RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
358 - Testo della trasmissione di giovedì 23 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Inaugurazione
domani del Presepe di Piazza San Pietro: con noi padre Alberto Valentini
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrazione eucaristica e scambio di auguri
alla Radio Vaticana in vista del Santo Natale.
Oggi seggi aperti per le municipali nella Cisgiordania: un test per le
presidenziali di gennaio per scegliere il successore di Arafat
Almeno 20 persone morte
in Nigeria: cercavano di sottrarre greggio da un oleodotto.
23 dicembre 2004
FERVONO IN TUTTO IL
MONDO I PREPARATIVI PER LE CELEBRAZIONI NATALIZIE:
DOMANI IL PAPA PRESIEDE LA MESSA DI MEZZANOTTE
NELLA BASILICA VATICANA
- Intervista con il cardinale Roberto Tucci -
Il Natale è ormai alle porte e
fervono in tutto il mondo i preparativi per le celebrazioni natalizie: domani
il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Messa di Mezzanotte, seguita in
mondovisione, così come, avverrà il 25
dicembre, per il messaggio natalizio
del Pontefice e la Benedizione “Urbi et
Orbi” sul sagrato della Basilica di San Pietro. Saranno in tutto 111 gli enti
televisivi collegati in oltre 70 Paesi: tra questi figurano anche alcuni Stati
a maggioranza musulmana come l’Indonesia, l’Algeria, il Marocco e la Turchia.
Le celebrazioni natalizie presiedute dal Papa saranno trasmesse anche in Russia
e Cuba. Nel Mistero del Natale – ha detto ieri Giovanni Paolo II all’udienza
generale - “si riaccende… la speranza” nel cuore dell’uomo. Con la nascita di
Gesù infatti - ha proseguito - è annunciata
“la salvezza al mondo intero” e “si riaprono le porte del Paradiso”. Ma ascoltiamo
in proposito il commento del cardinale Roberto Tucci, al microfono di Rosario
Tronnolone:
**********
R. – Il Natale è l’ingresso di Dio nella storia umana, cioè
l’incarnazione del Verbo, la venuta dell’amore nel mondo, un amore che è pronto
ad aiutare tutti quelli che si vogliono aprire a questo amore e diventare fonte
di riconciliazione, di perdono. Anche perché, è vero che ci sono tante notizie
tristi – la guerra in Iraq, la situazione in Palestina, quello che succede nel
Sudan, nel Darfur, nella Repubblica democratica del Congo, le persecuzioni
contro i cristiani nei vari Paesi del mondo – ma accanto a tutto questo, quanto
volontariato, quanta generosità nell’aiutare, più che da parte degli Stati, da
parte dei singoli, delle famiglie! Quanta generosità nell’aiutare tutte le
iniziative che riguardano il mondo povero! Non voglio attribuire tutto il
positivo solo al cristianesimo, ma certamente il cristianesimo è estremamente
vivo. Non credo che ci siano altre forze nel mondo, religiose e spirituali,
così forti nel realizzare i valori di
riconciliazione, di perdono e di aiuto, di solidarietà reciproca.
D. – Lei parlava poc’anzi delle
situazioni in Africa, nominava il Congo, il Sudan … Proprio il Papa nel suo
messaggio per la Giornata mondiale della pace ha citato ripetutamente l’Africa,
come una delle regioni del mondo dove appunto maggiormente c’è sete di pace …
R. – Il Papa ha avuto sempre una
grande preoccupazione, direi privilegiata, per i bisogni dell’Africa. In questo
momento, di nuovo, il Papa ritorna su questo nel suo messaggio, che ha un
titolo molto esplicito: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene
il male”. C’è tanto male nel mondo e bisogna che predomini sempre più il bene.
Credo che dobbiamo guardare alla festa del Natale per riprendere un po’ di speranza.
Mi è piaciuto molto, recentemente, leggere un’omelia, tenuta al tempo di Natale
da don Giuseppe Dossetti, un uomo di grande spiritualità, nel momento in cui
parlava della tenerezza. I Padri della Chiesa dicono che il Signore ci è
apparso così, come un bambino, per conquistare la nostra tenerezza. Se ci fosse
apparso sul suo trono di gloria, sia pure incarnato come uomo, ma nella sua
maestà, saremmo stati atterriti. Invece quel bambino non fa paura, desta amore
e tenerezza. Ma io vorrei anche sottolineare un’altra cosa: in fondo cos’è il
senso profondo del Natale? E’ il fatto che noi siamo amati da Dio in un modo
che non avremmo mai immaginato e questo ci deve dare conforto. Dovremmo essere
noi cristiani dei testimoni del fatto di essere stati amati e diventare persone
che irradiano la gioia di essere amate e la comunicano soprattutto a tante
persone che non si sentono amate.
R. – Il Natale, dunque, porta
una nuova speranza…
D. – Io credo che il messaggio
di Gesù sia che il bene è più forte del male. Il male, purtroppo, fa gran
chiasso. Il bene che è più impegnativo, invece, fa meno chiasso. Se ne parla di
meno, ma c’è tanto bene. Bisogna avere fiducia nell’uomo, perché abbiamo fiducia
in questa forza che il Verbo incarnato che si manifesta in queste feste, nella
Natività, nel Bambino Gesù, è più forte del male che sembra invece dominare nel
mondo di oggi.
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UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha ricevuto stamane in
successive udienze Sua Beatitudine il cardinale Ignace Moussa I Daud, prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali e il signor Hansrudolf Hoffmann,
ambasciatore di Svizzera, in visita di congedo.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gubbio presentata da mons.
Pietro Bottaccioli, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons.
Mario Ceccobelli, finora vicario generale dell’arcidiocesi di Perugia-Città
della Pieve. Mons. Ceccobelli è nato a Marsciano in
provincia di Perugia il 14 agosto 1941 ed è stato ordinato
sacerdote il 3 settembre 1966.
Il Santo Padre ha nominato il
cardinale Javier Lozano Barragàn, presidente del Pontificio Consiglio per la
Pastorale della Salute, Suo inviato speciale alle celebrazioni della XIII
Giornata Mondiale del Malato, che avranno luogo a Yaoundé in Camerun nei giorni
9-11 febbraio 2005.
UN PAESE DA AMARE E RISPETTARE, LA CINA, OGGI IMPEGNATA IN UN PROCESSO
DI MODERNIZZAZIONE, CHE
PUO’ RIVELARE MINACCE E TRAPPOLE.
IL CARDINALE ETCHEGARAY
RACCONTA IN UN LIBRO LA CINA DI IERI E DI OGGI,
CONOSCIUTA DURANTE QUATTRO
VISITE, IN 25 ANNI
- Intervista con il
porporato -
“Si può
conoscere la Cina solo se la si ama. Questo è il mio caso”: così il cardinale
Roger Etchegaray riassume l’esperienza maturata nell’arco di 25 anni durante quattro visite compiute in Cina,
raccontate in un libro che proprio questi giorni esce in Francia, con un titolo
curioso “Verso i cristiani in Cina… visti dalla rana immersa nel pozzo.”
Laurent Marchand del Programma francese lo ha intervistato.
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R. – Innanzitutto, nel titolo
non dico “i cristiani”, ma dico “verso i cristiani”, perché c’è il movimento,
la dinamica, un cammino per usare una espressione tipica cinese, una marcia
verso i cristiani; il sottotitolo “visto da una rana dal fondo di un pozzo” può
creare la curiosità … Ho scritto così proprio per attirare la curiosità dei
lettori, ma soprattutto perché riprende un proverbio cinese: “Per la rana
immersa nel pozzo il cielo non è grande”. Ho confrontato me stesso con la rana.
Perché, nonostante io sia stato quattro volte là e in condizioni straordinarie,
il proverbio cinese è un invito ad essere modesti… Ma quando si è cristiani, il
cielo è comunque più grande di quello che si immagina, perché il cielo significa
Dio. Il cielo significa la Salvezza..
D. –
Lei dice in questo libro che fra i quattro viaggi, il primo l’ha toccata di
più. Perché?
R. – Questo era il mio primo
contatto con la Cina, c’era quasi “un giorno dopo”, subito dopo la Rivoluzione
culturale; era un periodo favorevole. I Cinesi ritrovavano un po’ più di
libertà come uomini, e anche i cristiani. Quando sono stato per la prima volta
in Cina, nel 1980 c’erano solo tre chiese aperte in tutta la Cina: una a
Pechino, un’altra a Shanghai ed una a Canton. Lo choc che ho avuto, è stato di
scoprire questa Cina che si risvegliava da se stessa. Ecco in queste condizioni
straordinarie mi hanno accolto in modo eccezionale. Sono stato senza dubbio il
primo cardinale ad andare in Cina dopo Mao e sono stato il solo ad essere
ricevuto ufficialmente nel Parlamento nazionale della Cina.
D. –
Come vede la Cina di oggi?
R. – Ma il problema attuale è
quello che chiamano della modernizzazione. E’ un passaggio che non è finito ma
che pone molti problemi. Un passaggio da un passato un po’ statico, come c’era
prima, ad una visione della Cina tecnicizzata, in un modo quasi sofisticato.
Oggi, cioè dopo 25 anni fra il mio primo viaggio e quest’ultimo, è certo, che
non è la stessa Cina che si vede. La cultura cinese potrà mantenersi cultura almeno
nei suoi punti sostanziali, a lungo? Io direi che bisogna aspettare per
cogliere esattamente ciò che diventerà la Cina domani, e ciò che è già
diventata attraverso le trasformazioni straordinarie che si vedono dappertutto,
soprattutto a Shanghai. Ci saranno anche i Giochi Olimpici fra poco. La Cina si
sta trasformando in un modo che spaventa alcuni, una trasformazione che era
necessaria e di cui i cinesi sono fieri, con le proprie autorità, ma che fa
paura anche perché è piena comunque di minacce, di trappole.
D. –
Per ritornare ai cristiani in Cina, Lei dice nel suo libro che non c’è che una
sola Chiesa …
R. – Non ci sono due Chiese.
Prima di tutto la parola “Chiesa patriottica” non deve essere usata perché i
cattolici che sono clandestini, cioè non sono riconosciuti dalle autorità statali,
rivendicano - non senza ragione – che sono autentici cittadini cinesi, anche
patriottici quanto gli altri e che questo è un fatto ordinario, normale. Un
buon cattolico cinese, qualsiasi sia la comunità a cui appartiene, vuole
servire il proprio Paese servendo nel contempo Dio. Esiste un’unica Chiesa –
perché il regime così ha imposto – la Chiesa ufficiale, sola riconosciuta dal
regime, ed una altra la Chiesa che rimane clandestina, priva del riconoscimento
ufficiale, come se non esistesse. Ma da allora – parlavo di evoluzione e non solamente
per la società ma anche per la Chiesa in Cina - tra le due comunità cattoliche
esistono comunque dei contatti. Prima di tutto si deve uscire dal disprezzo,
dalle divisioni ed arrivare alla comunione dell’unica Chiesa visibile. C’è
ancora molto da fare. Vorrei sottolineare che il Papa insiste molto su questo
fatto. Restaurare l’unità della Chiesa cattolica in Cina. Non si può giudicare
gli uni e gli altri, ma si deve aiutare gli uni e gli altri a vivere insieme
sotto lo sguardo di Dio. Ma il cammino è ancora lungo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’Iraq,
dove non si arrestano le sanguinose violenze.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani in occasione del Natale.
Nelle estere, in rilievo
l’allarme del “UNHCR” per la mancanza di cibo nei campi profughi, soprattutto
in Africa: un milione di rifugiati a rischio di malnutrizione nel 2005.
Nella pagina culturale,
l’apertura è dedicata alla figura di Romana Guarnieri, morta nelle prime ore di
oggi. In ricordo, un articolo di Felice Accrocca dal titolo: “Un costante impegno
spirituale e culturale nel solco di don De Luca”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della finanziaria.
In rilievo l’articolo in merito
al Crocifisso nelle aule. Il vescovo di Ivrea: “Da quei ragazzi un vero dono
natalizio”.
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23 dicembre 2004
INAUGURAZIONE DOMANI DEL PRESEPE IN PIAZZA SAN
PIETRO
- Intervista con padre Alberto Valentini -
Domani
pomeriggio, come tradizione da 23 anni, verrà inaugurato il Presepe in Piazza
San Pietro, alla presenza del cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente della
Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Fulcro
dell’ambientazione è il grande proscenio centrale, dove è rappresentata la
Natività con Gesù, Maria e Giuseppe; ai lati, due ali di popolo adorante,
nell’atto di recare doni al Salvatore. Le scene di vita e di operosità
quotidiana collocate ai lati della capanna includono tra i diversi oggetti ed utensili
anche un mulino, a ricordo della “città del pane” - Betlemme - nell’antica
etimologia ebraica. Dei 17 personaggi che animano la scena, nove sono elementi
originali del Presepe allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti, nella chiesa
romana di Sant’Andrea della Valle, mentre gli altri otto sono stati inseriti
nella composizione nel corso degli anni, da ultimo nel 2002, con il dono di tre
figure da parte della Croazia. Sul significato del Presepe, al centro
quest’anno di accesi dibattiti, e sul suo rapporto con i testi biblici, Fabio
Colagrande ha intervistato il biblista padre Alberto Valentini:
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R. – Tutti sanno che il primo
Presepe è stato realizzato a Greccio da San Francesco, nella notte del Natale
del 1223. Tutti si ispirano a questo Presepio. L’origine di questa raffigurazione,
tuttavia, è neotestamentaria: nel Vangelo di Matteo, capitolo 1 e 2, e nel Vangelo
di Luca, sempre al capitolo 1 e 2. Parto da quello di Luca: i personaggi sono,
ovviamente, il Bambino, Maria e Giuseppe ed i pastori. La narrazione di Matteo
è complementare, ma diversa nell’impostazione. Anche qui, però, i personaggi
fondamentali sono gli stessi: abbiamo il Bambino, Maria, Giuseppe, e al posto
dei pastori ci sono i Magi. E poi abbiamo la stella, che richiama un’altra
stella: la stella, infatti, rappresenta sempre l’immagine di un grande
personaggio che sorge. Ed ancora l’Angelo, che appare in sogno a Giuseppe,
Erode e Gerusalemme, Gerusalemme che si turba alla venuta dei Magi. Una seconda
dimensione del Presepe è nella presenza del bue e dell’asinello, che non si
trova nei racconti dei Vangeli dell’infanzia del Nuovo Testamento, ma in Isaia,
capitolo 1, versetto 3. Il Libro di Isaia inizia così: “Udite cieli, ascolta
terra, perché il Signore dice: ‘Ho allevato e fatto crescere dei figli, ma essi
si sono ribellati contro di me. Il bue riconosce il proprietario e l’asino la
greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende’”.
D. – Fino a che punto, secondo
lei, è giusto modificare il Presepio?
R. – Questo è avvenuto già nei
due evangelisti, che hanno, infatti, sentito il bisogno di sottolineare alcuni
aspetti particolari. Il fatto che in seguito sia stato inserito anche del
folklore, dimostra che la nascita di Gesù è veramente avvenuta nella nostra
carne e nella nostra storia. Credo che ogni generazione possa rappresentarsi,
sulla base degli elementi dateci dalla Rivelazione, con la ricchezza che ha e
con le esigenze che presenta nel suo tempo, nel Presepio.
D. – Come giudica alcune
iniziative che si sono verificate in alcune scuole italiane di modificare il
Presepio per non offendere alunni di altre religioni?
R. – Devo parlare anzitutto di
disinformazione. Se si sapesse che il Corano dà grandissima importanza a Gesù e
a Maria, se si sapesse quanto questi personaggi sono cari alla tradizione
musulmana, probabilmente questo problema non si sarebbe posto. Credo che non ci
sia Paese al mondo che non festeggi il Natale. Ognuno lo festeggerà secondo la
propria sensibilità, secondo le proprie tradizioni, ma tutti vedono in questo
evento un segno di comunione, di pace, certamente un segno bello, che piace
anche a coloro che non sono cristiani.
(musica)
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SACERDOTI
A SCUOLA CONTRO IL SATANISMO.
LA PONTIFICIA UNIVERSITA’ REGINA APOSTOLORUM
PRESENTA UN CORSO
PER CAPIRE IL PROBLEMA E IMPARARE ESORCISMI E
PREGHIERE DI LIBERAZIONE
-
Intervista con padre Francesco Bamonte -
Accogliere Gesù che nasce vuol dire rinunciare senza ambiguità al male.
In questa prospettiva è in via di preparazione un corso di aggiornamento per
sacerdoti su satanismo, esorcismo e preghiera di liberazione. Lo promuovono
congiuntamente l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma e il GRIS, Gruppo
di ricerca e informazione socio-religiosa. Alle lezioni, che avranno inizio il
prossimo febbraio, interverranno sociologi, teologi, medici, psicologi ed
esorcisti per analizzare il tema della possessione diabolica alla luce della
sempre maggiore diffusione del satanismo tra i giovani di oggi. Ma come si può
cadere vittime del demonio? Al microfono di Roberta Moretti, l’esorcista, padre
Francesco Bamonte:
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R. –
Può essere anzitutto l’iniziativa di Dio che non lo impedisce per la santificazione
di chi ne è vittima, ed è il caso di vari santi percossi dal demonio,
tormentati o addirittura posseduti; e poi per colpa propria, quando ci si
dedica ad una forma di occultismo; un terzo motivo è se si subisce un
maleficio, ossia un male causato da una persona legata a Satana e che agisce
per mezzo di Satana; ed un quarto motivo è se ci si indurisce in forme gravi e
molteplici di peccati con un totale rifiuto a ravvedersi.
D. – Come il mondo
dell’occultismo, tanto di moda oggi, può provocare una possessione diabolica?
R. – Oggi va di moda perché c’è
un calo della fede che porta ad andare sempre più nella superstizione, nella
magia e sulla via del male e delle tenebre dove agisce Satana, il quale provoca
poi vari disturbi alla persona.
D. – Quali sono in genere questi
disturbi?
R. – Si tratta di scottature,
graffi; voci nella mente, battiture sul corpo; senso di suicidio e un orrore
per il sacro, che non è normale per una persona, e quindi in presenza di preghiere
o di oggetti sacri, c’è una reazione furibonda.
D. – Che tipo di indagine viene
fatta quando una persona si presenta da un esorcista?
R. – Si cerca di andare alla
radice del male. Anzitutto, se possibile, si fanno domande su che tipo di
esperienza c’è stata nel passato riguardo al mondo dell’occultismo e quindi se
la persona ha frequentato maghi, satanisti, sette o se ha fatto egli stesso
spiritismo, se ha partecipato anche soltanto per curiosità ad una messa nera,
se ha avuto nella famiglia persone che si dedicano alla magia.
D. – In che cosa consiste
concretamente un esorcismo?
R. – Si ordina al demonio,
quando veramente si è certi che c’è lui, di lasciare quella creatura che sta
tormentando, nel nome di Gesù Cristo, che ha dato questo potere agli Apostoli e
alla Chiesa.
D. – Padre Bamonte, lei non ha
paura?
R. – No. E questo
perché è un ministero della Chiesa, dove c’è tutta la protezione di Dio. Non ho
paura anche per il fatto che, quando faccio un esorcismo, vedo che è il demonio
ad aver paura delle preghiere. Non ho quindi alcun motivo di spaventarmi io
visto che è lui a spaventarsi.
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23 dicembre 2004
NEL FUTURO DELLA TERRA
SANTA SI INTRAVEDONO “PICCOLI SEGNI DI SPERANZA”,
COME LA PROMESSA DEL RILASCIO DEI PRIGIONIERI
POLITICI E LA RIPRESA
DEI NEGOZIATI PER LA PACE. LO AFFERMANO I LEADER
RELIGIOSI CRISTIANI
NEL MESSAGGIO COMUNE, CHE saRA’ LETTO
in tutte le chiese IL GIORNO DI NATALE
- A
cura di Ignazio Ingrao -
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GERUSALEMME. = “La
promessa che presto i prigionieri politici saranno rilasciati dalle autorità
israeliane e la speranza di un rinnovato sforzo da parte di tutti per
riprendere i negoziati volti al raggiungimento della pace”, sono due segni di
speranza che i leader delle comunità cristiane di ogni rito e confessione
presenti in Terra Santa indicano nel messaggio che leggeranno il giorno di
Natale in tutte le Chiese. Ai segni di speranza si aggiunge la gioia per la
ripresa dei pellegrinaggi, interrotti a causa della guerra. Tuttavia i leader
cristiani non nascondono “un sentimento di disperazione e di sfiducia” di
fronte al drammatico aumento della disoccupazione e della povertà mentre la
giustizia e la pace sembrano ancora lontane. “Il sangue – si legge ancora nel
messaggio - continua ad essere versato e i prigionieri politici rimangono in
carcere. I due popoli di questa Terra Santa sono ancora alla ricerca della pace
e della giustizia, cercando un modo di porre fine alle ostilità, allo
spargimento di sangue e agli omicidi in Palestina e Israele, non ultimo a Betlemme,
la città della pace alla quale tutti i cristiani del mondo volgono i loro occhi
in questi giorni”. I patriarchi e i capi delle Chiese cristiane chiedono una
speciale attenzione al futuro di Betlemme: “Questa piccola città – affermano
nel messaggio – ha bisogno di un sostegno particolare per rimanere la città
della pace, in cui i fedeli che credono in Gesù Salvatore e Principe della pace
possano rimanere”. “Andremo a Betlemme – scrivono ancora i leader religiosi -
nonostante le difficoltà che le nostre popolazioni stanno ancora vivendo e la
morte recente di Yasser Arafat”. Betlemme – proseguono – in questi giorni che
precedono il Natale sembra trasformarsi “in una grande prigione con la
continuazione della costruzione del Muro intorno ad essa. Molte famiglie hanno
già abbandonato l’area a causa delle difficoltà che hanno dovuto affrontare”.
Il messaggio si rivolge infine a tutti “i fratelli e le sorelle cristiani”:
“Come leader delle Chiese continuiamo a fare il possibile per gettare ponti di
pace e di speranza levando la nostra voce per la giustizia tra tutti i popoli,
ma cari fratelli e sorelle abbiamo bisogno che facciate la vostra parte nei
vostri rispettivi Paesi”.
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LE RELAZIONI TRA MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI
ECCLESIALI DEVONO ESSERE ISPIRATE AD UNO SPIRITO DI FRATERNITA’, ABBANDONANDO I
CONFLITTI DEL PASSATO.
IN OCCASIONE DEL NATALE, LA PRESIDENTE DELL’AZIONE
CATTOLICA ITALIANA,
PAOLA BIGNARDI, LANCIA QUESTO APPELLO ALLA
COLLABORAZIONE E AL DIALOGO
TRA LE DIVERSE AGGREGAZIONI ECCLESIALI
ROMA. = “Negli
ultimi mesi si sono tenuti alcuni incontri molto informali, all’insegna della
conoscenza reciproca tra diverse aggregazioni laicali. Si tratta di incontri
che nascono dal desiderio di manifestare una reciproca non estraneità,
ritenendo che gli atteggiamenti di contrapposizione del passato possano
lasciare il passo ad un nuovo stile nei rapporti tra associazioni e movimenti
ecclesiali”. E’ quanto afferma la presidente nazionale dell’Azione Cattolica
Italiana, Paola Bignardi, in un’intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero
di “Coscienza”, il bimestrale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale.
Prosegue così il cammino di dialogo e collaborazione che si è aperto l’estate
scorsa con la partecipazione della presidenza dell’Azione Cattolica al Meeting
di Rimini per l’Amicizia tra i popoli di Comunione e Liberazione e con l’invito
rivolto ai leader di alcuni tra i movimenti ecclesiali più rappresentativi a
partecipare alla festa-pellegrinaggio dell’Azione Cattolica a Loreto. “Ieri
come oggi – prosegue Paola Bignardi - le differenze possono generare conflittualità.
Però si può scegliere se rimanere in una situazione di tensione oppure tentare
di superarla aprendosi a nuove prospettive di fraternità. Credo che
tutti noi cristiani avvertiamo lo stridore di relazioni intraecclesiali
improntate a conflitto. Non ce ne meravigliamo perché sappiamo che nella storia
dell’uomo ogni differenza può tradursi in conflitto. Però sappiamo anche che
come cristiani siamo chiamati alla comunione o, per meglio dire, alla fraternità”.
La presidente dell’Azione Cattolica si sofferma quindi sul tema della laicità:
“Sono portata a leggere il dibattito di queste settimane sul problema della laicità
– afferma Paola Bignardi – come uno stimolo non a fare del vittimismo, cioè a
domandarci se siamo o non siamo assediati, ma a fare della profezia. Dobbiamo
acquisire la consapevolezza che questa situazione ci chiede di essere più nitidamente
capaci di parlare e non per difenderci o per lamentarci, ma per cercare di dire
la bellezza di una vita vissuta secondo il Signore Gesù e nella luce del
Vangelo”. (I.I.)
“L’ESSENZA DEL NATALE E’ GESU’
CRISTO CHE CI SUSSURRA ANCHE NEI MOMENTI
DI DOLORE”. COSI’ L’ARCIVESCOVO DI MANILA NEL MESSAGGIO
NATALIZIO AL POPOLO DELLE FILIPPINE ANCORA DURAMENTE PROVATO DAL PASSAGGIO DEI
TIFONI
- A cura di Rita Anaclerio -
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MANILA.
= “C’è una speranza quando gli esseri umani cercano la Pace nel modo in cui
l’ha cercata Gesù. Il Natale ci sussurra anche nel buio, dopo che la tempesta e
il dolore sono andati via”. Questo è il messaggio di speranza diffuso in occasione
delle festività dall’arcivescovo di Manila, mons. Gaudencio Rosales, per
ricordare ai fedeli che il Natale è “l’espressione dell’amore di Dio per noi, è
Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore”. Le parole del vescovo giungono in un
momento difficile per le Filippine, ancora scosse dalle conseguenze dei tifoni
che hanno investito agli inizi di dicembre la popolazione, causando oltre 1.500
vittime, fra morti e dispersi. Il Paese, tuttora, è alle prese con una
complessa operazione di risanamento finanziario e sta lottando contro la
disoccupazione e la povertà che colpisce un terzo della popolazione. In un
altro messaggio l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, mons. Oscar Cruz, già
presidente della Conferenza dei vescovi filippini, sollecita i fedeli a
prendere in mano il proprio destino e ad affrontare con coraggio e speranza le
situazioni difficili. “La nazione è e sarà povera e miserabile – scrive mons.
Cruz – solo se i suoi cittadini non faranno niente per cambiare la realtà”.
(R.A.)
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PER I PROFUGHI IN AFRICA C’E’ SEMPRE MENO
CIBO A DISPOSIZIONE.
L’ALLARME
E’ STATO LANCIATO DALL’ALTO COMMISSARIATO ONU
CHE
CHIEDE “IMMEDIATE DONAZIONI DI ALIMENTI O DENARO”
GINEVRA.
= Il nuovo anno porterà ad oltre un milione di rifugiati fame e malnutrizione
causate dalla scarsità di cibo. E’ l’allarme lanciato dall’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). La drammatica situazione di tutte
le persone che lottano per sopravvivere, afferma l’Alto Commissariato, è
“destinata a peggiorare se il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite
(PAM) non riceverà prontamente i fondi di cui ha bisogno per svolgere la
propria attività”. L’Agenzia delle Nazioni Unite è particolarmente preoccupata
per i rifugiati nel continente africano. In Zambia, ad esempio, sono a rischio
di grave malnutrizione 87 mila dei 191 mila rifugiati. “Questa situazione,
ricorda l’UNHCR, sta già producendo drammatici effetti come l'aumento della
prostituzione e dell'abbandono scolastico da parte di giovanissimi studenti per
aiutare le loro famiglie nel reperimento di cibo”. Il problema della
malnutrizione minaccia anche circa 118 mila rifugiati che si trovano in Etiopia
ed altri 224 mila in Kenya. Secondo il PAM, a partire da gennaio nella
Repubblica Democratica del Congo sarà necessario tagliare del 30 per cento le
razioni di cibo, con pesanti conseguenze sulle migliaia di sfollati e rifugiati
che si trovano nel Paese a meno che “non vi saranno immediate donazioni di
denaro o di cibo”. (R.A.)
I CRISTIANI IN INDIA SI PREPARANO A VIVERE UN
NATALE CONTRASSEGNATO
DAL DIALOGO
INTERRELIGIOSO, DALLA CARITA’ E DALLA PREGHIERA PER LA PACE.
MA IN
ALCUNE AREE PERMANGONO TIMORI PER LA PRESENZA
DI
GRUPPI FONDAMENTALISTI INDU’
NEW
DELHI. = Le cerimonie ecumeniche, le iniziative interreligiose e i gesti di carità
si moltiplicano in tutta l’India in vista della celebrazione del Natale,
nonostante in alcune aree permangano timori e preoccupazioni per la presenza di
estremisti indù. In Andra Pradesh, mons. Prakash Mallavaparu, vescovo di Vijayawada,
ha sottolineato che la festa del Natale per la sua diocesi sarà caratterizzata
da un’apertura verso i credenti di altre religioni e i non credenti. Secondo
quanto riferisce l’agenzia Fides, il Centro pastorale della diocesi ha
organizzato incontri con altre comunità religiose, su temi come il significato
del Natale e la figura di Gesù Cristo nelle diverse religioni. C’è preoccupazione
invece nel Gujarat (India occidentale) dove gruppi fondamentalisti indù hanno
programmato raduni proprio in concomitanza del Natale e i cristiani temono che
le manifestazioni possano disturbare le festività natalizie e creare disordini.
Più a Sud, sulla costa occidentale dell’India, a Goa, il Natale sarà immerso
nella devozione e nella preghiera. Celebrando il mistero dell’Incarnazione,
migliaia di pellegrini ricorderanno San Francesco Saverio, il Santo che ha
diffuso il messaggio di Gesù Cristo in India. Si prospetta invece un Natale di
grande gioia e di festa nell’estremo Sud del subcontinente: nello stato del
Tamil Nadu, nella città di Chennai, è stata riaperta la Basilica di San
Tommaso, una delle più antiche al mondo, costruita sulla tomba dell’apostolo
che per primo giunse in India, intorno al 40 d.C, per portare l’annuncio del
Vangelo. (I.I.)
CELEBRAZIONE
EUCARISTICA E SCAMBIO DI AUGURI ALLA RADIO VATICANA
IN VISTA DEL SANTO NATALE
CITTA’ DEL VATICANO. = “Dio è
tra noi anche se non ce ne accorgiamo”, anche nei momenti più drammatici della
storia e della nostra vita. Lo ha detto padre Laurence Dominik nell’omelia
della Santa Messa celebrata nella cappella dell’Annunciazione della Radio Vaticana
in vista del Santo Natale. Dopo la celebrazione eucaristica, il tradizionale
scambio di auguri tra tutti i dipendenti. Molti hanno portato prodotti tipici
dei propri Paesi che sono stati messi in comune e consumati in un clima di
gioia e di fraternità. (I.I.)
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23 dicembre 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Un soldato americano, un
poliziotto iracheno e tre civili sono le vittime della violenza nelle ultime
ore in Iraq. Il nostro servizio:
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Una moschea ad ovest di Baghdad
“è stata il bersaglio di colpi di artiglieria che hanno ucciso tre civili e
ferito altri tre”. “Quasi nello stesso momento un altro proiettile è esploso
davanti a un posto di polizia del quartiere Mansur, sempre nella parte ovest
della capitale, uccidendo un agente e ferendo gravemente un altro”. Si tratta
del terzo attacco in pochi giorni contro questo posto di polizia. E c’è da
riferire anche che ieri sera un ufficiale di polizia era stato ucciso da colpi
d’arma da fuoco a Baquba, mentre un capo tribale era morto nelle stesse
circostanze presso Tikrit. Intanto, in una serie di raid effettuati a
sud di Baghdad, reparti di marines affiancati da forze irachene hanno
arrestato 43 uomini sospettati di far parte della guerriglia. Sulla liberazione
di Christian Chesnot e Georges Malbrunot, detenuti per quattro mesi in Iraq,
torna il ministro degli esteri, Barnier, sottolineando che è stata
“un’operazione condotta dai servizi francesi”. Ieri, al loro arrivo
all’aeroporto militare di Villacoublay, a pochi chilometri da Parigi, i due
giornalisti hanno fra l’altro confermato di essere stati detenuti dall’Esercito
islamico in Iraq in diverse case, fra le quali un casolare dove c’era anche il
giornalista italiano, Enzo Baldoni, che è stato ucciso.
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Almeno 20 persone sono morte per
un’improvvisa esplosione mentre cercavano di sottrarre del greggio da un
oleodotto presso Lagos, la capitale economica della Nigeria. Intanto le
compagnie Shell e Chevron Texaco hanno annunciato la sospensione
dell’esportazione giornaliera di 134 mila barili di petrolio a causa di
violenze da parte delle comunità locali.
La Nigeria è il primo produttore
di petrolio in Africa e il quinto esportatore del mondo ma, nonostante ciò, i
tre quarti dei 130 milioni di nigeriani vivono con meno di un dollaro al
giorno. Diverse volte, per il risentimento contro le compagnie che sfruttano le
loro terre, le comunità locali hanno manifestato, compiuto sabotaggi ed
esercitato violenze contro il personale delle compagnie. Il sabotaggio che ha
provocato l'esplosione dell’oleodotto, appartenente all’azienda nazionale NNPC,
è avvenuto ieri notte vicino a Ilado, un villaggio di pescatori.
Si sono aperti i seggi
stamattina per le elezioni municipali in alcune zone della Cisgiordania, le
prime dopo 28 anni, che rappresentano anche un test importante per le presidenziali
del prossimo mese con le quali si dovrà scegliere il successore di Yasser
Arafat. Intanto, nel sud della Striscia di Gaza, tre palestinesi sono rimasti
uccisi. Sull’appuntamento elettorale, il servizio di Massimiliano Menichetti:
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Più di 140.000 elettori devono
scegliere fra 886 candidati, fra cui 139 donne, in 26 comuni: la città di
Gerico e altre 25 località minori. Il movimento radicale islamico Hamas, che
boicottò le prime elezioni generali palestinesi nel 1996 e che boicotterà le elezioni
presidenziali del prossimo 9 gennaio, partecipa invece in questa consultazione
con propri candidati. Una consultazione analoga nella Striscia di Gaza è stata
rimandata al 27 gennaio a causa delle violenze che hanno impedito le operazioni
di registrazione. Anche la notte scorsa almeno sei proiettili di mortaio
sparati da palestinesi sono caduti nella colonia ebraica di Netzer Hazani, nel
sud della Striscia, senza comunque fare vittime. Intanto, si pronuncia il
ministro degli Esteri francese, Barnier, a proposito della conferenza internazionale
sul Medio Oriente che Londra vuole organizzare nel 2005: assicura il sostegno
della Francia definendola “una buona iniziativa, una tappa utile, un’importante
proposta in un momento nevralgico”.
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Nuovi blocchi stradali a
Kathmandu, in Nepal. I guerriglieri maoisti sono tornati in azione nella
capitale, dando alle fiamme 18 camion e paralizzando il traffico. I combattenti
hanno chiuso gli accessi nord e ovest della città per protestare contro
l’arresto di alcuni loro compagni da parte delle forze governative. Nel mese di
agosto i maoisti avevano scelto la stessa tecnica per fare ostruzionismo nei
confronti della monarchia del Paese asiatico, che da anni tentano di rovesciare.
“Il Consiglio
di Sicurezza dell’ONU deve fare una revisione” delle proprie politiche sul Sudan,
perché al momento l’approccio del Palazzo di Vetro “non funziona”. È il monito
del segretario generale dell’ONU, Annan, che ha respinto per ora l’appello
americano a compiere una nuova missione nella regione sudanese del Darfur,
martoriata da un sanguinoso conflitto interetnico.
Una organizzazione di studenti
birmana ha rivendicato oggi il recente attentato contro un ristorante turistico
a Yangon (ex Rangoon) e ha minacciato che altri ne seguiranno se la leader
dell'opposizione Aung San Suu Kyi non verrà liberata. Il comunicato della
rivendicazione era firmato dai ‘Vigorosi guerrieri’, un gruppo militante di
studenti già autore di un sequestro all'ambasciata birmana di Bangkok cinque
anni fa. Nell’attentato al ristorante una persona è rimasta ferita leggermente.
Il presidente Putin ha tenuto
oggi la tradizionale conferenza stampa di fine anno al Cremlino, dinanzi a 700
tra giornalisti russi e stranieri, sottolineando “le tendenze positive”
dell’economia russa, per parlare poi di terrorismo e di altre questioni
internazionali. Il servizio di Roberto Piermarini:
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“Certo non è ancora abbastanza,
ma le tendenze sono positive”: così Putin ha aperto la sua relazione su vari
aspetti dell’economia interna per poi passare a individuare l’impegno
prioritario della “lotta contro il terrorismo”, a conclusione di un anno che
per la Russia - ha sottolineato - è stato segnato dalla strage di innocenti
nella scuola di Beslan, nella regione caucasica dell’Ossezia del Nord. Ma
Putin, nella conferenza stampa, ha passato in rassegna non solo le vicende
politiche interne ma anche quelle internazionali del 2004. Ha parlato di “un
anno difficile” a livello internazionale e ha citato tra le altre le crisi in
Medio Oriente e in Iraq. E a questo proposito ha espresso “seri dubbi sullo
svolgimento di elezioni democratiche in Iraq, in condizioni di occupazione
militare”. Quanto alla Russia, ha affermato di ritenere che il bilancio politico
degli ultimi 12 mesi autorizzi a “mettere il segno più”. Però, si è poi
ricordato che “non si può dimenticare che c’è stata Beslan”. Sul piano delle
relazioni estere, il presidente russo ha ribadito di essere fiducioso di poter
avere “buoni rapporti” anche con il leader dell’opposizione filo-occidentale
ucraina Viktor Yushchenko, favorito per il ballottaggio presidenziale bis di
Santo Stefano dopo l’annullamento per brogli del voto del 21 novembre
favorevole al filorusso Viktor Yanukovic. Putin ha assicurato, dunque, che la
Russia accetterà qualsiasi scelta, ripetendo però le perplessità del Cremlino
sulle procedure legali dello scrutinio. Infine, una considerazione di carattere
personale: il presidente russo ha confermato oggi di non ambire a un terzo mandato
al Cremlino, dopo l’attuale che scadrà nel 2008. In base alla Costituzione
russa il presidente non può concorrere per più di due mandati consecutivi, ma
in teoria Putin, dopo un’interruzione tra il 2008 e il 2012, potrebbe
ripresentarsi.
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E a proposito dell’Ucraina,
l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione
Europea, Javier Solana, si è detto “fiducioso che tutte le parti assicureranno
che il voto sarà libero, equo e trasparente”, riferendosi alla ripetizione del
ballottaggio delle presidenziali previsto per il 26 dicembre in Ucraina. “La
popolazione di questo Paese – ha affermato Solana in una dichiarazione – ha
invocato questo chiaramente e apertamente nelle ultime settimane”. Secondo
Solana “il voto di domenica è di primaria importanza per l’Ucraina” e l’UE
insieme al resto della comunità internazionale “è fortemente impegnata nel
sostenere l’Ucraina in questo momento critico”. “Un gran numero di osservatori
da Paesi dell’UE – ha spiegato Solana – partecipano alla missione di
osservatori internazionali del voto guidata dall’Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE)”. “Il modo con il quale i processo
elettorale è condotto stabilirà la cornice per le future relazioni fra Ucraina
e l’UE”, ha sottolineato Solana.
La Cina deve prepararsi per il
prossimo anno a una siccità che potrebbe rivelarsi terribile, con gravi
ripercussioni sulla produzione di cereali e l’approvvigionamento di acqua. Lo
ha reso noto il governo cinese. Il ministro delle Risorse acquatiche, Wang
Shucheng, ha esortato le autorità competenti ad attuare qualsiasi misura per
limitare la catastrofe annunciata e per mantenere l’attuale livello dei
serbatoi. “D’ora in poi, occorre adottare tutte le misure possibili per preservare
l’acqua”, ha dichiarato il ministro al “China Daily”. “La mancanza
d’acqua nel Nord del Paese è già allarmante e dobbiamo essere pronti a un
peggioramento della situazione nel 2005”, ha aggiunto Wang.
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