RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 46 - Testo della
Trasmissione di domenica 15 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Domani la partenza del cardinale Walter Kasper per Mosca, per
una visita di 4 giorni..
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si è
concluso ieri a Roma il convegno della Cei sul tema “Le sfide dell’educazione”
Il
Fronte di liberazione del Polisario annuncia la liberazione di almeno cento
prigionieri
Inaugurata
ieri a Milano la Borsa internazionale del turismo
Assegnati
ieri a Berlino i premi del 54.mo festival del cinema
Nuova tragedia in Russia: la neve fa crollare il
tetto di una piscina a Mosca. 26 persone perdono la vita.
Incendio
in un supermercato in Cina provoca la morte di oltre 50 persone
Summit in
Kuwait: Iraq e Paesi vicini chiedono che l’Onu abbia un ruolo primario nella
ricostruzione.
15
febbraio 2004
L’EUROPA DELL’EST, CHE SI APPRESTA AD INTEGRARSI CON
GLI STATI COMUNITARI,
E’ PORTATRICE DI UNA SPECIFICA RICCHEZZA CULTURALE E
SPIRITUALE,
IN UN CONTINENTE INTERAMENTE PLASMATO DAI VALORI DEL
VANGELO:
COSI’ IL PAPA NELLA ALL’ANGELUS IN PIAZZA SAN PIETRO
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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L’incontro tra il Vangelo e le
culture ha reso l’Europa un laboratorio di “valori significativi e duraturi”,
grazie all’opera di alcuni eccezionali apostoli della fede: San Benedetto in
Occidente e i Santi Cirillo e Metodio in Oriente. All’Angelus, Giovanni Paolo
II è tornato a parlare dell’eredità cristiana del continente europeo, ponendo
in risalto la “straordinaria forza di coesione” esercitata dal Vangelo proprio
in quei Paesi dell’est Europa, interessati dall’attuale “processo di integrazione
politica”.
Sotto un cielo senza sole,
centinaia di pellegrini hanno ascoltato il Papa tornare su una tematica a lui
cara, il giorno dopo averne parlato all’udienza con un gruppo di pellegrini
slovacchi e aver ricordato gli evangelizzatori per eccellenza dei popoli slavi,
Cirillo e Metodio. I due fratelli, ha osservato il Pontefice, “hanno
contribuito in modo determinante a far sì che l’Europa cristiana potesse
respirare con due polmoni: quello dell’occidente e quello dell’oriente. In
effetti - ha osservato - come è impossibile pensare alla civiltà europea senza
l’opera e l’eredità benedettina, così non si può prescindere dall’azione
evangelizzatrice e sociale dei due santi Fratelli di Salonicco”:
“In questi mesi sono
coinvolti nel processo di integrazione politica del Continente alcuni Paesi
dell’est europeo dove operarono i santi Cirillo e Metodio. Sono Nazioni
portatrici di una specifica ricchezza culturale e spirituale: in esse il
Cristianesimo ha esercitato una straordinaria forza di coesione, nel rispetto
delle loro peculiari caratteristiche”.
L’incontro tra il Vangelo e le
culture, ha aggiunto Giovanni Paolo II, “ha fatto sì che l’Europa diventasse un
‘laboratorio’ dove, nel corso dei secoli, si sono consolidati valori
significativi e duraturi”. Laboratorio di fede che il Papa ha auspicato
continui ad esercitare la propria influenza ad ogni latitudine:
“Preghiamo perché, anche
ai nostri giorni, il messaggio universale di Cristo, affidato alla Chiesa, sia
luce di verità e sorgente di giustizia e di pace per i popoli del Continente e
del mondo intero”.
Al termine della recita
dell’Angelus, il Pontefice ha salutato in polacco i connazionali presenti nella
piazza, rivolgendosi in modo particolare anche ad alcuni gruppi provenienti da
varie regioni italiane.
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DOMANI PARTENZA PER MOSCA DEL CARDINALE WALTER KASPER.
QUATTRO GIORNI DI VISITA, DURANTE I QUALI INCONTRERA’ ANCHE IL PATRIARCA
ORTODOSSO ALESSIO II
- A cura di Alessandro De Carolis -
Partirà domani per l’atteso viaggio a Mosca il
cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’unità dei cristiani. Il porporato ha accolto l’invito della Conferenza dei
vescovi della Federazione Russa a incontrare la locale comunità di cattolici,
ma la visita - secondo quanto affermato al momento dell’annuncio dalla Sala
stampa vaticana - sarà “animata anche da sentimenti di stima verso la Chiesa
ortodossa russa”. Il soggiorno del cardinale Kasper si protrarrà fino al 20
febbraio: sono in programma un colloquio con il Patriarca di Mosca e di tutte
le Russie, Alessio II, e con il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill,
presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche estere del
Patriarcato di Mosca. Ad accompagnare il presidente del Pontificio Consiglio
per l’Unità dei cristiani, saranno mons. Brian Farrell e padre Jozef M. Maj,
rispettivamente segretario ed officiale del medesimo Dicastero.
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15
febbraio 2004
LA MORTE DI MARCO PANTANI, NELLA SOLITUDINE DI UN
RESIDENCE.
ERA DIVENTATO UNA LEGGENDA DEL CICLISMO
DALLA META’ DEGLI ANNI NOVANTA
- Servizio di Giancarlo La Vella -
Il mondo dello sport in lutto. Ieri sera in un
residence di Rimini è stato trovato senza vita il corpo del ciclista Marco
Pantani. L’atleta, artefice nel 1998 di memorabili vittorie al Giro d’Italia e
al Tour de France, l’anno successivo venne coinvolto in una vicenda di doping:
un evento che lo colpì profondamente, portandolo in uno stato di depressione
senza ritorno. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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“Un italiano in maglia
gialla...Marco Pantani, dopo 33 anni, vince il Tour de France e porta a termine
una doppietta che dimostra che è un fuori classe”
(Musica)
Lo abbiamo osannato quando fece
riassaporare a tutti i tifosi delle due ruote le emozioni delle vittorie di
Coppi, Bartali e Merckx, ma ci siamo sentiti quasi traditi quando nel 1999 le
analisi del sangue lo costrinsero ad un clamoroso stop. E Marco Pantani è morto
da solo, così come da solo si involava sulle salite leggendarie delle Alpi
Italiane e francesi. E così, da solo, ricordiamo Pantani navigare nelle
retrovie del gruppo, quando più di una volta provò a ritornare in sella, ad
essere quello di prima. Dal quel drammatico 5 giugno, il campione triste non riuscì
più a vincere nello sport ma, cosa ben più importante, nella vita. Ce lo ricordano
le persone che lo hanno conosciuto da vicino. Candido Cannavò già direttore
della Gazzetta dello Sport:
“Nella realtà il campione
Pantani è morto quel giorno. Nel 2000 quando sono riuscito a portarlo
all’udienza del Papa per il Giro del Giubileo, io pensavo che da lì potesse
ripartire qualche cosa, ma non è stato così. Quindi noi, pur non potendo dire che questa è una morte
di dopping, diciamo che tutto parte da questa maledizione”.
Ed ora Claudio Chiappucci, che
fu capitano di Pantani all’inizio della sua carriera da professionista:
R. - E’ difficile vincere,
perché poi ci sono i momenti della sconfitta, che tante volte servono per
rialzarsi. Però non tutti ci riescono.
D. – Sento che sei in
bicicletta...
R. – Si sto pedalando. E’ la mia
passione ancora, invece lui la
bicicletta la odiava.
Di sport si può anche morire,
morire a 34 anni. Perché Pantani non ci sia più, è un interrogativo al quale
non sappiamo ancora dare risposta. Siamo ancora legati all’immagine del Pirata,
così chiamato per la caratteristica bandana, che vola verso la vittoria. Davide
Cassani, ex ciclista e commentatore Rai:
“Come scattava lui, come andava
in salita, trasmetteva emozioni. Non c’è niente da fare è sempre stata una
persona straordinaria e questo non ce lo toglie nessuno”
La scomparsa di Pantani lascia
un vuoto incolmabile nella sua famiglia e nei tanti tifosi che lo hanno sempre seguito
con affetto nella buona e nella cattiva sorte. Sentiamo un portavoce del “Club
Magico Pantani”:
“Lo ricorderemo sempre con le
braccia alzate al Giro e al Tour e lui credo che ieri abbia trovato la sua
salita più grande. Spero che in cielo ci possa andare con le braccia alzate”.
(Effetti – Musica)
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SI CONCLUDONO OGGI A CITTA’ DEL MESSICO LE
CELEBRAZIONI PER IL 25.MO
DELLA CONFERENZA DEL CELAM A PUEBLA.
LE RIFLESSIONI SULLO STATO ATTUALE DEL CONTINENTE
CHE PATISCE IL FENOMENO DELLA GLOBALIZZAZIONE
- Servizio di Maurizio Salvi -
Una Messa solenne nella Basilica
nazionale di Guadalupe, a Città del Messico, chiude oggi la tre giorni di
commemorazione dei 25 anni trascorsi dalla terza,
e per molti versi memorabile, Conferenza generale dei vescovi latinoamericani
(Celam), che si svolse a Puebla. Un evento che ieri il cardinale Lopez
Trujillo, presente ai lavori, ha definito “un passo in avanti” che la Chiesa
latinoamericana compì in un periodo non facile per tutta la comunità cattolica
dell’area. Fu lo stesso Giovanni Paolo II a inaugurarne ufficialmente i lavori
il 28 gennaio del 1979, durante il primo degli oltre 100 viaggi apostolici del
Pontefice all’estero. Dalla tentazione di una “prassi ideologica e politica”,
cui il Papa oppose allora il ritorno ad una piena “carità pastorale”, si passa
oggi agli squilibri della globalizzazione: tema che occuperà le riflessioni
della quinta Conferenza Generale del Celam, preparata in questi giorni. In
proposito, il servizio di Maurizio Salvi:
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Continuando l’analisi della
realtà latino-americana, nell’ambito della riunione di preparazione della
quinta assemblea del Consiglio episcopale continentale, il cardinale honduregno
Oscar Rodriguez Maradiaga, ha osservato che le democrazie in America Latina
sono deboli e alle prime armi. “Si sono sviluppate – ha detto in una pausa dei
lavori che terminano oggi con una concelebrazione eucaristica – democrazie
incipienti molto deboli, che a causa della spaventosa crisi economica sono
anche fragili”. Da parte sua il presidente della Conferenza episcopale
colombiana, il cardinale Predo Rubiano, ha sostenuto che dal dibattito è anche
emersa la volontà da parte della Chiesa di mantenere l’unità del continente di
fronte alla crescita e all’espansione dei blocchi europeo ed asiatico. Inoltre,
il Celam ha stabilito di operare per favorire l’integrazione dei Paesi latini
come mercato e come popolo, per superare barriere politiche, etniche ed
economiche. Giacché “abbiamo un futuro di integrazione come mercato – ha precisato
il cardinale Maradiaga - la Chiesa deve dare l’esempio integrando i suoi
pastori. Solo così, potremo vincere il dramma della povertà e cercare di
costruire società e governi solidali”.
Mentre venerdì la Conferenza
aveva attirato l’attenzione sull’esistenza in America Latina di regimi di
sinistra che si denominano democratici, ma che vedono la Chiesa come la
coscienza dei popoli a cui si deve mettere un “silenziatore”, oggi vi sono
state critiche per il modello capitalista neo-liberale. Su questo è intervenuto
l’arcivescovo di San Paolo del Brasile, Claudio Hummes, che ha denunciato che
in America Latina ormai si deve parlare apertamente di fame. Il neoliberismo -
ha insistito - ha provocato la disoccupazione e la miseria in molti settori
della popolazione, che soffrono anche per la violenza e il crimine organizzato.
Maurizio Salvi per la Radio
Vaticana.
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PRESENTATO IL PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI EUROPEI A
COMPOSTELA:
A MIGLIAIA SARANNO IN MARCIA IL PROSSIMO AGOSTO PER
L’ANNO GIACOBEO 2004
ALLA RISCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DEL
CONTINENTE
-
Intervista con mons. Julian Barrio -
Dal 5 all’8 agosto a Santiago di Compostela in
Spagna si ritroveranno migliaia di giovani provenienti da tutta l’Europa, dopo
aver percorso, a tratti anche a piedi, i diversi cammini che portano alla tomba
dell’apostolo Giacomo. Promosso dalla
diocesi di Santiago e dalla Conferenza episcopale spagnola nell’anno giacobeo
2004, il pellegrinaggio è stato presentato ieri a Roma, nella sede del Pontificio
Consiglio per i laici, dall’arcivescovo di Santiago, mons. Julian Barrio. Il servizio
di Debora Donnini.
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Una chiamata alla speranza. Per questo fin dal
Medioevo i cristiani si sono messi in viaggio a piedi per raggiungere Santiago.
Il pellegrinaggio ricorda all’uomo infatti che la sua vita è un cammino verso
una meta. “Il pellegrino solo con se stesso – ha detto alla presentazione mons.
Barrio – entra in contatto con Dio creatore e questo contatto gli fa mettere in
discussione il suo modo di vivere e stare nella vita”. Ma qual è lo scopo
dell’incontro? Ci risponde mons. Barrio:
“Il motivo di questo incontro è
che i giovani si rendano conto che devono essere testimoni di Cristo per
un’Europa della speranza”.
“Testimoni
di Cristo per un’Europa della speranza” è infatti il titolo quanto mai attuale
di questa iniziativa. Ma quale significato ha il pellegrinaggio a Santiago di
Compostela?
“Trovarsi con la fede degli
apostoli e, in questo caso, dell’apostolo San Giacomo. Per questo io penso che
venire a Santiago sia un’occasione perché i giovani possano prendere coscienza
dell’eredità spirituale del nostro continente. E soprattutto penso che i
giovani debbano ricordare il sentimento che ha manifestato il Santo Padre a
Santiago nel 1982, quando auspicò in un discorso profetico: “Europa torna ad
incontrarti, sii te stessa e scopri le tue origini, ravviva le tue radici”. In
questa maniera, penso che i giovani possano comprendere che ci si appropria di
una eredità spirituale solo quando davvero la vita assume questa realtà. In
questa prospettiva, io penso che i giovani potranno guardare al futuro pieni di
fiducia, annunciando il Vangelo della speranza per la nuova Europa”.
Sono già 18 mila i giovani che hanno aderito e si
metteranno in viaggio verso Santiago, per un incontro al quale sono invitati
coloro che dovranno costruire l’Europa di domani.
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SESSANT’ANNI FA IL BOMBARDAMENTO DELL’ABBAZIA DI
MONTECASSINO:
UN RICORDO DEL CARDINALE AUGUSTINUS MAYER
- Servizio di Marco Cardinali -
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Il 15 febbraio 1944, l’Abbazia benedettina di
Montecassino fu completamente rasa al suolo da violenti bombardamenti alleati.
Nonostante i volantini, gettati da aerei il giorno precedente, che avvertivano
la popolazione dell’imminente bombardamento, nessuno fino all’ultimo volle
credere che si potesse colpire quel faro di civiltà unico al mondo. Secoli di
storia, di fede civiltà, cultura, furono distrutti in un attimo sotto
bombardamenti massicci. I monaci rimasero chiusi in preghiera dentro la cella
di San Benedetto: se dovevano morire erano pronti a farlo, ma in quel luogo,
che da secoli aveva ispirato la fede di tanti uomini e donne. Per miracolo,
proprio quella cella, insieme alla tomba di San Benedetto e la sorella Santa
Scolastica, rimase intatta.
L’Abbazia di Montecassino fu bombardata perché
creduta un nascondiglio di soldati nazisti. La mattina stessa dei
bombardamenti, due inviati dell’Ordine Benedettino, il priore Fidelis von
Stotzingen e l’abate Augustinus Mayer, si recarono precipitosamente in Vaticano
per tentare di frenare lo scempio. Ma proprio negli uffici della Segreteria di
Stato appresero che i bombardamenti erano ormai iniziati. Al cardinale
Augustinus Mayer, a cinquant’anni di distanza da quel giorno terribile, abbiamo
chiesto qualche ricordo, a partire dal momento in cui rivide i monaci di
Montecassino, al suo ritorno da Roma:
R. – Dopo due giorni. Il generale, che era il
comandante tedesco del posto e che era veramente un buon cattolico, condusse
sul luogo l’abate Gregorio Diamare e quando arrivai fu evidente dai loro abiti
che erano dovuti passare sotto le macerie. Il mio predecessore, che era un
americano, chiese all’abate quanti soldati fossero dentro il Monastero e lui
disse che non c’era nessun soldato, davvero nessuno.
D. – Eminenza, Montecassino è stato da sempre un
centro da cui si è irradiata la cultura in tutta Europa. Tutti i grandi
manoscritti, i codici che fine fecero?
R. – Questo è stato veramente un grande merito del
colonnello Schlegel, che ha avuto il coraggio di chiedere dei camion, mentre
c’erano tante necessità e in un momento in cui non c’era quasi più la benzina.
Lui invece ottenne anche di portare via alcuni quadri.
D. – Arrivò poi il momento della ricostruzione...
R. – Si pensò in che modo si potesse ricostruire e
ci furono tre tesi. Una era quella del padre Desiderio, un’altra parlava di una
nuova forma, più vicina alle nostre concezioni, e la terza era quella
dell’abate Idelfonso Rea, che è stato il grande ricostruttore di Montecassino,
che voleva ricostruire l’Abbazia dov’era e come era. L’abate lottò tenacemente
perché si ricostruisse nello stesso luogo, anche se Paolo VI non era dello
stesso parere. Poi però fu molto contento e parlò in un modo meraviglioso.
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IL CANTICO DEI CANTICI, METAFORA DI UN DIALOGO DI
PACE TRA I POPOLI:
A ROMA, UN CONCERTO ORGANIZZATO DALLE ACLI
E DALLE COMUNITA’ EBRAICHE ITALIANE
- Servizio di Dorotea Gambardella -
In una Basilica dell’Ara Coeli a Roma gremita, si è
tenuto ieri il concerto dal titolo “Il Cantico per la Pace”. Una manifestazione
ispirata al testo biblico “Il Cantico dei cantici”, nel quale il dialogo tra
due innamorati diventa metafora dell’incontro tra i popoli. Promotori del
concerto, che è stato trasmesso in diretta dalla nostra emittente, le Acli (Associazione
cristiana lavoratori italiani) e l’Unione comunità ebraiche italiane (Ucei).
Dorotea Gambardella ci racconta come si è svolta la serata, alla quale hanno
partecipato anche molte personalità religiose e civili, tra le quali il vescovo
Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, e il sindaco Walter Veltroni.
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(Musica)
Ad aprire la serata, un’intensa lettura del testo
del Cantico dei Cantici, tradotto dal presidente delle comunità ebraiche
italiane Amos Luzzatto e interpretato dagli attori Claudia Koll e Flavio Bucci.
Quindi, l’Orchestra sinfonica di Lublino e il Coro lirico sinfonico romano
hanno eseguito la cantata in ebraico antico, firmata dal ventiseienne
compositore di Pordenone, Cristian Carrara. Dal celebre Cantico del VI secolo
a.C., che narra dell’amore tra un pastorello senza nome e una ragazza
Shulamita, il giovane artista ha scelto sei passi salienti, traducendoli in un
linguaggio musicale che miscela armonicamente tradizioni dell’Europa dell’est,
della lirica italiana e della cultura ebraica. Ma perché Carrara ha scelto di
musicare proprio questo testo biblico?
“Ho scelto questo testo ispirato dalle parole di un
celebre pittore e musicista, Michael Serreau, il quale diceva: ‘L’arte o è
incontro, oppure è soltanto un gioco’. Ecco, per me, il Cantico dei Cantici è
un’opera che mi affascina proprio perché si rifà a questa concezione dell’arte.
Promuove l’incontro tra due persone che si amano, che però può essere inteso
anche come incontro tra i popoli, tra culture”.
(Musica)
Il concerto è terminato con l’esecuzione della Misa
Tango, composta dal celebre musicista ebreo argentino Luis Bacalov nel 1997.
Un’opera che, al pari del Cantico dei Cantici, ben sintetizza il messaggio di
amore e di pace fra i popoli sotteso all’iniziativa, perché - come ha spiegato
lo stesso compositore - non contiene il testo integrale della Messa, ma
soltanto le parti comuni a cristiani, ebrei e musulmani, nell’intento di
allargare a tutti, senza distinzione di credo, la partecipazione religiosa.
(Musica e applausi)
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15
febbraio 2004
I FENOMENI DEL CONSUMISMO, DEL MATERIALISMO E
DELL’INDIVIDUALISMO
AL CENTRO
DEL CONVEGNO DELLA CEI “LE SFIDE DELL’EDUCAZIONE”,
CONCLUSOSI IERI A ROMA
ROMA. = “La Chiesa non deve rinunciare a proporre e
a dare il proprio contributo del tutto particolare nell’educazione”. Lo ha
detto ieri il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, concludendo
i tre giorni di lavori del Convegno nazionale “Le sfide dell’educazione”,
svoltosi a Roma presso la Domus Mariae. Ribadendo la proposta lanciata dal
cardinale Camillo Ruini per una stretta collaborazione tra le istituzioni, in
particolare tra scuola e famiglia, mons. Betori ha anche rivendicato un “ruolo
specifico per la comunità cristiana nel tenere insieme questa rete”. La sfida
per la Chiesa - ha aggiunto - è ricomporre la frammentarietà tra persona e
cultura, tra pubblico e privato. L’incontro ha anche analizzato i malesseri
della società moderna dominata dal mito dell’efficienza, dell’efficacia, della
globalizzazione e del trionfo dell’individualismo. Il direttore del Centro
studi scuola cattolica, Guglielmo Malizia, ha messo in risalto l’insidia
maggiore che il mito tecnologico va diffondendo: l’eccessiva fiducia nelle
conoscenze tecnico-scientifiche. Un rischio - ha aggiunto - fondato sul primato
della competizione e sulla diminuzione di beni relazionali. Per reagire alle
insidie del “mito tecnologico” e ad una visione della persona finalizzata al
“modello economico” - ha concluso Malizia - i giovani hanno bisogno di
“riconciliarsi con il lavoro”, anche attraverso una formazione orientata a
soddisfare il loro “desiderio di umanizzazione e gratificazione”. (A.L.)
ALTRI CENTO PRIGIONIERI MAROCCHINI SARANNO
PROSSIMAMENTE LIBERATI.
LO HA DICHIARATO IERI IL FRONTE DI LIBERAZIONE
POLISARIO, CHE DA TRENT’ANNI COMBATTE PER L’INDIPENDENZA DEL SAHARA OCCIDENTALE
DAL MAROCCO
TINDOUF. = Cento prigionieri di guerra marocchini
saranno liberati. Ad annunciarlo, ieri, è stato il Fronte Polisario, il
movimento che combatte per l’indipendenza del Sahara Occidentale, annesso al
Marocco nel 1975. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa algerina “Aps”, citando
un comunicato dell’organizzazione indipendentista, che definisce il rilascio
dei prigionieri “una prova di sincera volontà del Fronte Polisario di non rinunciare
ad alcuno sforzo per contribuire al raggiungimento di una pace giusta e
definitiva nel Sahara Occidentale, in base al diritto del popolo saharawi
all’autodeterminazione”. Il movimento ha inoltre chiesto l’intervento del Qatar
presso il Marocco “per la liberazione dei soldati saharawi – si legge nel
medesimo documento - e perché sia fatta luce sul destino di molte persone
scomparse”. Secondo l’organizzazione, infatti, nelle prigioni di Rabat
sarebbero rinchiusi ancora 150 combattenti del Fronte Polisario, mentre non si
hanno notizie di oltre 500 civili. Di contro, dalla firma del cessate-il-fuoco
con il Marocco, avvenuta nel 1991, le truppe indipendentiste sostengono di aver
liberato 1.743 prigionieri, incluso i 100 dell’annuncio di ieri. Non è stata specificata
la data della liberazione dei marocchini, attualmente trattenuti in campi
profughi saharawi nella regione di Tindouf, nel sud-ovest dell’Algeria, nei
quali, secondo alcune fonti, sarebbero detenute in totale circa 600 persone, un
terzo delle quali da ben 20 anni. (D.G.)
IL
PRESIDENTE ARGENTINO NESTOR KIRCHNER HA
ANNUNCIATO, NEI GIORNI SCORSI, MISURE GOVERNATIVE PER RISARCIRE LE VITTIME DI
LUTTI E INFORTUNI DURANTE
LA REPRESSIONE DEL DICEMBRE 2001, IN ARGENTINA
BUENOS AIRES. = Un progetto di legge che prevede un
risarcimento dello Stato in favore di quanti subirono infortuni o lutti,
durante la repressione del 19 e 20 dicembre 2001, in Argentina. Ad inviarlo nei
giorni scorsi al Congresso del Paese
latinoamericano è stato il capo dello Stato, Néstor Kirchner. A tre anni di
distanza da quei giorni di sangue, che rappresentarono il culmine della crisi
economica e sociale argentina, metà della popolazione del Paese latinoamericano
vive sotto la soglia della povertà. Il governo ha deciso di stanziare somme che
vanno dai 15 mila pesos, circa quattromila euro, per lesioni lievi, a 224 mila
pesos in caso di morte. L’esecutivo, come ha spiegato il segretario ai diritti
umani, Eduardo Luis Duhalde, conta di far approvare il progetto di legge il
prossimo 24 marzo, in occasione del 28.mo anniversario del colpo di Stato
militare del 1976. Nello stesso giorno, si verificherà un altro evento storico:
il trasloco della Esma, la Scuola di meccanica della marina, nella quale il
regime torturava e uccideva gli oppositori. Al suo posto, sarà inaugurato dal
capo dello Stato, nella medesima giornata, il Museo della Memoria. Si tratta
della prima iniziativa statale per ricordare le violazioni dei diritti umani
perpetrate dal regime che rimase al potere fino al 1983, rendendosi
responsabile della scomparsa di migliaia di
persone. (D.G.)
INAUGURATA IERI A MILANO LA BORSA INTERNAZIONALE DEL
TURISMO,
ALLA QUALE PARTECIPANO QUEST’ANNO GLI OPERATORI DI
OLTRE 120 PAESI
MILANO. = I segnali di ripresa per il turismo sono importanti
e a ribadirlo è stato ieri il ministro italiano delle Attività produttive,
Antonio Marzano, che con il presidente della Regione Lombardia, Roberto
Formigoni, ha inaugurato a Milano la 34.ma edizione della Borsa internazionale
del turismo (Bit). Nel pomeriggio, la rassegna è stata aperta al pubblico che
ha potuto partecipare ad una grande festa, degustando prodotti tipici e
assistendo agli spettacoli organizzati per l’occasione. L’apertura ai
visitatori non professionali è stata una precisa richiesta degli espositori del
salone che hanno sottolineato che in fondo “il pubblico è il turismo, sia reale
che potenziale, e quindi rappresenta una importante risorsa a cui tutti gli
imprenditori del settore guardano con attenzione”. Le novità per l’edizione 2004
del Salone internazionale del turismo - al quale partecipano quest’anno
operatori di oltre 120 Paesi - riguardano anzitutto il Palabit, una
tecnostruttura ad hoc che ospiterà numerosi momenti di intrattenimento
proposti dagli organizzatori per il grande pubblico. Interessante, infine,
anche il “Virtual On Stage”, uno spazio scenico che ospiterà dei confronti tra
i più noti operatori del settore. (A.L.)
ASSEGNATI IERI A BERLINO I PREMI DEL 54.MO FESTIVAL
DEL CINEMA:
L’ORSO D’ORO E’ ANDATO AL FILM “CONTRO IL MURO”
MENTRE IL PREMIO ECUMENICO AL LUNGOMETRAGGIO DI KEN LOACH “AE FOND KISS”
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
BERLINO. = “Convincente opera a favore della
tolleranza e della comprensione interculturale”. E’ questa la motivazione con
cui la Giuria ecumenica ha assegnato ieri, alla 54.ma edizione del Festival del
cinema di Berlino, il Premio delle Chiese al film “Ae Fond Kiss”, del regista
britannico Ken Loach. Il film, che ha ricevuto un’accoglienza entusiastica alla
sua presentazione, descrive la storia d’amore, non priva di ostacoli e
pregiudizi, tra un giovane musulmano ed una insegnante irlandese cattolica. Le
difficoltà di integrazione per gli immigrati, i rischi del fondamentalismo e le
insidie nella costruzione di una società multietnica sono i principali temi
affrontati nell’opera cinematografica. Il secondo
riconoscimento del Premio ecumenico è andato al film fuori concorso “Mi piace
lavorare”, incentrato sulla storia di una donna che combatte contro il fenomeno
del mobbing, forma di violenza e pressione psicologica esercitata sul
luogo di lavoro verso un dipendente o un collega. Il prestigioso Premio
dell’Orso d’oro è stato assegnato al film “Contro il Muro” (Gegen die Wand)
del giovane regista Fath Akin. Racconta la storia di una giovane
tedesca di origine turca che, per liberarsi dall’oppressione della sua
famiglia, convince un anziano turco a sposarla. Il Gran
Premio della giuria è stato assegnato al film argentino “L’ultimo abbraccio” (El
abrazo partido), il cui protagonista, l’uruguaiano Daniel Hendler, ha vinto
l’Orso d’argento per il miglior attore. Come migliori attrici sono state
premiate la sudafricana Charlize Theron per il film statunitense “Monster” e la colombiana Catalina Sandino
Moreno per “Maria piena di grazia” (Maria, llena eres de gracia). Riconoscimenti, infine, anche al cinema italiano. All’unico
film in concorso, “Primo Amore” di Matteo Garrone, è andato l’Orso d’argento
per la migliore colonna sonora realizzata dal gruppo Banda Osiris.
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15
febbraio 2004
- A cura
di Salvatore Sabatino –
Un’altra tragedia ha colpito Mosca. Il tetto di un
parco acquatico è crollato sotto il peso della neve, provocando 26 morti, tra i
quali molti bambini, e decine di feriti. Intanto si continua a scavare tra le macerie,
nella speranza di trovare ancora persone in vita. Il nostro servizio.
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Sembra davvero non esserci pace per Mosca. Ieri,
infatti, la capitale russa ha dovuto nuovamente fare i conti con morti e
feriti; questa volta, però, il terrorismo sembra davvero non c’entrare nulla.
La vera colpevole del crollo del tetto del più grande parco acquatico moscovita
è la neve, caduta – come sempre accade in questi mesi - copiosa ed abbondante. La cupola di vetro della struttura non
ha dunque retto al peso ed è implosa improvvisamente. Pesantissimo il bilancio:
26 morti, tra cui molti bambini, e decine di feriti. I soccorritori, udendo
alcune grida da sotto le macerie, ritengono che molti dei dispersi si trovino
ancora vivi e stanno moltiplicando i loro sforzi. Per evitare che i
superstiti risentano del freddo
pungente lanciano getti di aria calda sulle
macerie. Sono almeno 700 gli uomini che scavano, aiutati da cani, tra
gli spezzoni di vetro. Secondo il sindaco di Mosca Iuri Lujkov, al momento
dell'incidente nel Transvaal Park si trovavano 1.300 persone, 426 delle quali
erano nella zona in cui è crollata parte del tetto. In un primo momento si
erano diffuse voci di un’esplosione che aveva anticipato di qualche secondo il
crollo. Nessuna traccia di esplosivo, però, è stata rinvenuta sul luogo della
tragedia.
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Ed un incidente, questa volta in
Cina, ha provocato un’altra carneficina. Si tratta di un incendio in un
supermercato, nella provincia nord-occidentale di Jilin. Il primo bilancio
diffuso dai vigili del fuoco parla di
oltre 50 morti e più di 60 feriti. Le fiamme si sarebbero sprigionate nell
primo piano del complesso, per poi diffondersi rapidamente ovunque. Non è
chiara l’origine del rogo.
L'Iraq e i Paesi vicini, riuniti
in un summit oggi in Kuwait, hanno chiesto che l'Onu rivesta un ruolo centrale nella ricostruzione del dopoguerra,
compresa la supervisione delle elezioni, e che vi sia un rapido trasferimento
dei poteri agli iracheni. Nella dichiarazione finale e' stata anche sottolineata
la necessita' di ''eliminare dal territorio iracheno tutti i gruppi terroristi
e altri gruppi armati, i quali rappresentano un pericolo per gli stati
confinanti''. Intanto è salito a 27 il numero dei morti provocati dall’attacco
compiuto ieri contro il commissariato di Falluja, a ovest di Baghdad. E' quanto
riferiscono oggi fonti ospedaliere.
Prosegue vittoriosa la corsa
alle presidenziali del democratico John Kerry. Il senatore del Massachussets ha
riportato, infatti, altre due vittorie in Nevada e nel ''distretto'' di
Columbia, dove si trova la capitale Washington. Fino a questo momento Kerry ha
vinto le primarie in 14 dei 16 stati che hanno già votato. Favorito anche nel
Winsconsin, alle urne martedì prossimo.
Gli Stati Uniti hanno deciso di
dare tempo all'Iran fino a marzo per rivelare e smantellare i programmi
nucleari militari che avrebbe messo a punto. A riferirlo Richard Boucher,
portavoce del Dipartimento di Stato, poco prima dell'annuncio a Teheran del
ministro degli esteri iraniano Kamal Kharrazi che il suo paese ha la
potenzialità di produrre e quindi anche di vendere all'estero combustibile
nucleare. La scadenza di marzo coincide con la prossima riunione del Consiglio
dei governatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica a Vienna.
Intanto in Iran è ancora crisi
istituzionale in vista delle elezioni politiche del 20 febbraio prossimo. Sono
607 i candidati che si sono ritirati, confermando la volontà di boicottare la
tornata elettorale in seguito all’esclusione da parte del Consiglio dei
Guardiani, l’organo di controllo in mano ai conservatori, di oltre 2500
candidati, quasi tutti riformisti. Ieri avevano annunciato il ritiro in 550; un
appello a non recarsi alle urne è giunto anche dalla maggiore organizzazione
studentesca iraniana, l'Ufficio per il consolidamento dell'unità.
Un centinaio di coloni
israeliani della Striscia di Gaza hanno
avviato questa mattina una marcia alla
volta di Gerusalemme per protestare contro il piano del premier Ariel Sharon che prevede lo sgombero degli
insediamenti ebraici da questo
territorio palestinese. La marcia - circa 100 chilometri a piedi - si concluderà mercoledì pomeriggio a Gerusalemme con una
grande manifestazione davanti alla
residenza di Sharon.
C’è grande
attesa, e non solo in Asia, per i colloqui che India e Pakistan riavvieranno da
domani ad Islamabad, dopo l’incontro tra Vajpayee e Musharraf nel vertice Asean
di gennaio. Tra i segnali di riavvicinamento dell’ultimo periodo, anche lo
sport: presto la nazionale di cricket indiana tornerà dopo 15 anni a giocare
nel Paese confinante. Sull’evoluzione dei rapporti tra i due Stati, Andrea
Sarubbi ha intervistato Maria Weber, docente di Relazioni Internazionali
all’università Bocconi di Milano:
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R. - Io credo che in questo
momento ci siano grosse pressioni internazionali sia sull’India che sul
Pakistan, perché effettivamente arrivino ad un riavvicinamento amichevole, cosa
che sta già accadendo, anche con questi segnali di diplomazia indiretta, tipo
la squadra di cricket indiana che va a giocare in Pakistan.
D. – Quali sono i Paesi che
secondo lei stanno premendo per un accordo tra India e Pakistan?
R. – Sono almeno tre. In primis
gli Stati Uniti, poi la Cina e infine la Russia. Gli Stati Uniti dopo la guerra
in Afghanistan e dopo la guerra in Iraq hanno un disperato bisogno di avere una
situazione di pacificazione nella regione. Quindi, stanno premendo enormemente
sia sull’India – a cui si sono molto riavvicinati e hanno dato anche grossi
prestiti – sia sul Pakistan, perché faccia il passo di arrivare a dei colloqui
veri, reali con l’india. Dietro però c’è anche l’interesse e la pressione sia
della Cina che della Russia. Ora Pechino, dopo l’11 settembre, dopo il nuovo
ruolo che sta costruendo per se stessa la Cina in Asia, vuole che quella
regione sia pacificata. Ultimo attore, la Russia. Putin sta cercando di
riacquisire per la Russia un ruolo di potenza regionale.
D. – Lei vede soluzioni nel
breve periodo per il problema del Kashmir?
R. – E’ molto difficile, perché
sul Kashmir arrivano tre diverse tensioni. Fu diviso in qualche modo in parti
ineguali: una parte rimase al Pakistan, il resto all’India; la maggioranza
della popolazione del kashmir indiano è islamica e qui si collegano tutti i
problemi del fondamentalismo islamico dell’Asia centrale e di quell’area del
mondo. Quindi, a mio avviso, si può arrivare forse ad una situazione di bilanciamento,
difficilmente di vera pacificazione nel breve periodo.
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Continua a mietere vittime
l’influenza aviaria in Asia. Un ragazzino di 13 anni è morto ieri in
Thailandia, portando a sei il numero delle vittime nel Paese. Lo hanno
annunciato fonti ospedaliere. Il ragazzo aveva seppellito del pollame infetto.
Intanto l’Onu lancia un allarme: l’influenza aviaria in Vietnam potrebbe durare
mesi, se non anni.
Non mi candido a queste europee
perché voglio onorare fino in fondo i miei impegni; analogo, spero, sarà il
comportamento dei capi degli esecutivi nazionali. Questo, in sostanza, il
messaggio lanciato ieri da Romano Prodi, presidente della Commissione europea,
intervenuto ieri alla convention degli ulivisti per le europee 2004. Immediate
le reazioni della maggioranza di governo, che hanno chiesto le dimissioni del
“professore” da Bruxelles.
E’ tornato in libertà, dopo 8
mesi di detenzione, U Tin Oo, vice presidente della Lega Nazionale per la
Democrazia, il principale partito d'opposizione birmano. L'anziano ex generale,
76 anni, era stato arrestato il 30 maggio assieme alla leader del partito Aung
Saan Suu Kyi, premio Nobel per la Pace. Non è chiaro se Tin Oo sia libero di
muoversi. Suu Kyi, tornata a casa il 26 settembre, è tutt'ora agli arresti
domiciliari.
Un ex
capo delle milizie paramilitari ed un ex commissario di polizia hanno annunciato su una radio privata di essersi
uniti ai ribelli armati che si sono sollevati ad Haiti contro il presidente
Jean-Bertrand Aristide. I due hanno annunciato che intendono marciare sulla
capitale Port-au-Prince.
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