RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 120 - Testo della trasmissione di giovedì 29 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Giovanni Paolo II,
cittadino onorario di Dubrovnik: il commento di mons. Zelimir Puljić
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si
apre oggi a Rimini la XXVII convocazione nazionale del Rinnovamento nello
Spirito
Nuove pagine di sangue in
Iraq. I civili sono in fuga da Falluja, mentre Kofi Annan auspica la fine
dell’occupazione
29
aprile 2004
OGNI
CRISTIANO, INCONTRANDO GESU’ NELL’EUCARISTIA, PROCLAMI CON LA SUA VITA L’AMORE
DEL REDENTORE, MORTO PER LA SALVEZZA DI TUTTI: COSI’ IL PAPA
NEL MESSAGGIO PER LA GIORNATA
MISSIONARIA MONDIALE,
PRESENTATO STAMANE NELLA SALA
STAMPA VATICANA
Ogni cristiano che incontra Gesù
nell’Eucaristia deve essere anche missionario e “proclamare con la vita l’amore
misericordioso del Redentore”, che è morto per la salvezza di tutti. E’ quanto
scrive Giovanni Paolo II nel suo messaggio per la 78.ma Giornata Missionaria
Mondiale, che si celebrerà domenica 24 ottobre sul tema “Eucaristia e Missione”.
Il messaggio è stato presentato questa mattina nella Sala Stampa vaticana dal
cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli. Il servizio di Sergio Centofanti.
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“Eucaristia e Missione formano un binomio inscindibile”:
al termine di ogni Messa – scrive il Papa – “quando il celebrante congeda
l’assemblea con le parole ‘Ite, Missa est’, tutti debbono sentirsi inviati come
missionari dell’Eucaristia a diffondere in ogni ambiente il grande dono
ricevuto. Chi infatti incontra Cristo nell’Eucaristia non può non proclamare
con la vita l’amore misericordioso del Redentore” che è morto per la salvezza
di tutti.
“Lo Spirito Santo – si legge nel messaggio – con la sua
azione invisibile ma efficace, guida il popolo cristiano in questo suo
quotidiano itinerario spirituale, che conosce inevitabili momenti di difficoltà
e sperimenta il mistero della Croce”. “L'Eucaristia è il conforto e il pegno
della definitiva vittoria per chi lotta contro il male e il peccato; è il ‘pane
di vita’ che sostiene quanti, a loro volta, si fanno ‘pane spezzato’ per i
fratelli, pagando talora persino con il martirio la loro fedeltà al Vangelo”.
“L’impegno
missionario della Chiesa – ribadisce Giovanni Paolo II – costituisce anche in
questo inizio del terzo millennio, un’urgenza…la missione…è ancora ben lontana
dal suo compimento e dobbiamo perciò impegnarci con tutte le forze al suo servizio”.
E “l'intero Popolo di Dio – dice il Pontefice - é chiamato a condividere la
"sete" del Redentore... sete di anime da salvare” che è stata sempre
fortemente avvertita dai santi.
Per questo – scrive il Papa – ”è
necessario rilanciare con coraggio la missione” a tutte le genti “partendo
dall’annuncio di Cristo, Redentore di ogni creatura umana” per diventare
“testimoni del suo amore sino agli estremi confini della terra”. Nella consapevolezza
che “per evangelizzare il mondo c’è bisogno di apostoli ‘esperti’ nella
celebrazione, adorazione e contemplazione” del sacramento del Corpo e del
Sangue di Cristo.
Giovanni
Paolo II sottolinea la felice coincidenza del Congresso Eucaristico Internazionale
che si svolgerà in ottobre a Guadalajara in Messico con il 150° anniversario del dogma dell’Immacolata
Concezione: guardando alla Madre di Dio – conclude il Papa – “conosciamo la
forza trasformante che l’Eucaristia possiede” e contando sulla sua intercessione
“la Chiesa offre Cristo, pane della salvezza, a tutte le genti, perché lo
riconoscano e lo accolgano quale unico Salvatore”.
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SONO DECINE DI MIGLIAIA I MEMBRI
DELLA CHIESA
E LE STRUTTURE GESTITE DAI CATTOLICI
A SERVIZIO DELL’ANNUNCIO UNIVERSALE DEL VANGELO.
I DATI FORNITI DAL CARDINALE SEPE IN
CONFERENZA STAMPA,
DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO
DEL PAPA
- Servizio di Alessandro De
Carolis -
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“La missione affidata da Cristo
alla Chiesa è ancora ben lontana dal suo compimento”. Nel presentare questa
mattina, in Sala stampa vaticana, il Messaggio del Papa per la Giornata
Missionaria Mondiale 2004, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei popoli, ha anteposto una delle considerazioni
centrali di Giovanni Paolo II, illustrando di quali forze disponga oggi la
Chiesa universale, tra consacrati, laici impegnati e strutture. Anzitutto,
citando i dati dell’ultimo Annuario statistico della Chiesa cattolica, il
porporato ha fatto il punto sui cattolici nel mondo che ammontano a un miliardo
e 70 milioni, ovvero il 17,2 % della popolazione della terra. La metà del
miliardo (534 milioni) vivono nelle due Americhe, mentre 280 milioni sono in
Europa.
A servizio della Chiesa sparsa nei
cinque continenti operano 85 mila sacerdoti, tra diocesani e religiosi, 450
mila suore e oltre un milione e mezzo di catechisti. Le vocazioni al sacerdozio
che maturano nei circa 400 seminari, tra maggiori e minori, vedono a tutt’oggi
impegnati nella preparazione 150 mila giovani, mentre sono circa 2 mila gli studenti
che frequentano a Roma le università, i collegi e i centri culturali pontifici.
Ma sono soprattutto le opere caritative, di assistenza e
scolastiche – tutte sostenute da Propaganda Fide - a dimostrare la capacità della Chiesa di servire, come ha tenuto
a precisare il cardinale Sepe, “tutti i popoli, senza distinzione di fede
religiosa, cultura, lingua o sistema politico”. Oltre 40 mila scuole e 1.600
ospedali – senza contare altre migliaia di strutture - offrono assistenza a
moltissime persone di altre fedi e ciò è soprattutto evidente in Paesi come
l’India dove, se i cattolici arrivano appena al 7% della popolazione
complessiva, le opere caritative della Chiesa ne servono invece il 27%. Nel
fornire questi i dati, il cardinale Sepe ha ricordato anche il grande impegno
messo in campo dalla Chiesa contro l’Aids ed ha poi concluso con questo
commento:
“L’assistenza della Chiesa non è di oggi. La Chiesa non ha
scoperto l’Africa nel 2004. La Chiesa l’ha scoperta fin dall’inizio. Ed è fin
dall’inizio che attraverso l’opera dei missionari e delle missionarie, dei
laici, ha contribuito alla crescita umana, sociale, culturale e spirituale di
questo continente. E questo perché noi oggi, nonostante queste forze in campo,
ancora abbiamo bisogno – come dice il Papa – di essere sostenuti con la
preghiera, perché il Regno di Dio possa venire e venire presto”.
Dopo la testimonianza resa dal
padre comboniano Tarcisio Agostoni - missionario in Africa da 50 anni, in
particolare nella diocesi nordugandese di Gulu - nel successivo dibattito con i giornalisti il cardinale Sepe e lo
stesso padre Agostoni si sono soffermati su alcuni argomenti sollecitati dalle
domande dei cronisti. In particolare, il porporato ha affermato che i bisogni
economici delle missioni nel mondo “non sono quantificabili” e sono comunque
coperti per la maggior parte dalle offerte raccolte durante la Giornata missionaria
mondiale o da offerte spontanee. Padre Agostoni, parlando del fenomeno delle
sette religiose, ha elencato le principali cause di abbandono della fede da
parte dei cattolici, specialmente in aree poco sviluppate dell’Africa e
dell’America Latina. Si tratta, ha affermato il comboniano, di motivi economici
– borse di studio, pagamento di tasse scolastiche – di stereotipi calunniosi ai
danni della Chiesa, di offerte di guarigioni fisiche. Tuttavia, ha concluso il
religioso, le sette riescono nei loro intenti sfruttando soprattutto
“l’ignoranza religiosa” riscontrabile in molti cattolici
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L’ESERCIZIO
EPISCOPALE SI FONDI SULLA TESTIMONIANZA DI SANTITA’:
COSI’
IL PAPA AI VESCOVI USA, IN VISITA AD LIMINA
“L’esercizio dell’autorità episcopale
deve essere basato sulla testimonianza di personale santità”: così stamane il
Papa ricevendo i vescovi statunitensi delle province di Baltimora e Washington.
Il Santo Padre ha proseguito le sue riflessioni con i presuli americani in
visita ad Limina Apostolorum, dedicate al mistero della Chiesa e al ministero
episcopale. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“La missione dei vescovi trova la sua fonte nella perfetta
santità della Chiesa”. “Questa fondamentale verità di fede….ha bisogno di
essere più chiaramente compresa ed apprezzata da tutte le membra del Corpo di
Cristo”. Lo ha raccomandato il Papa ai presuli statunitensi, parlando della
santità della Chiesa sulla Terra, reale ma imperfetta, “dono e chiamata”, “grazia
essenziale” che invita ad “una costante fedeltà”. Per questo “la vita di ogni Cristiano
e tutte le strutture della Chiesa devono essere chiaramente disposte alla
ricerca della santità”. Quindi “la ricerca della personale santità deve essere
centrale nella vita e nell’identità di ogni vescovo” – ha sottolineato Giovanni
Paolo II – egli deve riconoscere la propria necessità di essere santificato
cosicché egli s’impegni nella santificazione degli altri. Il vescovo stesso è,
anzitutto, un cristiano chiamato all’obbedienza della fede”. “Allo stesso tempo
per effetto della grazia della sua ordinazione e al carattere sacro che questa
imprime, ogni vescovo sta in luogo di Cristo stesso e agisce in sua persona”. “Lo
spirito del suo apostolato deve essere quella carità pastorale che rende
conforme il suo cuore al cuore di Cristo in un amore sacrificale per la Chiesa
e tutti suoi membri.”
Il Santo Padre ha
infine sollecitato i presuli statunitensi ad essere “ancora più attenti ascoltatori
della Parola di Dio attraverso la preghiera quotidiana e la lettura contemplativa
delle Sacre Scritture”. Ad essere anche maestri di contemplazione, e che la
loro preghiera sia nutrita soprattutto dall’Eucaristia e ricorrano regolarmente
al sacramento della Penitenza. “La grande sfida della nuova evangelizzazione
alla quale la Chiesa è chiamata nel nostro tempo – ha concluso Giovanni Paolo II – richiede una credibilità nata
dalla personale fedeltà al Vangelo e alle esigenze dell’essere discepolo
Cristiano”
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GIOVANNI
PAOLO II, CITTADINO ONORARIO DI DUBROVNIK:
UNA DELEGAZIONE
DELLA CITTA’ CROATA E’ STATA RICEVUTA STAMANI
DAL PONTEFICE PER LA CONSEGNA DEL
RICONOSCIMENTO CITTADINO
- Ai
nostri microfoni il vescovo di Dubrovnik, Zelimir Puljic
-
Da stamani, Giovanni Paolo II è
cittadino onorario di Dubrovnik. Una delegazione della città croata – ricevuta
in Vaticano – ha consegnato al Pontefice il documento di cittadinanza. Nel suo
discorso per l’occasione, il Papa ha ricordato il viaggio apostolico nella
città adriatica, nel giugno scorso. Visita durante la quale, proclamò beata
suor Marija Petković. Ha così messo l’accento sui legami profondi e
plurisecolari che uniscono i Papi con la “perla dell’Adriatico croato”.
Giovanni
Paolo II ha espresso parole di viva gratitudine per il riconoscimento della
città di Dubrovink. Un centro di cultura millenaria, ha sottolineato, “permeata
dalla fede cattolica e segnata dalla costante fedeltà ai Successori di Pietro,
anche in tempi molti difficili”. Non ha così mancato di esprimere l’auspicio
che il patrimonio culturale e religioso della Croazia possa portare a tutta la
nazione abbondanti frutti. Sull’evento di stamani, ascoltiamo il vescovo di
Dubrovnik, mons. Zelimir Puljić, al microfono di
Aldo Sinković:
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R. – Mi
ha fatto un grande piacere essere stato oggi membro della delegazione della
città di Dubrovnik, che insieme alla signora sindaco, ha portato il documento,
nel quale si dichiara il Santo Padre cittadino onorario della città di
Dubrovnik. E’ stata per me veramente una grande gioia poter restare qualche minuto
con Sua Santità, che ci ha espresso la sua gioia nell’incontrarci e nel
ricevere questo riconoscimento. Questa cittadinanza d’onore è stata proclamata
per la festa di San Biagio, in segno di grande riconoscimento della città e
della diocesi per il bell’incontro che abbiamo avuto con il Papa, lo scorso anno,
durante il suo viaggio apostolico in Croazia, il suo centesimo viaggio.
D. – Il
significato per la diocesi e per la città di Dubrovnik di questo atto?
R. – E’
molto grande, veramente molto grande. E’ un atto della gioia di un qualcosa di
indimenticabile, che porteremo sempre con noi con tanto affetto, non soltanto
per il fatto di aver accettato questa cittadinanza onoraria ma piuttosto di
averci voluto incontrare e ricevere in udienza.
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DA
OGGI IN VATICANO LA X PLENARIA
DELLA
PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI
SUIL
TEMA DELLA SOLIDARIETA’ TRA LE GENERAZIONI E LO STATO ASSISTENZIALE
- Intervista
con mons. Marcelo Sanchez Sorondo -
Prima giornata oggi della X sessione plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze Sociali che si svolge in Vaticano sul tema “Solidarietà
tra generazioni, Stato assistenziale ed ecologia umana”. Ad introdurre e
chiudere i lavori è la professoressa Mary Ann Glendon, docente di diritto
all’Università americana di Harvard, nominata il 9 marzo scorso dal Papa
presidente di questa Pontificia Accademia. Tra i relatori figurano anche il
cardinale Antonio Martia Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, e l’ex presidente
della Banca Centrale tedesca Hans Titmeyer. Sul tema della plenaria ascoltiamo
il cancelliere dell’Accademia mons. Marcelo Sanchez Sorondo, intervistato da Giovanni
Peduto.
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R. – E’ un argomento che l’Accademia tratta per la prima
volta in una sessione plenaria. Si tratta di mettere in luce il problema della
solidarietà, con un approccio nuovo e cioè il rapporto tra generazioni, per
cogliere il senso della società umana che poggia sulla famiglia.
D. – Quale concezione di stato sociale si sta sviluppando
oggi nel mondo?
R. – Il concetto dello stato sociale, che hanno
soprattutto i Paesi sviluppati, è un concetto che oggi è in crisi per tanti
motivi. Nei Paesi più ricchi è in crisi, perché c’è una mancanza della crescita
della popolazione, quindi c’è uno squilibrio sul fronte della generazione più
anziana che è più numerosa, e la popolazione di mezzo, che sarebbe quella che
col suo lavoro deve sostenere la popolazione giovane che deve studiare e la
popolazione vecchia che ormai ha dato il suo, non è sufficiente per compensare
queste altre forze. Quindi si tratta di rivedere, proprio alla luce del principio
della famiglia e delle generazioni, come attuare una nuova forma del welfare
state che non pesi tutto sullo Stato, che non lo può fare, ma che sia basato
sul principio della sussidiarietà, anche delle varie istituzioni che appoggiano
la famiglia e che possono formare una rete di sussidiarietà. Naturalmente, poi,
nell’ambito della globalizzazione va anche considerato il problema della
sussidiarietà tra gli Stati poveri, in via di sviluppo e qualcuno è purtroppo ricaduto
nella povertà; gli Stati ricchi devono aiutare gli Stati poveri secondo i principi
della sussidiarietà e della solidarietà.
D. – C’è stato il cambio della guardia, quest’anno, alla
presidenza della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Abbiamo ora la
signora Mary Ann Glendon...
R. – Sì e siamo veramente molto grati alla professoressa
Glendon per aver accettato la nomina del Santo Padre e veramente molto contenti
di questa nomina che ci mostra ancora la saggezza del Santo Padre e la sua
grande apertura, perché è un cambiamento molto significativo. L’Accademia può
così passare dalla mano di un uomo ad una donna, dalla mano di un economista a
quella di una studiosa del diritto, che ci mostra l’importanza della persona umana
e la centralità del diritto dell’uomo.
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PER LA FESTA
DI VESAKH, MESSAGGIO AI BUDDISTI
DEL PRESIDENTE DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO,
L’ARCIVESCOVO MICHAEL FITZGERALD
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
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Questa vostra gioiosa e pacifica
festa contribuisce a rafforzare i legami di amicizia già esistenti e a crearne
di nuovi tra buddisti e cristiani. E’ quanto scrive il presidente del Pontificio Consiglio per
il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, nel suo messaggio inviato ai buddisti in occasione della
celebrazione di Vesakh che commemora la nascita, l’illuminazione e la morte del
Buddha.
Nel suo messaggio, il presule
sottolinea l’importanza dei bambini, visti come “l’archetipo di ogni essere
vivente”. Con la semplicità e la purezza di cuore, con la sincerità e la spontaneità,
con lo stupore e la fiducia – afferma l’arcivescovo - i bambini possono essere
di esempio per tutti coloro che cercano di essere sinceramente religiosi. “Ma
in quanto piccoli e vulnerabili – aggiunge - hanno bisogno di essere protetti,
amati ed educati”.
Oggi tanti bambini nel nostro
mondo sono infatti privati, in diversa misura, di una famiglia stabile: “vi
sono bambini – spiega mons. Fitzgerald - che sono stati costretti a sopportare
il trauma causato dai litigi fra i genitori o dalla disgregazione della
famiglia e vi sono anche dei piccoli che sono stati duramente colpiti dalla
violenza degli adulti attraverso gli abusi sessuali, la prostituzione,
l’arruolamento, la costrizione all’accattonaggio ed il coinvolgimento nella
vendita e nell’uso di droghe”.
Noi cristiani e buddisti –
conclude l’arcivescovo – non possiamo chiudere gli occhi di fronte a queste
tragiche situazioni e dobbiamo mobilitare tutte le nostre forze e risorse per
alleviare le sofferenze dei bambini ed in special modo di quelli che vivono nei
Paesi più poveri.
La
festa di Vesakh, che quest’anno cade il prossimo 4 maggio, prevede numerose manifestazioni:
in una di queste, particolarmente suggestiva, vengono liberati gli uccelli in
gabbia a significare la liberazione delle anime prigioniere.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza anche il cardinale
Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei
Popoli.
Sempre oggi il Papa ha nominato nunzio apostolico in
Indonesia e in Timor Orientale mons. Patabendige Don Albert Malcom Ranjith,
finora arcivescovo-vescovo emerito di Ratnapura, in Sri Lanka, e segretario
aggiunto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, trasferendolo
in pari tempo alla sede titolare di Umbriatico, in qualità di arcivescovo. Mons.
Patabendige è nato a Polgahawela (Sri Lanka) il 15 novembre 1947 ed è stato
ordinato sacerdote il 29 giugno 1975.
Il Papa ha, quindi, accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Aliwal in Sud Africa, presentata
da mons. Fritz Lobinger, per
raggiunti limiti di età.
Il
Santo Padre ha, infine, nominato consultore della Congregazione per la Dottrina
della Fede l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario della sezione per i
Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato; e consultore del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani il padre gesuita Thomas
Michel.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con il
messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale 2004,
"Eucaristia e Missione": un binomio inscindibile.
All'interno, la conferenza
stampa di presentazione del messaggio con l'intervento, tra gli altri, del cardinale
Crescenzio Sepe.
Nelle vaticane, nel discorso ai
vescovi statunitensi delle province ecclesiastiche di Baltimore e di
Washington, il Papa ha richiamato l'esigenza della meditazione e della preghiera
personale per un discernimento pastorale utile al rinnovamento e all'edificazione
della Chiesa negli Stati Uniti.
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq: l'Onu chiede agli Stati Uniti di limitare l'uso della forza. Il segretario
generale Kofi Annan: " E' ora che quanti preferiscono il dialogo facciano
sentire la loro voce".
Nella pagina culturale, un
articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo "La 'discrezione' caratterizza
l'iconografia di San Giuseppe": dall'analisi del vasto ed eterogeneo repertorio
figurativo dell'arte paleocristiana emerge un personaggio dai tratti fisionomici
ben definiti, barbato ed in età matura, che si protrarranno nel tempo.
Nelle pagine italiane, un
articolo dal titolo "Preghiera e speranza per il rilascio dei rapiti in
Iraq"; fiaccolate e cortei - Sostegno alle famiglie.
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29
aprile 2004
OGGI LA CHIESA
CELEBRA LA FESTA LITURGICA
DI SANTA CATERINA DA SIENA, COMPATRONA
D’ITALIA E D’EUROPA
- Intervista con padre Roberto Coggi -
Oggi,
29 aprile, la Chiesa celebra la festa liturgica di Santa Caterina da Siena, Dottore
della Chiesa, compatrona d’Italia e d’Europa. Nata a Siena nel 1347, a 16 anni
prende l’abito domenicano del Terz’ordine: ha visioni mistiche e riceve le
stimmate invisibili. Nonostante l’indole contemplativa, compie numerosi viaggi
nella Penisola per portare la pace tra le città italiane in conflitto. Avvia
vere e proprie trattative di riconciliazione. Ascoltata da principi e re,
s’impegna con forza per la libertà del Papa, quando i pontefici posero la loro
sede ad Avignone, entrando nella sfera d’influenza francese. Detta celebri lettere
alle personalità più importanti dell’epoca: impara a scrivere solo a 30 anni.
Morirà a Roma tre anni dopo. Ma sulla figura di questa santa ascoltiamo il
padre domenicano Roberto Coggi, dello Studio domenicano di Bologna, al
microfono di Giovanni Peduto.
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R. - Santa Caterina da Siena è una Santa straordinaria.
Innanzitutto, all’età di sei anni ha una prima visione di Gesù che la invita a
seguirlo. A sette anni, dinanzi alla Madonna, celebra il fidanzamento
spirituale con Gesù e si consacra a Lui con il voto di verginità. Chiede ai
genitori di farsi domenicana. I genitori all’inizio non vogliono e poi alla
fine cedono. Ed ecco che allora Santa Caterina si dedica totalmente alla preghiera.
Soltanto che Gesù ad un certo punto la chiama all’apostolato, a diffondere la
pace. Ed ecco che Caterina la vediamo correre qua e là per tutta l’Italia ed
anche all’estero, proprio per diffondere la pace, e anche ad Avignone, per
esempio, per richiamare il Papa. E poi scrive lettere infuocate. “La mia natura
è fuoco”, diceva. Leggendo la sua vita breve – è vissuta 33 anni, l’età di Gesù
– si ha l’impressione di una donna eccezionale.
D. - Caterina da Siena che è stata analfabeta quasi tutta
la vita è stata proclamata dottore della Chiesa…
R. - E’ proprio così, perché i suoi scritti sono ispirati.
Dottore della Chiesa per la sicurezza della sua dottrina e per la profondità
del suo insegnamento.
D. - Inviava lettere a Papi e principi del suo tempo…
R. - Sì,
certamente. Lettere di fuoco. “Io, Caterina, serva e schiava di nostro Signore
Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziosissimo Sangue Suo”. Iniziava sempre così
le sue lettere. Di fronte a queste lettere infuocate, di fronte a questo fuoco
divampante, i Papi e i cardinali non potevano che cedere.
D. – Un episodio particolare della vita di Santa Caterina
da Siena…
R. – Stranamente quello che mi colpisce di più sono le
ultime parole che ha pronunciato quando ad un certo punto stava per morire. Lei
aveva ricevuto tante grazie. Parlava con Gesù, diceva il breviario insieme a
Gesù, le appariva continuamente il Signore, faceva miracoli in continuazione. Eppure,
dice: “La più grande grazia che ho ricevuto, singolarissima grazia, è quella di
avere speso la vita nella Chiesa e per la Chiesa”. Questa è la cosa che più mi
colpisce.
D. – Cosa dice oggi Santa Caterina?
R. – Dice tante cose. Direi soprattutto l’amore per la
Chiesa e per il Papa. Chiamava il Papa “Il dolce Cristo in terra”. Santa
Caterina era innamorata della Chiesa. Ha speso la sua vita per la Chiesa e per
la riforma della Chiesa. Un’altra cosa che ci insegna è l’amore per la
Confessione. Lei si confessava tutti i giorni, proprio perché voleva lavare la
sua anima nel Sangue dell’Agnello, nel Sangue di Gesù.
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PRESENTATO
IERI ALLA STAMPA E BENEDETTO DAL CARDINALE ROUCO VARELA
IL
GRANDE AFFRESCO DELL’ABSIDE
DELLA
CATTEDRALE DELLA “VIRGEN DE LA ALMUDENA”
REALIZZATO
DAL PITTORE SPAGNOLO KIKO ARGUELLO
-
Intervista con Kiko Argüello -
E’
stato inaugurato ieri a Madrid il grande affresco dell’abside della cattedrale
della “Virgen de la Almudena”, consacrata dal Papa nel 1993. L’opera -
benedetta dall’arcivescovo della capitale spagnola, il cardinale Rouco Varela -
è stata realizzata dal pittore spagnolo Kiko Argüello, che come iniziatore del
Cammino Neocatecumenale, da anni sta mettendo la sua arte al servizio
dell’evangelizzazione. L’affresco rappresenta un Pantocrator ed una corona
misterica composta da sette quadri rappresentanti la vita terrestre e la vita
celeste di Cristo. A corredare l’opera, una serie di vetrate moderne realizzate
a Murano. Roberto Piermarini ha chiesto a Kiko Argüello, che sempre ieri a
Madrid ha presentato l’opera alla stampa spagnola, a cosa si è ispirato per la
realizzazione dell’affresco e delle vetrate
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R. – Mi
sono ispirato al grande Rublëv, questo pittore russo, considerato uno dei più
grandi artisti di tutti i tempi della pittura religiosa. Tra l’altro, è stato
canonizzato dalla Chiesa ortodossa. Penso che la Chiesa occidentale debba
ripensare con quale estetica presenti la Chiesa del terzo millennio. Penso che
la Chiesa d’Oriente, che ha conservato il canone primitivo dell’arte, possa venire
in aiuto alla Chiesa d’Occidente.
D. –
Kiko, cosa rappresenta questo grande affresco?
R. –
Rappresenta i grandi misteri della nostra salvezza: il Battesimo, la Trasfigurazione,
la Morte, la Risurrezione, l’Ascensione e la Pentecoste. Poi al centro c’è un
grande Pantocrator tutto bianco, il vestito dell’immortalità. Le vetrate sono
moderne con il nome di Maria al centro e con la Parola, il “Verbum”, in varie
lingue. E sotto il Pantocrator c’è una grande vetrata con Cristo Risorto.
D. – Com’è stata accolta quest’opera dagli esperti
spagnoli?
R. – E’ stata accolta molto bene. In generale, la gente è
entusiasta.
D. – Cosa vuole suscitare questo affresco?
R. – Vuole suscitare la fede. Vuole che la gente ritrovi
una risonanza della propria fede, perché c’è una grande iconoclastia, possiamo
dire, in quasi tutta la Chiesa. Noi abbiamo bisogno di immagini, dove la gente
possa trovare un’emozione estetica, che dia contenuto alla sua fede. E’ un
servizio al popolo, alla gente più povera, alla gente più semplice, che ha
bisogno di immagini, per aiutarli nel loro itinerario di fede.
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29
aprile 2004
APPELLI DEI MISSIONARI
COMBONIANI PER AIUTARE LA POPOLAZIONE
DELLA MARTORIATA
REGIONE SUDANESE DEL DARFUR
E PER PORRE FINE AL DRAMMA DELLA GUERRA IN UGANDA
KARTHOUM – KAMPALA. = Il popolo sudanese, esposto da oltre
un ventennio ad indicibili sofferenze che hanno causato oltre due milioni di
morti, non deve essere abbandonato all’inesorabile destino imposto dalle armi e
dalla fame. E’ quanto emerge nel comunicato dei comboniani firmato dalla
superiora generale delle missionarie, madre Adele Brambilla e dal superiore
generale, padre Teresino Serra, nel quale si esorta la comunità internazionale
a proseguire negli sforzi per il processo di stabilizzazione della regione. I
missionari sentono, in particolare, il bisogno di rilanciare efficacemente il
dialogo in questo momento nel quale sembrano tornare ad inasprirsi le tensioni.
Oltre all’appello in favore del Sudan, dove l’Unione Europea è pronta ad
inviare un pacchetto supplementare di aiuti di circa 10 milioni di euro, i
missionari comboniani hanno anche rivolto un invito a Stati Uniti e Canada
affinché si adoperino per porre fine alla guerra nel Nord Uganda. In un
documento, presentato al termine di un’assemblea nella città di Cincinnati, i
religiosi chiedono al presidente statunitense, George Bush, e al primo ministro
canadese, Paul Martin, di “lavorare per la realizzazione di politiche
realistiche creando le premesse per una pace duratura”. Nella richiesta,
sottoscritta dal superiore provinciale, padre Dennis W. Conway, e dalla
responsabile delle missionarie comboniane in Nord America, suor Mariateresa
Goffi, si chiede inoltre a Stati Uniti e Canada di fare il possibile per
impedire l’assistenza politica, materiale e militare ai ribelli del Nord
Uganda. Citando i dati resi noti dall’Onu, i comboniani ricordano che il
conflitto in Uganda “ha costretto circa un milione e mezzo di civili ad
accamparsi nei campi per sfollati, dove i rifugiati vivono in condizioni di
estrema povertà e totalmente dipendenti dagli aiuti esterni”. (G.L. – A.L.)
IN PAKISTAN, DOVE E’ PREVISTA LA
CHIUSURA DI 15 CAMPI PROFUGHI PER RIFUGIATI AFGHANI, I SALESIANI
INTENSIFICHERANNO I LORO SFORZI PER AIUTARE GLI SFOLLATI
KABUL.
= I salesiani continueranno a prestare le necessarie cure ai rifugiati afghani
ospiti in 15 campi profughi situati in Pakistan che l’Acnur (Alto commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati) è intenzionato a chiudere entro il
prossimo settembre, con l’obiettivo di spingere circa 200 mila persone a
rientrare in Afghanistan. Lo ha affermato all’agenzia di stampa cattolica
‘Vidimus Dominum’ il padre salesiano Peter Zago, impegnato a portare il proprio
aiuto nei campi profughi afghani. Secondo il missionario, “lo sforzo dell’Onu
per facilitare il rientro in patria degli afghani”, va considerato insieme al
fatto che “le condizioni di insicurezza del Paese non incoraggiano le persone
che ancora preferiscono rimanere in Pakistan, nonostante le condizioni di
povertà, attorno alle due città di Quetta e Peshavar”. I salesiani prestano la
loro opera in questo momento soprattutto a favore di donne e bambini. In
particolare, testimonia padre Zago, “assistiamo 750 bimbi nelle nostre due
scuole salesiane e altri 1.800 piccoli studenti in tre diverse scuole afghane
delle tribù Pashtun e Azara”. Nonostante questo impegno, “la chiusura dei campi
profughi– conclude il religioso - ci obbliga a intensificare i nostri sforzi”.
In Pakistan vivono circa 1,5 milioni di profughi afgani, fuggiti dal loro Paese
nel corso degli ultimi due decenni. (A.L.)
PRESENTATO
A PARIGI IL SECONDO VOLUME SUI VALORI DEL XX SECOLO,
CUI
HANNO COLLABORATO OLTRE 50 PROTAGONISTI
DEL
MONDO DELLA SCIENZA E DELLE IDEE
-
Servizio di Francesca Pierantozzi –
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PARIGI.= Le questioni sono quelle fondamentali, le
risposte necessarie. Alla sede dell’Unesco, a Parigi, le maggiori personalità
del mondo della filosofia, della storia e della scienza, si sono riunite su un
tema ambizioso che diventa ogni giorno più impellente: dove vanno i valori? La
II antologia delle “chiavi” del XX secolo è stata presentata dal direttore
generale dell’Unesco, Koïchiro Matsuura, alla
presenza di molti autori del libro, appena pubblicato in diverse lingue. Tra i
partecipanti al lavoro, i filosofi Jacques Derida e Gianni Vattimo; gli
scienziati Axel Khan, Luc Montagnier, Jacques Testar. “Oggi si parla molto di
nichilismo – si cita nell’introduzione nel libro – si evoca la scomparsa dei
valori, la perdita di senso, lo scontro delle civiltà. Questa grande crisi ha
portato a molte incertezze”. Le risposte che gli autori hanno cercato di dare
non sono certo definitive ma portano alla riflessione e in particolare a come
affrontare l’educazione nel XXI secolo, in un mondo fluttuante e flessibile, in
cui domina la logica del consumo e gli scambi diventano sempre più effimeri. La
mondializzazione e le tecnoscienze portano a nuovi valori o creeranno nuovi
vuoti? Formulare le questioni è già evitare che si creino spazi di silenzio.
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SI
APRE OGGI A RIMINI LA XXVII CONVOCAZIONE NAZIONALE
DEL
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO
- A
cura di Luciano Castro -
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RIMINI.=
Tutto è pronto a Rimini per l’inizio della XXVII Convocazione nazionale del
Rinnovamento nello Spirito. Nella città romagnola stanno ancora confluendo da
tutta l’Italia circa 25 mila appartenenti al movimento ecclesiale. Quest’anno
il tema della Convocazione è stato tratto dal libro del Profeta Isaia: “Ecco,
io creo nuovi cieli e nuova Terra. Si gioirà sempre di quello che sto per
creare”. Un tema che Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del
Rinnovamento, ha spiegato dicendo che è una provocazione evangelica all’insegna
della speranza, diretta al cuore di tanta gente sfiduciata ed oppressa dallo
spirito tenebroso dei tempi correnti. Tanti gli ospiti prestigiosi della
Convocazione. Stasera presiederà la concelebrazione eucaristica l’arcivescovo
di Palermo, cardinale Salvatore De Giorgi. Nei prossimi giorni sono attesi
anche i cardinali Francis Arinze, Giovanni Battista Re ed Ennio Antonelli.
Grande, poi, la gioia dei responsabili del Rinnovamento alla notizia che anche
il Santo Padre ha voluto rinvolgere ai partecipanti alla Convocazione un
proprio messaggio autografo, che sarà consegnato oggi dal vescovo di Rimini,
mons. Mariano De Nicolò. Il programma dell’incontro,che si concluderà domenica
2 maggio, prevede innanzitutto per domani una giornata penitenziale per la
conversione dei cuori e la guarigione fisica interiore, guidata tra gli altri
da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Seguiranno
una sessione dedicata alla nuova evangelizzazione ed un’altra sull’ecumenismo
spirituale. Prevista anche una giornata di festa con canti e danze per
l’evangelizzazione.
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UN’AMENA ALTALENA TRA LE DELUSIONI DELLA VITA E
L’ILLUSIONE,
NEL FILM ‘DOPO MEZZANOTTE’ DEL REGISTA DAVIDE
FERRARIO,
RECENTEMENTE USCITO NELLE SALE ITALIANE
- A cura di Luca Pellegrini -
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ROMA. Presentato al Festival di
Berlino nella sezione Panorama e vincitore del prestigioso Caligari Prize, Dopo mezzanotte di Davide Ferrario è
uscito nelle sale italiane confermando la felice stagione del cinema italiano
in questi primi mesi dell’anno. E’ una delicata e sommessa storia d’amore ambientata
in una Torino misteriosa e notturna. ‘Dopo
mezzanotte’ può scoccare anche una storia d’amore. Non è detto che le
tenebre e una città addormentata vivano per forza una stagione di paura,
violenza, orrore. Dopo mezzanotte, quando molti, se non tutti, dormono, Martino
se ne sta rinchiuso nella sua Mole torinese, oggi Museo del Cinema, in
compagnia di personaggi in chiaroscuro dei film muti che si proietta per un
silenzioso, personale piacere. Sempre nel cuore della notte, il cosiddetto
“Angelo” setaccia le strade di periferia a caccia di automobili da rubare. Ma
fa più pena che rabbia, nella sua sprovveduta goffaggine. E nella notte c’è
anche una donna, Amanda, che lavora in un fast-food anonimo ove tiranneggia un
proprietario che riceve una padellata di olio fumante. Episodio che mette in
modo la ruota di uno strano e delicato destino: Amanda si rifugia nella Mole,
Martino si rifugia in Amanda, l’Angelo finisce prematuramente i suoi giorni
senza potersi rifugiare nella Jaguar dei suoi sogni. Nel film di Davide
Ferrario, passato con sincera attenzione e buon successo al Festival di
Berlino, non c’è nulla di mirabolante se non i sentimenti della vita, i segreti
dell’anima, il desiderio di amore, le passioni di una giornata. Un mondo a
parte, inverosimile, molto dimesso, che non fa notizia né rumore, ma che fa
cinema ad ogni minuto. Anzi, cinema nel cinema: Buster Keaton, idolo di
Martino, contamina la realtà, sovrapponendo così anche visivamente il modo e
mondo antico di far cinema a quello più tecnologicamente avanzato e moderno.
Infatti, l’uso del mezzo digitale ha permesso di catturare non solo le fioche
luci del giorno, ma anche le luminose ombre della notte torinese e con un
risultato onirico e sospeso. Contraddicendo l’affermazione dedicatoria del film
usata da Ferrario e dovuta ad Antoine Lumiére(1895): “Il cinema è una
invenzione senza futuro”!
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29
aprile 2004
- A cura di Alessandro Gisotti -
Persiste lo stato di crisi in Iraq, con nuove vittime sul
terreno. Nonostante il clima di violenza, tuttavia, sembra essere stato
raggiunto un accordo per il ritiro dei marines da Falluja, città ormai da tre
settimane sotto assedio. Sulla drammatica situazione in Iraq, intanto, ieri si
è pronunciato anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan,
auspicando la fine dell’occupazione. Il servizio di Barbara Castelli:
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In un
clima di dilagante violenza, si registra un segno di speranza a Falluja, da
settimane stretta nella morsa dei marines. Secondo quanto ha riferito stamani
un comandante in loco, gli esponenti sunniti e i rappresentanti della
coalizione hanno siglato un accordo per far disarmare la guerriglia irachena.
Sul terreno, comunque, si registrano nuove vittime. Proprio nella località a
ovest di Baghdad questa mattina quattro iracheni hanno perso la vita sotto i
colpi dei militari americani, che hanno aperto il fuoco contro un minibus.
Morti due soldati statunitensi a Baghdad, in due diversi episodi, mentre altre
8 vittime militari si registrano a sud della capitale, per l’esplosione di
un’autobomba. Un ordigno a Baquba ha causato la morte di un iracheno e il
ferimento di alcuni soldati. A Bassora, invece, è stato un civile sudafricano ad
aver pagato con la vita questa recrudescenza delle azioni della guerriglia, che
ha, inoltre, colpito, per la terza volta in una settimana, la sede
dell’Autorità provvisoria di coalizione a Nassiriya. Nel mirino della
resistenza anche la base militare del contingente polacco a Kerbala e il
quartier generale giapponese a Samawa. A livello internazionale, intanto, resta
acceso il dibattito. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha dato il
via libera ieri al piano del suo inviato in Iraq, Lakhdar Brahimi, lanciando,
allo stesso tempo, un duro monito all’America perché moderi la forza in aree
civili per non minare le possibilità di riuscita della transizione. “Azioni militari
violente intraprese da una potenza occupante contro gli abitanti di un Paese occupato
- ha detto - possono solo peggiorare le cose”. L’attenzione, infine, resta
rivolta anche alla sorte degli ostaggi detenuti in Iraq. A Roma, alle ore 17, i
familiari dei tre italiani rapiti marceranno per la pace, da Castel Sant’Angelo
a San Pietro. Un corteo - hanno chiesto - senza bandiere di partito.
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In Israele, la maggioranza del Likud, il partito di destra
che sostiene il governo Sharon, sarebbe contraria al piano del premier Sharon
per un disimpegno unilaterale dalla Striscia di Gaza. A rivelarlo sono due
sondaggi pubblicati oggi, che testimoniano un rovesciamento di tendenza a tre
giorni da un referendum interno al Likud sul piano. Dal canto suo, Sharon ha
esortato gli israeliani a non bocciare la sua iniziativa ed ha lanciato dure accuse
all’estrema destra, in particolare ai coloni, che boicotterebbero il piano di
ritiro da Gaza. Sharon si è, comunque, rifiutato di impegnarsi a dimettersi,
qualora uscisse sconfitto dal voto interno nel Likud del 2 maggio. Sul fronte
palestinese, Arafat ha rifiutato di incontrare l’inviato dell'Onu per il Medio
Oriente, Larsen, risentito per un discorso del diplomatico tenuto nei giorni
scorsi davanti al Consiglio di Sicurezza, in cui aveva esortato l’Autorità
nazionale palestinese ad impegnarsi seriamente contro il terrorismo, senza
attendere ricompense da Israele.
La Macedonia ha un nuovo capo di Stato. Si tratta
dell’attuale premier Branko Crvenkovski, che ieri si è aggiudicato il secondo
turno delle elezioni presidenziali. Gli elettori macedoni hanno dunque scelto
il successore di Boris Trajkovski, scomparso nel febbraio scorso, in un
incidente aereo in Bosnia. Il servizio di Emiliano Bos:
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Con il 62,66 per cento dei voti il primo ministro e leader
dell’Unione Socialdemocratica ha sconfitto lo sfidante Sasko Kedev, candidato
del Partito nazionalista macedone, fermo al 37 per cento dei consensi. Alle
urne sono andati 53 elettori su 100, con un tasso di affluenza di poco superiore
al quorum del 50 per cento richiesto per rendere valida la consultazione.
Tensione, ieri sera, nella capitale, dove i sostenitori dell’opposizione di centrodestra
hanno manifestato, chiedendo l’annullamento del voto, secondo loro viziato da
violenze e manipolazioni. La Commissione elettorale avrà ora 48 ore di tempo
per pronunciarsi. Da stamani Crvenkovski è, comunque, il terzo presidente della
piccola Repubblica ex jugoslava. Decisivo per la sua elezione il sostegno
dell’Unione Democratica per l’Integrazione, il partito albanese guidato dall’ex
comandante della guerriglia insorta nel 2001 e che oggi, come parte di governo,
guarda insieme alla maggioranza macedone verso l’avvicinamento all’Europa.
Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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Ancora alta tensione in Thailandia, dopo i violenti
scontri nel sud tra la polizia e gli integralisti islamici, in cui hanno perso
la vita almeno 110 persone. Il leader spirituale dei musulmani thailandesi,
Sawat Sumalayasak, ha, inaspettatamente, giustificato l’attacco delle forze di
sicurezza agli estremisti asserragliati nell’antica moschea di Pattani. In un
primo momento si era pensato ad un collegamento tra i rivoltosi ed Al Qaeda. Tuttavia,
secondo padre Piergiacomo Urbani, raggiunto
telefonicamente a Bangkok da Roberto Piermarini, più che alla rete terroristica
di Bin Laden, è necessario guardare alle spinte separatiste
della maggioranza musulmana che vive nel sud della Thailandia:
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R. – Nel Sud c’è stata la politica del governo, per
decenni, di “thailandizzare” la zona. Ma nel Sud non vogliono questo, vogliono
l’autonomia ma il governo qui è molto centralizzato. E’ ormai da molti mesi che
ci sono attentati, violenze ed uccisioni qui al sud. Hanno assaltato le
postazioni di polizia qualche mese fa ed hanno ammazzato una quindicina di
soldati. Non è, quindi, una situazione scoppiata così all’improvviso e senza
nessun preavviso. C’era già da molto tempo questa tensione ed era già forte un
sentimento di disagio e di rivolta.
D. – Il Paese come sta vivendo questa situazione nel Sud
della Thailandia?
R. – A Bangkok non è che ci siano rivolte. I thailandesi
la vedono come una cosa che doveva accadere. Non si meravigliano più di tanto.
Quelli del governo cercano, però, di mediare un po’: ad esempio, il generale
che ha dato l’ordine di assaltare ieri la moschea è stato dimesso dal governo.
I musulmani chiedono parecchio al governo e il governo non vuole dare privilegi
speciali ai musulmani.
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Il ministero della sanità cinese ha detto oggi che due dei
pazienti “sospetti” hanno effettivamente contratto la Sars. In un comunicato
diffuso nella capitale, il ministero aggiunge che non sono stati individuati
nuovi casi. I casi di Sars scoperti nel corso della settimana rimangono in
tutto nove, quattro “confermati” e cinque ancora sulla lista dei “sospetti”.
Tutti i casi si sono verificati a Pechino e nella provincia dell' Anhui e sono
stati ricondotti ad un unico focolaio.
Il governo cinese ha annunciato oggi che i sei Paesi del
negoziato sulla crisi nucleare nordcoreana terranno una riunione dal 12 maggio
a Pechino. L'accordo per l'apertura della riunione, a livello tecnico, è stato
raggiunto dopo la recente visita a Pechino del leader nordcoreano, Kim Jong Il,
che aveva assicurato ai cinesi la volontà di proseguire “con pazienza e
flessibilità” il difficile negoziato. La seconda tornata di negoziati a sei si
e' svolta alla fine di febbraio a
Pechino.
A due giorni dall’ingresso dell’Unione Europea di 10 nuovi
Stati membri, il presidente francese Chirac ha affermato che è necessario raggiungere
un accordo sul testo della Costituzione, dopo il fallimento del Vertice di
Bruxelles. Chirac ha inoltre dichiarato che “non ci sono le condizioni” per
l’ingresso della Turchia nell'Unione Europea, ma che tale evento è “auspicabile
a lungo termine”.
Tragedia in Colombia: almeno 22 bambini sono morti e una
trentina sono rimasti feriti nel pomeriggio a Bogotà quando l'autista di un escavatore
ha perso il controllo del mezzo ed è precipitato su un minibus che transitava
nelle vicinanze con a bordo un gruppo di allievi di scuole elementari e medie.
Fonti istituzionali hanno indicato che i soccorsi sono giunti immediatamente
sul posto, in un quartiere settentrionale della capitale, ma che ci sono volute
quattro ore di lavoro per poter estrarre i cadaveri e i corpi dei feriti dalle
lamiere.
Il Senato italiano ha approvato poco fa, in via
definitiva, il disegno di legge Gasparri sul riassetto radiotelevisivo. Il
provvedimento, che era stato rinviato alle Camere dal presidente Ciampi, è
passato con 142 sì, 91 no e un astenuto. Tra le novità salienti del disegno di
legge, figurano i parametri per i limiti Antitrust, le nuove norme per il
digitale terrestre, l’“allungamento in vita” del Cda Rai e il divieto di
incroci tv-giornali fino al 31 dicembre 2010.
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