RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 358 - Testo della trasmissione di giovedì 23 dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Fervono in tutto il mondo i preparativi per le celebrazioni natalizie: domani il Papa presiede la messa di mezzanotte nella Basilica Vaticana. Oltre 70 i Paesi collegati in mondovisione: ai nostri microfoni il cardinale Roberto Tucci

 

Il cardinale Etchegaray racconta in un libro la Cina di ieri e di oggi, conosciuta durante quattro visite, in 25 anni: intervista con il porporato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Inaugurazione domani del Presepe di Piazza San Pietro: con noi padre Alberto Valentini

 

Sacerdoti a scuola contro il satanismo. La Pontificia Università Regina Apostolorum presenta un corso di aggiornamento: ce ne parla padre Francesco Bamonte.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nel futuro della Terra Santa si intravedono “piccoli segni di speranza”, come la ripresa dei negoziati per la pace: così i leader religiosi cristiani in un messaggio comune per il Natale

 

In occasione del Natale la presidente dell’Azione Cattolica italiana, Paola Bignardi, lancia un appello alla collaborazione e al dialogo tra le diverse aggregazioni ecclesiali

 

Messaggio natalizio dell’arcivescovo di Manila al popolo delle Filippine ancora duramente provato dal passaggio dei tifoni

 

Per i profughi in Africa c’è sempre meno cibo a disposizione: l’allarme è stato lanciato dall’Alto Commissariato ONU

 

I cristiani in India si preparano a vivere un Natale contrassegnato dal dialogo interreligioso, dalla carità e dalla preghiera per la pace

 

Celebrazione eucaristica e scambio di auguri alla Radio Vaticana in vista del Santo Natale.

 

24 ORE NEL MONDO:

Oggi seggi aperti per le municipali nella Cisgiordania: un test per le presidenziali di gennaio per scegliere il successore di Arafat  

 

Almeno 20 persone morte in Nigeria: cercavano di sottrarre greggio da un oleodotto.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 dicembre 2004

 

FERVONO IN TUTTO IL MONDO I PREPARATIVI PER LE CELEBRAZIONI NATALIZIE:

DOMANI IL PAPA PRESIEDE LA MESSA DI MEZZANOTTE NELLA BASILICA VATICANA

- Intervista con il cardinale Roberto Tucci -

 

Il Natale è ormai alle porte e fervono in tutto il mondo i preparativi per le celebrazioni natalizie: domani il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Messa di Mezzanotte, seguita in mondovisione, così come, avverrà  il 25 dicembre, per il  messaggio natalizio del Pontefice  e la Benedizione “Urbi et Orbi” sul sagrato della Basilica di San Pietro. Saranno in tutto 111 gli enti televisivi collegati in oltre 70 Paesi: tra questi figurano anche alcuni Stati a maggioranza musulmana come l’Indonesia, l’Algeria, il Marocco e la Turchia. Le celebrazioni natalizie presiedute dal Papa saranno trasmesse anche in Russia e Cuba. Nel Mistero del Natale – ha detto ieri Giovanni Paolo II all’udienza generale - “si riaccende… la speranza” nel cuore dell’uomo. Con la nascita di Gesù  infatti - ha proseguito - è annunciata “la salvezza al mondo intero” e “si riaprono le porte del Paradiso”. Ma ascoltiamo in proposito il commento del cardinale Roberto Tucci, al microfono di Rosario Tronnolone:

 

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 R. – Il Natale è l’ingresso di Dio nella storia umana, cioè l’incarnazione del Verbo, la venuta dell’amore nel mondo, un amore che è pronto ad aiutare tutti quelli che si vogliono aprire a questo amore e diventare fonte di riconciliazione, di perdono. Anche perché, è vero che ci sono tante notizie tristi – la guerra in Iraq, la situazione in Palestina, quello che succede nel Sudan, nel Darfur, nella Repubblica democratica del Congo, le persecuzioni contro i cristiani nei vari Paesi del mondo – ma accanto a tutto questo, quanto volontariato, quanta generosità nell’aiutare, più che da parte degli Stati, da parte dei singoli, delle famiglie! Quanta generosità nell’aiutare tutte le iniziative che riguardano il mondo povero! Non voglio attribuire tutto il positivo solo al cristianesimo, ma certamente il cristianesimo è estremamente vivo. Non credo che ci siano altre forze nel mondo, religiose e spirituali, così forti nel  realizzare i valori di riconciliazione, di perdono e di aiuto, di solidarietà reciproca.

 

D. – Lei parlava poc’anzi delle situazioni in Africa, nominava il Congo, il Sudan … Proprio il Papa nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace ha citato ripetutamente l’Africa, come una delle regioni del mondo dove appunto maggiormente c’è sete di pace …

 

R. – Il Papa ha avuto sempre una grande preoccupazione, direi privilegiata, per i bisogni dell’Africa. In questo momento, di nuovo, il Papa ritorna su questo nel suo messaggio, che ha un titolo molto esplicito: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. C’è tanto male nel mondo e bisogna che predomini sempre più il bene. Credo che dobbiamo guardare alla festa del Natale per riprendere un po’ di speranza. Mi è piaciuto molto, recentemente, leggere un’omelia, tenuta al tempo di Natale da don Giuseppe Dossetti, un uomo di grande spiritualità, nel momento in cui parlava della tenerezza. I Padri della Chiesa dicono che il Signore ci è apparso così, come un bambino, per conquistare la nostra tenerezza. Se ci fosse apparso sul suo trono di gloria, sia pure incarnato come uomo, ma nella sua maestà, saremmo stati atterriti. Invece quel bambino non fa paura, desta amore e tenerezza. Ma io vorrei anche sottolineare un’altra cosa: in fondo cos’è il senso profondo del Natale? E’ il fatto che noi siamo amati da Dio in un modo che non avremmo mai immaginato e questo ci deve dare conforto. Dovremmo essere noi cristiani dei testimoni del fatto di essere stati amati e diventare persone che irradiano la gioia di essere amate e la comunicano soprattutto a tante persone che non si sentono amate.

 

R. – Il Natale, dunque, porta una nuova speranza…

 

D. – Io credo che il messaggio di Gesù sia che il bene è più forte del male. Il male, purtroppo, fa gran chiasso. Il bene che è più impegnativo, invece, fa meno chiasso. Se ne parla di meno, ma c’è tanto bene. Bisogna avere fiducia nell’uomo, perché abbiamo fiducia in questa forza che il Verbo incarnato che si manifesta in queste feste, nella Natività, nel Bambino Gesù, è più forte del male che sembra invece dominare nel mondo di oggi.

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UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa ha ricevuto stamane in successive udienze Sua Beatitudine il cardinale Ignace Moussa I Daud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e il signor Hansrudolf Hoffmann, ambasciatore di Svizzera, in visita di congedo.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gubbio presentata da mons. Pietro Bottaccioli, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Mario Ceccobelli, finora vicario generale dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve. Mons. Ceccobelli è nato a Marsciano in provincia di Perugia il 14 agosto 1941 ed è stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1966.

 

Il Santo Padre ha nominato il cardinale Javier Lozano Barragàn, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, Suo inviato speciale alle celebrazioni della XIII Giornata Mondiale del Malato, che avranno luogo a Yaoundé in Camerun nei giorni 9-11 febbraio 2005.

 

 

UN PAESE DA AMARE E RISPETTARE, LA CINA, OGGI IMPEGNATA IN UN PROCESSO

DI MODERNIZZAZIONE, CHE PUO’ RIVELARE MINACCE E TRAPPOLE.

IL CARDINALE ETCHEGARAY RACCONTA IN UN LIBRO LA CINA DI IERI E DI OGGI,

CONOSCIUTA DURANTE QUATTRO VISITE, IN 25 ANNI

- Intervista con il porporato -

 

“Si può conoscere la Cina solo se la si ama. Questo è il mio caso”: così il cardinale Roger Etchegaray riassume l’esperienza maturata nell’arco di 25 anni  durante quattro visite compiute in Cina, raccontate in un libro che proprio questi giorni esce in Francia, con un titolo curioso “Verso i cristiani in Cina… visti dalla rana immersa nel pozzo.” Laurent Marchand del Programma francese lo ha intervistato.

 

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R. – Innanzitutto, nel titolo non dico “i cristiani”, ma dico “verso i cristiani”, perché c’è il movimento, la dinamica, un cammino per usare una espressione tipica cinese, una marcia verso i cristiani; il sottotitolo “visto da una rana dal fondo di un pozzo” può creare la curiosità … Ho scritto così proprio per attirare la curiosità dei lettori, ma soprattutto perché riprende un proverbio cinese: “Per la rana immersa nel pozzo il cielo non è grande”. Ho confrontato me stesso con la rana. Perché, nonostante io sia stato quattro volte là e in condizioni straordinarie, il proverbio cinese è un invito ad essere modesti… Ma quando si è cristiani, il cielo è comunque più grande di quello che si immagina, perché il cielo significa Dio. Il cielo significa la Salvezza..

 

D. – Lei dice in questo libro che fra i quattro viaggi, il primo l’ha toccata di più. Perché?

 

R. – Questo era il mio primo contatto con la Cina, c’era quasi “un giorno dopo”, subito dopo la Rivoluzione culturale; era un periodo favorevole. I Cinesi ritrovavano un po’ più di libertà come uomini, e anche i cristiani. Quando sono stato per la prima volta in Cina, nel 1980 c’erano solo tre chiese aperte in tutta la Cina: una a Pechino, un’altra a Shanghai ed una a Canton. Lo choc che ho avuto, è stato di scoprire questa Cina che si risvegliava da se stessa. Ecco in queste condizioni straordinarie mi hanno accolto in modo eccezionale. Sono stato senza dubbio il primo cardinale ad andare in Cina dopo Mao e sono stato il solo ad essere ricevuto ufficialmente nel Parlamento nazionale della Cina. 

 

D. – Come vede la Cina di oggi?   

 

R. – Ma il problema attuale è quello che chiamano della modernizzazione. E’ un passaggio che non è finito ma che pone molti problemi. Un passaggio da un passato un po’ statico, come c’era prima, ad una visione della Cina tecnicizzata, in un modo quasi sofisticato. Oggi, cioè dopo 25 anni fra il mio primo viaggio e quest’ultimo, è certo, che non è la stessa Cina che si vede. La cultura cinese potrà mantenersi cultura almeno nei suoi punti sostanziali, a lungo? Io direi che bisogna aspettare per cogliere esattamente ciò che diventerà la Cina domani, e ciò che è già diventata attraverso le trasformazioni straordinarie che si vedono dappertutto, soprattutto a Shanghai. Ci saranno anche i Giochi Olimpici fra poco. La Cina si sta trasformando in un modo che spaventa alcuni, una trasformazione che era necessaria e di cui i cinesi sono fieri, con le proprie autorità, ma che fa paura anche perché è piena comunque di minacce, di trappole.

 

D. – Per ritornare ai cristiani in Cina, Lei dice nel suo libro che non c’è che una sola Chiesa …

 

R. – Non ci sono due Chiese. Prima di tutto la parola “Chiesa patriottica” non deve essere usata perché i cattolici che sono clandestini, cioè non sono riconosciuti dalle autorità statali, rivendicano - non senza ragione – che sono autentici cittadini cinesi, anche patriottici quanto gli altri e che questo è un fatto ordinario, normale. Un buon cattolico cinese, qualsiasi sia la comunità a cui appartiene, vuole servire il proprio Paese servendo nel contempo Dio. Esiste un’unica Chiesa – perché il regime così ha imposto – la Chiesa ufficiale, sola riconosciuta dal regime, ed una altra la Chiesa che rimane clandestina, priva del riconoscimento ufficiale, come se non esistesse. Ma da allora – parlavo di evoluzione e non solamente per la società ma anche per la Chiesa in Cina - tra le due comunità cattoliche esistono comunque dei contatti. Prima di tutto si deve uscire dal disprezzo, dalle divisioni ed arrivare alla comunione dell’unica Chiesa visibile. C’è ancora molto da fare. Vorrei sottolineare che il Papa insiste molto su questo fatto. Restaurare l’unità della Chiesa cattolica in Cina. Non si può giudicare gli uni e gli altri, ma si deve aiutare gli uni e gli altri a vivere insieme sotto lo sguardo di Dio. Ma il cammino è ancora lungo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq, dove non si arrestano le sanguinose violenze.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani in occasione del Natale.

 

Nelle estere, in rilievo l’allarme del “UNHCR” per la mancanza di cibo nei campi profughi, soprattutto in Africa: un milione di rifugiati a rischio di malnutrizione nel 2005.

 

Nella pagina culturale, l’apertura è dedicata alla figura di Romana Guarnieri, morta nelle prime ore di oggi. In ricordo, un articolo di Felice Accrocca dal titolo: “Un costante impegno spirituale e culturale nel solco di don De Luca”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della finanziaria.

In rilievo l’articolo in merito al Crocifisso nelle aule. Il vescovo di Ivrea: “Da quei ragazzi un vero dono natalizio”.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 dicembre 2004

 

INAUGURAZIONE DOMANI DEL PRESEPE IN PIAZZA SAN PIETRO

- Intervista con padre Alberto Valentini -

 

Domani pomeriggio, come tradizione da 23 anni, verrà inaugurato il Presepe in Piazza San Pietro, alla presenza del cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Fulcro dell’ambientazione è il grande proscenio centrale, dove è rappresentata la Natività con Gesù, Maria e Giuseppe; ai lati, due ali di popolo adorante, nell’atto di recare doni al Salvatore. Le scene di vita e di operosità quotidiana collocate ai lati della capanna includono tra i diversi oggetti ed utensili anche un mulino, a ricordo della “città del pane” - Betlemme - nell’antica etimologia ebraica. Dei 17 personaggi che animano la scena, nove sono elementi originali del Presepe allestito nel 1842 da San Vincenzo Pallotti, nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle, mentre gli altri otto sono stati inseriti nella composizione nel corso degli anni, da ultimo nel 2002, con il dono di tre figure da parte della Croazia. Sul significato del Presepe, al centro quest’anno di accesi dibattiti, e sul suo rapporto con i testi biblici, Fabio Colagrande ha intervistato il biblista padre Alberto Valentini:

 

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R. – Tutti sanno che il primo Presepe è stato realizzato a Greccio da San Francesco, nella notte del Natale del 1223. Tutti si ispirano a questo Presepio. L’origine di questa raffigurazione, tuttavia, è neotestamentaria: nel Vangelo di Matteo, capitolo 1 e 2, e nel Vangelo di Luca, sempre al capitolo 1 e 2. Parto da quello di Luca: i personaggi sono, ovviamente, il Bambino, Maria e Giuseppe ed i pastori. La narrazione di Matteo è complementare, ma diversa nell’impostazione. Anche qui, però, i personaggi fondamentali sono gli stessi: abbiamo il Bambino, Maria, Giuseppe, e al posto dei pastori ci sono i Magi. E poi abbiamo la stella, che richiama un’altra stella: la stella, infatti, rappresenta sempre l’immagine di un grande personaggio che sorge. Ed ancora l’Angelo, che appare in sogno a Giuseppe, Erode e Gerusalemme, Gerusalemme che si turba alla venuta dei Magi. Una seconda dimensione del Presepe è nella presenza del bue e dell’asinello, che non si trova nei racconti dei Vangeli dell’infanzia del Nuovo Testamento, ma in Isaia, capitolo 1, versetto 3. Il Libro di Isaia inizia così: “Udite cieli, ascolta terra, perché il Signore dice: ‘Ho allevato e fatto crescere dei figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue riconosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende’”.

 

D. – Fino a che punto, secondo lei, è giusto modificare il Presepio?

 

R. – Questo è avvenuto già nei due evangelisti, che hanno, infatti, sentito il bisogno di sottolineare alcuni aspetti particolari. Il fatto che in seguito sia stato inserito anche del folklore, dimostra che la nascita di Gesù è veramente avvenuta nella nostra carne e nella nostra storia. Credo che ogni generazione possa rappresentarsi, sulla base degli elementi dateci dalla Rivelazione, con la ricchezza che ha e con le esigenze che presenta nel suo tempo, nel Presepio.

 

D. – Come giudica alcune iniziative che si sono verificate in alcune scuole italiane di modificare il Presepio per non offendere alunni di altre religioni?

 

R. – Devo parlare anzitutto di disinformazione. Se si sapesse che il Corano dà grandissima importanza a Gesù e a Maria, se si sapesse quanto questi personaggi sono cari alla tradizione musulmana, probabilmente questo problema non si sarebbe posto. Credo che non ci sia Paese al mondo che non festeggi il Natale. Ognuno lo festeggerà secondo la propria sensibilità, secondo le proprie tradizioni, ma tutti vedono in questo evento un segno di comunione, di pace, certamente un segno bello, che piace anche a coloro che non sono cristiani.

 

(musica)

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SACERDOTI A SCUOLA CONTRO IL SATANISMO.

 LA PONTIFICIA UNIVERSITA’ REGINA APOSTOLORUM PRESENTA UN CORSO

 PER CAPIRE IL PROBLEMA E IMPARARE ESORCISMI E PREGHIERE DI LIBERAZIONE

- Intervista con padre Francesco Bamonte -

 

Accogliere Gesù che nasce vuol dire rinunciare senza ambiguità al male. In questa prospettiva è in via di preparazione un corso di aggiornamento per sacerdoti su satanismo, esorcismo e preghiera di liberazione. Lo promuovono congiuntamente l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma e il GRIS, Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa. Alle lezioni, che avranno inizio il prossimo febbraio, interverranno sociologi, teologi, medici, psicologi ed esorcisti per analizzare il tema della possessione diabolica alla luce della sempre maggiore diffusione del satanismo tra i giovani di oggi. Ma come si può cadere vittime del demonio? Al microfono di Roberta Moretti, l’esorcista, padre Francesco Bamonte:

 

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R. – Può essere anzitutto l’iniziativa di Dio che non lo impedisce per la santificazione di chi ne è vittima, ed è il caso di vari santi percossi dal demonio, tormentati o addirittura posseduti; e poi per colpa propria, quando ci si dedica ad una forma di occultismo; un terzo motivo è se si subisce un maleficio, ossia un male causato da una persona legata a Satana e che agisce per mezzo di Satana; ed un quarto motivo è se ci si indurisce in forme gravi e molteplici di peccati con un totale rifiuto a ravvedersi.

 

D. – Come il mondo dell’occultismo, tanto di moda oggi, può provocare una possessione diabolica?

 

R. – Oggi va di moda perché c’è un calo della fede che porta ad andare sempre più nella superstizione, nella magia e sulla via del male e delle tenebre dove agisce Satana, il quale provoca poi vari disturbi alla persona.

 

D. – Quali sono in genere questi disturbi?

 

R. – Si tratta di scottature, graffi; voci nella mente, battiture sul corpo; senso di suicidio e un orrore per il sacro, che non è normale per una persona, e quindi in presenza di preghiere o di oggetti sacri, c’è una reazione furibonda.

 

D. – Che tipo di indagine viene fatta quando una persona si presenta da un esorcista?

 

R. – Si cerca di andare alla radice del male. Anzitutto, se possibile, si fanno domande su che tipo di esperienza c’è stata nel passato riguardo al mondo dell’occultismo e quindi se la persona ha frequentato maghi, satanisti, sette o se ha fatto egli stesso spiritismo, se ha partecipato anche soltanto per curiosità ad una messa nera, se ha avuto nella famiglia persone che si dedicano alla magia.

 

D. – In che cosa consiste concretamente un esorcismo?

 

R. – Si ordina al demonio, quando veramente si è certi che c’è lui, di lasciare quella creatura che sta tormentando, nel nome di Gesù Cristo, che ha dato questo potere agli Apostoli e alla Chiesa.

 

D. – Padre Bamonte, lei non ha paura?

 

R. – No. E questo perché è un ministero della Chiesa, dove c’è tutta la protezione di Dio. Non ho paura anche per il fatto che, quando faccio un esorcismo, vedo che è il demonio ad aver paura delle preghiere. Non ho quindi alcun motivo di spaventarmi io visto che è lui a spaventarsi.

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CHIESA E SOCIETA’

23 dicembre 2004

 

 

NEL FUTURO DELLA TERRA SANTA SI INTRAVEDONO “PICCOLI SEGNI DI SPERANZA”,

COME LA PROMESSA DEL RILASCIO DEI PRIGIONIERI POLITICI E LA RIPRESA

DEI NEGOZIATI PER LA PACE. LO AFFERMANO I LEADER RELIGIOSI CRISTIANI

NEL MESSAGGIO COMUNE, CHE saRA’ LETTO

in tutte le chiese IL GIORNO DI NATALE

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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GERUSALEMME. = “La promessa che presto i prigionieri politici saranno rilasciati dalle autorità israeliane e la speranza di un rinnovato sforzo da parte di tutti per riprendere i negoziati volti al raggiungimento della pace”, sono due segni di speranza che i leader delle comunità cristiane di ogni rito e confessione presenti in Terra Santa indicano nel messaggio che leggeranno il giorno di Natale in tutte le Chiese. Ai segni di speranza si aggiunge la gioia per la ripresa dei pellegrinaggi, interrotti a causa della guerra. Tuttavia i leader cristiani non nascondono “un sentimento di disperazione e di sfiducia” di fronte al drammatico aumento della disoccupazione e della povertà mentre la giustizia e la pace sembrano ancora lontane. “Il sangue – si legge ancora nel messaggio - continua ad essere versato e i prigionieri politici rimangono in carcere. I due popoli di questa Terra Santa sono ancora alla ricerca della pace e della giustizia, cercando un modo di porre fine alle ostilità, allo spargimento di sangue e agli omicidi in Palestina e Israele, non ultimo a Betlemme, la città della pace alla quale tutti i cristiani del mondo volgono i loro occhi in questi giorni”. I patriarchi e i capi delle Chiese cristiane chiedono una speciale attenzione al futuro di Betlemme: “Questa piccola città – affermano nel messaggio – ha bisogno di un sostegno particolare per rimanere la città della pace, in cui i fedeli che credono in Gesù Salvatore e Principe della pace possano rimanere”. “Andremo a Betlemme – scrivono ancora i leader religiosi - nonostante le difficoltà che le nostre popolazioni stanno ancora vivendo e la morte recente di Yasser Arafat”. Betlemme – proseguono – in questi giorni che precedono il Natale sembra trasformarsi “in una grande prigione con la continuazione della costruzione del Muro intorno ad essa. Molte famiglie hanno già abbandonato l’area a causa delle difficoltà che hanno dovuto affrontare”. Il messaggio si rivolge infine a tutti “i fratelli e le sorelle cristiani”: “Come leader delle Chiese continuiamo a fare il possibile per gettare ponti di pace e di speranza levando la nostra voce per la giustizia tra tutti i popoli, ma cari fratelli e sorelle abbiamo bisogno che facciate la vostra parte nei vostri rispettivi Paesi”.

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LE RELAZIONI TRA MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI ECCLESIALI DEVONO ESSERE ISPIRATE AD UNO SPIRITO DI FRATERNITA’, ABBANDONANDO I CONFLITTI DEL PASSATO.

IN OCCASIONE DEL NATALE, LA PRESIDENTE DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA,

PAOLA BIGNARDI, LANCIA QUESTO APPELLO ALLA COLLABORAZIONE E AL DIALOGO

TRA LE DIVERSE AGGREGAZIONI ECCLESIALI

 

ROMA. = “Negli ultimi mesi si sono tenuti alcuni incontri molto informali, all’insegna della conoscenza reciproca tra diverse aggregazioni laicali. Si tratta di incontri che nascono dal desiderio di manifestare una reciproca non estraneità, ritenendo che gli atteggiamenti di contrapposizione del passato possano lasciare il passo ad un nuovo stile nei rapporti tra associazioni e movimenti ecclesiali”. E’ quanto afferma la presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Paola Bignardi, in un’intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero di “Coscienza”, il bimestrale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Prosegue così il cammino di dialogo e collaborazione che si è aperto l’estate scorsa con la partecipazione della presidenza dell’Azione Cattolica al Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i popoli di Comunione e Liberazione e con l’invito rivolto ai leader di alcuni tra i movimenti ecclesiali più rappresentativi a partecipare alla festa-pellegrinaggio dell’Azione Cattolica a Loreto. “Ieri come oggi – prosegue Paola Bignardi - le differenze possono generare conflittualità. Però si può scegliere se rimanere in una situazione di tensione oppure tentare di superarla aprendosi a nuove prospettive di fraternità. Credo che tutti noi cristiani avvertiamo lo stridore di relazioni intraecclesiali improntate a conflitto. Non ce ne meravigliamo perché sappiamo che nella storia dell’uomo ogni differenza può tradursi in conflitto. Però sappiamo anche che come cristiani siamo chiamati alla comunione o, per meglio dire, alla fraternità”. La presidente dell’Azione Cattolica si sofferma quindi sul tema della laicità: “Sono portata a leggere il dibattito di queste settimane sul problema della laicità – afferma Paola Bignardi – come uno stimolo non a fare del vittimismo, cioè a domandarci se siamo o non siamo assediati, ma a fare della profezia. Dobbiamo acquisire la consapevolezza che questa situazione ci chiede di essere più nitidamente capaci di parlare e non per difenderci o per lamentarci, ma per cercare di dire la bellezza di una vita vissuta secondo il Signore Gesù e nella luce del Vangelo”. (I.I.)

 

 

“L’ESSENZA DEL NATALE E’ GESU’ CRISTO CHE CI SUSSURRA ANCHE NEI MOMENTI

DI DOLORE”. COSI’ L’ARCIVESCOVO DI MANILA NEL MESSAGGIO NATALIZIO AL POPOLO DELLE FILIPPINE ANCORA DURAMENTE PROVATO DAL PASSAGGIO DEI TIFONI

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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MANILA. = “C’è una speranza quando gli esseri umani cercano la Pace nel modo in cui l’ha cercata Gesù. Il Natale ci sussurra anche nel buio, dopo che la tempesta e il dolore sono andati via”. Questo è il messaggio di speranza diffuso in occasione delle festività dall’arcivescovo di Manila, mons. Gaudencio Rosales, per ricordare ai fedeli che il Natale è “l’espressione dell’amore di Dio per noi, è Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore”. Le parole del vescovo giungono in un momento difficile per le Filippine, ancora scosse dalle conseguenze dei tifoni che hanno investito agli inizi di dicembre la popolazione, causando oltre 1.500 vittime, fra morti e dispersi. Il Paese, tuttora, è alle prese con una complessa operazione di risanamento finanziario e sta lottando contro la disoccupazione e la povertà che colpisce un terzo della popolazione. In un altro messaggio l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, mons. Oscar Cruz, già presidente della Conferenza dei vescovi filippini, sollecita i fedeli a prendere in mano il proprio destino e ad affrontare con coraggio e speranza le situazioni difficili. “La nazione è e sarà povera e miserabile – scrive mons. Cruz – solo se i suoi cittadini non faranno niente per cambiare la realtà”. (R.A.)

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PER I PROFUGHI IN AFRICA C’E’ SEMPRE MENO CIBO A DISPOSIZIONE.

L’ALLARME E’ STATO LANCIATO DALL’ALTO COMMISSARIATO ONU

CHE CHIEDE “IMMEDIATE DONAZIONI DI ALIMENTI O DENARO”

 

GINEVRA. = Il nuovo anno porterà ad oltre un milione di rifugiati fame e malnutrizione causate dalla scarsità di cibo. E’ l’allarme lanciato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). La drammatica situazione di tutte le persone che lottano per sopravvivere, afferma l’Alto Commissariato, è “destinata a peggiorare se il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM) non riceverà prontamente i fondi di cui ha bisogno per svolgere la propria attività”. L’Agenzia delle Nazioni Unite è particolarmente preoccupata per i rifugiati nel continente africano. In Zambia, ad esempio, sono a rischio di grave malnutrizione 87 mila dei 191 mila rifugiati. “Questa situazione, ricorda l’UNHCR, sta già producendo drammatici effetti come l'aumento della prostituzione e dell'abbandono scolastico da parte di giovanissimi studenti per aiutare le loro famiglie nel reperimento di cibo”. Il problema della malnutrizione minaccia anche circa 118 mila rifugiati che si trovano in Etiopia ed altri 224 mila in Kenya. Secondo il PAM, a partire da gennaio nella Repubblica Democratica del Congo sarà necessario tagliare del 30 per cento le razioni di cibo, con pesanti conseguenze sulle migliaia di sfollati e rifugiati che si trovano nel Paese a meno che “non vi saranno immediate donazioni di denaro o di cibo”. (R.A.)

 

 

I CRISTIANI IN INDIA SI PREPARANO A VIVERE UN NATALE CONTRASSEGNATO

DAL DIALOGO INTERRELIGIOSO, DALLA CARITA’ E DALLA PREGHIERA PER LA PACE.

MA IN ALCUNE AREE PERMANGONO TIMORI PER LA PRESENZA

DI GRUPPI FONDAMENTALISTI INDU’

 

NEW DELHI. = Le cerimonie ecumeniche, le iniziative interreligiose e i gesti di carità si moltiplicano in tutta l’India in vista della celebrazione del Natale, nonostante in alcune aree permangano timori e preoccupazioni per la presenza di estremisti indù. In Andra Pradesh, mons. Prakash Mallavaparu, vescovo di Vijayawada, ha sottolineato che la festa del Natale per la sua diocesi sarà caratterizzata da un’apertura verso i credenti di altre religioni e i non credenti. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, il Centro pastorale della diocesi ha organizzato incontri con altre comunità religiose, su temi come il significato del Natale e la figura di Gesù Cristo nelle diverse religioni. C’è preoccupazione invece nel Gujarat (India occidentale) dove gruppi fondamentalisti indù hanno programmato raduni proprio in concomitanza del Natale e i cristiani temono che le manifestazioni possano disturbare le festività natalizie e creare disordini. Più a Sud, sulla costa occidentale dell’India, a Goa, il Natale sarà immerso nella devozione e nella preghiera. Celebrando il mistero dell’Incarnazione, migliaia di pellegrini ricorderanno San Francesco Saverio, il Santo che ha diffuso il messaggio di Gesù Cristo in India. Si prospetta invece un Natale di grande gioia e di festa nell’estremo Sud del subcontinente: nello stato del Tamil Nadu, nella città di Chennai, è stata riaperta la Basilica di San Tommaso, una delle più antiche al mondo, costruita sulla tomba dell’apostolo che per primo giunse in India, intorno al 40 d.C, per portare l’annuncio del Vangelo. (I.I.)

 

 

CELEBRAZIONE EUCARISTICA E SCAMBIO DI AUGURI ALLA RADIO VATICANA

IN VISTA DEL SANTO NATALE

 

CITTA’ DEL VATICANO. = “Dio è tra noi anche se non ce ne accorgiamo”, anche nei momenti più drammatici della storia e della nostra vita. Lo ha detto padre Laurence Dominik nell’omelia della Santa Messa celebrata nella cappella dell’Annunciazione della Radio Vaticana in vista del Santo Natale. Dopo la celebrazione eucaristica, il tradizionale scambio di auguri tra tutti i dipendenti. Molti hanno portato prodotti tipici dei propri Paesi che sono stati messi in comune e consumati in un clima di gioia e di fraternità. (I.I.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 dicembre 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

Un soldato americano, un poliziotto iracheno e tre civili sono le vittime della violenza nelle ultime ore in Iraq. Il nostro servizio:

 

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Una moschea ad ovest di Baghdad “è stata il bersaglio di colpi di artiglieria che hanno ucciso tre civili e ferito altri tre”. “Quasi nello stesso momento un altro proiettile è esploso davanti a un posto di polizia del quartiere Mansur, sempre nella parte ovest della capitale, uccidendo un agente e ferendo gravemente un altro”. Si tratta del terzo attacco in pochi giorni contro questo posto di polizia. E c’è da riferire anche che ieri sera un ufficiale di polizia era stato ucciso da colpi d’arma da fuoco a Baquba, mentre un capo tribale era morto nelle stesse circostanze presso Tikrit. Intanto, in una serie di raid effettuati a sud di Baghdad, reparti di marines affiancati da forze irachene hanno arrestato 43 uomini sospettati di far parte della guerriglia. Sulla liberazione di Christian Chesnot e Georges Malbrunot, detenuti per quattro mesi in Iraq, torna il ministro degli esteri, Barnier, sottolineando che è stata “un’operazione condotta dai servizi francesi”. Ieri, al loro arrivo all’aeroporto militare di Villacoublay, a pochi chilometri da Parigi, i due giornalisti hanno fra l’altro confermato di essere stati detenuti dall’Esercito islamico in Iraq in diverse case, fra le quali un casolare dove c’era anche il giornalista italiano, Enzo Baldoni, che è stato ucciso. 

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Almeno 20 persone sono morte per un’improvvisa esplosione mentre cercavano di sottrarre del greggio da un oleodotto presso Lagos, la capitale economica della Nigeria. Intanto le compagnie Shell e Chevron Texaco hanno annunciato la sospensione dell’esportazione giornaliera di 134 mila barili di petrolio a causa di violenze da parte delle comunità locali.

 

La Nigeria è il primo produttore di petrolio in Africa e il quinto esportatore del mondo ma, nonostante ciò, i tre quarti dei 130 milioni di nigeriani vivono con meno di un dollaro al giorno. Diverse volte, per il risentimento contro le compagnie che sfruttano le loro terre, le comunità locali hanno manifestato, compiuto sabotaggi ed esercitato violenze contro il personale delle compagnie. Il sabotaggio che ha provocato l'esplosione dell’oleodotto, appartenente all’azienda nazionale NNPC, è avvenuto ieri notte vicino a Ilado, un villaggio di pescatori.

 

Si sono aperti i seggi stamattina per le elezioni municipali in alcune zone della Cisgiordania, le prime dopo 28 anni, che rappresentano anche un test importante per le presidenziali del prossimo mese con le quali si dovrà scegliere il successore di Yasser Arafat. Intanto, nel sud della Striscia di Gaza, tre palestinesi sono rimasti uccisi. Sull’appuntamento elettorale, il servizio di Massimiliano Menichetti:

 

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Più di 140.000 elettori devono scegliere fra 886 candidati, fra cui 139 donne, in 26 comuni: la città di Gerico e altre 25 località minori. Il movimento radicale islamico Hamas, che boicottò le prime elezioni generali palestinesi nel 1996 e che boicotterà le elezioni presidenziali del prossimo 9 gennaio, partecipa invece in questa consultazione con propri candidati. Una consultazione analoga nella Striscia di Gaza è stata rimandata al 27 gennaio a causa delle violenze che hanno impedito le operazioni di registrazione. Anche la notte scorsa almeno sei proiettili di mortaio sparati da palestinesi sono caduti nella colonia ebraica di Netzer Hazani, nel sud della Striscia, senza comunque fare vittime. Intanto, si pronuncia il ministro degli Esteri francese, Barnier, a proposito della conferenza internazionale sul Medio Oriente che Londra vuole organizzare nel 2005: assicura il sostegno della Francia definendola “una buona iniziativa, una tappa utile, un’importante proposta in un momento nevralgico”.

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Nuovi blocchi stradali a Kathmandu, in Nepal. I guerriglieri maoisti sono tornati in azione nella capitale, dando alle fiamme 18 camion e paralizzando il traffico. I combattenti hanno chiuso gli accessi nord e ovest della città per protestare contro l’arresto di alcuni loro compagni da parte delle forze governative. Nel mese di agosto i maoisti avevano scelto la stessa tecnica per fare ostruzionismo nei confronti della monarchia del Paese asiatico, che da anni tentano di rovesciare.

 

“Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU deve fare una revisione” delle proprie politiche sul Sudan, perché al momento l’approccio del Palazzo di Vetro “non funziona”. È il monito del segretario generale dell’ONU, Annan, che ha respinto per ora l’appello americano a compiere una nuova missione nella regione sudanese del Darfur, martoriata da un sanguinoso conflitto interetnico.

 

Una organizzazione di studenti birmana ha rivendicato oggi il recente attentato contro un ristorante turistico a Yangon (ex Rangoon) e ha minacciato che altri ne seguiranno se la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non verrà liberata. Il comunicato della rivendicazione era firmato dai ‘Vigorosi guerrieri’, un gruppo militante di studenti già autore di un sequestro all'ambasciata birmana di Bangkok cinque anni fa. Nell’attentato al ristorante una persona è rimasta ferita leggermente.

 

Il presidente Putin ha tenuto oggi la tradizionale conferenza stampa di fine anno al Cremlino, dinanzi a 700 tra giornalisti russi e stranieri, sottolineando “le tendenze positive” dell’economia russa, per parlare poi di terrorismo e di altre questioni internazionali. Il servizio di Roberto Piermarini:

 

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“Certo non è ancora abbastanza, ma le tendenze sono positive”: così Putin ha aperto la sua relazione su vari aspetti dell’economia interna per poi passare a individuare l’impegno prioritario della “lotta contro il terrorismo”, a conclusione di un anno che per la Russia - ha sottolineato - è stato segnato dalla strage di innocenti nella scuola di Beslan, nella regione caucasica dell’Ossezia del Nord. Ma Putin, nella conferenza stampa, ha passato in rassegna non solo le vicende politiche interne ma anche quelle internazionali del 2004. Ha parlato di “un anno difficile” a livello internazionale e ha citato tra le altre le crisi in Medio Oriente e in Iraq. E a questo proposito ha espresso “seri dubbi sullo svolgimento di elezioni democratiche in Iraq, in condizioni di occupazione militare”. Quanto alla Russia, ha affermato di ritenere che il bilancio politico degli ultimi 12 mesi autorizzi a “mettere il segno più”. Però, si è poi ricordato che “non si può dimenticare che c’è stata Beslan”. Sul piano delle relazioni estere, il presidente russo ha ribadito di essere fiducioso di poter avere “buoni rapporti” anche con il leader dell’opposizione filo-occidentale ucraina Viktor Yushchenko, favorito per il ballottaggio presidenziale bis di Santo Stefano dopo l’annullamento per brogli del voto del 21 novembre favorevole al filorusso Viktor Yanukovic. Putin ha assicurato, dunque, che la Russia accetterà qualsiasi scelta, ripetendo però le perplessità del Cremlino sulle procedure legali dello scrutinio. Infine, una considerazione di carattere personale: il presidente russo ha confermato oggi di non ambire a un terzo mandato al Cremlino, dopo l’attuale che scadrà nel 2008. In base alla Costituzione russa il presidente non può concorrere per più di due mandati consecutivi, ma in teoria Putin, dopo un’interruzione tra il 2008 e il 2012, potrebbe ripresentarsi.

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E a proposito dell’Ucraina, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana, si è detto “fiducioso che tutte le parti assicureranno che il voto sarà libero, equo e trasparente”, riferendosi alla ripetizione del ballottaggio delle presidenziali previsto per il 26 dicembre in Ucraina. “La popolazione di questo Paese – ha affermato Solana in una dichiarazione – ha invocato questo chiaramente e apertamente nelle ultime settimane”. Secondo Solana “il voto di domenica è di primaria importanza per l’Ucraina” e l’UE insieme al resto della comunità internazionale “è fortemente impegnata nel sostenere l’Ucraina in questo momento critico”. “Un gran numero di osservatori da Paesi dell’UE – ha spiegato Solana – partecipano alla missione di osservatori internazionali del voto guidata dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE)”. “Il modo con il quale i processo elettorale è condotto stabilirà la cornice per le future relazioni fra Ucraina e l’UE”, ha sottolineato Solana.

La Cina deve prepararsi per il prossimo anno a una siccità che potrebbe rivelarsi terribile, con gravi ripercussioni sulla produzione di cereali e l’approvvigionamento di acqua. Lo ha reso noto il governo cinese. Il ministro delle Risorse acquatiche, Wang Shucheng, ha esortato le autorità competenti ad attuare qualsiasi misura per limitare la catastrofe annunciata e per mantenere l’attuale livello dei serbatoi. “D’ora in poi, occorre adottare tutte le misure possibili per preservare l’acqua”, ha dichiarato il ministro al “China Daily”. “La mancanza d’acqua nel Nord del Paese è già allarmante e dobbiamo essere pronti a un peggioramento della situazione nel 2005”, ha aggiunto Wang.

 

 

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