RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 33 - Testo della
Trasmissione di lunedì 2 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si sono svolti a Mosca, dal 25 al 28 gennaio scorsi, i colloqui avuti da una delegazione della Comunità di Sant’Egidio con i vertici della Chiesa ortodossa
Nuove vittime in Thailandia e Vietnam a causa
dell’influenza dei polli
In Iraq decimati i vertici curdi dopo il duplice
attentato di ieri ad Erbil
In
Medio Oriente nuovi episodi di violenza nei campi profughi di Rafah e Betlemme.
2 febbraio 2004
L’APPELLO
DEL PAPA PER LA PROMOZIONE DELLA FAMIGLIA
SUSCITA
UN VIVO DIBATTITO NELLA SOCIETA’ ITALIANA.
I
VALORI FAMILIARI, IN PRIMO PIANO, IERI A ROMA, ALLA MANIFESTAZIONE
PER CELEBRARE LA 26.MA GIORNATA DELLA VITA,
ALLA
PRESENZA DEL CARDINALE VICARIO, CAMILLO RUINI
Vasta eco stanno suscitando le parole di Giovanni Paolo II
all’Angelus di ieri. L’appello alle istituzioni pubbliche e alla società civile
in favore della famiglia ha trovato subito una cassa di risonanza al Palalottomatica
di Roma, dove ieri si è svolta la manifestazione per celebrare l’apertura
dell’11.ma settimana diocesana della Vita e della Famiglia. “Una lodevole
iniziativa volta a ricordare l’incommensurabile valore della vita umana fin dal
suo concepimento e a promuoverne un sereno sviluppo”, l’ha definita il Papa in un
telegramma letto dal cardinale vicario Camillo Ruini. Sull’evento - dal titolo
“senza figli non c’è futuro” - promosso dalla diocesi di Roma, ascoltiamo il
servizio di Dorotea Gambardella.
*********
“Non pochi coniugi vorrebbero più figli, ma sono quasi
costretti a rinunciare per difficoltà economiche. Gli aiuti delle pubbliche
istituzioni, pur apprezzabili, risultano spesso insufficienti. Si avverte il
bisogno di una più organica politica a favore della famiglia”.
(musica)
A questo invito del Papa all’Angelus di ieri, si è unito
l’appello alle istituzioni, alla Chiesa, ai mass media affinché sostengano con
più efficacia le famiglie, lanciato al termine della manifestazione al Palalottomatica
per celebrare la 26.ma Giornata per la Vita. Il pomeriggio si è consumato tra
musica, spettacolo, ma soprattutto tra le diverse testimonianze delle persone
comuni, che hanno sottolineato, come si legge nello stesso messaggio inviato
dal capo dello Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi, “il ruolo essenziale della
famiglia nel cammino della nostra società”. Sentiamo in proposito, il cardinale
vicario, Camillo Ruini:
“Abbiamo voluto delle testimonianze per mostrare che la
famiglia cristiana non è un ideale irraggiungibile ma qualcosa che viene messo
in pratica. Abbiamo voluto proporre queste testimonianze, soprattutto ai
giovani, perché abbiano fiducia di poter, a loro volta, costruire un futuro,
come certamente nel loro cuore desiderano”.
Tra gli interventi dei personaggi noti, molto toccante
quello della psicologa Maria Rita Parsi, che ha letto la lettera di una mamma,
la quale inizialmente considerava inutile la vita del proprio bambino, perché
diversamente abile e invece....
“E invece ha capito nel tempo la profonda, assoluta non
solo utilità ma il valore enorme di questa vita. Una vita che poteva essere
inutile nella visione generale della bellezza, della perfezione. In questa
lettera c’è proprio la valorizzazione di quelle diverse abilità, di
quell’essere diversi che diventa, però, un contributo ulteriore per chi è
portatore di normalità e non si rende conto invece che tante volte la normalità
è povera, mentre chi è portatore di diverse abilità è ricco di altre qualità e
sentimenti”.
(musica)
Nel corso del pomeriggio è stato anche raccolto del denaro
per avviare il progetto “Gemma”, di cui ci parla Olimpia Tarzia, segretario
italiano del “Movimento per la Vita”:
“Il progetto Gemma è una forma di adozione prenatale a
distanza e consiste in un contributo mensile di 170 euro per 18 mesi: a partire
cioè dal terzo mese di gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. La
cosa bella è che molti adottanti, poiché da soli non ce la si fa perché si
tratta di una quota notevole, si mettono insieme: gruppi di famiglie, un gruppo
di carcerati, un gruppo di alpini, per fare solo degli esempi. Questo è un modo
per aiutare economicamente la mamma ma anche dandole un aiuto psicologico,
perché quella mamma sa che c’è qualcuno che vuol bene al suo bambino come lei”.
E proprio tra le famiglie che si sono maggiormente
attivate per il progetto “Gemma”, i coniugi Roberto e Tilde Lombardi:
“Si può fare molto per aiutare la vita. A volte può
sembrare impossibile ma con un po’ di attenzione ed un po’ di fantasia si
riesce a fare molto”.
“Abbiamo questo grande amore per la vita ed è una piccola
cosa che possiamo fare in un mare grande ma, forse, qualcosa che può aiutare
qualcuno in difficoltà”.
(musica)
***************
Ma torniamo alle parole del Papa, che -
all’Angelus - ha sottolineato come l’attuale contesto culturale e sociale non
favorisca la famiglia. Ecco la riflessione di Luisa Santolini, presidente del
Forum delle associazioni familiari, raccolta da Alessandro Gisotti:
**********
R. – C’è una sorta
di indifferenza, nel senso che si cerca di far passare ogni scelta come possibile
e come valida e quindi quello che non è famiglia si fa passare per famiglia,
quello che non è sancito da un patto pubblico ma è un fatto privato vuole
assumere la dignità di un valore familiare.
D. – Giovanni Paolo
II ha richiamato tutti al fondamentale dovere della protezione della vita. C’è
sufficiente sensibilità, oggi, nella società verso questo valore?
R. – Quattro
milioni di aborti in 20 anni dicono che la società non fa quasi nulla per
impedire questi aborti che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono dovuti
a questioni economiche, quindi a questioni risolvibili. Dunque, la riforma dei
consultori, un atteggiamento più attento alla vita, un modo di fare veramente
quadrato intorno a gravidanze indesiderate o difficili, questo è purtroppo ancora
un po’ nel libro dei sogni.
D. – Ecco, il Papa
ha avvertito: serve una politica più organica a favore della famiglia, e ha
sottolineato come spesso i coniugi siano costretti dalle difficoltà economiche
a rinunciare ad avere figli. Quali sono, secondo lei, gli interventi più urgenti
da attuare?
R. – Intanto,
individuare nella famiglia la risorsa di questo Paese e quindi investire su
questa famiglia; secondo, cambiare le logiche in quanto non bisogna aiutare le
famiglie in quanto povere e bisognose, ma aiutarle in quanto risorse e quindi
seguirle nella loro dinamica di vita. Quando ci si sposa, si ha bisogno della
casa; poi si ha il primo figlio e si ha bisogno dei servizi; si lavora, e
quindi bisogna conciliare i tempi di lavoro con i tempi della famiglia ... è
necessario seguire la famiglia nei suoi bisogni e nelle sue esigenze e
soddisfare questa richiesta di paternità e maternità.
D. – “La famiglia
ha un ruolo essenziale nel cammino di progresso della nostra società”, ha detto
il presidente della Repubblica Ciampi, echeggiando le parole del Papa. Parole
che hanno innescato un vivo dibattito tra i politici italiani. Quali sono i
risultati che possiamo attenderci da questo nuovo confronto?
R. – A livello
nazionale, occorre riformare – a partire dalla famiglia – tutto il sistema
fiscale: i figli costano troppo, in Italia molto più che nel resto d’Europa;
secondo, il problema del lavoro: si parla tanto di riforma del lavoro, ma i
tempi del lavoro e i tempi della famiglia non sono assolutamente compatibili.
Poi, a livello locale, il problema dei servizi, il problema delle tariffe, il
problema delle case ... Sono cose che costano, ma molto meno di quello che si
immagini perché la famiglia è in grado di restituire e anche in termini
economici. E’ di vantaggio per tutti quello che si fa per lei. Un piccolo
segnale potrebbe essere quello di festeggiare in Italia il 15 maggio, che è la
Giornata internazionale della famiglia proclamata dall’Onu, una festa laica ma
molto significativa, e poterla far diventare un appuntamento importante anche
in Italia.
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OGGI,
GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA,
IL
PAPA PRESIEDE IN SAN PIETRO LA MESSA
PER I RELIGIOSI,
TESTIMONI
RADICALI DELL’AMORE DI DIO E PER GLI ALTRI
-
Intervista con l’arcivescovo Silvano Nesti -
Oggi, Festa della
Presentazione del Signore, si celebra la Giornata della vita consacrata. Nel
pomeriggio alle 17.30 Giovanni Paolo II presiederà nella Basilica di San Pietro
la Messa per i religiosi e le religiose. Secondo gli ultimi dati nel mondo i religiosi
di diritto pontificio sono circa 813 mila: il 75 per cento sono donne. Le
vocazioni nei Paesi occidentali sono in costante diminuzione, mentre sono in
aumento in Africa, Asia e America Latina. Ma cosa vuol dire consacrare la
propria vita a Dio? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Silvano
Nesti, segretario della Congregazione per gli Istituti religiosi:
**********
R. – E’ necessario precisare: è
Dio che consacra, che stabilisce un particolare legame d’amore con una persona,
per una particolare missione. Per dono di Dio siamo consacrati nel battesimo e
la consacrazione religiosa non è di natura diversa della consacrazione
battesimale: è solo una risposta a Dio sommamente amato, è un legame più
intenso con il Signore Gesù. E’ un vivere in un modo più forte e visibile la radicalità
evangelica.
D. - Ma in una società secolarizzata come la nostra, attrae ancora questa
proposta?
R. – I giovani sono particolarmente attratti dal radicalismo evangelico.
Basti pensare che gli Istituti di vita consacrata più fedeli alla preghiera,
all’austerità, al distacco dal consumismo, attirano molti giovani. Anche molti
monasteri di monache di clausura attirano giovani che abbracciano con gioia
questo stile di vita.
D. – Quale
testimonianza viene dai consacrati al mondo d’oggi?
R. – E’ una testimonianza dei valori umani e cristiani più alti,
attraverso la pratica dei consigli evangelici ed una vita comunitaria di
accoglienza dei fratelli e delle sorelle che gioiosamente vivono il carisma del
proprio Istituto, sebbene siano di provenienza di altre nazioni, di altre
culture di altre etnie. E’ la comunità il terreno dove fiorisce con grande
realismo la verifica dell’amor di Dio. Non c’è altra strada. Nella comunità
avviene l’iniziazione alla fatica e alla gioia di vivere insieme. Nella
fraternità ciascuno impara a vivere con colui che Dio gli ha posto accanto,
accettandone le caratteristiche positive e, insieme, le diversità ed i limiti.
D. – Cosa vogliono
dire, in profondità, i voti di povertà, castità e obbedienza?
R. – E’ il triplice aspetto della liberazione dalla schiavitù delle passioni
(castità), delle cose (povertà), dell’orgoglio (obbedienza). La scelta
‘radicale’ che la persona compie nella vita consacrata, per molti è incomprensibile.
In realtà essa è dono dello Spirito Santo e non si può comprendere se si riduce
tutto a scelta unicamente umana.
D. - Oggi è sempre
più diffusa la consacrazione dei laici: che cos’è?
R. - E’ una forma
di vita consacrata vissuta nella secolarità, cioè nella propria famiglia e nel
proprio ambiente di lavoro. Queste persone intendono vivere la consacrazione a
Dio nel mondo attraverso la professione dei consigli evangelici nel contesto
delle strutture temporali, per essere così lievito di sapienza e testimoni di
grazia all’interno della vita culturale, economica e politica. Esse intendono
immettere nella società le energie nuove del Regno di Cristo, cercando di
trasfigurare il mondo dal di dentro con la forza delle Beatitudini.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata,
Giovanni Paolo II ha ricevuto un gruppo di quattro presuli francesi in visita
ad Limina.
Il Papa ha nominato membro del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni sociali il vescovo Pierfranco Pastore. Inoltre, all’interno del
medesimo dicastero, il Pontefice ha nominato in qualità di capo ufficio il
sacerdote mons. Enrique Planas y Coma, avente finora l’incarico di aiutante di
studio.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"C'è bisogno di una più organica politica a favore della famiglia":
all'Angelus il fermo e deciso appello di Giovanni Paolo II in occasione della
XXVI Giornata per la Vita.
Nelle vaticane, conclusa la
visita pastorale del Cardinale Crescenzio Sepe a Dubai, a Shariah e ad Abu
Dhabi: "custodire e testimoniare con tutte le forze la fede donata e
trasmessaci dai nostri padri".
Nelle estere, in rilievo la
nuova strage che ha segnato e scosso l'Iraq, provocata dall'attacco congiunto
di due kamikaze.
Arabia Saudita: 244 musulmani
travolti da un'enorme folla durante il pellegrinaggio alla Mecca.
Nella pagina culturale, un
articolo di Armando Rigobello su un volume dal titolo "Il pensiero
religioso nei Presocratici".
Lo scritto postumo di Mario
D'Erme, che offre un itinerario storico e artistico lungo il corso dell'Elba:
Wittenberg, Dessau e Worlitz
Nelle pagine italiane, Ciampi:
la famiglia ha un "ruolo essenziale" nel progresso della società.
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2
febbraio 2004
IL
PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA, TRA DEVOZIONE E TRAGEDIA
-
Intervista con padre Justo Lacunza -
Una morte orribile in un contesto di grande devozione
religiosa. E’ quella che hanno trovato ieri oltre duecento musulmani che partecipavano
al Grande Pellegrinaggio ai luoghi santi dell’Islam. La tragedia - un capitolo
purtroppo non nuovo dell’annuale processione alla Mecca – si è verificata nella
valle della Mina, in Arabia Saudita. Durante il tradizionale lancio delle
pietre contro le stele che rappresentano Satana – rito che conclude il
pellegrinaggio – uno sbandamento delle migliaia di persone che si accalcavano
sul posto ha lasciato sul terreno 251 persone, schiacciate o soffocate.
Nonostante la
tragedia, anche oggi una marea umana sfila dall’arida spianata della Mina verso
il monte Arafat, sotto l’occhio di centinaia di poliziotti e di elicotteri. Ma
quali motivazioni religiose spingono milioni di musulmani a raggiungere la
Mecca per assolvere al precetto del pellegrinaggio? Ecco l’opinione di padre
Justo Lacunza, preside del Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica,
intervistato da Alessandro De Carolis:
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R. – Nella religione dell’Islam, il grande pellegrinaggio
significa tre cose molto importanti: anzitutto, compiere un rito liturgico,
stabilito dalla prassi e dal credo musulmano secondo testi del credo islamico.
In secondo luogo, rappresenta un’espressione comunitaria della fede islamica,
intorno e nel centro nevralgico dove è nata la religione islamica e cioè alla
Mecca. Terzo, questo pellegrinaggio comporta tutta una serie di riti, per
finire con la grande Festa del sacrificio, durante la quale si fa memoria di
Abramo, considerato l’antenato nella fede della religione islamica.
D. –
Cosa rappresenta, in particolare, la “pietra nera”, l’oggetto sacro per eccellenza
dell’Islam?
R. – La pietra nera è posizionata all’interno della Kaaba
ed è un oggetto di venerazione molto, molto antico. Rappresenta la casa di
Allah e dunque andare ed orbitare intorno alla Kaaba, cercando al contempo di
toccare o di baciare la pietra nera, rappresenta l’atto supremo di
adorazione di Dio e riconoscere che Dio è unico, misericordioso ed onnipotente.
D. – Una particolarità del grande pellegrinaggio dei
musulmani è la conclusione che vede il lancio di sette pietre contro le stele
che rappresentano il demonio. Che cosa significa questo particolare rito?
R. – I pellegrini che si sono recati alla Mecca, si recano
anche a Mina, dove lanciano dei sassi contro delle colonne, per ricordare
quanto fece Abramo per scacciare il demonio, prendendolo a sassate. Questo atto
– il lanciare i sette sassi – significa rifiutare assolutamente, sconfessare il
demonio.
D. – Purtroppo quest’anno, il rito che lei ha appena
descritto è stato segnato da una nuova strage da ressa, con 250 morti. Cosa si
potrebbe fare per evitare queste drammatiche appendici?
R. – Si potrebbero fare due cose. Anzitutto, programmare
questo rito in un arco di tempo più prolungato, o in uno spazio geografico più
ampio. Secondo, fare in modo che il rito si svolga sì alla presenza dei fedeli,
ma senza lanciare necessariamente i sette sassi. Ciò pone un problema molto
pratico, quello di dove reperire le pietre, e allo stesso tempo, di dover
gestire migliaia e migliaia di persone in sicurezza. Perché qui non si tratta
di una processione, ma di fermarsi e di lanciare questi sassi: una situazione
che può portare a grandi catastrofi.
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2
febbraio 2004
“GUAI
A NOI GENTE FELICE IL CUI EGOISMO IMPEDISCE AI PIU’ DEBOLI DI VIVERE”,
CINQUANT’ANNI DOPO IL SUO STORICO APPELLO, L’ABBE’ PIERRE E’ TORNATO
AL
TROCADERO DI PARIGI PER ESORTARE TUTTI A NON RIMANERE
INDIFFERENTI
DI FRONTE A COLORO CHE SOFFRONO
- A
cura di Francesca Pierantozzi -
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PARIGI.= In una giornata meno fredda di quel primo
febbraio del ’54, l’Abbé Pierre – sicuramente il prete più famoso ed amato di
Francia – ha ripetuto il suo appello alla solidarietà contro la povertà e
l’esclusione. Davanti a circa mille persone, riunite sulla Piazza del
Trocadero, davanti alla Torre Eiffel, l’Abbé Pierre, 91.enne, è arrivato
appoggiandosi ad un bastone e tra gli applausi si è seduto su una poltrona.
Vicino a lui il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe, ed i responsabili di una
decina di Associazioni umanitarie. Cinquant’anni fa l’Abbé Pierre lanciò un
appello a non chiudere gli occhi sulla povertà; l’appello fu ascoltato in tutta
la Francia e poi nel mondo, dove nacquero i centri di accoglienza e di
solidarietà Emmaus. Da allora l’Abbé Pierre non ha mai smesso di
battersi con il suo saio e il suo berretto. Al Trocadero il frate ha ribadito i
principi della sua battaglia in un testo letto dai suo collaboratori. “Viviamo
in una nazione ricca ma che lascia da parte milioni di disoccupati. Nessuno
deve sentirsi impotente davanti a tanta sofferenza”, ha detto l’Abbé Pierre,
che ha invitato tutti a passare all’azione per evitare – così ha detto –
che la nostra inazione diventi un crimine contro l’umanità. In cinquant’anni
questo frate, originario della Francia profonda, quinto di otto fratelli, si è
battuto per aiutare i più poveri, gli esclusi, gli emarginati, i senza lavoro,
senza tetto, senza carta di soggiorno. L’Abbé Pierre, come cinquant’anni fa,
non esita a mettere ognuno davanti alle proprie responsabilità. “Non sta ai
governi dirci come essere solidali – ha detto al Trocadero – sta a noi mostrare
loro la società che vogliamo”.
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LA
66.ENNE SUOR TEKLA FAMIGLIETTI RICONFERMATA PER ULTERIORI SEI ANNI
ALLA
GUIDA DELL’ORDINE DELLE BRIGIDINE
ROMA. = “Gaudio immenso” e certezza di una ulteriore
crescita dell’Istituto religioso, sotto la guida “saggia e materna” della
riconfermata responsabile. Con queste parole, le Sorelle dell’Ordine del SS.
Salvatore di Santa Brigida, più comunemente conosciute come Brigidine, hanno
espresso la propria gioia per la rielezione all’unanimità di Madre Tekla
Famiglietti, avvenuta oggi. Già Abbadessa generale dell’Ordine da 24 anni, suor
Tekla è stata riconfermata nella sua carica per ulteriori sei anni, fino al
2010. Nel comunicato stampa diffuso oggi in seguito alla rielezione, le Brigidine
confermano all’Abbadessa “affettuosa solidarietà e profondo ringraziamento”,
certe che anche il prossimo mandato segnerà per l’Ordine “un cammino di unità
nella comunione e di crescita nella santità”, grazie alla “illuminata, saggia e
materna guida dell’amata Madre Tekla”. L’Istituto, il cui carisma è
caratterizzato dalla testimonianza di un profondo impegno ecumenico, conta
attualmente 600 religiose e 45 comunità sparse nel mondo. (A.D.C.)
A FINE GENNAIO, A MOSCA, MONS. VINCENZO PAGLIA E UNA DELEGAZIONE DELLA
COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO HANNO INCONTRATO IL PATRIARCA ORTODOSSO RUSSO, ALESSIO
II, PER UN CONFRONTO SULLO STATO DEL DIALOGO ECUMENICO
CON LA CHIESA CATTOLICA
MOSCA.
= I rapporti attuali e gli sviluppi possibili tra la Chiesa cattolica e quella
ortodossa russa. Sullo sfondo di questo scenario ecumenico, si sono svolti a
Mosca, dal 25 al 28 gennaio scorsi, i colloqui avuti da una delegazione della
Comunità di Sant’Egidio con i vertici della Chiesa ortodossa. Guidata dal
vescovo di Terni-Narni-Amelia Vincenzo Paglia, consigliere spirituale della
Comunità di Sant’Egidio, la delegazione ha incontrato il Patriarca di Mosca e
di tutte le Russie, Alessio II, e il metropolita di Smolensk e Kaliningrad,
Kirill, presidente del Dipartimento relazioni esterne del patriarcato di Mosca.
I colloqui hanno permesso anche di delineare alcune prospettive di
collaborazione tra la Chiesa ortodossa russa e la Comunità di Sant’Egidio, in
diversi campi della cooperazione ecclesiale, dell’approfondimento culturale e
dell’impegno internazionale, già a partire dal 2004. Ai due massimi esponenti
ortodossi è stata consegnata la prima copia del volume “Santità e carità tra Oriente e Occidente”, edito da Leonardo
International, che raccoglie i contributi presentati durante l’inedito convegno
internazionale dell’ottobre 2002 a Terni, organizzato dal Patriarcato di Mosca,
dalla diocesi di Terni, dall’Università di Perugia e dalla Comunità di
Sant’Egidio. Tra due settimane, il 16 febbraio, anche il cardinale Walter
Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, volerà a
Mosca per una visita di quattro giorni, su invito dei vescovi della Federazione
Russa. La visita - “animata anche da sentimenti di stima verso la Chiesa
ortodossa russa”, ha sottolineato un comunicato della Sala stampa vaticana -
consentirà al cardinale Kasper di intrattenersi a colloquio sia con il
Patriarca Alessio II, sia con il metropolita Kirill. (A.D.C.)
“I
VOSTRI FIGLI HANNO BISOGNO SOPRATTUTTO DI VERITA’, IDEALI CONDIVISI
E CERTEZZE
PER NON RIMANERE DISORIENTATI”. E’ IL MESSAGGIO CONTENUTO
NELLA
LETTERA ALLE FAMIGLIE, INCENTRATA SULL’ARTE DI EDUCARE, DELL’ARCIVESCOVO DI
FIRENZE, CARDINALE ENNIO ANTONELLI
FIRENZE. = “Riscoprite l’arte di educare, l’unica capace
del capolavoro assoluto: lo sviluppo della persona”. E’ l’esortazione
dell’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, contenuta nella
lettera alle famiglie che i parroci fiorentini distribuiranno nelle case della
diocesi, nei prossimi giorni, durante la benedizione pasquale. “I vostri figli
– spiega il cardinale Antonelli – non hanno bisogno solo di vestiti, medicine e
inserimento sociale ma soprattutto di verità e significati che rendano la vita
bella e degna di essere vissuta”. “Sappiate dire dei ‘no’ – prosegue il
porporato, rivolgendosi ai genitori – e motivate i divieti correggendo,
cercando di persuadere, evitando l’autoritarismo e il permissivismo”. Il
cardinale sottolinea, inoltre, come l’arte di educare incontri oggi sempre
maggiori difficoltà in una società, ricca di risorse materiali, ma povera di
verità e ideali condivisi”. Nella lettera viene anche messa in risalto la
valenza del rapporto genitori-figli come dono reciproco: “Voi – scrive
l’arcivescovo – educate i vostri figli, ma anche loro vi educano”. Sulla
delicata età dell’adolescenza, il porporato rimarca il valore dell’educazione:
“Se i figli escono di casa bisogna aiutarli a uscire senza che si perdano.
Rispettare le loro idee e le loro scelte senza discuterle genera, infatti,
estraneità reciproca”. L’invito finale mette i genitori di fronte al compito e
all’esame di coscienza più difficile: “Carissimi – conclude Antonelli – cercate
di comunicare la fede cristiana e i grandi valori etici, offrendo prima di
tutto voi stessi come modello concreto di vita riuscita”. (A.L.)
NUOVE
VITTIME IN THAILANDIA E VIETNAM A CAUSA DELL’INFLUENZA DEI POLLI,
INTANTO L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITA’ LANCIA L’ALLARME
SUL POSSIBILE CONTAGIO DA UOMO A
UOMO
BANGKOK.=
L’Organizzazione mondiale della sanità ha affermato stamani che un virus
dell'influenza umana potrebbe aver colpito il Vietnam, aumentando così il
rischio che questo si combini con quello dell’influenza dei polli che nel Paese
ha già causato nove vittime. L’evento è particolarmente temuto dagli scienziati
dell’Oms, perché potrebbe dar luogo a un nuovo virus, mortale per le persone.
La combinazione di questi due virus, ha avvertito l’Organizzazione di Ginevra,
potrebbe scatenare una pandemia con milioni di vittime. D’altro canto, il
commissario europeo alla Sanità ha oggi affermato che “non ci sono prove
tangibili di trasmissione all’uomo”. Cresce intanto il bilancio dei morti a
causa del morbo: sono tre finora in Tailandia le persone decedute in seguito al
virus dell’influenza aviaria. Un quarto
caso accertato è in condizioni gravi. Sui casi sospetti, invece - 19 in tutto -
i morti sono dieci, tre dei quali nelle ultime ore. Intanto, la vendita di
pollame vivo è stata vietata oggi nella metropoli costiera di Shanghai nel
tentativo di contenere l’epidemia di influenza dei polli che ha colpito la Cina
e altri nove Paesi asiatici. In Cina, casi del terribile virus si sono
verificati in dieci province e, per
questo, sono in corso massicci abbattimenti di volatili. Intanto, sono già
pesantissime le conseguenze economiche in tutto il sudest asiatico
sintetizzate, negli ultimi giorni, dalle sedute negative delle Borse dell’area
colpita dall’epidemia. Si temono in particolare danni al settore turistico.
(A.G.)
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2
febbraio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il dramma della violenza ha nuovamente colpito l’Iraq,
dove ieri due attacchi kamikaze perpetrati ad Erbil, nel Kurdistan iracheno,
hanno provocato almeno 65 morti, tra i quali anche il governatore della regione
e molti funzionari locali. Una formazione estremista islamica, finanziata da Al
Qaeda, è ritenuta la responsabile di questo tragico, duplice agguato compiuto
contro le sedi dei due principali partiti curdi. Ma perché la guerriglia
antiamericana ha voluto colpire il Nord curdo? Ci risponde Lorenzo Cremonesi,
inviato in Iraq del Corriere della Sera, raggiunto telefonicamente ad Erbil da
Giancarlo la Vella:
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R. – La guerriglia segue la logica degli attentati degli
ultimi mesi e l’attentato di ieri non è diverso da quelli perpetrati contro la
sede dell’amministrazione americana oppure contro la Croce Rossa o la sede
dell’Onu. Questi attacchi hanno come fine il tentativo di destabilizzare l’Iraq
dimostrando che il Paese è a rischio e che il processo di normalizzazione del
dopoguerra non si è ancora completato. E anche le elezioni ed il processo
politico che dovrebbero seguire, nei prossimi mesi, costituiscono ulteriori
fattori di incertezza. Credo che la guerriglia stia adottando una logica di
destabilizzazione globale tesa a minare i già fragili equilibri non di una
singola zona ma di tutto il Paese.
D. – Il fatto che siano stati
colpiti i curdi può far propendere per attribuire questo episodio più che ad Al
Qaeda ai fedelissimi del partito Baath, l’ex regime di Saddam Hussein, che ha
sempre avuto un conto aperto con la parte curda del Paese?
R. – Certamente esiste un’antica
ruggine tra curdi e partito Baath. I curdi, infatti, sono stati i grandi
protetti degli americani dalla guerra del ’91 fino ad oggi. Un’analisi, molto
accreditata qui in Iraq, è che i guerriglieri fedeli a Saddam sono in questo
momento in ritirata, soprattutto dopo la caduta dell’ex rais. E’ invece in
crescita l’elemento islamico ma ci potrebbero essere sacche di resistenza del
partito Baath che ormai cooperano a pieno regime con le nuove forze
islamiche.
D. – I kamikaze colpiscono come
vogliono e quando vogliono. Un ostacolo in più per gli americani che stanno
gestendo con difficoltà questa situazione?
R. – Certamente la guerriglia
colpisce dove vuole e quando vuole, anche perché la cornice di sicurezza messa
in atto dalle forze della coalizione è spesso vulnerabile. Nel difficile e
complesso scenario del dopoguerra iracheno bisogna inoltre registrare la
crescita e i progressi economici della società civile, specialmente nelle zone
curde.
**********
Negli Stati Uniti l’intricata questione del mancato
ritrovamento delle armi di distruzione di massa irachene sembra essere il tema
dominante della campagna elettorale che porterà, il prossimo 2 novembre,
all’elezione del nuovo presidente. Nel Paese americano dove domani si terranno,
contemporaneamente, le primarie democratiche in sette Stati, sarà istituita
prossimamente una Commissione indipendente di inchiesta sui rapporti
dell’intelligence che convinsero George Bush a dichiarare guerra all’Iraq.
L’inchiesta avrà il delicato compito di chiarire le eventuali responsabilità
della Cia o la presunta pressione esercitata dalla Casa Bianca per avere
informazioni tese a giustificare l’intervento bellico nel Paese arabo.
La minaccia terroristica, che in questi giorni ha
costretto le compagnie aeree ‘British Airways’ e ‘Air France’ a cancellare
numerosi voli, poteva riguardare un attacco con armi chimiche o biologiche.
Secondo informazioni raccolte dai servizi segreti americani, e citate ieri dal
Washington Post, una cellula di al Qaeda avrebbe infatti elaborato un piano per
diffondere i virus dell’antrace o del vaiolo a bordo di un aereo.
“Ho dato l’ordine di pianificare
l’evacuazione di 17 insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza”. Lo ha
rivelato, stamani, il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, al quotidiano
israeliano ‘Haaretz’. “Sto lavorando – ha aggiunto - partendo dall’assunto che
in futuro non vi sarà più alcuna colonia ebraica nella Striscia”. Immediata ed
energica la reazione dei coloni israeliani di Gaza. “Faremo tutto il possibile
– hanno detto – per abbreviare il mandato di Sharon”. E sul terreno non si
interrompe, purtroppo, l’ondata di violenze. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Dopo le incursioni dei giorni
scorsi a Betlemme e quella di ieri a Gerico, i soldati israeliani hanno ucciso
quattro palestinesi durante un raid compiuto, stamani, nel campo profughi di
Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Nella tarda mattinata, inoltre, un
palestinese è rimasto ucciso in uno scontro nel campo profughi di Aida, nei
pressi di Betlemme. In questo drammatico scenario bisogna anche registrare la
morte di due soldati israeliani avvenuta durante un’esercitazione condotta, la
scorsa notte, nelle alture occupate del Golan. Il governo israeliano ha intanto
deciso di mostrare, per la prima volta, l’orrore degli attentati suicidi. Le
terribili immagini, girate subito dopo l’attentato di giovedì scorso a Gerusalemme,
sono infatti visibili sul sito del ministero degli Esteri. L’esecutivo di Tel
Aviv aveva impedito, finora, la pubblicazione di foto scattate subito dopo
attacchi kamikaze. Israele ha inoltre chiesto agli Stati Uniti di rinviare la
pubblicazione del rapporto annuale del dipartimento di Stato sulle violazioni
dei diritti umani. Il rapporto dovrebbe essere pubblicato il 25 febbraio, due
giorni dopo l’apertura dei dibattimenti alla Corte internazionale dell’Aja
sulla barriera di difesa, in costruzione fra Israele e Cisgiordania. Secondo le
anticipazioni, il rapporto critica lo Stato ebraico per le dure conseguenze
provocate ai palestinesi dal muro.
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Nelle Filippine sei ribelli sono
morti in un combattimento svoltosi nei pressi
della città di Matanao e cinque soldati sono stati uccisi in
un’imboscata tesa dalla guerriglia nel Nord del Paese. Lo ha affermato oggi un
portavoce militare. Questi gravi episodi di violenza avvengono nel momento in
cui la guerriglia ed il governo di Manila si accingono ad incontrarsi la settimana
prossima, in Norvegia, in vista dei negoziati.
In Iran i riformisti hanno chiesto
che vengano rinviate le elezioni previste per il prossimo 20 febbraio
specificando che i candidati riammessi nelle liste devono avere il tempo di
prepararsi alla consultazione. Oltre 120 parlamentari riformisti si sono
dimessi, ieri, nell’ultimo atto della crisi innescata dalla bocciatura da parte
del Consiglio dei guardiani, l’organo conservatore composto da religiosi e
giuristi islamici, di 2.000 aspiranti candidati. Un terzo dei bocciati è stato
successivamente riammesso, ma il provvedimento non è stato ritenuto
soddisfacente e la protesta continua:il principale partito riformista, il
Fronte della partecipazione, il cui leader è il fratello del presidente
Khatami, ha annunciato che boicotterà le elezioni..
In Burundi un’incursione del
sedicente gruppo del Fronte di liberazione nazionale (Fln) e la dura reazione
dell’esercito hanno provocato, tra venerdì e sabato scorsi, la morte di almeno
trenta persone. Lo ha reso noto, oggi, radio Nairobi precisando che i miliziani
non hanno accettato l’accordo di pace raggiunto dall’altro movimento ribelle,
le Forze per la difesa della democrazia (Fdd). La guerra civile dura, nel Paese
africano, da oltre 10 anni ed ha causato, finora, circa 300 mila vittime ed
oltre un milione di profughi.
Il ministro degli esteri del
governo indipendentista ceceno, Ilyas Akhmadov, ha duramente criticato il
principale comandante militare della guerriglia, Shamil Basayev accusandolo di
voler trasformare la resistenza “in un'organizzazione terroristica'' ed ha
ribadito la sua ferma ''condanna di qualsiasi atto di violenza contro i
civili”.
In Francia clamoroso calo dei fumatori dopo le campagne
antifumo e gli aumenti a ripetizione del prezzo delle sigarette. Dal 1999 al
2003 - osserva l’Istituto di prevenzione ed educazione della Sanità – i
fumatori sono infatti calati di circa due milioni.
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