RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 121 - Testo della trasmissione di venerdì 30 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                                  

La solidarietà tra le generazioni invocata dal Papa nell’incontro con i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

 

E’ urgente correggere con la solidarietà l’attuale globalizzazione che sta aggravando il divario tra Paesi ricchi e poveri; così il Papa oggi in due distinti messaggi rivolti ai partecipanti di due convegni aperti oggi in Vaticano

 

L’appello del Papa per la liberazione degli ostaggi in Iraq, letto ieri da mons. Lajolo in piazza San Pietro durante la manifestazione promossa dai familiari dei sequestrati

 

Vivere l’Eucaristia e gli altri sacramenti per tendere alla santità in un contesto sociale tentato dal secolarismo e dall’indifferenza religiosa: l’esortazione del Papa in un messaggio alla diocesi di Frosinone, che festeggia il 17.mo centenario della morte del suo patrono, Sant’Ambrogio martire

 

Il messaggio di Giovanni Paolo II al raduno carismatico iniziato ieri a Rimini: la Chiesa ha bisogno di credenti capaci di comunicare il fascino del Vangelo e la bellezza della vita nuova nello Spirito.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nasce domani l’Unione Europea a 25, con l’ingresso di 10 nuovi Paesi: intervista con la prof.ssa Federiga Bindi

 

Convegno a Roma sull’Africa subsahariana: con noi padre Alberto Trevisiol

 

Oggi nei cinema italiani “Luther”, il film di Eric Till sulla storia di Martin Lutero, promotore della riforma protestante.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Alla vigilia dell’allargamento dell’Unione, i vescovi europei richiamano il valore centrale della solidarietà tra gli Stati e tra i cittadini

 

Sos del vescovo di Ambon nelle Molucche perchè le Nazioni Unite pongano fine agli scontri tra cristiani e musulmani

 

L’India ha ottenuto dalla Santa Sede il riconoscimento di un santuario internazionale.

 

Presentato a New York il sito del movimento della gioventù francescana internazionale

 

Appello contro le guerre e il commercio delle armi lanciato dai missionari saveriani

 

E’ scomparso all’età di 68 anni mons. Antonio Acerbi, autorevole studioso di storia del cristianesimo e docente all’Università cattolica

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq le forze americane hanno cominciato a ritirarsi da Falluja

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 aprile 2004

 

 

LA SOLIDARIETA’ TRA LE GENERAZIONI INVOCATA DAL PAPA

NELL’INCONTRO CON I PARTECIPANTI ALLA PLENARIA

DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

 

“Ogni generazione e gruppo sociale ha un ruolo da giocare” nell’affrontare le sfide poste dai cambiamenti avvenuti nei rapporti tra diverse fasce di età. Lo ha raccomandato stamane Giovanni Paolo II ricevendo 50 membri della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, riunita - da ieri e fino al 3 maggio - in Vaticano per dibattere il tema: “Solidarietà intergenerazionale, stato assistenziale ed ecologia umana”. Tra i presenti la neo presidente dell’Accademia la professoressa Mary Ann Glendon, che nel suo indirizzo di saluto ha ricordato la prima raccomandazione che il Papa fece alla nascita di questa Istituzione, invitando a seguire l’esempio di Tommaso d’Aquino, “riunendo tutti i granelli della verità attuale nei vari approcci intellettuali ed empirici”, e indicando la vera ragione d’essere dei programmi sociali nella “protezione dei più deboli”. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Il Papa ha incoraggiato e lodato il prezioso contributo di studio offerto dall’Accademia, che vanta 10 anni di attività, esprimendo la speranza che approfondire tali “significative realtà” possa portare a valutare con più chiarezza “la necessità di una solidarietà che attraversi le generazioni e unisca gli individui ed i gruppi nell’assistenza e arricchimento mutui.” “Le pubbliche autorità” – ha sottolineato il Santo Padre – devono riconoscere “gli effetti di un individualismo  che - come dimostrato dagli studi – può seriamente intaccare le relazioni tra diverse generazioni.

 

“Un tempo – ha detto Giovanni Paolo II – la cura della crescita dei figli per i genitori era data per scontata. La famiglia era il luogo primario della solidarietà intergenerazionale. C’era la solidarietà del matrimonio stesso nel quale gli sposi prendevano l’uno dall’altro il meglio ed il peggio e s’impegnavano ad offrire per tutta la vita mutua assistenza. La solidarietà delle coppie sposate si estendeva poi ai loro bambini, la cui educazione comportava un forte e durevole vincolo. Questo conduceva alla solidarietà tra i figli e i loro genitori.” 

 

Oggi invece – ha osservato ancora il Papa – in molte parti si è indebolito il legame del matrimonio, che è spesso percepito come un mero contratto tra due individui. Le pressioni di una società consumistica possono portare le famiglie a distogliere l’attenzione dalla casa, verso il luogo di lavoro o altre varie attività sociali. I bambini sono allo stesso tempo percepiti, anche prima della nascita, come un ostacolo alla personale realizzazione dei genitori, o sono visti come un oggetto da scegliere tra gli altri. Le relazioni intergenerazionali sono cosi intaccate, che molti figli lasciano allo Stato o alla società la cura dei loro genitori anziani”, venendo meno “al naturale obbligo e divino comando di onorare il padre e la madre” . Ma “non c’è nessuna età – ha concluso Giovanni Paolo II - in cui si cessa di essere padre o madre, figlio o figlia.”    

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E’ URGENTE CORREGGERE CON LA SOLIDARIETA’ L’ATTUALE GLOBALIZZAZIONE

CHE STA AGGRAVANDO IL DIVARIO TRA PAESI RICCHI E POVERI:

COSI’ IL PAPA IN UN MESSAGGIO AL CONGRESSO INTERNAZIONALE PROMOSSO

DALLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS APERTO OGGI IN VATICANO

 

E’ quanto mai urgente correggere l’attuale processo di globalizzazione, che sta allargando il divario tra il nord e il sud del mondo, promuovendo la giustizia e la solidarietà. E’ questo, in sintesi, quanto ha detto Giovanni Paolo II nel suo messaggio al Congresso Internazionale promosso dalla Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice” che si è aperto oggi in Vaticano sul tema “Affrontare la globalizzazione”. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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“Nel processo di globalizzazione mondiale il divario fra i Paesi ricchi e quelli poveri va purtroppo sempre più allargandosi”. Il Papa parte da questa constatazione: “di fronte alle popolazioni che vivono in condizioni di miseria inaccettabili, dinanzi a quanti versano in situazioni di fame, di povertà e di crescenti sperequazioni sociali, è urgente intervenire a salvaguardia della dignità della persona e per la promozione del bene comune”.

 

La globalizzazione e la solidarietà – scrive Giovanni Paolo II - devono “reciprocamente integrarsi sì da originare dinamiche mondiali che comportino un’armonica crescita economica e, insieme, un equo sviluppo.

 

La sfida resta sempre quella di dar vita a una globalizzazione solidale, individuando le cause degli squilibri economici e sociali, e prospettando scelte operative atte ad assicurare per tutti un avvenire all’insegna della solidarietà e della speranza”.

 

Ma “è necessario – ha aggiunto il Papa -  che il processo di globalizzazione in atto sia animato da valori etici di fondo e finalizzato allo sviluppo integrale di ogni uomo e di tutto l’uomo; occorre che le coscienze siano educate a un alto senso di responsabilità e di attenzione al bene dell’intera umanità e di ogni suo singolo componente”.

        

“Solo a queste condizioni – conclude Giovanni Paolo II – la famiglia umana, costituita da popoli tra loro diversi per razza, cultura e religione, potrà dar vita a forme di cooperazione economica, sociale e culturale ispirate da fraterna umanità”.

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L’APPELLO DEL PAPA PER LA LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI IN IRAQ,

 LETTO IERI DA MONS. LAJOLO IN PIAZZA SAN PIETRO

DURANTE LA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DAI FAMILIARI DEI SEQUESTRATI

 

         Cinquemila persone in silenzio per ascoltare il Papa che invoca la liberazione dei tre ostaggi in Iraq. Il messaggio di Giovanni Paolo II, letto dal segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, mons. Giovanni Lajolo, è arrivato a tutti coloro che ieri pomeriggio hanno preso parte alla manifestazione organizzata a Roma dai familiari dei rapiti. Da Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro per chiedere la liberazione di Agliana, Stefio e Cupertino. Un corteo senza colori politici, eccetto quello della pace. Grandi applausi hanno accolto le parole del Papa, seguite poi da un minuto di silenzio e dalla recita del Padre Nostro, di un mistero del Rosario e dal Canto del Salve Regina. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Liberateli in nome di Dio: l’appello del Papa è risuonato in Piazza San Pietro. A leggerlo al corteo di migliaia di persone ed aperto dai familiari degli ostaggi è stato mons. Giovanni Lajolo, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati:

 

“In nome dell’Unico Dio che tutti ci giudicherà, Giovanni Paolo II rinnova ai rapitori la sua pressante supplica di voler ridare prontamente le persone rapite alle loro famiglie”.

 

Nel messaggio Giovanni Paolo II si è rivolto ai rapiti, ai loro familiari, invitandoli a sostenere con coraggio e con speranza questa dura prova, a tutti loro ha assicurato la sua vicinanza:

 

“Il Santo Padre non dubita che si faccia tutto il possibile e nulla si lasci di intentato per garantire l’incolumità degli ostaggi e giungere al più presto alla loro liberazione”. 

 

         Un ringraziamento particolare di Giovanni Paolo II è andato a chi opera in Iraq, per ristabilire un clima di riconciliazione e dialogo in vista del recupero della piena sovranità ed indipendenza del Paese, in condizioni di sicurezza per tutta la popolazione. Forte l’esortazione alla comunità cattolica, ai cristiani tutti dell’Iraq a continuare ad operare affinché sia ristabilita un’atmosfera di concordia e di collaborazione fra tutte le componenti sociali e religiose del Paese per il bene comune.

 

L’auspicio di mons. Lajolo è stato poi quello che gli ostaggi possano tornare a casa entro il mese di maggio, dedicato alla Madonna. E questa è la speranza dei genitori, dei fratelli di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio, che hanno invitato tutti gli italiani a Roma per dar vita ad una manifestazione non politica – hanno ribadito – ma umanitaria. Ascoltiamo Antonella Agliana, la sorella di Maurizio e gli altri partecipanti al corteo:

 

“Il senso di questo raduno è principalmente umanitario. Solo quello e per la pace. Fatto da noi famiglie, che aspettiamo e speriamo nel ritorno dei nostri ragazzi ed anche della salma di Fabrizio. Per il momento non abbiamo nessun’altra notizia, dall’ultimo video. Confidiamo, ma finché non tocco mio fratello non sono tranquilla!”.

 

“Siamo qui per la liberazione degli ostaggi. Non siamo qui per nessuna polemica politica. Abbiamo sentito il dovere di dare il nostro contributo a queste famiglie”.

 

“Facciamo questa manifestazione solo ed esclusivamente per i nostri prigionieri e per cercare, soprattutto, la pace”.

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VIVERE L’EUCARISTIA E GLI ALTRI SACRAMENTI PER TENDERE ALLA SANTITA’

IN UN CONTESTO SOCIALE TENTATO

DAL SECOLARISMO E DALL’INDIFFERENZA RELIGIOSA:L’ESORTAZIONE DEL PAPA

IN UN MESSAGGIO ALLA DIOCESI DI FROSINONE, CHE FESTEGGIA IL 17.MO CENTENARIO DELLA MORTE DEL SUO PATRONO, SANT’AMBROGIO MARTIRE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La coerenza al messaggio di Cristo mostrata dal centurione Sant’Ambrogio, che non si sottrasse al martirio, sia oggi di esempio per tendere alla santità nel terzo millennio, nonostante l’onda del secolarismo minacci anche “società di antica evangelizzazione”. In un messaggio al vescovo Salvatore Boccaccio, capo della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, Giovanni Paolo II si unisce ai fedeli della comunità laziale che domani festeggiano il loro patrono Sant’Ambrogio martire. Una celebrazione particolare, ha ricordato il Papa, perché cade nell’anno commemorativo del 17.mo centenario della morte del centurione, fissata dalla tradizione al 16 agosto 304, durante la persecuzione di Diocleziano.

 

Millesettecento anni non hanno velato la “straordinaria eloquenza” di questo sacrificio, né quella “di coloro che per fedeltà a Cristo e al Vangelo non hanno esitato a dare la vita”. Col loro esempio, osserva il Pontefice, “essi spronano i cristiani a una coerenza coraggiosa sino all’eroismo”. Tuttavia, scrive il Papa, se in questi diciassette secoli di storia “non poche conquiste si sono realizzate sul piano umano e sociale anche grazie al benefico influsso del messaggio evangelico e al generoso apporto di tante generazioni cristiane”, c’è oggi un secolarismo che “avanza”, minacciando “di portare anche le società di antica evangelizzazione verso forme di agnosticismo che costituiscono una vera sfida per i credenti”. Contro questi pericoli, Giovanni Paolo II invita tutti i membri della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino ad una intensa vita sacramentale e a seguire le strade di azione pastorale indicate dal loro vescovo: la pace, i giovani, la famiglia, le povertà, i migranti. Senza mai dimenticare che “nel volto di ogni persona senza distinzione di razze e culture, e specialmente nel più misero e bisognoso degli uomini, i cristiani riconoscono il volto luminoso di Cristo”.

 

 

IL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II AL RADUNO CARISMATICO INIZIATO IERI

A RIMINI: LA CHIESA HA BISOGNO DI CREDENTI CAPACI DI COMUNICARE

 IL FASCINO DEL VANGELO E LA BELLEZZA DELLA VITA NUOVA NELLO SPIRITO

 

Giovanni Paolo II auspica di cuore che le comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo suscitino sempre  piu' nella Chiesa  uomini e donne che sanno comunicare il fascino del Vangelo e la bellezza della vita nuova nello Spirito. E’ quanto ha scritto il Papa nel suo messaggio rivolto all’annuale raduno carismatico iniziato ieri a Rimini. Il servizio di Luciano Castro.

 

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Un messaggio ampio, paterno, di grande forza profetica quello rivolto da Giovanni Paolo II al Rinnovamento nello Spirito Santo, che in questi giorni celebra la sua 27.ma convocazione nazionale qui a Rimini. Il Papa ha ricordato il tema dell’incontro, tratto dal libro del Profeta Isaia: “Ecco io creo nuovi cieli e nuova terra, si gioirà per sempre di quello che sto per creare”. “Questo tema aiuta a contemplare il mistero grande della gioia cristiana”, ha scritto il Santo Padre, auspicando che il Rinnovamento nello Spirito susciti sempre più nella Chiesa quella conversione interiore - si legge nel messaggio - senza la quale difficilmente l’uomo può resistere alle lusinghe della carne e alle concupiscenze del mondo. “Il nostro tempo – ha sottolineato Giovanni Paolo II – ha grandemente bisogno di uomini e donne che come raggi di luce sappiano comunicare il fascino del Vangelo e la bellezza della vita nuova nello Spirito”.

 

A circa 25 mila carismatici presenti alla convocazione il Papa ha poi chiesto l’audacia della fede e di rendere il proprio cammino di rinnovamento spirituale una permanente scuola di conversione e di santità. “Essere testimoni dell’elevazione dello Spirito, questa è la vostra missione”, è stato il forte appello del Papa, in una società dove spesso la ragione umana non sembra essere irrorata dalla sapienza che viene dall’alto. Il messaggio autografo di Giovanni Paolo II è stato accolto con grande entusiasmo e gratitudine da tutto il Rinnovamento nello Spirito. “Quale risposta dare?” si è domandato ieri Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Movimento ecclesiale. “Vivere da figli di Dio”, ha detto Martinez, “evangelizzare è comunicare la gioia di Dio, annunciare Gesù, comunicando la gioia”. E qui a Rimini proseguono intanto i lavori della convocazione. Ieri sera la concelebrazione eucaristica è stata presieduta dall’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi. “Per voi del Rinnovamento” ha detto “essere apostoli, operatori di comunione, è una testimonianza di fedeltà e di coerenza”. Oggi la giornata dedicata alla conversione e alla guarigione fisica e interiore è stata aperta dall’intervento di padre Raniero Cantalamessa. Stasera presiederà la concelebrazione il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

Dal Pala Congressi di Rimini, per la Radio Vaticana, Luciano Castro.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive udienze il dottor Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell'Ufficio delle Nazioni Unite a Vienna contro la droga e il crimine,con la consorte e seguito; mons. Nikola Eterović, arcivescovo tit. di Sisak, segretario generale del Sinodo dei Vescovi.

 

         Sempre oggi il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Merauke in Indonesia, presentata da mons. Jakobus Duivenvoorde, per raggiunti limiti di età.  Al suo posto è stato nominato padre Nicolaus Adi Septura, finora vicario generale e parroco della Cattedrale di Merauke". P. Nicolaus Adi Seputra è nato a Purwokerto in Indonesia, il 6 dicembre 1959 ed è stato ordinato sacerdote il 1 ° febbraio 1989.

 

Il Papa ha quindi  nominato come suoi inviati speciali: il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, per le celebrazioni del 750° anniversario della consacrazione della Patriarcale Basilica di S. Francesco in Assisi, che avranno luogo il 23 maggio 2004; il cardinale Jan Pieter Schotte, segretario generale emerito del Sinodo dei Vescovi,  per le solenni celebrazioni del 17º centenario del martirio di San Domnio, vescovo e patrono dell’arcidiocesi di Split-Makarska in Croazia, che avranno luogo a Split il 6 ed il 7 maggio 2004.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "La rinnovata, pressante supplica di Giovanni Paolo II: in nome dell'unico Dio restituite alle loro famiglie le persone rapite": la particolare vicinanza del Papa ai familiari degli ostaggi,  a tutti quelli che soffrono in Iraq e a quanti hanno partecipato in piazza San Pietro ad un intenso momento di preghiera per la pace.

Allegato al giornale un inserto speciale dedicato alla 41 Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

 

Nelle vaticane, nel discorso all'Assemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il Papa ha sottolineato che la solidarietà deve attraversare le generazioni ed unire gli individui e i gruppi nell'assistenza e nell'arricchimento reciproci.

Il Messaggio per la Conferenza internazionale organizzata dalla Fondazione Vaticana Centesimus Annus - Pro Pontifice.

La Lettera del Santo Padre al Card. Achille Silvestrini per la nomina a suo Inviato Speciale alle celebrazioni del 9 maggio a Vilnius.

Il Messaggio al Vescovo di Rimini in occasione della Convocazione nazionale dei gruppi e delle comunità del Rinnovamento nello Spirito.

Il Messaggio al Vescovo Salvatore Boccaccio per il XVII centenario commemorativo della morte di sat'Ambrogio martire.

Un articolo dal titolo "I giovani cattolici polacchi agli uomini di buona volontà d'Europa".

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: la Russia chiede la fine dei combattimenti e rilancia la proposta di una Conferenza internazionale; sotto inchiesta un generale Usa ed altri soldati per mancanza di rispetto e per gravi offese verso alcuni prigionieri.

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico", un numero speciale - a cura di Pierluigi Natalia e di Marcello Filotei - sui principali temi dell'allargamento dell'Unione Europea.  

 

Nella pagina culturale, per la rubrica "Incontri", il poeta Giovanni Giudici intervistato da Claudo Toscani.

 

Nelle pagine italiane, un articolo d Marco Bellizi sul corteo di ieri a Roma per chiedere la liberazione dei tre ostaggi in Iraq.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 aprile 2004

 

 

NASCE DOMANI L’UNIONE EUROPEA A VENTICINQUE,

CON L’INGRESSO DI 10 NUOVI PAESI

- Intervista con la professoressa Federiga Bindi -

 

“Il Continente è finalmente unito”: così il presidente della Commissione europea Romano Prodi ha annunciato con soddisfazione la cerimonia con cui domani a Dublino si sancisce l’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi Paesi. Prodi sottolinea che “si chiude una fase storica dopo secoli di divisioni e conflitti”. La nuova Europa a venticinque comprenderà Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria: dunque, anche alcuni Paesi che, poco più di un decennio fa, facevano parte del Patto di Varsavia o erano Repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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         Passaggio storico dell’avventura cominciata nel 1957, con la Comunità economica europea, e diventata sfida politica con l’Unione, giunta nel 1995 a 15 Stati membri. Se l’economia è stato il primo livello di integrazione, va detto subito che l’Unione a venticinque darà vita al più esteso blocco commerciale del mondo. Certamente con squilibri da compensare: il reddito medio dei 74 milioni di nuovi cittadini è la metà di quello degli altri. Ma si moltiplicheranno le prospettive di crescita nei nuovi Stati membri e anche negli altri si apriranno nuovi sbocchi economici. Il punto è che l’assestamento sarà gestibile se si risolverà il nodo cruciale: le riforme delle istituzioni, pensate non per 25 e neanche per 15 Paesi, ma addirittura per certi aspetti per i 6 fondatori. E qui la sfida è sulla Costituzione e sulla promessa strappata di recente di firmarla entro giugno.

 

Il nuovo gigante che si muoverà con i piedi di 450 milioni di cittadini, più di Stati Uniti e Russia messi insieme, deve avere l’agilità per prendere decisioni politiche. Non mancano le questioni interne da risolvere, come l’immigrazione e le emergenze internazionali da gestire. In prospettiva, si intravede l’ingresso già promesso a Romania e Bulgaria, quello auspicato dei Balcani e poi la delicata decisione da prendere, a dicembre prossimo, sull’apertura o meno dei negoziati con la Turchia. Alle spalle una sconfitta: la mancata riunificazione di Cipro prima dell’ingresso della parte greca.

 

In ogni caso, al presente c’è una data da celebrare in tutta la sua portata storica. “Non parlate di riunificazione, perché l’Europa non è mai stata così estesa, dai tempi dell’Impero romano”: lo raccomanda il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, ricordando che l’unificazione del Continente avviene “dopo che per mezzo secolo i fantasmi del totalitarismo hanno innalzato barriere”. E Prodi sottolinea tutto il valore di questo allargamento, definendolo “l’estensione di un’area di pace e di stabilità”.

 

Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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Cade dunque domani l’ultimo brandello del Muro di Berlino. Dei dieci Paesi che aderiscono all’Unione, otto sono centro europei e - come anticipato - hanno vissuto la trasformazione da Paesi comunisti o regioni dell’Unione Sovietica a democrazie ad economia di mercato. Due sono isole mediterranee. Ma quali eredità portano? Giada Aquilino lo ha chiesto alla professoressa Federiga Bindi, responsabile dell’Ufficio europeo dell’Università Tor Vergata di Roma:

 

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R. – Sotto certi aspetti un’eredità per loro difficile, anche perché il gap economico è tuttora molto forte. Ma anche una eredità positiva: ad esempio, per quanto riguarda la collaborazione con la Cina, ci sono alcuni Paesi - come la Polonia - che hanno un’esperienza vastissima in materia. Se tracciamo poi un’analisi dei singoli Stati, dobbiamo ricordare che gli ungheresi portano uno spirito molto internazionale, mitteleuropeo e lo stesso vale per gli sloveni; i polacchi concorrono al rafforzamento dei valori cattolici; dai baltici viene una grande esperienza nelle nuove tecnologie; Malta e Cipro – per quanto la grande ferita del “no” nel referendum sull’entrata sicuramente peserà nei rapporti tra l’Unione e la stessa Cipro – portano un nuovo sbocco sul Mediterraneo, a pochi chilometri dal Medio Oriente, un’area così problematica in questo periodo; la Repubblica Ceca e la Slovacchia ci mostrano come, molto pacificamente, si possa creare da un unico Paese due nuove unità che vivono insieme e collaborano.

 

D. – E la vecchia Unione cosa porterà ai dieci nuovi Paesi?

 

R. – I vecchi valori. Troppo spesso dimentichiamo che l’Unione non è soltanto economica ma è basata sulla pace, sulla democrazia, sui diritti umani e sull’importanza della coesione.

 

D.– Uno degli effetti dell’allargamento sarà l’introduzione dell’euro, che nell’Unione dei Quindici ha significato rigore fiscale. Un rigore che dovrà essere esteso anche ai nuovi dieci Stati membri: con quali conseguenze?

 

R. – Per entrare i nuovi aderenti dovranno rispettare dei criteri precisi - come hanno fatto i Quindici - riguardanti tassi di interesse, deficit pubblici, ingresso nel sistema monetario europeo. Se Paesi come la Slovenia potranno entrare tutto sommato velocemente, per altri come la Polonia ci vorrà del tempo. Sicuramente ci sarà un effetto di tipo virtuoso - per il quale tutti saranno impegnati ad entrare e a stabilizzarsi - e si amplierà la zona di uso dell’euro.

 

D. – L’Unione Europea come un’unica comunità politica, economica e di sicurezza, con diritti e doveri uguali per tutti. Di fatto questa Unione nasce domani ma manca ancora di una Costituzione. Quali scogli ci sono?

 

R. – L’egoismo in alcuni Stati nazionali.

 

D. – Quindi il primo problema da risolvere qual è?

 

R. – Chiudere la Costituzione velocemente e bene, senza un gioco al ribasso. Dopo i lavori della Conferenza intergovernativa, rimane soltanto una decina di punti sui quali bisogna finire di trovare il consenso e su alcuni di essi pare si sia già trovato. Finiamo, quindi, di raggiungere l’accordo sugli altri e approviamo il testo definitivo.

 

D. – Nel testo, quanto è possibile un riferimento alle radici cristiane dell’Europa?

 

R. – Credo che l’opposizione più forte sia quella del Belgio. Ma rimane il fatto che le radici cristiane, insieme alla tradizione giudaica, greca, romana, siano state parte fondante dell’Unione Europa.

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CONVEGNO A ROMA SULL’AFRICA SUBSAHARIANA

- Intervista con padre Alberto Trevisiol -

 

Si sono aperti ieri, presso la Pontificia Università Urbaniana i lavori del convegno “Africa Subsahariana fra mondializzazione e diversità culturali”, voluto dalla stessa Urbaniana, insiema con l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sed.e Esperti, teologi e conoscitori del continente africano hanno esposto le loro tesi per un difficile, anche se possibile, compromesso fra tradizione e modernità. Ascoltiamo in proposito il servizio di Lucas Duran:

 

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         Mondializzazione e diversità, un binomio di difficile coniugazione, soprattutto quando si parla di Africa. Culla dell’umanità, insieme di lingue, di spiritualità e di riti ancestrali, l’Africa è alla ricerca di un salto nella modernità, di cui spesso non si calcolano i rischi e soprattutto quando in gioco ci sono valori radicati e al contempo fragili, come la famiglia. Durante i lavori del Convegno sono emersi tre paradossi sul processo di mondializzazione in atto in Africa. Anzitutto la crisi dei rapporti di solidarietà tradizionali a favore di un individualismo crescente; in secondo luogo la marginalizzazione e l’impoverimento di larghe fasce di popolazione, nonostante i proclami di libertà politica ed economica; e, infine, la crescita del fenomeno integralista in un mondo che, a parole, inneggia alla tolleranza e soprattutto in materia di spiritualità.

 

         Di fronte a queste forti contraddizioni si può realisticamente prospettare per l’Africa un punto di incontro fra il processo di globalizzazione e la salvaguardia delle diversità culturali? Per padre Alberto Trevisiol, decano della cattedra di missiologia della Pontificia Università Urbaniana, una strada c’è:

 

R. – Credo che la possibilità di un punto di incontro sia reale, se si parte però dal presupposto che l’identità africana è legata alle culture particolari. La mondializzazione finora ha in qualche maniera cercato di sradicare l’africano dal suo contesto ed immetterlo in una realtà - diciamo - universale o mondiale che non è proprio africano e che snatura l’africano, perché lo rende incapace di assimilare tutto questo mondo che, di fatto, gli viene dal di fuori.

 

D. – E in questo senso il ruolo della fede?

 

R. – E’ fondamentale, perché l’africano non vive senza fede. Elemento della cultura africana, di tutte le culture africane, è essenzialmente il rapporto con la trascendenza. Quindi l’africano sente il divino come una parte della sua realtà quotidiana e di questa presenza del divino nel quotidiano, l’africano ha bisogno. 

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OGGI NEI CINEMA ITALIANI LUTHER,

IL FILM DI ERIC TILL SULLA STORIA DI MARTIN LUTERO,

PROMOTORE DELLA RIFORMA PROTESTANTE

 

Esce oggi in Italia Luther, il film di Eric Till, finanziato in parte dalla comunità luterana americana, che propone i venticinque anni – i più interessanti e sicuramente appassionati – della storia di  Martin Lutero e della Riforma protestante che da lui ebbe inizio nei primi decenni del 1500. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Dal fulmine della foresta di Stotternheim – era il 2 luglio 1505 – alla Dieta di Augusta del 1530, che sancì definitivamente la divisione della cristianità nell’epoca moderna, Luther offre un’insperata e doverosa riflessione sull’opera riformatrice di Lutero e sui tempi turbolenti che l’hanno accolta o rifiutata. In Germania ha riscosso un grande successo con oltre quattro milioni di biglietti venduti ed ha riacceso, tra cattolici e protestanti, un sereno dibattito volto a rileggere con più riflessione quanto accaduto allora, con intenzioni e mezzi più puri e, per questo, in una prospettiva – come scrivono gli storici Lortz ed Iserloh – “del primato della pace e dell’amore e dunque in un atteggiamento di servizio”.

 

Gli avvenimenti principali, nella pellicola, ci sono tutti: i primi anni di vita religiosa di Lutero tra gli eremiti agostiniani di stretta osservanza, il suo pellegrinaggio a Roma, le prime tentazioni e prostrazioni morali, la disputa sulle indulgenze, scatenata dall’affissione delle 95 tesi alle porte della chiesa del castello di Wittenberg, la dieta di Worms del 1521, la reclusione alla Wartburg, la redazione della Bibbia in tedesco, la guerra dei contadini, l’assalto polemico e viscerale ai voti religiosi, il matrimonio con Katharina von Bora, la Confessio Augustana. Ed anche le tensioni, incomprensioni, incongruenze, malaccorte decisioni che segnarono vorticosamente quell’epoca travagliata eppure davvero barlume della modernità, con tutti i personaggi di rilievo che siamo soliti nominare e forse conosciamo poco: von Staupitz, Tetzel, papa Leone X e Girolamo Aleandro con il cardinale Cajetano, Federico il Saggio con Spalatino, Carlostadio e Melantone.

 

Certo, in poche ore non si può essere troppo rigorosi storicamente e troppo sottili nei “distinguo”, così come il cinema non può scandagliare con critica disciplinata e obiettiva fatti e reazioni, quando essi sono scatenati da situazioni storiche e politiche complesse e lontane nel tempo oppure teologiche e morali iscritte nella cultura e nei cuori di uomini che, da ambo le parti, vivevano e difendevano con fierezza, integrità e passione la loro fede cristiana. Eppure una semplicità narrativa dall’andamento quasi televisivo e l’incisività degli attori, pur se lontani dalle immagini pittoriche lasciateci dai ritrattisti del tempo, consentono un approccio almeno divulgativo ad una porzione della storia che ci riguarda ancora tutti molto da vicino, perché il richiamo della storia esige sempre di essere ascoltato e compreso.

 

Joseph Fiennes nel ruolo del riformatore tedesco, insieme a Bruno Ganz e Alfred Molina sono i più convincenti. Ma su tutti rifulge l’ultima interpretazione del grande Peter Ustinov, scomparso il 28 marzo scorso: il suo Federico il Saggio, Elettore di Sassonia e pio religioso, riflette tutte le indecisioni, i dubbi e le coraggiose opposizioni che resero ancor più turbinosa la travagliata nascita delle Chiese riformate, dell’epoca moderna e di un nuovo approccio al Dio di Gesù Cristo.

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CHIESA E SOCIETA’

30 aprile 2004

 

 

ALLA VIGILIA DELL’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE, I VESCOVI EUROPEI RICHIAMANO

 IL VALORE CENTRALE DELLA SOLIDARIETA’ TRA GLI STATI E TRA I CITTADINI

 

BRUXELLES. = Una maggiore solidarietà tra gli Stati e i popoli del continente, è quanto raccomandano i vescovi europei alla vigilia dell’adesione all’Unione di dieci nuovi Paesi, domani primo maggio. In un documento intitolato “la solidarietà è l’anima dell’Europa”, la Comece, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, sottolinea il bisogno di far fronte alle crescenti disparità economiche e sociali che segnano l’Unione a 25. In particolare i vescovi europei raccomandano che sia la solidarietà ad ispirare i prossimi negoziati sul nuovo quadro finanziario dell’Unione, che entrerà in vigore nel 2007 affinché si persegua una più equa distribuzione delle risorse. Stabilire un “nocciolo duro di europei” o un “gruppo di pionieri” che ignori le istituzioni comunitarie esistenti è contrario al principio di solidarietà, proseguono i vescovi. Tuttavia questo non significa impedire lo sviluppo dei singoli Paesi nel rispetto delle disposizioni dei trattati istitutivi. La Comece precisa inoltre che la solidarietà in seno all’Unione Europea non deve diminuire l’obbligo di assistere i Paesi più poveri del pianeta. A tale riguardo i vescovi chiedono che l’Unione faccia proprio l’impegno, già assunto dalla comunità internazionale, di destinare lo 0,7% del Prodotto interno lordo alla cooperazione allo sviluppo. La solidarietà, prosegue il documento, “non include solo i beni materiali, ma anche quelli spirituali. A questi appartiene la curiosità accogliente nei riguardi delle culture e dei costumi diversi, il desiderio di amicizia e iL riconoscimento di una storia diversa”. La dichiarazione dei vescovi europei si conclude con una riflessione sulla pace: “E’ una nuova forma di solidarietà che ha permesso all’Europa di rialzarsi dal declino e dalle catastrofi delle quali è rimasta vittima nella prima metà del ventesimo secolo”. Ora l’Unione è chiamata promuovere la solidarietà come strumento di pace anche nel resto del mondo.

 

 

SOS DEL VESCOVO DI AMBON NELLE MOLUCCHE PERCHE’ LE NAZIONI UNITE PONGANO FINE AGLI SCONTRI TRA CRISTIANI E MUSULMANI

 

AMBON. = Il vescovo di Ambon, nelle Molucche, mons. Pietro Canisius Mandagi, ha lanciato un messaggio Sos per chiedere “alle Nazioni Unite e a tutti i Paesi” un aiuto per riportare la pace nella regione indonesiana sconvolta dagli scontri tra cristiani e musulmani. Il vescovo si appella all’Onu e alla comunità internazionale “per difendere il diritto del popolo di Ambon a una vita sicura dentro la città”. In particolare chiede di fare pressione sul governo indonesiano, affinché si ponga fine ad “ogni attacco reciproco fra gruppi di cristiani e musulmani e agli incendi di case e strutture pubbliche”. Mons. Mandagi sollecita inoltre la comunità internazionale a prendersi cura dei rifugiati che aumentano di giorno in giorno. Il bilancio degli scontri scoppiati il 25 aprile scorso tra musulmani e il movimento separatista cristiano è di 36 morti, 159 feriti, oltre 200 edifici distrutti, fra i quali una chiesa protestante e l’Università cristiana di Ambon. Il timore è che tutta la regione possa sprofondare nuovamente in una guerra civile simile a quella di tre anni fa che costò la vita a circa 15 mila persone e causò 500 mila profughi.

 

 

l’india ha ottenuto dalla santa sede il riconoscimento di un santuario

internazionale. Si trova nello stato del kerala ed è dedicato

a san tommaso apostolo

 

KOCHI. = La Santa Sede ha riconosciuto il primo santuario internazionale dell’India. Si trova nello Stato indiano del Kerala ed è intitolato a San Tommaso Apostolo, il discepolo di Gesù che avrebbe evangelizzato l’India e fondato la Chiesa siro-malabarese. L’annuncio ufficiale di tale riconoscimento è stato dato il 24 aprile dal cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-malabaresi, dalla cui giurisdizione dipende questo luogo, meta di pellegrinaggi fin dal V secolo dopo Cristo. Il santuario si trova su una collina situata nella località di Malayattoor, dove secondo la tradizione San Tommaso si ritirava in preghiera e conosciuta con il nome di “kurisumudi” (montagna della croce). In cima sorge una cappella, preceduta a valle da una chiesa dedicata all’Apostolo. Il santuario ospita una croce d’oro e due impronte lasciate dal Santo dopo il suo passaggio. Dalla roccia sgorga inoltre una sorgente di acqua da cui attingono i pellegrini che da secoli salgono sulla collina, spesso a piedi nudi e portando con sé una croce o pietre in segno di penitenza.

 

presentato a new york il sito del movimento della gioventù francescana

 internazionale dedicato ai temi della pace, della lotta alla povertà,

 della difesa dell’ambiente e del disarmo

 

NEW YORK. = Il movimento della Gioventù Francescana Internazionale, realtà laicale della Famiglia Francescana, entra in rete con un nuovo sito Internet, lanciato sotto l’egida del “Programma per la Gioventù” presso le Nazioni Unite. Notizie sulla vita, il carisma e le attività del movimento Franciscan Youth International d’ora in poi saranno disponibili sul sito http://www.franciscansinternational.org/fyi, curato dall’organizzazione non governativa “Franciscan International” che da alcuni anni costituisce la rappresentanza della Famiglia Francescana presso le Nazioni Unite, con uffici a New York e Ginevra. Il sito è suddiviso in diverse sezioni che rappresentano i numerosi campi di impegno dei giovani francescani: costruzione della pace, lotta all’Aids, sradicamento della povertà, sviluppo sostenibile, disarmo, uguaglianza fra i generi. Una speciale sezione è dedicata ai progetti avviati da gruppi francescani nel mondo. Il sito contiene anche aggiornamenti sulle attività e i seminari organizzati dal “Programma per la Gioventù” presso le Nazioni Unite. Il sito è stato presentato a New York con una giornata di festa e un concerto per la pace.

 

 

appello contro le guerre e il commercio delle armi

 lanciato dai missionari saveriani riuniti in provincia di ravenna

 

RAVENNA. = Un no deciso a “ogni guerra, ogni forma di oppressione e terrorismo e a ogni facile e indiscriminato commercio di armi” è stato pronunciato dai missionari saveriani d’Italia riuniti in questi giorni nel capitolo regionale a San Pietro in Vincoli (Ravenna). I saveriani hanno elaborato un documento in cui invocano giustizia e riconciliazione per l’umanità, citando le parole del Papa nel suo messaggio per la Giornata mondiale per la pace 2004: “Per il cristiano proclamare la pace è annunciare Cristo che è la nostra pace”. I missionari ricordano i “conflitti armati, ormai cronici, che hanno causato milioni di vittime in tanti Paesi d’Africa, America Latina, Asia e Medio Oriente” e invitano a “fare un’inversione di marcia, per dare spazio al dialogo e alla non violenza”. I saveriani si dicono poi convinti che “le Nazioni Unite e l’Unione Europea debbano assumere responsabilmente la loro funzione mediatrice e pacificatrice nei conflitti in corso, in particolare in Medio Oriente, in Cecenia, in Iraq, in America Latina, nella regione dei Grandi Laghi e nel resto dell’Africa martoriata”.

 

 

e’ scomparso all’eta’ di 68 anni mons. antonio acerbi, autorevole studioso

di storia del cristianesimo e docente all’universita’ cattolica

 

LODI. = Mons. Antonio Acerbi, autorevole storico del cristianesimo, è morto mercoledì sera a Lodi all’età di 68 anni. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 9.00 nella cattedrale di Lodi. Già direttore del dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica di Milano, mons. Acerbi è stato autore di importanti saggi sul rapporto tra Chiesa e democrazia. Ha fondato la rivista “Annali di scienze religiose”, di cui era direttore dal 1996. Nato a Lodi nel 1936, era stato ordinato sacerdote nel giugno del 1964. Aveva iniziato la carriera accademica alla Facoltà Teologica di Palermo, per passare poi come docente di storia del cristianesimo all’Università di Lecce e quindi a quella della Basilicata. Dal 1975 al 1983 ha insegnato all’Istituto per le scienze religiose di Bologna e quasi contemporaneamente è diventato docente dell’Università Cattolica di Milano. Mons. Acerbi ha indagato in modo particolare il tema dei rapporti ‘giuridici’ all’interno della Chiesa cattolica, l’evoluzione del diritto ecclesiastico e le aperture del Vaticano ai problemi più rilevanti dal punto di vista economico e sociale degli ultimi due secoli. Tra i suoi saggi figurano “La Chiesa nel tempo. Sguardi sui progetti di relazione tra Chiesa e società civile negli ultimi cento anni” (1978), “Chiesa, cultura, società. Momenti e figure dal Vaticano I al Vaticano II” (1988), “Chiesa e democrazia. Da Leone XIII al Vaticano II” (1992).

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 aprile 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Giovanni Lanza -

 

Il ritiro americano da Falluja e le agghiaccianti immagini di prigionieri iracheni mostrate dalla Cbs sono oggi le principali notizie dall’Iraq, dove ieri sera sono rimasti uccisi altri tre civili. Il nostro servizio:

 

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Un impiegato filippino è stato ucciso ieri in Iraq ma questo episodio non porterà ad un ritiro del piccolo contingente che Manila ha inviato nel Paese arabo a fianco degli americani. Lo ha annunciato il presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, dopo l’attacco sferrato contro un convoglio che tornava dal Kuwait, nel quale sono stati uccisi anche altri due civili, entrambi ucraini. Sul terreno, le forze statunitensi hanno iniziato, stamani, a ritirarsi da Falluja e poliziotti iracheni si sono dispiegati in diverse zone della città sunnita, teatro ieri di scontri e pesanti bombardamenti aerei da parte delle truppe americane. E a Najaf, dove si trova il radicale sciita al Sadr, circa 3000 studenti di Amara, nel Sud Est del Paese, si sono offerti come scudi umani in caso di offensiva statunitense. Un portavoce del religioso, che ha recentemente minacciato di ricorrere ad attacchi kamikaze, non esclude un accordo se la sicurezza sarà affidata alla polizia e se la coalizione si impegna a non entrare in città. Negli Stati Uniti e in tutta la comunità internazionale si registra, intanto, grande sgomento per le fotografie scattate nel carcere iracheno di Abu Ghraib e mostrate ieri dall’emittente televisiva americana Cbs. Le agghiaccianti immagini, per le quali il premier britannico, Tony Blair, si è detto sconvolto, mostrano prigionieri iracheni, legati e minacciati da soldati statunitensi che li insultano e li deridono. In seguito a questi e ad altri gravi abusi e sevizie, sei militari americani sono stati spediti davanti alla corte marziale.

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“Finchè esiste Al Qaeda restiamo un Paese vulnerabile”. Lo ha detto il presidente americano, George Bush, dopo l’audizione davanti alla commissione che indaga sugli attacchi terroristici dell’11 settembre del 2001 nei quali hanno perso la vita quasi 3000 persone. “Se io ed il vice presidente statunitense, Dick Cheney, avessimo avuto qualcosa da nascondere – ha aggiunto Bush - non avremmo accettato di incontrare i membri della commissione e di rispondere a tutte le loro domande”. Come richiesto dalla Casa Bianca, la testimonianza è stata segreta e i due leader politici ascoltati non sono stati sottoposti a giuramento. Il rapporto finale dei commissari è atteso il prossimo 26 luglio, giorno in cui a Boston il democratico John Kerry lancerà la sua sfida a Bush per la carica di presidente. Il dipartimento di Stato americano ha intanto rinnovato l’allarme per la minaccia di operazioni terroristiche contro cittadini e interessi americani all’estero. “Non si può escludere – si legge in un documento diffuso dall’amministrazione statunitense – che Al Qaeda tenti di compiere un catastrofico attacco negli Stati Uniti”.

 

Una voce attribuita al responsabile di una cellula di Al Qaeda, Abu Musab al-Zarqawi, respinge le accuse delle autorità giordane che lo indicano come l’autore di un piano di attacco chimico ad Amman. “Le autorità giordane – dice il messaggio sulla cui autenticità ancora non ci sono conferme – hanno mentito affermando di aver sventato un piano finalizzato ad uccidere 80 mila musulmani innocenti”. Nel messaggio audio, pubblicato da un sito islamico, viene inoltre denunciato “il sordido tentativo dei servizi di sicurezza di Amman di voler presentare i giordani come vittime nel mirino del terrorismo”.

 

La polizia indonesiana ha arrestato Abu Bakar Bashir, sospettato per la strage di Bali del 2002 nella quale sono rimaste uccise circa 180 persone, dopo che gli inquirenti hanno annunciato di possedere nuove prove su un suo coinvolgimento in attività terroristiche. Bashir è stato arrestato a Jakarta, all’uscita dal carcere dove aveva scontato una condanna a 18 mesi per reati minori. E’ anche accusato dagli Stati Uniti e dal governo indonesiano di essere a capo della Jamaah Islamiyah, un gruppo legato ad Al Qaeda.

 

In Thailandia aumentano i timori per possibili nuove fiammate di violenza, dopo i diversi attacchi coordinati contro posti di polizia, costati la vita a oltre cento rivoltosi. Misure di sicurezza rafforzate in tutta la parte meridionale del Paese, dunque, mentre i gruppi separatisti musulmani hanno invitato gli stranieri a non visitare le località turistiche dello Stato asiatico.

 

Il ministero della sanità cinese ha confermato oggi,  che una donna morta il 19 aprile, era malata di Sars. I casi di polmonite atipica, dal fine settimana scorso, salgono così a cinque. Intanto milioni di cinesi stanno affollando aeroporti, stazioni ed autostrade in occasione delle tradizionali vacanze di maggio, ma il ritorno della minaccia della Sars rischia di rovinare la festa. Ma il maggior esperto cinese di Sars, il dottor Zhong Nanshan, ha dichiarato che viaggiare è sicuro e che le possibilità che si sviluppi una nuova epidemia sono “molto remote”.

Ancora violenze in Medio Oriente. Un giovane palestinese di 22 anni ha perso la vita ieri sera sotto i colpi dell’esercito israeliano nel villaggio di Hares, nel Nord della Cisgiordania. Si è conclusa, intanto, in Germania la conferenza a Berlino sull’antisemitismo nella quale i Paesi dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), hanno adottato un piano di lotta contro ogni forma di razzismo e intolleranza, sottolineando una certa preoccupazione per il dilagare del fenomeno su Internet e nei media. Cresce l’attesa, intanto, per l’esito del referendum che domenica prossima vedrà esprimersi i circa 200 mila aderenti al Likud, il partito del premier Sharon. I votanti dovranno pronunciarsi sul piano Sharon per il ritiro dei coloni ebraici dalla Striscia di Gaza. Secondo i sondaggi non verrà approvato.

 

E rappresentanti di Unione Europea, Stati Uniti, Onu e Russia si incontreranno oggi a Londra, nella sede dell’ambasciata americana, per discutere su come dare nuovo impulso alla ‘Road Map’. L'incontro precede il vertice del 4 maggio a New York sempre incentrato sul processo di pace per il Medio Oriente.

 

In Sudan situazione sempre critica nel Darfur, la martoriata regione del Paese africano da mesi teatro di violenti scontri tra l’esercito e i ribelli dell’Esercito di liberazione popolare. Alcuni gruppi di resistenza hanno attaccato ieri diversi convogli che trasportavano aiuti umanitari, saccheggiandoli e sequestrando tre leader di diverse comunità dello Stato. Lo riferisce un comunicato del ministero degli Affari umanitari del Sudan.

 

In Etiopia quattro studenti sono rimasti gravemente feriti, ieri sera, per l’esplosione di una granata gettata all’interno di un’aula dell’Università di Addis Abeba. Lo hanno riferito stamani fonti della polizia locale. Lo scorso 16 marzo sedici liceali sono stati feriti in un attacco simile all’interno di una scuola dello Stato di Oromia, nell’Ovest del Paese africano. Il governo accusa i ribelli del Fronte di liberazione dell’Oromia, che chiedono l’indipendenza della regione.

 

A Panama due milioni di persone si preparano a recarsi alle urne domenica prossima per le elezioni presidenziali e parlamentari. I sondaggi danno per favorito Martín Torrijos, segretario generale del partito di opposizione. Per vincere le elezioni, che non prevedono un secondo turno, è sufficiente ottenere la maggioranza semplice. Il presidente eletto assumerà formalmente l’incarico dal prossimo primo settembre, quando terminerà il mandato quinquennale di Mireya Moscoso, prima donna capo dello Stato di Panama.

 

Gravi irregolarità, seppure localizzate e limitate - in percentuale - ad un numero minimo di seggi, sono state riscontrate, in Macedonia, dalla missione di osservazione dell’Osce al secondo turno delle elezioni presidenziali. I risultati della consultazione, comunque riconosciuta come valida, hanno attribuito un’ampia vittoria al premier Branko Crvenkovski, che sostiene l’applicazione dell’accordo di Ohrid, cittadina macedone dove sono stati avviati - nel 2001 - i colloqui di pace. La sua elezione - ha detto l’Alto rappresentante dell’Unione Europea alle relazioni esterne, Javier Solana - rappresenta “una prova di maturità e di responsabilità da parte del Paese balcanico”.

 

Alla vigilia del primo maggio resta caldo, in Italia, il tema del lavoro. La Fiom-Cgil ha proclamato altre otto ore di sciopero nello stabilimento di Melfi della Fiat “perché non ci sono ancora risposte al tavolo del negoziato”. Sul caso Alitalia, invece, riprenderanno lunedì prossimo i negoziati tra governo e sindacati.

 

Restiamo in Italia, dove il generale Gottardo è il nuovo comandante dell’Arma. E’ il primo ufficiale dei carabinieri nominato ai vertici dell’Arma dopo la riforma che l’ha scorporata dall’Esercito.

 

 

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