RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 50 - Testo della
Trasmissione di giovedì 19 febbraio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cardinale
Kasper incontra a Mosca il metropolita ortodosso russo Kirill.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si aggrava la situazione umanitaria della Corea del Nord per la
riduzione degli aiuti internazionali
Ampia partecipazione, ieri, ai funerali di Marco Pantani
Presentati a Berlino oltre 200 capolavori del museo Moma di New
York
Due
militari statunitensi e tre iracheni uccisi in due attentati dinamitardi in
Iraq
Domani 46 milioni di iraniani alle urne per il
rinnovo del Parlamento: clima teso e rischio di astensionismo
Positivo l’avvio del negoziato per la
riunificazione dell’isola di Cipro.
19 febbraio 2004
IL CONCISTORO PRESIEDUTO DAL PAPA HA FISSATO AL 16
MAGGIO 2004
LA CANONIZZAZIONE DI SEI BEATI, TRA I QUALI
SPICCANO LE FIGURE
DI DON
LUIGI ORIONE, DI PADRE ANNIBALE DI FRANCIA E DI GIANNA BERETTA MOLLA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
Il prossimo 16 maggio, la
Chiesa avrà dei nuovi Santi. Nella Sala Clementina, in Vaticano, Giovanni Paolo
II ha presieduto questa mattina il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione
di sei Beati. Un loro profilo biografico, nel servizio di Alessandro De
Carolis:
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Don Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della
Divina Provvidenza e della Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della
Carità, vissuto tra la fine del 1870 e i primi quattro decenni del Novecento e
protagonista di una vita interamente spesa a favore del riscatto sociale dei
più poveri. Ma chi era don Orione e come inizia la sua esperienza con Dio? Don
Roberto Simionato, superiore generale degli Orionini, intervistato da Giovanni
Peduto:
R. – Lui è figlio di un selciatore, si guadagna il pane
aiutando suo padre. Conoscendo la povertà sulla sua pelle, si sente solidale
con tutti i poveri che incontra nel suo cammino. E’ uno che vide la povertà, le
guerre, i problemi che tutti vediamo, e che decise di non lavarsene le mani.
Non si accontentò di amare Dio, ma tentò di amarlo nei fratelli, incominciando
dai più disperati. Voleva arrivare a tutti. Per lui, i poveri sono figli orfani
del terremoto, i vecchi senza casa, i disabili ai quali nessuno pensa. E più ne
raccoglie, più ne trova. Succede sempre così. E dunque, non gli basta più
l’Italia, si apre alle missioni. Così i poveri diventano quelli del Brasile,
dell’Argentina, dell’Albania, della Polonia, dell’Africa e dell’Asia.
D. – Don Orione ha affidato tutta la sua vita alla
Provvidenza. Cos’era per lui la Provvidenza?
R. – La Provvidenza è Dio che pensa ai suoi figli. Dio che
ci ha creato, che manda Gesù il Redentore a salvarci, che guida la sua Chiesa.
Don Orione sente che Dio è Padre e vuole che tutti, specialmente i più poveri,
sperimentino la sua paternità. Per questo chiama tanti giovani ad aiutarlo e
chiama tanti benefattori ad essere Provvidenza per gli altri. Ai più
privilegiati dice: “La Banca della Divina Provvidenza è nelle vostre tasche.
Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Noi tutti siamo chiamati,
a fare qualcosa per diventare, in terra, Provvidenza per i nostri
fratelli.
Di vent’anni più giovane rispetto a Don Orione è padre
Annibale Maria di Francia, originario di Messina, dove nacque nel 1851. Fu
l’apostolo della preghiera e dell'azione in favore delle vocazioni: azione che
continua oggi nell’opera dei
Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù e delle Suore Figlie del Divino Zelo,
entrambi istituti da lui fondati. Padre Riccardo Pignatelli, postulatore della causa
di canonizzazione, al microfono di Giovanni Peduto, traccia un profilo di padre
Annibale:
R. – Era una persona innamorata dell’Eucaristia e della
Chiesa. Era un cristiano che concepì la sua vita come un dono per gli altri.
Era un nobile, che si fece tanto povero da andare a vivere non solo con i
poveri ma come i poveri. Ed era un sacerdote secondo il cuore di Dio. Padre
Annibale è stato, come lo proclama la Chiesa nella sua Messa propria, “insigne
apostolo della preghiera per le vocazioni e vero padre degli orfani e dei
poveri”.
D. – La parola Rogazionisti deriva da “rogate”,
cioè “pregate”: Annibale di Francia ha obbedito all’invito di Gesù di pregare
per le vocazioni…
R. –
Questo comando di Cristo per invocare il dono di vocazioni fu il chiodo fisso
di padre Annibale e caratterizzò la sua vita al punto che Giovanni Paolo II ha
riconosciuto che egli “spese tutte le sue energie per questa nobilissima
causa”. Precorrendo i tempi, padre Annibale sostenne che tutti sono in vocazione;
pertanto, scrisse che operai della messe del Signore sono non soltanto i
sacerdoti ed i consacrati, ma sono da considerarsi anche i laici, a partire dai
genitori, dagli educatori, dagli insegnanti, e debbono esserlo perfino i governanti.
La preghiera per le vocazioni deve estendersi quindi anche a tutte queste categorie
di persone.
Sarà Santo anche Giuseppe Manyanet y Vives, il sacerdote
spagnolo, fondatore
di due Congregazioni ispirate alla Sacra Famiglia di Nazareth. Fu il promotore
della costruzione della Chiesa della Santa Famiglia a Barcellona su progetto di
Antonio Gaudì. Dalla Spagna al Libano, che vedrà canonizzato Nimatullah al Hardini. Nato agli
inizi dell’800, fu monaco e sacerdote dell'Ordine libanese maronita. Una vita breve e sofferta, segnata dalla morte dei 4 figli, è quella
della nobile cremonese Costanza Cerioli, vissuta a metà del XIX secolo. Dopo la
morte del marito, si mette al servizio degli umili e degli orfani della campagna,
consacrandosi a Dio e fondando l’Istituto dei religiosi e delle religiose della Sacra
Famiglia. Infine, la Beata Gianna Beretta Molla, morta a 39 anni, nel 1962,
dopo aver scelto di sacrificare la propria vita pur di dare alla luce la sua
quarta figlia, Gianna Emanuela. Il ricordo della futura Santa è quello che fece
di lei suo marito, l’ingegner Pietro Molla, al microfono di Pietro Cocco, il
giorno della beatificazione:
R. – Il mio ricordo di
Gianna è quello di una donna splendida, che amava molto la vita. Una donna
normale, ma al tempo stesso una donna di grande fede. Una donna ricca di gioia,
di personalità, con un carattere forte e con il coraggio di vivere il Vangelo
fino in fondo. Soprattutto, ricordo la sua piena fiducia nella Provvidenza e la
sua gioia, piena e perfetta, alla nascita di ogni figlio.
D. –
Ingegner Molla, questo amore per i figli che cosa ha rappresentato nel vostro matrimonio
e come è nata poi la scelta ultima, definitiva, di sua moglie di sacrificare la
propria vita per sua figlia?
R. – Per Gianna, i
figli rappresentavano tutto. Erano la nostra stessa vita. Certo, a mio avviso,
la decisione di Gianna di offrire la propria vita per salvare quella della sua
creatura ha radici lontane: nel matrimonio - che era sentito da lei come un
sacramento, come il sacramento dell'amore – e nell'eroismo del suo amore
materno e nella sua piena convinzione che il diritto alla vita del nascituro è
sacro.
D. – Che cosa ha
significato poi questa scelta, così radicale, all'interno della vostra famiglia,
quando lei si è ritrovato solo con i figli?
R. – I miei figli
erano troppo piccoli per capire il significato di questa scelta. Ma appena
hanno raggiunto l'età in cui potevano ben comprendere le ragioni profonde di
questo dono della vita, l'ho spiegato loro e soprattutto ho precisato che la
mamma avrebbe fatto questo gesto per ciascuno di loro. I figli hanno ben
compreso e ben capito l'eroismo della mamma. Devo però confessare che il loro
primo impatto con l'iter della beatificazione e con i riflessi della causa è
stato di sofferenza, dovuta alla pubblicizzazione di quanto avrebbero tanto
desiderato rimanesse solo nell'ambito familiare. Anche io ho sofferto con loro,
lo confesso. Ma negli anni recenti, l'ampio e il crescente affluire
dall'Italia, dall'Europa e dagli altri continenti di pubblicazioni e di scritti
che ammirano la persona di Gianna, che ammirano la mamma e la sposa, e
l'affluire di tante lettere di mamme - la certezza che la mamma e la sposa
può compiere e compie ancora molto bene
tutto questo - ci ha ricompensato largamente delle sofferenze umane che la
causa ha comportato.
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IL PAPA
ESPRIME LA SUA VICINANZA AL POPOLO IRANIANO PER IL TRAGICO INCIDENTE
FERROVIARIO CHE IERI HA CAUSATO CIRCA 320 MORTI NEL NORDEST DEL PAESE
Il Papa ha espresso oggi alle autorità e al popolo
dell’Iran la sua vicinanza il suo profondo cordoglio per il tragico incidente
ferroviario che si è verificato ieri nel nord-est del Paese: un treno che
trasportava zolfo, petrolio e sostanze chimiche è deragliato vicino alla città
di Neyshabour causando l’esplosione di numerosi vagoni. Si parla di circa 320
morti. Giovanni Paolo II, in un telegramma inviato a suo nome a dal cardinale
segretario di Stato Angelo Sodano, affida le vittime alla misericordia di Dio e
auspica che le famiglie colpite da questo dramma possano beneficiare del
conforto e della solidarietà delle autorità e di quanti sono loro vicini. Il
Papa, infine, invoca la benedizione di Dio sui feriti e sui soccorritori.
UDIENZE
E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto oggi in udienza il cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
In
Eritrea, il Papa ha nominato nunzio apostolico l’arcivescovo Dominique François
Joseph Mamberti, finora nunzio apostolico in Sudan.
STAMANE L’INCONTRO A MOSCA DEL CARDINALE
WALTER KASPER
CON IL
VESCOVO METROPOLITA DI SMOLENSK E KALININGRAD, KIRILL
- A
cura di Roberta Gisotti -
Prosegue la visita a Mosca del cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, giunto martedì scorso
su invito dei vescovi cattolici della Federazione russa. Una visita marcata da
grandi speranze per il cammino ecumenico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa
ortodossa. E molta attesa si registra per l’esito dell’incontro, avvenuto
stamane, con il vescovo metropolita di Smolensk e Kalinigrad, Kirill, nella
sede del Patriarcato ortodosso a Mosca, al monastero Danilovsky. Ancora incerta
invece la possibilità di un incontro del cardinale Kasper con il Patriarca di
Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, che sarebbe ammalato e fuori Mosca,
secondo quanto riferito ieri dal portavoce del Patriarcato, padre Igor
Vizhanov. Tra le principali questioni oggetto dibattito tra le due confessioni
è quella del proselitismo, oltre alla condanna espressa da tutte le Chiese
ortodosse sull’eventuale istituzione da parte della Santa Sede di un Patriarcato
per la comunità greco-cattolica, in Ucraina occidentale.
CELEBRATI IN VATICANO I DIECI ANNI DALLA
FONDAZIONE
DELLA PONTIFICIA
ACCADEMIA PER LA VITA.
PROPOSTO L’INIZIO DEL
PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DEL SUO PRIMO PRESIDENTE,
IL CELEBRE GENETISTA JÉRÔME LEJEUNE
- Intervista con mons.
Elio Sgreccia -
Ha
compiuto dieci anni la Pontificia Accademia della Vita, istituita da Giovanni
Paolo II l’11 febbraio 1994 con il Motu proprio Vitae mysterium. Da
questa mattina, e per tutto il pomeriggio di oggi, i partecipanti alla decima
Assemblea generale dell’istituto - che inizierà domani - sono riuniti nell’Aula
nuova del Sinodo in Vaticano per ricordare, con una serie di interventi commemorativi,
il lavoro svolto in quest’arco di tempo. Il Papa stabilì che lo scopo
dell’Accademia fosse quello di studiare i problemi riguardanti la promozione e
la difesa della vita, diffondendo così, all’interno della Chiesa e sulla base
del magistero, un’accurata informazione su una materia delicata e in continua
evoluzione come la scienza biomedica. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Dopo
la Messa d’apertura, presieduta dal cardinale Javier Lozano Barragán, la
rievocazione si è aperta con l’intervento del presidente dell’Accademia, il
prof. Juan de Dios Vial Correa, sui dieci anni di attività. Anni intensi,
ciascuno dedicato a un tema, e ricchi di prese di posizione su argomenti di
grande rilievo etico e massimo interesse pubblico: come, ad esempio, il
chiarimento della natura e dell’identità dell’embrione umano o la questione
dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico. Non sono mancati, durante gli
interventi, momenti di particolare intensità. E’ accaduto quando - nel
ricordare la statura morale e spirituale del primo presidente dell’Accademia,
il prof. Jérôme Lejeune – il cardinale Fiorenzo Angelini ha proposto l’apertura
del processo di beatificazione di colui che fu uno dei massimi genetisti del
Novecento. Proposta salutata dall’applauso in piedi dell’assemblea e
dall’abbraccio commosso dato al porporato dalla moglie del luminare, definito
dal cardinale Angelini uno scienziato che visse con eroismo la sua fede
cristiana nella professione, perché seppe accompagnarlo “dalla semplicità” e
“dalla gioia di servire la vita con piena dedizione e totale disinteresse”.
La
testimonianza offerta dal prof. Lejeune resta dunque un modello di limpidezza
in un mondo dove, soprattutto per ciò che riguarda l’ambito bioetico, numerose
sono le pressioni che vanno contro la tutela della vita umana. E la Chiesa, che
da sempre interviene per difenderne la sacralità, non di rado incontra delle
difficoltà nel far arrivare il suo messaggio. A spiegarne i motivi è il vicepresidente
della Pontificia Accademia per la Vita, il vescovo Elio Sgreccia,al microfono
di Giovanni Peduto:
R. – Siamo in una società secolarizzata, in cui il
richiamo a Dio, il richiamo alla legge naturale e alla dignità della persona
umana suonano talvolta come concetti astratti, in una società che è stata ormai
addomesticata soprattutto alle cose che sono da consumare, da comprare, da
vendere, per le quali c’è l’utilità. E’ una società che è stata addomestica
all’utilitarismo, alla produttività. Il richiamo che fa la Chiesa a valori che
non sono certo commerciabili e che magari rappresentano un freno agli interessi
non sempre trova una corale accoglienza. Per fare un esempio, negli anni
Ottanta la voce della Chiesa – levatasi anche contro gli Stati Uniti, l’Onu,
che avevano imposto al mondo le politiche di limitazione delle nascite a tutti
i costi - rivendicò la paternità e la maternità responsabile. Responsabile vuol
dire limitare dove c’è il puro istinto, ed incoraggiare dove esiste il
benessere e la possibilità. Oggi si riconosce con ritardo che ci vogliono figli
altrimenti non va avanti neppure l’economia, che il primo capitale da portare
avanti è il capitale umano. A distanza di 10-20 anni, si riconosce che la
saggezza della Chiesa procedeva lungo la via giusta. Allora, però, il mondo era
influenzato dalle ideologie, dagli interessi, dall’utopia del benessere
materiale per il quale per stare bene bisogna essere in pochi.
D. – Accade che quando la Chiesa propone il suo messaggio,
ne venga talora percepito la parte negativa, il divieto, la condanna e non la
parte positiva, ovvero la difesa della vita e della dignità dell’essere umano,
in particolare dei più deboli. Perché questo?
R. – Alle volte può essere che la presentazione venga
fatta da chi ha interesse a colorire di nero la posizione della Chiesa perché,
naturalmente, contrasta con i propri interessi. E qui si richiede uno sforzo
maggiore e soprattutto un’etica dei mezzi di comunicazione, perché nel
presentare un problema si presentino bene tutte le facce: l’aspetto
scientifico, antropologico, filosofico, etico, le difficoltà sul piano
giuridico. Ecco, questa meditazione pacata è quella che molte volte viene
tagliata via perché c’è chi manipola anzitutto l’informazione scientifica, c’è
chi vuol condurre la gente attraverso l’informazione verso scopi propri. Noi
sappiamo che le stesse forze economiche che portano avanti certe ricerche
scientifiche per produrre determinati farmaci sono le stesse che pagano la
stampa. Si crea quindi una specie di tenaglia per cui la gente è presa in mezzo
da un bombardamento compiuto da chi ha interesse a farlo in un certo modo. Il
compito della Chiesa - che è capillare, che si svolge attraverso le parrocchie,
attraverso il contatto da famiglia a famiglia - è un contatto più lento, che
arriva con più difficoltà. Questo è un problema che dovremo studiare. E
dobbiamo avanzare anche una forte rivendicazione e cioè che chi ha in mano i
mezzi di comunicazione sociale, specialmente quelli pubblici, faccia chiarezza
e si impegni a non dire quello che non è certo. Come dicevano gli antichi: non
dire nulla che non abbia la prova di quel che si dice.
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Oggi
pomeriggio, la commemorazione per il decennale dell’Accademia proseguirà in
Aula Paolo VI, con l’esecuzione di un concerto di musica sacra per coro ed orchestra,
diretto dal maestro mons. Marco Frisina. Da domani, i lavori della decima
Assemblea generale entreranno nel vivo e saranno dedicati al tema: “La dignità
della procreazione umana e le tecnologie riproduttive: aspetti antropologici ed
etici".
PATRIMONIO
ETICO E SPIRITUALE PER L’ITALIA, L’EUROPA E IL MONDO:
COSI’
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA CIAMPI,
NEL 75
MO ANNIVERSARIO DEI PATTI LATERANENSI
E A 20
ANNI DALLA REVISIONE DEL CONCORDATO
“Un’occasione straordinaria in un clima festivo”: così il
cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, ha commentato il ricevimento
annuale nell’Amba-sciata d’Italia presso la Santa Sede, ieri pomeriggio, nel
75.mo anniversario dei Patti Lateranensi e a 20 anni dalla revisione del
Concordato. A guidare la delegazione
italiana, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, accompagnato dal
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal Ministro degli Esteri Franco
Frattini. Da parte vaticana presenti il cardinale Camillo Ruini ed il sostituto
della Segreteria di Stato, mons. Leonardo Sandri. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“I principi del Cristianesimo costituiscono parte
integrante del patrimonio etico e spirituale del popolo italiano: aiutano ad
affrontare le sfide del XXI secolo in Europa e nel mondo”: così il presidente
Ciampi, che ha avuto parole di riconoscimento, stima e gratitudine per l’opera
della Chiesa.
“L'Italia guarda con vivo interesse all'impegno della Santa Sede, sotto
la guida ispirata di Giovanni Paolo II, per la difesa e la promozione della pace,
per la lotta contro la povertà e le malattie, per il consolidamento della
coscienza europea”.
C’è ancora qualcosa da registrare nei rapporti fra Stato e
Chiesa in Italia?, hanno chiesto i giornalisti a Ciampi: “No, la risposta è
negativa”, ha detto. “Grazie a Dio, i rapporti sono ottimi”. 75 anni fa la
firma del Concordato e 20 anni fa gli Accordi di revisione: due “momenti
fondamentali”, ha ricordato Ciampi. “I Patti Lateranensi, nel 1929, “consentirono
la conclusione di un capitolo lacerante della storia unitaria italiana”, mentre
l'Accordo del 1984 ha facilitato “l'azione dello Stato e della Chiesa verso
obiettivi comuni: il sostegno alla famiglia e ai giovani, la formazione della
persona, la solidarietà, l’appoggio al volontariato”. Un plauso quindi ai
vescovi presenti sul territorio. Li incontro sempre nelle mie visite alle
province italiane, ha detto Ciampi: “pastori della Chiesa”, ma anche “cittadini
responsabili ed integrati nella nostra società”.
Una collaborazione con l’Italia che continua, gli ha fatto
eco il cardinale Sodano, ricordando in particolare un tema su cui insistere da
parte dell’Italia: il riconoscimento in
sede europea della radici cristiane nella futura Carta Costituzionale
dell’Unione. Tra i temi interni affrontati dalle due delegazioni, gli accordi
bilaterali sull’assistenza ai cattolici negli ospedali e nelle case di
reclusione e il giudizio di validità del procedimento giudiziario a carico
della Radio Vaticana, per il presunto inquinamento elettromagnetico del Centro
trasmittente di Santa Maria di Galeria.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con il
Concistoro Ordinario Pubblico - tenuto dal Papa - per il voto su alcune Cause
di canonizzazione.
Sempre in prima, il telegramma
di cordoglio del Santo Padre per le vittime della gravissima sciagura
ferroviaria in Iran.
Nelle vaticane, l’omelia del
vescovo Mauro Piacenza in occasione della memoria liturgica del Beato Angelico
(la concelebrazione eucaristica è stata presieduta nella Basilica di San Marco,
in Firenze).
La prefazione del cardinale
Giacomo Biffi al volume di Giuseppe Barzaghi dal titolo “Lo sguardo di Dio”,
una raccolta di saggi di teologia anagogica.
Nelle estere, in rilievo
l’Iraq: Kofi Annan ritiene “impossibile” tenere le elezioni entro la scadenza
del 30 giugno; intanto gli Usa vagliano la possibilità di “modifiche sostanziali”
al piano di passaggio dei poteri ad un Governo iracheno sovrano.
Nella pagina culturale, un
articolo di Luciana Frapiselli su una mostra - presso la Royal Academy di
Londra - dedicata ai capolavori fiamminghi dell’arte miniata.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle pensioni.
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19 febbraio 2004
PER LO
SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA DEI PAESI POVERI E’ NECESSARIO
RENDERE
PIU’ EQUO IL SISTEMA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE.
E’ L’APPELLO LANCIATO DALL’IFAD CHE CHIUDE
OGGI A ROMA LA SUA 27.MA SESSIONE ANNUALE. AI NOSTRI MICROFONI IL PRESIDENTE
DEL BURKINA
FASO, BLAISE COMPAORÉ E IL PRESIDENTE DELL’IFAD,
LENNART BAGE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Si
chiude oggi al Palazzo dei Congressi a Roma, la 27.ma sessione annuale del
consiglio esecutivo dell’Ifad, l’agenzia dell’Onu per lo sviluppo
dell’agricoltura. La due giorni di lavoro apertasi ieri si è concentrata sul
tema “Commercio e sviluppo rurale, sfide ed opportunità per i poveri delle
campagne”. Nel vertice è stata ribadita, da più parti, la necessità di centrare
gli obiettivi del Vertice del Millennio per sconfiggere la fame nel mondo. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Abbattere le politiche commerciali protezionistiche dei
Paesi industrializzati per ridare speranza alla crescita economica delle popolazioni
del Sud del mondo. E’ questo il forte appello lanciato dall’Ifad. Dunque, è
necessario affrontare ed eliminare i vincoli politici e materiali, che operano
contro l’attribuzione di potere ai poveri che vivono nelle campagne. Ancor più
oggi dato che tre quarti dei poveri del mondo, circa 900 milioni di esseri
umani, abitano in aree rurali. La sfida è allora rendere più equo il mercato
agricolo mondiale come sottolinea - ai nostri microfoni - il presidente del
Burkina Faso, Blaise Compaoré:
R. – JE PENSE QUE LES PAYS DU
NORD ONT INTERET A ...
Credo che i Paesi del Nord abbiano tutto l’interesse ad
introdurre una maggiore liberalizzazione, perché sono i Paesi che hanno il
capitale, che hanno l’industria, che producono di più e che quindi hanno
interesse ad avere un mercato più aperto. Ma, allo stesso tempo, come spesso si
constata, ci sono interessi tali per cui viene a mancare da parte di quegli
stessi Paesi la volontà di creare le condizioni di un’apertura dei mercati a
beneficio anche dei Paesi del Sud. Sappiamo che alcuni Stati dell’Europa sono
sensibili alle nostre tesi, mentre ce ne sono altri che sono fortemente
reticenti. Vorrei quindi dire, molto semplicemente, che siamo in una fase
d’attesa.
D. – Lei ha parlato molto dell’importanza delle donne per
lo sradicamento della povertà nel continente africano ...
R. – SI ON PREND LES
PRODUCTIONS VIVRIERES, LES FEMMES ...
Se consideriamo le produzioni di generi alimentari, le
donne del Burkina Faso sono all’avanguardia in tale produzione. Se consideriamo
poi la questione della salute e dell’istruzione, le donne che guidano
l’educazione dei bambini svolgono un ruolo molto importante nella lotta contro
la povertà...
Nel
messaggio per il vertice dell’Ifad, il segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, ha evidenziato che gli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo devono
poter beneficiare della liberalizzazione del commercio. Per questo è importante
rimettere sui binari giusti i negoziati di Doha. Un punto sul quale si sofferma
- ai nostri microfoni - il presidente dell’Ifad, Lennart Båge:
R. – TWO THINGS ARE IMPORTANT. FIRST, TO GET THE
DOUA-DEVELOPMENT ...
Due
sono le cose importanti. La prima è rilanciare il piano di sviluppo di Doha in
modo da far ripartire i negoziati sul commercio internazionale, che sugli
aspetti agricoli assumevano una rilevanza particolare. Come tutti sappiamo,
questa è anche una preoccupazione di base degli agricoltori nei Paesi in via di
sviluppo. La seconda cosa è che i donatori, come l’Ifad e i governi dei Paesi
poveri rafforzino il sistema per far sì che i piccoli agricoltori possano
trarre vantaggio dalle nuove opportunità, una volta che i negoziati sul commercio
saranno completati.
D. – Qual è la strategia seguita dall’Ifad per lo sviluppo
delle popolazioni rurali?
R. – WHAT WE ARE DOING MORE AND MORE...
Quello che cerchiamo di fare, praticamente in ogni
programma e progetto che sosteniamo nei Paesi in via di sviluppo, è integrare
gli aspetti del mercato. Le nostre preoccupazioni vanno da come immagazzinare
la merce a come contattare i commercianti o i grossisti… Cerchiamo insomma di
integrare tutti gli aspetti del mercato, nelle sue varie dimensioni, in tutto
ciò che facciamo.
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IERI ALLA LATERANENSE L’INCONTRO DEL CARDINALE
RUINI
CON
GLI UNIVERSITARI DI ROMA
- Con
noi, il cardinale vicario e il professor Luciano Corradini -
Convinzione
della fecondità storica del Vangelo; creazione dei laboratori culturali nelle
singole facoltà per creare gli orientamenti di una cultura ispirata al
messaggio cristiano; una maggiore sinergia tra le cappellanie degli atenei e i
diversi gruppi ecclesiali. Queste le linee guida della nuova pastorale
universitaria tracciate da mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la
Pastorale Universitaria, nel corso dell’incontro degli studenti con il
cardinale vicario Camillo Ruini, svoltosi ieri sera alla Pontificia Università
Lateranense, a Roma. Il servizio è di Dorotea Gambardella.
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“La
visita dell’immagine della Vergine di Loreto sia per tutti voi un invito ad
essere sempre più fedeli discepoli di Cristo”. Così il Papa nel suo messaggio
agli universitari romani, i quali ieri sera hanno pregato e cantato dinanzi
alla statua della Madonna proveniente dal santuario marchigiano e riflettuto,
insieme al cardinale Ruini,sul tema:“Testimoni del Vangelo in Università”. Ma
che cosa significa testimoniare Cristo in ambito universitario? Ci risponde il
cardinale vicario:
R. –
Significa dare una testimonianza di vita e anche del coraggio che è richiesto
per manifestarsi come cristiani. Ma nell’università è cercare di fare cultura e
di apprendere cultura in una chiave cristiana. Questo vuol dire avere un
approccio a tutti i problemi che non prescinde mai dalla nostra fede. Vuol dire
essere capaci di fare interagire la fede che è in noi con la nostra intelligenza
e col nostro studio.
D. –
Lei ha parlato dell’importanza di mettere sempre al centro l’uomo...
R. –
Oggi c’è un largo consenso sulla centralità dell’uomo. Il problema però è –
come già diceva il Concilio 40 anni fa – che la risposta alla domanda: che cosa
è l’uomo, chi è l’uomo? Può essere molto diversa. Per questo è importante
mantenere il collegamento fra la visione dell’uomo e l’antropologia e la
visione di Dio, la visione di Cristo, la cristologia e la teologia. In fondo
un’antropologia che prescinde dalla cristologia e dalla teologia finisce per
essere un’antropologia nella quale l’uomo è ricondotto ad una particella della
natura.
Nel
tracciare i nuovi percorsi della pastorale universitaria, mons. Leuzzi si è soffermato
anche sul rinnovato invito del Papa agli atenei, affinché parlino ad alta voce delle radici cristiane dell’Europa.
Ascoltiamo in proposito il commento del professor Luciano Corradini, docente di
Pedagogia generale all’Università di Roma Tre:
“La
testimonianza del Papa incoraggia ciascuno di noi ad essere non un cristiano
fuggiasco ma un cristiano testimoniale. Bisogna, però, che la nostra parola,
per non essere retorica, non vada al di là della capacità di vivere
concretamente le cose che pensiamo. La volontà di rimuovere la dimensione del
dubbio vuol dire molto spesso rimuovere le difficoltà che hanno i nostri
colleghi a non riconoscersi nella
Chiesa. Possiamo aiutarvi a riconoscersi nella Chiesa, come ha fatto il
cardinale Martini a Milano, quando per molti anni ha istituito la cattedra dei
non credenti dando la parola anche a loro”.
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19
febbraio 2004
“VOTARE,
UN DIRITTO E UN DOVERE”. E’ IL TITOLO DEL DOCUMENTO RESO
NOTO
DALLA
CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA IN VISTA DELLE ELEZIONI GENERALI
CHE
SI SVOLGERANNO, IN SPAGNA, NEL MESE DI MARZO
MADRID.=
La tutela effettiva del diritto alla vita di ogni essere umano,
l’appoggio chiaro e deciso alla famiglia, il rifiuto incondizionato del
terrorismo e la promozione della comprensione tra le culture ed i popoli. Sono
queste alcune delle priorità sottolineate dalla Conferenza episcopale spagnola
in un documento reso noto ieri in vista delle elezioni generali che si
terranno, nel Paese iberico, il prossimo 14 marzo. Nella dichiarazione
intitolata “Votare, un diritto e un dovere”, i presuli indicano inoltre come il
“buon governo” debba avere come finalità “la creazione delle condizioni
politiche, sociali ed economiche più idonee allo sviluppo della vita della
persona”. I vescovi invitano i fedeli ad esercitare il diritto di voto con
lucidità e ponderando con senso critico i programmi e le promesse: “I candidati
e i mezzi di comunicazione – si legge nel testo - hanno l’obbligo morale di
aiutare gli elettori a conoscere la verità dei programmi e le proposte dei
diversi partiti”. (F.C.)
SI AGGRAVA LA SITUAZIONE UMANITARIA DELLA COREA DEL NORD
PER LA RIDUZIONE DEGLI AIUTI
INTERNAZIONALI
PYONGYANG.=
Dieci anni di carestia ed una situazione sanitaria e alimentare molto critica.
E’ questo l’allarmante scenario della Corea del Nord recentemente aggravato dai
tagli degli aiuti internazionali dopo la ripresa, da parte del governo di
Pyongyang, del proprio programma nucleare. Ma in un contesto così intricato si
deve anche registrare il lodevole impegno delle organizzazioni umanitarie. “La Caritas - ha dichiarato il segretario generale
della Caritas Internationalis, Duncan MacLaren - resterà nel Paese fin
quando sarà possibile aiutare i soggetti più vulnerabili della popolazione
nord-coreana”. “Rispetto alle complesse logiche della politica - ha aggiunto –
riteniamo più importante il benessere della popolazione”. In un recente
rapporto Amnesty International ha inoltre ribadito l’appello all’autorità
nordcoreane affinché le organizzazioni umanitarie possano avere libero accesso
in ogni regione del Paese. Ma i piani di assistenza in favore della popolazione
sembrano destinati a subire un drastico ridimensionamento. Il Pam (Programma alimentare mondiale) ha infatti
annunciato che diminuirà la quantità di derrate alimentari da destinare alla
Corea del Nord. I beneficiari degli aiuti – soprattutto bambini, donne ed
anziani - scenderanno dagli oltre 4 milioni di persone a meno di 3 milioni. I
motivi di questa riduzione risiedono nella mancanza di fondi: lo scorso
dicembre l’Agenzia dell’Onu aveva ricevuto promesse di aiuto da Stati Uniti,
Australia e Unione Europea ma i finanziamenti non sono ancora arrivati.
“LA SITUAZIONE UMANITARIA NELLA REGIONE DEL DARFUR, IN SUDAN,
CONTINUA AD ESSERE MOLTO GRAVE”.
LO AFFERMA L’INVIATO DELL’ONU
NEL PAESE AFRICANO SMENTENDO LE
RECENTI E OTTIMISTICHE DICHIARAZIONI RILASCIATE DAL PRESIDENTE SUDANESE
KHARTOUM.=
“La situazione in Darfur, nel Sudan occidentale, è ancora estremamente
insicura”. Con queste parole l’inviato delle Nazioni Unite in Sudan per le
questioni umanitarie, Tom Eric Vraalsen, ha di fatto smentito le dichiarazioni
rilasciate la scorsa settimana dal presidente sudanese Omar el Beshir, secondo
cui l’intera regione del Darfur, teatro da un anno di una ribellione armata
contro il governo di Khartoum, era ormai tornata sotto il controllo
dell’esercito. Beshir aveva detto anche che erano utilizzabili i ‘corridoi
umanitari’, la cui creazione era stata chiesta a lungo dalle organizzazioni non
governative e dalle agenzie dell’Onu. Dopo essersi recato in Darfur con una
missione speciale, Vraalsen ieri ha sottolineato che i combattimenti tra
ribelli e governativi sono ancora in corso e che “i corridoi di cui si è
parlato nei giorni scorsi sono chiusi”. Intanto circola da alcune ore la
notizia di un nuovo massacro in cui avrebbero perso la vita almeno 81 persone.
Secondo le informazioni disponibili, le milizie di predoni arabi hanno
attaccato la settimana scorsa la città di Shatatya e alcuni villaggi
circostanti facendo strage di civili. Intanto si moltiplicano i timori che la
recente accelerazione del conflitto in Darfur, e della crisi umanitaria ad esso
legata, possa avere delle ripercussioni anche a Naivasha, in Kenya, dove a
giorni dovrebbe essere raggiunto l’accordo definitivo tra Khartoum e i ribelli
dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla). Con questo accordo si
potrà scrivere la parola fine al più lungo conflitto africano, quello del Sud
Sudan, durato oltre 20 anni e costato la vita ad almeno due milioni di persone.
(A.L.)
AMPIA PARTECIPAZIONE, IERI, AI FUNERALI DI MARCO PANTANI
- A cura di Debora Donnini -
CESENATICO.=
Un afflusso ininterrotto di persone ha dato ieri l’ultimo saluto a Marco
Pantani nella chiesa di San Giacomo a Cesenatico, dove si sono celebrati i
funerali aperti solo a familiari e amici. In migliaia hanno atteso all’esterno
della chiesa, dove il ciclista fu battezzato 34 anni fa. Mons. Antonio
Lanfranchi, vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina, ha presieduto il rito.
“Davanti a Te, Signore, è Marco. Aprigli le braccia della tua misericordia e
donagli la gioia di tagliare il traguardo della tappa più importante, quella
del paradiso”: così nell’omelia mons. Lanfranchi si rivolge a Dio e ai
presenti, invia un messaggio di speranza, ma anche di riflessione: “Marco
invita tutti noi – afferma – ad un serio esame di coscienza su tutto quello che
è lo sport”. Al termine del rito l’ex manager di Pantani, Manuela Ronchi ha
letto, tra gli applausi lo scritto che il ciclista avrebbe lasciato alla
famiglia. “Per quattro anni – scrive Pantani – sono in tutti i tribunali e ho
perso la voglia di essere come tanti altri sportivi”. Mi piacerebbe sapere che
“io so di aver sbagliato, con le prove però”, prosegue il testo. “Quando la mia
vita sportiva e soprattutto privata è stata violata ho perso molto. E non
esiste lavoro – aggiunge - che per esercitare si deve dare il sangue, controlli
di notte alle famiglie degli atleti”. E infine una richiesta: “regole che siano
uguali per tutti”.
PRESENTATI A
BERLINO OLTRE 200 CAPOLAVORI DEL MUSEO MOMA DI NEW YORK.
PER LA CAPITALE TEDESCA E’
L’EVENTO CULTURALE DELL'ANNO
BERLINO. = A Berlino è stato annunciato come l’evento
culturale dell'anno: per sette mesi oltre 200 capolavori del Museum of Modern
Art (MoMA) di New York, massima espressione dell’arte del 20.mo secolo, saranno
in visione in una grandiosa mostra alla Neue Nationalgalerie. Si tratta di un
evento senza precedenti: per la prima
volta, infatti, la collezione del MoMA con i suoi celeberrimi capolavori – tra
cui quelli di Cezanne, Picasso, van Gogh, Chagall e De Chirico - viene
presentata fuori dell’America in un formato così ampio. La mostra, che è stata
presentata ieri alla stampa, offre uno spaccato completo ed esauriente per
diversità e qualità unico per l’Europa. Il percorso si snoda dai tardo
impressionisti, attraverso i classici del modernismo fino ai cubisti, ai
futuristi, ai surrealisti e agli astrattisti dell’arte contemporanea.
L’esposizione - che ha il patrocinio del ministro degli esteri tedesco Joschka
Fischer e del suo collega statunitense, il segretario di Stato, Colin Powell -
propone una sezione europea ed una americana. (A.L.)
SI SONO SVOLTI STAMANI A ROMA I
FUNERALI DI VINCENZO BORGOMEO,
PADRE DEL DIRETTORE GENERALE DELLA
RADIO VATICANA
ROMA. =
In un’atmosfera di profonda commozione si sono svolti, questa mattina, nella
chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma, i funerali di Vincenzo Borgomeo,
padre del direttore generale della nostra emittente. Il lutto per la morte di
Vincenzo Borgomeo, deceduto lunedì scorso all’età di 99 anni, segue quello per
la moglie Letizia De Meo, venuta a mancare poco più di un mese fa. Il
segretario di Stato, Angelo Sodano, ha inviato a nome proprio e del Pontefice
un telegramma di profondo cordoglio rivolgendo a padre Borgomeo e ai suoi
familiari parole di conforto e di speranza cristiana. Tra i presenti nella
chiesa di Santo Spirito in Sassia, numerosi esponenti del mondo civile ed
ecclesiastico, dei mezzi di comunicazione ed in particolare della Radio
Vaticana. (A.L.)
19
febbraio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
• In Iraq sono morti due militari Usa e un iracheno per
l'esplosione di una bomba a ovest di Baghdad, nei pressi di Khalidiyah.
Inoltre, un poliziotto iracheno è rimasto ucciso da un altro ordigno nella
città di Baaquba, a 60 km a nordest della capitale, mentre un iracheno è morto
ieri sera per i colpi pesanti sparati sulla prigione di Abu Ghraib, vicino
Baghdad. Si tratta di uno dei centri di detenzione più grandi dell’Iraq,
controllato dagli americani. Intanto, si parla della visita della ministro
portoghese degli Esteri, Teresa Gouveia, partita ieri a sorpresa per l'Iraq per
una serie di incontri bilaterali con personalità e con i soldati del suo Paese
a Nassiriya. Il viaggio della responsabile della diplomazia portoghese non era
stato annunciato per motivi di sicurezza.
• Oltre 46
milioni di iraniani sono chiamati domani alle urne per il rinnovo del Parlamento.
Il clima in tutta la Repubblica islamica rimane però teso, dopo le bocciature
di quasi un terzo dei candidati, in maggioranza riformisti, decretate dal
Consiglio dei Guardiani, organo conservatore non eletto. Sono ammessi alle
con-sultazioni 5.625 candidati, ma più di 800 hanno già annunciato che
boicotteranno il voto. Rimane forte il rischio di astensionismo per queste
legislative che giungono dopo 7 anni di presidenza di Khatami. Ma a che punto è
oggi l’esperienza democratica promessa nel ’97 dallo stesso Khatami? Giada
Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole24Ore’ a
Teheran:
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R. – La sensazione, parlando con gli iraniani in questi
giorni, è che ci sia una sorta di apatia. L’esperimento ha molto deluso gli
iraniani, proprio perché non hanno visto attuate le riforme di cui Khatami
aveva parlato molte volte nei suoi discorsi. Quelle sul piano economico sono
state praticamente quasi nulle.
D. – Si annuncia una forte astensione dal voto. E’ il
segno di una certa distanza tra lo Stato e il Paese reale, quello della gente
comune?
R. –
Sì, c’è una forte distanza tra la Repubblica Islamica e la vita della gente. La
popolazione iraniana in questo momento è sì apatica ed indifferente ma
soprattutto, è occupata a procurarsi di che vivere: i prezzi sono sempre più
alti, la gente è sempre più preoccupata di come tirare avanti, come arrivare
alla fine del mese.
D. – L’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia
atomica, ha annunciato il ritrovamento in Iran di parti di centrifughe per
l’arricchimento dell’uranio. Questa scoperta può minare i rapporti dell’Iran
con la Comunità internazionale in un momento così importante per il futuro del
Paese?
R. – L’Iran è il secondo Paese al mondo per le riserve di
gas e al quarto posto per quelle di petrolio. Non sembra proprio che, da questo
punto di vista, questi rapporti possano essere messi in forse. Credo, però, che
ci saranno dei problemi dal punto di vista più politico e più generale, perché
l’Iran al nucleare non ci vuole rinunciare per molte ragioni. Si trova,
infatti, in una posizione strategica ed è circondata da potenze nucleari, come
ad esempio il Pakistan, l’India ma anche la ex Unione Sovietica.
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• L'esercito israeliano ha distrutto oggi, prima
dell'alba, le case di due militanti palestinesi nel nord della Cisgiordania,
secondo quanto annunciato da un portavoce militare. Dall'agosto 2002,
l’esercito israeliano ha fatto saltare con la dinamite in Cisgiordania e nella
Striscia di Gaza oltre 2000 case di palestinesi implicati, a suo avviso, in
attentati anti-israeliani. Nella notte scorsa, inoltre, undici palestinesi per
la maggior parte di gruppi armati di Al Fatah sono stati arrestati dai soldati
israeliani.
• Almeno 36 ribelli sono stati uccisi in un attacco
sferrato ieri sera dall’esercito, appoggiato da forze aeree, nel nord
dell’Uganda. E’ quanto riferisce il portavoce militare dell’area precisando che
i ribelli stavano trasportando con loro numerose persone rapite, 22 delle quali
sono state liberate. Non ci sono altre conferme relative alle persone rapite e
al fatto che fossero ribelli e armati. Viene confermato, invece, il
combattimento di ieri, avvenuto in piena boscaglia, nelle vicinanze della
parrocchia di Ngoro, nel distretto settentrionale del Pader, a circa 370 km
dalla capitale Kampala. Nel nord dell’Uganda è in corso da oltre 18 anni una
sanguinosa guerra civile che ha causato finora decine e decine di migliaia di
morti. Sono almeno 20.000 i bimbi rapiti e ben oltre un milione le persone
costrette a cercare rifugio in campi profughi, dove manca anche
l’indispensabile per sopravvivere. La guerriglia è condotta dal sedicente
Esercito di Resistenza del signore che predica l’abbattimento dello stato
secolare ugandese e la creazione al suo posto di una nazione basata sul rigido
rispetto di precetti biblici.
• Si è conclusa a Nicosia la prima tornata del negoziato
per la riunificazione di Cipro con
risultati definiti “molto costruttivi” sia dal mediatore dell'Onu, Alvaro de
Soto, sia dal commissario dell’Ue all’allargamento, Gunther Verheughen. Il negoziato
riprenderà da domattina con incontri quotidiani tra le due delegazioni.
Purtroppo, poco prima dell'inizio dei colloqui, un ordigno aveva danneggiato la
casa del premier della Repubblica turca di Cipro del Nord, Mehmet Ali Talat,
che si era dichiarato favorevole alla riunificazione. Il nostro servizio:
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Il
presidente della Repubblica turca di Cipro Nord, Rtcn, Denktash, ha espresso
subito, prima ancora di dare avvio al negoziato, una dura condanna
dell’accaduto, dicendo: “la bomba ci ha demoralizzati”. Ha poi sottolineato che
la decisione sarà presa dal popolo, facendo riferimento alla prospettiva del
referendum. Una ferma condanna dell’attentato è venuta presto anche dalle più
alte cariche istituzionali della Repubblica di Cipro e dal commissario europeo
Verheugen. Però, poi, ha prevalso la buona volontà da entrambe le parti di
analizzare nel concreto le possibilità di intesa. L’attuale negoziato, che ha
subito negli ultimi mesi una forte accelerazione, ha comunque un tempo limite
per dare frutti ed è il 29 marzo prossimo. Dopo, in mancanza di un accordo,
sarà il segretario generale dell’Onu a compiere un arbitrato definitivo sulle
questioni controverse. Il nuovo possibile testo sarebbe sottoposto a due
referendum popolari il 21 aprile. In questo modo si arriverebbe proprio a pochi
giorni dal primo maggio, data in cui, in ogni caso, la Repubblica di Cipro
entrerà nell'Unione europea, anche senza la
parte del Nord. Parte che è stata occupata da turchi nel 1974 e finora è
stata riconosciuta, per l’appunto, solo dalla Turchia. Il piano Onu sul tavolo
in questo momento e presentato dal segretario generale, Kofi Annan, già dal
2000, prevede per la riunificazione dell'isola un modello confederale simile a
quello svizzero.
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• Tutelare i diritti delle minoranze è “un antitodo”
contro l’antisemitismo. Aprendo il seminario sull’antisemitismo, oggi a
Bruxelles, il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, ha ribadito la
volontà dell’Unione europea di battersi per costruire “un'unione delle
diversità”. “Il rispetto dei diritti umani, delle minoranze e della dignità
umana è uno dei principi fondatori della Ue insieme con la libertà, la
democrazia e lo stato di diritto”, ha detto Prodi. Prodi ha indicato una serie
di azioni concrete per combattere la recrudescenza di atti di antisemitismo e
in particolare, si è rivolto agli Stati membri perché sblocchino l’approvazione
di una direttiva contro il razzismo e la xenofobia proposta nel novembre del
2001 dalla Commissione. Nel suo intervento, lo scrittore Elie Wiesel, premio
Nobel per la pace 1986, ha definito l’antisemitismo “una malattia euro-pea”,
sottolineando quanto sia importante che la Commissione affronti la questione e
rivolgendo un appello a non sottovalutare i segnali cui si assiste nell’Ue. Da parte sua, il ministro degli esteri
tedesco, Fischer, è intervenuto affermando che risolvere la crisi mediorientale
permetterebbe di fare grandi passi in avanti anche nella lotta contro
l'antisemitismo. Si è detto convinto che si devono migliorare le relazioni tra
l’Ue e Israele e che il piano per la pace elaborato da Bush “deve essere
l’obiettivo”.
• Non c’è alcun timore “all’idea della formazione di un
direttorio a tre”. Lo ha detto il portavoce della Commissione europea, Thomas,
riferendosi al vertice di ieri di Berlino tra i leader di Francia, Germania e
Gran Bretagna. La lettera dei tre si concentra sui temi di Lisbona e Bruxelles,
dunque, condivide le linee emerse ieri. La Commissione torna anche a ricordare
l’importanza dell’appello contenuto nella lettera sottoscritta, lunedì scorso,
da sei Paesi europei in difesa del patto di stabilità. Resta, invece, molto
polemica la posizione del premier italiano Berlusconi che definisce la riunione
di ieri “un errore”.
• In Italia, la maratona oratoria dei deputati del
centrosinistra nell'Aula della Camera ha superato le quaranta ore e rischia di
proseguire ancora a lungo, almeno fino a notte alta. Per parlare, ciascuno per
dieci minuti, sul decreto legge cosiddetto ‘salva-reti’, si sono iscritti in tutto
202 deputati. Le dichiarazioni di voto dovrebbero terminare intorno alle
quattro di domani mattina se nessuno rinuncerà a intervenire. Al momento non sembra
probabile perché non si intravede un accordo tra maggioranza e opposizione.
Varato dal Consiglio dei ministri il 23 dicembre 2003, dopo il rinvio del ddl
Gasparri alle Camere da parte del presidente Ciampi, il decreto legge
“salva-reti”, che deve essere convertito in legge entro il 27 febbraio,
consente alla privata Retequattro di evitare il trasloco su satellite e alla
rete pubblica Raitre di continuare a raccogliere pubblicità. Intanto,
l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni è chiamata a verificare entro il
30 aprile l'offerta del digitale terrestre e quindi la possibilità di un
arricchimento del pluralismo. Entro la fine di maggio, l’Autorità invierà una
relazione a governo e Parlamento in cui darà conto dell’accertamento effettuato.
• In Afghanistan, secondo il quotidiano arabo, Al Hayat,
il leader della dirigenza dei taleban, sarebbe rimasto ferito in uno scontro a
fuoco tra un gruppo di uomini da lui guidato e una squadra Usa. Lunedì scorso,
fonti militari americane avevano annunciato che soldati Usa avevano catturato
diversi membri delle milizie taleban al termine di rastrellamenti nei villaggi
del Sud del Paese. Negli ultimi mesi la regione era diventata un focolaio di
violenze.
• Una bambina di 16 mesi è risultata positiva al virus dei
polli in Vietnam, portando a 23 il numero delle persone contagiate nel Paese,
15 delle quali sono morte. Il Vietnam è il Paese più colpito dal punto di vista
delle perdite umane dall’epidemia scoppiata alla fine di dicembre. La malattia
ha provocato sette morti in Thailandia, mentre negli altri Paesi del sud est
asiatico la variante del virus dei polli non è in grado di contagiare l’uomo. Autorità
vietnamite e thailandesi si incontreranno domani e sabato a Danag, nel Vietnam
centrale, e a Nakhon Phanom, nella Thailandia nordoccidentale. Gli incontri erano
nati per discutere di altre questioni più strettamente politiche, ma sembrano
destinati a studiare strategie e tattiche comuni per fronteggiare l'epidemia
aviaria.
• Il governo giapponese ha espresso soddisfazione per il
maxi accordo da due miliardi di dollari raggiunto ieri con l'Iran per lo
sviluppo congiunto del grande giacimento petrolifero di Azadegan e ha
minimizzato i rischi di frizioni con gli alleati Stati Uniti, che erano contrari
alla firma dell'intesa. Ieri sera il portavoce del dipartimento di stato
americano, Boucher, aveva espresso “delusione e preoccupazione” per accordi
come quello firmato ieri tra Iran e Giappone.
• Le autorità messicane hanno compiuto oggi il primo
‘storico’ arresto di uno dei responsabili della cosiddetta “guerra sporca”
combattuta illegalmente da apparati deviati dello Stato dalla fine degli anni
'60 a metà degli anni ’80. Miguel Nazar Haro, ex capitano di polizia, è stato
arrestato a Città del Messico. L'intera vicenda è ritenuta cruciale per il
presidente, Vincente Fox, che intende fare piena luce sugli abusi compiuti nei
71 anni di governi autoritari del Partito rivoluzionario istituzionale, Pri,
sconfitto da Fox nel 2000.
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