RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 53 - Testo della Trasmissione di domenica 22  febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Compito del vescovo di Roma e’ guidare la Chiesa all’unita’ della fede: così Giovanni Paolo II all’Angelus, nel quale ha sottolineato come il periodo quaresimale sia un tempo privilegiato per la conversione a Cristo

 

 “Sono un debitore del mio seminario romano”: così il Papa, ieri in Aula Paolo VI, all’incontro con i seminaristi della diocesi di Roma. Ai nostri microfoni mons. Marco Frisina

 

In un telegramma, la ferma deplorazione del Papa per l’attentato a Gerusalemme

 

Previsto, domani a Mosca, l’incontro tra il cardinale Walter Kasper e il Patriarca di Mosca, Alessio II

 

Conclusa stamani in Vaticano la decima assemblea generale della Pontificia Accademia pro vita: intervista con il vicepresidente, mons. Elio Sgreccia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il muro israeliano in Cisgiordania all’esame della Corte internazionale di giustizia: ne parliamo con la prof.ssa Maria Rita Saulle

 

Assieme a don Luigi Orione, presto santo, tre martiri orionini si avviano agli onori degli altari. Sulle loro figure, interviste con il cardinale José Saraiva Martins e padre Flavio Peloso

 

L’Italia approvi presto una legge sul diritto d’asilo: a chiederlo è l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Ai nostri microfoni la portavoce italiana Laura Boldrini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La valorizzazione della dottrina sociale della Chiesa in Africa: tema al centro della visita del cardinale Renato Raffaele Martino in Kenya

 

Invito della sezione indiana di “Signis”, l’Organizzazione Mondiale Cattolica per il cinema e la radio-televisione, ad un impegno da parte dei mass media nella promozione di valori sani

 

Si svolgerà, dal 29 al 31 marzo, a Città del Messico, il “Terzo Congresso Mondiale delle Famiglie” sul tema “La famiglia naturale e il futuro  delle nazioni”

 

Mercoledì prossimo, nella sala convegni della facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano, un convegno sul tema: “La democrazia in questione. Politica, cultura e religione”

 

Testato un farmaco per l’Epatite C sulle scimmie, che secondo alcuni studiosi olandesi potrebbe aiutare a combattere la Sars

 

Al via domani a Dublino una Conferenza internazionale sulla lotta all’Aids

 

24 ORE NEL MONDO:

 A Gerusalemme, un sanguinoso attentato kamikaze causa la morte di almeno sette persone

 

Stallo politico ad Haiti: il presidente Aristide ha accettato il piano di pace, mentre l’opposizione non vuole tendere la mano al capo di Stato

 

Massacro in Uganda: almeno 173 profughi sono stati uccisi ieri sera da ribelli del sedicente Esercito del Signore

 

Si accende la violenza in Iran, dopo i primi risultati delle elezioni parlamentari di venerdì.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 febbraio 2004

 

 

COMPITO DEL VESCOVO DI ROMA E’ GUIDARE LA CHIESA ALL’UNITA’ DELLA FEDE: COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS DI STAMANI, NEL QUALE HA SOTTOLINEATO COME IL PERIODO QUARESIMALE SIA UN TEMPO PRIVILEGIATO PER LA CONVERSIONE A CRISTO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

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L’odierna festa liturgica della Cattedra di San Pietro pone in luce il “singolare ministero, affidato dal Signore al Capo degli Apostoli di confermare e guidare la Chiesa nell’unità della fede”. Giovanni Paolo II lo ha sottolineato all’Angelus domenicale indicando come questo sia proprio il “servizio peculiare che il Vescovo di Roma, è chiamato a rendere all’intero popolo cristiano”. Missione indispensabile, ha affermato il Pontefice, che “non poggia su prerogative umane, ma su Cristo stesso quale pietra angolare della Comunità ecclesiale”. Quindi ha levato una viva esortazione:

 

“Preghiamo affinché la Chiesa, nella varietà delle culture, delle lingue e delle tradizioni, sia unanime nel credere e nel professare le verità di fede e di morale trasmesse dagli Apostoli”.

 

“Per prendere coscienza della Chiesa come mistero di unità”, ha avvertito, dobbiamo dunque “fissare lo sguardo su Cristo”. Proprio l’itinerario quaresimale, diverrà così “un’occasione propizia per esaminare con sincerità e verità se stessi, per rimettere ordine nella propria vita e nelle relazioni con gli altri e con Dio”.

 

La Quaresima, che mercoledì prossimo inizieremo con l’austero e significativo rito dell’imposizione delle ceneri, costituisce un tempo privilegiato per intensificare questo impegno di conversione a Cristo.

 

 L’invito della liturgia a convertirsi e credere al Vangelo, ha aggiunto, “ci accompagnerà durante le prossime settimane sino alle celebrazioni pasquali”. Ha così invocato la Vergine Madre affinché ci renda “docili all’ascolto della parola di Dio” che ci “spinge alla conversione personale alla fraterna riconciliazione”. Dopo l’Angelus, di fronte a diecimila fedeli che hanno sfidato il cattivo tempo, il Papa ha salutato in latino professori e studenti del Pontificio istituto di alta latinità. “A voi - ha detto - ed a tutti i compagni dell’Università salesiana, voglio  confermare la benevolenza e la gratitudine della Sede Apostolica per la diligenza, la costanza ed il vostro lavoro nel proseguire nella veneranda maestà della lingua romana”.

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FERMA DEPLORAZIONE DEL PAPA PER IL BRUTALE ATTENTATO DI STAMANI

A GERUSALEMME. IN UN TELEGRAMMA, IL PONTEFICE ESORTA A NON

LASCIARSI TRASCINARE DALLA DINAMICA DELLA VIOLENZA

 

Giovanni Paolo II esprime “ferma deplorazione” per il “brutale attentato” avvenuto questa mattina su un autobus a Gerusalemme, che ha provocato la morte di almeno sette persone. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, indirizzato al delegato apostolico a Gerusalemme, mons. Pietro Sambi, il Pontefice – che assicura la sua spirituale vicinanza ai parenti delle vittime - esorta le autorità e i cittadini colpiti a “non lasciarsi trascinare nella dinamica della violenza ma ad intensificare l'impegno per affrettare l’ora tanto desiderata della pace”.

 

 

OGGI DIVENTO UN DEBITORE DEL MIO SEMINARIO ROMANO”: COSI’

 IL PAPA IERI IN AULA PAOLO VI ALL’INCONTRO CON LA COMUNITA’

DEI SEMINARISTI DELLA DIOCESI DI ROMA

- Intervista con mons. Marco Frisina -

 

In occasione della festa della Madonna della Fiducia, si è svolto ieri nell’Aula Paolo VI in Vaticano, il consueto incontro annuale del Papa con la comunità del Seminario Romano Maggiore e con i rappresentanti degli altri quattro seminari della Diocesi di Roma. Giovanni Paolo II, parlando a braccio, ha espresso la sua profonda gratitudine per l’esecuzione da parte del coro e dell’orchestra diocesani dell’Oratorio ispirato alla sua opera poetica dal titolo “Trittico romano”. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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(musica)

 

“Oggi divento un debitore del mio Seminario Romano”.

 

Con queste parole ripetute per ben sei volte, il Papa ha ringraziato mons. Marco Frisina, per la trasposizione in musica del “Trittico romano”, il libro di meditazioni scritto dallo stesso Giovanni Paolo II e pubblicato nel 2003. “Debitor factus sum. Mi sento un debitore. Non per la prima volta”, ha detto il Pontefice ricordando che molti hanno scritto del suo Trittico Romano: dal professore Giovanni Reale, specialista in Platone, al cardinale Ratzinger, dal premio Nobel polacco Czeslaw Milosz al poeta Marek Skwarnicki. Ma qual è il significato dell’Oratorio ispirato all’opera del Papa? Maria Di Maggio lo ha chiesto allo stesso compositore e direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato, mons. Frisina:

 

“L’Oratorio mette in musica queste meditazioni, mette in musica soprattutto la grandezza dell’uomo, che fatto ad immagine di Dio, è chiamato da Dio a stupirsi e a meravigliarsi, dice il Papa; guardando la creazione è chiamato anche a fare della propria vita una vera sequela della verità, della bellezza. La parte finale, lì dove Dio dice ad Abramo: “Ecco tu non hai esitato a dare tuo figlio, io darò mio figlio per la salvezza del mondo”.  Nel finale dell’Oratorio io ho inserito una sorta di litania, in cui Dio indica ad Abramo la sua discendenza infinita, la discendenza dell’uomo “che ha avuto fede, al di là di ogni speranza”, dice il Papa. Mi sembrava bello fare un omaggio a Giovanni Paolo II, anche perché nel personaggio di Abramo mi è sembrato anche che si potesse leggere la personalità dello stesso Papa, che in questi 25 anni di Pontificato ha saputo essere padre e punto di riferimento per tantissima gente e non solo i credenti o i cristiani. Anche i non cristiani hanno visto in lui un punto di riferimento e un padre, così come con Abramo”.

 

All’incontro di ieri erano presenti il Cardinale Vicario Camillo Ruini, i vescovi ausiliari, i rettori, i superiori, ma soprattutto gli studenti del Seminario Romano Maggiore e i rappresentanti degli altri quattro seminari della Diocesi di Roma: il Capranica, il Minore, quello degli Oblati del Divino Amore e il Redemptoris Mater. A un seminarista di quest’ultimo, abbiamo chiesto che cosa l’ha spinto ad intraprendere la strada del sacerdozio:

 

“La cosa che mi ha spinto è stato un profondo senso di insensatezza della mia vita. Mi svegliavo la mattina, andavo a lavorare e sentivo che dentro di me c’era qualcosa che non andava. Allora ho chiesto al Signore che mi facesse vedere qual era la cosa che mi rendeva veramente me stesso. Da quel momento il Signore mi ha aperto delle strade che mi hanno fatto scoprire come quello che io desideravo veramente fosse stare sempre con Lui”

 

(musica)

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SI E’ CONCLUSA NELLA TARDA MATTINATA DI OGGI IN VATICANO

LA X ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PRO VITA

- Intervista con mons. Elio Sgreccia -

 

Con una discussione generale sui temi dibattuti in questi giorni: la dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive, con i loro aspetti antropologici ed etici, si sono conclusi nella tarda mattinata di oggi, nell’aula nuova del Sinodo in Vaticano, i lavori della X Assemblea generale della Pontificia Accademia pro Vita, iniziata con una solenne commemorazione, giovedì scorso, del primo presidente dell’Accademia, il noto e compianto scienziato francese Jérôme Lejeune. All’attuale vice presidente, il vescovo Elio Sgreccia, Giovanni Peduto ha chiesto una prima impressione sui lavori:

 

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R. – L’impressione generalmente riscontrata nei partecipanti, oltre che in me stesso, è ottima. C’è stata anche la celebrazione del decennio di fondazione, la rievocazione delle origini, del prof. Lejeune, che ha messo una carica di entusiasmo. Ma a parte questo, i contenuti scientifici nelle due giornate successive in cui si è parlato di procreazione artificiale, sono stati di grande rilievo per le relazioni e di grande chiarificazione nelle discussioni, che sono state ampie e hanno occupato molto tempo; e credo che sia un contributo per tutti i partecipanti, anche quando ritorneranno nei loro Paesi.

 

D. – Crede che la società odierna possa accogliere il messaggio della Chiesa sulla vita?

 

R. – Io credo che tuttora siamo in una fase in cui questo messaggio è ostico in certe sfere del mondo, specialmente in Europa e in genere nei Paesi di forte laicizzazione. Però ci sono segnali di ripensamento nel mondo. Basti dire per esempio che in Europa quasi tutti i Paesi, meno due, avevano legalizzato l’aborto, adesso invece uno lo ha cancellato, dopo averlo sperimentato ed accettato per anni: la Polonia. Nei Paesi dell’Est si stanno rivedendo le leggi del regime che erano molto liberali, nonostante il regime illiberale che regnava. Ed anche sulla fecondazione artificiale cominciano ad emergere delle voci per cui è una pratica che non dà i frutti sperati, anche per quelli che vedono le cose da un punto di vista utilitarista. Poi si intravede che si sta innescando una deriva di incontrollabilità della ereditarietà, delle conseguenze sui figli e una bomba esplosiva anche all’interno della famiglia, per gli effetti che si vanno constatando nelle donne che ricevono la procreazione artificiale all’interno della coppia. La nostra constatazione è che la Chiesa non si deve pentire di quello che ha detto e che il Papa ieri ha egregiamente ribadito. Esiste un solo modo per la procreazione, un modo nobilissimo ed eccelso, quello per cui lo sposo diventa padre attraverso la sposa e attraverso l’atto coniugale con la sposa; e la sposa diventa madre attraverso l’unione coniugale con lo sposo. Questo è il disegno del Creatore, ma questo è anche la struttura stessa della sessualità umana.

 

D. – Aborto, fecondazione artificiale, clonazione: quale mondo l’umanità sta creando?

 

R. – Il mondo dell’artifizio, ma di un artifizio che rischia di non essere più controllabile da chi lo ha inventato. E’ questa la caratteristica della tecnologia di oggi, a partire dalla bomba atomica. Colui che fa l’invenzione, che mette in atto un meccanismo tecnologicamente così forte ed esplosivo, poi non è in grado di pilotarlo, né lui, né coloro ai quali egli lo consegna. Come è difficile oggi pilotare la riconversione delle bombe atomiche, così è difficile pilotare il rientro da bombe biologiche come quelle che lei ha detto, cioè l’aborto generalizzato, la clonazione, la procreazione artificiale... Sono tutti meccanismi che messi in atto è difficile governare. E c’è un solo modo per salvare l’umanità futura, quello di mettere uno stop laddove non c’è la conformità alla dignità dell’uomo.

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DOMANI A MOSCA, PREVISTO INCONTRO TRA IL CARDINALE WALTER

KASPER E IL PATRIARCA DI MOSCA, ALESSIO II

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

E’ previsto per domani a Mosca l’atteso incontro tra il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, che proprio lunedì festeggia il suo 75.mo compleanno. Il cardinale Kasper si trova a Mosca da martedì scorso, su invito dei vescovi cattolici della Federazione russa. Il presidente del dicastero vaticano - oggi in visita alla cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore - ha incontrato nei giorni scorsi il capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche estere del Patriarcato di Mosca, il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill. Al termine del colloquio è stata decisa la costituzione di una commissione mista di rappresentanti cattolici e del Patriarcato di Mosca.

 

 Intanto, in un’intervista rilasciata ad un quotidiano italiano, il Patriarca di Mosca ha affermato di ritenere “necessaria e possibile la soluzione dei problemi esistenti” tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Alessio II ha inoltre affermato di non aver mai interrotto la sua volontà di “un dialogo costruttivo con il Vaticano” aggiungendo di aver “conservato buone relazioni con alcune diocesi, monasteri e parrocchie della Chiesa cattolica”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 febbraio 2004

 

 

DIRITTO DI DIFESA O DECISIONE ILLECITA?

IL MURO ISRAELIANO IN CISGIORDANIA ALL’ESAME

DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA

- Intervista con la prof.ssa Maria Rita Saulle -

 

Il dibattito sul muro di separazione dai Territori palestinesi, che il governo israeliano definisce “barriera di sicurezza”, torna al centro dell’attenzione mondiale. Ne dibatterà, da domani, la Corte internazionale di giustizia, chiamata dalle Nazioni Unite ad esprimere un parere consultivo. Lo Stato ebraico ha deciso di non partecipare alle udienze, mentre nei Territori palestinesi è in programma, domani, una giornata di mobilitazione popolare. Intanto, le forze israeliane hanno cominciato questa mattina a smantellare una piccola sezione di otto chilometri del controverso muro. Dal canto suo, il ministro degli Esteri israeliano Shalom ha dichiarato che l'attentato suicida di stamani giustifica la costruzione da parte di Israele del muro di sicurezza. Sui motivi che hanno portato l’argomento all’esame dei giudici dell’Aja, sentiamo Maria Rita Saulle, docente di Relazioni internazionali all’Università “La Sapienza” di Roma, intervistata da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Politicamente il problema si spiega da solo, perché evidentemente il muro, come dice il Papa, non accomuna ma divide. Giuridicamente, possiamo citare l’art. 65 dello Statuto della Corte internazionale di Giustizia e l’art. 96 della Carta delle Nazioni Unite: entrambi prevedono che l’Assemblea generale dell’Onu si rivolga alla Corte internazionale di Giustizia per chiedere dei pareri consultivi. Ciò è accaduto il 10 dicembre del 2003. E questo perché il muro è stato costruito non già in territorio del tutto israeliano, ma in una zona che corrispondeva al territorio occupato dai palestinesi e che era previsto come palestinese anche nella Road Map.

 

D. – Cosa ci si può aspettare dalla sentenza della Corte?

 

R. – La Corte potrà dire se, anzitutto, il muro deve essere abbattuto, oppure se va arretrato, visto che Israele gode di poteri di sovranità territoriale soltanto nel proprio territorio. Di riflesso, quella dei giudici è anche una valutazione con un peso politico, sebbene la Corte internazionale di Giustizia debba esprimersi sulla base dello stretto diritto. Ma politicamente il discorso è delicato e trascende la competenza della Corte: la Corte è un organo giuridico, mentre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è un organo politico.

 

D. – Può pesare, secondo Lei, sulla legittimità della decisione il fatto che Israele abbia deciso di boicottare queste udienze all’Aja?

 

R. – No: la Corte è sovrana sul piano internazionale. Ma resta da vedere se ci sarà l’attuazione del suo parere consultivo. Supponiamo che la Corte dica che il muro è illecito, prendendo spunto da altri muri che ben conosciamo nella storia: a questo punto, Israele dovrà attenersi. Ma se non si attiene che cosa succede?

 

D. – Ricordiamo, prof.ssa Saulle, lo strappo dell’anno scorso fra gli Stati Uniti e la Corte Penale Internazionale; oggi, di nuovo, Israele contro i giudici. Quale futuro vede per il diritto internazionale?

 

R. – Secondo me, il diritto internazionale deve essere riportato alle sue origini. Bene o male, attenendosi alle regole, qualcosa si è fatto nel corso del dopoguerra e tutto sommato anche quando c’erano i due blocchi alcune regole venivano rispettate. In questo momento, ci troviamo in una fase veramente caotica: c’è il rischio di distruggere tutto per andare sempre peggio e magari creare una monarchia in campo mondiale. La democrazia, sia a livello degli Stati che a livello internazionale, è invece fatta da pluralismi.

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L’ITALIA APPROVI RAPIDAMENTE UNA LEGGE ORGANICA SUL DIRITTO D’ASILO:

E’ LA VIVA ESORTAZIONE DELL’ACNUR,

L’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI

- Intervista con Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur -

 

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) auspica una pronta approvazione da parte dell’Italia di una legge organica in materia di diritto d’asilo e fa notare che il “Bel Paese” è l’unico in tutta l’Unione europea a non possedere una normativa in favore dei rifugiati. Una situazione questa che è causa di gravi disagi per tutti coloro che sono costretti a fuggire dal proprio Paese per cercare asilo e protezione sul territorio italiano, costretti spesso a vivere in condizioni indegne e disumane. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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A giugno del 2002 risultavano in Italia circa 8 mila richiedenti asilo a fronte dei 110 mila della Gran Bretagna. Il dato – sottolinea Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur – dimostra che l’Italia non si trova di fronte un’invasione e che la soluzione dei problemi relativi al diritto d’asilo è questione di volontà politica. I richiedenti asilo in attesa di essere riconosciuti rifugiati non possono infatti lavorare e di conseguenza non possono provvedere ai propri bisogni fondamentali. Allo stesso modo non possono però accedere ai contributi di assistenza – 17 Euro al giorno per 45 giorni - che in assenza del regolamento attuativo della legge sull’immigrazione non vengono erogati. Nascono allora luoghi come quelli che a Roma presso la Stazione Tiburtina sono conosciuti con il nome altisonante di Hotel Africa e Hotel Khartoum: capannoni di proprietà delle Ferrovie dello Stato dove in condizioni miserevoli si trovano costretti a sopravvivere tra le 400 e le 500 persone. Eritrei, Sudanesi, Etiopi, qualche maghrebino e un centinaio di Rom romeni, espulsi all’epoca della caduta del dittatore Ceausescu. Tutti hanno chiesto asilo, pochissimi quelli che hanno ottenuto l’agognato riconoscimento di rifugiato, la stragrande parte di essi attende, in un limbo dove non esistono diritti, né assistenza. La testimonianza di un giovane richiedente asilo sudanese:

 

“Sono qui in Italia da quasi 10 mesi. Sto ancora aspettando la data per l’intervista. Abito in una casa abbandonata e ho richiesto al Comune di Roma un posto dove dormire. Loro mi hanno detto che ci sono tante persone che aspettano e quindi devo tornare fra tre mesi”.

 

In tutta Italia però il Piano Nazionale Asilo, gestito da una rete di circa 100 Comuni dispone solamente di 1200 posti. Sulle condizioni di vita di questa gente sentiamo il commento di Laura Boldrini dell’Alto Commissariato per i rifugiati.

 

“Queste persone hanno bisogno di una migliore assistenza e questa è una responsabilità di tutte le autorità, dello Stato, e di chi gestisce sul territorio le accoglienze per i richiedenti asilo. Questo dimostra ancora una volta che in Italia c’è bisogno di una legge organica sull’asilo che metta a disposizione più risorse per offrire un’accoglienza dignitosa a chi chiede protezione a questo Paese”.

 

Le lunghissime procedure per ottenere lo status di rifugiato in Italia durano oltre 10 mesi, periodo in cui si pone il problema della sopravvivenza. Non tutti riescono ad ottenere l’asilo, i rifugiati infatti sono persone perseguitate nei loro Paesi. E gli Stati d’Europa in generale non sono generosi nel concedere lo status di rifugiato, come dimostrano i 26 mila dinieghi e conseguenti espulsioni ordinate dal governo olandese. Ancora Laura Boldrini:

 

“Quello che è avvenuto in Olanda riguarda richiedenti asilo che non hanno ottenuto lo status di rifugiato. Per quanto riguarda poi la tendenza europea, sicuramente è una tendenza preoccupante, sicuramente è una tendenza ad abbassare gli standard di protezione. E questo è preoccupante, perché se l’Europa, che è la culla del Diritto internazionale del rifugiato, abbassa gli standard, non ci dobbiamo meravigliare poi che altri Paesi fuori dell’Unione Europea lo facciano”.

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ASSIEME A DON LUIGI ORIONE, PRESTO SANTO, TRE MARTIRI ORIONINI

SI AVVIANO AGLI ONORI DEGLI ALTARI

- Interviste con il cardinale José Saraiva Martins e padre Flavio Peloso -

 

In una folta conferenza stampa, svoltasi nella tarda mattinata di ieri presso la sede della nostra emittente, la Famiglia Orionina ha voluto illustrare con un documentario le figure di tre suoi martiri avviati all’onore degli altari, seguaci del fondatore, don Luigi Orione, che il 16 maggio prossimo sarà proclamato Santo. Ha seguito l’incontro Giovanni Peduto:

 

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Sono gli spagnoli, padre Ricardo Gil Barcelón, e il giovane Antonio Arrué Peiró, uccisi durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936, nonché il beato polacco Francesco Drzewiecki, martirizzato dai nazisti a Dachau. Alla conferenza stampa di presentazione c’era il cardinale prefetto della Congregazione per le Cause dei santi, José Saraiva Martins ...

 

D. – Due contesti così diversi: cosa unisce questi martiri?

 

R. – Il primo punto che li unisce è il fatto che essi sono stati barbaramente uccisi, in tempi di inumane persecuzioni, non per motivi politici, o di qualsiasi altro ordine, ma per motivi strettamente religiosi, cioè per la loro irremovibile fedeltà a Cristo e al suo Vangelo. Essi sono martiri di Cristo, della fede e non di una ideologia politica o sociale. Un altro punto che unisce questi martiri orionini, è quello dell’audacia, del coraggio nell’affrontare la morte per amore di Cristo. Un coraggio straordinario, umanamente incomprensibile, che può provenire solo dall’azione dello Spirito, che è essenzialmente Spirito di amore e di fortezza.

 

D. – Qual è il messaggio di questi martiri per l’Europa?

 

R. – E’ un messaggio estremamente importante e della più scottante attualità. Il fenomeno dei martiri, dice il Papa, offre una singolare chiave le lettura della svolta epocale che stiamo vivendo in Europa. Si tratta di scoprire il legame profondo tra la storia di ieri e quella di oggi, tra la testimonianza evangelica offerta coraggiosamente nei primi secoli dell’era cristiana da tantissimi uomini e donne e la testimonianza che, anche nei giorni nostri, non pochi credenti in Cristo continuano ad offrire al mondo, per riaffermare il primato del Vangelo e della carità.

 

D. – Ed ora ci rivolgiamo al postulatore delle cause dei Martiri orionini, padre Flavio Peloso: chi erano padre Ricardo Gil Barcelón e Antonio Arrué Peiró?

 

R. – Padre Ricardo Gil Barcelón nacque a Manzanera in Spagna, nel 1873. La sua vita fu molto avventurosa, per scelta e per le vicende accadutegli. Fu soldato, musico, uomo molto colto, pellegrino, personalità vivacissima ed inquieta. Nel 1910 incontrò don Orione a Roma e ne divenne seguace fedele, incrollabilmente saldo nella fiducia della Divina Provvidenza. Fu per vari anni in Italia, poi don Orione lo inviò in Spagna ad aprire un’opera di carità. Padre Ricardo, a Valencia, aprì un ostello per i poveri. Durante la persecuzione religiosa venne arrestato ed invitato a rinnegare la sua fede in cambio della vita. Morì gridando: “Viva Cristo Re!”. Era il 3 agosto 1936. Accanto a lui c’era un giovane aspirante della Congregazione, Antonio Arrué Peiró, nativo di Calatayud, in Spagna, di 28 anni. Era il braccio destro di padre Ricardo nel soccorrere i poveri. Al vedere il Padre cadere sotto la raffica dei fucili, Antonio gli balzò accanto per sorreggerlo; una guardia gli fracassò il cranio con il calcio del fucile e l’uccise. Di entrambi è concluso il processo di beatificazione. Speriamo di vederli presto beati: martiri della carità e della fede.

 

D. – Chi era Francesco Drzewiecki?

 

R. – Lo scenario di vita è la Polonia, ove don Francesco nacque, nel 1908, a Zduny. Entrò adolescente nella Congregazione del beato don Luigi Orione. Dopo gli studi liceali e filosofici, nel 1931 andò in Italia, a Tortona, per il noviziato e la teologia. Crebbe accanto al beato e prossimo santo, don Orione. Ritornato in Polonia nel dicembre del 1937, don Francesco si occupò di una parrocchia e del Piccolo Cottolengo di Wloclawek. Qui lo sorpresero i noti e tremendi eventi bellici, scatenatisi a partire dall’invasione tedesca del primo settembre 1939. L’occupazione nazista si trasformò ben presto anche in persecuzione religiosa. Il 7 novembre di quel 1939, don Francesco fu arrestato e cominciò una lunga via crucis di umiliazioni e sofferenze: Wloclawek, Lad, Szczyglin, Sachsenhausen e infine Dachau. Dopo due anni di stenti e di lavori forzati, fu eliminato con i gas il 13 settembre 1942. Aveva solo 34 anni e 6 di sacerdozio.

 

D. – Un episodio significativo della vita di Drzewiecki ...

 

R. – Al lager era strettamente vietato farsi vedere pregare. Ma don Francesco continuò a sentirsi e a fare il prete. Un testimone ha ricordato di essere stato con don Drzewiecki a lavorare nelle piantagioni. Ebbene, mentre erano piegati sul campo di lavoro, a togliere erbaccia o fare altro, tenevano davanti, a turno, la scatoletta dell’Eucaristia e facevano adorazione. L’Eucaristia dava loro forza, dignità e speranza in quel luogo di sopraffazione e abbrutimento.

 

Assieme al cardinale Saraiva Martins e a padre Peloso, alla conferenza stampa, attentamente seguita da un folto pubblico, erano anche presenti Silvia Correale, postulatrice ed esperta dei Martiri spagnoli; Jacek Moskwa, giornalista del Rzeczpospolita di Varsavia; e Sante Altizo, regista della Nova T, che hanno poi risposto alle domande dei partecipanti.

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CHIESA E SOCIETA’

22 febbraio 2004

 

 

LA VALORIZZAZIONE DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA IN AFRICA:

E’ IL TEMA AL CENTRO DELLA VISITA DEL CARDINALE

RENATO RAFFAELE MARTINO IN KENYA. IL PORPORATO SARA’

NEL PAESE AFRICANO FINO AL 27 FEBBRAIO

 

NAIROBI. = A dieci anni dalla sua fondazione, l’Istituto di servizio sociale dell’università cattolica dell’Africa Orientale a Nairobi, in Kenya, riceve la visita del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino. Il porporato inaugurerà il 23 febbraio prossimo il Congresso commemorativo, sul tema: “Problemi contemporanei per uno sviluppo integrale e sostenibile”. L’Istituto forma sacerdoti, religiosi e laici alla comprensione della dottrina sociale della Chiesa, in vista di un impegno concreto nella società africana. Il cardinale Martino, che si tratterrà in Kenya fino al 27 febbraio, avrà, inoltre, incontri con le autorità dei due Programmi delle Nazioni Unite presenti a Nairobi, quello per l’ambiente (Unep) e quello per gli insediamenti urbani (Un-Habitat), nonché con le Commissioni Giustizia e Pace del Kenya e con alcune autorità di governo. La visita del presidente del Pontificio Consiglio, incentrata sulla valorizzazione della dottrina sociale cristiana in Africa, avviene nell’imminenza della pubblicazione da parte del Dicastero vaticano dell’annunciato compendio della stessa dottrina sociale. Il documento riassumerà per la prima volta i principi fondamentali dell’insegnamento ecclesiale al riguardo, alla luce delle storiche encicliche papali in questo campo, dalla ‘Rerum Novarum’ di Leone XIII, alla ‘Sollicitudo Rei Socialis’, alla ‘Centesimus Annus’ di Giovanni Paolo II. (B.C.)

 

 

PIU’ IMPEGNO DEI MASS MEDIA NELLA PROMOZIONE DI VALORI SANI.

E’ L’INVITO DELLA SEZIONE INDIANA DI “SIGNIS”, L’ORGANIZZAZIONE

MONDIALE CATTOLICA PER IL CINEMA E  LA RADIO-TELEVISIONE

 

NEW DELHI. = Oltre cento professionisti del mondo dell’informazione si sono riuniti nella capitale indiana per discutere degli effetti della comunicazione sociale sul mondo dell’infanzia. L’incontro è stato organizzato dalla sezione indiana di “Signis”, l’organizzazione mondiale cattolica per il cinema e la radio-televisione, che ha lanciato un allarme sull’immagine distorta della vita, trasmessa dai mass-media. A sottolineare questa preoccupazione, l’intervento di mons. Vincent Concessao, arcivescovo di Delhi, che all’apertura del seminario ha sottolineato l’importanza di promuovere valori sani, evitare pregiudizi e non lasciare spazio al permissivismo morale. Inoltre, ha ricordato le conclusioni della recente plenaria di Trichur, in cui i vescovi hanno riconosciuto l’incidenza dei mezzi di comunicazione sociale nella missione della Chiesa. Da queste premesse, è nato l’invito di mons. Concessao ai produttori televisivi affinché diano più attenzione ai bambini emarginati e si facciano promotori di una cultura della comunicazione, che favorisca la pace e l’armonia nel Paese. Durante il seminario, anche gli altri relatori hanno sottolineato le conseguenze di possibili danni arrecati da una forte sovraesposizione televisiva dei bambini, in particolare gli effetti sul loro sviluppo fisico, intellettuale e sulla loro socializzazione. (B.C.)

 

 

SI SVOLGERA’, DAL 29 AL 31 MARZO, A CITTA’ DEL MESSICO  IL “TERZO CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE”. IN PRIMO PIANO IL RAPPORTO TRA IL

 NUCLEO FAMILIARE E LO SVILUPPO UMANO

 

CITTA’ DEL MESSICO. = Promuovere l’integrazione tra uomini e donne partendo da una prospettiva familiare e formare un’alleanza mondiale. Questo è l’obiettivo dichiarato del Terzo Congresso Mondiale della Famiglia, che partirà il prossimo 29 marzo e che cade nel decimo anniversario dell’anno internazionale della famiglia. Il tema di quest’edizione è “la famiglia naturale e il futuro delle nazioni”, un argomento su cui si incentreranno gli interventi di molti relatori, tra cui il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia e il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio “Giustizia e Pace”. L’agenzia Fides riferisce che parteciperanno al congresso 300 associazioni impegnate nella promozione della solidarietà nella società e nel sostegno ai valori della famiglia. Si calcola che saranno 2.500 i leader provenienti da 70 nazioni diverse che interverranno a Città del Messico. Si tenterà di dare una risposta a diversi interrogativi in particolare quali sono le conseguenze dell’indebolimento del nucleo familiare e cos’è lo sviluppo umano incentrato sulla famiglia. Il programma del convegno prevede l’approfondimento di tali questioni. Per la prima giornata di lavori, il dibattito sarà  sul tema “Famiglia e sviluppo umano”, il giorno successivo verrà esaminata la questione delle famiglie in rapporto all’economia, infine nella giornata conclusiva si toccherà il tema “Famiglia, governo e ambito internazionale”. (B.C.)

 

 

“LA DEMOCRAZIA IN QUESTIONE. POLITICA, CULTURA E RELIGIONE”: E’ IL TITOLO

 DEL CONVEGNO CHE SI APRE MERCOLEDI A MILANO, PROMOSSO

DALLA FACOLTA’ TEOLOGICA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE

 

MILANO. = La democrazia non solo come forma di potere politico ma come ideale civile associato al rispetto della persona, alla tolleranza e alla laicità. Con questo obiettivo, si aprirà mercoledì prossimo, nella sala convegni della facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano, un convegno sul tema: “La democrazia in questione. Politica, cultura e religione . A dare il via ai lavori la relazione del prof. Pierangelo Sequeri, vice preside e docente di Teologia fondamentale. Previsti diversi interventi tra cui quello di mons. Gianni Ambrosio, assistente ecclesiastico generale dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano su “Democrazia e ritorno della religione”. Il tema della religione sarà analizzato anche dal prof. Marco Cangiotti, docente di filosofia politica. La finalità del convegno è di definire la democrazia come valore della civiltà occidentale, dato che spesso è stata indicata come il tratto differenziale della nuova società. (B.C.)

 

 

TESTATO UN FARMACO PER L’EPATITE C SULLE SCIMMIE, CHE SECONDO

ALCUNI STUDIOSI OLANDESI POTREBBE AIUTARE A COMBATTERE LA SARS

 

ROTTERDAM.= Si apre uno spiraglio per una possibile cura alla Sars, il coronavirus che ha causato molti morti soprattutto in Asia. Secondo una pubblicazione sulla rivista Nature Medicine, alcuni ricercatori olandesi, in collaborazione con l’Università di Hong Kong, hanno studiato il modo in cui la sindrome respiratoria acuta intacca i polmoni. Sui macachi infettati con il virus, la somministrazione del farmaco, particolarmente indicato nella cura dell’epatite C, ha provocato notevoli miglioramenti. Si è osservata una riduzione della replicazione virale, l’escrezione del coronavirus dai polmoni. Il farmaco si è dimostrato efficace, anche se in maniera minore, sui soggetti già infettati. Secondo gli scienziati, sarebbe utile continuare su questa sperimentazione e magari applicarla all’uomo. Il rimedio potrebbe essere utilizzato sia a scopo terapeutico che profilattico, specie per chi è in contatto con i malati di Sars. (B.C.)

                                          

 

INIZIA DOMANI A DUBLINO UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE

SULLA LOTTA ALL’AIDS IN EUROPA ED ASIA

 

DUBLINO.= L’Irlanda, presidente di turno dell’Unione Europea, ospiterà da domani un’importante conferenza internazionale che ha l’obiettivo di fare il punto sulla lotta all’Aids, una malattia che nell’arco di 20 anni si è diffusa in tutto il mondo, diventando così una delle prime cause di mortalità. Sono circa 40 milioni le persone che convivono con il virus dell’HIV e 2,1 milioni di queste vivono in Europa e in Asia Centrale. La conferenza che ha per titolo “Abbatti le barriere- un’alleanza per la lotta contro l’Aids in Europa e in Asia Centrale”, svilupperà in particolare alcuni temi. Dalla presa di coscienza della diffusione della malattia al miglioramento delle condizioni di vita di chi è afflitto da questo male o chi è sieropositivo. Aprirà la conferenza il primo ministro irlandese Berthie Ahern alla presenza del presidente del Portogallo Jorge Sampaio, del capo del governo rumeno Adrian Nastase, dell’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu e dei rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Assicurata anche la presenza di Carol Bellamy, a capo dell’Unicef. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, l’Europa dell’Est e alcune regioni dell’Asia Centrale hanno registrato un particolare incremento dei casi. Su 28 paesi, le stime indicano un aumento delle persone infettate: sono infatti tra 1, 2 e 1,8 quelle contagiate nel 2003 rispetto al 2001. L’epidemia più preoccupante riguarda la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia. Caso emblematico l’Estonia che su una popolazione di 1,4 milioni di persone ne registra il contagio di 2.750. (B.C.)

 

                                

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24 ORE NEL MONDO

22 febbraio 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

In primo piano il Medio Oriente, scosso stamani da un nuovo sanguinoso attentato. Un kamikaze si è fatto esplodere a Gerusalemme su un autobus della linea 14, mentre la strada era affollata e il traffico intenso, causando la morte di almeno 7 persone e il ferimento di altre 60. L’Autorità nazionale palestinese ha subito condannato l’attentato suicida, rivendicato dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa, gruppo armato legato ad al Fatah. Il servizio di Graziano Motta.

 

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Proveniente da un villaggio presso Betlemme, il terrorista palestinese Mohammed Dahl si è fatto saltare in aria, poco prima delle 8.30 locali, su un autobus affollato della linea 14, che collega il centro della città al quartiere periferico di Eincarem, che è meta, fra l’altro, di pellegrini cristiani perché vi sorgono il Santuario Mariano della Visitazione e quello della Nascita di San Giovanni Battista. La deflagrazione è avvenuta al centro dell’automezzo e i passeggeri sono stati investiti anche dalle ferraglie, che erano frammiste all’esplosivo per ampliarne gli effetti omicidi. La rivendicazione della strage è stata fatta dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa, che sono emanazione di al Fatah, il partito di Arafat e di Abu Ala, anche se entrambi hanno condannato l’accaduto. “Non ha servito gli interessi palestinesi - hanno detto - essendo il pretesto che Israele adduce per continuare a costruire il muro della separazione razziale”, quello che, invece, lo Stato ebraico considera una barriera di sicurezza volta ad impedire ai palestinesi di venire a compiere facilmente attentati contro la popolazione civile. L’ultimo attentato analogo a questo era avvenuto il 29 gennaio scorso, sempre a Gerusalemme, in un quartiere del centro, causando 11 morti e decine di feriti.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ancora grave lo stallo politico ad Haiti. Il presidente, Jean Bertrand Aristide, ha annunciato ieri di accettare il piano di pace messo a punto dai mediatori della delegazione ministeriale internazionale. L’opposizione, tuttavia, non vuole venire incontro al capo di Stato. Nel Paese, intanto, crescono i timori per il clima di violenza. Il Dipartimento di Stato americano ha deciso di ritirare tutto il personale diplomatico non essenziale. Barbara Schiavulli. 

 

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Resta solo un giorno per l’opposizione politica di Haiti per decidere se accettare il piano di pace proposto dalla delegazione diplomatica internazionale. Dalle prime indiscrezioni sembra che il ‘no’ sia già sul tavolo degli americani. Ieri sera il segretario di Stato statunitense, Colin Powell, ha parlato per 40 minuti con André Apaid, il leader dell’opposizione, per convincerlo a dare il suo consenso o almeno per cercare di prendere tempo. Il documento prevede un nuovo primo ministro, un governo dove sono rappresentate tutte le parti e Aristide in carica fino alla fine del suo mandato. Ma è proprio su questo punto che si fermano le trattative. L’opposizione non ha intenzione di negoziare se il capo di Stato non dà le dimissioni. Nel nord del Paese, intanto, i ribelli continuano la loro avanzata. Cape Etienne resta sempre difficile da espugnare, ma c’è già chi prevede che entro la fine della prossima settimana possano marciare verso la capitale. Una prospettiva spettrale per uno Stato che ormai si dirige verso il caos, se qualcuno non sarà disposto a cedere per il bene del Paese.

 

Barbara Schiavulli, da Port-au-Prince, per Radio Vaticana.

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I militanti di Al Qaeda sono “chiaramente coinvolti e attivi” nelle attività terroristiche in Iraq. Così oggi il ministro americano della Difesa, Donald Rumsfeld, durante il suo viaggio verso il Kuwait. In Iraq, intanto, la tensione resta alta. Un ausiliario della polizia è stato ucciso ieri in un attacco vicino a Kirkuk, mentre a Baghdad un religioso sunnita è rimasto vittima del fuoco di alcuni uomini armati. Elezioni democratiche ancora lontane dunque per il Paese del Golfo. Il capo dell’Autorità civile provvisoria statunitense in Iraq, Paul Bremer, ha annunciato ieri che per “ragioni tecniche” non sarà possibile organizzare una tornata elettorale prima di 15 mesi.

 

Nuova fiammata di violenza in Uganda. Almeno 173 profughi sono stati brutalmente uccisi ieri sera da ribelli del sedicente Esercito del Signore (Lra). Lo riferisce l’agenzia Misna, precisando che il massacro è stato condotto nel campo ‘Barlonyo’, a 25 chilometri da Lira, nel nord del Paese. Il bilancio potrebbe drammaticamente salire. Nell’azione, infatti, sono rimaste ferite una settantina di persone. 

 

Possibile svolta nella caccia a Osama Bin Laden. Le forze speciali americane e britanniche, infatti, avrebbero localizzato il leader di Al Qaeda in una zona montagnosa nel nord del Pakistan, a ridosso del confine con l’Afghanistan. A diffondere la notizia il giornale britannico ‘Sunday Express’, citando i servizi segreti americani. A nord delle città di Khanozai e Qetta, ci sarebbe anche il mullah Omar, ex leader dei taleban afghani. Proprio questa mattina, nel sud dell’Afghanistan, un elicottero civile è stato abbattuto da colpi di arma da fuoco. Nell’attentato, condotto dai guerriglieri talebani, ha perso la vita un pilota inglese, mentre altre 3 persone sono rimaste ferite.

 

I conservatori largamente in testa nelle elezioni parlamentari di venerdì in Iran. Nell’attesa dei risultati ufficiali, attesi per la giornata di oggi, si registrano diversi scontri nel sud-ovest del Paese. Il servizio di Barbara Castelli.

 

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Vittoria dei conservatori con una partecipazione popolare limitata. Questo, in sintesi, il quadro della situazione in Iran, in attesa dei risultati ufficiali delle elezioni parlamentari di venerdì. L’aspetto più preoccupante di questa giornata, tuttavia, sono gli incidenti scoppiati in diverse città nel sud-ovest del Paese, dopo l’annuncio dei primi risultati. Gli scontri più violenti, che hanno già causato la morte di almeno quattro persone, si registrano nella città di Firuzabad, circa 75 chilometri a sud di Shiraz. “E’ il popolo iraniano che esce vincitore da queste elezioni - ha detto ieri la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei - gli americani, i sionisti e i nemici dell’Iran sono i perdenti”. Di segno decisamente opposto i commenti dei riformisti, svantaggiati nella tornata elettorale dopo la bocciatura, da parte del Consiglio dei Guardiani, delle candidature di numerosi loro esponenti. “Una minoranza è diventata maggioranza in Parlamento”, ha dichiarato Mostafa Tajzadeh, dirigente del Fronte islamico per la partecipazione; mentre il portavoce del ministero degli Esteri, Hamid Reza Asefi, ha ribadito che “la politica di distensione e di espansione dei rapporti con gli altri Paesi del presidente Mohammad Khatami non cambierà”. Nell’attesa dei risultati ufficiali, intanto, il ministero dell’Interno ha reso noto che la partecipazione alle elezioni si attesta al 50,5 per cento degli aventi diritto.

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Aggredito in Zimbabwe il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai. Il capo del Movimento per un cambiamento democratico è stato attaccato ieri sera mentre si trovava nella sua auto, diretto a Buhera. Il leader dell’opposizione è sotto processo per tradimento e tentativo di omicidio nei confronti del presidente, Robert Mugabe. Quest’ultimo, intanto, da ieri 80.enne, ha rinunciato stamani ad assistere ad un funerale di Stato per dolori al petto.

 

Il Comitato internazionale della Croce rossa ha fatto visita ieri a Saddam Hussein, che gli americani tengono come ‘prigioniero di guerra’ in una località sconosciuta dell’Iraq. La visita, condotta da due delegati dell’ente umanitario, è durata due ore, il tempo sufficiente per accertarsi delle condizioni del recluso e per esaminare il suo “stato psichico e morale”. L’ex rais, approfittando del diritto che gli garantisce l’articolo 70 della Convenzione di Ginevra, ha consegnato alla delegazione del Cicr una ‘cartolina’ per i suoi familiari. Ma perché è così significativa questa visita? Emer Mc Carthy lo ha chiesto ad Antonella Notari, del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr):

 

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R. - Non è tanto per noi che è stato importante visitare Saddam. Mi sembra sia stato importante soprattutto per i media, perché hanno coperto questa storia in maniera molto sproporzionata rispetto al resto del lavoro che facciamo. Noi abbiamo visitato in Iraq, da marzo dell’anno scorso, più di 10 mila persone detenute dalle forze della coalizione. Continuiamo questo lavoro e facciamo regolarmente delle visite a queste persone. Scambiamo dei messaggi tra loro e le loro famiglie, cerchiamo di verificare come sono trattati e in che condizioni sono detenuti, e se necessario facciamo delle raccomandazioni alle autorità detentrici.

 

D. - Il Cicr in Iraq non è più presente come prima, in questa fase difficilissima del dopo guerra. Come vede lei il futuro della Cicr in Iraq? Potrete tornare un’altra volta ed avere una presenza più numerosa, per aiutare in questi momenti difficili di violenza?

 

R. - Questa è la nostra speranza. E’ stata una grossa delusione essere stati attaccati direttamente a Baghdad, dopo quasi 20 anni di lavoro in questo Paese e in quella città. Comunque, oggi la presenza del Comitato Internazionale della Croce Rossa è molto limitata. Cerchiamo di intervenire, per quello che possiamo, nelle prigioni e anche nelle situazioni di estrema urgenza. Speriamo un giorno di poter ritornare, per occuparci soprattutto delle famiglie, delle persone scomparse in questi ultimi anni, in questi ultimi decenni, nelle varie guerre in Iraq, che ci sembra un grosso problema umanitario. La ricostruzione del Paese, comunque, deve essere fatta oggi dai governi della forza di occupazione e domani da un governo iracheno, si spera con l’aiuto della comunità internazionale.

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“Andrò avanti, quali che siano i problemi e le pressioni”. Con queste parole ieri il premier britannico, Tony Blair, ha confermato l’intenzione di candidarsi per un terzo mandato governativo. “Il momento è duro - ha dichiarato al giornale ‘News of the worlds’ - ma io sono una persona più dura rispetto a sei o sette anni fa”. Le elezioni politiche in Gran Bretagna sono previste a metà del 2006, ma è possibile che lo stesso Blair decida di anticiparle all’anno prossimo.

 

Colpita due volte oggi in Italia la criminalità organizzata. La Polizia di Stato ha arrestato a Reggio Calabria il boss della ‘Ndrangheta, Orazio De Stefano, mentre i carabinieri del Ros hanno bloccato a Bari Palese il presunto capo della ‘Sacra Corona Unita’, Corrado Cucurachi. Il primo, 45 anni, era considerato uno dei 5 latitanti più pericolosi d’Italia, mentre il secondo è accusato di associazione di stampo mafioso e traffico internazionale di droga.

 

  

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