RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
361 - Testo della trasmissione domenica 26
dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Le
derive della famiglia nella società contemporanea: intervista con Luisa Santolini
Ricorre oggi la memoria di Santo Stefano: ai
nostri microfoni mons. Gianfranco Ravasi
CHIESA E SOCIETA’:
Messa di Natale del cardinale
Tettamanzi nel carcere di Monza
Giunti cibo e e regali
alla stazione spaziale Iss, da giorni a corto di viveri
Feste di Natale nelle
città di Trento e Taranto per i bambini sopravvissuti alla strage di Beslan
Seggi aperti in Ucraina per eleggere il nuovo
presidente: favorito il leader dell’opposizione Yushenko sul premier Yanukovic
Elezioni oggi anche in Uzbekistan per rinnovare il Parlamento, ma sono
esclusi i partiti dell’opposizione.
26
dicembre 2004
LA
PREGHIERA DEL PAPA ALL’ANGELUS PER LE VITTIME DELL’IMMANE TRAGEDIA CHE HA
COLPITOIL SUD EST ASIATICO ATTRAVERSATO DA UN DEVASTANTE
TERREMOTO. NELLA FESTA
DELLA SANTA FAMIGLIA GIOVANNI PAOLO II FA
APPELLO AD UOMINI POLITICI
E INTELLETTUALI PERCHE’ DIFENDANO L’ISTITUTO FAMILIARE
La pena del
Papa quest’oggi per le migliaia vittime - quasi 3 mila e 500 il bilancio provvisorio
- del devastante terremoto che ha colpito la scorsa notte un’area vastissima
nel sud est asiatico. Giovanni Paolo II ha invitato alla preghiera ed invocato
la solidarietà in aiuto delle popolazioni colpite.
Nell’odierna
ricorrenza di Santo Stefano, Festa della Sacra Famiglia, il Santo Padre ha
sollecitato uomini di cultura e politici a difendere la famiglia minacciata da
gravi sfide. Alla famiglie cristiane, ha chiesto in particolare di partecipare
assiduamente alla Messa domenicale, in questo Anno dell’Eucarestia. Il servizio
di Roberta Gisotti
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Una festa del
Natale rattristata dalle notizie del terribile sisma abbattutosi nel Sud Est
Asiatico, notizie che vengono aggiornate di continuo in questo ore febbrili in cui si contano ancora le vittime
e si portano i primi soccorsi ai sopravvissuti. I Paesi più colpiti – li ha
ricordati il Papa all’Angelus – sono Sri Lanka e India e poi Indonesia, Thailandia,
Malaysia e Isole Maldive.
“Preghiamo
per le vittime di questa immane tragedia ed assicuriamo la nostra solidarietà
per quanti soffrono, mentre auspichiamo che la comunità internazionale si
adoperi per portare sollievo alle popolazioni colpite”.
Giovanni Paolo II si è riferito quindi all’odierna festa di Santo Stefano che “cede il posto a
quella della Santa Famiglia”. “Il Figlio di Dio – ha spiegato - si prepara a compiere la sua missione
redentrice, vivendo in modo laborioso e nascosto nella santa casa di Nazaret.
In tal modo Egli, unito ad ogni uomo per l’incarnazione ha santificato la
famiglia umana.”
Poi l’auspicio
ché “La Santa Famiglia, che ha dovuto superare non poche prove dolorose, vegli
su tutte le famiglie del mondo, specialmente su quelle che versano in
condizioni difficili.” E che sappia anche illuminare la classe politica e gli
intellettuali:
“Aiuti, altresì, gli uomini di
cultura e i responsabili politici perché difendano l’istituto familiare fondato
sul matrimonio e lo sostengano nell’affrontare le gravi sfide del tempo
presente.”
Infine
Giovanni Paolo II si è rivolto alla “famiglia cristiana” perché “in questo
“Anno dell’Eucaristia”, “ritrovi la luce e la forza per camminare unita e
crescere come ‘chiesa domestica’ soprattutto nell’assidua partecipazione alla
celebrazione eucaristica domenicale”.
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26
dicembre 2004
DEVASTANTE TERREMOTO IN SEI PAESI DEL SUD EST
ASIATICO:
QUASI 4 MILA LE VITTIME REGISTRATE NEL BILANCIO
ANCORA PROVVISORIO
MENTRE PARTONO I PRIMI SOCCORSI AI SOPRAVISSUTI
- Intervista con padre Bernardo Cervellera -
Almeno 2100 morti nello Sri
Lanka, circa 1000 vittime nel sud dell’India, 700 in Indonesia ed altre 190 in
Thailandia. E’ il tragico bilancio del terremoto di 8,9 gradi della scala Richter
registrato la scorsa notte al largo dell’isola di Sumatra, in Indonesia. Il
sisma, il quinto più potente degli ultimi 100
anni, è avvenuto ad un anno di distanza dal terremoto che lo scorso 26 dicembre
del 2003 aveva provocato, nella città iraniana di Bam, circa 30 mila morti.
Sulla
sciagura verificatasi nel Sud Est asiatico e resa ancora più drammatica dai
maremoti che si sono sviluppati subito dopo il terremoto, ascoltiamo padre Bernardo
Cervellera, direttore dell’Agenzia Asia News, intervistato da Amedeo Lomonaco:
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R. – La situazione in Indonesia è molto drammatica perchè sembra che queste
onde di Tsunami, che sono larghissime, abbiano invaso tutto il territorio e ci
sono morti ovunque. Ci sono addirittura morti appesi agli alberi, si sta
cercando di mettersi in comunicazione con la zona e portare così soccorsi, ma è
tutto molto difficile perchè le comunicazioni non funzionano.
D. – Gli Tsunami sono dei veri e propri muri di onde che partendo dell’Indonesia
hanno investito anche lo Sri Lanka e l’India. Qual è la situazione di questi
due Paesi in particolare.
R. – Gli Tsunami anzitutto sono molto particolarì perché, appunto,
derivano da eruzioni vulcaniche oppure da terremoti, come in questo caso. Sono
delle vere e proprie masse d’acqua, altissime – quelle dell’Indonesia sembra
che fossero alte fino a 4-5 metri – in altre parti invece, come in India e
soprattutto nello Sri Lanka, c’erano delle muraglie di 10 metri che hanno
invaso il territorio. In India, soprattutto l’Andra Pradesh e il Tamilnadu sono
stati molto colpiti, e bisogna dire che per tutta questa zona costiera, come in
Thailandia, è un periodo di festa e quindi un periodo di vacanza perciò c’erano
moltissimi turisti occidentali nella zona
e dei quali non sappiamo ancora nulla.
D. – L’area compresa è vastissima, tra l’Oceano
Indiano e l’Australia, e recentemente sono state colpite anche le Filippine
nelle quali sono morte più di 1.400 persone. Cosa sta accadendo in Asia?
R. – Questa zona è stata sempre a rischio perché ci sono i tifoni nel
periodo estivo e le popolazioni sono molto povere. Naturalmente un migliore
sviluppo di queste zone potrebbe per lo meno lenire un po’ di più la
situazione. C’è poi un problema – che tutti sottolineano – che è quello del
cambiamento climatico. L’Asia è il Continente dove – siccome ci sono molte
masse di persone soprattutto in India e in Cina – si sta creando un grande inquinamento
ed è probabile che questo inquinamento stia cambiando le condizioni climatiche,
quindi c’è anche un problema ecologico.
D. – Quello di oggi, in
particolare, è il quinto terremoto più potente degli ultimi cento anni, quindi
questo è un dato che conferma ancor di più gli effetti devastanti del cambiamento
climatico...
R. – Quello che è importante
sottolineare nel caso di questo terremoto è che non c’era nessuna avvisaglia
prima. Tutti i geologi e gli scienziati sono rimasti sbigottiti perché non c’è
stata nessuna previsione.
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L
UN’ESPERIENZA
AFFETTIVA PRIVATA E UN CONTESTO DOVE PREVALGONO I
DIRITTI INDIVIDUALI. SONO QUESTE LE DERIVE DELLA FAMIGLIA NELLA
SOCIETÀ CONTEMPORANEA RECENTEMENTE SOTTOLINEATE DAL PAPA
- Intervista con Luisa Santolini
–
Si celebra oggi la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Il Papa ha
sottolineato, durante l’Angelus, come sia necessario difendere l’istituto
familiare. In occasione di questa festa, la conferenza episcopale spagnola ha
indetto la “Giornata della Famiglia e della Vita 2004”. Ma qual è la situazione della
famiglia nella società contemporanea? Risponde la presidente dell’Assemblea del
Forum delle Associazioni familiari, Luisa Santolini intervistata da Amedeo
Lomonaco:
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R. – La situazione presenta luci
ed ombre: bisogna distinguere la famiglia nel mondo occidentale da quella nel
resto del mondo. La situazione, da un certo punto di vista, è peggiore nel
mondo occidentale. Il resto del mondo, infatti, non mette in discussione la validità
e l’importanza della famiglia.
D. – Rivolgendosi di recente ai
partecipanti dell’Assemblea del Forum delle Associazioni familiari il Papa ha
sottolineato come gli attacchi al matrimonio e alla famiglia siano ogni giorno
più forti e radicali.
R. – Dodici anni fa, quando è
stato avviato il Forum, non si mettevano in discussione l’identità e la verità
della famiglia. Adesso, invece, si comincia a parlare di famiglia in tutti gli
ambienti svuotando però il significato di matrimo
nio. Quindi gli attacchi alla
famiglia sono più subdoli e non ci si rende conto che si sta percorrendo un
pendio scivoloso, molto pericoloso.
D. – La famiglia – ha anche detto il Papa – spesso è
ridotta ad un’esperienza affettiva privata. Cosa vuol dire questo?
R. – La famiglia è diventata per
se stessa e per le istituzioni un fatto privato e quindi non viene riconosciuta
come un soggetto che ha dei diritti e dei doveri. Dovrebbe essere un soggetto
presente nella scena pubblica. La famiglia, invece, si riduce ad un rapporto
tra due persone che decidono autonomamente se mantenere in piedi il patto
coniugale, se abortire e se concepire in maniera artificiale. Tutto è così
relegato alle decisioni dell’individuo che diventa norma per se stesso. Quindi,
la famiglia viene svuotata del suo vero significato ed il matrimonio non ha più
un valore sociale.
D. – In questo contesto si deve
anche rimarcare che i diritti individuali e quelli del nucleo familiare spesso
si confondono danneggiando proprio la famiglia…
R. – Finora l’errore è quello di
difendere i diritti dei singoli: si sono fatte politiche per gli anziani, per
l’infanzia, per i disabili e per le casalinghe. Queste sono tutte categorie che
riguardano certamente la famiglia, ma sono state viste a prescindere dalla
famiglia. Sarebbe diverso pensare ad un anziano in famiglia, ad un bambino che
ha diritto ad una famiglia o ad un disabile che comunque grava sulla famiglia.
I diritti individuali dovrebbero essere coniugati in un’ottica familiare ma
questo non succede.
D. – Oggi, in Spagna, è stata
indetta dalla Conferenza episcopale locale la Giornata della famiglia e della
vita 2004. Come vede la situazione della famiglia in questo Paese?
R.- Purtroppo la Spagna è
colpita da un’ondata laicista. Tutto questo è già successo in Russia negli anni
del regime comunista. Lo scardinamento della famiglia ha creato degli enormi
problemi alla società russa. Mi auguro che tutti gli uomini di buona volontà e
non solo i cattolici, si uniscano per far capire al governo di Madrid come
questa non sia la strada da percorrere per diventare progressisti.
D. – Cosa possono fare le famiglie
per ‘salvare’ la famiglia?
R. – Le famiglie devono avere
‘voce’ e rendersi conto che ‘salveranno’ le famiglie dei loro figli. Devono
rendersi conto, in particolare, di essere la ‘spina dorsale’ della società; devono
pretendere equità e giustizia ed organizzarsi nel territorio per creare
associazioni che parlino di famiglia alle famiglie e con le famiglie.
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OGGI RICORRE LA MEMORIA DI SANTO STEFANO, PRIMO MARTIRE
CRISTIANO:
UCCISO
PER AVER ANNUNCIATO IL VANGELO, HA PERDONATO COME GESU’
- Intervista
con mons. Gianfranco Ravasi -
Santo Stefano, di cui oggi
ricorre la memoria liturgica, è il primo martire cristiano. Era diacono di
Gerusalemme: incaricato dagli apostoli ai servizi caritativi era noto per il coraggio e la forza della sua
predicazione. E proprio l’annuncio del Vangelo di Gesù gli costa la vita:
accusato di bestemmiare viene lapidato. Osserva e approva l’esecuzione Saulo di
Tarso, che non ha ancora incontrato Gesù sulla via di Damasco. Mentre le pietre lo colpiscono a morte,
Stefano prega e perdona i suoi uccisori. Il racconto della «passione di Stefano»
è dunque modellato da san Luca sul racconto della Passione di Cristo. Ma sulla
figura di questo Santo ascoltiamo il teologo mons. Gianfranco Ravasi, al
microfono di Paolo Ondarza:
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(musica)
R. – La figura di Stefano è
legata soprattutto a due elementi fondamentali: la prima, il suo discorso che
tiene davanti al Sinedrio, un discorso che è la sintesi della storia di Israele,
particolarmente interessante, e dall’altra parte il suo martirio. Lui è il
primo martire cristiano che viene cancellato, quasi, dalla storia proprio dal
suo popolo e lì proprio, quasi a margine, c’è questa figura del giovane Paolo
il quale partecipa idealmente a questa morte: in realtà sarà proprio colui che
raccoglierà l’eredità di questo martire.
D. – Ed oggi, qual è il valore
di Santo Stefano per l’uomo contemporaneo?
R. – Credo che tutti,
spontaneamente lo colleghino al martirio. Il martirio, altro non è che il
suggello di un’esistenza che è tutta condotta sul modello di Gesù. Infatti, la
figura di Stefano che sta per morire è modellata sulla Passione di Gesù. Le due
figure quasi si sovrappongono. Quindi, diciamo prima di tutto e soprattutto,
che è la figura per eccellenza del martire-testimone, colui che ha una coerenza
estrema, colui che ha una coerenza totale e radicale. L’altra dimensione è
quella di essere l’innovatore: ha capito che il cristianesimo non poteva
ridursi ad essere una semplice “setta”, quasi, o comunità ristretta del
giudaismo; aveva un respiro universale. E questo gli crea, naturalmente, due
accuse che vengono rivolte a lui che sono ripetute ben tre volte: “Lo abbiamo
udito riportare espressioni blasfeme contro Mosè, contro Dio; lo abbiamo udito
dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà costumi
tramandatici da Mosè”: per tre volte c’è questo atto d’accusa sulla novità di
Stefano. Questa novità è un po’ l’invito a considerare il cristianesimo non
semplicemente come una proprietà nostra o come una specie di esperienza
rinchiusa nell’interno di un perimetro, ma considerarlo di più come un grande
respiro universale, un’apertura a tutti i popoli. E in questi tempi, un po’ di
tentazione di chiusura, Stefano rappresenta ancora colui che guarda al di là
della siepe: della siepe della propria cultura, del proprio mondo, del nostro
mondo anche europeo. Guarda verso altri orizzonti nei cui confronti bisogna
portare la testimonianza di Cristo e anche il dialogo, con tutte le difficoltà
che comporta e alla fine, anche con un’apparente sconfitta, come quella del
martirio.
(musica)
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NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA FESTEGGIA SANTO STEFANO PROTOMARTIRE,
UNO SGUARDO ALLO STATO, OGGI, DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA NEI DIVERSI PAESI,
A PARTIRE DAL RAPPORTO DI “AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”
- Intervista con Attilio
Tamburrini –
Il giorno in cui la Chiesa
festeggia Santo Stefano protomartire è importante non dimenticare che la
persecuzione nei confronti dei cristiani, a causa della loro fede, non è
finita. Non appartiene solo al passato ma è di strettissima attualità. Ogni
anno lo ricorda il Rapporto di “Aiuto alla Chiesa che
soffre”, che documenta lo stato della libertà religiosa nei diversi Paesi. In
occasione, dunque, della festa del primo martire, Debora Donnini ha chiesto ad
Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che
soffre”, quali sono oggi i Paesi dove i cristiani vengono maggiormente perseguitati:
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R. – In Cina, Corea del Nord, dove sappiamo tutti che la situazione è
estremamente drammatica, non si riescono ad avere nemmeno informazioni sulle
situazioni reali. Poi, ci sono problemi che crescono in India a causa di un
fondamentalismo induista che si fa sviluppando sempre più. Stesso discorso per
l’Indonesia, dove fino a poco tempo fa si godeva di una certa libertà di culto
un po’ per tutte le religioni, ma in questo momento nelle aree dove c’è una
dominanza islamica i cristiani sono particolarmente attaccati, anche fisicamente. Poi, abbiamo le situazioni dei Paesi islamici:
l’Arabia Saudita non migliora assolutamente! In Arabia Saudita ci sono circa
800 mila cristiani, si calcola, cioè soprattutto lavoratori filippini,
personale di servizio, e a questi viene impedita ogni forma di manifestazione
della propria fede. Recentissimamente in Arabia Saudita c’è stato l’arresto di
un musulmano che si era convertito. In Africa, soprattutto nell’Africa
centrale, dove non c’è una persecuzione diretta, ci sono però condizioni di
guerra, di guerriglia endemica che provocano anche sofferenza alla Chiesa
stessa. Spesso vengono colpiti i missionari perché si oppongono alle violenze, quindi diventano testimoni diretti
della necessità di una pace ...
D. – Quali sono le diverse forme di persecuzione nei confronti dei cristiani?
R. – C’è una persecuzione esplicita in cui la legislazione, come in Arabia
Saudita, proibisce ufficialmente
qualsiasi forma religiosa non islamica e, addirittura, hanno problemi anche gli
sciiti. In Vietnam, ad esempio, l’ammissione ai seminari è sottoposta al controllo
di una commissione governativa che decide chi può entrare e chi non può entrare
in seminario ... Queste sono le forme di persecuzione – come dire –
“ufficiali”. Poi ci sono tutta una serie di condizioni, invece, di invivibilità
per i cristiani che si sentono costretti poi ad andar via. Anche in Iraq i
cristiani vanno via perché si sentono attaccati dal terrorismo. C’è timore
nella popolazione per cui chi ha un parente all’estero tenta di raggiungerlo.
Ci sono famiglie intere che vanno via.
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LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO HA PRESENTATO IL
MANUALE PER
LA SOPRAVVIVENZA DEI SENZA FISSA DIMORA A ROMA:
PIU’
POVERI NELLA CAPITALE, SOPRATTUTTO TRA GLI ITALIANI.
E CRESCONO NASCONDIMENTO E VERGOGNA NEL CHIEDERE AIUTO
- Intervista con Francesca Zuccari -
E’ stata presentata in questi
giorni a Roma la 15° guida “Dove mangiare, dormire e lavarsi” realizzata dalla
Comunità di S. Egidio. Il manuale, pubblicato anche a Firenze, Genova e
Barcellona, è dedicato ai senza fissa dimora della capitale e rappresenta una
bussola per orientarsi nella città in questi giorni di freddo e di festa. In
occasione della presentazione, sono stati resi noti i dati del dossier “I
poveri a Roma: chi sono, quanti sono, come vivono”. Ma cosa emerge di nuovo per
quanto riguardi l’assistenza nel territorio romano? Sentiamo Francesca Zuccari,
portavoce della comunità, al microfono di Eugenio Bonanata:
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R. – A Roma, senza dubbio, c’è
una rete di solidarietà. Ma bisogna anche dire che, per esempio, il numero dei
posti nei centri di accoglienza non è sufficiente per far fronte alle esigenze
delle persone che sono in strada. La Comunità di Sant’Egidio, nelle sue distribuzioni
serali, ne incontra poco meno di 1.700 che cercano riparo la notte nelle
stazioni ferroviarie ed in altri posti della città.
D. – Chi sono i poveri che
vivono a Roma e, soprattutto, come vivono la propria quotidianità?
R. – Noi registriamo un aumento
della povertà soprattutto di persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine
del mese. Nel nostro centro di accoglienza, dove distribuiamo generi
alimentari, negli ultimi anni abbiamo avuto un numero superiore di persone in
cerca di aiuto e si tratta soprattutto di persone anziane, persone cioè che
hanno una casa, ma il cui reddito non gli è sufficiente per arrivare alla fine
del mese.
D. – Dunque, come è cambiata la
povertà? Qual è oggi il suo volto?
R. – Direi che è un volto meno
visibile, più nascosto e quindi in qualche modo più difficile da avvicinare e
che spesso non arriva neanche ai servizi sociali. Si tratta di persone che
hanno un grande pudore e si vergognano a chiedere aiuto, proprio perché non lo
hanno mai fatto nella loro vita, ma che si trovano in serie difficoltà.
D. – Le persone che chiedono
aiuto sono italiani o ci sono anche stranieri?
R. – Noi registriamo alla nostra
mensa un numero complessivo inferiore di stranieri che si rivolgono a noi per
mangiare, mentre cresce il numero degli italiani che si trovano in difficoltà.
E questo secondo noi rappresenta un aspetto nuovo.
D. – E, in particolare, nel
periodo natalizio, cosa fa la Comunità su questo fronte?
R. – Noi ci auguriamo che il
Natale arrivi a tutti e soprattutto a chi si trova in maggior difficoltà e non
ha famiglia. Dal 1982, organizziamo un pranzo di Natale nella Basilica di Santa
Maria in Trastevere, ma anche in altri 30 luoghi della città. E questo per far
arrivare la festa a chi altrimenti, in questo giorno, si troverebbe solo perché
non ha una famiglia o ha una famiglia lontana.
D. – Cosa possono fare i
cittadini romani per aiutare queste persone bisognose?
R. – Le iniziative natalizie
sono tutte frutto di sostegno da parte di chiunque voglia. Siamo felici che
altri si aggiungono a noi per organizzare e festeggiare il Natale con queste
persone.
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“VENITE ADOREMUS. LE IMMAGINI DELLA NATIVITÀ DA
DÜRER A TIEPOLO”:
E’ IL
TEMA DI UNA MOSTRA ALLESTITA NEL PALAZZO DELLA CANCELLERIA A ROMA,
CHE
RACCOGLIE OLTRE 120 INCISIONI
-
Intervista con mons. Mauro Piacenza e Giovanni Morello -
Il tema
della Natività in oltre 120 importanti incisioni provenienti dalla Biblioteca
Casanatense di Roma, dall’Istituto Nazionale per la Grafica e da preziose
collezioni private. E’ quanto propone la mostra allestita presso il Palazzo
della Cancelleria a Roma dal titolo “Venite adoremus. Le immagini della
Natività da Dürer a Tiepolo”, che resterà aperta fino al 9 gennaio 2005. La
mostra, esclusivamente composta da incisioni ad eccezione di un presepio
napoletano settecentesco e di un gruppo di statue lignee sul tema
dell’Annunciazione, si snoda attraverso un percorso creativo che gli incisori
di epoche e scuole diverse – tedesche, fiamminghe, francesi ed italiane - hanno
intrapreso sull’argomento della Natività. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
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(musica)
Il tema della Natività è stato
argomento di meditazione ed approfondita riflessione nella storia dell’umanità
e grande attenzione gli ha dedicato il mondo artistico che lo ha reso uno dei
soggetti maggiormente raffigurati. Per la mostra “Venite adoremus. Le
immagini della Natività da Dürer a Tiepolo” sono state selezionate oltre 120
opere di scuole diverse, da quelle nordiche, tedesche e fiamminghe, attraverso
le stampe di Martin Schongauer, Albrecht Dürer, Luca Di Leida e Rembrandt, a
quelle francesi con le incisioni di Nicolas Schaperon e Gustav Doré, ma
soprattutto una folta rappresentanza dei grandi maestri incisori italiani:
Marcantonio Raimondi, Annibale Carracci, Guido Reni e Gianbattista Tipeolo. Il
curatore della mostra Giovanni Morello: presidente del gruppo Artif Ex:
“C’è un percorso che parte
dall’Annunciazione, perché i visitatori sono accolti da una immagine lignea di
una Annunciazione che proviene dall’Abruzzo. La prima sezione è dedicata alla
Natività, all’adorazione dei pastori, all’adorazione dei Magi e alla fuga in
Egitto”.
(musica)
Da oltre duemila anni la Buona
Novella continua ad essere proclamata in occasione del Santo Natale e ha
trovato da parte di innumerevoli artisti, noti e meno noti, una traduzione
visiva che ha emozionato e commosso tanti uomini e donne, cristiani e non
cristiani, nel corso dei secoli. Ma oggi che significato assume il tema della
Natività? Lo abbiamo chiesto a mons. Mauro Piacenza, presidente della
Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa:
“La Natività evidentemente è un
valore perenne, questo è chiaro, ma forse assume un valore particolare quando
si tende a dimenticare le proprie radici oppure si tende a vanificarle, a relativizzarle
con determinati pretesti. Una mostra è un richiamo - certamente a riappropriarsi
delle proprie radici - anche in questo senso, visivo, emotivo”.
(musica)
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26
dicembre 2004
GARANTIRE IL DIRITTO ASSOLUTO ALLA VITA FIN DAL
SUO CONCEPIMENTO E
NON EQUIPARARE MATRIMONIO E CONVIVENZE
OMOSSESSUALI. E’ IL DUPLICE INVITO
DELL’ARCIVESCOVO DI BOLOGNA, MONS. CARLO CAFFARRA,
IN OCCASIONE
DELL’ODIERNA FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA
BOLOGNA. = “Una delle ragioni
per cui si sta mettendo in atto una strategia per equiparare matrimonio e convivenze
omosessuali è che spesso non si percepisce più la ricchezza propria e specifica
dell’essere uomo e dell’essere donna: soprattutto il mistero della femminilità
è deturpato e violato nella sua ricchezza umana specifica”. Lo ha detto oggi
l’arcivescovo di Bologna, mons. Carlo Caffarra nell’omelia della Messa
celebrata per la Festa della Sacra Famiglia. “Esiste, nel disegno divino, una
connessione inscindibile fra matrimonio e famiglia”, ha sottolineato il
presule, aggiungendo: “L’unico modo degno e giusto di dare origine alla vita
umana, il luogo originario per educare la persona umana è la comunità coniugale
posta in essere fra l’uomo e la donna dal matrimonio”. Infatti, “solo l’atto
dell’amore coniugale che fa degli sposi una sola carne è degno di dare origine
ad una nuova persona umana; il diritto di educare compete in modo originario ai
genitori”. Mons. Caffarra ha quindi toccato il tema della prole, ribadendo il
diritto assoluto alla vita: “E’ indubbio che per certi aspetti oggi si ha una
grande attenzione alla dignità del bambino, ma non è meno vero – ha osservato
l’arcivescovo – che essa oggi è gravemente insidiata. In primo luogo perché non
è più affermato il diritto assoluto alla vita fin dal momento del suo
concepimento: si è chiamato ‘diritto’ ciò che moralmente è un omicidio”. Ma è
pure grave, secondo il presule, “l’attitudine sempre più condivisa nei
confronti del concepimento di una nuova persona umana prima ancora che venga
all'esistenza”. Infatti, “o il concepimento è visto come un male da evitare
perché impedisce la propria soggettiva realizzazione; o esso è visto come un
bene di cui si ha bisogno per la propria felicità”. “Nell'un caso come
nell'altro – ha concluso mons. Caffarra – la
persona prima ancora di essere concepita, è vista già in rapporto ed in
ordine alla propria autorealizzazione: è strumentalizzata”. (R.M.)
NELLO SPIRITO DEL NATALE,
TRA CRISTIANI E MUSULMANI NON SOLO INTEGRAZIONE, MA FRATELLANZA. E’ L’AUSPICIO EMERSO IERI A VITTORIA, NEL
SIRACUSANO,
AL PRIMO CONVEGNO DELL’UNIONE DELLE COMUNITÀ
ISLAMICHE D’ITALIA
VITTORIA. = Il Natale come
possibile simbolo di condivisione spirituale, di partecipazione religiosa e di
intesa umana tra cristiani e musulmani. E’ quanto è emerso ieri a Vittoria, nel
siracusano, al primo Convegno dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia sul
tema: “La famiglia, il centro islamico e la società: identità, cittadinanza e
stabilità”. “Della religione cristiano-cattolica riconosciamo la verginità
della Madonna, il messaggio di Gesù e il Vangelo come Parola di Dio”, ha
esordito Dachan Mohamed, presidente dell’Unione, aggiungendo: “Noi chiamiamo i
nostri figli Mariam e Haissa, che in arabo significa Gesù, quindi tra noi
musulmani e i cristiani ci può essere non solo integrazione, ma fratellanza”. Mohamed,
medico siriano da 38 anni in Italia, ha sottolineato come il cammino verso
l’integrazione sia però molto lungo: “Occorrono – ha detto – due cose: il
coraggio delle istituzioni nel prendere atto con scelte nette di un fenomeno
che può essere una ricchezza per tutti e una maggiore presa di coscienza da
parte degli immigrati, dei loro diritti e del loro ruolo nella società”.
All’incontro hanno preso parte circa 500 arabi di fede musulmana, tra i quali
numerosi delegati provenienti da varie regioni italiane. Tra i presenti, anche
il deputato egiziano, Mustafa Auat, e lo scrittore algerino, Muhammad Al Saleh
Mahjubi. (R.M.)
“CONTRO LE TENEBRE CHE SONO DENTRO DI NOI, LA
STORIA INSEGNA CHE ALLA FINE E’ LA LUCE A VINCERE”. COSI’, IL CARDINALE DIONIGI
TETTAMANZI, ARCIVESCOVO DI
MILANO, AI DETENUTI DEL CARCERE DI MONZA, DOVE HA
CELEBRATO
IERI MATTINA LA MESSA DI NATALE
MONZA. = “Questa Messa con voi è
la più importante. Più importante di quella della mezzanotte, più importante di
quella che andrò a celebrare tra poco in Duomo perché riproduce l’atmosfera del
Natale a Betlemme: un Natale di povertà, di solitudine, di sofferenza, ma anche
di speranza e di salvezza”. Sono le parole del cardinale Dionigi Tettamanzi,
arcivescovo di Milano, nell’omelia della Messa di Natale che ha celebrato ieri
mattina nel carcere di Monza. “Il carcere è uno spaccato della società, un
momento nel quale sono stati spezzati i legami con le persone più care”, ha
detto il porporato, aggiungendo: “Vorrei in questo momento essere il vostro
genitore, la vostra moglie, il vostro bambino, il vostro amico più caro:
persone che credono ancora in voi, che vi accompagnano nel cammino di
liberazione in attesa della libertà piena, in attesa di portare il vostro
contributo alla società”. “A volte – ha aggiunto – tutti noi siamo attraversati
da sentimenti meno nobili: l’odio, la vendetta, la violenza, l’incapacità di
riconoscere i nostri errori, che oltre ad offendere il mondo esterno, offendono
la nostra dignità e la nostra coscienza”. E’ importante allora invocare la
presenza di Gesù, “perché ci aiuti a sperare e ci faccia sentire meno soli
lungo la strada della nostra vita presente e futura”. E, come segno di
riconciliazione e di riscatto, il porporato ha concluso l’omelia con le parole
di una poesia dedicatagli prima della Messa dalle detenute: “'Ho bisogno di te,
mio Signore, di sentirti nel mio cuore, in ogni luogo. La pietra del mio cuore
ha bisogno di tutto il tuo amore per rendere più lieve il macigno che pose il
Male, nell’attesa del Salvatore che ci libera e ci salva”. Monza, dopo Opera,
San Vittore e Bollate, è la quarta casa di pena visitata dal cardinale
Tettamanzi dal suo insediamento a Milano. (R.M.)
GIUNTI IN
TEMPO PER NATALE CIBO E REGALI PER I COSMONAUTI DELLA
STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE ISS,
DA GIORNI A CORTO DI VIVERI.
- A cura di Roberta Moretti -
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BAIKONUR. = Sono
arrivati in tempo anche nello spazio i regali di Natale per i cosmonauti della
Stazione spaziale internazionale Iss. La navetta Progress, lanciata ieri con
successo dal cosmodromo di Baikonur, nel Kazakhstan, è arrivata da poco alla
stazione spaziale con un carico di 2,5 tonnellate, tra cui i regali di Natale
per Salizhan Sharipov e Leroy Chiao, gli astronauti russo e americano rimasti a
corto di viveri e da giorni costretti a razionare i consumi. Lo ha annunciato
il Centro russo di controllo di voli spaziali. Sharipov e Chiao ora avranno ossigeno,
acqua, cibo e carburante per proseguire la loro missione di sei mesi. I due
uomini si sono alzati alle 10 di ieri mattina per cominciare a preparare le
operazioni di aggancio della navetta alla Iss. Dopo l’esplosione della navetta
americana Columbia nel 2003 e la sospensione dei voli americani, i rifornimenti
alla stazione spaziale internazionale sono a totale carico della Russia. A
proposito di spazio, nonostante le aspettative, in questi giorni è molto
difficoltoso osservare il passaggio della “cometa di Natale” Machholz, dal nome
del suo scopritore, a causa delle nuvole e della Luna piena. Si tratta di un
corpo celeste evanescente, formato essenzialmente da un involucro di gas
derivato dallo scioglimento del ghiaccio di cui è composto il nucleo. Non ci
saranno altre occasioni per rivedere questa cometa: la Machholz impiegherà ben
60 mila anni per completare l’orbita intorno al Sole e far ritorno nei nostri
cieli. (R.M.)
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FESTE DI NATALE NELLE
CITTA’ DI TARANTO E TRENTO PER MOLTI DEI BAMBINI SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE DI
BESLAN, IN OSSEZIA DEL NORD, LO SCORSO SETTEMBRE
TARANTO/TRENTO. = Le città di Taranto
e Trento hanno festeggiato il Natale, accogliendo molti dei bambini
sopravvissuti alla strage di Beslan, in Ossezia del Nord, lo scorso settembre,
accompagnati dai loro genitori. A Taranto, durante la Messa celebrata ieri nella
chiesa del Corpus Domini, nel quartiere popolare Paolo VI, il parroco, don
Luigi Larizza, ha parlato loro di solidarietà e amore, “sentimenti che
accompagnano le persone del quartiere Paolo VI, spesso indicato come il
quartiere del degrado e della criminalità. “Invece – ha detto – è il quartiere
della speranza e tante persone che vi abitano sono portatrici di pace e di
serenità per gli altri”. Dopo la Messa, i bambini hanno ammirato i fuochi
d’artificio organizzati per loro e hanno poi partecipato ad una fiaccolata.
Molto toccante, anche la Messa di mezzanotte nel Santuario delle Laste, sulla
collina Est di Trento, dove il più piccolo dei bambini di Beslan, ospiti da
settimane del Convento, ha posto la statuetta in terracotta del Bambino Gesù
nel presepe. E’ stata così interrotta una tradizione secolare che voleva fosse
il più giovane dei novizi dei frati Carmelitani Scalzi a compiere questo gesto.
(R.M.)
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26
dicembre 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Sono stati aperti questa mattina
in Ucraina i seggi per il ballottaggio tra il candidato filo occidentale
dell’opposizione Yushenko, dato per favorito dai sondaggi, ed il premier filorusso
Yanukovic. Sono chiamati al voto per scegliere il neo presidente dell’Ucraina
oltre 37 milioni di elettori. Questo nuovo appuntamento è stato fissato dopo
l’annullamento per brogli, da parte della Corte suprema, della consultazione
dello scorso 21 novembre. Sull’odierno ballottaggio, che si svolge sotto il controllo di circa
12.000 osservatori stranieri, ascoltiamo il servizio Giuseppe
D’Amato:
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In
Ucraina i seggi sono nuovamente aperti. Non fa freddo e la temperatura è gradevole.
A Kiev vi sono 7 gradi e nel sud del Paese slavo si arriva fino a 15. Ciò significa,
secondo gli esperti, che l’affluenza alle urne dovrebbe essere alta, sebbene la
gente appaia stanca di queste interminabili presidenziali. La tensione rimane altissima.
Entrambi i candidati, il premier Janukovich ed il leader dell’opposizione Jushenko,
hanno denunciato provocazioni alla vigilia della consultazione. Circola voce di
preparazione di azioni di forza. La Corte costituzionale ha stabilito che le
limitazioni al voto da casa per i veterani, presenti nella legge elettorale
approvata dalla Rada per evitare brogli, sono illegali. 32118 sono i seggi
aperti per 37 milioni e 610mila aventi diritto. Ben 12187 sono gli osservatori
internazionali, una cifra record per l’ex Urss, provenienti da ogni parte del
mondo. I risultati ufficiali verranno comunicati il 3 gennaio. Mosca è pronta a
collaborare con il nuovo presidente ucraino, chiunque egli sia. “Con Yushenko –
ha ricordato Putin – abbiamo lavorato insieme in passato”. Il capo del
Cremlino, che si era congratulato con Janukovich per la vittoria poi annullata,
ha definito “non corretta” una frase del collega polacco Kwasniewski (per gli
Usa è meglio una Russia senza Ucraina che la Russia con l’Ucraina). L’Unione
europea e gli Stati Uniti sono per elezioni giuste e libere.
Da Mosca per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato.
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Urne
aperte anche in Uzbekistan per l’elezione dei membri dei due rami del Parlamento.
E’ la prima volta che si vota per due camere separate in un sistema che finora
è stato monocamerale. Alla votazione partecipano solo i partiti favorevoli al
presidente Karimov. Le forze dell’opposizione sono state escluse, infatti,
dalla consultazione.
In Iraq si aggrava il bilancio
degli attacchi compiuti dalla guerriglia nelle ultime 24 ore: sono 8 le vittime
dell’attentato contro l’ambasciata libica a Baghdad e 5 le persone rimaste
uccise per l’autobomba esplosa ieri nei pressi di Najaf.
Il ministro degli esteri di Ankara ha dichiarato, intanto, che sono stati
attivati tutti i canali possibili per ottenere la liberazione di un industriale
turco, uno degli uomini più ricchi del Paese, rapito nei giorni scorsi in Iraq
con un suo dipendente.
In Medio Oriente il leader
palestinese Abu Mazen ha aperto ieri la campagna elettorale per le
presidenziali del prossimo 9 gennaio annunciando, nel suo primo comizio,
elezioni legislative nei Territori per la prima metà del 2005. Il leader
dell’OLP, che è il candidato favorito alla successione di Yasser Artafat, ha
anche ricordato come la sua priorità sia quella di garantire sicurezza ai
palestinesi. Sul terreno non si interrompono, intanto, le violenze: due
militanti palestinesi del movimento ‘Hamas’ sono stati uccisi da soldati israeliani
presso il campo profughi di El Buraij, nella Striscia di Gaza.
L’esplosione di un ordigno nella
provincia di Khost, l’attacco ad un convoglio dell’esercito ed un agguato
perpetrato nei pressi della città di Kandahar hanno provocato negli ultimi
giorni, in Afghanistan, la morte di almeno 5 persone. Lo hanno riferito fonti
della polizia aggiungendo che i responsabili di questa nuova ondata di violenza
sono miliziani taleban.
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