RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 361 - Testo della trasmissione domenica 26  dicembre 2004

 

Sommario                                                                    

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La preghiera del Papa all’Angelus per le migliaia di vittime del devastante terremoto, che ha scosso sei Paesi del Sud Est asiatico. Nella Festa della Santa Famiglia Giovanni Paolo II fa appello a politici ed intellettuali perché difendano l’Istituto familiare.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Quasi 4 mila i morti a causa del sisma che ha colpito il Continente asiatico. Con noi padre Bernardo Cervellera

 

Le derive della famiglia nella società contemporanea: intervista con Luisa Santolini

 

Ricorre oggi la memoria di Santo Stefano: ai nostri microfoni mons. Gianfranco Ravasi

 

La professione di fede religiosa ancora motivo di persecuzioni in numerosi Paesi del mondo: la testimonianza di Attilio Tamburrini

 

La nuova guida della Comunità di sant’Egidio rivolta alle persone senza fissa dimora: ce ne parla Francesca Zuccari.

 

Il tema della natività in una Mostra allestita nel Palazzo della Cancelleria a Roma. Ce parlano Giovanni Morello e mons. Mauro Piacenza

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nello spirito del Natale, tra cristiani e musulmani non solo integrazione, ma fratellanza: l’auspicio del presidente dell’Unione delle Comunità islamiche d’italia

 

Duplice invito di mons. Caffarra, arcivescovo di Bologna, a garantire il diritto assoluto alla vita fin dal suo concepimento e a non equiparare matrimonio e convivenze omosessuali

 

Messa di Natale del cardinale Tettamanzi nel carcere di Monza

 

Giunti cibo e e regali alla stazione spaziale Iss, da giorni a corto di viveri

 

Feste di Natale nelle città di Trento e Taranto per i bambini sopravvissuti alla strage di Beslan

 

24 ORE NEL MONDO:

Seggi aperti in Ucraina per eleggere il nuovo presidente: favorito il leader dell’opposizione Yushenko sul premier Yanukovic

 

Elezioni oggi anche in Uzbekistan per rinnovare il Parlamento, ma sono esclusi i partiti dell’opposizione.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 dicembre 2004

 

 

 

LA PREGHIERA DEL PAPA ALL’ANGELUS PER LE VITTIME DELL’IMMANE TRAGEDIA CHE HA COLPITOIL SUD EST ASIATICO ATTRAVERSATO DA UN DEVASTANTE

TERREMOTO. NELLA FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA GIOVANNI PAOLO II FA

APPELLO AD UOMINI POLITICI E INTELLETTUALI PERCHE’ DIFENDANO L’ISTITUTO FAMILIARE

 

 

La pena del Papa quest’oggi per le migliaia vittime - quasi 3 mila e 500 il bilancio provvisorio - del devastante terremoto che ha colpito la scorsa notte un’area vastissima nel sud est asiatico. Giovanni Paolo II ha invitato alla preghiera ed invocato la solidarietà in aiuto delle popolazioni colpite.

 

Nell’odierna ricorrenza di Santo Stefano, Festa della Sacra Famiglia, il Santo Padre ha sollecitato uomini di cultura e politici a difendere la famiglia minacciata da gravi sfide. Alla famiglie cristiane, ha chiesto in particolare di partecipare assiduamente alla Messa domenicale, in questo Anno dell’Eucarestia. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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    Una festa del Natale rattristata dalle notizie del terribile sisma abbattutosi nel Sud Est Asiatico, notizie che vengono aggiornate di continuo in questo ore  febbrili in cui si contano ancora le vittime e si portano i primi soccorsi ai sopravvissuti. I Paesi più colpiti – li ha ricordati il Papa all’Angelus – sono Sri Lanka e India e poi Indonesia, Thailandia, Malaysia e Isole Maldive.

 

“Preghiamo per le vittime di questa immane tragedia ed assicuriamo la nostra solidarietà per quanti soffrono, mentre auspichiamo che la comunità internazionale si adoperi per portare sollievo alle popolazioni colpite”.

 

Giovanni Paolo II si è riferito quindi all’odierna  festa di Santo Stefano che “cede il posto a quella della Santa Famiglia”. “Il Figlio di Dio – ha spiegato  - si prepara a compiere la sua missione redentrice, vivendo in modo laborioso e nascosto nella santa casa di Nazaret. In tal modo Egli, unito ad ogni uomo per l’incarnazione ha santificato la famiglia umana.”

 

    Poi l’auspicio ché “La Santa Famiglia, che ha dovuto superare non poche prove dolorose, vegli su tutte le famiglie del mondo, specialmente su quelle che versano in condizioni difficili.” E che sappia anche illuminare la classe politica e gli intellettuali:

 

“Aiuti, altresì, gli uomini di cultura e i responsabili politici perché difendano l’istituto familiare fondato sul matrimonio e lo sostengano nell’affrontare le gravi sfide del tempo presente.”

 

Infine Giovanni Paolo II si è rivolto alla “famiglia cristiana” perché “in questo “Anno dell’Eucaristia”, “ritrovi la luce e la forza per camminare unita e crescere come ‘chiesa domestica’ soprattutto nell’assidua partecipazione alla celebrazione eucaristica domenicale”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 dicembre 2004

 

 

DEVASTANTE TERREMOTO IN SEI PAESI DEL SUD EST ASIATICO:

QUASI 4 MILA LE VITTIME REGISTRATE NEL BILANCIO ANCORA PROVVISORIO

MENTRE PARTONO I PRIMI SOCCORSI AI SOPRAVISSUTI

- Intervista con padre Bernardo Cervellera - 

 

 

Almeno 2100 morti nello Sri Lanka, circa 1000 vittime nel sud dell’India, 700 in Indonesia ed altre 190 in Thailandia. E’ il tragico bilancio del terremoto di 8,9 gradi della scala Richter registrato la scorsa notte al largo dell’isola di Sumatra, in Indonesia. Il sisma, il quinto più potente degli ultimi 100 anni, è avvenuto ad un anno di distanza dal terremoto che lo scorso 26 dicembre del 2003 aveva provocato, nella città iraniana di Bam, circa 30 mila morti.

 

Sulla sciagura verificatasi nel Sud Est asiatico e resa ancora più drammatica dai maremoti che si sono sviluppati subito dopo il terremoto, ascoltiamo padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Asia News, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – La situazione in Indonesia è molto drammatica perchè sembra che queste onde di Tsunami, che sono larghissime, abbiano invaso tutto il territorio e ci sono morti ovunque. Ci sono addirittura morti appesi agli alberi, si sta cercando di mettersi in comunicazione con la zona e portare così soccorsi, ma è tutto molto difficile perchè le comunicazioni non funzionano.

 

D. – Gli Tsunami sono dei veri e propri muri di onde che partendo dell’Indonesia hanno investito anche lo Sri Lanka e l’India. Qual è la situazione di questi due Paesi in particolare.

 

R. – Gli Tsunami anzitutto sono molto particolarì perché, appunto, derivano da eruzioni vulcaniche oppure da terremoti, come in questo caso. Sono delle vere e proprie masse d’acqua, altissime – quelle dell’Indonesia sembra che fossero alte fino a 4-5 metri – in altre parti invece, come in India e soprattutto nello Sri Lanka, c’erano delle muraglie di 10 metri che hanno invaso il territorio. In India, soprattutto l’Andra Pradesh e il Tamilnadu sono stati molto colpiti, e bisogna dire che per tutta questa zona costiera, come in Thailandia, è un periodo di festa e quindi un periodo di vacanza perciò c’erano moltissimi  turisti occidentali nella zona e dei quali non sappiamo ancora nulla.

 

D. – L’area compresa è vastissima, tra l’Oceano Indiano e l’Australia, e recentemente sono state colpite anche le Filippine nelle quali sono morte più di 1.400 persone. Cosa sta accadendo in Asia?

 

R. – Questa zona è stata sempre a rischio perché ci sono i tifoni nel periodo estivo e le popolazioni sono molto povere. Naturalmente un migliore sviluppo di queste zone potrebbe per lo meno lenire un po’ di più la situazione. C’è poi un problema – che tutti sottolineano – che è quello del cambiamento climatico. L’Asia è il Continente dove – siccome ci sono molte masse di persone soprattutto in India e in Cina – si sta creando un grande inquinamento ed è probabile che questo inquinamento stia cambiando le condizioni climatiche, quindi c’è anche un problema ecologico.

 

D. – Quello di oggi, in particolare, è il quinto terremoto più potente degli ultimi cento anni, quindi questo è un dato che conferma ancor di più gli effetti devastanti del cambiamento climatico...

 

R. – Quello che è importante sottolineare nel caso di questo terremoto è che non c’era nessuna avvisaglia prima. Tutti i geologi e gli scienziati sono rimasti sbigottiti perché non c’è stata nessuna previsione.

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UN’ESPERIENZA AFFETTIVA PRIVATA E UN CONTESTO DOVE PREVALGONO I

 DIRITTI INDIVIDUALI. SONO QUESTE LE DERIVE DELLA FAMIGLIA NELLA

 SOCIETÀ CONTEMPORANEA RECENTEMENTE SOTTOLINEATE DAL PAPA

- Intervista con Luisa Santolini –

 

Si celebra oggi la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Il Papa ha sottolineato, durante l’Angelus, come sia necessario difendere l’istituto familiare. In occasione di questa festa, la conferenza episcopale spagnola ha indetto la “Giornata della Famiglia e della Vita 2004”. Ma qual è la situazione della famiglia nella società contemporanea? Risponde la presidente dell’Assemblea del Forum delle Associazioni familiari, Luisa Santolini intervistata da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – La situazione presenta luci ed ombre: bisogna distinguere la famiglia nel mondo occidentale da quella nel resto del mondo. La situazione, da un certo punto di vista, è peggiore nel mondo occidentale. Il resto del mondo, infatti, non mette in discussione la validità e l’importanza della famiglia.

 

D. – Rivolgendosi di recente ai partecipanti dell’Assemblea del Forum delle Associazioni familiari il Papa ha sottolineato come gli attacchi al matrimonio e alla famiglia siano ogni giorno più forti e radicali.

 

R. – Dodici anni fa, quando è stato avviato il Forum, non si mettevano in discussione l’identità e la verità della famiglia. Adesso, invece, si comincia a parlare di famiglia in tutti gli ambienti svuotando però il significato di matrimo

 

 

 

nio. Quindi gli attacchi alla famiglia sono più subdoli e non ci si rende conto che si sta percorrendo un pendio scivoloso, molto pericoloso.

 

D. – La famiglia – ha anche detto il Papa – spesso è ridotta ad un’esperienza affettiva privata. Cosa vuol dire questo?

 

R. – La famiglia è diventata per se stessa e per le istituzioni un fatto privato e quindi non viene riconosciuta come un soggetto che ha dei diritti e dei doveri. Dovrebbe essere un soggetto presente nella scena pubblica. La famiglia, invece, si riduce ad un rapporto tra due persone che decidono autonomamente se mantenere in piedi il patto coniugale, se abortire e se concepire in maniera artificiale. Tutto è così relegato alle decisioni dell’individuo che diventa norma per se stesso. Quindi, la famiglia viene svuotata del suo vero significato ed il matrimonio non ha più un valore sociale.

 

D. – In questo contesto si deve anche rimarcare che i diritti individuali e quelli del nucleo familiare spesso si confondono danneggiando proprio la famiglia…

 

R. – Finora l’errore è quello di difendere i diritti dei singoli: si sono fatte politiche per gli anziani, per l’infanzia, per i disabili e per le casalinghe. Queste sono tutte categorie che riguardano certamente la famiglia, ma sono state viste a prescindere dalla famiglia. Sarebbe diverso pensare ad un anziano in famiglia, ad un bambino che ha diritto ad una famiglia o ad un disabile che comunque grava sulla famiglia. I diritti individuali dovrebbero essere coniugati in un’ottica familiare ma questo non succede.

 

D. – Oggi, in Spagna, è stata indetta dalla Conferenza episcopale locale la Giornata della famiglia e della vita 2004. Come vede la situazione della famiglia in questo Paese?

 

R.- Purtroppo la Spagna è colpita da un’ondata laicista. Tutto questo è già successo in Russia negli anni del regime comunista. Lo scardinamento della famiglia ha creato degli enormi problemi alla società russa. Mi auguro che tutti gli uomini di buona volontà e non solo i cattolici, si uniscano per far capire al governo di Madrid come questa non sia la strada da percorrere per diventare progressisti.

 

D. – Cosa possono fare le famiglie per ‘salvare’ la famiglia?

 

R. – Le famiglie devono avere ‘voce’ e rendersi conto che ‘salveranno’ le famiglie dei loro figli. Devono rendersi conto, in particolare, di essere la ‘spina dorsale’ della società; devono pretendere equità e giustizia ed organizzarsi nel territorio per creare associazioni che parlino di famiglia alle famiglie e con le famiglie.

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OGGI RICORRE LA MEMORIA DI SANTO STEFANO, PRIMO MARTIRE CRISTIANO:

UCCISO PER AVER ANNUNCIATO IL VANGELO, HA PERDONATO COME GESU’

- Intervista con mons. Gianfranco Ravasi -

 

Santo Stefano, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, è il primo martire cristiano. Era diacono di Gerusalemme: incaricato dagli apostoli ai servizi caritativi era  noto per il coraggio e la forza della sua predicazione. E proprio l’annuncio del Vangelo di Gesù gli costa la vita: accusato di bestemmiare viene lapidato. Osserva e approva l’esecuzione Saulo di Tarso, che non ha ancora incontrato Gesù sulla via di Damasco.  Mentre le pietre lo colpiscono a morte, Stefano prega e perdona i suoi uccisori. Il racconto della «passione di Stefano» è dunque modellato da san Luca sul racconto della Passione di Cristo. Ma sulla figura di questo Santo ascoltiamo il teologo mons. Gianfranco Ravasi, al microfono di Paolo Ondarza:

 

 

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R. – La figura di Stefano è legata soprattutto a due elementi fondamentali: la prima, il suo discorso che tiene davanti al Sinedrio, un discorso che è la sintesi della storia di Israele, particolarmente interessante, e dall’altra parte il suo martirio. Lui è il primo martire cristiano che viene cancellato, quasi, dalla storia proprio dal suo popolo e lì proprio, quasi a margine, c’è questa figura del giovane Paolo il quale partecipa idealmente a questa morte: in realtà sarà proprio colui che raccoglierà l’eredità di questo martire.

 

D. – Ed oggi, qual è il valore di Santo Stefano per l’uomo contemporaneo?

 

R. – Credo che tutti, spontaneamente lo colleghino al martirio. Il martirio, altro non è che il suggello di un’esistenza che è tutta condotta sul modello di Gesù. Infatti, la figura di Stefano che sta per morire è modellata sulla Passione di Gesù. Le due figure quasi si sovrappongono. Quindi, diciamo prima di tutto e soprattutto, che è la figura per eccellenza del martire-testimone, colui che ha una coerenza estrema, colui che ha una coerenza totale e radicale. L’altra dimensione è quella di essere l’innovatore: ha capito che il cristianesimo non poteva ridursi ad essere una semplice “setta”, quasi, o comunità ristretta del giudaismo; aveva un respiro universale. E questo gli crea, naturalmente, due accuse che vengono rivolte a lui che sono ripetute ben tre volte: “Lo abbiamo udito riportare espressioni blasfeme contro Mosè, contro Dio; lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà costumi tramandatici da Mosè”: per tre volte c’è questo atto d’accusa sulla novità di Stefano. Questa novità è un po’ l’invito a considerare il cristianesimo non semplicemente come una proprietà nostra o come una specie di esperienza rinchiusa nell’interno di un perimetro, ma considerarlo di più come un grande respiro universale, un’apertura a tutti i popoli. E in questi tempi, un po’ di tentazione di chiusura, Stefano rappresenta ancora colui che guarda al di là della siepe: della siepe della propria cultura, del proprio mondo, del nostro mondo anche europeo. Guarda verso altri orizzonti nei cui confronti bisogna portare la testimonianza di Cristo e anche il dialogo, con tutte le difficoltà che comporta e alla fine, anche con un’apparente sconfitta, come quella del martirio.

 

(musica)

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NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA FESTEGGIA SANTO STEFANO PROTOMARTIRE,

 UNO SGUARDO  ALLO  STATO, OGGI,  DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA NEI DIVERSI PAESI,

 A PARTIRE DAL RAPPORTO DI “AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”

- Intervista con Attilio Tamburrini –

 

Il giorno in cui la Chiesa festeggia Santo Stefano protomartire è importante non dimenticare che la persecuzione nei confronti dei cristiani, a causa della loro fede, non è finita. Non appartiene solo al passato ma è di strettissima attualità. Ogni anno lo ricorda il Rapporto di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che documenta lo stato della libertà religiosa nei diversi Paesi. In occasione, dunque, della festa del primo martire, Debora Donnini ha chiesto ad Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, quali sono oggi i Paesi dove i cristiani vengono maggiormente perseguitati:

 

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R. – In Cina, Corea del Nord, dove sappiamo tutti che la situazione è estremamente drammatica, non si riescono ad avere nemmeno informazioni sulle situazioni reali. Poi, ci sono problemi che crescono in India a causa di un fondamentalismo induista che si fa sviluppando sempre più. Stesso discorso per l’Indonesia, dove fino a poco tempo fa si godeva di una certa libertà di culto un po’ per tutte le religioni, ma in questo momento nelle aree dove c’è una dominanza islamica i cristiani sono particolarmente attaccati, anche fisicamente.  Poi, abbiamo le situazioni dei Paesi islamici: l’Arabia Saudita non migliora assolutamente! In Arabia Saudita ci sono circa 800 mila cristiani, si calcola, cioè soprattutto lavoratori filippini, personale di servizio, e a questi viene impedita ogni forma di manifestazione della propria fede. Recentissimamente in Arabia Saudita c’è stato l’arresto di un musulmano che si era convertito. In Africa, soprattutto nell’Africa centrale, dove non c’è una persecuzione diretta, ci sono però condizioni di guerra, di guerriglia endemica che provocano anche sofferenza alla Chiesa stessa. Spesso vengono colpiti i missionari perché si oppongono alle  violenze, quindi diventano testimoni diretti della necessità di una pace ...

 

D. – Quali sono le diverse forme di persecuzione nei confronti dei cristiani?

 

R. – C’è una persecuzione esplicita in cui la legislazione, come in Arabia Saudita,  proibisce ufficialmente qualsiasi forma religiosa non islamica e, addirittura, hanno problemi anche gli sciiti. In Vietnam, ad esempio, l’ammissione ai seminari è sottoposta al controllo di una commissione governativa che decide chi può entrare e chi non può entrare in seminario ... Queste sono le forme di persecuzione – come dire – “ufficiali”. Poi ci sono tutta una serie di condizioni, invece, di invivibilità per i cristiani che si sentono costretti poi ad andar via. Anche in Iraq i cristiani vanno via perché si sentono attaccati dal terrorismo. C’è timore nella popolazione per cui chi ha un parente all’estero tenta di raggiungerlo. Ci sono famiglie intere che vanno via.

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LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO HA PRESENTATO IL MANUALE PER

LA SOPRAVVIVENZA DEI SENZA FISSA DIMORA A ROMA:

PIU’  POVERI NELLA CAPITALE, SOPRATTUTTO TRA GLI ITALIANI.

E CRESCONO NASCONDIMENTO E  VERGOGNA NEL CHIEDERE AIUTO

- Intervista con Francesca Zuccari -

 

E’ stata presentata in questi giorni a Roma la 15° guida “Dove mangiare, dormire e lavarsi” realizzata dalla Comunità di S. Egidio. Il manuale, pubblicato anche a Firenze, Genova e Barcellona, è dedicato ai senza fissa dimora della capitale e rappresenta una bussola per orientarsi nella città in questi giorni di freddo e di festa. In occasione della presentazione, sono stati resi noti i dati del dossier “I poveri a Roma: chi sono, quanti sono, come vivono”. Ma cosa emerge di nuovo per quanto riguardi l’assistenza nel territorio romano? Sentiamo Francesca Zuccari, portavoce della comunità, al microfono di Eugenio Bonanata:

 

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R. – A Roma, senza dubbio, c’è una rete di solidarietà. Ma bisogna anche dire che, per esempio, il numero dei posti nei centri di accoglienza non è sufficiente per far fronte alle esigenze delle persone che sono in strada. La Comunità di Sant’Egidio, nelle sue distribuzioni serali, ne incontra poco meno di 1.700 che cercano riparo la notte nelle stazioni ferroviarie ed in altri posti della città.

 

D. – Chi sono i poveri che vivono a Roma e, soprattutto, come vivono la propria quotidianità?

 

R. – Noi registriamo un aumento della povertà soprattutto di persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Nel nostro centro di accoglienza, dove distribuiamo generi alimentari, negli ultimi anni abbiamo avuto un numero superiore di persone in cerca di aiuto e si tratta soprattutto di persone anziane, persone cioè che hanno una casa, ma il cui reddito non gli è sufficiente per arrivare alla fine del mese.

 

D. – Dunque, come è cambiata la povertà? Qual è oggi il suo volto?

 

R. – Direi che è un volto meno visibile, più nascosto e quindi in qualche modo più difficile da avvicinare e che spesso non arriva neanche ai servizi sociali. Si tratta di persone che hanno un grande pudore e si vergognano a chiedere aiuto, proprio perché non lo hanno mai fatto nella loro vita, ma che si trovano in serie difficoltà.

 

D. – Le persone che chiedono aiuto sono italiani o ci sono anche stranieri?

 

R. – Noi registriamo alla nostra mensa un numero complessivo inferiore di stranieri che si rivolgono a noi per mangiare, mentre cresce il numero degli italiani che si trovano in difficoltà. E questo secondo noi rappresenta un aspetto nuovo.

 

D. – E, in particolare, nel periodo natalizio, cosa fa la Comunità su questo fronte?

 

R. – Noi ci auguriamo che il Natale arrivi a tutti e soprattutto a chi si trova in maggior difficoltà e non ha famiglia. Dal 1982, organizziamo un pranzo di Natale nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, ma anche in altri 30 luoghi della città. E questo per far arrivare la festa a chi altrimenti, in questo giorno, si troverebbe solo perché non ha una famiglia o ha una famiglia lontana.

 

D. – Cosa possono fare i cittadini romani per aiutare queste persone bisognose?

 

R. – Le iniziative natalizie sono tutte frutto di sostegno da parte di chiunque voglia. Siamo felici che altri si aggiungono a noi per organizzare e festeggiare il Natale con queste persone.

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“VENITE ADOREMUS. LE IMMAGINI DELLA NATIVITÀ DA DÜRER A TIEPOLO”:

E’ IL TEMA DI UNA MOSTRA ALLESTITA NEL PALAZZO DELLA CANCELLERIA A ROMA,

CHE RACCOGLIE OLTRE 120 INCISIONI

- Intervista con mons. Mauro Piacenza e Giovanni Morello -

 

Il tema della Natività in oltre 120 importanti incisioni provenienti dalla Biblioteca Casanatense di Roma, dall’Istituto Nazionale per la Grafica e da preziose collezioni private. E’ quanto propone la mostra allestita presso il Palazzo della Cancelleria a Roma dal titolo “Venite adoremus. Le immagini della Natività da Dürer a Tiepolo”, che resterà aperta fino al 9 gennaio 2005. La mostra, esclusivamente composta da incisioni ad eccezione di un presepio napoletano settecentesco e di un gruppo di statue lignee sul tema dell’Annunciazione, si snoda attraverso un percorso creativo che gli incisori di epoche e scuole diverse – tedesche, fiamminghe, francesi ed italiane - hanno intrapreso sull’argomento della Natività. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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Il tema della Natività è stato argomento di meditazione ed approfondita riflessione nella storia dell’umanità e grande attenzione gli ha dedicato il mondo artistico che lo ha reso uno dei soggetti maggiormente raffigurati. Per la mostra “Venite adoremus. Le immagini della Natività da Dürer a Tiepolo” sono state selezionate oltre 120 opere di scuole diverse, da quelle nordiche, tedesche e fiamminghe, attraverso le stampe di Martin Schongauer, Albrecht Dürer, Luca Di Leida e Rembrandt, a quelle francesi con le incisioni di Nicolas Schaperon e Gustav Doré, ma soprattutto una folta rappresentanza dei grandi maestri incisori italiani: Marcantonio Raimondi, Annibale Carracci, Guido Reni e Gianbattista Tipeolo. Il curatore della mostra Giovanni Morello: presidente del gruppo Artif Ex:

 

“C’è un percorso che parte dall’Annunciazione, perché i visitatori sono accolti da una immagine lignea di una Annunciazione che proviene dall’Abruzzo. La prima sezione è dedicata alla Natività, all’adorazione dei pastori, all’adorazione dei Magi e alla fuga in Egitto”.

 

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Da oltre duemila anni la Buona Novella continua ad essere proclamata in occasione del Santo Natale e ha trovato da parte di innumerevoli artisti, noti e meno noti, una traduzione visiva che ha emozionato e commosso tanti uomini e donne, cristiani e non cristiani, nel corso dei secoli. Ma oggi che significato assume il tema della Natività? Lo abbiamo chiesto a mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa:

 

“La Natività evidentemente è un valore perenne, questo è chiaro, ma forse assume un valore particolare quando si tende a dimenticare le proprie radici oppure si tende a vanificarle, a relativizzarle con determinati pretesti. Una mostra è un richiamo - certamente a riappropriarsi delle proprie radici - anche in questo senso, visivo, emotivo”.

 

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CHIESA E SOCIETA’

26 dicembre 2004

 

 

 

GARANTIRE IL DIRITTO ASSOLUTO ALLA VITA FIN DAL SUO CONCEPIMENTO E

NON EQUIPARARE MATRIMONIO E CONVIVENZE OMOSSESSUALI. E’ IL DUPLICE INVITO

DELL’ARCIVESCOVO DI BOLOGNA, MONS. CARLO CAFFARRA, IN OCCASIONE

DELL’ODIERNA FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA

 

BOLOGNA. = “Una delle ragioni per cui si sta mettendo in atto una strategia per equiparare matrimonio e convivenze omosessuali è che spesso non si percepisce più la ricchezza propria e specifica dell’essere uomo e dell’essere donna: soprattutto il mistero della femminilità è deturpato e violato nella sua ricchezza umana specifica”. Lo ha detto oggi l’arcivescovo di Bologna, mons. Carlo Caffarra nell’omelia della Messa celebrata per la Festa della Sacra Famiglia. “Esiste, nel disegno divino, una connessione inscindibile fra matrimonio e famiglia”, ha sottolineato il presule, aggiungendo: “L’unico modo degno e giusto di dare origine alla vita umana, il luogo originario per educare la persona umana è la comunità coniugale posta in essere fra l’uomo e la donna dal matrimonio”. Infatti, “solo l’atto dell’amore coniugale che fa degli sposi una sola carne è degno di dare origine ad una nuova persona umana; il diritto di educare compete in modo originario ai genitori”. Mons. Caffarra ha quindi toccato il tema della prole, ribadendo il diritto assoluto alla vita: “E’ indubbio che per certi aspetti oggi si ha una grande attenzione alla dignità del bambino, ma non è meno vero – ha osservato l’arcivescovo – che essa oggi è gravemente insidiata. In primo luogo perché non è più affermato il diritto assoluto alla vita fin dal momento del suo concepimento: si è chiamato ‘diritto’ ciò che moralmente è un omicidio”. Ma è pure grave, secondo il presule, “l’attitudine sempre più condivisa nei confronti del concepimento di una nuova persona umana prima ancora che venga all'esistenza”. Infatti, “o il concepimento è visto come un male da evitare perché impedisce la propria soggettiva realizzazione; o esso è visto come un bene di cui si ha bisogno per la propria felicità”. “Nell'un caso come nell'altro – ha concluso mons. Caffarra – la  persona prima ancora di essere concepita, è vista già in rapporto ed in ordine alla propria autorealizzazione: è strumentalizzata”. (R.M.)

 

 

NELLO SPIRITO DEL NATALE, TRA CRISTIANI E MUSULMANI NON SOLO INTEGRAZIONE, MA FRATELLANZA.  E’ L’AUSPICIO EMERSO IERI A VITTORIA, NEL SIRACUSANO,

AL PRIMO CONVEGNO DELL’UNIONE DELLE COMUNITÀ ISLAMICHE D’ITALIA

 

VITTORIA. = Il Natale come possibile simbolo di condivisione spirituale, di partecipazione religiosa e di intesa umana tra cristiani e musulmani. E’ quanto è emerso ieri a Vittoria, nel siracusano, al primo Convegno dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia sul tema: “La famiglia, il centro islamico e la società: identità, cittadinanza e stabilità”. “Della religione cristiano-cattolica riconosciamo la verginità della Madonna, il messaggio di Gesù e il Vangelo come Parola di Dio”, ha esordito Dachan Mohamed, presidente dell’Unione, aggiungendo: “Noi chiamiamo i nostri figli Mariam e Haissa, che in arabo significa Gesù, quindi tra noi musulmani e i cristiani ci può essere non solo integrazione, ma fratellanza”. Mohamed, medico siriano da 38 anni in Italia, ha sottolineato come il cammino verso l’integrazione sia però molto lungo: “Occorrono – ha detto – due cose: il coraggio delle istituzioni nel prendere atto con scelte nette di un fenomeno che può essere una ricchezza per tutti e una maggiore presa di coscienza da parte degli immigrati, dei loro diritti e del loro ruolo nella società”. All’incontro hanno preso parte circa 500 arabi di fede musulmana, tra i quali numerosi delegati provenienti da varie regioni italiane. Tra i presenti, anche il deputato egiziano, Mustafa Auat, e lo scrittore algerino, Muhammad Al Saleh Mahjubi. (R.M.)

 

 

“CONTRO LE TENEBRE CHE SONO DENTRO DI NOI, LA STORIA INSEGNA CHE ALLA FINE E’ LA LUCE A VINCERE”. COSI’, IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI, ARCIVESCOVO DI

MILANO, AI DETENUTI DEL CARCERE DI MONZA, DOVE HA CELEBRATO

IERI MATTINA LA MESSA DI NATALE

 

MONZA. = “Questa Messa con voi è la più importante. Più importante di quella della mezzanotte, più importante di quella che andrò a celebrare tra poco in Duomo perché riproduce l’atmosfera del Natale a Betlemme: un Natale di povertà, di solitudine, di sofferenza, ma anche di speranza e di salvezza”. Sono le parole del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nell’omelia della Messa di Natale che ha celebrato ieri mattina nel carcere di Monza. “Il carcere è uno spaccato della società, un momento nel quale sono stati spezzati i legami con le persone più care”, ha detto il porporato, aggiungendo: “Vorrei in questo momento essere il vostro genitore, la vostra moglie, il vostro bambino, il vostro amico più caro: persone che credono ancora in voi, che vi accompagnano nel cammino di liberazione in attesa della libertà piena, in attesa di portare il vostro contributo alla società”. “A volte – ha aggiunto – tutti noi siamo attraversati da sentimenti meno nobili: l’odio, la vendetta, la violenza, l’incapacità di riconoscere i nostri errori, che oltre ad offendere il mondo esterno, offendono la nostra dignità e la nostra coscienza”. E’ importante allora invocare la presenza di Gesù, “perché ci aiuti a sperare e ci faccia sentire meno soli lungo la strada della nostra vita presente e futura”. E, come segno di riconciliazione e di riscatto, il porporato ha concluso l’omelia con le parole di una poesia dedicatagli prima della Messa dalle detenute: “'Ho bisogno di te, mio Signore, di sentirti nel mio cuore, in ogni luogo. La pietra del mio cuore ha bisogno di tutto il tuo amore per rendere più lieve il macigno che pose il Male, nell’attesa del Salvatore che ci libera e ci salva”. Monza, dopo Opera, San Vittore e Bollate, è la quarta casa di pena visitata dal cardinale Tettamanzi dal suo insediamento a Milano. (R.M.)

 

 

GIUNTI IN TEMPO PER NATALE CIBO E REGALI PER I COSMONAUTI DELLA

STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE ISS, DA GIORNI A CORTO DI VIVERI.

- A cura di Roberta Moretti -

 

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BAIKONUR. = Sono arrivati in tempo anche nello spazio i regali di Natale per i cosmonauti della Stazione spaziale internazionale Iss. La navetta Progress, lanciata ieri con successo dal cosmodromo di Baikonur, nel Kazakhstan, è arrivata da poco alla stazione spaziale con un carico di 2,5 tonnellate, tra cui i regali di Natale per Salizhan Sharipov e Leroy Chiao, gli astronauti russo e americano rimasti a corto di viveri e da giorni costretti a razionare i consumi. Lo ha annunciato il Centro russo di controllo di voli spaziali. Sharipov e Chiao ora avranno ossigeno, acqua, cibo e carburante per proseguire la loro missione di sei mesi. I due uomini si sono alzati alle 10 di ieri mattina per cominciare a preparare le operazioni di aggancio della navetta alla Iss. Dopo l’esplosione della navetta americana Columbia nel 2003 e la sospensione dei voli americani, i rifornimenti alla stazione spaziale internazionale sono a totale carico della Russia. A proposito di spazio, nonostante le aspettative, in questi giorni è molto difficoltoso osservare il passaggio della “cometa di Natale” Machholz, dal nome del suo scopritore, a causa delle nuvole e della Luna piena. Si tratta di un corpo celeste evanescente, formato essenzialmente da un involucro di gas derivato dallo scioglimento del ghiaccio di cui è composto il nucleo. Non ci saranno altre occasioni per rivedere questa cometa: la Machholz impiegherà ben 60 mila anni per completare l’orbita intorno al Sole e far ritorno nei nostri cieli. (R.M.)

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FESTE DI NATALE NELLE CITTA’ DI TARANTO E TRENTO PER MOLTI DEI BAMBINI SOPRAVVISSUTI ALLA STRAGE DI BESLAN, IN OSSEZIA DEL NORD, LO SCORSO SETTEMBRE

 

TARANTO/TRENTO. = Le città di Taranto e Trento hanno festeggiato il Natale, accogliendo molti dei bambini sopravvissuti alla strage di Beslan, in Ossezia del Nord, lo scorso settembre, accompagnati dai loro genitori. A Taranto, durante la Messa celebrata ieri nella chiesa del Corpus Domini, nel quartiere popolare Paolo VI, il parroco, don Luigi Larizza, ha parlato loro di solidarietà e amore, “sentimenti che accompagnano le persone del quartiere Paolo VI, spesso indicato come il quartiere del degrado e della criminalità. “Invece – ha detto – è il quartiere della speranza e tante persone che vi abitano sono portatrici di pace e di serenità per gli altri”. Dopo la Messa, i bambini hanno ammirato i fuochi d’artificio organizzati per loro e hanno poi partecipato ad una fiaccolata. Molto toccante, anche la Messa di mezzanotte nel Santuario delle Laste, sulla collina Est di Trento, dove il più piccolo dei bambini di Beslan, ospiti da settimane del Convento, ha posto la statuetta in terracotta del Bambino Gesù nel presepe. E’ stata così interrotta una tradizione secolare che voleva fosse il più giovane dei novizi dei frati Carmelitani Scalzi a compiere questo gesto. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 dicembre 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Sono stati aperti questa mattina in Ucraina i seggi per il ballottaggio tra il candidato filo occidentale dell’opposizione Yushenko, dato per favorito dai sondaggi, ed il premier filorusso Yanukovic. Sono chiamati al voto per scegliere il neo presidente dell’Ucraina oltre 37 milioni di elettori. Questo nuovo appuntamento è stato fissato dopo l’annullamento per brogli, da parte della Corte suprema, della consultazione dello scorso 21 novembre. Sull’odierno ballottaggio, che si svolge sotto il controllo di circa 12.000 osservatori stranieri, ascoltiamo il servizio Giuseppe D’Amato:

 

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In Ucraina i seggi sono nuovamente aperti. Non fa freddo e la temperatura è gradevole. A Kiev vi sono 7 gradi e nel sud del Paese slavo si arriva fino a 15. Ciò significa, secondo gli esperti, che l’affluenza alle urne dovrebbe essere alta, sebbene la gente appaia stanca di queste interminabili presidenziali. La tensione rimane altissima. Entrambi i candidati, il premier Janukovich ed il leader dell’opposizione Jushenko, hanno denunciato provocazioni alla vigilia della consultazione. Circola voce di preparazione di azioni di forza. La Corte costituzionale ha stabilito che le limitazioni al voto da casa per i veterani, presenti nella legge elettorale approvata dalla Rada per evitare brogli, sono illegali. 32118 sono i seggi aperti per 37 milioni e 610mila aventi diritto. Ben 12187 sono gli osservatori internazionali, una cifra record per l’ex Urss, provenienti da ogni parte del mondo. I risultati ufficiali verranno comunicati il 3 gennaio. Mosca è pronta a collaborare con il nuovo presidente ucraino, chiunque egli sia. “Con Yushenko – ha ricordato Putin – abbiamo lavorato insieme in passato”. Il capo del Cremlino, che si era congratulato con Janukovich per la vittoria poi annullata, ha definito “non corretta” una frase del collega polacco Kwasniewski (per gli Usa è meglio una Russia senza Ucraina che la Russia con l’Ucraina). L’Unione europea e gli Stati Uniti sono per elezioni giuste e libere.

 

Da Mosca per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato. 

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Urne aperte anche in Uzbekistan per l’elezione dei membri dei due rami del Parlamento. E’ la prima volta che si vota per due camere separate in un sistema che finora è stato monocamerale. Alla votazione partecipano solo i partiti favorevoli al presidente Karimov. Le forze dell’opposizione sono state escluse, infatti, dalla consultazione.

 

In Iraq si aggrava il bilancio degli attacchi compiuti dalla guerriglia nelle ultime 24 ore: sono 8 le vittime dell’attentato contro l’ambasciata libica a Baghdad e 5 le persone rimaste uccise per l’autobomba esplosa ieri nei pressi di Najaf. Il ministro degli esteri di Ankara ha dichiarato, intanto, che sono stati attivati tutti i canali possibili per ottenere la liberazione di un industriale turco, uno degli uomini più ricchi del Paese, rapito nei giorni scorsi in Iraq con un suo dipendente.

 

In Medio Oriente il leader palestinese Abu Mazen ha aperto ieri la campagna elettorale per le presidenziali del prossimo 9 gennaio annunciando, nel suo primo comizio, elezioni legislative nei Territori per la prima metà del 2005. Il leader dell’OLP, che è il candidato favorito alla successione di Yasser Artafat, ha anche ricordato come la sua priorità sia quella di garantire sicurezza ai palestinesi. Sul terreno non si interrompono, intanto, le violenze: due militanti palestinesi del movimento ‘Hamas’ sono stati uccisi da soldati israeliani presso il campo profughi di El Buraij, nella Striscia di Gaza.

 

L’esplosione di un ordigno nella provincia di Khost, l’attacco ad un convoglio dell’esercito ed un agguato perpetrato nei pressi della città di Kandahar hanno provocato negli ultimi giorni, in Afghanistan, la morte di almeno 5 persone. Lo hanno riferito fonti della polizia aggiungendo che i responsabili di questa nuova ondata di violenza sono miliziani taleban.

 

 

 

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