalle arciconfraternite, ecc. - da quelli ancora che vengono per proprio conto. Per quanto riguarda i pellegrini che vengono a piedi, secondo quanto reso noto dall’Ufficio dei pellegrini, che rilascia un attestato di partecipazione intitolato “Compostela”, il loro numero nel 1999 è stato esattamente di 154.613 unità. Per il 2003, non si conoscono ancora le cifre, ma certamente saranno più alte rispetto al ‘99. Anche i pellegrinaggi organizzati nel ’99 sono stati numerosi, complessivamente 5.526, con gruppi composti da cento, mille e fino a 10 mila fedeli. I più numerosi sono stati quelli italiani. Sui pellegrini che vengono per conto proprio, infine, non disponiamo di dati.

 

D. – Anche qui in Italia, dove parecchi mezzi di comunicazione hanno offerto servizi speciali sull’Anno santo compostelano, si nota un progressivo incremento dell’interesse popolare nei riguardi del pellegrinaggio verso Santiago. Come si spiega questa tendenza?

 

R. - EL FENOMENO ES MUY COMPLEJO…

Il fenomeno è molto complesso. Le ragioni sono diverse. Nel 1885, Papa Leone XIII pubblicò, in occasione di un esame scientifico dei resti dell’apostolo Giacomo, la Lettera Deus Omnipotens, nella quale invitava i fedeli a recarsi in pellegrinaggio a Compostela. Da allora, i pellegrinaggi sono divenuti sempre più numerosi. In epoca più recente, ricordiamo che Giovanni Paolo II è giunto in pellegrinaggio a Compostela nel 1982 e nel 1989 per la Giornata mondiale della gioventù. Anche questo è stato un fatto molto importante, che ha dato ulteriore impulso ai pellegrinaggi. Un altro motivo è la soddisfazione che i fedeli manifestano di ritorno da Santiago. Il loro passaparola ha un ruolo molto importante nello spingere gli altri a partecipare ai pellegrinaggi. Credo che la nostra società sia profondamente segnata dall’idea cristiana del pellegrinaggio. Itinerari spirituali si trovano in ogni parte dell’Europa e questo crea, in generale, un ambiente molto positivo. Ma possiamo anche dire che oggi l’uomo continua ad avere un anelito religioso, che lo spinge al cammino, al pellegrinaggio.

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MEZZO SECOLO DI INTRATTENIMENTO ED INFORMAZIONE:

LA TV ITALIANA COMPIE 50 ANNI

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

50 anni fa, il 3 gennaio 1954, la Televisione debuttava nel mondo della comunicazione italiana, con il programma “Arrivi e partenze”  presentato da Mike Bongiorno. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

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(intervallo Rai)

 

Sono le 11 di domenica 3 gennaio 1954: la Rai parte con le sue prime trasmissioni ufficiali dai centri di Milano, Torino e Roma. Sono circa 15 mila gli apparecchi tv diffusi nel centronord della penisola. Per il sud bisognerà attendere qualche anno. La prima edizione del Telegiornale è interamente dedicata all’avvento di questo nuovo potente mezzo di comunicazione. Massimo Rendina, primo direttore del Tg dopo l’epoca sperimentale di Vittorio Veltroni.

 

R. – Per noi, il problema era proprio di portare l’immagine in tempo reale di fronte al pubblico; la difficoltà era che bisognava sviluppare la pellicola, a meno che non si fosse usciti in diretta, perché non c’era modo di registrare!

 

D. – Il suo giudizio sull’informazione attuale ...

 

R. – Sono abbastanza critico, nel senso che tutto quello che interessa la società industriale, la società dell’Occidente, assume un certo valore rispetto a quello che invece è la realtà del mondo.

 

D. – 50 anni fa, quali erano i criteri che lei suggeriva ai suoi giornalisti?

 

R. – Il grande rispetto per la persona umana.

 

Il debutto del piccolo schermo fa seguito ai primi esperimenti avviati dall’Eiar nel 1929. Il presidente Rai è Cristiano Ridomi. L’annuncio delle prime trasmissioni da Roma ha la voce ed il volto di Nicoletta Orsomando, la cui testimonianza, insieme a quella di Mike Bongiorno e Raimondo Vianello, è stata raccolta da Antonella Palermo:

 

“Non ero molto emozionata perché televisori in Italia, a Roma poi in particolare, ce n’erano pochissimi; la dizione doveva essere perfetta, il modo di porgere doveva essere accattivante ma non certo intrigante ... Una cosa abbastanza divertente che mi è capitata: noi, la sera, con la buona notte facevamo anche l’annuncio di tutti i programmi del giorno successivo, e quindi avevamo molti fogli in mano. Ad un bel momento, mi cade tutto e allora io, con la massima semplicità, mi abbasso, prendo tutte le mie cose, ritorno su e dico: ‘Scusate, ma mi erano caduti i fogli, adesso vi dico quello che c’è domani’”.

 

“Arrivi e Partenze” è il primo programma Rai in onda alle 14:30 e condotto da un giovane americano, fino a quel momento inviato dagli Stati Uniti e che da allora di strada ne farà tanta: il suo nome è Mike Bongiorno.

 

“Si decise di fare un grande programma per invogliare gli italiani ad acquistare il televisore, ed io dissi: ‘Negli Stati Uniti c’è una trasmissione che si chiama: la domanda da 64.000 dollari; potremmo fare una trasmissione così!’. E Pugliese mi disse: ‘Ma, qui in Italia è una cosa immorale regalare milioni!’. E io dissi: ‘Ma lo vada a vedere!’. Allora Pugliese andò negli Stati Uniti e mi disse: ‘Hai ragione’. Decidemmo di chiamarla ‘Lascia o raddoppia’. Partimmo con sì e no 40-50.000 televisori, e quando decidemmo di sospendere eravamo già arrivati a 4-5 milioni di televisori”.

 

Ma la Tv del ’54 è anche Varietà: un, due, tre è il titolo della fortunatissima trasmissione con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. Ecco come se la ricorda quest’ultimo…

 

“C’era il fatto di affrontare questa esperienza, ma senza drammi, però, non capivamo l’importanza di questo mezzo. Nelle mie trasmissioni ero conosciuto per essere un po’ cattivo, cioè per prendere in giro gli ospiti ... Il fatto è che uno può e deve cercare di divertire senza essere volgare. La volgarità è una strada più breve, più facile: puoi magari strappare una risata, ma alla fine rimane la volgarità”.

 

50 anni di fiction, show, sit comedies, sport e musica. Mezzo secolo che ha visto con gli anni un’evoluzione da una Tv da  guardare ad una Tv sempre più ‘guardona’, quella dei reality show: discussa, criticata, ma sempre più presente.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

3 gennaio 2004

 

L’ASSEMBLEA MONDIALE DELL’INDUISMO HA SMENTITO

DI AVER COSTRETTO CON LA FORZA MILLE CRISTIANI

DELLO STATO INDIANO DEL GUJARAT AD ABIURARE LA FEDE

DURANTE LA SCORSA NOTTE DI NATALE

 

AHNMEDABAD (INDIA). = Le recenti feste natalizie non hanno portato a nessuna “riconversione” forzata all’induismo dei cristiani dello Stato indiano del Gujarat. La notizia, diffusa oggi dall’agenzia AsiaNews, riferisce dell’annuncio, fortunatamente rimasto senza seguito, della riconversione di mille cristiani all’induismo, che sarebbe dovuta avvenire durante la scorsa notte di Natale. AsiaNews racconta anche della paura che serpeggia ad ogni approssimarsi delle festività all’interno delle comunità cristiane locali: paura nata in seguito alle violenze della notte di Natale del ’98, quando molti militanti del Vhp (il Vishwa Hindu Parishad, l’Assemblea mondiale dell’induismo) bastonarono fedeli cristiani, bruciarono Bibbie e distrussero alcune chiese nel distretto di Dangs, a circa 1500 km a sud-est di Delhi. Il raduno per la riconversione dei cristiani, organizzato dal Vhp, si sarebbe dovuto svolgere nel Maharashtra, a Navapur, un villaggio tribale, ma le autorità del Maharashtra non lo hanno permesso. Il segretario internazionale del Vhp, Pravin Togadia, ha deciso allora di trasferire  l’evento a Dalmatty, a 45 km da Ahwa, nel Gujarat, da dove ha lanciato accuse contro i missionari cristiani, annunciando poi alla stampa che un migliaio di cristiani aveva abiurato la propria  fede per l’induismo. Ma l’annuncio è stato prontamente smentito da T.V. Gaikwad, capo della Chiesa del North India a Dangs. Il Gujarat ha una legge che impone fino a 3 anni di prigione e  multe fino a 100 mila rupie (circa 2.200 dollari Usa) per chiunque converte un altro con la forza o con mezzi fraudolenti. Se il convertito è un minore, una donna, un tribale o un membro dei fuori casta, la condanna sale a 4 anni. (A.D.C.)

 

 

ALCUNE ONG ISRAELIANE SI MOBILITANO PER CHIEDERE

ALLA CORTE SUPREMA NAZIONALE DI AVVIARE INCHIESTE

PER OGNI PALESTINESE DISARMATO UCCISO.

SAREBBERO 400 I MINORENNI PALESTINESI RIMASTI UCCISI

DALL’INIZIO DELLA SECONDA INTIFADA

 

TEL AVIV.= Indagare sugli omicidi perpetrati contro gli abitanti dei Territori palestinesi inermi. E’ la richiesta che, secondo l’agenzia francese Afp, la “Btselem” - il Centro di informazioni sui diritti umani nei Territori occupati - e l’Associazione dei diritti civili hanno formalmente indirizzato all’Alta Corte israeliana. La Polizia militare - è l’essenza della richiesta - dovrebbe effettuare delle indagini nei riguardi di ogni palestinese disarmato ucciso. Da parte delle Forze di sicurezza israeliane, intanto, è stato risposto che, nei casi di inchieste già avviate, la procedura seguita non è sistematica, giacché l’Intifada è da considerarsi “un conflitto armato”. Ora il governo di Ariel Sharon, secondo la decisione della Corte, ha trenta giorni di tempo per rispondere al ricorso presentato dalle due organizzazioni. Il Centro “Btselem” ha fornito dati allarmanti sulla seconda Intifada: sarebbero 410 i palestinesi minorenni uccisi, dal settembre 2000. Tra questi, 11 neonati, 90 bambini tra i 3 e i 12 anni e 304 giovani al di sotto dei 17 anni. Per il Centro di informazioni sui diritti umani, nello stesso periodo sarebbero morte 90 donne palestinesi di età superiore ai 20 anni. (B.C.)

 

 

AL VIA UN PROGRAMMA, VOLUTO DAL GOVERNO BRASILIANO,

PER PROTEGGERE L’AMAZZONIA. ENTRERA’ IN VIGORE NEI PRIMI MESI DEL 2004

ALLO SCOPO DI FAR RIENTRARE L’ALLARME

SULLA SITUAZIONE ECOLOGICA E SOCIALE DEL PIU’ GRANDE “POLMONE” DEL MONDO

 

SAN PAOLO. = Salvare l’Amazzonia è un imperativo che il governo del Brasile deve assumere al più presto. Secondo dati diffusi da molti enti e organizzazioni non governative ambientali, la situazione è peggiorata sensibilmente. Più volte, in passato, l’Amazzonia era stata oggetto di incuria amministrativa. Sotto la legislatura di Fernando Henrique Cardoso, tra l’agosto 2001 e l’agosto 2002, erano andati distrutti 25.500 chilometri quadrati di foresta, un tasso di disboscamento elevatissimo, addirittura superiore al periodo del regime militare quando si era cercato di ‘colonizzare’ l’Amazzonia. Il programma che verrà adottato, prevede una diagnosi approfondita dei problemi endemici della foresta amazzonica e l’adozione di nuove strategie d’intervento integrate tra tutti i ministeri. L’obiettivo è di conciliare sviluppo economico, umano e preservazione ambientale. Nel piano, primaria è l’attenzione verso le terre abbandonate, sfruttate per un certo periodo dopo il disboscamento e poi lasciate a sé stesse dopo la fine della produttività. Esempio lampante: il Mato Grosso tra i 12 e i 15 milioni di ettari di terre abbandonate. “Uno spreco tanto peggiore - si legge nella dichiarazione programmatica - se si considera che mentre nuove aree sono disboscate senza sosta per l’espansione dell’attività agricola, l’allevamento del bestiame e lo sfruttamento del legname pregiato, gran parte delle aree già disboscate non è sfruttato in modo adeguato”. Oltre a questi fattori, sotto accusa nel peggioramento delle condizioni ambientali dell’Amazzonia: l’espansione delle colture di soia, i cantieri stradali e i lavori pubblici, la nascita di nuove colonie e l’occupazione illegale delle terre. (B.C.)

 

 

ATTENTATI DINAMITARDI IN SERIE HANNO DANNEGGIATO L’OLEODOTTO TRANSANDINO IN COLOMBIA. LA RESPONSABILITA’ DEGLI ATTACCHI, SECONDO LA POLIZIA LOCALE, SAREBBE DA ATTRIBUIRE AI GUERRIGLIERI DELLE FARC.

SOSPESA INTANTO LA FORNITURA DEL GREGGIO

 

BOGOTA’. = Sono quasi una dozzina gli attentati portati nelle ultime 24 ore in Colombia contro l'Oleodotto transandino di proprietà della Compagnia Ecopetrol. Lo riferiscono fonti di Polizia locali, precisando che undici esplosioni - dietro le quali secondo le Forze di sicurezza si troverebbero i guerriglieri delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane - si sono succedute oggi nella regione meridionale del Putumayo e de La Balestra. In seguito agli attacchi, la Ecopetrol ha deciso la sospensione del pompaggio del greggio ed ha inviato sul posto alcune squadre tecniche che, scortate dall'esercito, hanno iniziato a riparare l’oleodotto che trasporta 30 mila barili di petrolio al giorno. La polizia ritiene che il sabotaggio, il primo dall'inizio dell'anno, sia opera del “Fronte 48” delle Farc, già in passato coinvolto in operazioni simili ai danni di Ecopetrol e di compagnie petrolifere statunitensi. Tra gennaio e novembre 2003, le Farc e l'Esercito di liberazione nazionale (Eln), l'altro gruppo guerrigliero attivo nel Paese latinoamericano, hanno compiuto 170 attacchi contro la rete degli oleodotti colombiani. (A.D.C.)

 

 

UNO STUDIO PUBBLICATO SULLA RIVISTA AMERICANA “THE LANCET” DOCUMENTA

CHE NEL MONDO MEZZO MILIONE DI DONNE PERISCONO DI PARTO.

NELLA MAGGIORANZA DEI CASI LE MORTI SONO DOVUTE

A LESIONI FACILMENTE CURABILI

 

NEW YORK. = L’ultimo numero della rivista americana “The Lancet”, che ospita una serie di studi sui problemi di salute legati alla maternità, fornisce stime drammatiche sulle morti per complicazioni legate alla gravidanza. Ogni anno, nel mondo mezzo milione di donne muoiono per questi motivi, in particolare il 99% dei decessi avviene nei Paesi in via di sviluppo. Il 25% delle donne muore a causa di emorragie, il 15 % per infezioni, il 13% per gli aborti provocati, l’8% per la difficoltà nell’espulsione del neonato. Tra gli studi più allarmanti, quello sull’aborto, che secondo la rivista americana, provoca la morte di 67 mila donne. Il dato interessante è che i decessi sono legati, almeno per il 43% ad interruzioni di gravidanza illegali. Uno studio dell’Università di Londra denuncia la sterilizzazione forzata di 250 mila donne in Perù, tra il 1996 e il 2000, nell’ambito di un programma di pianificazione familiare. E’ “Medici senza frontiere” a rilevare che sono le infezioni derivanti dalle lesioni interne, provocate dal parto, ad elevare il numero delle morti. In molti casi se le infezioni venissero diagnosticate per tempo, sarebbero semplici da curare. Inoltre la mortalità per emorragia potrebbe essere ridotta somministrando un farmaco a basso costo come l'ossitocina, che facilita il parto. Infine, il Center for Global Health and Economic Development della Columbia University di New York richiama l'attenzione sulle donne costrette ad emigrare dal proprio Paese - circa 35 milioni - la cui salute riproduttiva viene spesso poco tutelata dai Paesi ospiti.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 gennaio 2004

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Un aereo della compagnia egiziana Flash Air con 148 persone a bordo è precipitato all'alba di questa mattina nel Mar Rosso a pochi minuti dal decollo. Il velivolo, un Boeing 737, su cui viaggiavano 135 francesi e 13 egiziani, si è inabissato a pochi chilometri da Sharm el Sheikh. Non vi sono superstiti. Secondo fonti aeroportuali del Cairo, l'aereo era atteso a Parigi alle 9 ed era partito da Venezia con a bordo un gruppo di turisti italiani, poi sbarcati all'aeroporto della località balneare egiziana, dove aveva fatto scalo per un'ora prima di ripartire per il Cairo. Un funzionario del Ministero dei Trasporti egiziano, escludendo l’ipotesi di attentati, ha dichiarato che “il Boeing ha avuto un incidente tecnico”. Aerei militari locali, supportati da piccole imbarcazioni, hanno lanciato all'alba le operazioni di soccorso, ma finora non sono stati rinvenuti che piccoli pezzi del velivolo, precipitato nello Stretto di Tiran tra la penisola del Sinai e l'Arabia Saudita. Numerosi i messaggi di cordoglio pervenuti al presidente egiziano, Hosni Mubarak. Quella di oggi è la terza grande  sciagura aerea che colpisce l'Egitto negli ultimi anni. Nel maggio 2002 un Boeing 767 della Egypt Air si era schiantato vicino all'aeroporto di Tunisi con 15 persone a bordo. Mentre nell'ottobre di tre anni prima, un velivolo della stessa compagnia era precipitato in mare al largo del Massachussets, provocando 138 vittime. 

 

Si celebrano oggi a Nenagh, nel Sud dell’Irlanda, i funerali di mons. Michael Courtney, il nunzio apostolico in Burundi ucciso lunedì 29 dicembre. Secondo l’agenzia missionaria Misna, a quasi una settimana di  distanza dal tragico assassinio, nel Paese africano, dove i cattolici sono il 65-70 per cento della popolazione, la gente è ancora sotto shock. Stando alle affermazioni di un diplomatico di Bujumbura, “l'impressione è che mons. Courtney sia stato abbandonato e senza protezione, anche perché nei dintorni del luogo dove l'auto con le insegne del Vaticano è stata colpita, abita molta gente, che ha visto e che sa. E che ora si chiede perché nessuno sia intervenuto a prestare soccorso”. Intanto, il prossimo 8 gennaio alle ore 17, il Cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano, presiederà nella Basilica Vaticana una Santa Messa in suffragio dell’Arcivescovo scomparso.

 

Allarme e caos nei cieli per la paura di nuovi attentati terroristici: gli Stati Uniti sono sempre più difficili da raggiungere dagli altri Continenti, per lo stato di allerta arancione in vigore negli Usa dal 21 dicembre. I dettagli nel servizio di Andrea Sarubbi:

 

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La paura di volare corre forte nei cieli del mondo. Dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna – principali bersagli di eventuali attentati, secondo gli esperti – si è spostata anche in Etiopia, convincendo la compagnia di bandiera ad imbarcare poliziotti armati sui voli in partenza per l’America. Analoga decisione è stata presa dal governo messicano, dopo la cancellazione di due voli da Città del Messico a Los Angeles. Alla protesta delle compagnie aeree locali, che accusano Washington di aver provocato loro ingenti perdite, risponde lo statunitense Esa Hutchinson, del dipartimento di sicurezza interna:

 

“Noi dobbiamo prendere delle decisioni pensando che su quel volo potrebbe esserci un membro della nostra famiglia. Partendo dalle misure di sicurezza già in atto, cerchiamo di agire in base al rischio esistente, coordinandoci con i governi degli altri Paesi. Ed onestamente credo che le decisioni prese finora siano molto buone”.

 

Ma gli sceriffi dei cieli non bastano per rassicurare il Pentagono, che negli ultimi giorni ha chiamato in causa anche i propri caccia. Avrebbero scortato – dicono informazioni frammentarie, non confermate ufficialmente – diversi voli di linea, soprattutto tra gli Stati Uniti e la Francia. Il governo britannico, invece, ha preferito non affrontare il rischio, lasciando a terra centinaia di passeggeri: il volo pomeridiano per Washington è ormai fermo da due giorni, quello di oggi per Riad non partirà. Un sospetto terrorista, ritiene Scotland Yard, sarebbe pronto ad imbarcarsi per ripetere la tragica scena dell’11 settembre.

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“All'Europa è mancata l'Italia, come all'Italia è mancata l'Europa”. È dura la critica del presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, che, dalle colonne di “Repubblica”, traccia un bilancio dell'anno trascorso e punta il dito contro Palazzo Chigi. L’intervista ha suscitato le aspre polemiche della Casa delle Libertà. Il servizio è di Luca Liverani:

 

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In un’intervista a Repubblica, il presidente della Commissione europea indica nel presidente di turno appena scaduto, Silvio Berlusconi, il primo responsabile del fallimentare bilancio europeista, e dopo mesi di strette di mano ufficiali scoppia la polemica elettorale in vista delle elezioni europee di giugno. Il candidato in pectore dell’Ulivo fa l’elenco delle colpe di Berlusconi: crisi del patto di stabilità, divisione sulla missione in Iraq, affondamento della Costituzione europea nel Vertice di Bruxelles. Ma il professore dice la sua anche sull’euro: difende la moneta unica accusata dal Polo di aver causato l’inflazione: in 10 Paesi su 12 non c’è stato aumento dei prezzi. Immediata e durissima la replica del centrodestra: per il ministro Buttiglione è un giudizio sbagliato e ingeneroso; per il coordinatore nazionale di Forza Italia, Bondi, Prodi rappresenta la vecchia politica, ipocrita e polverosa.

 

Per la Radio Vaticana, Luca Liverani.

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Riarmo atomico al centro della diplomazia internazionale e governo di Pyongyang sempre più isolato. Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti chiederanno alla Corea del Nord di smantellare tutti i propri impianti nucleari, nel corso dei prossimi incontri a sei, con la partecipazione allargata a Cina e Russia, compresa la produzione di energia. Questo, almeno fino a quando leader del Paese rimarrà Kim Jong Il, cui viene attribuita l’intenzione di portare avanti programmi nucleari militari clandestini, se disponesse di tecnologie adatte allo scopo. Per sopperire alle necessità energetiche di Pyongyang, verrà offerta assistenza nella realizzazione di centrali termoelettriche convenzionali. Intanto nei prossimi giorni una delegazione americana ispezionerà la centrale di Yongbyon, in Corea del Nord. I particolari nel servizio di Chiaretta Zucconi.

 

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La delegazione sarà guidata dall’ex direttore del Laboratorio nazionale di Los Alamos, Hager, e comprenderà anche uno scienziato dell’Università di Stanford ed esponenti del Congresso. Ma l’amministrazione di Washington non sarà coinvolta nella visita, ha precisato oggi il Dipartimento di Stato americano. La visita a Yongbyong, dove la Corea del Nord ha riattivato lo scorso anno un reattore nucleare, giunge in un momento di grande stallo degli sforzi diplomatici per la risoluzione pacifica della crisi nucleare, che potrebbe aprire la strada alla ripresa dei colloqui multilaterali internazionali sulla spinosa questione. Il primo round di consultazioni si è tenuto a Pechino nell’agosto dello scorso anno ed ha visto coinvolto le Coree, la Cina, gli Stati Uniti, la Russia e il Giappone.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Ancora sangue nei Territori. Tre ragazzi palestinesi sono stati uccisi oggi nel corso di scontri con  l'esercito israeliano a Nablus, in Cisgiordania. Due giovani di 18 e 25 anni sono morti al loro arrivo in ospedale, dove erano stati trasferiti dopo essere stati colpiti da soldati israeliani. Poco prima era stato ucciso un adolescente palestinese di 15  anni, che lanciava pietre contro i  militari nella città vecchia di Nablus. Rivendicato inoltre dalla Jihad Islamica, l'attacco dinamitardo contro una jeep dell’esercito israeliano avvenuto ieri sera sempre a Nablus.

 

Vicenda Parmalat. Dopo aver focalizzato ieri le indagini sulle banche, i magistrati della procura di Milano stanno interrogando, per la quarta volta, l’ex presidente del gruppo agro-alimentare, Calisto Tanzi. Tanzi è nel carcere di san Vittore da sabato 27 dicembre ed è in attesa della decisione del Gip milanese, Guido Piffer, sulla concessione degli arresti domiciliari chiesti dai suoi difensori per motivi di salute. Intanto, sempre nell’ambito dell’inchiesta sul gruppo di Collecchio, gli ufficiali della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bologna stanno svolgendo delle perquisizioni nella Banca Del Monte a Parma e nell'ufficio del presidente Franco Gorreri, che aveva rivestito in passato diversi ruoli nella Parmalat.

 

Sono 35 mila i corpi delle vittime del terremoto del 26 dicembre, in Iran, recuperati finora sotto le macerie. Lo ha detto all'agenzia governativa Irna il generale Hossein Fattahi, dei Pasdaran. I dispersi in tutto sarebbero 50 mila.

 

Nella tarda mattinata il primo ministro indiano Atal Behari Bajpayee è arrivato a Islamabad. Sul tavolo della diplomazia, la questione dei confini del Kashmir lungo i quali si scontrano i guerriglieri delle opposte fazioni. Si tratta della prima visita di un capo di governo indiano in Pakistan dal 1999.

 

91 morti per il freddo in un weekend. Questo il tragico bilancio dell’ultima ondata di gelo che ha investito il Bangladesh, secondo quanto riferiscono i media locali. Gran parte delle vittime sono bambini e anziani appartenenti alle classi più povere, che non hanno ricoveri né mezzi per difendersi dal freddo, in particolare a latitudini dove le temperature registrate, di poco superiori allo zero, sono inusuali.

 

Cinque vittime è il bilancio dell'esplosione avvenuta in un supermercato di Florencio Varela, a 30 chilometri da Buenos Aires, in Argentina. Ci sono inoltre cinque dispersi: quattro impiegati e una bambina di due anni.

 

Durante gli scontri dei giorni scorsi con le forze armate russe, il presidente ceceno Aslan Maskhadov è rimasto ferito nella regione di Nozhai-Iurt. Lo riferisce l'agenzia ufficiale del governo indipendentista, precisando che Maskhadov non corre pericolo di vita. Con il comandante militare dei ribelli Shamil Basayev, il presidente della Cecenia è l'uomo più ricercato della Russia e sulla sua testa  è stata messa una taglia.

 

Mentre si registra ancora il silenzio dalla sonda britannica Bearle2, che avrebbe dovuto inviare i primi dati da Marte, è previsto per questa notte l’arrivo di un robot americano, Spirit, sul pianeta rosso. Forse sarà proprio Spirit, primo di una serie di moduli spaziali realizzati dalla Nasa a consentire la creazione di un ponte di trasmissioni con la terra.

 

 

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