RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
343 - Testo della trasmissione di mercoledì 8 dicembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il
dogma tra storia e teologia: intervista con mons. Brunero Gherardini
Grande affluenza
ieri sera per il Concerto dell’Immacolata all’Aula Paolo VI
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Attentati a Baghdad e Ramadi. Le elezioni di gennaio scaglionate su 15 o 20 giorni
In Ucraina il parlamento ha approvato riforme costituzionali ed emendamenti alla legge sulle elezioni.
8 dicembre 2004
PACE E SALVEZZA PER TUTTE LE GENTI E UN PENSIERO
PARTICOLARE
PER IL POPOLO IRACHENO: IL PAPA, RICORDANDO IL
“MIRABILE DOGMA” DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, AFFIDA L’UMANITA’ TUTTA A MARIA
Pace e salvezza per tutte le
genti e un pensiero particolare per il popolo iracheno: il Papa ricordando il “Mirabile dogma”
dell’Immacolata Concezione invita tutti a guardare alla Vergine Maria come
“inizio della Chiesa, Sposa di Cristo senza ruga e senza macchia, splendente di
bellezza …, avvocata di grazia e modello di santità”. Nella solenne Messa e poi
all’Angelus, Giovanni Paolo II torna con la mente a 150 anni fa, all’8 dicembre
1854, quando il beato Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata nella
stessa Basilica vaticana. Il servizio è
di Fausta Speranza:
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Giovanni Paolo II ricorda che da
sempre Dio ha qualificato la vergine “Piena di grazia”. Con questo appellativo,
infatti, secondo l’originale greco del Vangelo di Luca, l’Angelo si è rivolto a
Maria. A Lei, dunque, il Papa affida l’umanità:
“Sii Tu, ancora, ad ottenere pace e salvezza per tutte le genti”.
“L’eterno Padre, che Ti ha voluta Madre immacolata del Redentore –
aggiunge il Papa – rinnovi anche nel nostro tempo, per mezzo tuo, i prodigi del
suo amore misericordioso.” E proprio alla concretezza del nostro tempo il Papa
pensa quando, all’Angelus, ricorda che ieri sera, a Mossul, in Iraq, sono stati
distrutti una chiesa armeno-cattolica e l’arcivescovado caldeo. Ed esprime la
sua spirituale vicinanza ai fedeli, sconvolti dall’attentato:
“Supplico il Signore, per intercessione della Vergine Immacolata,
affinché il caro popolo iracheno possa finalmente conoscere un tempo di
riconciliazione e di pace.”
L’Immacolata – afferma Giovanni
Paolo II – è segno di speranza per tutti i viventi. E spiega bene perché: la
predestinazione di Maria è relativa alla predestinazione del Figlio. Cristo è
quella “stirpe” che avrebbe “schiacciato la testa” all’antico serpente, secondo
il Libro della Genesi; è l’Agnello “senza macchia” immolato per redimere
l’umanità dal peccato. In previsione,
dunque, della morte salvifica di Cristo, Maria, sua Madre, è stata preservata
dal peccato originale e da ogni altro peccato. E il suo “sì” all’annuncio
dell’Angelo si colloca nel concreto della nostra condizione terrena. Maria è
già ciò che tutta la Chiesa desidera e spera di essere. E’ l’icona escatologica
della Chiesa.
L’Immacolata Concezione –
aggiunge – “appare come un faro di luce per l’umanità di ogni tempo. All’inizio
del terzo millennio – aggiunge – illumina particolarmente il cammino della
Chiesa impegnata nella nuova evangelizzazione”. E il Papa, ricordando l’appuntamento
nel pomeriggio con il tradizionale omaggio a Maria in Piazza di Spagna,
assicura di affidare alla Madre di Dio la città di Roma e il mondo intero.
Ricordiamo che la cerimonia
dell’Omaggio del Papa alla statua dell’Imma-colata sarà trasmessa dalla nostra
emittente a partire dalle 16.00 sulle onde medie di 585 Khz e sulla modulazione
di frequenza di 105 Mhz.
In questa Solennità, saluto
particolare del Papa agli esponenti delle Società Mariologiche Nazionali, che
hanno preso parte al Congresso Mariologico Mariano Internazionale, organizzato
dalla Pontificia Accademia Mariana.
E un saluto “in modo speciale”
al cardinale Camillo Ruini, “al quale – afferma Giovanni Paolo II – rinnovo gli
auguri più cordiali per il suo giubileo sacerdotale, esprimendogli tutta la mia
gratitudine per il servizio, che con generosa dedizione ha reso e continua a rendere
alla Chiesa come mio Vicario Generale per la diocesi di Roma e come presidente
della Conferenza episcopale italiana”.
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IL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE TRA STORIA E
TEOLOGIA
- Intervista con mons. Brunero Gherardini -
Per
capire in quale contesto maturò la decisione di riconoscere il dogma
dell’Immacolata, Giovanni Peduto ha intervistato il postulatore della Causa di
Canonizzazione di Papa Pio IX, mons. Brunero Gherardini:
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R. –
Nel 1800 la definibilità dell’Immacolata era nella coscienza cattolica. Le difficoltà
provenivano dalla situazione politica più che dall’opposizione teologica.
L’Illuminismo aveva prodotto i suoi nefasti effetti: la Rivoluzione francese ed
una Chiesa nazionale in Francia, dove si giunse perfino all’imprigionamento di
un Papa, Pio VI; idee libertarie nella Spagna di Carlo III, Spagna che s’accanì
contro i gesuiti e li espulse; una pseudo riforma della Chiesa da parte di
Giuseppe II d’Austria, che della Chiesa fu un sovvertitore; lo spadroneggiamento
di Napoleone in Italia, dove, solo nel 1814, il Papa Pio VII, eletto a Venezia
nel 1800, poté fare ritorno a Roma. S’iniziò allora una restaurazione
cattolica, di cui promotori furono Pontefici, Santi e la Madonna stessa che
costellò d’apparizioni tutto l’800. In questo clima si innesta il dogma proclamato
da Pio IX l’8 dicembre del 1854.
D. –
Come fu accolto, all’epoca, il dogma?
R. –
Eccezion fatta per un’insignificante opposizione cattolica (l’Abbé Guetée,
Thomas Braun, Ignazio Doellinger ed i “macolisti” pavesi) che s’aggiunse ad una
sporadica resistenza giansenista olandese, ortodossa e di due anglicani, il
Willerforce ed il Pusey, l’Immacolata Concezione fu accolta dovunque con
entusiasmo e gratitudine. Da allora s’inneggiò a Pio IX come al Papa
dell’Immacolata.
D. –
Come nacque in Pio IX la volontà di definire questo dogma?
R. –
La decisione di definire dogmaticamente l’Immacolata fu tra le primizie del suo
Pontificato, fin dal 1846. Ricordiamo la sua personale pietà e devozione. Fu da
sempre favorevole e, tuttavia, quando decise di definire il grande privilegio
mariano, non lo impose dall’alto ma lo corredò di tutti i supporti del caso:
pareri teologici, di capitoli, d’università e soprattutto dell’episcopato
cattolico. Creò varie commissioni di teologi e di cardinali, dispose che fosse
redatta la Bolla di promulgazione nella maniera migliore. La fece rivedere e la
rivide egli stesso più volte e nacque, alla fine di tutto questo lavoro, la “Ineffabilis
Deus” con cui, nella solennità della Basilica di San Pietro, promulgò il nuovo
dogma.
D. –
Perché questo dogma solo nel 1854?
R. –
Per chi giudica la storia alla luce della fede, c’è una sola risposta: “Perché
Dio così dispose”. Attorno a tale disposizione, si scoprono tante cause, di
tempo, di luogo, di persone. Cause che rientrano in ultima analisi nel progetto
di Dio. Per chi non ha fede, qualunque risposta, anche la più plausibile,
potrebbe essere discutibile. Io non ho dubbi: Dio rispose con Pio IX ed in
particolare con il dogma dell’Immacolata Concezione al laicismo che imperversava.
D. –
Ci fu qualche teologo che s’oppose a Pio IX?
R. –
In passato, sì. Tutta una tradizione contraria all’Immacolata, quella tomista,
si opponeva alla tradizione favorevole, quella scotista. ‘Antimmacolisti’ erano
stati Erasmo da Rotterdam e Ludovico Muratori. Un’opposizione coeva al dogma,
pur tenendo conto delle già ricordate e pochissime eccezioni, non ci fu. Solo
nella seconda metà del secolo ventesimo, più che un’opposizione, si ebbe una
reinterpretazione naturalistica del dogma, su basi positiviste e razionaliste.
D. –
Quale fu la spiritualità mariana di Pio IX?
R. –
Fu una spiritualità intensa e semplice, intessuta di sana dottrina e di calore,
di tenerezza, di rifugio e d’abbandono filiale. Per questo, quando Pio IX
parlava di Maria, incantava.
D. –
Che cosa significò nella vita di Papa Mastai Ferretti l’aver proclamato il dogma
dell’Immacolata?
R. –
Si sentì sempre profondamente toccato dal gesto da lui compiuto come strumento
della Divina Provvidenza, che parve suggellarne l’autocoscienza, già così
limpida, con le apparizioni di Lourdes (dall’11 febbraio al 16 luglio del
1858). L’Immacolata, inoltre, fu per lui un forte richiamo al primato dello
spirito e del soprannaturale, di fronte al serpeggiare degli errori che sarebbero
presto confluiti nel modernismo. Si può dire che con il suo dogma sfidò il
laicismo e promosse una devozione mariana in stretto collegamento con la
cristologia e la dottrina della Redenzione, nonché una pietà antigiansenista di
cui vedeva urgente il bisogno. L’Immacolata fu insomma una gloria del suo
Pontificato.
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GRANDE AFFLUENZA IERI SERA PER IL CONCERTO
DELL’IMMACOLATA ALL’AULA PAOLO VI, ORGANIZZATO DALLA POSTULAZIONE PER LA
CANONIZZAZIONE DEL BEATO PIO IX,
CON LA
FONDAZIONE PRO MUSICA E ARTE SACRA E L’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE
AMICI
DELLA MUSICA SACRA, E TRASMESSO IN DIRETTA DALLA RADIO VATICANA
-
Servizio di A.V. -
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Una
grande Festa popolare. Così la pensò 150 anni fa Papa Pio IX nel proclamare il
dogma dell’Immacolata Concezione e così ieri sera è stato il concerto
commemorativo in Vaticano, aperto al pubblico, che è accorso abbracciando
piazza San Pietro in una lunga coda di persone che ha gremito l’Aula Paolo VI.
Di richiamo, fra gli interpreti,
anche il nome del celebre soprano spagnolo Montserrat Caballé, che però
infortunata è stata ben sostituita da Lucia Aliberti, voce solista nelle due
note “Ave Maria” di Giuseppe Verdi e Charles Gounod. Diretti da mons. Pablo
Colino, i Cori dell’Accademia Filarmonica Romana e della Cappella Giulia hanno
reso omaggio alla Madonna attraverso le liriche più conosciute, partendo
dall’inno gregoriano, mentre segnaliamo la voce dolcissima di Ilaria Galgani
per “L’estasi di Maria” di Massenet, autore anche dell’opera “Le jongleur de
la Vierge” presentata a Roma per il Giubileo. Ma la ricerca musicale di
Colino fra manoscritti in biblioteche e pievi ha riportato alla luce anche
compositori religiosi come il trentino Mitterer, Domenico Mustafà, Giovan
Battista Grifoni, Domenico Silveri, che misero in musica la loro ammirazione
per il contemporaneo Pio IX, in compagnia addirittura di Gioacchino Rossini,
che per il Pontefice oggi Beato compose un sontuoso Inno.
Giovanni Paolo II,
“spiritualmente presente” ha voluto indirizzare il suo saluto ai partecipanti,
auspicando che la musica suscitasse autentica devozione. Il cardinale Francesco
Marchisano, arciprete della Basilica di San Pietro, ha impresso il suo alto
patrocinio alla manifestazione, testimonianza di fede e partecipazione al
sentimento mariano che vive da sempre nei fedeli, negli artisti come nelle
persone semplici.
Per La Radio Vaticana, A.V..
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GIOVANNI PAOLO II HA ESPRESSO LA SUA RICONOSCENZA
AL CARDINALE RUINI
IN OCCASIONE DEL 50. ESIMO DI SACERDOZIO
DEL VICARIO PER LA DIOCESI DI ROMA,
CON UNA
LETTERA INVIATA IERI PER I FESTEGGIAMENTI
ORGANIZZATI DALLA DIOCESI
Oltre al saluto particolare rivolto
dal Papa al cardinale Ruini stamane, alla Messa, Giovanni Paolo II ha espresso
la sua riconoscenza all’attuale vicario per la diocesi di Roma in occasione del
50. esimo di sacerdozio, con una lettera inviata ieri per i festeggiamenti organizzati
dalla diocesi. Ha partecipato per noi Amedeo Lomonaco:
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La Chiesa, il Papa, la famiglia:
sono i riferimenti della vita pastorale del cardinale Ruini, per i quali il
porporato ha epsresso sentimenti di gratitudine:
“Il sentimento più forte e immediato è certamente quello della
gratitudine per il dono di poter essere vicino ad un uomo così grande e così
santo come il nostro Papa. Speciale gratitudine va ai miei genitori, alla
diocesi di Reggio Emilia e alla parrocchia di Sassuolo, in cui sono stato generato
alla fede ed è spuntata la mia vocazione”.
Il vicario del Papa per la
diocesi di Roma ha poi esortato i fedeli ad amare la Chiesa e ad amare meglio
l’arte della preghiera cristiana, l’arte di lasciare che Dio entri nella nostra
vita per cambiarci e renderci più capaci di amare. Per questo giubileo
sacerdotale, Giovanni Paolo II ha inviato al cardinale un prezioso calice,
usato durante la celebrazione dell’Eucaristia, e un messaggio letto dal sostituto
della Segreteria di Stato, arcivescovo Leonardo Sandri.
Nella Lettera, il Papa ha
espresso grande riconoscenza al porporato perché ha saputo alzare chiara e
coraggiosa la voce in anni segnati da grandi cambiamenti sociali e culturali in
Italia e nel mondo. La diocesi romana ha inoltre donato al cardinale un’antica
statua di San Giuseppe, che è stata collocata nell’arcibasilica lateranense.
Negli ultimi anni il porporato ha impegnato la Chiesa italiana su molteplici
temi, quali il Progetto culturale dei cattolici nella società, il dialogo con i
mondi secolari della scienza, dell’economia e della cultura e il rapporto tra
antropologia e cristologia. Secondo il cardinale Ruini, la Chiesa italiana è
chiamata ad inserirsi nella modernità senza rifiutarla in blocco. E’ questa una
sfida da condurre in molteplici ambiti, come quelli della vita concreta,
dell’impegno intellettuale e della santità, per promuovere un cristianesimo
testimoniato e missionario.
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“LA FAMIGLIA E’ LA CELLULA
FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA SICUREZZA E DELLO
SVILUPPO E VA RISCOPERTA E RICONOSCIUTA A TUTTI
I LIVELLI ISTITUZIONALI”. COSI’,
L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
NUNZIO APOSTOLICO E OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI
UNITE, ALLA 59.MA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, RIUNITASI LUNEDI’ A NEW YORK
La famiglia svolge un ruolo insostituibile nel raggiungimento
della sicurezza e dello sviluppo ed è quindi necessaria un’efficace politica
familiare che la promuova e la tuteli. Questo, secondo l’arcivescovo Celestino
Migliore, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede presso le
Nazioni Unite, alla 59.ma Assemblea Generale dell’ONU, riunitasi lunedì in
occasione del decimo anniversario dell’Anno internazionale della famiglia.
I dibattiti e i programmi dell’Organizzazione – ha spiegato – si
concentrano su “un ampio concetto di sicurezza”, che comprende le “minacce
dure”, come il terrorismo e le armi di distruzione di massa, e quelle
“leggere”, come la disoccupazione, lo sfruttamento di donne e bambini, lo
scarso accesso ai servizi sanitari e la povertà. In questo contesto – ha
proseguito l’arcivescovo – la delegazione della Santa Sede “vorrebbe offrire il
suo sostegno alla famiglia, cellula fondamentale della società per il
raggiungimento della sicurezza e dello sviluppo”.
Essa, intesa come “unione stabile e duratura tra un uomo ed una
donna”, è in primo luogo “il modo più naturale e più adatto per assicurare la
procreazione e quindi il rinnovamento delle generazioni”. Per questo, “deve
essere riscoperta e riconosciuta a tutti i livelli istituzionali”. Una politica
familiare dovrebbe essere “completamente separata” e “promuovere un modello che
almeno non penalizzi chi desidera avere figli”. Oltre a questo, è necessaria
“una giusta compensazione dei costi legati all’istruzione ed un reale riconoscimento
del lavoro domestico”. Il terzo elemento richiesto è “un’azione a lungo
termine, basata su criteri di giustizia e di efficacia, perché la famiglia è un
investimento per il domani”. (R.M.)
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8 dicembre 2004
LA FAME NEL MONDO COLPISCE 852 MILIONI DI PERSONE:
PRESENTATO A ROMA IL RAPPORTO
FAO
SULLA “SITUAZIONE MONDIALE
DELL’INSICUREZZA ALIMENTARE 2004”
- Servizio di Eugenio Bonanata -
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La fame e la malnutrizione causano enormi sofferenze, uccidono ogni anno
più di 5 milioni di bambini e costano ai Paesi in via di sviluppo miliardi di
dollari in termini di perdita di produttività e di reddito nazionale. Ad
affermarlo è il Rapporto annuale della FAO sulla fame nel mondo, “La situazione
mondiale dell’insicurezza alimentare 2004” presentato stamani a Roma.
Secondo il Rapporto, nel biennio 2000-2002, sono 850 milioni le persone
che soffrono la fame, 18 milioni in più rispetto alla metà degli anni Novanta. Di
questi, la stragrande maggioranza si trova nei Paesi in via di sviluppo. Un
dato che rende difficile la realizzazione degli obiettivi stabiliti dal Vertice
mondiale, di ridurre della metà il numero di coloro che soffrono la fame entro
il 2005. Tuttavia, non mancano segnali di speranza: dagli anni Novanta –
afferma il Rapporto – più di 30 Paesi in via di sviluppo hanno ridotto di
almeno il 25 per cento la proporzione dei sottonutriti. Secondo il Rapporto, è
ampiamente provato che un progresso rapido possa essere ottenuto attuando una
duplice strategia, che combatta sia le cause che le conseguenze della povertà e
della fame estrema.
Il primo approccio comprende interventi che aumentino la disponibilità di
cibo ed i redditi dei poveri, incrementando le loro attività produttive; il
secondo approccio mette in evidenza programmi mirati che diano alle famiglie
più bisognose l’accesso immediato e diretto all’alimentazione. Secondo il
vicedirettore generale del Dipartimento economico e sociale della FAO, de Haen,
si sa abbastanza circa i modi con cui si può porre fine a questa piaga ed ora è
il tempo di afferrare l’opportunità di arrivare a questo obiettivo. Ha concluso:
“E’ una questione di volontà politica e di priorità”.
Dal Palazzo della FAO, per la Radio Vaticana, Eugenio Bonanata.
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IL LAICISMO RADICALE
PUÒ DISTRUGGERE L’UMANESIMO:
COSI’ IL CARDINALE RATZINGER, PREFETTO DELLA
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, INTERVENENDO, NEI GIORNI SCORSI, AD
UN CONVEGNO A ROMA
- Intervista con Alberto Melloni –
Il laicismo radicale può
distruggere l’umanesimo: è quanto ha detto il cardinale Jozef Ratzinger,
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, intervenendo, nei
giorni scorsi, ad un convegno a Roma. Il laicismo radicale – ha ripetuto – non
solo si oppone alla Chiesa ma soprattutto ne travisa gli insegnamenti. Accanto
al rischio che tutto ciò rappresenta, però viviamo anche un momento in cui ci
sono molti settori laici che cercano un dialogo per aiutare a far crescere una
nuova identità europea. Fabio Colagrande ha intervistato lo storico della
Chiesa, Alberto Melloni:
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R. – C’è stato un lungo periodo
nel quale l’anticlericalismo e la convinzione che l’esperienza religiosa fosse
un freno per lo sviluppo delle società europee ha sicuramente dominato e non ha
portato una grande fortuna né alle Chiese, che si sono arroccate, né alle
società che non hanno trovato in quei momenti vie di progresso. Il rischio è
quello che ancora una volta l’esperienza religiosa e l’esperienza di fede
nell’Europa contemporanea perda quello che è il proprio senso più profondo e
ridiventi argomento che divide la scena politica anziché essere un elemento che
arricchisce la società nel suo complesso.
D. – Sulla scia del Concilio
Vaticano II, come dovrebbe proseguire, secondo lei, il dialogo tra Chiesa e
mondo moderno?
R. – Dal Vaticano II,
Paolo VI inventò una formula, quella del dialogo, che ha rappresentato,
senz’altro, una lunga, grande prima fase con la quale il cristianesimo e il cattolicesimo
in particolare hanno smesso di guardare alla modernità come ad un nemico, ma
hanno imparato a giudicarla un ambiente nel quale annunciare il Vangelo. Con
Giovanni Paolo II è stato fatto ancora un ulteriore passo che è andato al di là
di questo: si è andati oltre il semplice dialogo e verso una prospettiva nuova
che è quella dell’incontro. Oggi mi sembra che sia su questo che si giocherà
molto del futuro sia delle Chiese che delle società in Europa. Se le Chiese
sanno essere un fattore che promuove la pace e non come una mediazione fra
tendenze ideologiche diverse, ma come il frutto più proprio che la comunione
cristiana è in grado di dare alla società, questo rappresenterà sicuramente un
certo tipo di futuro. Se le Chiese e le società accettano di pensare alla
religione come ad uno strumento con il quale vengono strumentalizzate in un
contesto in cui si manipolano le identità, allora tutto ciò rappresenta,
invece, uno scenario di guerre, che speriamo di non vedere!
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A PRISTINA UNA MOSTRA
PER FAVORIRE IL DIALOGO INTERETNICO,
ORGANIZZATA
DALLE NAZIONI UNITE
- Ai nostri microfoni, Izabella Karlowicz -
“Kosovo per tutti”. E’ un titolo che è anche una speranza, quello scelto
per una mostra di disegni dei bambini kosovari, promossa dall’Unmik, la
missione dell’ONU a Pristina. In Kosovo, dopo gli anni della guerra, gli alunni
albanesi e quelli di etnia serba frequentano ancora oggi scuole separate.
Questa iniziativa, dunque, vuole essere un segno di convivenza possibile. I
disegni più belli saranno selezionati per un calendario, ma in questo caso non
ci sono vinti e vincitori, perché tutti i kosovari, bambini e non, hanno tutto
da guadagnare nel dialogo e rispetto reciproco. Per capire com’è nata l’idea di
questa mostra, Alessandro Gisotti ha intervistato Izabella Karlowicz, portavoce
della missione ONU in Kosovo:
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R. – Devo dire che la risposta è
stata sorprendente. Non credevamo che tutte le scuole di tutte le etnie
avrebbero partecipato con così tanto entusiasmo. Noi abbiamo selezionato attraverso
una lotteria, fra oltre 800 scuole, 37 istituti rappresentanti di ogni
municipalità kosovara. Questo ci ha garantito la partecipazione delle scuole
non solo albanesi e serbe, ma anche turche, bosniache, etc.
D. – Quali sono le cose che più
vi hanno colpito? Ci sono delle differenze sostanziali tra i disegni fatti da
bambini albanesi e quelli di etnia serba?
R. – Forse la cosa che colpisce di più sono le scene che veramente
riflettono la realtà in Kosovo, quindi la presenza militare. Ci sono disegni
che fanno vedere chiaramente che la presenza militare non è gradita, che nel
Kosovo del futuro non ci dovrebbero essere carri armati. D’altra parte, ci sono
sì le scene delle case distrutte, delle case in fiamme, del filo spinato
attorno alle chiese ortodosse, ed è sicuramente molto triste, però quello che
incoraggia moltissimo è che ci sono tantissime scene di tutte le comunità che
condividono la vita insieme, che condividono il tempo attorno al focolare.
Abbiamo un uomo turco, un uomo albanese ed un uomo serbo che cantano attorno al
focolare. Si vede che c’è anche tanto desiderio di condividere la vita insieme.
D. – Questi bambini devono
essere anche educati al dialogo, alla pace, che forse non hanno conosciuto …
R. – Sì, i bambini dai 6 ai 12
anni, sono bambini che hanno vissuto tempi molto difficili. Il periodo peggiore
in Kosovo è iniziato nel ’90, come sappiamo, quando la comunità albanese per 10
anni non ha avuto diritto all’educazione, non ha avuto diritto alla partecipazione
nel giudiziario, non ha avuto alcun diritto. Poi, i ruoli si sono rovesciati.
Tutti i bambini sono stati colpiti da questa situazione, ma è chiaro il
desiderio di vivere insieme. E noi sicuramente faremo di tutto per aiutarli.
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IL TEATRO ALLA SCALA
RIAPRE I BATTENTI DOPO 30 MESI DI LAVORI.
GRANDE SUCCESSO IERI SERA PER “L’EUROPA
RICONOSCIUTA” DI SALIERI,
DIRETTA DAL MAESTRO RICCARDO MUTI
Dodici minuti di applausi hanno
suggellato ieri sera la riapertura del Teatro alla Scala di Milano. Il simbolo
mondiale della lirica, dopo 30 mesi di lavori, è stato riaperto al pubblico
portando in scena “L’Europa riconosciuta” di Salieri. La stessa composizione aveva
inaugurato il teatro nel lontano 3 agosto del 1778. La cronaca della serata da
Anna Menichetti:
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Trionfale
partenza della nuova Scala riconosciuta e ritrovata dopo quasi tre anni di restauri,
polemiche e tormenti, che comunque non hanno intaccato l’immagine di efficienza
e di perfezionismo della città di Milano che nel Piermarini si è sempre
riconosciuta.
Sala e foyer identici ripuliti e
appena ringiovaniti con un parquet di legno della platea e una ricercatissima
elaborazione tecnologica persino delle poltrone, che ha raffinato e perfezionato
il suono. Acustica eccellente che proprio per la scelta dell’opera di Salieri
ha avuto il sapore della sfida, riuscita e vittoriosa. Sì, perché un’opera del ‘700
è sempre un rischio per le orecchie: leggerissima nell’orchestrazione, scoperta
e pericolosa, con voci che svettano persino oltre il terribile fa#. Scelta
coraggiosa da parte di Riccardo Muti che ha portato gloria nella più difficile
delle imprese: Salieri è divenuto un prezioso Mozart con venature gluckiane e
sorrisi haydniani, l’orchestra è parsa una delicatissima piuma di sofisticata
eleganza e le voci si sono liberate agili e potenti fra gli stucchi e i velluti
rinnovati.
Trionfo e gloria anche per tutti
gli scaligeri, più volte citati e ringraziati da Muti per la collaborazione
generosa. Pizzi, affezionato ai suoi consumati rossi e grigi, ha dato il meglio
dell’eleganza nelle scene e i costumi. Luca Ronconi ha fatto del palcoscenico
la regina dello spettacolo. Immensa la nave del naufragio inizio atto,
suggestivo il tempio che si erge dall’abisso con gli oltre 40 cavalli che
scompaiono inghiottiti dal fondo della scena. Tutto ancora a mano o quasi, ma intanto
il palcoscenico è stato battezzato nella sua ampiezza.
Pubblico folto, elegante ma
sobrio: in palco reale il presidente del Consiglio Berlusconi. Festa colma di
calore, di gioia e soddisfazione per la riuscita di uno sforzo rischioso e –
oggi possiamo dire – davvero valido.
Da Milano, Anna Menichetti per la Radio Vaticana.
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8 dicembre 2004
L’EUCARISTIA È UNA “BOMBA D’AMORE” IN GRADO DI TRASFORMARE
IL MONDO.
E’ IL MESSAGGIO CENTRALE DEL SIMPOSIO TEOLOGICO SUL TEMA:
“L’EUCARISTIA NEL NUOVO MILLENNIO”, SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI A MUMBAI, IN
INDIA
MUMBAI. = L’Eucaristia è una “bomba d’amore” in grado di
trasformare il mondo. Lo ha detto mons. Bosco Penha, vescovo ausiliare di
Mumbai, durante il simposio teologico intitolato “L’Eucaristia nel nuovo
millennio”, svoltosi nei giorni scorsi nella capitale del Maharastra, in India,
e conclusosi con una celebrazione al Santuario di don Bosco. Aprendo i lavori
della conferenza, alla quale hanno partecipato 300 persone, il cardinale Ivan
Dias, arcivescovo di Mumbai, ha sottolineato la centralità e l’attrattiva del
Sacramento eucaristico per la vita dei non cattolici, ricordando che “in
America molti protestanti si stanno convertendo al cattolicesimo proprio grazie
all’Eucaristia”. Mons. Penha ha invece messo in risalto l’importanza di “non
lasciare Gesù in chiesa la domenica”, ma di portarlo nella quotidianità,
imparando a “diffondere questa ‘bomba d’amore’ che è l’Eucaristia”. Secondo il
presule, l’amore testimoniato dal mistero eucaristico può combattere il
materialismo e l’individualismo che percorrono la società contemporanea. Al convegno
era presente anche il nunzio apostolico in India e Nepal, mons. Pedro Lopez
Quintana, che ha definito l’Eucaristia il “ringraziamento per la manifestazione
dell’amore del Padre, che ha mandato suo Figlio a morire per l’uomo e a risorgere
per redimerlo”. Mons. Quintana ha poi incoraggiato i partecipanti a concentrarsi
sulla centralità dell’Eucaristia, evitando di “lasciarsi distrarre da cose secondarie”.
(R.M.)
C’È MOLTO DA DISIMPARARE, PERCHÉ
NON ESISTE UN SOLO ISLAM INCOMPATIBILE
CON LA DEMOCRAZIA, OSTILE ALLA
MODERNITÀ E AI DIRITTI DELLE DONNE.
COSI’, IL SEGRETARIO GENERALE
DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, AL SEMINARIO PROPOSTO DALL’ONU SUL TEMA: “FAR
FRONTE ALL’ISLAMOFOBIA: L’EDUCAZIONE
ALLA TOLLERANZA E ALLA
COMPRENSIONE”, SVOLTOSI IERI A NEW YORK
- A cura di Roberta
Moretti -
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NEW YORK. = C’è molto da
disimparare, perché non esiste un solo Islam, incompatibile con la democrazia,
ostile alla modernità e ai diritti delle donne. E’ il messaggio del segretario
generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al seminario proposto dall’ONU sul
tema: “Far fronte all’islamofobia: l’educazione alla tolleranza e alla
comprensione”, svoltosi ieri a New York. Per vincere l’intolleranza, il diritto
internazionale “non è che un punto di partenza”, secondo Annan. Infatti, “qualunque
strategia per combattere l’islamofobia deve partire dall’educazione, così che i
miti e le menzogne possano essere viste per quel che in realtà sono”. “C’è poi
un bisogno decisivo di leadership”, perché venga garantita l’applicazione delle
leggi “nella garanzia della non discriminazione”. Inoltre, “uno sguardo onesto
al fenomeno dell’islamofobia” non può prescindere dal “contesto politico”:
l’esperienza storica dei musulmani comprende infatti “il colonialismo e la
dominazione dell’Occidente, diretta e indiretta”. Secondo il segretario
generale dell’Onu, le reazioni dell’Islam a questi eventi devono essere
considerate come “reazioni politiche” e non come una rivolta “contro i valori
occidentali”. A conclusione del messaggio, Annan parla della “questione del
terrorismo e della violenza in nome dell’Islam”. Non è giusto, per lui,
etichettare tutti i musulmani a causa di pochi estremisti. Loro, però, “dovrebbero
farsi sentire, per isolare chi istiga e pratica la violenza”, perché – ha
concluso – “le soluzioni emergano soprattutto dal mondo islamico”.
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CRESCE LA VIOLENZA NELLA REPUBBLICA DOMINICANA
LEGATA
ALLA
CRIMINALITA’ ORGANIZZATA. PIU’ DI MILLE MORTI DALL’INIZIO DELL’ANNO.
LA
POLIZIA SI PREPARA PER L’OPERAZIONE “NATALE SICURO”
SANTO
DOMINGO. = Oltre 1.100
morti nei primi nove mesi dell’anno: è il triste bilancio dell’ondata di
violenza che ha investito la società dominicana. A renderlo noto, il capo della
polizia nazionale, il generale Manuel de Jesús Pérez, in una conferenza stampa
svoltasi nei giorni scorsi a Santo Domingo. La povertà, insieme con i forti
problemi d’ordine pubblico nella vicina Haiti, potrebbe essere una delle
principali cause di questa terribile ondata di violenza che, secondo il nunzio
apostolico, l’arcivescovo Timothy Broglio, provoca reclutamento di nuova “manovalanza”
tra le file della criminalità organizzata, che già gestisce il traffico di sostanze
stupefacenti, armi, esseri umani. Secondo il presule, l’unica soluzione per
mettere pacificamente un limite alle uccisioni è che le autorità nazionali
dominicane e gli imprenditori privati si impegnino a creare nuovi posti di
lavoro. Intanto, grazie all’operazione “Natale sicuro”, migliaia di poliziotti
e di agenti privati pattugliano le strade del Paese e il tratto di confine
Dajabón-Elías Piña, nell’est della Repubblica Dominicana. Nei prossimi giorni
le autorità hanno annunciato cambi ai vertici della polizia comunitaria,
sostituendo gli attuali comandanti con militari, per rendere più efficace
l’azione del corpo. (R.A.)
SBARCA A LIMA UNA MOSTRA
PER RICORDARE GLI ANNI DELLA GUERRA IN PERU’.
IN CIRCA 150 OPERE I
DRAMMI DEI ‘CAMPESINOS’
LIMA. = “Yuyarisun” (in lingua
indigena quechua, “stiamo ricordando”): è il titolo di una mostra dedicata alle
vittime di vent’anni di “guerra sporca” in Perú, che si apre oggi al Museo
nazionale di archeologia, antropologia e storia di Lima. Attraverso circa 150
opere, tra disegni, sculture, quadri e poesie, i ‘campesinos’ del dipartimento
di Ayacucho raccontano storie di massacri, esecuzioni sommarie, fughe di massa
in una delle regioni andine più colpite dalla violenza politica. “É molto più
che arte – ha detto il sociologo Sandro Venturo – è un appello al Paese,
affinché dica basta alla povertà e all’esclusione sociale che ancora oggi subiscono
i contadini di Ayacucho e di altri distretti”. In un romanzo dal titolo “Ya
nunca más” (“mai più”), l’autore, il ‘campesino’ Alfredo Yuyali scrive: “Oggi continuiamo
a lottare, non più contro il terrorismo, ma contro l’indifferenza e le diseguaglianze
di cui sono vittime i contadini”. Visitando la mostra, riferisce l’agenzia
Misna, sarà possibile anche ascoltare, suonate dal vivo, alcune canzoni in
spagnolo e quechua, composte da cantastorie andini. (B.C.)
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8
dicembre 2004
- A cura
di Salvatore Sabatino -
Fumata bianca nella crisi
ucraina: il parlamento di Kiev ha approvato stamattina un pacchetto
'anti-crisi' di riforme costituzionali assieme ad alcuni emendamenti alla legge
sulle elezioni del presidente. E’ stata sciolta, inoltre, la Commissione
elettorale centrale. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:
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La crisi ucraina trova una prima
soluzione politica: dopo lunghe consultazioni, la Rada ha approvato il
pacchetto “legge elettorale-riforma costituzionale”. 402 deputati hanno detto
“sì” su 446 presenti. I gruppi pro-presidenziali, quelli vicini al premier
Yanukovic, i socialisti e i comunisti hanno ottenuto due leggi di riforma
costituzionale; in cambio, l’opposizione riceve ulteriori modifiche alla legge
elettorale, tali da garantire un voto più trasparente al ballottaggio del 26
dicembre. Alla sessione era presente il capo dello Stato uscente, Kuchma, che
ha firmato immediatamente il pacchetto insieme con lo speaker della Rada,
Litvin. La riforma costituzionale, bloccata per mesi da opposti veti, trasferisce
numerosi poteri presidenziali all’esecutivo e alla Rada. I deputati scelgono
oggi anche i 15 membri della nuova commissione elettorale: 19 sono le
candidature. Servono 24 milioni di dollari per organizzare il ballottaggio. Il
procuratore generale si è intanto dimesso.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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La guerriglia irachena non dà
tregua. Con l’approssimarsi delle elezioni, fissate per gennaio, si
moltiplicano gli attacchi. Questa mattina ad essere preso di mira è stato un
mercato di Baghdad, dove una bomba ha causato almeno tre feriti. Il nostro
servizio:
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L’Iraq nella morsa della
guerriglia. Erano le 7.30 del mattino quando una bomba ha investito un mercato
della periferia occidentale di Baghdad. Molti i feriti, tra cui gli occupanti
di un autobus. Fonti mediche irachene parlano di almeno sei civili rimasti
coinvolti; notizia, questa, non confermata, però, dagli statunitensi. Un
centinaio di chilometri più a nord, a Samarra, alcuni guerriglieri hanno
attaccato un posto di polizia uccidendo cinque persone. Nella sparatoria ha
perso la vita anche un bambino, finito per sbaglio in mezzo al fuoco
incrociato. Una guerriglia spietata, dunque, martellante e sistematica, che
prepara attacchi multipli in tutto il Paese per rallentare le fasi preparative
delle elezioni di gennaio. A confermare la tattica della tensione anche la
distruzione, ieri, di due chiese cristiane a Mossul, come ricordato anche da
Giovanni Paolo II. A Baghdad, invece, sarebbe stato sventato un tentativo di
replicare la tragica presa di ostaggi di Beslan, con l'obiettivo di pretendere
il rinvio delle votazioni in cambio del rilascio delle studentesse di un liceo.
Nonostante tutto, però, il premier ad interim Iyad Allawi ha ribadito la determinazione
del governo provvisorio a rispettare la scadenza del 30 gennaio, anche se - ha
ammesso - le elezioni “saranno probabilmente scaglionate su 15 o 20 giorni”
nelle 18 province, “in modo da installare dispositivi di sicurezza adeguati”.
Intanto, sulla via del ritorno
dalla Francia, il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun ha effettuato una tappa a
sorpresa in Iraq per visitare il contingente nazionale. A Seul, il portavoce
presidenziale Lee Byung-wan ha spiegato ai giornalisti che la finalità della
visita è quella di "incoraggiare" i 3.600 sudcoreani schierati nella
regione di Arbil, nel Kurdistan. Il governo sudocreano ha chiesto al parlamento
di prolungare la missione di un anno, fino alla fine del 2005. La proposta ha
ottenuto oggi l'assenso della commissione difesa. In Iraq è giunto questa mattina
anche il ministro della difesa britannica, Geoff Hoon, che ha visitato il
contingente di Sua Maestà, dispiegato a Bassora, nel sud del Paese.
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In Arabia Saudita proseguono le
indagini sull’attacco di Al Qaeda contro il consolato statunitense di Gedda,
costato la vita a nove persone. Un gruppo islamico ha rivendicato l’incursione,
facendo sapere che si è trattato di una risposta all’attacco americano contro
Falluja. Intanto il Dipartimento di Stato americano, in una nota, ha comunicato
che quello di Gedda potrebbe essere seguito da altri attentati antiamericani
nella penisola arabica, mettendo in guardia i cittadini statunitensi dal
viaggiare nell'area.
Tensione alta anche nella
Striscia di Gaza, dove un palestinese è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco
sparati da soldati israeliani ai margini di Gaza City. A riferire la notizia
sono state stamani fonti mediche palestinesi. Il cadavere del giovane è stato
trovato in nottata nel quartiere di al Sejaiya, stesso luogo dove ieri due
militanti della Jihad islamica erano stati uccisi da un razzo lanciato da un
aereo israeliano.
Ancora un attentato in Kashmir.
Almeno 23 persone sono rimaste ferite nell'esplosione di una granata in un
affollato mercato di Anantnag, 55 km a sud di Srinagar, la capitale estiva del
Kashmir indiano. L'esplosione giunge mentre il presidente indiano, Abdul Kalam,
ha cominciato la sua visita nella contestata regione himalayana. In quindici
anni di rivolta, la guerriglia musulmana ha causato oltre 45 mila morti.
Nuovo test in Pakistan con un
missile balistico a media gittata, il secondo in dieci giorni. Il modello è in
grado di montare testate nucleari e di raggiungere obiettivi situati ad una
distanza di 700 chilometri dal punto di lancio. Il comunicato delle Forze
Armate dI Islamabad non specifica dove sia stato effettuato l'esperimento.
L'ultimo test pakistano di settore risaliva al 29 novembre.
Una quarantina di marines
statunitensi sono arrivati questa mattina nelle Filippine per portare soccorso
agli sfollati dopo il disastroso passaggio del tifone che la settimana scorsa
ha causato 1.500 fra morti e dispersi. La notizia è stata confermata dal
Pentagono. Questo primo scaglione di militari sarà raggiunto entro alcuni
giorni da 560 altri soldati americani.
Si riducono le speranze di un
accordo tra le principali formazioni politiche, lealisti e unionisti, per una
divisione del potere nell’Ulster. I primi ministri di Gran Bretagna e Irlanda,
Tony Blair e Bertie Ahern, sono attesi oggi a Belfast, dove cercheranno di
persuadere le due fazioni ad accettare di condividere il potere in seno al
governo e all'assemblea dell’Ulster.
L’Unione europea conferma “la
propria volontà politica di continuare a lavorare a favore di una sospensione
dell'embargo” sulla vendita delle armi alla Cina. Ad affermarlo un comunicato
congiunto reso noto al vertice UE-Cina in corso all'Aja. La nota sottolinea,
inoltre, che “da parte cinese”, la posizione europea è stata “accolta come un
segnale positivo”. Al vertice partecipa il premier cinese Wen Jibao.
Prosegue la visita di Stato in
Cina del presidente della Repubblica italiano, Carlo Azeglio Ciampi. Il capo
del Quirinale, è giunto a Shangai, dove ha incontrato una folta delegazione di
imprenditori italiani operanti nel Paese asiatico. I presenti sono stati
spronati a cogliere le nuove occasioni che si aprono per l'industria italiana
in Cina. “La situazione – ha riferito Ciampi - richiede capacità di muoversi in
modo sinergico”.
La fiducia nell’operato del
segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, è stata ribadita dai rappresentanti
dei 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza, durante un pranzo di lavoro con
il numero uno delle Nazioni Unite. Alcuni esponenti repubblicani del Congresso
degli Stati Uniti hanno avanzato richieste di dimissioni di Annan per gli
sviluppi dell’inchiesta sul programma per l'Iraq “petrolio in cambio di cibo”,
gestito dall’ONU e risultato viziato da episodi di corruzione di vasta portata.
Il presidente uscente del Niger
Mamadou Tandja è stato eletto per un secondo mandato di cinque anni. Nella
consultazione presidenziale svoltasi sabato scorso, ha infatti ottenuto il
65,53% dei voti, contro il 34,47% del candidato dell'opposizione Mahamadou
Isooufou. Secondo i risultati diffusi dai principali media locali, la
partecipazione al voto è stata del 44,97%.
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