RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 45 - Testo della
Trasmissione di sabato 14 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
A Puebla, in Messico,
vigilia di conclusione dell’incontro dei vescovi del Celam
Numerose le iniziative in tutto il mondo per celebrare la
festa di S. Valentino
Nello Sri Lanka le truppe ribelli consegnano 15 minori
all’Unicef
È morto ieri all’età di 89 anni
l’arcivescovo emerito di Durban, mons. Denis Hurley
Nuovo agguato in Iraq:
morti almeno 13 soldati americani a Falluja
Oggi
in Italia seconda giornata della Convention della lista unitaria del
centrosinistra
14
febbraio 2004
GLI IDEALI CRISTIANI ORIENTINO LA COSTRUZIONE
DELLA NUOVA EUROPA:
COSI’,
GIOVANNI PAOLO II A DUEMILA PELLEGRINI SLOVACCHI,
RICEVUTI IN UDIENZA NELLA FESTA DEI SANTI
CIRILLO E METODIO,
PATRONI
DELLA SLOVACCHIA E COMPATRONI DELL’EUROPA.
A
COLLOQUIO CON IL PAPA ANCHE IL PRESIDENTE SLOVACCO, RUDOLF SCHUSTER
- Il
servizio di Alessandro Gisotti -
Gli
ideali cristiani continuino a orientare un’Europa libera e solidale, “capace di
armonizzare le sue diverse tradizioni culturali e religiose”. Giovanni Paolo II
lo ha ribadito stamani ricevendo in Aula Paolo VI duemila pellegrini della
Repubblica slovacca guidati dai cardinali Korec e Tomko. Udienza che ha fatto
seguito al colloquio del Papa con il presidente slovacco Rudolf Schuster. Il
Pontefice ha messo l’accento sull’importanza del pellegrinaggio che avviene nel
giorno in cui la Chiesa festeggia i santi Cirillo e Metodio, patroni della
Slovacchia e compatroni d’Europa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(Parole
in slovacco)
La
testimonianza dei Santi Cirillo e Metodio, “grandi apostoli degli slavi”
costituisce “un forte richiamo a riscoprire le radici dell’identità europea”
del popolo slovacco, radici condivise “con le altre nazioni del Continente”. Il
Papa ha sottolineato come l’Europa del Terzo Millennio va “arricchendosi di
molteplici apporti culturali”, ma “sarebbe deleterio dimenticare che alla
formazione del Continente ha contribuito in modo determinante il Cristianesimo”.
Nel processo di integrazione europea, la Slovacchia deve allora offrire il suo
significativo apporto facendosi interprete “di quei valori umani e spirituali
che hanno dato senso” alla storia del suo popolo.
“E’ indispensabile – ha avvertito – che
questi ideali da voi vissuti con coerenza continuino ad orientare un’Europa
libera e solidale, capace di armonizzare le sue diverse tradizioni culturali e
religiose”. Proprio la fede, ha aggiunto, è “il più ricco e solido patrimonio”
della Slovacchia. Il Papa ha così esortato i pellegrini a “custodire
integralmente” la fede ed anzi alimentarla “mediante la preghiera, un’adeguata
catechesi e una formazione continua”. Essa “non va nascosta, ma proclamata e
testimoniata con coraggio e tensione ecumenica e missionaria”. Questo è proprio
l’insegnamento dei Santi Cirillo e Metodio, “capostipiti di una scia di
numerosi Santi e Sante germogliati lungo i secoli” della storia slovacca, “eroi
della fede, alcuni dei quali – ha rammentato – hanno pagato con il sangue la
loro fedeltà al Vangelo”. Essere sale della terra e luce del mondo, ha detto
ancora, comporta “far risplendere la verità evangelica nelle scelte personali e
comunitarie di ogni giorno”. Ma anche mantenere “inalterata l’eredità
spirituale dei Santi Cirillo e Metodio contrastando la diffusa tendenza di
uniformarsi a modelli omologati e standardizzati”.
D’altro
canto, il Papa non ha mancato di ricordare le tre visite in terra slovacca: la
prima volta nel 1990 poco dopo la caduta del regime comunista, quindi nel 1995
e infine nel settembre dell’anno scorso per il decimo anniversario della
proclamazione della Repubblica e dell’istituzione della conferenza episcopale
slovacca. E proprio sulla rilevanza di queste visite per il popolo slovacco si
è soffermato il cardinale Tomko che prima dell’incontro in Aula Paolo VI ha
presieduto, nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa per i pellegrini.
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Giovanni
Paolo II ha proclamato nel 1980 i Santi Cirillo e Metodio compatroni d’Europa
insieme con san Benedetto. A loro aggiunse
nel 1999 tre donne: santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia e
santa Teresa Benedetta della Croce al secolo Edith Stein. Ma sulla figura di
Cirillo e Metodio ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.
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Cirillo
e Metodio, fratelli, nascono a Tessalonica, l’odierna Salonicco in Grecia
all’inizio del IX secolo. Il padre era un magistrato e aveva in mente per loro
una brillante carriera. I due fratelli
però scelgono un’altra strada: sono
attirati dalla vita monastica e vogliono dedicarsi allo studio e alla preghiera
nel silenzio e nella pace di una cella. Ma anche i loro progetti durano ben
poco: la Chiesa li invia in missione tra i popoli slavi. Da questo momento la
fatica, i contrasti, le accuse e le persecuzioni non li abbandonano più. Il
loro scopo è uno solo: annunciare Cristo agli slavi. Cercano di adattare il
messaggio del Vangelo alla cultura e alla mentalità di questi popoli. Traducono
così la Bibbia in slavo, inventando i
caratteri chiamati poi cirillici, e celebrano la liturgia in questa lingua:
l’unità della fede è intatta pur nella diversità della sua espressione. Ma
parte del clero occidentale osteggia i due fratelli che vengono calunniati,
accusati di scisma ed eresia. Metodio è imprigionato e passa in carcere ben tre
anni. Cirillo, più fragile, muore per gli stenti. I Papi li difendono e
appoggiano in pieno la loro riforma: prima Adriano II, poi Giovanni VIII che
consacra Metodio vescovo in Moravia. Poco prima di morire, all’età di 42 anni,
era l’869, Cirillo eleva la sua preghiera a Dio: “quelli che mi hai dato, te li
restituisco come tuoi – disse – guidali ora con la tua forte destra, proteggili
all’ombra delle tue ali” e “raccogli tutti nell’unità”.
Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica “Egregiae
virtutis” del 31 dicembre 1980, li proclama insieme a san Benedetto, patroni
d’Europa, perché – afferma – Cirillo e Metodio “giustamente…sono considerati
non solo gli apostoli degli slavi ma anche i padri della cultura tra tutti
questi popoli… per i quali i primi scritti della lingua slava non cessano di
essere il punto fondamentale di riferimento nella storia della loro
letteratura”. Il Papa ricorda che l’Europa è “frutto dell’azione di due
correnti di tradizioni cristiane”, quella occidentale, diffusa in particolare
da san Benedetto, e quella orientale promossa da Cirillo e Metodio. Giovanni
Paolo II conclude la lettera apostolica scrivendo: “sparisca ciò che divide le
Chiese come pure i popoli e le nazioni; e le diversità di tradizioni e di cultura
dimostrino invece il reciproco completamento di una comune ricchezza”.
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APPELLO DEL PAPA AI GIOVANI NEL DISCORSO AI
VESCOVI FRANCESI,
RICEVUTI
IERI POMERIGGIO PR LA VISITA AD LIMINA:
GIOVANNI
PAOLO II LI ESORTA A SUPERARE LA CULTURA
DELL’EFFIMERO
PER SCOPRIRE LA BELLEZZA DEL VANGELO
“La vita di fede e la pratica
sacramentale non possono ridursi ad un emozione del momento, né possono
costituire un’attività tra le altre dell’esistenza”: gli educatori aiutino i giovani a discernere tra le priorità.
Sono i giovani il centro del discorso del Papa ad un nuovo gruppo di vescovi
francesi in visita “ad Limina Apostolorum”. Giovanni Paolo II ricorda con
emozione la Giornata Mondiale della Gioventù di Parigi e offre ai presuli
suggerimenti per un’efficace pastorale giovanile. Ce ne parla Paolo Ondarza:
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“E’ una “cultura dell’immediato
e dell’effimero, poco favorevole all’introspezione, alla maturazione interiore
e al discernimento morale” quella che vede crescere i giovani. Una società –
scrive il Papa – caratterizzata da famiglie, “sempre più disgregate”, da una “soggettività esacerbata, da una
sfrenata libertà di costumi, e da “comportamenti a volte distruttivi”: aspetti
“che rendono il giovane particolarmente fragile”, portandolo a pensare che non
esista “un bene o un male oggettivo”. A
minacciare la serenità delle nuove generazioni – indica ancora il Santo Padre –
“la crescita della disoccupazione”.
Giovanni Paolo II invita “i
presuli a contribuire al pieno sviluppo” dei giovani generosi per natura,
“pronti ad impegnarsi per giuste cause e desiderosi del bene”. Ma “l’aspetto
sociale non deve far dimenticare l’obbiettivo primario dell’intervento
pastorale: condurre i giovani a Cristo”. Tra le priorità educative additate dal
Papa alle comunità diocesane: la famiglia, che “è opportuno aiutare e sostenere”
nei delicati rapporti genitori-figli “in particolare nella fase
adolescenziale”; la scuola dove ragazzi
cattolici e non fanno “l’esperienza di capitale importanza educativa” del
“vivere insieme” . A tal fine il Santo
Padre ricorda la necessità di presbiteri di qualità ben formati e dalla
“condotta spirituale e morale esemplare”, sollecitando le famiglie e gli
educatori ad incentivare nuove vocazioni religiose.
Con lo stesso vigore Giovanni
Paolo II raccomanda ai vescovi francesi la cura dei giovani che si preparano al
matrimonio. “La Chiesa- scrive – indica
un cammino progressivo nella relazione d’amore tra uomo e donna, proponendo
l’ideale della castità; virtù quest’ultima che ricorda come il matrimonio e la
famiglia si costruiscono su un legame forte e su un impegno definitivo, non
solo sull’aspetto affettivo, che non può costituire la sola base della vita
coniugale”. “La formazione” di sacerdoti e laici – conclude Giovanni Paolo II –
non può consistere in un apprendistato tecnico e scientifico. Consta fondamentalmente
in un’educazione umana integrale”.
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CONSEGNATO
AL PAPA DAL SOTTOSEGRETARIO ITALIANO AGLI ESTERI, MARIO BACCINI, IL DIPLOMA HONORIS
CAUSA CHE ASSEGNA A GIOVANNI PAOLO II
IL
TITOLO DI “AMBASCIATORE” DELLA LINGUA ITALIANA NEL MONDO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Giovanni Paolo II “ambasciatore” della lingua italiana nel
mondo. Il titolo, assegnato al Papa dall’Istituto Italiano di Cultura di
Cracovia, è contenuto nel “Diploma
di lingua italiana per stranieri” rilasciato honoris causa
a Karol Wojtyla e consegnato ieri sera al
Pontefice nel corso di una udienza privata in Vaticano. A recarlo al Papa, è
stato il sottosegretario italiano agli Esteri, Mario Baccini,
presidente della Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana
all'Estero.
“Il diploma – si legge in un
comunicato - costituisce il dono più significativo inviato a
Giovanni Paolo II dagli Istituti Italiani di Cultura, al termine delle
manifestazioni promosse in quaranta città del mondo nel XXV anniversario
del Pontificato”. Le manifestazioni, intitolate “La mia seconda patria”, si
svolte nell’arco del 2003, curate dal giornalista Piero Schiavazzi.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto
in udienza il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per
i Vescovi.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di Dijon, presentata per raggiunti limiti di età
dall’arcivescovo Michel Coloni. Al suo posto, il Pontefice ha nominato
arcivescovo Metropolita di Dijon il sacerdote Roland Minnerath,
dell’arcidiocesi di Strasburgo, finora professore di Storia ecclesiastica
presso la Facoltà Teologica dell’Università Statale di Strasburgo. Il neo
presule, 58 anni, ha perfezionato i propri studi a Roma laureandosi in Diritto
canonico e in Diritto civile e poi nella Facoltà di Teologia di Strasburgo,
dove ha conseguito un secondo dottorato in Teologia e una “maîtrise” in Storia.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, mns. Minnerath ha prestato servizio nel
servizio diplomatico della Santa Sede, lavorando anche nelle Rappresentanze
pontificie di Brasile e Germania.
In Argentina, il Santo Padre ha nominato vescovo di San
Justo mons. Baldomero Carlos Martini, finora vescovo di San Francisco. Il
65.enne presule, dopo gli studi a Cordoba, ha frequentato in Spagna un corso di
Pastorale liturgica presso la Pontificia Università di Salamanca. Tornato in
patria, si è sempre dedicato alla cura delle anime. Il 2 dicembre 1988 fu
nominato vescovo di San Francisco, ricevendo la consacrazione episcopale il 5
febbraio dell’anno successivo.
In Ecuador, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo
ordinario militare per l’Ecuador mons. Miguel Angel Aguilar Miranda, finora
vescovo di Guaranda. Il presule, 65 anni, dopo gli studi filosofici e teologici
ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel ‘65 ed è stato incardinato
nell’arcidiocesi di Quito, dove ha svolto diversi ministeri pastorali, alla
nomina episcopale avvenuta nel 1991. E’ membro della Commissione per la
Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale e dal 1996 è responsabile del
Dipartimento per la pastorale dei santuari.
Sempre in Ecuador, il Pontefice ha nominato vescovo di
Ibarra, il gesuita mons. Julio César Terán
Dutari, finora vescovo titolare di Orrea ed ausiliare di Quito.
Il presule ha 71 anni ed è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1950. Ha ottenuto
la licenza in Umanità classiche e il Dottorato in filosofia nella Pontificia
Università cattolica dell'Ecuador. Come sacerdote si è dedicato prevalentemente
alla docenza, in veste di professore di filosofia nell'Università Cattolica
dell'Ecuador nella quale, tra l’altro, è stato per due periodi (1985-1995)
rettore. Dopo l’ordinazione episcopale, mons. Dutari ha ricoperto diversi
incarichi, tra i quali quello di direttore del Dipartimento di ecumenismo della
Conferenza episcopale ecuadoriana e presidente dell'Istituto
teologico-pastorale della stessa Conferenza.
Ancora in Ecuador, il Papa ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Azogues, presentata per raggiunti limiti di
età dal vescovo Clímaco Jacinto Zarauz Carrello. Al suo posto, il Santo Padre
ha nominato Vescovo mons. Carlos Aníbal Altamirano Argüello, finora Ausiliare di Quito. Il presule
ha 62 è stato ordinato sacerdote nel 1966. E’
stato a Roma dal 1981
al 1983, dove ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana ottenendo la
licenza in missionologia. E’ stato nominato vescovo il 3 gennaio 1994.
RENDERE
SEMPRE PIU’ EFFICACE LA CONVENZIONE DI OTTAWA
PER IL BANDO DELLE MINE ANTIUOMO:
E’ L’ESORTAZIONE DELL’ ARCIVESCOVO
SILVANO MARIA TOMASI, OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L’UFFICIO DELL’ONU A
GINEVRA, INTERVENUTO AL COMITATO
PER L’INTERDIZIONE DEI MICIDIALI
ORDIGNI BELLICI
- A cura di Alessandro Gisotti -
“Non
dobbiamo permettere che le vittime delle mine antiuomo divengano anche vittime
dell’oblio e della discriminazione”: è l’esortazione dell’osservatore
permanente della Santa Sede presso l’ufficio Onu di Ginevra, l’arcivescovo Silvano
Maria Tomasi, che in questi giorni è intervenuto alla riunione del comitato
permanente di esperti della Convenzione sull’interdizione delle mine antiuomo.
Il diplomatico vaticano ha messo l’accento proprio sulla necessità di rendere
sempre più efficace la Convenzione di Ottawa per il bando dei terribili
ordigni.
“Le vittime delle mine antiuomo - ha
proseguito – sono testimoni innocenti di uno sbagliato approccio alla
sicurezza”. Quindi, ha rilevato come un gran numero di Stati abbia ora compreso
che queste armi “oltre che inumane e devastanti sono anche inutili”. Il presule
ha, così, sottolineato come debba essere garantita la solidarietà nei confronti
di queste vittime innocenti, che hanno il diritto di partecipare
all’elaborazione di politiche tese alla loro riabilitazione e reintegrazione
nella società. La Santa Sede, ha affermato, guarda con fiducia alla prossima
conferenza internazionale di Nairobi per la revisione ed il rafforzamento della
Convenzione.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con forte rilievo, apre la
prima pagina il titolo "Per un'Europa unita, libera e solidale offrite la
vostra storia di fede": il paterno abbraccio di Giovanni Paolo II ai
pellegrini slovacchi giunti a Roma nel giorno della Festa dei santi Cirillo e
Metodio per ricambiare il Viaggio Apostolico del settembre 2003.
Nelle vaticane, nel discorso al
settimo gruppo di presuli della Conferenza Episcopale Francese, il Papa ha
sottolineato l'esigenza da parte della comunità diocesana di porre
un'attenzione sempre più grande ai luoghi educativi dove i giovani forgiano la
loro esistenza: la famiglia e la scuola. Una pagina in occasione dell'ingresso
in diocesi dell'arcivescovo di Bologna.
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq, dove è stata perpetrata un'altra strage, questa volta a Falluja.
L'intervento della Santa Sede al Comitato di esperti della Convenzione
sull'interdizione delle mine antiuomo; il titolo dell'intervento è "Porre
in essere un efficace programma di assistenza per le vittime delle mine
antiuomo".
Nella pagina culturale, un
articolo di Antonio Russo sull'opera di Armando Rigobello dal titolo
"L'estremità interiore".
Nelle pagine italiane,
Cgil, Csil e Uil chiedono politiche di sviluppo economico e la difesa dei
salari.
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14
febbraio 2004
“IL
CANTICO PER LA PACE”: CONCERTO ALL’ARA COELI OGGI POMERIGGIO
PER
RIFLETTERE SULL’AMORE TRA I POPOLI
- Con
noi Luigi Bobba e Amos Luzzatto -
L’orchestra
filarmonica di Lublino eseguirà oggi pomeriggio presso la Chiesa di Santa Maria
in Ara Coeli, a Roma, il concerto dal titolo “Il Cantico per la Pace”.
L’iniziativa, che si propone come momento di scambio fra culture, è stata promossa
dalle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) e dall’Unione Comunità
Ebraiche Italiane, con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune e della
Provincia di Roma. La nostra emittente trasmetterà il concerto a partire dalle
ore 18 fino alle 20.30 circa, con radiocronaca in diretta dalla Chiesa di Santa
Maria in Ara Coeli. Gli ascoltatori della zona di Roma possono sintonizzarsi
sulla modulazione di frequenza di 105
MHz e sull’onda media di 585 kHz. Il servizio è di Dorotea Gambardella.
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(musica)
Un
incontro in musica tra la cultura ebraica e cristiana. Un concerto “Il Cantico
per la Pace” per riflettere sul significato più profondo dell’amore, inteso
soprattutto come amore fra i popoli. Da qui la scelta di musicare il Cantico
dei cantici, nel quale il colloquio d’amore tra uomo e donna diventa il simbolo
del dialogo tra le culture nel rispetto delle diverse identità. Ma sul valore
di quest’iniziativa, ascoltiamo il commento del presidente delle Acli, Luigi
Bobba:
R. - In un tempo così difficile, di conflitti, di
difficoltà, riandare ad un testo d’amore è un modo per dare un segnale di
speranza per la pace.
D. – Musica e dialogo interreligioso: è un binomio un po’
inusuale…
R. – Un
compositore cattolico che ha lavorato su un testo in ebraico antico, Cristian
Carrara, e dall’altro lato Luis Bakalov, un ebreo che ha musicato una Messa
cattolica. Come dire che le religioni possono essere una grande forza per la costruzione
della pace. Ma questo dialogo, però, non nasce semplicemente da uno spontaneo
volersi bene, non c’è una visione romanzata della pace. La pace è una
costruzione difficile. Ma dedicare un momento, attraverso i toni delicati della
musica di due grandi attori come Claudia Koll e Flavio Bucci, è un modo di
immettere delle parole che forse non arriverebbero al cuore e alle orecchie di
tanti.
(musica)
Pace è
tensione, ha detto Amos Luzzatto, presidente dell’Unione comunità ebraiche
italiane, proprio per ribadire che l’evento non intende dare una visione romantica
della pace, né che l’arte vuole sostituirsi alla politica. Sentiamo:
R. – La
pace è un anelito ad una soluzione della tensione, pur sapendo che ne verranno
altre. La vita umana è all’interno di una cornice di tensioni. Gli esseri
viventi con i loro conflitti, con le loro contraddizioni, con le loro tensioni
devono trovare il modo di entrare in rapporto l’uno con l’altro, non sognando
un rapporto privo di tensioni, ma sognando un rapporto che dalle tensioni passi
all’amore fra le persone.
(musica)
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PRESENTATO
IERI IN CAMPIDOGLIO IL VOLUME CHE
RIPERCORRE
I 60 ANNI DI VITA DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
- Con
noi, Chiara Lubich -
“Questo
voglio testimoniare: che è Dio l’autore, l’attore di quest’Opera”. Con queste
parole lapidarie di Chiara Lubich, fondatrice e Presidente dei Focolari, si è conclusa la presentazione, avvenuta ieri
pomeriggio in Campidoglio del volume “Un popolo nato dal Vangelo”, edito dalle
Paoline. La prima pubblicazione, in 600 pagine, che ripercorre i 60 anni di
storia del Movimento dei Focolari, ora diffuso in oltre 180 Paesi che coinvolge
nell’unico progetto di contribuire a comporre in unità la famiglia umana, milioni di aderenti e simpatizzanti non solo
cattolici, ma anche di diverse Chiese, religioni e non credenti. Sono
intervenuti: il Segretario del Pontificio Consiglio per i laici, il vescovo
Joseph Clemens, il sindaco di Roma Walter Veltroni e il prof. Andrea Riccardi,
fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Servizio di Carla Cotignoli:
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E’ una
nota di speranza che è risuonata ieri nella storica sala della Protomoteca in
Campidoglio, gremita da un pubblico attento, tra cui molte autorità civili e
religiose, rappresentanti di altre Chiese e dell’Islam. I vari interventi hanno
ben testimoniato la forza dell’azione dello Spirito Santo che – come ha detto
mons. Clemens - suscita “la creatività, il dinamismo e la varietà dei carismi
nella Chiesa”. Degli inizi sotto i bombardamenti a Trento, tra i più poveri e
abbandonati, ha fatto cenno il sindaco di Roma Walter Veltroni, ricordando come
“Chiara e le sue prime compagne miravano a risolvere il problema sociale della
città”.
Sull’avventura,
finora inedita, nei Paesi dell’ex regime socialista nell’Europa orientale,
iniziata negli anni ’60, si è soffermato mons. Josef Clemens che ne ha
evidenziato lo spirito: i focolarini, tutti medici, non erano partiti per
andare “contro” un regime. “C’era in loro solo l’amore per Gesù morto in croce
che gridava al Padre il suo abbandono”, “un amore concreto a servizio dell’uomo
- ha aggiunto - che ha fatto breccia nei cuori”.
Mentre
il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’’Egidio nel suo
ampio intervento dal profilo storico, ha toccato un punto cruciale: la domanda
crescente sul ruolo della donna nella Chiesa. “Chiara mostra con la sua storia
- ha affermato - come ci sia una via
per darvi risposta: è con la crescita dello spazio carismatico che cresce anche
quello della donna”.
Perché
questo volume, firmato da Enzo Fondi e Michele Zanzucchi, ha per titolo: Un
popolo nato dal Vangelo? Ilario Rocha lo ha chiesto alla stessa Chiara Lubich:
R. – Perché proprio questo è il Movimento: è un popolo –
così lo definisce il Papa – che è nato dal Vangelo. Infatti, nei primi tempi,
quando è sorto, nei rifugi, a Trento, a causa della guerra, le mie prime
compagne ed io portavamo con noi solo un piccolo Vangelo ed eravamo spinte, dal
carisma che il Signore mi aveva messo in cuore, a leggerlo, a viverlo, a
tradurlo in pratica. Tutto è nato proprio dal Vangelo, tutto è venuto fuori da
lì. Quello è il nostro libro di fondazione!
D. – Una donna che oggi ha un grande influsso sulla Chiesa
è un fatto rilevante. Come vede lei questo?
R. – Lo vedo molto normale, perché in questo ultimo tempo
è venuto a galla il profilo mariano della Chiesa. Noi sappiamo che c’è un
profilo petrino della Chiesa, quello formato dalla gerarchia, ma poi c’è anche
un profilo mariano della Chiesa. Cioè Maria – come afferma il teologo Urs Von
Balthasar e il Papa stesso - non era presente soltanto all’inizio della Chiesa,
ma si fa presente lungo i secoli in vari modi. C’è uno stretto legame, ad
esempio, tra Maria e i carismi che lo Spirito Santo ha mandato sulla terra: nel
passato hanno formato tante famiglie religiose, adesso questi nuovi carismi
formano invece tanti movimenti. Siccome lo Spirito Santo è libero, può dare il
carisma ad un uomo ed anche ad una donna. Quando una donna si trova ad averlo,
per forza lo deve far ‘funzionare’ e diventa responsabile di quel qualcosa che
il carisma suscita, di quel movimento… E’ logico, quindi, non è una cosa
strana.
D. – Qual è il segreto per arrivare a questa età con tanta
vitalità, tanto più come leader spirituale di migliaia di persone nella Chiesa,
nelle altre Chiese e anche nelle altre religioni?
R. – E’ il carisma stesso che ti rende ‘viva’, perché il
carisma non solo ti illumina, ma suscita sempre cose nuove o da rinnovare e ti
spinge a farlo, perché c’è dentro di te qualche cosa di molto forte. E questo
ti mantiene anche in vita ad una certa età. Poi c’è il fatto anche che ho
cominciato col viverlo il Vangelo, e poi l’ho insegnato agli altri. E si sa che
oggi i testimoni sono più ascoltati dei maestri, ed ecco perché mi vedono
leader spirituale migliaia di persone nella Chiesa, ma anche nelle altre Chiese
e religioni.
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RIPARTE LA CAMPAGNA PER LA MORATORIA DELLE
ESECUZIONI CAPITALI
-
Intervista con Aldo Ajello e Leonard She Okitundu -
“Nessuno
tocchi Caino” rilancia la campagna per la moratoria delle esecuzioni capitali a
partire dal continente africano. Il progetto è stato illustrato a Roma nel
corso di una conferenza internazionale per fare il punto sulla posizione degli
Stati membri dell’ONU circa l’abolizione della pena di morte nel mondo. La
Conferenza dovrà decidere su un progetto biennale di rilancio della campagna a
partire dall'Africa, per un costo previsto di un milione di euro, per
iniziative sui media e pubblicitarie, conferenze e missioni. Il servizio è di
Stefano Leszczynski:
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La situazione della pena di morte nel mondo, ha ricordato
il segretario generale di “Nessuno tocchi Caino”, Sergio D'Elia, è radicalmente
e favorevolmente cambiata negli ultimi dieci anni: nel 1993, i Paesi che la
mantenevano erano 97, oggi sono 62. Tuttavia, nel solo 2002, sono state
eseguite 4.069 esecuzioni in ben 32 Stati. Il triste primato dell’efficienza in
quest’ambito spetta alla Cina e all’Iran, dove avviene l'85 per cento del
totale mondiale delle esecuzioni. “Per nessuno tocchi Caino” è di importanza
strategica puntare sulla pulsione abolizionista di molti Paesi africani. Il commento
di Aldo Ajello, inviato speciale dell’Unione Europea nella regione dei Grandi
Laghi:
“L’idea che noi
abbiamo dell’Africa è quella di un continente completamente disastrato in cui
si susseguono genocidi, massacri, colpi di Stato e così via. E’ anche vero,
però, che l’Africa è il Paese dove si applica meno che altrove la pena di
morte. Quindi ci sono molti Paesi tra abolizionisti e o Paesi che hanno una moratoria
di diritto o di fatto. Quindi dal punto di vista dell’area dei Paesi del Terzo
Mondo è certamente il continente più vicino alle idee che noi abbiamo
sull’abolizione della pena di morte”.
Sorprendente negli ultimi anni lo sforzo intrapreso dalla
Repubblica Democratica del Congo sulla strada dell’affermazione dei diritti
umani e del processo di democratizzazione nel Paese. Sentiamo Leonard She
Okitundu, ambasciatore itinerante del presidente congolese Joseph Kabila:
“LA PEINE CAPITALE FAIT
PARTIE...
La
pena capitale fa parte dell’ordinamento penale della Repubblica Democratica del
Congo come strumento per la repressione del crimine. Ma, già dal 1997, anno
dell’ascesa al potere del presidente Laurent Desiré Kabila si è acceso nel
Paese un grande dibattito sulla questione della pena di morte, che è poi
sfociato in una moratoria di fatto delle esecuzioni. Ciò che noi ora vogliamo è
di far sì che il Governo decreti una moratoria da sottoporre all’Assemblea
Nazionale, affinché si possa avere in RDC una moratoria di diritto. Una cosa
che risulterebbe di estrema importanza per il ruolo che la repubblica
Democratica del Congo vuole svolgere alla guida della campagna abolizionista in
tutto il continente Africano.
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14
febbraio 2004
A
PUEBLA, IN MESSICO, VIGILIA DI CONCLUSIONE DELL’INCONTRO
DEI VESCOVI DEL CELAM, IN PREPARAZIONE DELLA QUINTA CONFERENZA GENERALE
SUGLI SQUILIBRI DELLA GLOBALIZZAZIONE
- A
cura di Maurizio Salvi -
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PUEBLA.
= Con una celebrazione nella basilica di Guadalupe, a Città del Messico, si
chiudono domani i lavori del Celam. I vescovi latinoamericani sono riuniti in
questi giorni a Puebla per preparare la quinta Conferenza generale, incentrata
sugli squilibri della globalizzazione. Padre David Gutierres, segretario
esecutivo per le comunicazioni del Celam, ha sottolineato come in questa fase
praticamente nessun governo della regione è in grado di assicurare benessere e
giustizia sociale alla sua popolazione. E’ per questo – ha detto – che il
divario tra ricchi e poveri è sempre più grande al punto da avere facilitato lo
scoppio di severi conflitti sociali. Il prelato ha attirato anche l’attenzione
sull’esistenza in America Latina di regimi di sinistra che si denominano
democratici, ma che in realtà vedono la Chiesa come la coscienza dei popoli a
cui si deve mettere un silenziatore. Nella dichiarazione si condannano in generale
tutti quei regimi che si approfittano delle necessità crescenti e della povertà
della gente per raggiungere il potere. Di fronte a questo scenario la Chiesa
cattolica propone di sostenere i gruppi e le comunità colpiti dalla povertà non
solo con un lavoro assistenziale, ma attraverso l’educazione e la disponibilità
di piani di formazione al lavoro. Oggi i lavori continuano con una giornata
accademica in cui intervengono i cardinali Alfonso Lopez Trujillo, Aloisio
Lorscheider e Dario Castrillon Hoyos. La chiusura è prevista per domani, con
una solenne concelebrazione nella basilica di Guadalupe per commemorare i 25
anni della prima visita pastorale di Giovanni Paolo II in Messico.
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NUMEROSE LE INIZIATIVE IN TUTTO IL MONDO PER
CELEBRARE
LA
FESTA DI S. VALENTINO. UN LIBRO DI PADRE LUCIANO CANONINI,
FRANCESCANO DELLA PORZIUNCOLA, FA
LUCE SULL’INIZIO DELLA TRADIZIONE
CHE VUOLE IL SANTO PATRONO DEGLI
INNAMORATI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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ROMA. =
Una cena romantica con un doveroso ricettario ad hoc, una puntata al
cinema per un film sentimentale - dove spesso i primi ad uscirne malconci sono
proprio i sentimenti - l’immancabile carrellata di pareri “esperti” su cosa sia
l’amore. E poi tonnellate di cioccolatini, fiori e pensierini e qualche
stravaganza nemmeno troppo originale, come il record di durata di baci, da
relegare in una pagina del Guinnes. Mai come oggi nel mondo - e più non
solo nei Paesi di tradizione cristiana – la festa di San Valentino sembra
essere diventata proprietà di un universale marchio di fabbrica che riesce ad
accomunare - sotto il nome di un personaggio dai nebulosi contorni storici -
lingue, costumi e credenze tra le più lontane fra loro. Dagli Stati Uniti alle
Filippine, le iniziative che cercheranno di consumare e far consumare il 14
febbraio all’insegna di un grande cuore rosso sono di una vastità
enciclopedica. Lungi dal voler entrare nel merito, sono ancora in molti coloro
che si chiedono chi sia stato realmente S. Valentino e perché venga considerato
il patrono dei fidanzati. Le scarse fonti concordano su alcuni punti: umbro di
nascita, Valentino divenne il primo vescovo della sua città, Terni, alla fine
del terzo secolo. Subì il martirio a Roma, ad opera dell’imperatore Aureliano,
e fu seppellito dapprima sulla via Flaminia e quindi le sue spoglie traslate
nella città d’origine. Una leggenda racconta che il vescovo fu il primo a
benedire il matrimonio tra un legionario pagano e una giovane cristiana. Ma
passando alla storia, nel suo libro fresco di stampa intitolato “Valentino,
Santo per una dote?”, padre Luciano Canonici, frate della Basilica della
Porziuncola di Assisi, fa risalire al 1465 la dichiarazione pubblica
riguardante San Valentino patrono dei fidanzati. Papa Paolo II, scrive il
religioso, autorizzando la fondazione dell’Arciconfraternita della SS.
Annunziata, che doveva procurare la dote per le fanciulle nubili, diede il via
a una tradizione che si trasformò presto in una festa devozionale e il 14
febbraio “che - spiega padre Canonici -
era, com’è oggi, quasi ovunque dedicato a San Valentino di Terni”
divenne “la festa del confermato fidanzamento in pubblico”. A Terni, dove oggi
il problema dei lavoratori delle acciaierie ruba spazio ai romanticismi, il
vescovo Vincenzo Paglia invita alla collaborazione reciproca: “E’ bello vedere,
nelle difficoltà di oggi, una solidarietà così forte, che evidenzia il cuore
caldo di Terni, quello di San Valentino”, vivo e pulsante dopo 17 secoli. (A.D.C.)
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POSITIVI PASSI IN AVANTI NELLA DRAMMATICA QUESTIONE
DEI BAMBINI SOLDATO.
NELLO
SRI LANKA LE TRUPPE RIBELLI CONSEGNANO 15 MINORI ALL’UNICEF.
ANCHE
IN BURUNDI 29 PICCOLI GUERRIGLIERI SONO STATI “CONGEDATI”
KILINOCHCHI.
= Sono stati riconsegnati all’Unicef quindici minori arruolati nelle file delle
“Tigri per la liberazione della patria tamil”, i ribelli che dal 1983
combattono nello Sri Lanka, in nome della minoranza etnica tamil contro la
maggioranza cingalese, per ottenere l’indipendenza dei territori settentrionali
ed orientali del Paese asiatico. Stando al sito dei guerriglieri, “Tamilnet”,
la cerimonia di riconsegna si è svolta nella città di Kilinochchi. In attesa di
rintracciare le proprie famiglie, i 15 ragazzini resteranno nel centro di prima
accoglienza per bambini-soldato dell’agenzia delle Nazioni Unite. Lo scorso 31
gennaio, le “Tigri” avevano riconsegnato all’Unicef altri 10 piccoli
guerriglieri. E un passo in avanti, nella drammatica questione dei
bambini-soldato, si registra anche in Burundi, dove 29 dei seimila minori
utilizzati dalle diverse fazioni in lotta sono stati “congedati” ieri. Si
tratta di un piccolo risultato concreto che s’innesta in un vasto progetto di
smobilitazione, iniziato a gennaio e realizzato con la collaborazione
dell’Unicef. Secondo le stime dei responsabili, tale progetto coinvolgerà circa
3.500 bambini impiegati nell’esercito governativo, nelle truppe ribelli e nelle
file delle milizie civili filogovernative, più note come “guardiani della
pace”. (D.G.)
È
MORTO IERI ALL’ETA’ DI 89 ANNI L’ARCIVESCOVO EMERITO DI DURBAN,
MONS. DENIS HURLEY. IL PRESULE ERA STATO
TRA I PIU’ ACCESI OPPOSITORI ALL’APARTHEID E UNO DEI PIU’ GIOVANI TRA I VESCOVI
PARTECIPANTI
AL
CONCILIO VATICANO II
DURBAN.
= Ha celebrato la Messa del mattino e poco dopo è stato colto da un malore. Si
è spento così mons. Denis Hurley, l’89.enne arcivescovo emerito di Durban, in
Sudafrica, che negli anni Cinquanta era stato tra i più accesi oppositori
all’apartheid: il regime politico che in Sudafrica favoriva, anche sul piano
legale e giuridico, la segregazione
dei neri rispetto ai bianchi. Membro della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, mons.
Durban divenne vescovo ausiliare nel 1946, in seguito partecipò ai lavori del
Concilio Vaticano II. Un avvenimento che il presule aveva definito “entusiasmante,
perché ha compiuto il grande passaggio verso una teologia centrata sul mistero
di Cristo ed ha sviluppato l’idea della Chiesa come Popolo di Dio”. Ma il suo
impegno contro l’apartheid, come disse egli stesso, “ha avuto origine da prima
del Concilio, dagli anni di studio a Roma, all’Angelicum e alla Gregoriana,
sotto l’influenza degli studi della dottrina sociale e del tomismo, nel clima
di cambiamento sociale di quegli anni”. Non a caso, il piano pastorale di mons.
Hurley, come è ricordato nel libro “A portrait by friends”, che raccoglie
ricordi e testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, era denominato “servire
l’umanità”. (D.G.)
CONVEGNO DI STUDI A ROMA, DAL 18 AL 21 FEBBRAIO
PROSSIMI,
SULL’OPERA
DI PADRE IPPOLITO MARRACCI, VISSUTO NEL SEICENTO
E
GRANDE PREDECESSORE DEGLI STUDI MARIOLOGICI
ROMA. = Un convegno di
approfondimento sull’opera di un grande precursore degli studi mariologici,
padre Ippolito Marracci. Ad organizzare il 14.mo Colloquio internazionale di
Mariologia sul tema “L’Immacolata Madre di Dio nel Seicento” - che si svolgerà
a Roma dal 18 al 21 febbraio nella Sala Baldini, in Piazza Campitelli – sono
l’Associazione mariologica interdisciplinare italiana (AMI), l’Ordine dei
Chierici Regolari della Madre di Dio e la Parrocchia di S. Maria in Portico in
Campitelli. Due le ricorrenze che rendono ancor più attuale il convegno: il
150.mo anniversario della promulgazione del Dogma dell'Immacolata Concezione e
il quarto centenario della nascita del teologo. Nato il 18 febbraio 1604,
Ippolito Marracci fu uomo dallo straordinario spessore culturale: la sua
ingente opera mariologica, in parte ancora inedita, comprende 115 opere, di cui
84 pervenute a noi e 29 pubblicate. Il programma del Colloquio prevede, tra gli
altri temi che saranno affrontati: la figura dell’Immacolata Madre di Dio nel
contesto storico-culturale barocco, l’apporto teologico e testimoniale di
Ippolito Marracci allo sviluppo della dottrina dell’Immacolata Concezione,
l’Immacolata nell’iconografia del Seicento europeo, prospettive anglicane per
un incontro ecumenico sull’Immacolata Concezione della Madre di Gesù. (A.D.C.)
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14
febbraio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Nuovo agguato all’alba di oggi contro gli iracheni alleati
delle forze statunitensi in Iraq: a Falluja, 50 chilometri ad ovest di Baghdad,
un gruppo di guerriglieri ha attaccato a colpi di mortaio un commissariato di
polizia e un edificio che ospita autorità locali. Il drammatico bilancio del
grave episodio di violenza è di almeno ventitre morti e di oltre 30 feriti.
Esattamente 15 anni fa le truppe sovietiche si ritiravano
dall’Afghanistan ponendo fine ad una guerra che ha fortemente destabilizzato
gli equilibri politici dell’ex Unione Sovietica. Su questa ricorrenza
ascoltiamo il nostro servizio:
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L’Afghanistan, l’antico Stato musulmano di importanza
strategica per il dominio dell’Asia meridionale fin dai tempi di Alessandro
Magno, è stato teatro dal 1979 al 1989 di una sanguinosa guerra nella quale morirono
almeno 14 mila soldati sovietici e oltre mezzo milione di afghani. E questo
conflitto segnò una irrimediabile frattura tra il mondo islamico afghano e
l’impero sovietico. La guerra in Afghanistan si trasformò ben presto in un
lungo, estenuante stillicidio. A partire dal 1985, anno dell’avvento al potere
a Mosca di Mickail Gorbaciov, le vicende del conflitto furono strettamente legate
agli eventi di portata storica in corso nell’Urss. Il nuovo corso politico fu
segnato infatti da una svolta epocale nel dicembre del 1988 quando Gorbaciov
annunciò la rinuncia alla difesa militare degli altri regimi comunisti. Era la
fine della cosiddetta “dottrina Breznev”, che aveva reso possibile nel 1968
l’occupazione della Cecoslovacchia. Dopo il ritiro dell’esercito russo, il
Paese asiatico ha vissuto il dramma della guerra civile e successivamente è
stato teatro, nel 2002, dell’intervento militare americano contro il regime talebano.
Oggi l’Afghanistan, continua ad essere colpito dal dramma della violenza:
questa mattina un soldato statunitense è rimasto ucciso e altri nove feriti per
l’esplosione di una mina nella città di Ghazni, nel Sud-Est del Paese.
Dall’inizio dell’intervento in Afghanistan sono morti 111 soldati americani.
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La famiglia del presidente di Haiti, Jean Bertrand
Aristide, ha lasciato il Paese per cercare rifugio in Florida, mentre si
aggrava la crisi politica. I gruppi dell’opposizione moderata hanno convocato
per domani una nuova manifestazione a Port-au-Prince. Il segretario di Stato
americano, Powell, ha lanciato un appello ad entrambe le parti: al governo,
perché eviti “l’uso indiscriminato della forza”, e all’opposizione, perché
cerchi soluzioni pacifiche.
In Iran prosegue la protesta dei deputati riformisti
contro le esclusioni decise dal Consiglio dei guardiani, la corte
costituzionale controllata dai conservatori. Secondo la stampa, 550 candidati
alle parlamentari del 20 febbraio hanno rinunciato a concorrere. Altri 120
deputati hanno presentato le proprie dimissioni, respinte dal presidente del Parlamento.
Speranze di riunificazione per Cipro. Dopo tre giorni di
intensi negoziati a New York, infatti, greco ciprioti e turco ciprioti hanno
accettato di riprendere i colloqui sulla base del piano Annan entro il prossimo
maggio, data d'ingresso nell'Unione Europea della Repubblica cipriota, ad
eccezione della “Repubblica turca di Cipro Nord”. Il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, aveva posto le due parti
in causa davanti a un aut aut: accettare o respingere il suo piano per
la ripresa dei negoziati.
In Sudan il governo di Khartoum ha dichiarato di aver
riaperto i corridoi umanitari per permettere alle agenzie internazionali di
portare assistenza alla popolazione del Darfur, regione nell’ovest del Sudan,
dove centinaia di migliaia di civili sono in fuga dai combattimenti tra
esercito e ribelli. Secondo le stime di alcune agenzie oltre tre milioni di
sudanesi sono rimasti isolati, negli ultimi mesi, in questa zona arida e
semidesertica a causa delle violenze e dell’insicurezza.
Il Nepad, il nuovo Partenariato per lo Sviluppo
dell’Africa, sta diventando una realtà operativa. Ieri, infatti, è stato
annunciato a Kigali che Ghana, Rwanda, Kenya ed Isole Mauritius saranno i primi
quattro Paesi africani che otterranno una certificazione di buon governo
attraverso una garanzia continentale, studiata per attirare investimenti dai
Paesi ricchi.
Il
centro sinistra prova a ricompattarsi in vista delle Europee. Al
Palalottomatica di Roma, oggi seconda giornata di lavori, dopo l'apertura ieri del
segretario dei Ds, Piero Fassino, e del leader della Margherita, Francesco
Rutelli. Giuliano Amato ha detto che l'impegno di unità dei partiti dell'ulivo
va oltre le elezioni europee. Il presidente del Consiglio Berlusconi, da parte
sua, replica intervenendo via telefono al seminario di “Liberal” a Todi: alle
Europee è sicuro di battere la lista Prodi. Il servizio di Alessandro Guarasci:
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"Non
siamo la destra della sinistra". Dal Palalottomatica, Giuliano Amato
indica quale percorso, secondo lui, l'Ulivo dovrà seguire. Il suo discorso infiamma
la platea e fa sperare al popolo ulivista di battere la Casa delle Libertà. Poi
un appoggio incondizionato a Prodi. Per
Livia Turco dei DS bisogna far di tutto per appianare le disuguaglianze che il
governo Berlusconi ha creato all'interno del Paese. Da Arturo Parisi,
vicepresidente della Margherita, un messaggio tranquillizzante a quei partiti
del Centrosinistra che non hanno aderito alla lista unitaria. E il leader della
Margherita, Francesco Rutelli, fa notare che questa iniziativa non scioglie i
partiti, ma semmai dà il via ad una federazione. Nel pomeriggio alle 17
l'intervento più atteso: quello di Romano Prodi.
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La Cina ha confermato quattro nuovi focolai di influenza
aviaria. Tre casi sono stati individuati la provincia meridionale del
Guangdong, e uno nella confinante regione di Guangxi. Sale a così 34 il numero
di focolai confermati nel Paese asiatico. E secondo la Fao e l’Organizzazione
mondiale della sanità ci vorranno mesi, se non anni, per sradicare il virus
dell’influenza dei polli dal Vietnam. Ieri la Banca mondiale aveva indicato di
essere pronta a concedere un prestito di 10 milioni di dollari al governo di
Hanoi, ma secondo la Fao questa cifra permetterà solo di riavviare l’allevamento
del pollame.
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