RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 365 - Testo della
Trasmissione di giovedì 1 gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Oggi la Chiesa celebra la solennità di Maria Madre
di Dio: con noi padre Stefano De Fiores
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Genova
e Lille nominate dall’Ue “Capitali europee della cultura 2004”
In
Irak morto un civile iracheno nei pressi di Kirkuk
In
Iran dalle macerie sono state tratte in salvo ieri 11 persone
Ricorre
il bicentenario dell’indipendenza di Haiti in una situazione di precarietà
sociale e tensione politica.
1
gennaio 2004
L’URGENZA
DI EDUCARE ALLA PACE, LA TESTIMONIANZA DI MONS. COURTNEY
UCCISO
IN BURUNDI, LA FORZA DEL PERDONO OLTRE AL VALORE DELLA GIUSTIZIA, L’IMPEGNO PER
UN NUOVO ORDINAMENTO INTERNAZIONALE.
TUTTO
QUESTO NELLE PAROLE DEL PAPA ALL’OMELIA E ALL’ANGELUS,
ACCOMPAGNATE
DALL’AUGURIO AL MONDO INTERO DI PROSPERITA’ E DI PACE,
NELLA
FESTA DI MARIA MADRE DI DIO, GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
L’urgenza di educare alla pace,
la testimonianza evangelica di mons. Courtney ucciso in Burundi nei giorni
scorsi proprio mentre svolgeva la sua missione per il dialogo e la
riconciliazione, il valore del perdono oltre a quello della giustizia e delle
solidarietà, l’impegno per un nuovo ordinamento internazionale che metta a
frutto l’esperienza dell’Onu. Di tutto questo ha parlato il Papa all’Omelia
della Messa in San Pietro nella solennità di Maria Madre di Dio che la Chiesa celebra
nella prima giornata del nuovo anno,
proclamata giornata mondiale della pace. Il servizio di Fausta Speranza.
**********
Che il 2004 sia “per
tutti un anno di prosperità e di pace”. E' l'augurio con cui Giovanni
Paolo II ha aperto l'omelia della Messa. “Di fronte alle situazioni di
ingiustizia e di violenza e al permanere di conflitti armati spesso dimenticati
diventa indispensabile costruire insieme vie per la pace”: è quanto ha affermato ricordando il cuore del
messaggio per questa giornata: “un impegno sempre attuale: educare alla pace”.
E Giovanni Paolo II ha voluto ricordare che tutto ciò si “riallaccia
idealmente” al suo appello fatto all’inizio del Pontificato in cui ribadiva
“l’urgenza e la necessità di formare le coscienze alla cultura della pace”.
Ancora una volta è tornato a ribadire con convinzione e forza la necessità di
difendere la pace.
“Poiché la pace è possibile - ho voluto ripetere - essa è doverosa”.
E’ un
valore evangelico fondamentale del quale si è fatto testimone particolare mons.
Michael Aidan Courtney, il nunzio apostolico in Burundi tragicamente ucciso qualche
giorno fa.
“... mentre svolgeva la propria missione a favore del
dialogo e della riconciliazione. Auspichiamo che il suo esempio ed il suo
sacrificio portino frutti di pace in Burundi e nel mondo”.
Come
ogni anno – ha proseguito il Papa – nel tempo di Natale si torna idealmente a
Betlemme, ma “la Terra in cui nacque Gesù continua, purtroppo, a vivere in
condizioni drammatiche”. E “anche in altre parti del mondo non si spengono i focolai
di violenza e i conflitti”.
“Occorre però perseverare senza cedere alla tentazione
della sfiducia”.
E’
necessario uno sforzo di tutti: è questo l’invito “perché siano rispettati i
diritti fondamentali delle persone attraverso una costante educazione alla
legalità”. Ma anche per fare un salto – ha suggerito il Papa – dalla “logica
semplice della giustizia a quella del perdono”. Perché “non c’è pace senza
perdono”. E il pensiero di Giovanni
Paolo II è andato alle Nazioni Unite e alle prospettive da studiare per
assicurare un ordinamento sempre più in grado di “dare ai problemi di oggi
soluzioni adeguate”. L’obiettivo ultimo è la costruzione di quella “civiltà
dell’amore” che potrà assicurare “una pace autentica e duratura”, perché – ha
ricordato il Papa – “l’amore è la forma più alta e più nobile di rapporto degli
esseri umani”.
E
all’Angelus rivolgendo “al mondo intero” l’augurio che il Signore conceda “pace
a tutti i popoli”, come recita l’antica benedizione biblica che risuona nella Liturgia
di oggi, il Papa ha chiamato tutti ad assumersi le proprie responsabilità. “La
pace – ha detto - è un dono di Dio ma anche un progetto alla cui realizzazione
ciascuno deve dare il proprio contributo”. “Buon Anno a tutti” – ha augurato il
Papa:
“A
voi, qui presenti, e a tutti coloro che ci seguono attraverso la radio e la
televisione il mio più cordiale augurio di prosperità e di pace”.
Un
saluto particolare ha rivolto il Papa al presidente della Repubblica italiana,
ricambiando gli auguri espressi ieri sera da Carlo Azeglio Ciampi. E, dopo
essersi espresso nelle varie lingue, ha rivolto un pensiero alla marcia
promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, ai giovani dell’Opera Don Orione, alle
famiglie del Movimento dell’Amore Familiare che in questa notte di Capodanno
hanno vegliato pregando per la pace, ai membri di Millennium Christi.
**********
OGGI LA CHIESA CELEBRA
LA SOLENNITA’ DI MARIA MADRE DI DIO:
DEL PROFONDO SIGNIFICATO TEOLOGICO CI PARLA PADRE
STEFANO DE FIORES
Oggi, 1° gennaio, la Chiesa celebra la solennità di Maria
Santissima Madre di Dio. Il dogma fu proclamato dal Concilio di Efeso del 431
che dichiarava solennemente Maria Madre del Verbo incarnato e non solo
dell’uomo Gesù. La solennità di Maria Santissima Madre di Dio è la prima festa
mariana comparsa nella Chiesa occidentale. Celebrata fin dal VI secolo in
collegamento con le festività natalizie, nel 1968 venne associata da Paolo VI
alla Giornata Mondiale della Pace di cui Maria è Regina. Ascoltiamo,
nell’intervista di Maria Di Maggio, padre Stefano De Fiores, ordinario di mariologia
presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
**********
R. – Maria Madre di Dio significa che veramente Dio si è
fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Come dice Sant’Agostino, la
maternità divina di Maria è il fondamento di tutta la salvezza. Se Maria fosse
fittizia, non fosse vera –dice Agostino – sarebbero fittizie e non vere anche
le cicatrici della Passione. Gesù non ci avrebbe salvato. Invece, per il fatto
che Maria è veramente la Madre di Gesù, Gesù ha assunto la natura umana, ha
assunto quel corpo che poi offre sull’altare della Croce per il bene
dell’umanità. E l’umanità deve sentire un debito inestinguibile verso la Madre
del Signore. Il carisma fondamentale del Cristianesimo dovrebbe essere proprio
questo della maternità divina di Maria.
D. – Per noi, oggi, che cosa vuol dire, che cosa significa
la maternità divina di Maria?
R. – Significa che Dio ha voluto avere una madre e cioè
manifestare la paternità di Dio attraverso la tenerezza della madre. Abbiamo la
Vergine della Tenerezza, un’icona russa molto conosciuta, che in pratica rivela
nello sguardo e nell’affetto tra la Madre e il Figlio la tenerezza infinita di
Dio per l’umanità.
D. – Oggi è anche la XXXVII Giornata mondiale della pace.
Qual è il messaggio di pace di Maria?
D.- Certamente ci sono tanti legami, perché la Madre di
Dio è la donna dell’Alleanza. L’Alleanza è un’alleanza di pace. Poi, è Madre di
Gesù e Gesù, come dice la Scrittura, è la nostra pace. Quindi, si identifica
con la pace. Non è solamente il Principe della pace, ma è la pace in persona. E
allora che cosa dobbiamo fare noi? Dobbiamo essere educati, come dice il Papa,
ad una cultura di pace. E questo vuol dire, innanzitutto, togliere dal nostro
cuore ogni aggressività verso l’altro e, piuttosto, accettare l’altro in quanto
altro. Questo è veramente il primo passo. Il secondo è costruire la pace. Dice
Gesù: Beati gli operatori di pace, i costruttori di pace. Gesù viene a darci
questa indicazione e questa urgenza: dobbiamo non solo essere operatori di
pace, ma dobbiamo diventare, ognuno di noi, pace. E’ in questo senso che Maria
è la nostra pace. In Maria abbiamo una icona di una persona pacificata
completamente con Dio e con gli uomini, totalmente relativa a Dio e agli uomini per il bene
dell’umanità.
**********
PACE, FAMIGLIA, VOCAZIONI AL
CENTRO DELLE PAROLE DEL PAPA IERI AL TE DEUM
DI RINGRAZIAMENTO NELLA BASILICA
DI SAN PIETRO, GREMITA DI FEDELI
Nella Basilica di San Pietro gremita di fedeli, ieri nel
tardo pomeriggio, è stato cantato il Te Deum di ringraziamento durante i primi
Vespri della Solennità di Maria Madre di Dio presieduti dal Papa. Pace,
famiglia e vocazioni sono stati al centro delle parole di Giovanni Paolo II,
come ci riferisce Benedetta Capelli.
**********
(musica)
E’ stata una cerimonia intensa nella quale il Papa ha
ricordato come, a conclusione dell’anno civile, la liturgia vespertina diventi
ringraziamento e lode per tutti i doni del Signore da noi ricevuti, sempre
superiori alle nostre infedeltà. Nell’omelia ha fatto cenno all’ideale incontro
tra l’anno solare e quello liturgico al cui centro è Cristo.
“Cristo è il centro della storia del cosmo, è il
nuovo sole apparso nel mondo sorgendo dall’alto, un sole che è tutto o niente
verso il fine ultimo della storia”.
Rivolgendosi in particolare ai fedeli di Roma, ha
sottolineato la presenza nella Basilica dell’Icona della Madonna del Divino
Amore. Nella corona di Maria il Papa ha fatto incastonare cinque gemme per i cinque
nuovi misteri della luce del Rosario. Alla Vergine ha affidato il compito di
vigilare sulla diocesi romana, sui giovani e sulle nuove vocazioni. Ha
sottolineato l’attualità dell’esortazione apostolica Familiaris Consortio
del 1981, in cui scriveva: “L’avvenire dell’umanità passa attraverso la
famiglia”.
“Affido alla Madre di Dio e a San Giuseppe suo sposo la
mia preghiera a Gesù. Possa la famiglia rispondere sempre più pienamente al
progetto che Dio ha per lei da sempre”.
Infine, si è rivolto alla Vergine Maria, Regina della
pace, chiedendo di ottenere giorni di pace per la città di Roma, per l’Italia,
per l’Europa e per il mondo intero.
**********
LE
RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA E IL DIALOGO ECUMENICO AL CENTRO
DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER L’AVVIO
DELL’ANNO SANTO
A SANTIAGO DE COMPOSTELA
- Servizio di Paolo Ondarza -
**********
“Il
pellegrinaggio giacobeo rimanda alle origini spirituali e culturali del Vecchio
Continente: Chiesa ed Europa sono due realtà intimamente correlate nella loro essenza e nel loro destino”. Sono
le parole di Giovanni Paolo II nel messaggio in occasione dell’apertura oggi
dell’Anno Santo Compostelano in Spagna. “Dobbiamo riaffermare che il Vangelo è
ancora un riferimento fondamentale per l’intero Continente”, afferma il Papa
rievocando le due occasioni in cui si è recato a Santiago de Compostela, nota
anche come “capitale dell’Unione europea”.
Il
Papa chiede che il tradizionale pellegrinaggio di Santiago “non perda mai la
sua dimensione spirituale. Qualunque iniziativa volta a snaturare o adulterare
il suo carattere prettamente religioso - afferma - sarebbe una mancanza di rispetto
nei confronti delle sue antiche origini”. “Prima che un marciante, il
pellegrino è un credente che attraverso questa potente esperienza di vita, con
lo sguardo fisso all’intrepido apostolo Giacomo, desidera seguire fedelmente il
Cristo”. E l’incontro col Risorto è proprio l’essenza del pellegrinaggio
giacobeo: l’incontro con il perdono di Dio misericordioso attraverso cui il
pellegrino è chiamato a rivestire “l’uomo nuovo”. E Giovanni Paolo II ricorda
il caratteristico rito del Botafumeiro,
un turibolo oscillante per tutta la navata della cattedrale di Compostela a
simboleggiare l’universalità del perdono divino.
Il
pellegrinaggio – sottolinea il Papa – costituisce “uno spazio e un tempo per il
dialogo, la riconciliazione e la pace”; un impulso al dialogo ecumenico
d’accordo con la vocazione universale della Chiesa. Riflettendo sul valore
salvifico della fatica, caratteristica tipica del pellegrinaggio, il Papa
invita la società europea ad una maggior attenzione per il fenomeno delle
migrazioni. Infine, Giovanni Paolo II esprime l’augurio che la vitalità
dell’evento giubilare, caratterizzato tra l’altro dalla riunione della
Commissione Episcopale dell’Unione Europea e dall’Incontro Europeo dei Giovani,
raggiunga fraternamente l’America e gli altri continenti.
**********
=======ooo=======
1
gennaio 2004
IN 300
CHIESE DI AMBURGO SI È SVOLTA, LA SCORSA NOTTE,
LA
VEGLIA DI PREGHIERA PROMOSSA DALLA COMUNITÀ DI TAIZÈ
-
Intervista con frère Marek -
Tra le varie iniziative promosse per la pace è bello
registrare la veglia di preghiera organizzata ad Amburgo dalla Comunità di
Taizè, dove è in corso fino a domani l’annuale incontro europeo. Ascoltiamo in
proposito frère Marek al microfono di Amedeo Lomonaco:
**********
R. – Ieri sera si è svolta la preghiera per la pace e
tutte le chiese di Amburgo si sono riempite di giovani. I giovani hanno pregato
fino a mezzanotte per la pace nel mondo, anticipando in questo modo la Giornata
mondiale della pace. Dopo questa veglia di preghiera, i giovani hanno festeggiato
il 2004 con la ‘Festa delle Nazioni’. In ogni parrocchia, infatti, ci sono
giovani di diverse nazionalità e questa festa è stata molto semplice ma
gioiosa.
D. – Recentemente frère Roger, fondatore della Comunità di
Taizè, ha lanciato un appello ai giovani: “Diventate portatori di pace con le
vostre umili vite”. Qual è oggi la forza di questo appello nel terzo millennio?
R. – Il fatto che non solo i “grandi” di questo mondo
costruiscono la pace. Frère Roger ha sottolineato molto, questa volta, che
questo umile impegno è importante e che il senso di questi piccoli sforzi è
nell’umile preghiera. Proprio ieri sera ha parlato del significato di una
preghiera semplice e della bellezza di una preghiera comune.
**********
DALLA
CRISI IRACHENA AL DIBATTITO SULLA RIFORMA DEL CONSIGLIO
DI
SICUREZZA: PER LE NAZIONI UNITE IL 2003
E’ STATO UN ANNO LUNGO E DIFFICILE
-
Intervista con Maria Rita Saulle -
Nell’Omelia
di oggi il Papa ha voluto sottolineare che si sente “la necessità di un nuovo
ordinamento internazionale che metta a frutto l’esperienza e i risultati
conseguiti in questi anni dalle Nazioni Unite”. Tutto in vista della costruzione
della pace e il Papa ha indicato ancora una volta anche le vie da attraversare:
soluzioni che assicurino “la dignità della persona umana”, “lo sviluppo
integrale della società”, “la solidarietà tra Paesi ricchi e Paesi poveri”, “la
condivisione delle risorse”. L’anno appena concluso per le Nazioni Unite è
stato contrassegnato da momenti difficilissimi: primo fra tutti, il gravissimo
attentato alla sede di Baghdad, il 19 agosto scorso. Proprio la crisi irachena,
culminata in un conflitto non legittimato dall’Onu, ha vissuto i suoi passaggi cruciali e drammatici al Palazzo di
Vetro. E’ aperto, dunque, il dibattito sulla riforma del Consiglio di Sicurezza
e, più in generale, della macchina organizzativa dell’Onu. Più volte lo ha
ricordato anche lo stesso segretario
generale, Kofi Annan. Sulle prospettive di cambiamento, Alessandro Gisotti ha
intervistato Maria Rita Saulle, professoressa di diritto internazionale
all’Università di Roma la Sapienza:
**********
R. – Le Nazioni Unite si dovrebbero, innanzitutto,
democratizzare un po’ di più, attraverso l’abolizione del diritto di veto e poi
anche con l’inserimento dell’Unione Europea. Certamente, questo andrebbe a
modificare l’assetto del Consiglio perché membri permanenti come la Francia e
la Gran Bretagna dovrebbero essere sostituiti da questo seggio unitario. E’
molto difficile modificare lo Statuto. E’ difficile perché ci sono delle
maggioranze che devono essere create, poi c’è la questione delle ripetizioni di
voto, e via dicendo. Bisogna superare questo tipo di impasse, queste
limitazioni e procedere sul piano politico, cioè ottenere la coesione massima
degli Stati e arrivare alla riforma della Carta delle Nazioni Unite.
D. – Come nel caso della guerra in Kosovo, nel 1999, anche
in Iraq l’intervento militare non è stato legittimato dal Consiglio di
Sicurezza. Poi, però, Bush è tornato al Palazzo di Vetro per cercare un
consenso multilaterale sulla ricostruzione post-bellica. Che lezione ne
possiamo trarre?
R. – Innanzitutto, che c’è sempre bisogno di qualcosa di
“superiore” per arrivare poi a ricostruire una pace cosiddetta “universale”.
C’è stata un’emarginazione voluta, specialmente nella guerra contro l’Iraq, ma
anche in quella del Kosovo. Si è trattato poi di vedere cosa fare e la soluzione
che il presidente degli Stati Uniti si è immaginato è stata quella di ricorrere
alle Nazioni Unite le quali hanno adesso un ruolo sostanzialmente umanitario
che dovrebbe in fondo essere secondario nella dinamica e nelle competenze
dell’Onu, perché il ruolo primario dell’Onu dovrebbe essere quello politico di
mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Questo sta a
dimostrare che c’è bisogno di qualcosa che sia al di fuori e al di sopra delle
parti. Le Nazioni Unite allora hanno previsto una risoluzione che implica la
creazione di un ordine in Iraq. L’Onu si è adeguato a queste richieste,
applicando agli atti multilaterali una regola che vale per i Trattati, cioè
quella del rebus sic stantibus,
cioè stando così le cose…
D. – Fin dalla sua nascita, l’Onu è in prima linea nella
difesa e nella promozione dei diritti umani. Quali sono stati i risultati
ottenuti su questo fronte, nell’ultimo anno?
R. – Abbiamo visto che le violazioni dei diritti umani ci
sono un po’ dappertutto, non soltanto dove le popolazioni vengono oppresse da
dittatori ma anche dove vengono catturati prigionieri. Le Nazioni Unite hanno
avuto il grande merito di avere promosso e adottato la Dichiarazione universale
dei diritti umani del ’48 e tutti gli strumenti internazionali successivi.
Abbiamo abbastanza strumenti internazionali delle Nazioni Unite, non ultima la
Convenzione dei migranti che è entrata in vigore quest’anno ma che era stata
adottata dall’Onu nel 1990. Abbiamo una serie di strumenti che necessitano, però,
di un’applicazione concreta.
D. – Quanto è importante l’istituzione di una Corte penale
internazionale, per la difesa dei diritti umani?
R. – Indubbiamente, il fatto che esista una Corte indica
un grande progresso nella mentalità, nella disponibilità degli Stati. Dovrebbe
anche funzionare come deterrente, ma la Corte da sola non basta. D’altra parte,
il progresso che è stato compiuto in questi decenni è dovuto ad un approccio
che non è soltanto teorico, ma è un approccio culturale, per un cambiamento di
mentalità in grado di diffondere e promuovere i diritti umani. Per poterli
rivendicare, bisogna infatti conoscerli.
**********
ATTRAVERSO LA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE, IN
ISRAELE UN GRUPPO
DI
GIOVANI ARABI ED EBREI SPERIMENTA L’INVITO DEL PAPA A EDUCARE
E A EDUCARSI ALLA PACE. IL GRUPPO TEATRALE
CHE VIVE NELL’ALTA GALILEA L’ESPERIENZA DIRETTA DEL DIALOGO SI CHIAMA “ARCOBALENO”
-
Intervista con Angelica Calò Livné -
Nel suo messaggio per la giornata di oggi, il Papa ricorda
l’importanza dell’educazione alla pace. Nella terra d’Israele troviamo un
esempio proprio di questo tipo di impegno. Una donna, Angelica Calò Livné, ha
creato una compagnia teatrale dove ragazzi arabi ed ebrei imparano il
significato del dialogo non in teoria
ma attraverso l’esperienza vissuta e la sua ricostruzione nella finzione
teatrale. Lo spettacolo che hanno messo in scena si chiama Bereshit, che
significa “in principio”. Il servizio di Debora Donnini:
**********
Si
potrebbe definire una vera e propria strategia di pace: si chiama “Teatro dell’arcobaleno”,
perché l’arcobaleno rappresenta un insieme di diversità che crea una
meraviglia. E questo è il sogno che si è avverato di Angelica Calò Livné, ebrea
di origine italiana che vive assieme al marito ed ai quattro figli nel kibbutz
Sasa, nell’Alta Galilea. Una zona difficile, dove i colpi degli hezbollah fanno
tremare ma anche dove Angelica non ha perso la speranza di impegnarsi in prima
persona per la pace.
Dopo avere insegnato in diverse scuole, da un anno ha
creato questa compagnia con 25 ragazzi dai 14 ai 20 anni. Tra loro ci sono
ebrei religiosi, arabi, cristiani, musulmani circassi e drusi, insieme per
imparare la pace. Ma in che cosa consiste lo spettacolo che hanno portato
quest’anno anche in Italia? Ce lo spiega la stessa Angelica:
R. – Abbiamo allestito questo spettacolo che racconta di
due gruppi che all’inizio sono tutti
vestiti di bianco, poi scoprono di essere in realtà uno arancione e l’altro
viola. Appena lo scoprono cominciano naturalmente e in maniera automatica a
farsi guerra. E’ come se la differenza portasse la guerra. Però, attraverso lo
spettacolo, che dura 25 minuti, scoprono come sia possibile arrivare al
dialogo. Ognuno ha una maschera. Piano piano, due si staccano, si tolgono
lentamente ognuno la sua maschera dopo essersi conosciuti, perché, quando ci si
conosce, ci si può avvicinare, ci si può parlare, si può vivere insieme.
D. – I ragazzi, che per 10 giorni sono andati in giro per
l’Italia portando il loro spettacolo, dovrebbero tornare a Milano fra il 29
marzo ed il 4 aprile. Sono ragazzi con esperienze e storie tanto diverse tra
loro. Come hanno vissuto questo ‘costruire il dialogo’?
R. – Un esempio bellissimo: una delle mamme dei ragazzi,
un’ebrea religiosa, mi ha telefonato dal Moshad qualche giorno fa, mi ha detto
che il figlio le aveva fatto leggere il suo diario. Un altro ragazzo arabo di
Fassouda gli aveva scritto: “Al mio piccolo fratello ebreo Michael con tanto affetto,
Sharif”. Questa madre, in lacrime dall’emozione, mi ha chiamato per dirmi che
questa era la cosa più bella che aveva letto.
Da una terra dove non c’è pace arriva dunque il messaggio
del Teatro dell’Arcobaleno. Arriva dai giovani e da chi non ha smesso di
sperare.
**********
=======ooo=======
1
gennaio 2004
MARCE
E MOMENTI DI PREGHIERA PER LA PACE IN OLTRE 200 CITTA’ DEL MONDO
PROMOSSE
OGGI DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO IN OCCASIONE
DELLA GIORNATA MONDIALE PER LA PACE
ROMA.=
“Pace in tutte le terre”. Questo lo slogan dell'iniziativa che, per il secondo
anno consecutivo, la Comunità di Sant'Egidio ha promosso, coinvolgendo oltre
200 città di 70 Paesi nei diversi continenti. A Roma, stamani, in occasione
della Giornata mondiale per la Pace, è stata organizzata una marcia che ha
visto la partecipazione di circa diecimila persone, che da Piazza della Chiesa
Nuova hanno raggiunto Piazza San Pietro per assistere all’Angelus del Papa.
All’evento, hanno partecipato ragazzi, adulti e anziani, desiderosi di
“sostenere le parole del Pontefice e la sua sollecitudine per la pace nel
mondo, ancora troppo diviso e segnato da guerre, ingiustizie, povertà e
violenze”, ha spiegato Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio. Molteplici le
manifestazioni in programma in tutto il mondo: dalla marcia e firma dell’appello
per la pace a Ouagadougou, in Burkina Faso, alla preghiera a Kumasi, in Ghana;
dalla videoconferenza in Guinea Conakry alla marcia di Hong Kong in Cina, in
un’ideale abbraccio per invocare la fine del terrorismo, per testimoniare con
forza il rifiuto di una cultura di violenza che domini la vita dei popoli e per
esprimere l'esistenza di una volontà di pace, non rassegnata all'inevitabilità
della guerra. (D.G.)
IL PENSIERO DI PACE DI MONS. MICHAEL COURTNEY,
IL
NUNZIO APOSTOLICO IN BURUNDI UCCISO TRE GIORNI FA, DOVREBBE ESSERE RILANCIATO
DAI MEDIA. E’ L’APPELLO LANCIATO DI MONS. PIERRE CHRISTOPHE,
NELLA
MESSA FUNEBRE CELEBRATA IERI
BUJUMBURA.=
“La pace in Burundi deve passare necessariamente attraverso il rispetto degli
accordi firmati tra le parti in conflitto”. Questo pensiero di mons. Michael
Courtney, il nunzio apostolico ucciso tre giorni fa a qualche decina di chilometri
da Bujumbura, è stato ricordato ieri da mons. Pierre Christophe, nunzio
apostolico di Kampala e sostituto dello scomparso, che ha presieduto la Santa
Messa funebre concelebrata dai vescovi burundesi. Il presule ha letto anche
altri paragrafi del messaggio che il suo predecessore aveva preparato per oggi,
“Giornata mondiale per la pace”, e che sono stati trovati tra i documenti del suo
computer. Mons. Christophe ha, poi, chiesto che l’insegnamento di mons.
Courtney venga rilanciato da tutti i mezzi di informazione. Intanto è stata
confermata da una fonte dell’agenzia Misna la notizia dell’ultimatum lanciato
dai ribelli delle Forze nazionali di liberazione (Fnl) a mons. Simon Ntamwana,
presidente della Conferenza episcopale burundese, che due giorni fa aveva
attribuito la responsabilità dell’assassinio proprio alle Fnl. Al presule è
stato intimato di lasciare il Paese africano in tre giorni. (D.G.)
GENOVA E LILLE NOMINATE DALL’UE “CAPITALI EUROPEE
DELLA CULTURA 2004”.
NUMEROSE
LE MANIFESTAZIONI IN PROGRAMMA. DIVERSI I GEMELLAGGI.
TRA
GLI EVENTI DI SPICCO, LE MOSTRE CHE LE DUE CITTA’ DEDICHERANNO A RUBENS
LILLE–GENOVA.= Stesso titolo,
quello di capitale europea della cultura per il 2004, progetti simili se non
coincidenti: la città francese di Lille, al confine con il Belgio, quest’anno,
insieme a Genova, città italiana di tradizione marinara, sarà il punto di riferimento
della cultura europea, con una programmazione che in alcuni casi prevede veri e
propri gemellaggi. Tra questi, quello già avviato dalla Comunità di San
Benedetto di don Andrea Gallo, che parteciperà alla Maison Folie di Roubaix.
Anche l'Acquario di Genova ha in programma eventi con quello denominato Nausicaa
di Boulogne-sur-mer. Iniziative comuni sono state preannunciate, infine, per le
mostre che le due città dedicheranno a Rubens. Ricchissimo dunque il cartellone: 2.130 manifestazioni con
artisti prestigiosi come il drammaturgo Peter Brook e i coreografi William
Forsythe e Bill T. Jones. Oltre a
Lille, altre 150 cittadine della regione accoglieranno i 15 milioni di
visitatori attesi “per appropriarsi dell’arte” attraverso i molteplici eventi.
Tra le manifestazioni itineranti, ci sono l’Orchestra nazionale di Lille
diretta da Casadesus che si sposterà in una quindicina di città, e grandi
opere, come “La porta dell’inferno” di Rodin, che saranno portate in vari centri
urbani, che non sono dotati di un museo. La prima città ad essere nominata
“capitale europea della cultura” è stata Atene, nel 1985. Poi, sono seguite,
tra le altre, Parigi, Glasgow, Praga e Copenhagen. Le uniche città italiane che
sino a ora hanno ricoperto questa carica sono Firenze, nel 1986, e Bologna, nel
2000. Nell’anno appena trascorso, il titolo era stato conferito a Graz, in
Austria. (D.G.)
IL 2004 E’ STATO PROCLAMATO DALL’ONU “ANNO
INTERNAZIONALE DEL RISO”
E “ANNO DI COMMEMORAZIONE
DELLA LOTTA CONTRO LA SCHIAVITU’
E DELLA SUA ABOLIZIONE”. E’ STATO, INOLTRE, DEDICATO DAL
PARLAMENTO EUROPEO ALL’“EDUCAZIONE ATTRAVERSO LO SPORT”
NEW YORK-BRUXELLES.= E’ un anno dedicato al riso, al ricordo della lotta contro
la schiavitù, allo sport come strumento educativo, quello appena iniziato. Il
2004 è stato, infatti, proclamato dall’Onu “Anno internazionale del riso”, su
richiesta delle Filippine e di altri 43 Paesi. Scopo dell’iniziativa, nelle
intenzioni delle Nazioni Unite, è incrementare la produzione del prodotto
alimentare tipico dell’Oriente e sviluppare sistemi di produzione sostenibili e
strumenti efficaci nella lotta alla fame nel mondo, che attualmente affligge
circa 840 milioni di persone. Inoltre, su proposta dell’Unesco, l’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2004 “Anno di commemorazione
della lotta contro la schiavitù e della sua abolizione”. Molteplici gli
obiettivi sottesi all’iniziativa. Innanzitutto, sensibilizzare gli stati membri
sulle conseguenze della schiavitù e far conoscere il processo storico e i
personaggi protagonisti della lotta di liberazione. Quindi, celebrare il bicentenario
della Rivoluzione di Haiti, che ha aperto la strada all’affrancamento dei
popoli dei Caraibi e dell’America Latina. Infine, mobilitare la comunità
internazionale e la società civile a favore di una cultura di pace. Ma, in
vista delle prossime Olimpiadi di Atene, il 2004 è anche “L’Anno Europeo
dell’educazione attraverso lo sport”. La decisione è stata presa dal Parlamento
Ue per dare rilievo ai valori trasmessi dallo sport, come la funzione di aggregazione
dell’attività sportiva, il ruolo a favore dell’inclusione di gruppi svantaggiati.
(D.G.)
LA
PACE NEL NORD DELL’UGANDA SIA IMPEGNO DI TUTTI: QUESTO, IN SINTESI,
IL
MESSAGGIO DEI LEADER RELIGIOSI LETTO IERI AL TERMINE DELLA MARCIA
DELLA PACE SVOLTASI NELLA CITTA’ DI GULU
GULU.=
La pace nel nord Uganda, travagliato da 18 anni da una guerra che ha provocato
oltre un milione e mezzo di profughi, dovrà essere l’impegno di tutti per il
2004. Questo, in sintesi, il messaggio letto ieri a Gulu, capoluogo
dell’omonimo distretto settentrionale ugandese, al termine della marcia per la
pace organizzata dal gruppo interreligioso Arlpi, Acholi religious leader's
peace initiative, che ha visto la partecipazione di oltre 3.000 persone.
“Rivolgiamo un forte appello a tutti – si legge nel testo – affinché lavorino
per la pace: donne, bambini, giovani, politici, leader religiosi, imprenditori,
sfollati, giornalisti, soldati, ribelli dell’Lra, l’Esercito di resistenza del
signore, e comunità internazionale”. I leader religiosi dell’Arlpi -
appartenenti alle quattro grandi confessioni nazionali (cattolica, anglicana,
ortodossa e musulmana) – hanno anche ricordato gli eventi che hanno caratterizzato
il 2003 nel nord Uganda. Dalla “crescita nel numero di persone sfollate,
bambini rapiti e civili uccisi, all’auspicato ma non avvenuto primo incontro
faccia a faccia tra i capi dell’Lra e la squadra presidenziale, nel marzo-aprile,
dal breve cessate-il-fuoco alla successiva nuova ondata di violenza”. Il
cartello interreligioso si è detto, poi, incoraggiato dal fatto che, nella
seconda metà dell’anno, “il problema dell’Uganda ha finalmente cominciato ad
attirare l’attenzione della comunità internazionale”. Il riferimento è in particolare
alla “road map” preparata dall’Unione europea per l’Uganda settentrionale, che
dovrà essere sottoposta al vaglio dell’Onu. L’Arlpi ha, inoltre, apprezzato la
decisione delle Nazioni Unite di aumentare gli aiuti umanitari nel nord del
Paese africano e di aprire nuovi uffici. (D.G.)
=======ooo=======
1
gennaio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Non si interrompe la drammatica spirale di odio e violenze
perpetrate in Iraq dove oggi, nei pressi di Kirkuk, un civile iracheno è morto
per l’esplosione di una mina e ieri sera, a Baghdad, un’autobomba ha devastato
un ristorante causando la morte di cinque persone.
Una buona notizia giunge dall’Iran. Nel drammatico cumulo
di macerie della città di Bam, tragicamente colpita dal terremoto dello scorso
26 dicembre, sono state ritrovate, ieri, 11 persone sopravvissute al sisma. Gli
Stati Uniti intanto hanno deciso di sospendere parzialmente le sanzioni finanziarie
contro il governo di Teheran per facilitare l’invio di aiuti umanitari alle
popolazioni colpite dal terremoto.
Negli Stati Uniti, Paese dove il livello di allarme
anti-terrorismo è recentemente salito all’alto grado di “arancione”, un aereo
della British Airways proveniente da Londra è stato bloccato e perquisito ieri,
per motivi di sicurezza, all’aeroporto di Washington. Le persone a bordo del
velivolo sono state trasportate al terminal dello scalo dopo circa tre ore.
Né il freddo, né il timore di attentati hanno dissuaso la
gente dal brindare al nuovo anno in piazza. Negli Stati Uniti, i festeggiamenti
sono avvenuti in un clima mitigato da misure di sicurezza eccezionali e a New
York, nella suggestiva cornice di Times Square, oltre 750 mila persone
hanno accolto il 2004. In Europa, le piazze più gremite sono state quelle di
Parigi e Berlino. Sono stati circa mezzo milione i francesi che hanno affollato
gli Champs Elisees e almeno 800 mila, a Berlino, le persone che hanno assistito
ai fuochi artificiali alla Porta di Brandeburgo, nel cuore storico della
capitale tedesca. In Brasile, oltre due milioni di persone si sono radunate
sulla spiaggia di Copacabana per assistere ad un suggestivo spettacolo pirotecnico.
Nelle Filippine, le celebrazioni per il Capodanno sono
state purtroppo segnate da gravi incidenti. L’episodio più grave è avvenuto in
un mercato a Sud di Manila, dove un incendio, causato da un petardo, ha
provocato la morte di almeno 18 persone. L’Indonesia è stata colpita da un grave
attentato: nove persone sono rimaste uccise e 32 ferite per l’esplosione di una
bomba durante un concerto organizzato per il Capodanno nella provincia di Aceh,
nel Nord dell’isola di Sumatra.
In occasione dell’odierno bicentenario dell’indipendenza
di Haiti, il Paese caraibico ha organizzato iniziative tese a promuovere i
valori della rivoluzione haitiana che portò all’affermazione della prima
Repubblica nera del mondo. Sulla situazione dell’isola, caratterizzata da un
precario scenario economico, ci riferisce Maurizio Salvi:
**********
Dopo ripetute e cruente
manifestazioni che da settembre hanno causato 41 morti, Haiti giunge alla
celebrazione oggi del duecentesimo anniversario dell’indipendenza nelle
peggiori condizioni possibili. Le speranze sorte con il ritorno al potere tre
anni fa di Jean Bertrand Aristide sono svanite e il presidente sta incamminandosi
con la sua famiglia a Lavalas verso un governo dai toni autoritari. Questo
rischio è evocato sia dall’opposizione, raccolta nel “Gruppo dei 184”, sia
dalla Conferenza episcopale cattolica, che cerca di esercitare una mediazione
tra le parti. Come se non bastasse, la comunità internazionale, alle prese con
terrorismo e crisi mediorientale, pare aver abbandonato il Paese alla sua
sorte, al punto che le Nazioni Unite definiscono Haiti una emergenza silenziosa.
La gente sull’isola vive in media con poco più di un euro al giorno, mentre un
bambino su tre è denutrito e solo Somalia ed Afghanistan stanno peggio di Haiti
dal punto di vista alimentare. Resasi indipendente dal colonialismo francese
con una rivolta a cui parteciparono anche gli schiavi negri, Haiti si trasformò
nel 1804 nella prima Repubblica negra americana ed è per questo che alla
celebrazione dell’anniversario è presente anche il presidente sudafricano Tabo
Mbeki, che per non correre rischi si è portato dietro centinaia di militari ed
una nave da guerra da utilizzare come rifugio in caso di necessità.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
**********
Apprezzamento del mondo politico
italiano per il messaggio di fine anno del capo dello Stato, Carlo Azeglio
Ciampi. Il presidente della Repubblica ha invitato gli italiani ad avere
fiducia nel futuro del Paese ed anche in quello dell’Europa. E ha poi
sottolineato i temi della pace e della lotta al terrorismo. Il servizio di
Giampiero Guadagni:
**********
Identità nazionale e sogno europeo
si sono intrecciati, ieri sera, nel messaggio di fine anno del capo dello
Stato. Ma il primo commosso pensiero di Ciampi è andato alle 19 vittime di
Nassirya e ai loro familiari. “Ho ancora nel cuore i loro sguardi, la loro
dignità, la loro compostezza”, ha detto il presidente che ha espresso
l’orgoglio degli italiani per i soldati e per i volontari civili che operano,
nel mondo, per la pace. E in questo senso una sottolineatura particolare Ciampi
l’ha dedicata al Papa per quello che sta facendo con “lucida visione e
perseveranza davvero straordinaria”. Il presidente della Repubblica ha ribadito
il ruolo fondamentale che nella lotta per sradicare il terrorismo devono avere
le Nazioni Unite e l’Europa. E, a questo proposito, Ciampi ha invitato ad avere
fiducia nel progetto di unità europea, imperniato sulla nuova Costituzione, che
stenta però a decollare. “Ma il sogno – ha detto Ciampi – si realizzerà”. E
proprio il processo di unificazione europea – ha aggiunto – arricchisce di
nuovi stimoli l’identità nazionale. Per crescere in Italia e in Europa serve
fiducia, così come serve fiducia per affrontare le crisi di alcune grandi imprese.
Riferimento implicito, questo, al caso Parmalat. Infine, come nei suoi quattro
precedenti messaggi di fine anno, Ciampi ha invitato alla concordia nazionale
maggioranza e opposizione, nello sforzo di riformare le istituzioni e la Costituzione.
Generali sono stati i consensi nel mondo politico alle parole del capo dello
Stato sia nel centro-destra, sia nel centro-sinistra, con eccezioni da una parte
e dall’altra. Per la Lega, Ciampi è stato troppo tiepido sulle riforme. Per Rifondazione
Comunista sono stati ignorati il mondo della pace e le ragioni dei lavoratori
in sciopero. Per il presidente della Camera, Casini, quello di Ciampi è stato
un messaggio di alto contenuto istituzionale e ricco di grande umanità.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
***********
Con una cerimonia ufficiale al Castello di Dublino,
l’Irlanda ha assunto stamani la presidenza semestrale di turno del Consiglio
dei ministri dell’Unione Europea.
Il presidente pachistano, Pervez
Musharraf, ha ottenuto la fiducia nelle due camere del Parlamento assicurandosi
oltre il 60 per cento dei voti. Musharraf
resterà in carica fino al 2007.
In Cina una forte esplosione in
una fabbrica di fuochi d’artificio nell’Hunan ha provocato, ieri, 11 morti tra
cui due ragazzi. Lo riferisce oggi un giornale locale, aggiungendo che si
tratta del terzo incidente in due giorni verificatosi in relazione alla produzione
di fuochi d’artificio.
La Corea del Nord vuole risolvere in modo pacifico,
attraverso il dialogo, l’attuale crisi provocata dai suoi programmi nucleari,
ma per il momento continua ad essere prioritario il rafforzamento militare. Lo
affermano, in un editoriale congiunto in occasione del nuovo anno, i principali
giornali del Paese controllati dal governo.
=======ooo=======