RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 343 - Testo della trasmissione di mercoledì 8  dicembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pace e salvezza per tutte le genti e un pensiero particolare per il popolo iracheno: il Papa ricordando il “mirabile dogma” dell’Immacolata Concezione affida l’umanità tutta a Maria

 

Il dogma tra storia e teologia: intervista con mons. Brunero Gherardini

 

Grande affluenza ieri sera per il Concerto dell’Immacolata all’Aula Paolo VI

 

Giovanni Paolo II ha espresso la sua riconoscenza al cardinale Camillo Ruini in occasione del       50. esimo di sacerdozio anche con una lettera inviata ieri per i festeggiamenti organizzati dalla diocesi

 

“La famiglia è cellula fondamentale della società e va riscoperta”. Così l’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore della Santa Sede presso l’ONU, alla 59.ma assemblea generale.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il laicismo radicale può distruggere l’umanesimo: cosi’ il cardinale Ratzinger, intervenendo, nei giorni scorsi, ad un convegno a Roma: con noi il prof. Alberto Melloni

 

A Pristina una mostra per favorire il dialogo interetnico, organizzata dalle Nazioni Unite. Ai nostri microfoni, Izabella Karlowicz

 

Grande successo ieri sera per “L’Europa riconosciuta”, diretta da Riccardo Muti per la riapertura del Teatro “Alla Scala”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’Eucaristia è una “bomba d’amore” in grado di trasformare il mondo. E’ il messaggio del simposio teologico sul tema: “l’Eucaristia nel nuovo millennio”, svoltosi nei giorni scorsi a Mumbai, in India

 

C’è molto da disimparare, perché non esiste un solo Islam, incompatibile con la democrazia, ostile alla modernità e ai diritti delle donne. Così, Kofi Annan, al seminario Onu sul tema: “Far fronte all’islamofobia: l’educazione alla tolleranza e alla comprensione”, svoltosi ieri a New York

 

Cresce la violenza nella Repubblica Dominicana legata alla criminalità organizzata. Più di mille morti dall’inizio dell’anno. La polizia si prepara per l’operazione “Natale sicuro”

 

Sbarca a Lima una mostra per ricordare gli anni della guerra in Perù: in circa 150 opere i drammi dei ‘campesinos’.

 

24 ORE NEL MONDO:

Attentati a Baghdad e Ramadi. Le elezioni di gennaio scaglionate su 15 o 20 giorni

 

In Ucraina il parlamento ha approvato riforme costituzionali ed emendamenti alla legge sulle elezioni.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 dicembre 2004

 

PACE E SALVEZZA PER TUTTE LE GENTI E UN PENSIERO PARTICOLARE

PER IL POPOLO IRACHENO: IL PAPA, RICORDANDO IL “MIRABILE DOGMA” DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, AFFIDA L’UMANITA’ TUTTA A MARIA

 

Pace e salvezza per tutte le genti e un pensiero particolare per il popolo    iracheno: il Papa ricordando il “Mirabile dogma” dell’Immacolata Concezione invita tutti a guardare alla Vergine Maria come “inizio della Chiesa, Sposa di Cristo senza ruga e senza macchia, splendente di bellezza …, avvocata di grazia e modello di santità”. Nella solenne Messa e poi all’Angelus, Giovanni Paolo II torna con la mente a 150 anni fa, all’8 dicembre 1854, quando il beato Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata nella stessa  Basilica vaticana. Il servizio è di Fausta Speranza:

 

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Giovanni Paolo II ricorda che da sempre Dio ha qualificato la vergine “Piena di grazia”. Con questo appellativo, infatti, secondo l’originale greco del Vangelo di Luca, l’Angelo si è rivolto a Maria. A Lei, dunque, il Papa affida l’umanità:

 

“Sii Tu, ancora, ad ottenere pace e salvezza per tutte le genti”.

 

 “L’eterno Padre, che Ti ha voluta Madre immacolata del Redentore – aggiunge il Papa – rinnovi anche nel nostro tempo, per mezzo tuo, i prodigi del suo amore misericordioso.” E proprio alla concretezza del nostro tempo il Papa pensa quando, all’Angelus, ricorda che ieri sera, a Mossul, in Iraq, sono stati distrutti una chiesa armeno-cattolica e l’arcivescovado caldeo. Ed esprime la sua spirituale vicinanza ai fedeli, sconvolti dall’attentato:

 

“Supplico il Signore, per intercessione della Vergine Immacolata, affinché il caro popolo iracheno possa finalmente conoscere un tempo di riconciliazione e di pace.”

 

L’Immacolata – afferma Giovanni Paolo II – è segno di speranza per tutti i viventi. E spiega bene perché: la predestinazione di Maria è relativa alla predestinazione del Figlio. Cristo è quella “stirpe” che avrebbe “schiacciato la testa” all’antico serpente, secondo il Libro della Genesi; è l’Agnello “senza macchia” immolato per redimere l’umanità dal peccato.  In previsione, dunque, della morte salvifica di Cristo, Maria, sua Madre, è stata preservata dal peccato originale e da ogni altro peccato. E il suo “sì” all’annuncio dell’Angelo si colloca nel concreto della nostra condizione terrena. Maria è già ciò che tutta la Chiesa desidera e spera di essere. E’ l’icona escatologica della Chiesa.

        

L’Immacolata Concezione – aggiunge – “appare come un faro di luce per l’umanità di ogni tempo. All’inizio del terzo millennio – aggiunge – illumina particolarmente il cammino della Chiesa impegnata nella nuova evangelizzazione”. E il Papa, ricordando l’appuntamento nel pomeriggio con il tradizionale omaggio a Maria in Piazza di Spagna, assicura di affidare alla Madre di Dio la città di Roma e il mondo intero.

 

Ricordiamo che la cerimonia dell’Omaggio del Papa alla statua dell’Imma-colata sarà trasmessa dalla nostra emittente a partire dalle 16.00 sulle onde medie di 585 Khz e sulla modulazione di frequenza di 105 Mhz.

 

In questa Solennità, saluto particolare del Papa agli esponenti delle Società Mariologiche Nazionali, che hanno preso parte al Congresso Mariologico Mariano Internazionale, organizzato dalla Pontificia Accademia Mariana.

 

E un saluto “in modo speciale” al cardinale Camillo Ruini, “al quale – afferma Giovanni Paolo II – rinnovo gli auguri più cordiali per il suo giubileo sacerdotale, esprimendogli tutta la mia gratitudine per il servizio, che con generosa dedizione ha reso e continua a rendere alla Chiesa come mio Vicario Generale per la diocesi di Roma e come presidente della Conferenza episcopale italiana”.

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IL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE TRA STORIA E TEOLOGIA

- Intervista con mons. Brunero Gherardini -

 

Per capire in quale contesto maturò la decisione di riconoscere il dogma dell’Immacolata, Giovanni Peduto ha intervistato il postulatore della Causa di Canonizzazione di Papa Pio IX, mons. Brunero Gherardini:

 

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R. – Nel 1800 la definibilità dell’Immacolata era nella coscienza cattolica. Le difficoltà provenivano dalla situazione politica più che dall’opposizione teologica. L’Illuminismo aveva prodotto i suoi nefasti effetti: la Rivoluzione francese ed una Chiesa nazionale in Francia, dove si giunse perfino all’imprigionamento di un Papa, Pio VI; idee libertarie nella Spagna di Carlo III, Spagna che s’accanì contro i gesuiti e li espulse; una pseudo riforma della Chiesa da parte di Giuseppe II d’Austria, che della Chiesa fu un sovvertitore; lo spadroneggiamento di Napoleone in Italia, dove, solo nel 1814, il Papa Pio VII, eletto a Venezia nel 1800, poté fare ritorno a Roma. S’iniziò allora una restaurazione cattolica, di cui promotori furono Pontefici, Santi e la Madonna stessa che costellò d’apparizioni tutto l’800. In questo clima si innesta il dogma proclamato da Pio IX l’8 dicembre del 1854.

 

D. – Come fu accolto, all’epoca, il dogma?

 

R. – Eccezion fatta per un’insignificante opposizione cattolica (l’Abbé Guetée, Thomas Braun, Ignazio Doellinger ed i “macolisti” pavesi) che s’aggiunse ad una sporadica resistenza giansenista olandese, ortodossa e di due anglicani, il Willerforce ed il Pusey, l’Immacolata Concezione fu accolta dovunque con entusiasmo e gratitudine. Da allora s’inneggiò a Pio IX come al Papa dell’Immacolata.

 

D. – Come nacque in Pio IX la volontà di definire questo dogma?

 

R. – La decisione di definire dogmaticamente l’Immacolata fu tra le primizie del suo Pontificato, fin dal 1846. Ricordiamo la sua personale pietà e devozione. Fu da sempre favorevole e, tuttavia, quando decise di definire il grande privilegio mariano, non lo impose dall’alto ma lo corredò di tutti i supporti del caso: pareri teologici, di capitoli, d’università e soprattutto dell’episcopato cattolico. Creò varie commissioni di teologi e di cardinali, dispose che fosse redatta la Bolla di promulgazione nella maniera migliore. La fece rivedere e la rivide egli stesso più volte e nacque, alla fine di tutto questo lavoro, la “Ineffabilis Deus” con cui, nella solennità della Basilica di San Pietro, promulgò il nuovo dogma.

 

D. – Perché questo dogma solo nel 1854?

 

R. – Per chi giudica la storia alla luce della fede, c’è una sola risposta: “Perché Dio così dispose”. Attorno a tale disposizione, si scoprono tante cause, di tempo, di luogo, di persone. Cause che rientrano in ultima analisi nel progetto di Dio. Per chi non ha fede, qualunque risposta, anche la più plausibile, potrebbe essere discutibile. Io non ho dubbi: Dio rispose con Pio IX ed in particolare con il dogma dell’Immacolata Concezione al laicismo che imperversava.

 

D. – Ci fu qualche teologo che s’oppose a Pio IX?

 

R. – In passato, sì. Tutta una tradizione contraria all’Immacolata, quella tomista, si opponeva alla tradizione favorevole, quella scotista. ‘Antimmacolisti’ erano stati Erasmo da Rotterdam e Ludovico Muratori. Un’opposizione coeva al dogma, pur tenendo conto delle già ricordate e pochissime eccezioni, non ci fu. Solo nella seconda metà del secolo ventesimo, più che un’opposizione, si ebbe una reinterpretazione naturalistica del dogma, su basi positiviste e razionaliste.

 

D. – Quale fu la spiritualità mariana di Pio IX?

 

R. – Fu una spiritualità intensa e semplice, intessuta di sana dottrina e di calore, di tenerezza, di rifugio e d’abbandono filiale. Per questo, quando Pio IX parlava di Maria, incantava.

 

D. – Che cosa significò nella vita di Papa Mastai Ferretti l’aver proclamato il dogma dell’Immacolata?

 

R. – Si sentì sempre profondamente toccato dal gesto da lui compiuto come strumento della Divina Provvidenza, che parve suggellarne l’autocoscienza, già così limpida, con le apparizioni di Lourdes (dall’11 febbraio al 16 luglio del 1858). L’Immacolata, inoltre, fu per lui un forte richiamo al primato dello spirito e del soprannaturale, di fronte al serpeggiare degli errori che sarebbero presto confluiti nel modernismo. Si può dire che con il suo dogma sfidò il laicismo e promosse una devozione mariana in stretto collegamento con la cristologia e la dottrina della Redenzione, nonché una pietà antigiansenista di cui vedeva urgente il bisogno. L’Immacolata fu insomma una gloria del suo Pontificato.

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GRANDE AFFLUENZA IERI SERA PER IL CONCERTO DELL’IMMACOLATA ALL’AULA PAOLO VI, ORGANIZZATO DALLA POSTULAZIONE PER LA CANONIZZAZIONE DEL BEATO PIO IX,

CON LA FONDAZIONE PRO MUSICA E ARTE SACRA E L’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE

AMICI DELLA MUSICA SACRA, E TRASMESSO IN DIRETTA DALLA RADIO VATICANA

- Servizio di A.V. -

 

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Una grande Festa popolare. Così la pensò 150 anni fa Papa Pio IX nel proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione e così ieri sera è stato il concerto commemorativo in Vaticano, aperto al pubblico, che è accorso abbracciando piazza San Pietro in una lunga coda di persone che ha gremito l’Aula Paolo VI.

 

Di richiamo, fra gli interpreti, anche il nome del celebre soprano spagnolo Montserrat Caballé, che però infortunata è stata ben sostituita da Lucia Aliberti, voce solista nelle due note “Ave Maria” di Giuseppe Verdi e Charles Gounod. Diretti da mons. Pablo Colino, i Cori dell’Accademia Filarmonica Romana e della Cappella Giulia hanno reso omaggio alla Madonna attraverso le liriche più conosciute, partendo dall’inno gregoriano, mentre segnaliamo la voce dolcissima di Ilaria Galgani per “L’estasi di Maria” di Massenet, autore anche dell’opera “Le jongleur de la Vierge” presentata a Roma per il Giubileo. Ma la ricerca musicale di Colino fra manoscritti in biblioteche e pievi ha riportato alla luce anche compositori religiosi come il trentino Mitterer, Domenico Mustafà, Giovan Battista Grifoni, Domenico Silveri, che misero in musica la loro ammirazione per il contemporaneo Pio IX, in compagnia addirittura di Gioacchino Rossini, che per il Pontefice oggi Beato compose un sontuoso Inno.

 

Giovanni Paolo II, “spiritualmente presente” ha voluto indirizzare il suo saluto ai partecipanti, auspicando che la musica suscitasse autentica devozione. Il cardinale Francesco Marchisano, arciprete della Basilica di San Pietro, ha impresso il suo alto patrocinio alla manifestazione, testimonianza di fede e partecipazione al sentimento mariano che vive da sempre nei fedeli, negli artisti come nelle persone semplici.

 

Per La Radio Vaticana, A.V..

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GIOVANNI PAOLO II HA ESPRESSO LA SUA RICONOSCENZA AL CARDINALE RUINI

IN OCCASIONE DEL 50. ESIMO DI SACERDOZIO

DEL VICARIO PER LA DIOCESI DI ROMA,

 CON UNA LETTERA INVIATA IERI PER I FESTEGGIAMENTI

ORGANIZZATI DALLA DIOCESI

 

Oltre al saluto particolare rivolto dal Papa al cardinale Ruini stamane, alla Messa, Giovanni Paolo II ha espresso la sua riconoscenza all’attuale vicario per la diocesi di Roma in occasione del 50. esimo di sacerdozio, con una lettera inviata ieri per i festeggiamenti organizzati dalla diocesi. Ha partecipato per noi Amedeo Lomonaco:

 

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La Chiesa, il Papa, la famiglia: sono i riferimenti della vita pastorale del cardinale Ruini, per i quali il porporato ha epsresso sentimenti di gratitudine:

 

“Il sentimento più forte e immediato è certamente quello della gratitudine per il dono di poter essere vicino ad un uomo così grande e così santo come il nostro Papa. Speciale gratitudine va ai miei genitori, alla diocesi di Reggio Emilia e alla parrocchia di Sassuolo, in cui sono stato generato alla fede ed è spuntata la mia vocazione”.

 

Il vicario del Papa per la diocesi di Roma ha poi esortato i fedeli ad amare la Chiesa e ad amare meglio l’arte della preghiera cristiana, l’arte di lasciare che Dio entri nella nostra vita per cambiarci e renderci più capaci di amare. Per questo giubileo sacerdotale, Giovanni Paolo II ha inviato al cardinale un prezioso calice, usato durante la celebrazione dell’Eucaristia, e un messaggio letto dal sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Leonardo Sandri.

 

Nella Lettera, il Papa ha espresso grande riconoscenza al porporato perché ha saputo alzare chiara e coraggiosa la voce in anni segnati da grandi cambiamenti sociali e culturali in Italia e nel mondo. La diocesi romana ha inoltre donato al cardinale un’antica statua di San Giuseppe, che è stata collocata nell’arcibasilica lateranense. Negli ultimi anni il porporato ha impegnato la Chiesa italiana su molteplici temi, quali il Progetto culturale dei cattolici nella società, il dialogo con i mondi secolari della scienza, dell’economia e della cultura e il rapporto tra antropologia e cristologia. Secondo il cardinale Ruini, la Chiesa italiana è chiamata ad inserirsi nella modernità senza rifiutarla in blocco. E’ questa una sfida da condurre in molteplici ambiti, come quelli della vita concreta, dell’impegno intellettuale e della santità, per promuovere un cristianesimo testimoniato e missionario.

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“LA FAMIGLIA E’ LA CELLULA FONDAMENTALE DELLA SOCIETÀ PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA SICUREZZA E DELLO SVILUPPO E VA RISCOPERTA E RICONOSCIUTA A TUTTI

I LIVELLI ISTITUZIONALI”. COSI’, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

NUNZIO APOSTOLICO E OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE, ALLA 59.MA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, RIUNITASI LUNEDI’ A NEW YORK

 

La famiglia svolge un ruolo insostituibile nel raggiungimento della sicurezza e dello sviluppo ed è quindi necessaria un’efficace politica familiare che la promuova e la tuteli. Questo, secondo l’arcivescovo Celestino Migliore, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, alla 59.ma Assemblea Generale dell’ONU, riunitasi lunedì in occasione del decimo anniversario dell’Anno internazionale della famiglia.

 

I dibattiti e i programmi dell’Organizzazione – ha spiegato – si concentrano su “un ampio concetto di sicurezza”, che comprende le “minacce dure”, come il terrorismo e le armi di distruzione di massa, e quelle “leggere”, come la disoccupazione, lo sfruttamento di donne e bambini, lo scarso accesso ai servizi sanitari e la povertà. In questo contesto – ha proseguito l’arcivescovo – la delegazione della Santa Sede “vorrebbe offrire il suo sostegno alla famiglia, cellula fondamentale della società per il raggiungimento della sicurezza e dello sviluppo”.

 

Essa, intesa come “unione stabile e duratura tra un uomo ed una donna”, è in primo luogo “il modo più naturale e più adatto per assicurare la procreazione e quindi il rinnovamento delle generazioni”. Per questo, “deve essere riscoperta e riconosciuta a tutti i livelli istituzionali”. Una politica familiare dovrebbe essere “completamente separata” e “promuovere un modello che almeno non penalizzi chi desidera avere figli”. Oltre a questo, è necessaria “una giusta compensazione dei costi legati all’istruzione ed un reale riconoscimento del lavoro domestico”. Il terzo elemento richiesto è “un’azione a lungo termine, basata su criteri di giustizia e di efficacia, perché la famiglia è un investimento per il domani”. (R.M.)

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 dicembre 2004

 

LA FAME NEL MONDO COLPISCE 852 MILIONI DI PERSONE:

PRESENTATO A ROMA IL RAPPORTO FAO

SULLA “SITUAZIONE MONDIALE DELL’INSICUREZZA ALIMENTARE 2004”

- Servizio di Eugenio Bonanata -

 

 

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La fame e la malnutrizione causano enormi sofferenze, uccidono ogni anno più di 5 milioni di bambini e costano ai Paesi in via di sviluppo miliardi di dollari in termini di perdita di produttività e di reddito nazionale. Ad affermarlo è il Rapporto annuale della FAO sulla fame nel mondo, “La situazione mondiale dell’insicurezza alimentare 2004” presentato stamani a Roma.

 

Secondo il Rapporto, nel biennio 2000-2002, sono 850 milioni le persone che soffrono la fame, 18 milioni in più rispetto alla metà degli anni Novanta. Di questi, la stragrande maggioranza si trova nei Paesi in via di sviluppo. Un dato che rende difficile la realizzazione degli obiettivi stabiliti dal Vertice mondiale, di ridurre della metà il numero di coloro che soffrono la fame entro il 2005. Tuttavia, non mancano segnali di speranza: dagli anni Novanta – afferma il Rapporto – più di 30 Paesi in via di sviluppo hanno ridotto di almeno il 25 per cento la proporzione dei sottonutriti. Secondo il Rapporto, è ampiamente provato che un progresso rapido possa essere ottenuto attuando una duplice strategia, che combatta sia le cause che le conseguenze della povertà e della fame estrema.

 

Il primo approccio comprende interventi che aumentino la disponibilità di cibo ed i redditi dei poveri, incrementando le loro attività produttive; il secondo approccio mette in evidenza programmi mirati che diano alle famiglie più bisognose l’accesso immediato e diretto all’alimentazione. Secondo il vicedirettore generale del Dipartimento economico e sociale della FAO, de Haen, si sa abbastanza circa i modi con cui si può porre fine a questa piaga ed ora è il tempo di afferrare l’opportunità di arrivare a questo obiettivo. Ha concluso: “E’ una questione di volontà politica e di priorità”.

 

Dal Palazzo della FAO, per la Radio Vaticana, Eugenio Bonanata.

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IL LAICISMO RADICALE PUÒ DISTRUGGERE L’UMANESIMO:

COSI’ IL CARDINALE RATZINGER, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, INTERVENENDO, NEI GIORNI SCORSI, AD UN CONVEGNO A ROMA

- Intervista con Alberto Melloni –

 

Il laicismo radicale può distruggere l’umanesimo: è quanto ha detto il cardinale Jozef Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, intervenendo, nei giorni scorsi, ad un convegno a Roma. Il laicismo radicale – ha ripetuto – non solo si oppone alla Chiesa ma soprattutto ne travisa gli insegnamenti. Accanto al rischio che tutto ciò rappresenta, però viviamo anche un momento in cui ci sono molti settori laici che cercano un dialogo per aiutare a far crescere una nuova identità europea. Fabio Colagrande ha intervistato lo storico della Chiesa, Alberto Melloni:

        

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R. – C’è stato un lungo periodo nel quale l’anticlericalismo e la convinzione che l’esperienza religiosa fosse un freno per lo sviluppo delle società europee ha sicuramente dominato e non ha portato una grande fortuna né alle Chiese, che si sono arroccate, né alle società che non hanno trovato in quei momenti vie di progresso. Il rischio è quello che ancora una volta l’esperienza religiosa e l’esperienza di fede nell’Europa contemporanea perda quello che è il proprio senso più profondo e ridiventi argomento che divide la scena politica anziché essere un elemento che arricchisce la società nel suo complesso.

 

D. – Sulla scia del Concilio Vaticano II, come dovrebbe proseguire, secondo lei, il dialogo tra Chiesa e mondo moderno?

 

R. – Dal Vaticano II, Paolo VI inventò una formula, quella del dialogo, che ha rappresentato, senz’altro, una lunga, grande prima fase con la quale il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare hanno smesso di guardare alla modernità come ad un nemico, ma hanno imparato a giudicarla un ambiente nel quale annunciare il Vangelo. Con Giovanni Paolo II è stato fatto ancora un ulteriore passo che è andato al di là di questo: si è andati oltre il semplice dialogo e verso una prospettiva nuova che è quella dell’incontro. Oggi mi sembra che sia su questo che si giocherà molto del futuro sia delle Chiese che delle società in Europa. Se le Chiese sanno essere un fattore che promuove la pace e non come una mediazione fra tendenze ideologiche diverse, ma come il frutto più proprio che la comunione cristiana è in grado di dare alla società, questo rappresenterà sicuramente un certo tipo di futuro. Se le Chiese e le società accettano di pensare alla religione come ad uno strumento con il quale vengono strumentalizzate in un contesto in cui si manipolano le identità, allora tutto ciò rappresenta, invece, uno scenario di guerre, che speriamo di non vedere!

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A PRISTINA UNA MOSTRA PER FAVORIRE IL DIALOGO INTERETNICO,

 ORGANIZZATA DALLE NAZIONI UNITE

- Ai nostri microfoni, Izabella Karlowicz -

 

“Kosovo per tutti”. E’ un titolo che è anche una speranza, quello scelto per una mostra di disegni dei bambini kosovari, promossa dall’Unmik, la missione dell’ONU a Pristina. In Kosovo, dopo gli anni della guerra, gli alunni albanesi e quelli di etnia serba frequentano ancora oggi scuole separate. Questa iniziativa, dunque, vuole essere un segno di convivenza possibile. I disegni più belli saranno selezionati per un calendario, ma in questo caso non ci sono vinti e vincitori, perché tutti i kosovari, bambini e non, hanno tutto da guadagnare nel dialogo e rispetto reciproco. Per capire com’è nata l’idea di questa mostra, Alessandro Gisotti ha intervistato Izabella Karlowicz, portavoce della missione ONU in Kosovo:

 

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R. – Devo dire che la risposta è stata sorprendente. Non credevamo che tutte le scuole di tutte le etnie avrebbero partecipato con così tanto entusiasmo. Noi abbiamo selezionato attraverso una lotteria, fra oltre 800 scuole, 37 istituti rappresentanti di ogni municipalità kosovara. Questo ci ha garantito la partecipazione delle scuole non solo albanesi e serbe, ma anche turche, bosniache, etc.

 

D. – Quali sono le cose che più vi hanno colpito? Ci sono delle differenze sostanziali tra i disegni fatti da bambini albanesi e quelli di etnia serba?

 

R. – Forse la cosa che colpisce di più sono le scene che veramente riflettono la realtà in Kosovo, quindi la presenza militare. Ci sono disegni che fanno vedere chiaramente che la presenza militare non è gradita, che nel Kosovo del futuro non ci dovrebbero essere carri armati. D’altra parte, ci sono sì le scene delle case distrutte, delle case in fiamme, del filo spinato attorno alle chiese ortodosse, ed è sicuramente molto triste, però quello che incoraggia moltissimo è che ci sono tantissime scene di tutte le comunità che condividono la vita insieme, che condividono il tempo attorno al focolare. Abbiamo un uomo turco, un uomo albanese ed un uomo serbo che cantano attorno al focolare. Si vede che c’è anche tanto desiderio di condividere la vita insieme.

 

D. – Questi bambini devono essere anche educati al dialogo, alla pace, che forse non hanno conosciuto …

 

R. – Sì, i bambini dai 6 ai 12 anni, sono bambini che hanno vissuto tempi molto difficili. Il periodo peggiore in Kosovo è iniziato nel ’90, come sappiamo, quando la comunità albanese per 10 anni non ha avuto diritto all’educazione, non ha avuto diritto alla partecipazione nel giudiziario, non ha avuto alcun diritto. Poi, i ruoli si sono rovesciati. Tutti i bambini sono stati colpiti da questa situazione, ma è chiaro il desiderio di vivere insieme. E noi sicuramente faremo di tutto per aiutarli.

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IL TEATRO ALLA SCALA RIAPRE I BATTENTI DOPO 30 MESI DI LAVORI.

GRANDE SUCCESSO IERI SERA PER “L’EUROPA RICONOSCIUTA” DI SALIERI,

DIRETTA DAL MAESTRO RICCARDO MUTI

 

Dodici minuti di applausi hanno suggellato ieri sera la riapertura del Teatro alla Scala di Milano. Il simbolo mondiale della lirica, dopo 30 mesi di lavori, è stato riaperto al pubblico portando in scena “L’Europa riconosciuta” di Salieri. La stessa composizione aveva inaugurato il teatro nel lontano 3 agosto del 1778. La cronaca della serata da Anna Menichetti:

 

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Trionfale partenza della nuova Scala riconosciuta e ritrovata dopo quasi tre anni di restauri, polemiche e tormenti, che comunque non hanno intaccato l’immagine di efficienza e di perfezionismo della città di Milano che nel Piermarini si è sempre riconosciuta.

 

Sala e foyer identici ripuliti e appena ringiovaniti con un parquet di legno della platea e una ricercatissima elaborazione tecnologica persino delle poltrone, che ha raffinato e perfezionato il suono. Acustica eccellente che proprio per la scelta dell’opera di Salieri ha avuto il sapore della sfida, riuscita e vittoriosa. Sì, perché un’opera del ‘700 è sempre un rischio per le orecchie: leggerissima nell’orchestrazione, scoperta e pericolosa, con voci che svettano persino oltre il terribile fa#. Scelta coraggiosa da parte di Riccardo Muti che ha portato gloria nella più difficile delle imprese: Salieri è divenuto un prezioso Mozart con venature gluckiane e sorrisi haydniani, l’orchestra è parsa una delicatissima piuma di sofisticata eleganza e le voci si sono liberate agili e potenti fra gli stucchi e i velluti rinnovati.

 

Trionfo e gloria anche per tutti gli scaligeri, più volte citati e ringraziati da Muti per la collaborazione generosa. Pizzi, affezionato ai suoi consumati rossi e grigi, ha dato il meglio dell’eleganza nelle scene e i costumi. Luca Ronconi ha fatto del palcoscenico la regina dello spettacolo. Immensa la nave del naufragio inizio atto, suggestivo il tempio che si erge dall’abisso con gli oltre 40 cavalli che scompaiono inghiottiti dal fondo della scena. Tutto ancora a mano o quasi, ma intanto il palcoscenico è stato battezzato nella sua ampiezza.

 

Pubblico folto, elegante ma sobrio: in palco reale il presidente del Consiglio Berlusconi. Festa colma di calore, di gioia e soddisfazione per la riuscita di uno sforzo rischioso e – oggi possiamo dire – davvero valido.

 

Da Milano, Anna Menichetti per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

8 dicembre 2004

 

 

L’EUCARISTIA È UNA “BOMBA D’AMORE” IN GRADO DI TRASFORMARE IL MONDO.

E’ IL MESSAGGIO CENTRALE DEL SIMPOSIO TEOLOGICO SUL TEMA: “L’EUCARISTIA NEL NUOVO MILLENNIO”, SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI A MUMBAI, IN INDIA

 

MUMBAI. = L’Eucaristia è una “bomba d’amore” in grado di trasformare il mondo. Lo ha detto mons. Bosco Penha, vescovo ausiliare di Mumbai, durante il simposio teologico intitolato “L’Eucaristia nel nuovo millennio”, svoltosi nei giorni scorsi nella capitale del Maharastra, in India, e conclusosi con una celebrazione al Santuario di don Bosco. Aprendo i lavori della conferenza, alla quale hanno partecipato 300 persone, il cardinale Ivan Dias, arcivescovo di Mumbai, ha sottolineato la centralità e l’attrattiva del Sacramento eucaristico per la vita dei non cattolici, ricordando che “in America molti protestanti si stanno convertendo al cattolicesimo proprio grazie all’Eucaristia”. Mons. Penha ha invece messo in risalto l’importanza di “non lasciare Gesù in chiesa la domenica”, ma di portarlo nella quotidianità, imparando a “diffondere questa ‘bomba d’amore’ che è l’Eucaristia”. Secondo il presule, l’amore testimoniato dal mistero eucaristico può combattere il materialismo e l’individualismo che percorrono la società contemporanea. Al convegno era presente anche il nunzio apostolico in India e Nepal, mons. Pedro Lopez Quintana, che ha definito l’Eucaristia il “ringraziamento per la manifestazione dell’amore del Padre, che ha mandato suo Figlio a morire per l’uomo e a risorgere per redimerlo”. Mons. Quintana ha poi incoraggiato i partecipanti a concentrarsi sulla centralità dell’Eucaristia, evitando di “lasciarsi distrarre da cose secondarie”. (R.M.)

 

 

C’È MOLTO DA DISIMPARARE, PERCHÉ NON ESISTE UN SOLO ISLAM INCOMPATIBILE

CON LA DEMOCRAZIA, OSTILE ALLA MODERNITÀ E AI DIRITTI DELLE DONNE.

COSI’, IL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, AL SEMINARIO PROPOSTO DALL’ONU SUL TEMA: “FAR FRONTE ALL’ISLAMOFOBIA: L’EDUCAZIONE

ALLA TOLLERANZA E ALLA COMPRENSIONE”, SVOLTOSI IERI A NEW YORK

- A cura di Roberta Moretti -

 

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NEW YORK. = C’è molto da disimparare, perché non esiste un solo Islam, incompatibile con la democrazia, ostile alla modernità e ai diritti delle donne. E’ il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al seminario proposto dall’ONU sul tema: “Far fronte all’islamofobia: l’educazione alla tolleranza e alla comprensione”, svoltosi ieri a New York. Per vincere l’intolleranza, il diritto internazionale “non è che un punto di partenza”, secondo Annan. Infatti, “qualunque strategia per combattere l’islamofobia deve partire dall’educazione, così che i miti e le menzogne possano essere viste per quel che in realtà sono”. “C’è poi un bisogno decisivo di leadership”, perché venga garantita l’applicazione delle leggi “nella garanzia della non discriminazione”. Inoltre, “uno sguardo onesto al fenomeno dell’islamofobia” non può prescindere dal “contesto politico”: l’esperienza storica dei musulmani comprende infatti “il colonialismo e la dominazione dell’Occidente, diretta e indiretta”. Secondo il segretario generale dell’Onu, le reazioni dell’Islam a questi eventi devono essere considerate come “reazioni politiche” e non come una rivolta “contro i valori occidentali”. A conclusione del messaggio, Annan parla della “questione del terrorismo e della violenza in nome dell’Islam”. Non è giusto, per lui, etichettare tutti i musulmani a causa di pochi estremisti. Loro, però, “dovrebbero farsi sentire, per isolare chi istiga e pratica la violenza”, perché – ha concluso – “le soluzioni emergano soprattutto dal mondo islamico”. 

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CRESCE LA VIOLENZA NELLA REPUBBLICA DOMINICANA LEGATA

ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA. PIU’ DI MILLE MORTI DALL’INIZIO DELL’ANNO.

LA POLIZIA SI PREPARA PER L’OPERAZIONE “NATALE SICURO”

 

SANTO DOMINGO. = Oltre 1.100 morti nei primi nove mesi dell’anno: è il triste bilancio dell’ondata di violenza che ha investito la società dominicana. A renderlo noto, il capo della polizia nazionale, il generale Manuel de Jesús Pérez, in una conferenza stampa svoltasi nei giorni scorsi a Santo Domingo. La povertà, insieme con i forti problemi d’ordine pubblico nella vicina Haiti, potrebbe essere una delle principali cause di questa terribile ondata di violenza che, secondo il nunzio apostolico, l’arcivescovo Timothy Broglio, provoca reclutamento di nuova “manovalanza” tra le file della criminalità organizzata, che già gestisce il traffico di sostanze stupefacenti, armi, esseri umani. Secondo il presule, l’unica soluzione per mettere pacificamente un limite alle uccisioni è che le autorità nazionali dominicane e gli imprenditori privati si impegnino a creare nuovi posti di lavoro. Intanto, grazie all’operazione “Natale sicuro”, migliaia di poliziotti e di agenti privati pattugliano le strade del Paese e il tratto di confine Dajabón-Elías Piña, nell’est della Repubblica Dominicana. Nei prossimi giorni le autorità hanno annunciato cambi ai vertici della polizia comunitaria, sostituendo gli attuali comandanti con militari, per rendere più efficace l’azione del corpo. (R.A.)

 

 

SBARCA A LIMA UNA MOSTRA PER RICORDARE GLI ANNI DELLA GUERRA IN PERU’.

IN CIRCA 150 OPERE I DRAMMI DEI ‘CAMPESINOS’

 

LIMA. = “Yuyarisun” (in lingua indigena quechua, “stiamo ricordando”): è il titolo di una mostra dedicata alle vittime di vent’anni di “guerra sporca” in Perú, che si apre oggi al Museo nazionale di archeologia, antropologia e storia di Lima. Attraverso circa 150 opere, tra disegni, sculture, quadri e poesie, i ‘campesinos’ del dipartimento di Ayacucho raccontano storie di massacri, esecuzioni sommarie, fughe di massa in una delle regioni andine più colpite dalla violenza politica. “É molto più che arte – ha detto il sociologo Sandro Venturo – è un appello al Paese, affinché dica basta alla povertà e all’esclusione sociale che ancora oggi subiscono i contadini di Ayacucho e di altri distretti”. In un romanzo dal titolo “Ya nunca más” (“mai più”), l’autore, il ‘campesino’ Alfredo Yuyali scrive: “Oggi continuiamo a lottare, non più contro il terrorismo, ma contro l’indifferenza e le diseguaglianze di cui sono vittime i contadini”. Visitando la mostra, riferisce l’agenzia Misna, sarà possibile anche ascoltare, suonate dal vivo, alcune canzoni in spagnolo e quechua, composte da cantastorie andini. (B.C.)

 

 

 

 

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       24 ORE NEL MONDO

8 dicembre 2004

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Fumata bianca nella crisi ucraina: il parlamento di Kiev ha approvato stamattina un pacchetto 'anti-crisi' di riforme costituzionali assieme ad alcuni emendamenti alla legge sulle elezioni del presidente. E’ stata sciolta, inoltre, la Commissione elettorale centrale. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:

 

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La crisi ucraina trova una prima soluzione politica: dopo lunghe consultazioni, la Rada ha approvato il pacchetto “legge elettorale-riforma costituzionale”. 402 deputati hanno detto “sì” su 446 presenti. I gruppi pro-presidenziali, quelli vicini al premier Yanukovic, i socialisti e i comunisti hanno ottenuto due leggi di riforma costituzionale; in cambio, l’opposizione riceve ulteriori modifiche alla legge elettorale, tali da garantire un voto più trasparente al ballottaggio del 26 dicembre. Alla sessione era presente il capo dello Stato uscente, Kuchma, che ha firmato immediatamente il pacchetto insieme con lo speaker della Rada, Litvin. La riforma costituzionale, bloccata per mesi da opposti veti, trasferisce numerosi poteri presidenziali all’esecutivo e alla Rada. I deputati scelgono oggi anche i 15 membri della nuova commissione elettorale: 19 sono le candidature. Servono 24 milioni di dollari per organizzare il ballottaggio. Il procuratore generale si è intanto dimesso.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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La guerriglia irachena non dà tregua. Con l’approssimarsi delle elezioni, fissate per gennaio, si moltiplicano gli attacchi. Questa mattina ad essere preso di mira è stato un mercato di Baghdad, dove una bomba ha causato almeno tre feriti. Il nostro servizio:

 

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L’Iraq nella morsa della guerriglia. Erano le 7.30 del mattino quando una bomba ha investito un mercato della periferia occidentale di Baghdad. Molti i feriti, tra cui gli occupanti di un autobus. Fonti mediche irachene parlano di almeno sei civili rimasti coinvolti; notizia, questa, non confermata, però, dagli statunitensi. Un centinaio di chilometri più a nord, a Samarra, alcuni guerriglieri hanno attaccato un posto di polizia uccidendo cinque persone. Nella sparatoria ha perso la vita anche un bambino, finito per sbaglio in mezzo al fuoco incrociato. Una guerriglia spietata, dunque, martellante e sistematica, che prepara attacchi multipli in tutto il Paese per rallentare le fasi preparative delle elezioni di gennaio. A confermare la tattica della tensione anche la distruzione, ieri, di due chiese cristiane a Mossul, come ricordato anche da Giovanni Paolo II. A Baghdad, invece, sarebbe stato sventato un tentativo di replicare la tragica presa di ostaggi di Beslan, con l'obiettivo di pretendere il rinvio delle votazioni in cambio del rilascio delle studentesse di un liceo. Nonostante tutto, però, il premier ad interim Iyad Allawi ha ribadito la determinazione del governo provvisorio a rispettare la scadenza del 30 gennaio, anche se - ha ammesso - le elezioni “saranno probabilmente scaglionate su 15 o 20 giorni” nelle 18 province, “in modo da installare dispositivi di sicurezza adeguati”.

 

Intanto, sulla via del ritorno dalla Francia, il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun ha effettuato una tappa a sorpresa in Iraq per visitare il contingente nazionale. A Seul, il portavoce presidenziale Lee Byung-wan ha spiegato ai giornalisti che la finalità della visita è quella di "incoraggiare" i 3.600 sudcoreani schierati nella regione di Arbil, nel Kurdistan. Il governo sudocreano ha chiesto al parlamento di prolungare la missione di un anno, fino alla fine del 2005. La proposta ha ottenuto oggi l'assenso della commissione difesa. In Iraq è giunto questa mattina anche il ministro della difesa britannica, Geoff Hoon, che ha visitato il contingente di Sua Maestà, dispiegato a Bassora, nel sud del Paese.

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In Arabia Saudita proseguono le indagini sull’attacco di Al Qaeda contro il consolato statunitense di Gedda, costato la vita a nove persone. Un gruppo islamico ha rivendicato l’incursione, facendo sapere che si è trattato di una risposta all’attacco americano contro Falluja. Intanto il Dipartimento di Stato americano, in una nota, ha comunicato che quello di Gedda potrebbe essere seguito da altri attentati antiamericani nella penisola arabica, mettendo in guardia i cittadini statunitensi dal viaggiare nell'area.

 

Tensione alta anche nella Striscia di Gaza, dove un palestinese è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco sparati da soldati israeliani ai margini di Gaza City. A riferire la notizia sono state stamani fonti mediche palestinesi. Il cadavere del giovane è stato trovato in nottata nel quartiere di al Sejaiya, stesso luogo dove ieri due militanti della Jihad islamica erano stati uccisi da un razzo lanciato da un aereo israeliano.

 

Ancora un attentato in Kashmir. Almeno 23 persone sono rimaste ferite nell'esplosione di una granata in un affollato mercato di Anantnag, 55 km a sud di Srinagar, la capitale estiva del Kashmir indiano. L'esplosione giunge mentre il presidente indiano, Abdul Kalam, ha cominciato la sua visita nella contestata regione himalayana. In quindici anni di rivolta, la guerriglia musulmana ha causato oltre 45 mila morti.

 

Nuovo test in Pakistan con un missile balistico a media gittata, il secondo in dieci giorni. Il modello è in grado di montare testate nucleari e di raggiungere obiettivi situati ad una distanza di 700 chilometri dal punto di lancio. Il comunicato delle Forze Armate dI Islamabad non specifica dove sia stato effettuato l'esperimento. L'ultimo test pakistano di settore risaliva al 29 novembre.

 

Una quarantina di marines statunitensi sono arrivati questa mattina nelle Filippine per portare soccorso agli sfollati dopo il disastroso passaggio del tifone che la settimana scorsa ha causato 1.500 fra morti e dispersi. La notizia è stata confermata dal Pentagono. Questo primo scaglione di militari sarà raggiunto entro alcuni giorni da 560 altri soldati americani.

 

Si riducono le speranze di un accordo tra le principali formazioni politiche, lealisti e unionisti, per una divisione del potere nell’Ulster. I primi ministri di Gran Bretagna e Irlanda, Tony Blair e Bertie Ahern, sono attesi oggi a Belfast, dove cercheranno di persuadere le due fazioni ad accettare di condividere il potere in seno al governo e all'assemblea dell’Ulster.

 

L’Unione europea conferma “la propria volontà politica di continuare a lavorare a favore di una sospensione dell'embargo” sulla vendita delle armi alla Cina. Ad affermarlo un comunicato congiunto reso noto al vertice UE-Cina in corso all'Aja. La nota sottolinea, inoltre, che “da parte cinese”, la posizione europea è stata “accolta come un segnale positivo”. Al vertice partecipa il premier cinese Wen Jibao.

 

Prosegue la visita di Stato in Cina del presidente della Repubblica italiano, Carlo Azeglio Ciampi. Il capo del Quirinale, è giunto a Shangai, dove ha incontrato una folta delegazione di imprenditori italiani operanti nel Paese asiatico. I presenti sono stati spronati a cogliere le nuove occasioni che si aprono per l'industria italiana in Cina. “La situazione – ha riferito Ciampi - richiede capacità di muoversi in modo sinergico”.

 

La fiducia nell’operato del segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, è stata ribadita dai rappresentanti dei 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza, durante un pranzo di lavoro con il numero uno delle Nazioni Unite. Alcuni esponenti repubblicani del Congresso degli Stati Uniti hanno avanzato richieste di dimissioni di Annan per gli sviluppi dell’inchiesta sul programma per l'Iraq “petrolio in cambio di cibo”, gestito dall’ONU e risultato viziato da episodi di corruzione di vasta portata.

 

Il presidente uscente del Niger Mamadou Tandja è stato eletto per un secondo mandato di cinque anni. Nella consultazione presidenziale svoltasi sabato scorso, ha infatti ottenuto il 65,53% dei voti, contro il 34,47% del candidato dell'opposizione Mahamadou Isooufou. Secondo i risultati diffusi dai principali media locali, la partecipazione al voto è stata del 44,97%. 

 

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